T & * /^ ; ; . ;' * i , # /" u °^^ A » _ " 1 k I '! ... «É >fc.*! i AVI ri 4T --é x> v •V { 4' I -*^ * ■-•v */ ■**l*tà > %J< «V- 7*' .'-. u FAUNA UND FLORA DES GOLFES VON NEAPEL UND DER ANGRENZENDEN MEERES-ABSCHNITTE HERAUSGEGEBEN VON DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL. 20. M0N0GRAPHIE: G A M M A R I N I DI ANTONIO DELLA VALLE. CON UN ATLANTE DI 61 TAVOLE IN LITOGRAFIA. BERLIN VERLAG VON R. FRIEDLÀNDER & SOHN 1893. Subscriptionspreis jahrlich 50 Mark. GAMMARINI DEL GOLFO DI NAPOLI. MONOGRAFIA DI ANTONIO DELLA VALLE. CON DN ATLANTE DI 61 TAVOLE IN LITOGRAFIA. HERAUSGEGEBEN VON DEE ZOOLOGLSCHEN STATION ZU NEAPEL. BERLIN VERLAG VON R. FRIEDLANDER & SOHN 1893. Ladenpreis 150 Mark. XKl^ Questo lavoro, cominciato il 1882, fu in gran parte eseguito nella Stazione Zoologica di Napoli: pei primi due anni senza interruzioni, pei successivi nei soli mesi d' estate e d' autunno. Nominato nel 1884 direttore di questo Gabinetto di Zoologia, attesi anche qui alla continuazione delle mie ricerche. Sono quindi specialmente grato all' illustre Prof. A. Dohrn, il quale, con l'usata sua cortesia intelligente ed inesauribile, volle mettere a mia disposi- zione tutti i potenti mezzi di studio ond' è fornito il cospicuo Istituto che egli fondò e in breve tempo condusse a così mirabile altezza; e, con lui, ai signori Assistenti suoi, segnatamente all'amico carissimo Prof. P. Mayer, che rni fu largo d'ogni maniera di consigli e d'aiuti. Una segnalata parola di ringraziamento devo pure al Conservatore di quella Stazione signor S. Lobianco, per la ricerca delle specie del Golfo di Napoli ; il suo occhio esperto ed acuto seppe scoprire per me tra le alghe e gli altri materiali, apportati ogni giorno dai pescatori in copia confusa, molte notevoli specie di Gammarini, qualcuna anche nuova. E mi è grato dovere esprimere pubblicamente la mia riconoscenza ai signori Professori A. Targioni-Tozzetti e G. Cavanna, che mi permisero di fare ricerche bibliografiche nella ricca biblio- teca del R. Museo di Storia Naturale di Firenze ; e ai tanti altri gentili amici e corrispondenti, che mi furon larghi donatori di libri e di collezioni ricercate in mari italiani e stranieri, onde a me fu possibile la breve revisione generale, aggiunta a questa Monografia, delle specie di Gammarini note sinora. Il Dott. A. Valle mi spedì molte specie delle coste di Trieste; il compianto Dott. P. Ninni me ne mandò da Venezia; e ne raccolsero per me il Prof. D. Carazzi nel Golfo di Spezia; il Dott. V. Ragazzi e il sig. R. Besson in quello di Genova; il Prof. P. Doderlein a Palermo; il sig. H. Linden sulle coste delle isole Lipari e di Messina; il sig. S. Lobianco a Trapani; il Prof. C. Lepori a Cagliari; il Prof. A. F. Marion a Marsiglia; il Prof. F. S. Monticelli a Wimereux ; il cortesissimo Rev. Canon A. M. Norman m' inviò una collezione quasi completa delle specie inglesi, insieme con alcune specie americane ; e un' altra collezione di specie inglesi il Eev. R. R. Stebbing; ed altri Gammarini mi donò il Prof. Dohrn presi da lui direttamente sulle coste dell' Inghilterra; mentre molte specie delle coste settentrionali della Norvegia mi spediva il Dott. J. Sparee Schneidee, Conserva- tore del Museo di Tromso. Per i mari estraeuropei, ho potuto esaminare la bella collezione messa insieme dal capitano G. Chierchia nel viaggio di circumna- vigazione da lui compiuto negli anni 1882-1885 a bordo della " Vettor Pisani „; quella fatta nel Mar Rosso dai tenenti di vascello signori Orsini e P. Parenti e dal Dott. V. Ragazzi; ed anche alcune specie spedite dal Giappone al Prof. Dohrn dal Prof. Mitsukuri. E finalmente mi mandarono molte specie dalla Nuova Zelanda il Prof. G. M. Thomson e il Rev. C. Chilton ; e dall'Australia il Prof. A. "W. Haswell. I disegni a colori e la maggior parte di quelli ombreggiati son dovuti alla valentia dell'artista Cav. C. Merculiano; gli altri disegni ad ombre sono stati eseguiti dal Prof. G. Soli, Assistente presso questo Istituto Zoologico. E. Università di Modena, Giugno 1893. Antonio Della Valle. INDICE. Pag. Prefazione v Anatomia, Sviluppo e Biologia. Struttura dell'animale adulto 1-163 Gap. I. Forme esterne 1-37 Aspetto generale 2 Segmentazione del corpo 3 Capo 5. — Torace 8. — Addome 9. — Coda 10. — Telson 11. Appendici 11 Appendici del capo 12 Antenne anteriori 14. — Antenne posteriori 17. — Mandibole 20. — Labbro superiore 20. — Labbro inferiore 23. — Mascelle anteriori 24. — Mascelle posteriori 25. — Piedi mascellari 25. Piedi toracici 27 Gruppo anteriore, o Gnatopodi 30. — Gruppo medio 32. — Gruppo posteriore 33. Piedi addominali anteriori, o Pleopodi 34 Piedi codali, o Uropodi 36 » II. Dermascheletro in generale e sue Articolazioni 37-46 Tronco 37 Capo 41 Appendici 43 Antenne 43. — Parti boccali 43. — Piedi toracici 44. — Piedi codali 46. — Piedi ad- dominali 46. » III. Pelle e sue Appendici 47-77 Pelle in generale 48 Cuticola 49 Appendici esterne della pelle 51 Setole e spine 51. — Setole pennate 54. — Bastoncelli ialini 56. — Cupole membra- nose 60. Ipoderma 63 dandole glutinifere 64 Apparecchio glutinifero limitato ai piedi toracici del gruppo medio 66. — Apparecchio glutinifero degli Ampeliscidi 67. — Apparecchio glutinifero delle Orchestie 68. viri Indice. Pag. Organi di escrezione 70 Glandola antennale 70. — filandole cosali 73. Organi frontali 75 Cap. IV. Tessuto Connettivo 77-82 Connettivo intraorganico 78. — Connettivo interorganico 7S. — Connettivo glandoli- forme 79. — Connettivo di rivestimento 81. » V. Muscoli 83-91 Muscoli del tronco 83 Muscoli delle appendici 86 Muscoli delle antenne 86. — Muscoli delle parti boccali 87. — Muscoli dei piedi 89. Inserzioni dei muscoli 90 Tendini 91. » VI. Sistema Nervoso 91-99 Sistema nervoso centrale 93 Sistema nervoso periferico 95 Istologia 96 » VII. Organi dei Sensi 99-115 Su gli organi dei sensi in generale 99 Occhi 101 Occhi dei Gammarmi di tutte le famiglie, meno degli Ampeliscidi 104. — Occhi rudi- mentali dei Niphargus 107. — Occhi degli Ampeliscidi 108. — Conclusione 112. Organo dell'udito 113 Altri organi di senso 115 » VIII. Sistema Digerente 116-133 Intestino anteriore 120 Bocca 120. — Labbra 120. — Esofago 120. — Stomaco masticatorio 121. Intestino medio e suoi annessi 125 Intestino 125. — Fondo cieco pilorico 126. — Ciechi epato-pancreatici 126. — Ciechi posteriori 129. Intestino posteriore 131 Orificio anale 133. — Glandola anale 133. » IX. Sistema Circolatorio 134-145 Cuore 138 Arterie 139 Lacune 142 Sangue 144 Circolazione nell' animale vivo 144 » X. Sistema Respiratorio 146-150 Branchie 148. » XI. Sistema Riproduttore 150-161 Differenze sessuali 151 Apparecchio riproduttore propriamente detto 155 Organi maschili - 158 Glandola spermatica 158. — Parte media 159. — Condotto eiaculatore 159. — Sperma 160. Organi femminili 161 Marsupio 161. — Ovarii 162. — Ovidutti 163. Indice. IX Pag. Sviluppo 164-246 Cenno storico 164-170 Metodi di ricerca 170-172 Cap. I. Sviluppo delle Forme esterne 172-193 L' uovo prima della segmentazione 172 Segmentazione dell' Uovo 174 Piastra ventrale . 179 Abbozzo di tutte le appendici esterne e delle due catene di gangli .... 183 Dal principio del ripiegamento dell' embrione fino alla schiusura dell' uovo . 186 Aspetto generale 186. — Appendici 187. — Modificazioni post-embrionali esterne 192. » II. Foglietti embrionali 193-198 Primi stadi della segmentazione 193. — Piastra embrionale 194. — Piastra differen- ziata 195. — Foglietti embrionali 196. » III. Sviluppo della Pelle e sue Appendici 198-205 Pelle 198. — Setole, spine e bastoncelli ialini 199. — Glandola dorsale 200. » IV. Origine della Cavità del Corpo e Sviluppo del Tessuto Connettivo . . . 205-206 » V. Sviluppo dei Muscoli e dei Tendini 206-207 » VI. Sviluppo del Sistema Nervoso 207-211 Origine del Cervello 208. » VII. Sviluppo degli Organi dei Sensi 212-215 » VIII. Sviluppo dell'Apparecchio Digerente 215-224 Formazioni dell' Ectoderma 215 Labbra 215. — Intestino anteriore 216. — Intestino posteriore 218. Formazioni dell' Entoderma 219 Intestino medio 219. — Fondo cieco pilorico 221. — Ciechi epato-pancreatici 221. — Ciechi posteriori 223. » IX. Sviluppo dell' Apparecchio Circolatorio 224-226 » X. Sviluppo delle Branchie 227 » XI. Sviluppo dell'Apparecchio Riproduttore 227-229 » XII. Conchiusioni e Confronti . . .- 229-246 Sulla formazione dei foglietti embrionali 229 Sulla segmentazione del capo 236 Sul telson 246 Biologia 247-296 Cap. I. Dimensioni 247-249 » IL Colorito 249-250 » III. Mimetismo 250-251 » IV. Frequenza 251-252 » V. Dimora 253-255 Influenza dell' età 255. » VI. Nascondigli e Ricettacoli 256-264 Orchestie 256. — Ampelisehe 259. — Anfitoi 259. — Erittoni e Microdeutopi 260. — Corofi 260. — Sifoneceti 261. — Tritete 263. — Chelure 264. » VII. Atteggiamento durante il riposo 264-265 » Vili. Movimenti 266-269 » IX. Sensibilità per la luce 269-272 » X. Voracità dei Gammarini. — Cibo 272-274 X Indice. Pag. Cap. XI. Muda 274-275 » XII. Deposizione e Fecondazione delle uova 276-284 » XIII. Maturazione delle uova — Cura della prole 284-285 » XIV. I Gammarini come Commensali e come Parassiti 286-288 » XV. Ospiti dei Gammarini 288 » XVI. Parassiti dei Gammarini 289-292 » XVII. Mutilazione. — Rigenerazione delle parti perdute 292-293 » XVIII. Durata della vita. — Cause della morte 293-296 Sistematica. Sottordine dei Gammarini 297-856 Caratteri 297. - Cenno storico sulle classificazioni 299. - Quadro analitico delle Famiglie 313. Fam. I. Dulichidi 314-325 Laetmatophilus 316, Xenodice 318, Paradulichia 319, Dulichia 320. » II. Icilidi 325-345 Platophium 327, Unciola 336, Neohela 342, Icilius 344. » III. Cheluridi 345-350 Chelura 346. » IV. Corofidi 351-467 Siphonoecetes 357, Microprotopus 391, Stimpsoneìla 421, Podoceropsis 451, Corophium 363, Photis 394, Leptocheirus 426, Amphithoe 454, Cerapus 376, Autonoe 398, Protomedeia 434, Grubia 464. Erichthonius 381, Aora 406, Podocerns 442, Cerapopsis 388, Microdeutopus 410, Ischyrocerus 449, » V. Ampeliscidi 467-489 Ampelisca 469, Haploops 485. » VI. Orchestidi 489-530 Talitrus 492, Orchestici 494, Hyalella 512, Hyale 517, Ceina 530. » VII. Oediceridi 531-556 Halimedon 533, Oediceros 541, Kròyera 552. » VIII. Dexaminidi 556-620 Pereionotus 559, Dexamine 572, Iphimediopsis 585, Amphilochus 593, Bircenna 561, Polycheria 579, Lafystius 587, Gitanopsis 598, Biavcolina 562, Cressa 580, Gitana 589, Acanthozone 599, Stenothoe 564, Odius 581, Thoelaos 592, Pontogeneia 615. Guernea 570, Ipìdmedia 582, Amphilochoides 593, » IX. Gammaridi 620-768 Stegocephalus 626, Syrrhoe 662, Pardalisca 691, Elasmopus 732, Stegocephaloides 629, Urothoe 663, Tiron 693, Phoxocephalus 738, Andania 632, Bruzelia 667, Astyra 693, Harpinia 744, Aspidoplearus 632, Eusirus 669, Megaluropus 694, Cardenio 749, Metopa 634, Eusiroides 671, Atylus 697, Haustorius 750, Goplana 645, Acanthonotosoma 674, Niphargus 704, Bathyporeia 751, Boruta 647, Jsaea 679, Eriopisa 705, Priscillina 754, Peltocoxa 647, Crangonyx 681, Melita 707, Pallasea 755, Leucothoe 651, Amathilla 683, Pontoporeia 716, Gammarus 756. Nicippe 657, Argissa 686, Ceradocus 718, .BaZt'ce 661, Cheirocratus 687, Afaera 724, Indice. Fam. X. Lisianassidi .... Valettia 772, Sebo, 773, Podoprion 774, &icerina 775, Trischizostoma 779, Amaryllis 781, Acidostoma 782, Platyschnopus 784, Generi incerti di Gaminarini Synopia 850, Synopioides 852. Sottordine dei Subiperini Colomastix 854. XI Pag. 769-850 Acontiostoma 785, Kerguelenia 786, Lysianax 787, Socarnoides 793, Nannonyx 794, Sophrosynf 795, Onesimoides 796, Norrnania 796, Lysianella 797, Pseiidaltbrotus 79S, Ichnopus 800, Ambasia 805. O^sa 806, Hippomedon 807, Anonyx 810, Cheirimedon 837, Callisoma 838. Perrierella 840, Euonyx 841, Cyclocaris 843, Aristias 843, Cyphocaris 846, Euryporeia 847. 850-852 853-856 Distribuzione. Distribuzione geografica 859-869 Tabelle per la distribuzione geografica, batimetrica e termica dei Gammarini in tutti i mari 860-868. Distribuzione batimetrica 869 Distribuzione termica 870 Quadro comparativo per la Distribuzione delle specie marine delle singole famiglie nelle Faune più note 870. Dimora 871-875 Distribuzione di Gammarini nelle acque dolci 871. — Distribuzione topografica e Dimora dei Gammarini nel Golfo di Napoli 872. Gammarini fossili 875 Filogenia. Derivazione degli Antìpodi in generale e dei Gammarini 879 Derivazione delle Famiglie e dei Generi dei Gammarini 880 Forme esterne 881. — Organizzazione interna 883. Bibliografia 885 Indice dei Sinonimi 915 ANATOMIA, SVILUPPO E BIOLOGIA. Struttura dell'animale adulto. CAPO I. Forme esterne. Bibliografia. 1856. Bate, Brit. Edriophth.; in: Rep. Brit. Ass. 1855, p. 24-38. 1872. Boeck, Skand. Ampli., p. 3-13. 1875. Schiodte, Krebsdyrenes Sugemund; in: Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 10, p. 222-242. t. 5 e 7. 1883. Boas, Verwandtschaftsbez. d. Malak.; in: Morph. Jahrb., voi. 8, p. 485-579, t. 21-24. 1885. Claus, Neue Beitrage z. Morph. d. Crust. ; in: Arb. Zool. Inst. Wien, voi. 6, p. 1-108, t. 1-7. 1886. H. .T. Hansen, Vorl. Mitth. Dijmpnna; in: Zool. Anz., 9. Jahrg. p. 640-641. 1886. H. J. Hansen, Overs. Dijmphna Krebsdyr, p. 29-30, t. 21, f. 5, 5 a, e altrove. La descrizione comparativa della forma esterna del corpo e delle sue appendici nei Gammarini è stata fatta soltanto da due Autori, cioè da C Spenge Bate nel 1856,, e da Axel Boeck nel 1X72, da entrambi in confronto degl' Iperini e dei Lemodipodi. Le osser- vazioni più complete e più originali sono quelle dovute al Bate, il (piale discusse ancora abbastanza dell'omologia delle varie parti, mentre che il Boeck, più che una morfologia comparata, diede soltanto un' anatomia, comparata delle parti esterne del corpo e delle sue appendici. La principale conclusione, a cui arrivò il Bate in questo lavoro, riguarda il così detto « epimero » dei piedi toracici, il quale egli dimostrò evidentemente non essere altro se non il 1.° articolo dei piedi dilatato. Più tardi, nel 1870, il Bate ripetè press' a poco letteralmente questo capitolo di morfologia nell'introduzione alla descrizione degli Edrioftalmi britannici. A questi due si aggiunge come terzo anche lo Schiodte, ma limitatamente alle parti boccali di talune poche specie. E finalmente si potrebbero ricordare anche il Boas e il Claus, se non fosse l'obbiezione, che nei loro lavori, mentre abbondano, e sovrabbondano, le considerazioni comparative, raramente invece occorre di riconoscere qualche osservazione originale di fatto intorno ai Gammarini. Lo Hansen notò la presenza di articoli rudimentali nelle mascelle. Zool. Station z. Xeapel, Fauna une! Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 1. Anatomia. Forme esterne. 1. Aspetto g-énerale. L'aspetto generale dei Granimarini è abbastanza uniforme, almeno nella massima parte delle specie finora conosciute. Il corpo, mediocremente allungato, assottigliato ai due estremi, alquanto compresso nei lati, è di solito piegato ad arco. Dal capo sporgono liberamente in avanti le antenne anteriori, o parallele fra loro, ovvero leggermente divaricate ad angolo, eppure, ciò nonostante, così dirette da potersi dire in continuazione dell'asse principale del corpo ; ed ai lati il secondo paio di appendici articolate, cioè le antenne posteriori, che mostrano più spiccata la tendenza a rivolgersi ad arco all' infuori ed anche all' indietro. Nel tronco, dalla parte inferiore, escono i piedi ambulatori^ alcuni rivolti direttamente in basso, altri indietro, e qualcuno anche in alto, ripiegato verso il dorso; mentre che sotto il ventre i piedi addominali anteriori congiunti a paia battono l'acqua con movimenti incessanti, e la coda, curva verso il ventre, è sempre pronta a dare un guizzo e scattare come una molla. Ma la compressione laterale della forma esterna presenta delle differenze nelle diverse famiglie, anzi può anche talora mancare, ed essere sostituita da una depressione. Ed i Gam- niarini più compressi si trovano fra le Lisianasse e le Ampelische, i meno fra quelli dei generi Còrophium, Platophium, e Siphonoecetes, nei quali, piuttosto che compresso, il corpo si manifesta cilindroideo, anzi quasi depresso. Nò mancano dei Grammarini che a prima giunta si direbbero anche Isopodi, o per avere il corpo tozzo, largo e breve, come le TJrothoe, ovvero il corpo schiacciato, e i piedi molto divaricati in fuori, siccome si presentano i Pere- ionotus. Del resto la compressione ilei corpo, a guardarla in complesso dall' esterno, varia pure secondo le diverse parti che si osservano anche nello stesso animale ; e propriamente apparisce maggiore nel torace e nell'addome, e minore nel capo e nella coda. Se non che. in verità, non si tratta d'altro se non di una semplice apparenza, derivante, nel torace, dalla presenza di speciali espansioni dei primi articoli dei piedi, e, nell' addome, dai prolungamenti delle pareti laterali del corpo; il vero tronco, siccome riesce evidente nelle sezioni trasversali, ha un contorno cilindroideo, (piasi sempre abbastanza regolare. Guardato dall'alto, un Gainmarino, insieme alle antenne anteriori ed agli scudi dorsali del capo, del torace, e dell'addome, di solito non fa vedere quasi altro, essendo le zampe anteriori toraciclle per lo più sotto il ventre, e le antenne posteriori, le parti boccali, i piedi addominali e tutta la coda occultati, o per la sede che occupano, o per l'atteggiamento ad arco dell' animale. Soli fanno eccezione i piedi toracici delle ultime tre paia, che si dirigono in fuori ed indietro, e, più di tutti, quelli del (plinto paio, che spesso sono rivolti anche verso il dorso. Poco più che dal dorso si scorge quando si guardi l'animale giacente sul fianco (Tav. 41, Fig. 37); perchè in questa posizione, meno che gli occhi, e gli epimeri veri e falsi, niente ancora appare del resto del corpo, se l'anfipodo cessa per un momento dal muovere i piedi addo- minali. Altrimenti, alle parti già accennate si aggiungono ancora, fra gli organi dell' animale Aspetto generale. Segmentazione ;', veduto di lato, giacente naturalmente e non disturbato da manipolazioni artificiali, anche le estremità dei suddetti piedi addominali natatori e respiratori, i quali compaiono come tre pennelli sfioccati sotto il ventre, fra la coda ripiegata e le zampe toraciche. Diversamente, invece, vanno le cose, quando si osservi il corpo di un Gammarino dalla superficie ventrali'. L'impressione che si riceve guardando la superficie interiore nel suo complesso, è che essa rappresenti come una lunga doccia ; giacché, se tacciamo eccezione per la coda, in tutto il resto del corpo, tanto nel capo, quanto nel torace, e nell'addome, dai lati degli anelli si abbassano (piasi verticalmente o speciali prolungamenti laminari, come nel capo e nell'addome, ovvero le prime parti dei piedi, come nel torace. In questa doccia sono accolte, e protette, le inserzioni delle antenne posteriori, la, lincea con tutti gli organi della masticazione, n'ii organi della respirazione e le parti esterne della riproduzione, e finalmente i piedi natatori, il cui ufficio è pure tanto impor- tante pel rinnovamento dell'acqua della respirazione. Nella femmina, la doccia, insieme agli altri ufficii comuni anche al maschio, ne adempie anche un altro speciale importantissimo, in (pianto che serve pure come organo protettore delle uova, e poi degli embrioni e dei giovani, i (piali, come è noto, rimangono per lungo tempo insieme alla madre. E la profon- dità del canale varia molto, anzi è precisamente in istretta relazione con la compressione del corpo di cui si è detto avanti: massima nei Lisianassidi e nelle Ampelische, minima nelle Chelure e nei Corofii. La larghezza è pure molto varia, soprattutto per lo spazio clic resta libero, non solo secondo le diverse specie, e quindi è massima nelle specie a corpo largo, p. es. nei Pereionotus e nelle TJ rotimi', ed è minima, invece, nei Gammarini a corpo compresso, ma anche secondo le diverse regioni del corpo dello stesso individuo. Così, nel capo, essa è tutta occupata dalle antenne posteriori, e dagli organi boccali, e, nell'addome, è ristretta di molto dai piedi natatori, ma pur non tanto che non possa servire (piasi di vagina alla parte ventrale della coda, quando questa, come di solito, si ripiega sotto del corpo. In guisa che, in ultimo, resta la sola regione toracica, che offre un po' di spazio libero, e quindi una condizione opportuna per la libera rinnovazione dell'acqua intorno alle branchie; quantunque, anche in essa, lo spazio sia ristretto nella parte anteriore dai piedi del 1." e del 2." paio, che nella loro condizione ordinaria se ne stanno adagiati contro del petto, nascosti in guisa che nella maggior parte dei casi non si vedono dall' esterno. Infine, si aggiunga ancora la massa boccale degli organi masticatori propriamente detti, e più di tutti il paio dei piedi mascellari, che viene ad adagiarsi nell'estremo anteriore della doccia toracica, approfon- dendovisi di più (piando l'animale, come spesso fa. tiene il corpo incurvato ad arco. 2. Seg'inentazioiic del corj)o. Virtualmente, siccome dimostrerò in seguito, a proposito dello sviluppo del corpo del- l' embrione e delle sue appendici, il corpo dei Gammarini risulta di venti segmenti, ciascuno fornito del suo paio di appendici, ed in istretto rapporto col rispettivo paio di gangli nervosi. A Anatomia. Forme esterne. Ma, neir adulto, dei venti segmenti virtuali soltanto tredici, nella maggior parte dei casi, e propriamente i tredici posteriori, rimangono liberi e indipendenti l' uno dall' altro; e sette, cioè i sette anteriori, si fondono insieme in un solo pezzo, per formare il così detto capo. Dei tredici posteriori quasi tutti i Carcinologi fanno due gruppi: torace ed addome; chia- mando col nome di torace i primi sette, ossia quelli che seguono subito dopo del capo, e con quello di addome gli ultimi sei. Se non che la differenza che si trova nella forma stessa degli articoli, ed anche quella che si riconosce nelle appendici, quantunque costruite queste sul medesimo tipo generale, obbliga a stabilire una distinzione nell' addome dei Grani- marini e degl' Iperini in parte anteriore e parte posteriore. In questa Monografia, per maggiore semplicità, e per comodo di descrizione indico gli anelli di cui risulta il corpo dei Gammarini, nella maniera seguente : Numero Segmenti virtuali dei segmenti effettivi Capo I-VII 1 Torace VIII-XIV 7 Addome XV-XVII 3 Coda XVIII-XX 3 14 In tal modo il numero degli articoli liberi di cui si compone il corpo dei Gammarini arriva a quattordici. Ai quali alcuni aggiungono come quindicesimo anche il telson ; ma per le ragioni che dirò nel capitolo suddetto dell' Embriologia, a me, nei Gammarini. pare migliòre l' opinione di coloro che considerano il telson non come segmento vero e proprio del corpo, ma semplicemente come appendice del segmento ventesimo. In nessun caso i Gammarini del nostro Golfo presentano hi fusione dei segmenti tora- cici fra loro, siccome vediamo che avviene spesso nelle Dulichie fra il 6.° ed il 7.° seg- mento, ovvero talora fra il 1." ed il 2." come negl' Iperini. e tanto meno la fusione del 1." segmento del torace col capo, come è carattere delle Caprelle e dei Tanaidi. Similmente l'addome risulta sempre di tre segmenti distinti. Ma varia la coda; giacche, laddove nella grande maggioranza dei casi essa è formata di tre somiti distinti, talora invece si accosta più a quella degl' Iperini, presentando la fusione di due anelli insieme, e talvolta si estende anche più oltre, fondendosi insieme tutti e tre i segmenti codali in un sol pezzo. Fra i Gammarini del nostro Golfo la fusione del 2." segmento codale col 3.° è presentata dai generi Dexamine, Atylus, Tritatiti ed Ampelisca; quella ili tutti e tre i segmenti si vede in due specie soltanto, cioè nel Coropkium acherusicum, e nella Chelura terebrans. Tuttavia, alla fusione dei segmenti codali non si può dare »rande importanza, giacché la vediamo variare nei limiti di uno stesso genere, e, per dir più esattamente, in animali che del resto sono perfettamente somiglianti, vale a dire nello stesso genere CoropMum, in cui il C. acherusicum ha la coda composta di un sul pezzo, e le altre specie presentano i tre somiti nettamente distinti. Segmeutazioue. Capo. r. Il Pereionotus testudo, unico esempio fra i Granimarini del nostro mare, presenta, al pari delle Dulichie, la coda formata di due soli articoli, con sole due paia di piedi, e quindi senza traccia dell' altro segmento, probabilmente del secondo, il quale si deve considerare del tutto sparito. (Cf. in seguito p. 10). A. Capo. Il capo in tutti i Gammarini risulta di un sol pezzo, interamente libero, siccome si è detto, e indipendente dal limitrofo 1.° segmento toracico. Le sue dimensioni, rispetto a quelle del resto del corpo, si possono dire mediocri, se le confrontiamo con quelle degl'Inermi in generale o dei Lemodipodi, non raggiungendo mai le enormi proporzioni che vediamo in alcuni dei primi, p. es. nelle Fronime, o nei Tkyropus, né le minime che distinguono il capo delle Caprelle. Calcolando dal punto d' inserzione delle antenne anteriori, la lunghezza della linea dorsale del capo è sempre maggiore di quella della linea dorsale del 1.° segmento toracico; ed in generale si può dire che ne è circa il doppio: ma non mancano dei casi in e ni supera o non raggiunge questa misura, dipendendo il rapporto soprattutto dalla grossezza dei segmenti toracici, che, come si dirà in seguito ( p. 8), è molto varia. La forma del capo, se eccettuiamo la regione anteriore, non è soggetta a molte differenze, giacché quasi sempre si presenta cuboide, convessa nella superficie dorsale a guisa di semi- cilindro, ma irregolare nella parte anteriore e nell' inferiore. Il contorno del margine posteriore è liscio e sempre regolarmente troncato, senza avere mai nulla all'esterno di caratteristico, né sporgenze, uè appendici. Invece il contorno anteriore ed i due inferiori, fanno notare varie differenze particolari degne di menzione. Prima ili tutto il margine anteriore nel mezzo della parte dorsale presenta di solito due piccole insenature che per- mettono il movimento in sopra delle antenne anteriori. Fra le insenature sorge sovente una piccola eminenza acuminata, che in moltissimi casi diviene invece molto sviluppata, disten- dendosi in avanti, sui lati, e in basso. Ed è quest'eminenza il rostro frontale, che talora si presenta spiniforme e rettilineo, come nel Siphonoecetes, o curvato in basso, come nella Dexamine, ed altre volte linguiforme, come nell' Harpinia piumosa, ed in molti Oediceridi. Caratteristica sopra tutto è la forma del rostro dell' Halimedon rectirostris ; che in questa specie, piìi che il margine frontale solamente, invece è tutta la parte anteriore del capo che si prolunga, trascinando con sé gli occhi che si trovano precisamente poco prima dell' estremità anteriore di così fatto speciale prolungamento cefalico. Oltre alle insenature per le antenne anteriori, il margine anteriore del segmento cefalico presenta per ciascun lato un'altra profonda insenatura per le antenne posteriori, che nelle Urothoe si continua anche in uno speciale canaletto scavato sulla parte anteriore dello scudo cefalico, e destinato ad accogliere parte del peduncolo delle antenne inferiori, che in questi Antipodi, più che in altre specie, si dirigono appunto verso la parte superiore. Finalmente quella parte del margine anteriore del capo, che resta fra l' insenatura superiore e V inferiore, di solito è anche essa prolungata in avanti, e può distinguersi col nome di lobo interantennale, spesso notevole pel G Anatomia. Forme esterne. suo contorno, clie talora è semicircolare, ed altre volte semiellittico, mentre che in qualche caso (Pereionotus) termina con un prolungamento spiniforme. I margini laterali inferiori dello scudo cefalico non sono perfettamente regolari, ma leggermente sinuosi, e distinti per una cornice chitinosa che li rinforza e dà così valido appoggio all' inserzione delle antenne, e delle parti boccali. Dei quattro angoli gli anteriori, che fanno seguito immediatamente agi' incavi per le antenne posteriori, sono sottili; i posteriori invece sono ottusi ed inspessiti, e danno appoggio alle parti boccali. Del resto la superficie esterna del segmento cefalico, specialmente nello scudo dorsale, non presenta, in generale alcuna traccia di solchi, che accennino a suddivisione del segmento stesso nel numero primitivo e virtuale dei segmenti che compongono il capo. Solo nelle Orchestie, a differenza di tutti gli altri Gammarini, la fusione dei segmenti cefalici non è completa (Tav. 42, Fig. 12 e 13), così che si possono riconoscere facilmente le tracce del segmento mandibolare, del mascellare anteriore, ilei mascellare posteriore, e finalmente del segmento dei piedi mascellari, essendo queste parti accennate da speciali solchi e da speciali inspessimenti e cordoni cintinosi, che decorrono ai lati della massa boccale e nella gola. Il segmento meglio conservato è il posteriore, ossia quello che corrisponde ai piedi mascellari. Mentre in tutti gli altri Gammarini il pezzo basilare impari dei piedi mascellari nella sua parte posteriore si continua in una lamina omogenea sottile, flessibile, solo rin- forzata nel mezzo da un sottile nastrino d' inspessimento, invece nelle Orchestie l'inspes- simento si estende a tutto il tratto di congiunzione. E così ne risulta una lamina valida w1 di t'orina quadrilatera, piegata a gronda, che occupa tutta la gola dell'animale, spingendo l'inserzione dei piedi mascellari molto in avanti. Meno evidenti sono gli altri tre segmenti degli organi boccali, che in verità appena sono accennati da tre paia di lamine di diverse forme e dimensioni che si vedono sormontate da speciali solchi ai lati del collo. Le lamine mandibolari z sono le più grandi ; hanno forma allungata rettangolare e si estendono in alto fino all' epistema. Le lamine corrispondenti ai segmenti mascellari sono una di forma trapezoidale, e l'altra ellittica, con un altro solco nel mezzo. La trapezoidale occupa il lato esterno, ed è incuneata fra la lamina mandibolare e quella dei piedi' mascellari; l'ellittica sta invece dal lato interno, presso all'inserzione della mascella anteriore. Lo spostamento delle parti non permette di decidere a quale delle paia di mascelle appartenga la lamina ellittica, ed a quale la trapezoidale. In quanto alla superfìcie inferiore o ventrale del capo, essa nella parte posteriore è abbastanza irregolare, per le molteplici articolazioni delle parti boccali che ivi si trovano. Nella pai-te anteriore, invece, o epistema, è più regolare, ed è di solito rappresentata da una larga lamina piano-convessa a contorno triangolare, che mentre con la base rivolta in avanti dà articolazione al labbro superiore, coli' apice invece molto allungate e sottile si estende fra le antenne molto in avanti, come si può vedere specialmente nelle Stenothoe, nei Cerapus e nelle Leucothoe (Tav. 19, Fig. 11). Nondimeno fra tutti i Gammarini meritano speciale menzione per l'epistema i Lisianassidi, in molti dei quali questa parte della superficie inferiore del capo non è >a si è già detto precedentemente, a proposito dei Pert ionotus.1) Un'altra differenza la presenta il mar-ine posteriore dei tre epimeri. 11 (piale, mentre che nel primo segmento e (piasi sempre semicircolare, e solo qualche volta termina in punta, o armato di apofisi spiniforme poco prima del confine, per esempio nella Tphimediopsis, invece, nel .">." segmento là dove s'unisce il margine posteriore coli' inferiore dell'epimero, anche in animali molto affini si notano varie differenze. Così delle tre specie di Ampelisca che vivono nel Golfo di Napoli una ha questa parte del margine liscia e semicircolare, l'altra l'ha terminata in punta non molto acuta, col margine posteriore leggermente con- cavo, e la terza presenta l'epimero prolungato ed suo margine posteriore inferiore in forma di uncino, «die si dirige verso il dorso, e si adagia sul fianco del 1.° anello codale (Tav. .">*. Figg. 13, 15 e IH). Altre differenze si vedono ancora nel genere Leucothoe, siccome viene din, ..strato dalla Tav. IH. Figg. 20, 21, 28 e 33. D. Coda. (Tav. 41. Figg i - ;7. C' - C'"|. La coda, di solito (piasi della t'orma di una piramide, in generale è più sviluppata nei Gammarini (die negl'Iperini; e consta, siccome si è detto avanti, nella maggior parte dei casi, di tre articoli, di cui il primo è sempre il più grande, mentre che. per contrario, il secondo spesso è più piccolo anche del terzo, e talvolta anzi affatto rudimentale, p. es. nei Platophium. [Jn passo avanti e il segmento manca del tutto, come si vede nei Pereionotus, somiglianti per (pasto carattere alle Dulichie dove la t'oda risulta di due soli articoli, con due sole paia di piedi. Il primo segmento codale spesso, ma più specialmente nelle famiglie dei Lisianassidi e degli Àmpeliscidi, presenta nel mezzo della sua .superficie dorsale un'in- ') Le grandi dimensioni degli anelli addominali, che del resto costituiscono una proprietà comune anche agli [perini, danno ai Gammarini una certa somiglianza co' Deeapodi macruri. somiglianza accresciuta anche pel grande sviluppo muscolare, e per la conseguente energia dei colpi di coda di cui sono capaci. Segmentazione. Telson. Appendici. il senatura in forma di sella, che prende maggiori proporzioni nei maschi adulti, tanto che, per la mancanza di conoscenza di questo fatto, molte specie di Lisianassidi, ed anche qual- cuna di Ampeliscidi, sono state mal fondate, essendosi descritti come diverse specie il giovane, la femmina, e il maschio adulto. Quando nell' addome esistono delle apofisi spiniformi che si prolungano dal margine posteriore del dorso, (piasi sempre se ne trovano di simili anche nel 1." articolo codale. Anzi, spesso, su questo invece d'una serie sola ve ne sono due, l' una al solito nel margine posteriore, l'altra là dove corrisponde il principio dell'avvallamento. (Ili altri due segmenti della coda non presentano mai sporgenze. Neil' Iphimediopsis geniculata il margine posteriore del 1." anello codale è interamente privo di sporgenze, mentre clic, per converso, è armato il margine omologo dei tre anelli addominali, ed anche quello del 7." segmento toracico. A differenza dei segmenti dell' addome, quelli della coda non si prolungano mai sui lati per costituire veri epimeri (Tav. 54, Figg. 2 e 3 ). E. Telson. (Tav. 41, Figg. 16-36, t). Il telson, o appendice codale, che da alcuni viene considerata coinè 21." segmento del corpo, varia molto nei Gammarini. Qualche volta come nelle Amphithoe e nei Podocerus è semplicissima, essendo rappresentata da una piccola lamina ovale, integra, glabra o fornita di setole, ed altre volte è invece più o meno divisa in due metà longitudinali. In tal caso la divisione o può essere accennata da un semplice intacco, p. es. nella Lysianassa punctata, o può giungere fino a dividere quasi completamente l'appendice in due parti eguali, come si vede nei Gammarus; Maera, Ceradocus, ed in generale in molti altri Gammaridi genuini. Nei Microdeutopus, pur rimanendo integra, presenta nondimeno sulla sua superficie dorsale due rilievi diretti in dentro e in avanti, per cui a prima giunta appariscono come due intacchi. Negli Erichthonius V appendice codale è molto estesa nei lati, ed armata di due tubercoli caratteristici, muniti di piccole spine. ') Ai>i>ontliei. Le appendici articolate dei Gammarini sono nella grande maggioranza «lei casi in nu- mero di 19 paia, distribuite così: 6 nel capo, 7 nel torace, 3 nell'addome, e 3 nella coda. Eccole distinte per ordine, cominciando dalle anteriori, e segnando accanto a ciascun paio il somite da cui dipende : ') Anche il Mayer ( Caprell. p. 102), sotto il nome di « Afterklappe », descrive, nell'addome delle Caprelle, un'appendice, che io credo un vero telson, omologo a quello dei Gammarini. — Circa al valore del telson come segmento v. Embriologia. 12 Anatomia. Forme esterne. Regione del corpo Capo Torace Addome Coda . Numero progressivo dei somiti I II III IV V VI VII Vili IX X XI XII XIII XIV XV XVI XVII XVIII XIX XX Appendici articolate (Occhi) Antenne anteriori .... » posteriori .... / Mandibole Mascelle anteriori .... » posteriori .... Piedi mascellari i Piedi toracici del 1.° paio I » 2." » » 3.° » 4.° » » 5." » » 6.° » » 7.° » ! Piedi addominali del 1." paio » 2° » » 3.° » / Piedi codali del 1.° paio » 2." >» \ » o. » N.° d' ordine progressivo delle paia di appendici articolate 1.° 2.° 3.° 4.° 5." 6.° 7.° 8.° 9.° 10.° 11.0 12." 13." 14.° 15.° 16.° 17.° 18.° 19.° A. Appendici Grammaridi, ma più di tutto nei Dexaminidi (Tav. 18, Figg. 25 e 29) è negli Atylus, dove :i sinistra il palpo porta validi denti, ed a destra invece piccole spine. e . Mascelle posteriori. (Tav. 39, Figg. 53-57, e Tav. 42, Pig. 1 ). Come del resto è regola generale negli Edrioftalmi, nei Gammarini le mascelle posteriori si possono dire appena rudimentali rispetto a quello che si vede in altri Malacostraci. E nei Grammarini constano di due pezzi basilari rudimentali, e di due lamine, quasi egualmente sviluppate, distinte in Sistematica coi nomi di lamino esterno, e tornino inferno, articolate la prima sulla seconda. Dei pezzi basilari il primo, che si scopre difficilmente, e si articola direttamente alla faccia sternale del capo, non presenta alcuna relazione con le lamine; l' altro si articola con ambedue le lamine, anzi si può dire quasi continuazione della lamina interna. Di solito le lamine hanno forma quadrilatera, allungata, ma con gli angoli liberi arrotondati ; il margine distale è munito di setole cibate, di solito mediocremente robuste, ma che nondimeno in qualche caso, come nel gen. Arìstias, diventano pure abbastanza valide. Il Pereionotus test tota e la Stenothoe polyprion fanno eccezione fra tutti gli altri Grammarini, giacché presentano il caso della fusione delle due lamine delle mascelle posteriori in un solo pezzo, che nel Pereionotus è bifido nell'estremo libero, con lobi quasi uguali, ed invece nella Stenothoe è intero, ma con un piccolo lobo verso il margine interno, dove accenna piare ad una divisione in due pezzi. Le mascelle posteriori nei Gammarini, intanto, rimangono sempre libere quella di destra dall' altra di sinistra, senza fondersi mai nella linea mediana, come avviene, secondo il Claus, in qualche caso nei Platiscelidi, dove costituiscono così una specie di labbro inferiore interno che chiude di dietro l' atrio della bocca. tq. Piedi mascellari. (Tav. 40, Figg. 1-10 e Tav. 42, Figg. G, 8-10). I piedi mascellari dei Gammarini. al pari di quelli dei Caprellidi, differiscono ben poco dalla forma ordinaria delle due paia toraciche seguenti, cioè dai gnatopodi ; sicché si fanno riconoscere facilmente come rappresentanti del primo fra le otto paia dei piedi del tronco («Piedi toracici» del Claus, o « Cormopodi » del Boas). Solo di raro non è conservato il numero tipico di sette articoli (Tav. 42, Figg. 0, 8-10); e vediamo questo difetto p. es. nelle Ifimedie, dove manca l'ultimo, ed ancora più nei Lafìstii (Tav. 40, Fig. 1), i quali mancando e del 7.° e del 0.° articolo, rappresentano il limite estremo della riduzione del palpo nei Gammarini. La fusione totale del primo articolo del piede destro con quello del piede sinistro, carattere costante degli Antìpodi insieme alla mancanza dell' epipodite, è perfetta in tutti i Gammarini senza eccezione. Nello stesso modo gli articoli seguenti, ossia il secondo articolo ZjoI. Station z. Xeapel, Fauna unii Flor.i, Golf V. Neapel. Gammarini. 4 2(5 Anatomia. Forme esterne. del piede destro e il secondo del piede sinistro, si saldano insieme anche nei Gammarini, ma non completamente come negl' Iperini, sibbene solo in parte, cioè solo nell' estremo prossimale, come nelle Caprelle. Come era naturalmente da aspettarsi, in seguito dell' intima connessione dei piedi dei due lati, nei Gammarini come del resto in tutti gli Antipodi, mancano i retinacoli. Considerati quindi nell' insieme i piedi mascellari d' entrambi i lati, si presentano costituiti da un pezzo basilare impari mediano, e da due metà laterali articolate su quello. Il pezzo basilare ha la forma di una grossa lamina trapezoidale curvata a doccia, e colla base rivolta indietro ed articolata a quella parte dell'animale che si potrebbe dire la gola; i margini laterali liberi sono alquanto curvi in dentro. I pezzi laterali si articolano sul margine anteriore del pezzo basilare, ma anche essi hanno fuse in parte le loro estremità posteriori. Dopo questo 2.° articolo ciascuna parte, osservata dalla superficie convessa, si vede formata dalla successione di quattro o cinque pezzi cilindro-conici, articolati l' uno all' estremo del- l'altro. Facendo l' esame dalla superficie superiore, cioè concava, si notano altre particolarità molto interessanti, e prima di tutto le così dette lamine, esterne ed interne, prolungamenti del margine interno e superiore ilei 2.° e del 3.° articolo. Più piccole sono le lamine posteriori, conosciute in Sistematica col nome di lamine interne, più grandi quelle del o.° articolo, coperte nella parte interna dalle lamine posteriori, ma scoperte nella parte esterna, onde prendono il nome di lamine esterne. Varia molto lo sviluppo di tali lamine nei diversi Antìpodi; ma in generale sono molto ampie, sopratutto le esterne. Il massimo sviluppo si riscontra nei Lisianassidi, il minimo negli Stenotoidi, negli Eusims e nelle Lencothoe ; anzi in quest'ul- timo genere si può dire che di lamine esterne non e' è quasi traccia. Notevolissime sono le armature del margine interno delle lamine esterne, e che per lo più consistono in robuste spine falciformi, o piatte e larghe, e talvolta seghettate (Tav. 13, Fig. 6, Amphithoe), le quali vanno a mano mano allargandosi dalla parte posteriore all' anteriore, perdendo nondimeno in grossezza quello che guadagnano in lunghezza, e trasformandosi in spine anch'esse sempre più lunghe, ma meno valide fino all' ultima, situata nel mezzo del margine anteriore, e semplice setola pungente, piuttosto che vera spina. ') Nondimeno questa serie di spine è lungi dall'essere costante. Così nei generi Cintura, Leptocheirus , Orchestia ed altri ancora, invece di denti le lamine esterne portano semplici robuste setole, per nulla paragonabili a denti o a spine, simili, intanto, a quelle che si vedono anche in alcune Caprelle '). Meno sviluppate ancora sono le setole in altri Gammarini, p. es. nei generi Iphimediopsis e Lafystius; uè sono rari i casi in cui mancano affatto. Uno dei casi pili spiccati di questa condizione è quello che si vede nel Pereionotus ; mentre che, in vari Lisianassidi. il margine, pur rimanendo nudo, è inspessito, e dippiù talora orlato di tanti nodi, che accennano ad organi spiniformi rudimentali. >) Il Geimm (Ardi. f. Naturg. 1880, 46. Jahrg., p. 123-124) interpreta appunto queste spine ed i tubercoli della lamina esterna dei piedi mascellari dell' « Onesimus >> nientemeno che come organi di senso; anzi le chiama a dirittura « Geschmackscylinder » .' -) V. Mavi:k, Caprell. t. 5. Appendici. Piedi toracici. 07 Le lamine interne spesso portano siti loro margini pochi denti, per lo più solamente tre. i quali sono impiantati nell'estremo periferico, accompagnati e circondati da un gran mimerò di setole ciliate. In alcuni Lisianassidi, come pure in altri Grammarini d'altre famiglie, mancano i denti, ed invece l'angolo interno del margine distale si prolunga in una punta tozza, o anche spiniforme. Oltre a ciò è da notare nelle lamine interne, che i loro margini interni, che sono contigui, si prolungano diventando membranosi, ed i prolungamenti adagiandosi l'uno contro dell'altro costituiscono una lamina verticale (Tav. 42, Fig. 10. r), che s'insinua fra le mascelle posteriori. Per lo più il margine libero del prolungamento suddetto porta alcune setole con ruvide ciglie. Gli articoli che seguono a quelli prolungati per dare le lamine, sono propriamente quattro e costituiscono insieme quello che in Sistematica si dice palpo. 1 >i questi quattro articoli il primo è quasi sempre breve e presenta d' importante la sua articolazione a sghembo coli' articolo successivo, per cui manifesta la sua stretta affinità co' gnatopodi seguenti: invece nell' Tphimediopsis il 1." articolo è più lungo dei seguenti. Il 2." articolo è di solito il più lungo e di forma cilindrica; ma nelle Orchestie, nelle Urothoe e nelle Bathyporeia si dilata per costituire un terzo paio di lamine. Il terzo articolo è più o meno ovoide o piriforme, munito talvolta di un prolungamento, o apofisi di rinforzo, che si direbbe destinata a difendere meglio la giuntura dell' ultimo articolo. Finalmente questo per lo più è conico; ma nei Podoceridi è cilindroide, talvolta armato di grosse spine. Manca nelle Dexamine, nelle Itìmedie, nel Pereionòtus, nel Lafijstitts ed in qualche altro caso. B. Fiecli toracici. (Tav. 41, Fig. 37, ptl-pf). Tutti i piedi toracici propriamente detti sono formati di sette articoli, al pari dei piedi mascellari, meno una sola eccezione, vale a dire quella dei gnatopodi posteriori della Bathyporeia, in cui, mancando l'unghia, gli articoli si riducono a sci. Tutti questi articoli sono mobili, anche il 1.°, quantunque tutti gli Autori s'accordino nel dirlo immobile; ma di questo dirò più avanti nel capitolo delle articolazioni, ed in quello dei muscoli. In quanto a forme e dimensioni dei singoli articoli, in tutti i piedi il 1." articolo è sempre dilatato in forma di lamina; il 2.° è molto lungo, ora largo ora sottile; il 3.°, meno che nei gnatopodi posteriori dei Lisianassidi, in tutti gli altri casi è brevissimo, (piasi cubico, destinato soltanto ad agevolare il meccanismo dell'articolo seguente. Quest'ultimo, cioè il 4.°, insieme al 5.° e al (_>.", presentano le maggiori differenze secondo le varie specie. Il 7.° è per lo più falciforme, e porta il nome di unghia. Il Boas (1. e, p. 515), parlando del 7." articolo dei piedi toracici dei Decapodi, lo mette in contrapposto con quello dei Misidei, Cumacei, Lsopodi ed Antipodi, dicendo che mentre in questi ultimi l'estremo articolo dei piedi è acuminato per la presenza di una spina indipendente (« selbstandiger Doni »), invece nei Decapodi la forma acuminata è dovuta OA Anatomia. Forme esterne. quasi sempre ad un semplice assottigliarsi in punta dell' articolo. Or nf!sta guardare l'estre- mità dei piedi toracici di un Gammariuo qualunque per convincersi subito che questa spina indicata non v'è; mentre d'altra parte l'esame dei giovani contenuti ancora nel guscio dell'uovo mostra chiaramente il successivo allungarsi ed assottigliarsi in punta. Una sola eccezione a questa regola generale la presentano i piedi mascellari, se vogliamo riunire insieme questi piedi ai veri piedi toracici; perchè, in generale, ma pure non sempre; la punta dell' ultimo articolo è armata di una o più spine. Per la struttura, e anche per l'atteggiamento, tutte le sette paia si possono distinguere in tre gruppi: il primo formato dalle due paia di piedi anteriori, quelli che dal Bate furono denominati « gnatopodi » ; il secondo dal 3." e 4." paio; e il terzo dalle ultime tre paia. I primi due gruppi hanno di comune fra loro la forma speciale del 1.° articolo e il verso dei movimenti dell' articolazione. Difatti in tutte e quattro le paia anteriori il 1.° articolo è un' ampia lamina, che a guisa di scudo attaccato al margine laterale del segmento corrispondente pende dai fianchi dell'animale quasi come continuazione dell'arco dorsale; così che insieme co' congeneri ed anche con parti analoghe del quinto paio di piedi e con la superficie ventrale, concorre a formare le pareti di quella vasta cavità più o meno profonda, destinata nella femmina alla maggiore protezione della prole. E certo, appunto per questa sua conformazione speciale laminare, come pure per la posizione che esso occupa, almeno nelle prime quattro paia dei piedi toracici, al disopra, o, meglio, al di fuori della parte veramente ambulatoria dei piedi, questo pi-imo articolo nelle suddette prime quattro paia dei piedi ebbe il nume di « epimero », e tale lo conservò per lungo tempo. Ma discuterò più tardi le ragioni messe avanti dal Bate per considerarlo come semplice rappresentante del primo articolo dei piedi, e quelle degli altri Autori che. invece, sostengono un'opinione diversa. Intanto, per comodo di descrizione e di nomenclatura, continuerò a dare anch' io alla lamina in quistione il nome di epimero, o lamina epimerale, ed anche, più semplicemente, quello di 1.° articolo dei piedi. Così, per conseguenza, il primo articolo veramente mobile, quello che per la maggior parte degli Autori che descrivono specie, è il 1.° articolo dei piedi, nella mia descrizione invece riesce il 2.° articolo; e il secondo degli Autori per me riesce il 3.°; e progressivamente in maniera somigliante fino all' ultimo che per altri è il sesto, e per me diventa il 7. ') *) Del resto ciascuno di questi articoli dei vari C'arcinologi ricevettero nomi abbastanza diversi, siccome si vede dal seguente elenco, che io qui riferisco per mettere in riscontro le indicazioni da me adoperate con quelle che si trovano nei vari Autori. I numeri romani I-VII indicano 1' ordine degli articoli, siccome sono seguati nei piedi toracici della Tav. 41, Fig. 37 ; i nomi segnati in corsivo corrispondono a quelli che anche a me è sembrato bene adottare, almeno in certi casi speciali. I. Epimero, o lamina epimerale, coxopodite, coxa. erste Coxalplatte. femur, banche, Hiiftglied, Seitenplatte. Basalglied. IL Basipodite, ba3Ìs, first joint, o primo articolo, hanche, troebanter supérieur, femur, thigh, secoud coxal piate, Hiifte, Arni, Oberami. Schenkel, tibia. Appendici. Piedi toracici. 2!) Varia molto la grandezza degli epimeri nei diversi Gammariui, poiché talvolta essi si riducono a piccole lamine che appena coprono il principio del 2.° articolo, come si vede nei Corofidi, ed altre volte per contrario sono tanto grandi da estendersi non solo su tutto il 2." articolo, ma anche sopra (piasi tutto il piede. Nei Lisianassidi è caratteristico, e però comune a tutta la famiglia, questo enorme sviluppo; ma nondimeno le proporzioni relative sono maggiori in alcuni Stenotoidi. In generale la grandezza degli epimeri va crescendo dal 1." al quarto. Per l'orma variano poco i due medii, di solito subrettangolari; invece i due estremi sono per lo più diversi, soprattutto il 4.°, die spesso presenta una larga incisura nella metà superiore del margine posteriore, destinata ad accogliere parte del 1." articolo dei piedi del. 5.° paio. Ad ognuna di queste lamine, nel terzo superiore, in prossimità del margine posteriore. è articolato il 2.° segmento, «die per conseguenza viene ad essere coperto così in tutto o in parte dall'articolo scutiforme o epimerale. Anche questo 2.° articolo, in tutte le quattro paia ili piedi anteriori, è allungato, e in generale anche poco largo, a differenza dei posteriori, in cui è abbastanza lungo, e per lo più anche notevole per la sua ampiezza. L'altro carattere comune alle quattro paia anteriori di piedi è. siccome ho detto, la direzione delle articolazioni, per cui avviene (die il 4.° articolo si piega in essi sempre in avanti, mentre che. invece, è sempre rivolto indietro nelle tre paia di piedi posteriori. I piedi del primo gruppo, cioè i gnatopodi, si distinguono da quelli del 2.°, cioè dai toracici medii. principalmente per l'aspetto generale, e poi anche per la positura loro ordi- naria, nonché per le dimensioni relative a quelle degli altri piedi. Circa alla forma essi son sempre diversi da quelli del 2.° gruppo; e questa differenza vien data specialmente da due circostanze, di cui una è costante, e l'altra frequentissima, ma non comune a tutte le specie. La modificazione comune costante riguarda l' articolazione del 4.° pezzo col 5.°; la quale non è, come in tutti gli altri piedi, fatta semplicemente estremità contro estremità, con troncature perpendicolari all'asse dell'arto, ma invece è a sghembo, giacché l'estremità distale del 4.° articolo, tagliata obliquamente dall'esterno all'interno, e dall'estremo distale al prossimale, si adagia contro l'estremità dell'articolo seguente, tagliata pure nello stesso modo. Per questa ragione avviene pure che, misurando la lunghezza relativa degli artici di. quella del 4.° si trova maggiore dal lato esterno che dall'interno; e quella del 5." viceversa. III. Ischiopodite, ischium, second joint, o secondo articolo, knee, trochanter, second trochanter, Drehgeleuk, Eollstiick, geuu, ischium, rotula, trochlea, tarsus. IV. Meropodite, meros, third joint, o terzo articolo, bras, cuisse, Schenkel, Schienbein, Unterarm, metacarpus, tibia. V. Carpo, carpopodite, fourth joint, o quarto articolo, wrist, jambe, carpe, genou, Haudwurzel, Afterhandwurzel. Fusswurzel, pseudocarpus, tarsus, metatarsus. VI. Mino, propodite, propodos, propus, fifth joint, o quinto articolo, jambe, tarsus, metatarsus, Afterhaiid, Fuss- stiick, pseudomanus, metacarpus. VII. Unghia, dactylopodite, dactylos, sixth joint, o sesto articolo, claw, finger, nail, crochet, doigt, griffe, tarse, Elaue, Endklaue. V. Stebbing, Kep. « Challenger », 1888, p. 1728-1736 (Coxqpodite, Basipodite, Ischiopodite. Meropodite, Carpo- podite, Propodite, Dactylopodite). *jf) Anatomia. Torme esterne. Nei Corophium giunge a tale questo scorrere del 4.° articolo contro il margine posteriore del 5.°, che i diie articoli quasi si saldano insieme (Tav. 40, Fig. 29). L'altra differenza che presentano i piedi del gruppo anteriore rispetto a quelli degli altri due gruppi è la loro positura abituale, e l' atteggiamento. Difatti nelle condizioni ordinarie dell' animale, cioè nel riposo, ed anche nel nuoto, o nel cammino, i piedi del primo e del secondo paio rimangono sempre nascosti nella doccia sottotoracica, ripiegati in guisa che le loro unghie siano tutte dirette obliquamente verso la linea mediana del corpo, nello stesso modo che fanno i piedi mascellari, ai quali essi tanto rassomigliano. Solo in condi- zioni molto straordinarie, come quando l'animale è stretto da una pinzetta, nel disordine dei movimenti che si provoca in tutte le appendici del corpo, anche i piedi del gruppo anteriore vengono talvolta distesi. Del resto il loro ufficio è quello di collaborare potentemente nell'alimentazione come organi di presa, e spesso di rapina, a guisa di altrettanti piedi mascellari, ricordando anche così la, loro omologia co' piedi mascellari dei Deeapodi. Per questa ragione il nome di « gnatopodi » dato ad essi dal Bate è bene giustificato. I piedi del gruppo posteriore (5°, G", 7°) hanno il loro primo articolo foggiato sopra un tipo diverso da quello delle prime quattro paia, giacché, quantunque sia anche esso dilatato, nondimeno non scende come scudo a coprire il resto dell'articolo, ma si arresta subito, almeno nella massima parte dei casi, sicché l'articolazione del pezzo seguente si fa al suo margine inferiore, che quasi sempre è diviso in due lobi disuguali. A questo carattere se ne aggiunge di solito anche un altro, per farlo distinguere dai due gruppi anteriori di piedi, ed è la dilatazione del 2.° articolo, che fa quasi continuazione diretta col primo. Così ai fianchi del torace si continuano le pareti laterali della doccia ventrale, che poi vanno a finire con i veri epimeri dei segmenti addominali. a. Gruppo (interiore ilei piedi toracici, o {indtopodi. (Tav. -10, Figg. 11-34). Le prime due paia di piedi sono gli organi più variabili nel sottordine dei Gammarini, giacché presentano delle modificazioni non solo da specie a specie, ma ancora secondo l'età, e sovente anche nei diversi sessi; così che da molti Autori sono stati considerati come specie differenti i due sessi d'una stessa specie. Questo dimorfismo sessuale talvolta riguarda, sem- plicemente il volume dell'arto, altra volta il volume e la forma: e in taluni casi comprende il primo paio di piedi, come si vede nel gen. Aora, e meglio ancora nel gen. Microdeutopus , altre volte solo il 2.°, come nei gen. Erichthonius, Podocerus, (in ni ina nix, Amphithoe; e finalmente altre volte ambedue le paia di piedi, come nel gen. Cerapopsis. Tali modificazioni sessuali riguardano per lo più soltanto il penultimo articolo, e l' antepenultimo ; in qualche caso, cioè nella Melita palmata (Tav. 28, Fig. 26), e nell' Hyale aquilina (Tav. 1G, Fig. 43), vi partecipa anche l'unghia. Come regola generale si può dire che il 1.° paio di piedi è più breve del 2.°; ma il gen. Cerapopsis con molti Micródeutopidi, sopratutto se maschi adulti, vi fa eccezione. Nel Appendici. Gnatopodi. yj maggior numero dei casi i gnatopodi anteriori sono anche meno robusti, ma invece nei Microdeutopidi, ed anche nei Lisianassidi, quantunque il 2." paio
  • .". Per lo più l'ultimo di questi è il più lungo, e il 4.° è il più breve: ma questa regola, che è buona pel settimo paio dei piedi toracici ed anche qui non senza eccezione, è invece di ancor minor valore per le due paia anteriori, dove, come si vede p. es. nei gen. Cliehtra, Corophium e Siphonoecetes , il 5.° articolo è molto breve. Nei due ultimi generi il suddetto articolo nella superficie esterna è anche armato di due serie di uncini, che servono all'animale per tenersi fermo nel tubo da lui costruito ed abitato. Mei-ita d' essere ricordata la condizione speciale dell' Isaea, in cui il G." articolo di tutte e tre le paia è relativamente molto largo, sicché può offrire un lungo margine per l'unghia che s'abbassa, costituendo una specie di organo prensile. — Il 7." articolo, cioè 1' unghia, per lo più è della forma solita ad uncino, o falcetta. Non giunge mai ad essere lesiniforme; ma nel 7.° paio di piedi degli Oediceridi si distende in forma di stiletto diritto, allungatissimo, che termina con una grossa setola, diritta anch'essa, lunga, ed acuminata, la quale fa diretta continuazione coli' articolo. Come contrapposto a questo articolo stiliforme, possiamo ricordare le unghie dei piedi del 5.° e del 6.° paio delle Anipelische, particolarmente dellM. brevicomis (Tav. 38, Fig. 5 e 6), in cui sono brevissime. Notevoli son pure quelle del 7." paio delle Anipelische medesime, perchè lunghe, e diritte, ma nello stesso tempo molto larghe, e terminate in punta aguzza a guisa della lama di una daga. C. JPietli addo mi unii anteriori, o Pleopodi. (Tav. 41, Figg. 11-15). .Questi piedi, al numero di tre paia, sono tutti costruiti sullo stesso tipo, e spesso così somiglianti fra loro che non solo non si può riconoscere quelli d'un paio da quelli dell'altro, ma ancora non si possono distinguere quelli di una specie da quelli dell' altra, anche se appartenenti a famiglie diverse. Non ho mai notato differenze sessuali, come invece, secondo Appendici. Pleopodi. Qg il Claus, se ne trovano nei Fronimìdi, dove i piedi addominali sono più sviluppati nel maschio che nella femmina. In generale ogni piede consta di un pezzo basilare, non segmentato, e di due rami pluriarticolari. I pezzi basilari dei due piedi sono ravvicinati alla linea mediana, e tenuti fermi insieme da uncini che s'inseriscono sull'estremità inferiore del loro marsrine interno. Per lo più gli uncini, o retinacoli, sono due per lato; ma, talora, invece di due uno dei piedi ne ha tre; e non mancano dei casi, come nel Platophium brasiliense e nella Mililit liiy.rii-iiHthitn, in cui il numero diviene molto maggiore (fino a 8 e 9 e più). — Fel- la loro forma varia v. Pelle e sue appendici. La forma dei pezzi basilari è di solito quella di cilindri, la cui grossezza intanto varia abbastanza, ed è in accordo con la potenza di nuoto, così che, mentre non raggiungono in nessun caso il diametro di quelli degl' Iperini pelagici, sono nondimeno relativamente più sviluppati nei Gammarini, che nuotano abbastanza frequentemente, come V Atylus Swam- merdamii, ed invece per contrario si presentano stiliformi nelle Orchestie, che, vivendo nella sabbia umida, raramente hanno bisogno di ricorrere a quest'organo di locomozione. La scanalatura posteriore, così profonda negl' Iperini ( Tav. 43, Figg. 14, 15), è nei Gammarini appena accennata. Nelle specie in cui l'addome è molto largo, i pezzi basilari dei piedi addominali sono dilatati in forma di lamine. A questo adattamento per lo più prende parte solo il margine interno, in guisa che l'inserzione dei rami rimane del tutto ai lati, come si vede nei Corophium, nei Siphonoecetes , e più ancora nei Pereionotus (Tav. 41. Figo'. 12. 14, 15). I margini laterali dei pezzi basilari molto spesso sono sforniti di ogni appendice ; ma in altri casi portano inserite molte setole ciliate, anzi nelle Orchestie (Tav. 41, Fig. 13) ed anche in altri Gammarini, invece di setole si vedono forti spine disposte in serie. I rami, per lo più di lunghezza ineguale, essendo più lunghi ora l'interno ed ora l'esterno, hanno forma lanceolata, colla base rivolta in sopra ed articolata col pezzo basilare, e l'apice in basso, libero. Il ramo interno è sempre articolato in guisa che nello stato di riposo viene a trovarsi situato dietro dell'esterno, siccome del resto si vede anche negli Iperini. Per evitare di trasmodare nei movimenti di lateralità, in qualche caso come negli Atylus, similmente a quello che si vede talora anche in altri Crostacei, il ramo esterno presenta un'apofisi contro cui il ramo interno va a battere (Tav. 17. Fig. 1*). II numero degli articoli in cui è diviso ogni ramo è vario, anche secondo l'età; ma in generale nell'adulto i pezzi raggiungono la dozzina, quantunque in alcuni casi diventino molto più numerosi. A cagione della forma del ramo gli articoli stessi vanno diminuendo dalla base all' apice ; ma la diminuzione si fa a sbalzi, così che i due margini del ramo sono fatti a gradinata. Su d'ogni gradino s'inserisce ima robusta e lunga setola ciliata, in guisa che ogni articolo viene a sostenerne due, una per lato. In nessun caso i piedi addominali ilei Gammarini, nello stesso modo che neppure quelli degl' Iperini, prendono parte all'appa- recchio della riproduzione, siccome avviene invece nelle Caprelle '), negli Isopodi, ed in tanti altri Malacostraci. ;) V. Mayetì. Caprell. p. 102-103. 3(5 Anatomia. Forme esterne. D. IPiecli codali, o TJVopocLi. (Tav. 41, Figg. 16-36). Siccome ho già detto altrove (p. 10), il numero di tre paia di piedi eodali, per unica accezione fra i Gammarini del nostro mare, si riduce a due nei Pereionotus (Tav. 41, Fio-. 25). Del resto in molti altri casi il penultimo paio è molto ridotto; mentre die in molti altri è invece rudimentale il terzo. Il tipo, intanto, su cui sono costruiti i piedi codali è lo stesso di quello dei piedi addominali : vale a dire clic il piede consta di un pezzo basilare, e di due rami. Se non che questi ultimi non sono mai pluriarticolati, anzi in generale si può dire neppure biarticolati, se si eccettuano pochi casi per il ramo esterno dei piedi dell' ultimo paio. Nel maggior numero delle specie il pezzo basilare dei piedi delle prime due paia è allungato, e cilindroide, presentando nondimeno il lato interno concavo in forma di doccia per adattarsi contro il margine laterale esterno del piede seguente. I due rami sono anche essi cilindrici, o appena depressi; ma sempre robusti, ed armati di spine, talvolta validissime, anche quando, come nei Lisianassidi, le spine sono molto scarse o mancano affatto nei piedi anteriori. Anche i margini della doccia laterale sono armati di spine. Merita poi menzione ispeciale una lunghissima e validissima spina, che in quasi tutti i Grammarini si trova inserita sull' estremità distale del pezzo basilare fra i due rami. Le Chelure, mentre non presentano caratteri anormali nei piedi codali delle ultime due paia, fanno invece eccezione per la forma singolare dei piedi del 1.° paio, i cui rami sono molto brevi ma larghi, mentre che il pezzo basilare, che è pure molto breve, presenta un enorme prolungamento dal lato esterno.- Il margine esterno di questo prolungamento si mostra fortemente dentato, con denti che negl' individui più adulti diventano ottusi, come quelli d'una ruota d'ingranaggio, e fanno conchiudere che siano stati consumati nella tritu- razione del legno. Neil' Haploops il ramo esterno è più lungo dell' interno, e lesiniforme. e munito di piccoli fori per l'eiaculazione della materia glutinosa. Il 2.° paio di piedi è fatto sul tipo ordinario, ma non è mai il più sviluppato. Il 3.° è il più variabile, e le differenze riguardano soprattutto i rami, che possono essere di tutte le forme e dimensioni, e armati di spine e di denti, o muniti di delicate setole filiate; anzi abbastanza sovente, e soprattutto in vari Lisianassidi, come Scopelocheirus Hopei, e Lysianassa longiconris, le setole pennate sono un carattere sessuale secondario del maschio. In alcuni Grammaridi uno dei rami, e precisamente l'interno, è rudimentale, l'altro si sviluppa enormemente. Ne danno esempio i gen. Niphargus, Melita, Photis, Chelura; mentre che altri Antipodi come i genn. Stenothoe, Metopa, Orchestici, Siphonoecetes, Corophium non presentano alcuna traccia del ramo interno. Nel gen. Siphonoecetes x) si direbbe che il pezzo basilare desse un compenso alla mancanza del ramo interno, emettendo un prolungamento del suo angolo posteriore interno, che simula perfettamente, e fa le funzioni del ramo ') Lo stesso si vede anche nel gen. linciala, finora non rinvenuto nel nostro Golfo. Uropodi. — Tronco. 37 mancante. Un'altra circostanza degna di nota è che nel caso di sviluppo enonne, o esclusivo del ramo esterno, questo si presenta biarticolato. siccome si vede con varie gradazioni nei gen. Pliofis, Stenothoe, e con maggiore distinzione nel gen. Niphargus. Del resto un accenno a questa divisione del ramo esterno in due articoli chi bene osservi potrà vederlo anche in altri Gfammarini, come nei Gammarus, e nelle Anonyx, dove il 2." articolo del ramo estenui è rappresentato da un piccolo pezzo, che facilmente si può scambiare con mia vera spina. CAPO IL Dermascheletro in generale, e sue artleolazioni. Bibliografia. 1856, C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Eepv Brit. Ass. 1855, p. 26-27, t. 12. 1877, Tu. H. Huxley, A Manual of the Anatomy of invertebrated Animala, p. 361. 1878, 6. Zaddagh, Die Meeres-Fauna an der preussischen Kiiste; in: Schriften der physik. okonom. Ges., XIX. Jahrg., p. 20. Diversamente dai Podoftalmi, su cui, cominciando dalle classiche ricerche dell'EDWARDS, si sono avute in più occasioni degli studi accurati sulla struttura dello scheletro tegumen- tario, «4-I i Antìpodi, anzi tutti gli Edrioftalmi in generale, sono stati quasi del tutto trascurati sotto questo punto di vista. Difatti, meno per i Lemodipodi, su cui si hanno le ricerche del Mayek sulle Caprelle, sul dermascheletro in generale dei Gaminarini e sulle sue arti- colazioni non esiste alcuna ricerca, meno per ciò che riguarda gli « archi endofragmali » . di cui si trovano notizie nel Bate, ed anche nell' Huxley, e nello Zaddach. Manca del pari ogni ricerca sulle articolazioni del dermascheletro degl'Iperini, su qualcuno dei quali aggiungo io qualche indicazione per metterli in confronto con i Grammarini. A. Tronco. Le modificazioni dei comuni tegumenti, che son causa della segmentazione esterna del corpo dei Grammarini, variano secondo le parti che si prendono a considerare. In generale, intanto, si può dire che la divisione in segmenti è molto più sviluppata nell' arco dorsale che nel ventrale, fino a giungere a dei casi, in cui la superficie ventrale, e specialmente quella del torace, come nei gen. Vrothoe e Pereionotiis, non presenta alcuna traccia di segmentazione, essendo invece rappresentata da una lamina sottile, e affatto omogenea e distesa. Più frequente è nondimeno l' altro caso in cui, anche nella superficie ventrale, non è difficile riconoscere i vari segmenti di cui è composto il corpo ; e le modificazioni, che contribuiscono a questo risultato, sono precisamente alcuni particolari inspessimenti della membrana chitinosa, di cui l'arco ventrale è costituito, e che a guisa di cordoncini, o nastri, uniscono fino ad un certo punto fra loro gli estremi inferiori dell' arco dorsale. 38 Anatomia. Dermascheletro. La distinzione dei diversi segmenti dalla parte del dorso, ed anche da quella dei fianchi, ma più dalla parte del primo, è sempre molto evidente, ed è pure costantemente operata, come in generale in molti altri Artropodi di tutte le elassi, da larghi inspessimenti della cuticola chitinosa tegumentaria, alternati con strette zone di membrana sottile e fles- sibile, a cui si aggiungono ancora speciali ripiegamenti verso l' interno, cioè altrettante introflessioni delle membrane sottili, che nondimeno variano continuamente di forma e di estensione, secondo 1' atteggiamento dell' animale. Per intendere bene le articolazioni dei segmenti toracici e addominali fra loro e col capo e con la coda, è utile cominciare prima dall' esaminare la forma e la costituzione del tegumento di un anello toracico in particolare ( Tav. 48, Fig. 22 ). Ecco di che si tratta. Ogni segmento lascia distinguere un arco dorsale o tergale (ad), ed una lamina ventrale, o arco ventrale, o sternale (r/s); fra l'uno e l'altro si trovano i margini laterali (mi). L'arco dorsale è (•(istituito sempre da una lamina rigida, chitinoso-calcarea, allungata, piegata appunto ad arco, con i due margini maggiori anteriore e posteriore paralleli. Ma la spessezza della lamina, quantunque uguale nella massima sua estensione, non è tale invece nei margini maggiori; giacché di questi il posteriore è sempre alquanto più assottigliato del resto della fascia a cui appartiene, e talora si prolunga anche in punte variamente, rendendo così spinoso il dorso, come si vede nelle Ucraini ne, nell' Iphimediopsis ed in altri casi moltissimi; e per contrario l'anteriore, meno quello del 1.° segmento toracico (che rimane sottile, e tagliente a fil di coltello, come il posteriore ), in tutti i segmenti toracici e addominali si presenta alquanto inspessito, ed anche un poco accartocciato in dentro ed indietro, così che viene a. presentare un'eminenza, la quale, in sezione, prende quasi la forma di un uncino ottuso. La superficie ventrale o sternale di ciascun segmento è una lamina piana, o al più leggermente concava, con la concavità rivolta alla cavità del corpo. Ma i limiti anteriore e posteriore della superficie appartenente a ciascun anello non sono punto determinati, come nell'arco dorsale; anzi la distinzione dei vari anelli riesce possibile soltanto mercè linee immaginarie parallele ai margini dell'arco dorsale, anche se la lamina ha spessezza differente nelle sue parti. E la ragione è questa, clic gì' inspessimenti della lamina ventrale non occupano propriamente un sito determinato e costante ; ma ora sono più vicini al confine posteriore del segmento, ed ora più all'anteriore, ed in taluni casi infine corrispondono quasi intera- mente alla parte di mezzo. La Fig. „5 nella Tav. 42, che rappresenta la parte anteriore toracica della lamina ventrale del Gammarus locusta, può servire molto bene a darà un'idea di quel che siano quest' inspessimenti, come pure della loro maniera di comportarsi col resto della lamina ventrale, e co' margini inferiori laterali di ciascun arco dorsale. E similmente si vede anche nelle Orchestie (Tav. 43, Fig. 13), con la differenza nondimeno del diverso sviluppo e di alcune particolarità nella forma. Del resto in generale ogni inspessimento è più sottile nella parte mediana del corpo, che verso le parti laterali, dove, anzi, in corrispondenza dell'in- serzione dei piedi, esso s'estende così da abbracciare tutta la larghezza dell'anello, costi- tuendo in tal modo una larga e solida cornice all'articolazione. Oltre a ciò la parte media Tronco. 39 suddetta è anche spesso interrotta, ora senza che nessun pezzo impari venga a supplire in parte la porzione mancante, come nel Gammarus locusta (Tav. 42, Fig. 5, T"), ora con una specie di rinforzo, rappresentato da un cordoncino piegato ad angolo, coli' apertura verso la parte posteriore dell'animale, siccome si vede nelF Orchestici Deshayesii (Tav. 43. Fio-. 13, T"-TV1). Finalmente vi sono anche dei casi, come nelle Ampelische, in cui non esiste un inspessimento unico ventrale, ma ve ne son due ; giacché il margine anteriore ed il posteriore di ciascun arco dm-sale, dopo di avere abbracciato l'origine della zampa, invece di convergere l'ano verso dell'altro, sì da fondersi in un tronco solo, si accostano sempli- cemente fino ad un certo punto, e poi divergono di nuovo. Nondimeno là dove la distanza è minore, cioè lungo la linea mediana del ventre, i due inspessimenti trasversali sono riuniti da un tratto longitudinale. Tratti inspessiti accessori se ne vedono pure qua e là nei Gammarini. Ve ne sono p. es. nelle Orchestie (Tav. 43, Fig. 13), ed anche nei Gammarus, e partono dal ramo posteriore delle biforcazioni laterali per dirigersi obliquamente verso il mezzo, dove si arrestano dopo breve cammino. Gli anelli dell' addome fondamentalmente sono costituiti sullo stesso tipo dei toracici. così per ciò che riguarda l' arco dorsale, come pel ventrale ; se non che le strisce inspessite inferiori sono in generale più solide delle corrispondenti toraciche, e le cornici chitinose, a cui si articolano i piedi, sono più ravvicinate verso la linea mediana. La differenza maggiore la presentano i margini laterali, quantunque veramente tali differenze siano più apparenti che reali. Difatti, così nel torace come nell'addome, i margini laterali di ogni segmento si continuano in basso, e pendono dai fianchi dell' animale, come due saccocce molto compresse : le quali, intanto, nel torace formano il 1." articolo dei piedi, articolato col segmento del corpo da cui dipendono, ed occupato da muscoli, e nell'addome invece costituiscono un diretto prolungamento della pelle senza traccia di articolazione, senza relazione co' piedi da cui rimangono abbastanza lontani, e senza muscoli, insomma come semplici pieghe cutanee, prolungate in guisa di corazze di difesa sopra i piedi addominali. Consideriamo ora i vari segmenti toracici articolati fra loro. Gli archi ventrali non richiedono nessuna modificazione per congiungersi insieme, giacché si vede semplicemente la porzione sottile di un articolo continuarsi direttamente nella porzione sottile dell' altro. Anche nei lati tra segmento e segmento la congiunzione è presto fatta da una breve lamina sottile flessibile, che da una parte si continua con la cornice chitinosa anteriore, dall' altra con la posteriore. Se non che precisamente nei fianchi, ma un po' più sopra, esistono dall' un lato e dall' altro i veri perni dell' articolazione dei due segmenti consecutivi. I quali perni, situati uno per lato, verso il confine inferiore dell'arco dorsale coli' arco ventrale (Tav. 4.">. Fig" 22, x, y) consistono, come nelle Caprelle '), da parte dell'arco anteriore, in un piccolo tubercolo, corrispondente ad un relativo inspessimento della cuticola, e da parte dell'arco posteriore, in una piccola cavità, o infossamento, destinato ad accogliere il tubercolo sopra menzionato. Intorno a questi punti fissi girano i segmenti in sopra o in basso nei movimenti ') V. Mayee, Caprell. Tav. 7, Fig. 4. ,ji) Anatomia. Dermascheletro.
  • )• Sui lati la superfìcie inferiore del capo è nettamente limitata dai margini dello scudo dorsale, che in certi punti sono alquanto rilevati, ed in altri più inspessiti delle parti vicine, e propriamente là dove debbono dare valido sostegno alle articolazioni delle parti masticatorie. Fra i contorni inspessiti merita speciale menzione quella che serve per l' articolazione delle mandibole (Tav. 42, Fig. 15). Facendo un taglio del segmento cefalico (Tav. 47, Fig. 19), si vede che la lamina ventrale, alle modificazioni suddette nella faccia esterna, altre (ag) ne presenta pure nella faccia, interna. E queste consistono, oltre ai prolungamenti tendinei propriamente detti, soprattutto in piccole sporgenze, brevi ma larghe e robuste, situate specialmente in corri- spondenza della parte media, là dove è il tratto inspessito che va a finire al labbro inferiore. Maggiore attenzione ancora richiamano due grandi lamine ricurve, con la convessità in basso, e che è facile vedere subito, anche praticando un semplice taglio trasverso o longitu- dinale del capo. La loro origine è dalle parti laterali della lamina sternale cefalica, là dove questa è più inspessita, fra le inserzioni dei piedi mascellari, e quelle delle mascelle ante- riori. Siccome si vede nella Tav. 42, Fig. 14, ap, queste lamine partono con base sufficien- temente ampia, e si avanzano a guisa di largo nastro verso il mezzo, al disotto dello stomaco masticatorio a cui fanno sostegno (Tav. 47, Fig. 10, ag). Giunto nella parte media per lo più ogni nastro termina a sua volta allargandosi a T in due rami, che, dirigendosi uno in avanti, ed uno indietro, si vanno assottigliando a mano a mano fino a diventare filiformi e cessare. Sola eccezione a questa condizione, da me trovata del resto in tutti i Gammarini esaminati, è quella che fanno alcune specie del gen. Gammarus. Nelle (piali (Tav. 42, Fig. 5, ap) le due lamine non restano già separate l' una dall'altra, siccome avviene negli altri casi, ma invece si riuniscono dal lato superiore, formando un vero e robusto anello, sottoposto allo stomaco, in corrispondenza del quale presenta una dilatazione del margine anteriore, con due eminenze dirette obliquamente in avanti e in fuori e prolungate in flagello. Di queste lamine endocefaliche si trova fatta menzione prima di ogni altro dal Bate, il quale le descrive, ed anche figura, pel Talitrus locusta, considerandole nientemeno che come rappresentanti della porzione dorsale dei tre segmenti posteriori del capo, cioè del mascellare anteriore, del mascellare posteriore, e del segmento dei piedi mascellari. Non- dimeno chiunque badi anche soltanto alla posizione delle lamine, lasciando stare da parte ogni considerazione sullo sviluppo, vedrà subito che l'ipotesi del Bate non è giustificata; appunto perchè l' apparecchio in esame si trova sotto dello stomaco, e non già sopra, do- vendo altrimenti venirsi alla strana conchiusione che lo stomaco, nel capo, stia fuori delle vere pareti del corpo. Del resto già I'Huxley ha apprezzato convenientemente questi speciali apodemi, da lui detti « archi endofragmali », considerandoli come semplici rappresentanti del mesoframma che nell' Astacus è formato dagli apodemi anteriori, e che si trova pure nelle Squille e negl'Insetti. Anche lo Zaddach ricorda quest'arco endofragmale dei Gain- Appendici. Antenne. Parti boccali. 4'^ marini, ma lo crede esclusivo degli Orehestidi. Invece le mie osservazioni lo hanno confer- mato in Grammarini di tutte le famiglie, ed anche nelle Vibilie. Inoltre ricorderò pure che nel genere Gammarus è sviluppato ancora più che negli Orehestidi, siccome si può vedere paragonando fra loro le Figg. 5 e 14 della Tav. 42. C. Appendici. a. Antenne. (Tav. 43, Figg. 3 e 7). L' articolazione delle antenne anteriori col capo è quella che permette la maggior libertà di movimento fra tutte le articolazioni dei Grammarini, e per la sua costituzione potrebbe dirsi una specie di enartrosi, essendo costituita da un capo articolare arrotondato (estremità prossimale dell' antenna) ricevuto in una cavità cotiloide, quali sono appunto le fossette frontali del capo. E la base dell'antenna si attacca al fondo della fossetta del capo mediante un peduncolo relativamente sottile, costituito da un prolungamento dei comuni tegumenti, clic ivi rimangono in gran parte flessibili, e solo qui e là un po' più rigidi per l'inserzione dei muscoli. Così l'appendice intera può muoversi in tutti i sensi intorno a questo pernio. I vari articoli che compongono l'appendice si muovono a ginglimo angolare; e son distinti l'un dall'altro semplicemente j>er una maggiore sottigliezza dei comuni tegumenti, che per- mette appunto il movimento, del resto molto limitato. (V. Muscoli). Le antenne posteriori, diversamente dalle anteriori, s' inseriscono al capo con una super- ficie ampia; anzi, per dire più esattamente, 1' articolazione in esame è ridotta ad tuia sinartrosi, essendone assai limitati i movimenti, per la fusione quasi completa del 1.° articolo dell' antenna con la base del capo. Nelle Orchestie poi, siccome si è detto, la fusione è completa, anzi è estesa anche al 2.° articolo, così che in fatto il 1.° articolo mobile del- l'antenna sul capo è il 3." Le articolazioni degli altri articoli fra loro sono come nelle antenne anteriori. /?. Parti boccali. (Tav. 42). Il labbro sup efiore è articolato a ginglimo angolare; e l'articolazione è semplicissima, essendo ridotta ad un debole assottigliamento del dermascheletro. Molto solida è l' articolazione delle mandibole col capo, corrispondente ad un ginglimo rotatorio di forma speciale. L'asse della rotazione passa attraverso il corpo delle mandibole, dal mezzo della parte convessa alla parte concava, ed è determinato da un inspessimento chitinoso, robusto, ma pure abbastanza flessibile, che eongiunge la parte media del margine convesso del corpo dell' organo in esame con la cornice chitinosa inspessita dello scudo 4.4 Anatomia. Dermascheletro. cefalico. Il palpo, quando esiste, s'articola a ginglimo angolare sul corpo delle mandibole, con movimento di abbassamento e sollevamento. Lo stesso vale ancora per le articolazioni dei pezzi seguenti, cioè del 2.° articolo sul 1.°, e del 3." sul 2." Il labbro inferiore è continuazione diretta dei comuni tegumenti della superficie inferiore del capo senza traccia d' articolazione. Le altre parti boccali sono tutte congiunte strettamente al capo, quasi per altrettante sinartrosi, sicché appena una differenza nella spessezza dei comuni tegumenti permette il distinguere dove termina il capo, e comincia l'appendice. Nondimeno si può dire in generale che le mascelle, così le anteriori come le posteriori, si muovono sul capo a ginglimo angolare, dall' esterno verso l'interno; mentre che il pezzo unico basilare dei piedi mascellari si muove solo di dietro in avanti. Del resto nelle mascelle anteriori la lamina interna, quando esiste, non è mobile, mentre che invece sono mobilissimi il palpo e la lamina esterna, con movi- mento esclusivamente a ginglimo articolare e con prevalenza della flessione o adduzione. Analogamente si comportano pure le lamine delle mascelle posteriori. I piedi mascellari, congiunti, come si è detto, l'uno all'altro invariabilmente non solo per la base ilei 2." articolo, ma, e specialmente, per tutta l'estensione del 1.°. si muovono tutti insieme secondo che è mosso il 1." articolo. E siccome questo articolo, meno che nelle Orchestie, è riunito al resto del corpo molto liberamente, mediante una sottile membrana chitinosa molto flessibile e delicata nella parte anteriore, e nella posteriore invece alquanto inspessita sui lati, così anche tutto l'unico pezzo boccale risultante si può muovere libera- mente indietro ed in avanti, ma non si può spostare lateralmente. Il 2." articolo colle lamine interne è appena mobile sul primo con leggieri movimenti di flessione ed estensione. Le articolazioni seguenti, cioè quella del o.° articolo insieme alla lamina esterna tino a quella dell'unghia, sono anch'esse a ginglimo angolare; ma in essi il verso dei movimenti è dall'esterno all'interno, e non i^ià, come quello del 2.° segmento sul 1.°, dalla parte ante- riore alla posteriore. y. Piedi toracici. Il primo articolo dei piedi toracici, ossia il così detto epimero, è in tutte le paia poco più che una semplice piega dei comuni tegumenti pendente dai fianchi dell'animale, ed articolata al torace mediante una sottile striscia di tegumento meno inspessito, costituendo così una specie di vera sinartrosi con movimenti limitatissimi di semplice adduzione. Invece l'articolazione del 2.° articolo del piede sul 1." è molto libera, quantunque non permetta se non dei movimenti pendolari in avanti ed indietro. Intanto si deve notare qualche differenza fra le articolazioni delle quattro paia ante- riori, e quelle delle tre posteriori. Difatti nelle prime l'articolazione ( Tav. 24, Fio-. 27 e 28 e Tav. 42, Fig. 16) è piuttosto solida ed estesa, specialmente per ciò che riguarda i gnatopodi, perchè è rappresentata da tutta l'estensione dell'estremo prossimale del 2.° Appendici. Piedi toracici. 45 articolo, i cui tegumenti si continuano solidamente con quelli dell' epimero, verso il terzo .superiore e posteriore della superficie interna; il resto di questo primo articolo dilatato si estende sui lati ilei corpo, e su parte del 2.° articolo, o anche su tutto intero 1' arto, secondo i casi, proteggendo prima di tutto, a guisa di scudo, l' articolazione che si trova ad essa attaccata. Ed invece nelle tre paia posteriori l'articolazione (Tav. 42, Fig. 17) dell' epimero col 2.° articolo non è punto protetta dall' epimero, ed insieme è anche poco resistente, essendo ridotta a quella piccola e debole membrana cuticolare che fa aderire l'estremo prossimale del 2." articolo o al vertice dell'angolo limitato nel 5." e 6." paio dai due lobi dell' epimero, ovvero all' estremità anteriore dell' epimero nei piedi del 7." paio. L'altra differenza fra i piedi toracici dei due gruppi nell'articolazione del 1." articolo col 2.", è nella direzione del piano, secondo cui si muovono. Mentre gli anteriori oscillano in un piano, che in generale si può dire parallelo alla sezione principale del corpo, invece i posteriori si muovono in un piano obliquo alla sezione principale e situato così che il margine anteriore del 2." articolo viene a trovarsi rivolto all'indentro, e per conseguenza il posteriore sporge in fuori. Così inclinati, gli articoli laminiformi delle tre paia di piedi posteriori, sono disposti, e possono scorrere l'uno sull'altro, a guisa di tegole, rimanendo sempre sopra di tutti i piedi del 5.°, e al di sotto quelli del 7.°. E così avviene pure che tutte le tre paia posteriori di piedi sporgono di molto dai lati del corpo. Intanto tutte queste speciali conformazioni della giuntura del 1." articolo dei piedi posteriori col 2.". se riescono di vantaggio all'animale per la maggiore libertà dei movimenti, dall' altra l' espon- gono a frequentissime mutilazioni; mentre che il 3.° e 4." paio di piedi più difficilmente vanno soggetti a rotture, e i gnatopodi quasi mai. Del resto questi ultimi debbono la loro relativa incolumità non solo alla maggiore saldezza delle articolazioni, ma ancora alla protezione naturale che trovano sotto il ventre, dove abitualmente.se ne stanno rannicchiati. La giuntura del 2." articolo col 3.", e quella seguente del 3.° col 4." (Tav. 42, Fig. 16) sono ambedue a ginglimo angolare, ma con movimenti variamente estesi, perchè mentre da un lato non è permesso altro se non il disporsi dei tre articoli consecutivi suddetti, cioè 2.°, 3." e 4.°, in linea retta, dall' altro invece si ha una flessione molto avanzata, così da concedere che il 4." articolo venga a situarsi parallelamente lungo 1' articolo secondo. In questo atteggiamento dell' appendice il 3." articolo prende, rispetto al 2." ed al 4.". si direbbe, quasi, la stessa posizione che la rotula nel ginocchio umano, giustificando così la denominazione di « genu », che alcuni zoologi gli hanno voluto dare (Cf. p. 29 in nota). Similmente tutte le giunture degli articoli seguenti dei piedi toracici sono limitate ai movimenti di flessione ed estensione, sempre coli' avvertenza che 1' estensione non va mai oltre la linea retta e che in qualche caso, come nei Corofii (Tav. 8 ), e nelle Dexamine (Tav. 18), il 5." articolo dei piedi toracici del gruppo posteriore, soprattutto di quelli del 5. e 6." paio oltre alla flessione può eseguire ancora una rotazione nel senso dell'asse dell' arto. AQ Anatomia. Dermascheletro. d. Piedi addominali. (Tav. 41 Fig. 11, 15). I piedi addominali, come negl' Iperini (Tav. 43, Fig. 14), sono congiunti insieme a coppie, non invariabilmente per fusione, come i primi e secondi articoli dei piedi mascellari, ma soltanto mediante i retinacoli ( v. p. 35 ). L' articolazione, mentre permette con tutta facilità i movimenti a pendolo dei singoli piedi, o meglio di ciascuna coj)pia, è nondimeno molto solida, a cagione delle cornici cliitinose dell' arco ventrale che la rafforzano. Del resto spesso tutto il meccanismo della giuntura consiste in un semplice assottigliamento della parete chitinosa che è interposta fra la cornice suddetta e 1' articolo basilare del piede penzolante, quantunque in taluni casi le porzioni laterali della membrana articolare, nei tratti in cui si piega verso la cornice, sia più inspessita, e dia allora l' apparenza come se il piede fosse sospeso su due uncini. Debbo eziandio aggiungere che, molto spesso, osser- vando il movimento dei piedi addominali nell' animale vivo, e particolarmente nelle specie abbastanza pellucide, come sono le Leucotoe, accade di poter credere all' esistenza di un secondo articolo basilare rudimentale, interposto fra la parete ventrale dell' addome e l' ar- ticolo basilare propriamente detto. Intanto volendo confermare 1' esistenza dell' articolo con le dissezioni, o con i tagli longitudinali dell' animale, non si può trarre una conchiusione definitiva : perchè, quantunque si possa distinguere una certa divisione fra la superficie del ventre e 1' articolo in quistione, pure, tutto si riduce in verità ad una semplice ruga (Tav. 54, Figg. 4 e 5). In quanto ai due rami di ciascun piede, essi si articolano a ginglimo angolare movendosi dall' esterno verso l' interno e viceversa. Per evitare esagerate flessioni, siccome ho avvertito anche già prima (p. 35), sovente il ramo esterno porta un'appendice di fermata (Tav. 17, Fig. 1S; Tav. 43, Fig. 17; e Tav. 54, Figg. 2 e 3), a somiglianza di ciò che si vede anche in altri Malacostraci. e. Piedi codafi. (Tav. 41 Figg. 16-36, e Tav. 54, Figg. 2 e 3). I piedi cadali sono poco mobili, tanto che.il loro peduncolo appena s'allontana un poco- dalia linea mediana del segmento da cui nasce. I rami si muovono a forbice l' uno verso dell' altro ; ma di solito con movimento molto limitato. Movimenti alquanto più estesi li presenta il 3.° paio di piedi, quando i rami sono molto lunghi o molto larghi ; come si vede nel gen. Hattrages ed anche nelle Ampelische. Pelle. 47 CAPO III. Pelle e sue appendici. Bibliografia per i paragrafi: A. Pelle in generale. — B. Cuticola. — C. Appendici esterne della pelle. — ot. Spine e Setole. — (2. Setole pennate. 1855. F. Leydig, Bau d. Arthrop.; in: Ardi. f. Auat. u. Physiol., p. 379. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Eep. Brit. Ass. 1855. 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 47 e segg. 1878. F. Leydig, Amphip. u. Isop.; in: Zeitsehr. wiss. Zool. voi. 30 (Suppl. ). p. 226-235. 188S. Stebbing, Eep. « Challenger », p. XIV. Sulla pelle e sue appendici nei Grammarmi, se si fa eccezione per i caratteri più gros- solani, negli autori più antichi non troviamo nessuna notizia '). Pure non sì tosto si cominciò ad esaminare la struttura minuta degli Artropodi in generale, anche i nostri Crostacei non furono trascurati, soprattutto il Gammarus pulex che fu quello die diede pili ricco e comodo materiale di osservazione. Così quando nel l!Sf)."> il Leydig pubblicava le sue ricerche « Zuni feineren Bau der Arthropoden » notava anche nella pelle chitinizzata del Gammarus i canali da lui »ià esaminati per gli altri Artropodi; e distingueva in essa canali di due maniere: alcuni più larghi, che nel Gammarus, a cagione della poca spessezza della pelle, sono poco lunghi, ma sempre con le loro aperture estreme coincidenti col lume dei peli, ed altri più piccoli, ma assai più numerosi, e frammischiati ai primi. Né mancarono nel lavoro del Leydig notizie sullo strato chitinogeno. come lo ebbe poi a chiamare due anni più tardi I'Haeckel nel gambero di fiume; giacché anche nel Gammarus il Leydig riconobbe tale .strato sotto forma di « weiche Hautlage », costituito da una sostanza finamente molecolare, con numerosi nuclei. Neil' anno seguente il Bate pubblicava le sue ricerche sulla struttura microscopica del dermascheletro di molti Antìpodi gammarini ( Talitrus, Gammarus, Dexamine, ecc. ). e dava anche le figure della superficie esterna, così come essa si vede con lenti di torte ingrandimento. Il Bate, anch' egli, come il Leydig, riconobbe e disegnò i pori-canali e la scultura poligonale della chitina, e. notò pure la forma e la struttura delle setole, che esistono sulle diverse parti dell' animale, arrivando alla conchiusione, che la struttura microscopica della pelle è un carattere che può essere importante per la diagnosi delle specie, quantunque le setole possano variare sui vari organi d'uno stesso individuo, come ad es. nel Sulcator ') Una certa eccezione si deve pur fare per 1' Edwards, e pel Kroyer; il primo ohe ha richiamato l' attenzione sulle cupole membranose (Ann. Se. Nat. voi. 20, 1830, p. 370, t. 10, f. 2. b ). e 1" altro che, nel magnifico Atlante sui Crostacei della Scandinavia, in varie occasioni ha figurato le diverse forme di setole e di spine, ed anche i bastoncelli ialini, e le cupole membranose. Anzi queste ultime si vedono accennate fin dal 183S. nel primo suo lavoro su gli Antìpodi della Groenlandia. 4^ Anìitomia. Pelle e sue appendici. arenarius, in cui se ne hanno non meno di venti varietà. Nondimeno, nota il Cai-cinologo- inglese, anche l'esame minuto delle setole, prese da parti omologhe delle diverse specie di Antìpodi, spesso può riuscire di aiuto più o meno importante nello studio di specie molto vicine. Dopo il Leydig e dopo il Bate, troviamo nella storia bibliografica della pelle dei Gammarini spesso registrate delle osservazioni che riguardano alcune particolari appendici, che tutti dicono di senso, ma che nessuno giunge ancora a dimostrare come tali, voglio dire le « cupole membranose » o « calceoli », ed i « bastoncelli ialini »; dei quali, per l'im- portanza speciale che, a torto o a ragione, loro si attribuisce, creilo cosa più opportuna il discorrere in un paragrafo a parte (p. 5G ). In quanto alla pelle propriamente detta le notizie sono scarse, quantunque in questo tempo siano molto progredite le ricerche sui tegumenti degli Artropodi in generale, e dei Crostacei in particolare. Il Saks si limita a dire pel suo Gammarus neglectus che i tegu- menti sono abbastanza consistenti, ma elastici, molto cintinosi, e per conseguenza poco trasparenti. Il Leydig (1877) dà notizie specialmente sulle varie appendici della pelle. E, finalmente, lo Stebbixg richiama l' attenzione sulle spine forcute dei piedi addominali. A. Follo in generale. La pelle dei Gammarini non differisce essenzialmente in nulla da quella di tutti gli altri Artropodi, giacché anche in essa, come altrove, si nota all'esterno una cuticoki formata prevalentemente di chitina, ed ornata, o armata, più o meno abbondantemente di setole o di spine ; e sotto della cuticola l' epitelio chitinogeno, con uno strato connettivale, e con numerose glandole. Di ciascuna di queste parti occorre fare un breve esame per notare le diverse modificazioni che occorrono nel gruppo di questi Antìpodi, anche in confronto degli altri dello stesso ordine, e degli Edrioftalmi e dei Crostacei in generale. Ma prima diciamo di quello che si vede nell' animale vivo, direttamente, senza bisogno di alcun reagente. Una delle cose che più colpisce l'attenzione a chi segue per qualche tempo i vari movimenti di un certo numero d'individui di varie specie di Gammarini raccolti in un bicchiere, è questa che la loro pelle è pochissimo atta ad essere bagnata dall' aequa. E vero che tale proprietà varia di grado secondo le diverse specie, essendo per esempio minima nelle Dexamine ; ma nei casi in cui è molto pronunziata, p. es. in molti Lisianassidi, e più ancora nelle Ampelische e nei Podoceridi, è facile vedere come, se un individuo sporga solo in parte col suo corpo fuori della superficie liquida, tosto galleggi, e poi a galla si man- tenga facilmente, opponendo anche una certa resistenza quando si cerchi di sommergerlo. E chiaro che qui si tratta come in tanti altri Artropodi di uno strato di una speciale materia grassa di cui è aspersa tutta la superficie del corpo, più o meno abbondantemente, come mezzo di protezione ' ). ]) V. anche Mayer, Caprell. p. 182, e nota. Cuti 13. Oxxtieoln. 4<> La cuticola è sempre poco trasparente; in guisa che, a meno che non si tratti d'individui giovanissimi, e ciò anche solo in alcune specie, in tutti gli altri casi lo studio dell' organiz- zazione interna nell'animale vivo, per osservazione diretta dall'esterno, dà «lei risultati poco soddisfacenti. Se i sali calcarei sono molto abbondanti, come avviene in generale nei Lisianassidi, la pelle secca si mostra lucente come porcellana, e liscia. Ma invece, per lo più 1* esame della superficie esterna di un Grammarino disseccato fa notare, adoperando lenti di una certa forza, una scultura a mosaico, con piccole impressioni poligonali, corrispondenti alle cellule dell'epitelio chitinogeno. Nondimeno, coteste impressioni poligonali, per vederle bene, bisogna esaminarle nella superficie interna d'un pezzo della cuticola del dermascheletro decalcificato con un acido e rischiarato e colorato con la glicerina picrocarminata, poiché, appunto in queste condizioni, appariscono chiarissime le figure quasi tutte esagonali delle impressioni cellulari dell' ipoderma, ed anche gli orifici dei canaletti che attraversano la cuticola ( Tav. 44, Figg. lo e 14). Ogni forellino, come si vede nella Fig. 13, non è mai nel campo «li un' impressione cellulare, ma sempre negl' interstizi, e propriamente là dove convergono gli angoli di tre impressioni vicine. Talvolta qui e là qualche parte della superficie interna della cuticola non è scolpita come negli altri punti, e mostra come una lacuna, nel centro della (piale sempre si trova un forellino. Adoperando lenti di maggior forza, oltre alle impressioni cellulari, ed agli sbocchi dei condottini glandolari, dove questi si trovano, si vede pure il campo di ciascuna impressione cellulare occupato da un grandissimo numero di puntini piccolissimi, i (piali, quantunque a prima giunta, ed in una cuticola grossa, diano l'impressione come di tante granulazioni, tuttavia esaminati meglio, e specialmente in una la-minctta sfaldata da un pezzo di cuticola spessa, si fanno riconoscere quali sono, cioè esilissimi forellini, corrispondenti alle aperture dei così detti pori-canali. La disposizione di questi pori in ciascuna impressione è varia; eliè. quantunque nella maggior parte dei casi essi sono irregolarmente sparsi, pure talvolta, si vedono in modo regolare allineati in serie. Dove la cuticola è naturalmente sottile, non mi è mai riuscito vedere uè le impressioni cellulari, uè i canali, uè i pori-canali. Calcificazione. — Circa alla calcificazione bisogna prima di tutto distinguere, siccome ho già notato, delle specie molto ricche di sali minerali, ed altre meno provvedute. Così una goccia d acido cloridrico che pervenga ih un tubetto in cui siano contenute delle Orchestie o delle Ampelische, e soprattutto un Aristias o un' Fphimediopsis, desta una viva effervescenza, mentre che invece la stessa goccia produce un debole effetto sopra un Gammarus, o una Leucoihoe, o un Coropkium. Pur tuttavia l'infiltrazione di solito non giunge a rendere il dermascheletro fragile, come quello dei Decapodi, neppure nelle specie più calcificate, quan- tunque la rigidità raggiunga un grado abbastanza elevato. Esaminando col microscopio la pelle molto calcificata nulla si nota di speciale; ossia che l'infiltrazione è uniforme, onde Zool. Statini) z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. C'ammarini. 7. 5Q Anatomia. Pelle e sue appendici. la cuticola conserva il suo aspetto ordinario. Invece, spesso, qui e là, in varie specie, si vedono delle concrezioni discoidali a strie raggianti, simili a quelle descritte in qualche Gannnarino, e nelle Caprelle dall' Hoek '), e confermate poi nelle Caprelle anche dal Mayer '•). Somiglianti formazioni si trovano in diverse regioni del corpo; ma sempre irre- golarmente; anzi fin in una stessa specie alcuni individui ne hanno la pelle carica, ed altri ne mancano affatto, senza niente ili costante né nella forma dei « eristalliti » 3), né nelle dimensioni, né nella sede ; così che non dubito di asserire che così fatti corpi minerali sono semplicemente delle produzioni «lei tutto accidentali. Nella muda rimangono attaccati alla superfìcie interna delle spoglie. — Forse son pure concrezioni calcaree quei corpi rotondi o piriformi, molto rifrangenti, granulosi all'interno, e striati all'esterno, che il Leydig 4) segnala nello « strato molle » della pelle dei crostacei dei generi Porcellio, e Gammarus. Ma non avendoli l'A. figurati, resto in dubbio a che cosa veramente egli accenni. Il Claus ■') richiama 1' attenzione su certe speciali concrezioni stratificate nella pelle di alcuni Platiseelidi. ma non parla della loro natura chimica, quantunque le dica simili alle concrezioni amiloidi chitinose descritte dal Mayer6) nell' Heterograpsus Lucasii. G-iudi- cando per analogia, sarci più disposto a considerare anche le concrezioni dei Platiseelidi vedute dal Claus come calcaree, al pari di quelle dei Gammarini, a cui pure rassomigliano. In ogni modo sarebbe stato desiderabile che l'A. avesse escluso il sospetto della presenza del carbonato di calcio, facendolo sapere espressamente, e non giudicando solamente dal- l' aspetto esterno. La macerazione in una soluzione di potassa di un dermaseheletro prima decalcificato, giunge spesso a decomporre la cuticola, specialmente se questa è abbastanza spessa, come avviene nelle Orchestie, e nei Lisianassidi, in tante lamelle sovrapposte, di cui facilmente si può portar via con le pinzette qui e là qualche brano. Ma la maniera più facile per vedere la struttura lamellare è ([nella di esaminare delle sottili sezioni fatte secondo un piano perpendicolare alla superfìcie del corpo, soprattutto se si ha cura di rischiararle non col balsamo o con altre sostanze molto rifrangenti, ma con la glicerina picrocarminata. In tale condizione appariscono chiaramente non solo le strie parallele alla superfìcie del corpo, ossia le lince di separazione delle diverse lamelle, ma anche i minutissimi canalicoli che attraversano perpendicolarmente tutta la spessezza della cuticola. Un'altra serie di fori che si vedono nell'esame della superficie di una cuticola decalcificata, ovvero nelle sezioni, sono quelli che conducono alle setole e in generale alle altre appendici cutanee. Ma nel fatto, nell' animale integro, questi fori non sono da paragonare ai condotti delle glandole, ') Hoek, Tydsehr. Ned. Dierk. Ver. Deel. 4, p. 98 e 99, t. 5, f. 2-4. 2) Mayer, Caprell. p. 106, t. 5, f. 28. 3) Detti così dall' Hoek, prendendo la denominazione dal lavoro del Vogelsang, Sur les C'ristallites ; in: Ardi. Neerl. de Se. exact. et natnrelles, voi. 5, 1875, p. 156-192. 4) Leydig, Lehrb. d. Histol., 1857, p. 114. 5) Claus, Platysc. p. 13. «) Mayei;, Mittheil. a. d. Zoo!. Stat. z. Neapel, voi. 1. p. 52. Setole e spine. rjj come quelli che non sono già pervii a liquidi, sibbene occupati normalmente ciascuno da uno speciale prolungamento dell' ipoderma. C. Appendici esterne ilelln polle. Le appendici, che si sollevano dalla cuticola, sono di varia maniera. Le più comuni sono: a. le spine semplici, o setole, con tutte le loro gradazioni di lunghezza, di consistenza e di forma; seguono poi per numero: /?. le setole pennate e semi-pennate, y. i bastoncelli ialini, e d. le cupole membranose. In generale tutte, ma più distintamente le. più voluminose, pre- sentano la loro base, nel punto d' inserzione, circondata da una specie di anello, che è un rilievo circolare della chitina, destinato appunto a rafforzare quella particolare articolazione. a. Setole e spine. La maggior parte dei Grammarini hanno tutte le appendici articolate del corpo, e talvolta anche parte dei tegumenti del tronco, fornite di lunghe setole rigide, di varia robustezza, e di varia lunghezza, per lo più aggruppate in ciuffetti, qualche volta anche isolate. Come regola generale si può dire che la sede più comune delle setole è presso all' estremità distale dei singoli articoli delle appendici, sia che si tratti di antenne o parti boccali, sia di piedi. Del resto il numero varia molto secondo le famiglie, nonché secondo il sesso e l'età dell'individuo. Fra le specie meglio provvedute si possono citare i Grammaridi veri, e anche di più gli Atilidi, e i Dexaminidi ; fra le meno spinose quelle delle famiglie degli Stenotoidi e dei Lisianassidi. Trattandosi poi della stessa specie, il confronto dei diversi individui fa untare maggior numero di setole e di spine nel maschio che nella femmina, e più nel- l'adulto che nel giovane. E varia pure moltissimo la grandezza e la consistenza delle appendici, come pure la loro forma, nonché la sede, per cui esse possono acquistare speciale importanza. Per maggiore chiarezza di esposizione è bene dividere queste appendici in diverse categorie. aj Setole. — Le setole, propriamente dette, sono dei fili lunghi e sottili, rigidi, ma non molto resistenti. La loro sede principale è nelle antenne, dove qualche volta si presentano pure con la punta curvata ad uncino (Tav. 54, Fig. 21). b) Spine prensili. — In vari casi le setole divengono molto robuste, vere spine, come nella maggior parte dell'estremità dei piedi toracici, sul margine unguicolare, e precisa- mente quasi nel punto dove viene a battere l' estremità dell' ultimo articolo del piede, cioè V unghia. Per tal ragione queste spine, e soprattutto le spine ora accennate dei gnatopodi, meritano una menzione speciale, ed un nome particolare pure, come quelle che servono 50 Anatomia. Pelle e sue appendici. bene nella classificazione delle specie per distinguere fra loro le diverse forme. Le chiame- remo perciò spine prensili, appunto pel loro ufficio di agire come organo di presa insieme all' unghia '). e ) Spazzoline. — Invece, altre volte le setole sono molto minute, e riunite insieme a piccoli gruppi, ora in forma di tante spazzoline disposte in serie, come sulla superficie interna dei gnatopodi di varie specie, ora in guisa di tanti piccoli pennellini impiantati su gli ultimi tre articoli delle antenne posteriori, come avviene nei maschi delle Ampelisehe, degli Afijlus, e dei Lisianassidi '-'). Nel primo caso le spazzoline possono servire quale sussidio ai gnatopodi, nella funzione di organi di presa ; nel secondo hanno forse un ufficio sensitivo speciale, se pure non sono che appendici di semplice ornamento. In ogni modo questi pennellini si trovano solo nei maschi adulti, e mancano, o almeno sono assai meno sviluppati, nelle femmine e nei giovani, sicché si debbono considerare come organi sessuali secondari. ( V. anche, per l'ufficio delle spazzolette dei gnatopodi, il cap. Accoppiamento). <1 ) Pelurie. — Un'altra maniera speciale di appendici cuticolari è quella che si vede ne\Y jEusirus cuspidatus, dove la superficie esterna del corpo, soprattutto in corrispondenza dell' appendice codale, e dei piedi codali, presenta come una pelurie; la quale, esaminata con lenti di maggiore ingrandimento, si vede risultare dall'unione di moltissime piccole eminenze triangolari (Tav. 54, Fig. 20). e ) Spiar appendiculate. — Molti Grammarini, e specialmente gli Orclicstidi, hanno su varie appendici, ma più sui piedi toracici, e su i codali, un gran numero di setole o spine fornite presso all'estremità libera di un sottile filamento, quasi ramo sottile, onde si possono chiamare setole o spine appendiculate :!). Non pare che abbiano speciali uffici. f ) Spine biforcati:. — Nella maggior parte dei Grammarini, siccome ha notato recen- temente lo Stebbing4), le setole inserite sul margine interno del 1." articolo del ramo interno sono modificate in guisa da coadiuvare i retinacoli (« coupling spines » dello Stebbing) nel tenere insieme riuniti i piedi di ciascuna coppia. La modificazione fu notata la prima volta dal Saks J) nel Gammarus neglectus, e poi confermata dal Mayek ') anche nelle Fronime e nelle Allorchestes ; e consiste nel fatto che le setole, pur restando cibate, nondimeno diven- tano spiniformi, coli' apice suddiviso in due rami alquanto incurvati l'uno contro dell'altro, in guisa da simulare una forca o tanaglia, tanto più che uno dei rami spesso ha il margine interno munito di una serie di punte, e l'altro ha l'estremo rigonfio. Come esempio di grande sviluppo di queste speciali appendici si può citare il Gammarus pulez, in cui se ne vedono cinque per lato, mentre in altri casi il numero è minore, fino a ridursi ad una sola spina ') Il Mayek nelle Caprelle le dice « Einschlagdorne ». -') Cf. Tav. 37, Fig. 23 e Fig. 26. 3) Esistono anche nelle Caprelle ( Mayer, Capr. p. 108 ) ; ma mancano, per quanto finora si conosce, ìiegl' Iperini. Vi sono pure nei Grammarini setole appendicolate, con appendice sottilissima e molto pallida, p. es. nel Gammarus index. *) Stebbing, Iìep. Chall. 1888, p. XIV. 5) G. 0. Saes, Crust. d' eau douoe Norv. 1867, p. 53, t. 5, f. 8. 6) Maykiì, Mitth. Zool. Stat. Neapel. 1881, voi. 2, p. 220, in nota. Setole e spine. Q9 per piede. In altri Gammarini le setole spiniformi finiscono appena in pulita semplice, ma biforcata; ed in alcuni generi, ma più specialmente in quelli clic hanno molto dilatata la metà interna dell'articolo basilare, come nei gen. Siphonoecetes e Corophium, il margine interno ilei primo articolo del ramo interno è munito soltanto di setole ciliate del tutto somiglianti a quelle degli articoli seguenti. Mancano pure le setole biforcate nel gen. Pla- tophium, il clic forse è d'accordo col fatto che in questi Antipodi l'unione dei piedi dei due lati è mantenuta fermamente dal gran numero di retinacoli. Intanto lo Stebiung descrive due specie ili Platophium, cioè il PI. (lume, ed il PI, inconspicuum, in cui i retinacoli sono ridotti a due o tre. Nel primo le spine bifide « appear to be » cinque nel primo paio, e tre nel 2." e 3.°; nell'altra specie invece non vi sono « discernible cleft spines ». Nella terza specie descritta dall' A., cioè nel Platophium cheloniae', le condizioni sono come nel PI. brasiliense del nostro Golfo, cioè esistono molti retinacoli, senza spine bifide. Questo esempio dei Platophium vale così a dimostrare (pianto siano variabili pel numero i retinacoli e le spine bifide nei limiti di uno stesso genere. (j ) Retinacoli. — Come si è detto altrove (p. 35) la sede dei retinacoli è il margine interno dell'estremità distale dell'articolo basilare dei piedi addominali, e il loro numero si riduce per lo più ad una sola coppia per piede, quantunque in alcune specie (come, fra le specie del nostro Golfo, nella Melila brevicaudata, e nel Platophium hrasiliense) il numero sia molto maggiore. La forma di queste speciali modificazioni di spine è quella di un breve cilindretto munito di alcuni tubercoli o apotisi spiniformi, che s'ingranano negl'incavi dei retinacoli del ramo compagno, e che variano anche essi di numero e di forma, ma che per lo più si riducono a due, disposte a coppia, per ogni retinacolo, sicché questo piglia (piasi l'aspetto di uncino. li J Spine a madrevite. — Chiamo così certe forme particolari di appendici (Tav. 4ò, Figg. 17 e 18), che si vedono sulla superficie esterna della pelle delle Orehestie, delle Ampelische, e di altri Grammarini, e che ricordano, quelle designate anche da G. Hallek ') per le Caprelle. Volendo farne la descrizione, non saprei indicare meglio queste spine che paragonandole ad un pernio, munito di testa, e scorrevole dentro una madrevite che abbia due ali laterali. Qualche volta manca il tubercolo terminale, sicché sembrano più chiara- niente ciò che forse sono, cioè setole abortite. ij Spine falciformi. — Sono tali quelle che seguono il processo incisivo accessorio nelle mandibole, e che perciò si chiamano pure spine incisive (Tav. 42, Fig. 4). Il loro margine convesso spesso è seghettato: altre volte è divisa in denti soltanto una parte del- l' estremità distale. j) Spine pettinate. — Queste spine (Tav. 7, Fig. 2) sono caratteristiche delle ma- scelle anteriori, e propriamente dell'estremo distale della lamina esterna, dove si vede pure come alcune di esse hanno molti rami disposti a pettine, ed altre ne hanno solo pochi, cioè due o tre, mentre qualche altra spina, in generale più robusta delle altre, presenta ') Killer, Zeitschr. wiss. Zool:, 1879. voi. 33, t. 21, f. 12. 54 Anatomia. Pelle e sue appendici. appena l' apice biforcato. E chiaro che l' ufficio di queste spine speciali è interamente meccanico. /.• ) Spine odontoidi. — Indico con questo nome quelle appendici molto robuste, brevi e piatte, terminate in guisa di lama di pugnale o daga, le quali occupano spesso il margine interno delle lamine esterne dei piedi mascellari ( Tav. 23, Fig. 3 ), presentandosi in tutte le gradazioni di lunghezza, fino a quelle di vere setole, sul margine distale arrotondito. Talora i margini laterali di queste spine sono anche seghettati. [3. Setole pennate e semi-pennate. Le setole pennate o aliate, che sono abbastanza rare nelle Caprelle, e non molto fre- quenti neppure negl'Iperini, si vedono invece frequentissime nei Gammarini, e di varie maniere. Le più comuni sono le setole pennate dei piedi natatori, e quelle delle mascelle posteriori, le prime molto lunghe e delicate, le altre brevi, e molto più resistenti, quasi alla maniera di vere spine. Anzi sovente la parte esterna distale delle spine mascellari è interamente sfornita di rami o ciglia laterali, così che si può ben dire che l'organo è per metà setola ciliata, e per metà spina. Del resto, anche rimanendo del tutto fornite di ciglia, dalla base all'apice, in alcuni casi le setole pennate per la loro apparenza si dimostrano evidentemente organi di presa, soprattutto per la grande ruvidezza delle ciglia. Tale è .specialmente la setola che s' inserisce sul contorno del tubercolo molare delle mandibole (Tav. 42, Fig. 7), e tali sono anche quelle numerose che armano i margini riflessi e ripiegati delle lamine interne nei piedi mascellari (Tav. 24, Fig. 22) di vari Gammarini. E così pure bisogna ricordare che, molto spesso, fra le setole delle spazzoline dei gnatopodi, talune di esse sono ciliate, ma in una maniera unilaterale, giacché uno dei lati è liscio e nudo affatto, e 1' altro soltanto è munito fortemente di una serie di ciglia, le quali talora sono pure molto rigide e resistenti, come altrettante spinuzze, sicché quasi si direbbe di avere innanzi a sé delle vere spine seghettate. Circa alla sede delle setole ciliate, ho accennato già quali sono gli organi dei Gam- marini in cui non mancano mai, neppure quando altrove non ve ne è traccia di sorta; ma ora occorre dire più particolarmente della maniera come ne son provvedute le diverse parti del corpo. E prima di tutto é da notare che sono ben rare queste appendici nel capo e negli archi del torace ; come pure che nell' addome non se ne vedono quasi mai sul dorso, e solo per eccezione, p. es. nei Corofii, ne sono ben provveduti quei prolungamenti laterali che somigliano a veri epimeri. Invece nelle appendici articolate le setole ciliate sono una cosa non molto rara; anzi, siccome ho già detto, nei piedi addominali ed anche nelle ma- scelle posteriori, costituiscono, dirci quasi, una parte essenziale. Intanto, cominciando dalle antenne anteriori, occorre prima di tutto distinguere le setole ciliate ordinarie, le quali sono del resto piuttosto rare, dalle altre di forma caratteristicaT e forse anche di ufficio particolare, che si vedono impiantate specialmente sul 1.° articolo del Setole pennate e semi-pennate. 55 peduncolo, e vengono considerate da alcuni Autori come vere setole uditive1). L'apparenza di queste appendici, nonché la costituzione speciale, le fa distinguere molto bene dalle altre setole ciliate ordinarie; perchè da una parte l' organo è molto delicato, e trasparente, e dall'altra il peduncolo e la rachide hanno un diametro molto maggiore di quello che in setole ciliate ordinarie si può vedere. Similmente è da notare il l'atto che le ciglia sono molto sottili e numerose, e disposte in maniera irregolare. Di solito queste setole ciliate pallide, fra cui quelle dell' Harpinia piumosa si fanno notare più specialmente pel loro aspetto singolare (Tav. 44, Fig. 5), si vedono impiantate sulla superficie interna e inferiore dell'articolo antennale sopra indicato, ora disposte a gruppetti, ora, invece, allineate in serie (Tav. 44. Fig. 4 ). D' altra parte, ritornando alle setole ciliate ordinarie, come esempio di Gammarini in cui anche le antenne sono fornite di setole delle due maniere, cioè pallide, ed ordinarie. si può citare Y Harpinia piumosa, fra le specie indigene. — Le antenne posteriori anche esse come le anteriori portano raramente delle setole ciliate; anzi presso a poco si può dire che quando vi sono setole ciliate ordinarie nel peduncolo delle posteriori, se ne trovano anche nel peduncolo delle anteriori (Tav. oli, Figg. 1 e 2). Fra le parti boccali, le mandibole spesso mancano interamente delle appendici in esame; le quali, come si è detto, quando esistono, occupano il posto intermedio fra il tubercolo molare e le spine incisive. Sul palpo qualche volta sono impiantate le setole semiciliatc, o seghet- tate. Nelle mascelle anteriori la lamina interna può avere una o più setole ciliate, anzi il numero di queste setole è costante nei vari individui della stessa specie, sì che ha gran valore nelle Classificazioni. Per le mascelle posteriori, e i piedi mascellari, v. sopra (p. 55). Nei piedi toracici non è rara qui e là qualche piccola e delicata setolimi ciliata, di quelle che molti Carcinologi vogliono chiamare « setole uditive ». Fra le altre è molto caratteristica la presenza di una setolimi '-'), inserita sul margine convesso dell'unghia, quasi sempre molto vicino all' estremità prossimale (Tav. 44, Fig. 29 e 30, ss). Raramente si vede mancare questa minuta appendice; che anzi essa si trova anche nelle specie, come le Orchestie, le quali in generale son prive di setole ciliate in tutto il resto dei piedi toracici, nonché nei piedi codali. Intanto fra i vari articoli dei piedi toracici, tinelli che sono hi sede più frequente delle setole ciliate, così minute, come di grandi dimensioni, sono gli epimeri; negli altri articoli spesso mancano, laddove altre volte acquistano uno sviluppo enorme, come nei gnatopodi posteriori dei Corofii (Tav. 8, Figg. 12 e 28), e più ancora in quelli dei Leptoeheirus (Tav. 12, Figg. 5 e 17), in cui si vede che le setole impiantate sul margine anteriore del 2.° articolo giungono ad oltrepassare tutti gli altri articoli seguenti ') V. anche Organo dell'udito. -) Il Saks ( Crust. d' eau douee de Norvège, 1867, p. 101, t. 9, f. 9-11) la figura nell" Asellus aqttaticus, e la considera come setola uditiva, al pari di altre setole somiglianti. Pel Gummanis pulex la cita il Leydig ( Zeitschr. avìss. Zool. 1878, voi. 30. Suppl. p. 231), e per le Caprelle il Mayek ( Caprell. p. 108). Anche 1" Hoek (Carcino- logisches, t. 5, f. 16) la disegna sull'unghia del Gorophium crassicorne, ma non ne fa menzione né nel testo, né nella spiegazione delle tavole. fjg Anatomia. Pelle e sue appendici. del piede, presi insieme. Oltre a eiò è da ricordare che nel gruppo medio, dei piedi toracici si nota talora un dimorfismo (Tav. 37, Figg. 37 e 38) fra i piedi del terzo paio e quelli del quarto; e finalmente che nei piedi toracici del gruppo posteriore le setole eiliate sono piuttosto rare; ma possono rappresentare anche un carattere sessuale secondario, perchè più sviluppate nei maschi adulti, che nei giovani e nelle femmine (Tav. 3G, Figg. 14 e 15). — I piedi addominali, oltre alle setole filiate dei rami, spesso ne portano anche su' lati dell'articolo basilare. — Nei piedi codali la sede frequente delle setole eiliate è nei rami degli uropodi posteriori, soprattutto nei maschi, così da potere costituire un carattere sessuale secondario di grande importanza. /• Bustoni-fili ialini. (Tav. 54, Figg. 8-10). BIBLIOGRAFIA. 1844. H. Kroyer, Xaturh. Tidsskr. (2) voi. I. p. 328, t. 3, f. 3a"; e p. 540. 1846? H. Kroyer, Voy. Scandin. t. 13, f. 25", e t. 22. f. 2b\ 1857. 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Akad.. voi. 47. p. 47-48. 11 primo che abbia fatto cenno della presenza di bastoncelli ialini nelle antenne T il Kroyer nel 1844. a proposito dell' Aora typica. Ecco le sue parole: « Saavel BisvOben som Svobe og Skaft ere forsynede med endeel BSrster, skjSndt smaa og lidet iojnefaldende ; med Hensyn til Svoben er at marke, at hvert Led (maaskee de to forste undtagne) foruden de Borster af sadvanlig Form, der udgaae fra Roden paa begge Sider, endvidere fra den nedre Side udsender en storre, baand- eller liniedannet Borster (Fig. 3 a**)». Nella spie- gazione poi di questa figura, dice: «Duo flagelli articuli cum setis taeniaeformibus ». E la stessa descrizione, con figure somiglianti, anzi anche più precise, il Krover le diede per la Leucothoe clypeata. Intanto, dopo una dozzina d' anni, nel 1857, il Lavalette, senza citare le osservazioni del Kroyer, certamente da lui ignorate, descriveva di nuovo degli organi simili nel Gammarus puteanus ; anzi l'Autore si domandava: « Num forte olfactui inserviunt? » ed aggiungeva, che tale opinione gliela aveva suggerita dapprima il Siebold, al quale egli Bastoncelli ialini. 57 li avea mostrati in Monaco. Cilindri della stessa forma osservò pure il medesimo Lavalette nelle antenne superiori del Gammarus pulex; mentre che le antenne inferiori presentarono altri organi di forma diversa, che egli figura, e che si vedono corrispondere a quei corpi detti già dall' Edwaeds « cupules membraneuses ». Il Leydig a sua volta confermava nel 1860 1' esistenza nelle antenne del Gammarus delle due maniere di appendici, ma, anche egli ignorando le osservazioni del Kroyer, rivendicava a sé stesso la priorità delle scoperte dei cilindretti pallidi speciali, ricordando di averli veduti già alcuni anni prima, sebbene non nei Gammaridi, cioè nel 1851 '), nelle antenne dei Fillopodi ; ed aggiungeva che simiglianti organi si trovano pure in altri Artropodi, così Crostacei come Insetti. Ma né il Lavalette, uè il Leydig poterono nel Gammarus constatare se si trattasse davvero di organi nervosi, quantunque già in altri Crostacei più trasparenti il Leydig avesse veduto terminare a tali organi l'estremità del nervo antennale, dopo che questo si era congiunto a cellule gangliari. Altre notizie sui bastoncelli ialini si trovano nel Sars (1867) pel Gammarus neglectus ; nel Dyisowski (1874) per i Gammarini del Lago Baikal ; ucII'Humbert (1876) pel Niphargus ; nel Leydig (1878) pel Gammarus pulex; nel Wrzesniowski (1879) per la Goplav a polonica ; nell'HoEK (1879) per varie specie marine; nel Grdim (1880) per alcuni Gammarini del Caspio; e nel Blanc (1884) per vari Gammarini del Golfo di Kiel ; ma tutte che più o meno ripetono quello che già si conosceva dalle prime ricerche del Leydig e del Lavalette. Invece un esame più minuto venne pubblicato dallo Jourdain (1881), il quale considerò i bastoncelli ialini, da lui chiamati « poils à bàtonnet » , come composti in tutti i Crostacei di « une gaìne très-mince de chitine, dans laquelle pénètre une dépendance de la conche hypodermique, et qui par sa base se trouve en rapport avec un ramuseule du nerf anten- nulaire, tandis que l'extrémité libre, en forme de còne tronqué, laisse saillir un petit eorps hyalin, eomparable, à notre avis, aux bàtonnets qui arment les extrémités nerveuses des organes du sens. Dans cei^tains cas on voit très-nettement le ramuseule nerveux se render à la base du poil ainsi constitué. Mais malgré l'emploi de réactifs variés, nous n' avons pu reconnaitre d'une manière satisfaisante, les rapports du nerf avec le bàtonnet terminal ». E ne distingue due forme di questi peli bastonciniformi : alcuni cilindrici elle sono gli ordinari del Leydig, altri stipitati. A questa ultima forma appartengono i peli dei Gammarini descritti e figurati dall' A., cioè del Talìtrus saltator M. Edw., del Gammarus locusta Fabr., e del Niphargus puteanus Koch; dei quali dice che il pelo stipitato è ridotto ordinariamente a tre articoli: il basilare, articolato mobilmente sull'antennula, come i peli tattili ordinari, e contenente il rigonfiamento terminale del ramoscello nervoso, ri gonfi amento che qualche volta appare striato longitudinalmente; il medio, con pareti più delicate, e contenuto più pallido del basilare ; e il terminale che è rigonfio in forma di fuso troncato all' estremità, donde parte il bastoncello ialino. Dalla sommità di questi peli l'A. non ha veduto uscire ') Leydig; in: Zeitschr. wiss. Zool.. voi. 3. 1851, p. 292, t. 8, f. 4. / I Station ?.. NVapel, Fauna unii Flura, Golf v. Neapel. Gammarioi. |jg Anatomia. Pelle e sue appendici. il fascette di ciglia delicate, di cui il Leydig dà l' indicazione e la figura nell' Asellus aquaticus. Stando alle mie osservazioni, i bastoncelli ialini, altrimenti detti « peli olfattivi » '), nella maggior parte dei Gfammarini sono degli organi in forma di cilindretti pallidi (Tav. 54, Fig. 8, a e b)ì di varia lunghezza con margini esattamente paralleli-, coli' estremità distale leggermente ritondata, con la prossimale alquanto ristretta in forma di peduncolo. Altre volte invece, come nelle Orchestie (Tav. 54, Fig. 9), i bastoncelli medesimi hanno nel- l' estremo prossimale una forma cilindroidea, ma poi si rigonfiano, e finalmente si restringono improvvisamente, terminando così con una punta, talora molto aguzza. Del resto questa punta spiniforme, e il rigonfiamento, a cui ho accennato, si manifestano così sviluppati soltanto negli adidti, perchè in individui più giovani il bastoncello (Tav. 54, Fig. 10), cominciato cilindrico, termina con un rigonfiamento fusiforme. L' aspetto dei bastoncelli, veduti nello stato vivente e sano, è pallido, assolutamente omogeneo, o al più con dei vacuoli, che forse son quelli che sono stati da più osservatori interpretati come nuclei. La consistenza è flessibile, anzi molle. Invece, nei preparati condizionati in varia maniera, i vacuoli rie- scono più abbondanti e più irregolari (Tav. 54, Fig. 21), divisi da tracce di protoplasma, che talora prendono l'aspetto di sepimenti (Fig. 19, e). La sede esclusiva dei bastoncelli è nelle antenne anteriori, e propriamente nel flagello principale, dove in tutti i Grammarini, in regola generale, occupano il lato inferiore ed interno dell'estremità distale dei singoli articoli, o isolati (Tav. 54, Fig. 21 ), ovvero inseriti a coppie, una coppia per ciascun articolo. Intanto non è raro il caso di vederne mancare gli articoli alterni; come d'altra parte si vede che ne manca costantemente l'ultimo articolo. Il primo articolo presenta a questo riguardo dei caratteri molto interessanti in vari Grammarini, p. e. nei generi Ampelisca, Atylus, e più di tutti nei Lisianassidi maschi, nei quali i « cilindri olfattivi >> sono accumulati in due fitti gruppi longitudinali, formati ciascuno di un gran numero di serie trasversali. Ogni serie contiene un numero vario di cilindretti, da due fino a dieci e più: e ogni gruppo longitudinale può risultare fino di più di dieci serie trasversali. In generale si può dire clie il numero dei bastoncelli è di tanto maggiore, (pianto maggiore è la lunghezza del 1.° articolo. Nondimeno in nessun caso, neppure fra i Lisianassidi, nei Grammarini il 1.° articolo del flagello raggiunge quell' enorme sviluppo e porta una selva così fitta di cilindri olfattivi, come la vediamo negl' Iperini, e fra gli altri nelle Vibilie, e negli Oxicefalidi. Il numero dei cilindretti pallidi, siccome ha veduto anche il Claus negli Oxicefalidi, è in generale maggiore nel maschio adulto che nel giovane o nella femmina. Nei Gammarini il flagello accessorio manca sempre di cilindretti. ') Il Cl.\us (Die freileb. Copepodeu, p. 54) chiama pure questi bastoncelli col nome di « Leydigschen Orgaue ». Ma per quello che ho detto di sopra, volendo dare a queste enimmatiche appendici una denominazione che ricordi il primo scopritore, esse si dovrebbero dire « Organi del Kroyer ». Bastoncelli ialini. Kg Sono o non sono aperti alla cima i bastoncelli ialini delle antenne? Io ho esaminato con cura, e in diverso modo, le estremità libere dei cilindretti in questione, e così negli animali viventi come nei morti, e conservati in diversa maniera, e ho veduto talvolta dei bastoncelli aperti (Fig. 19, 6), talvolta dei chiusi. In maggioranza nondimeno erano i cilin- dretti interamente chiusi all'estremità; mentre che gli altri, quelli aperti in cima, mi hanno fatto sempre l'impressione come di tubi aperti in seguito di lesione traumatica esterna. Del resto più volte ho fatta 1' osservazione che il bastoncello non si presentava uniforme in tutta la sua lunghezza, ma in un certo punto eambiava diametro (Tav. 54, Figg. 8, e 10, e) e si continuava più sottile fino all' ultimo. Or appunto questo subitaneo assottigliamento mi conferma nell'idea che la condizione normale del bastoncello sia quella di avere l' estremità libera interamente chiusa ; giacché si può spiegare il cambiamento di diametro ammettendo una certa riproduzione, nella maniera seguente. Quando uno dei bastoncelli ialini, la cui consistenza è tanto delicata, in seguito di un urto contro un ostacolo qualunque, ovvero di imo strappo di varia maniera, si piega e finalmente si rompe, dall'apertura così nuo- vamente formata geme il protoplasma omogeneo *), che costituisce la parte viva del cilindro medesimo. Questa parte sporgente (Tav. 54, Fig. 8, fi) è appunto il principio della punta del pezzo di sostituzione, il quale a poco a poco, a misura che si sviluppa, sembra che venga fuori da quell' apertura di sopra accennata ; mentre in realtà non fa che continuarsi aggiungendosi alla parte già esistente. Dirò pure che io non ho mai veduto traccia di fascette di peli uscire da nessuno dei bastoncelli da me esaminati; e spiego l'asserzione di quelli che ve l'ammettono, siqq^onendo che essi abbiano considerato come fascette di peli ciò che era soltanto la punta di riproduzione delle parti perdute di un cilindretto. In corrispondenza del peduncolo e del primo articolo del flagello, soprattutto nei casi in cui questo articolo è molto sviluppato, il nervo antennale si rig-onfia in un ganglio vo- luminoso (Tav. 45, Fig. 15), che subito si divide in due metà parallele, disposte ai lati dell'appendice, ed in corrispondenza dei due gruppi di bastoncelli. Questo fatto unito al- l'altro, cioè che il ganglio suddetto è anche molto più sviluppato negli Oxicefalidi, là dove è più numerosa la selva dei cilindri olfattivi, fa supporre una stretta relazione fra il sistema nervoso e i bastoncelli medesimi, tanto pili che, siccome si afferma da diverse parti, e spe- cialmente dal Claus, riesce in vari casi negli Oxicefalidi, come in altri Crostacei, di seguire il filamento nervoso fino alla sostanza contenuta nel bastoncello. Ma, appunto su quest'argomento, cioè circa ai nervi che arriverebbero fino alla base di ciascun bastoncello, debbo pur dire come io non abbia mai potuto vedere nulla di simile a quello che in vari libri si trova scritto su questo proposito. Secondo le mie osservazioni, il nervo antennale, quantunque si possa vedere continuarsi nell' interno del flagello per un lungo tratto, nondimeno, quando è giunto in vicinanza della pelle, così verso gli articoli terminali, come in quelli posti in maggiore vicinanza del peduncolo, non si lascia pili in ') Anche 1' Hoek ed il Mayer ( Caprell., p. 124 ) hanno veduto alla punta del cilindretto un globulo di materia coagulata. gO Anatomia. Pelle e sUe appendici. alcun modo distinguere '). E non so persuadermi come ci siano in tanti ad asserire che davvero a ciascun cilindretto giunga un filamento nervoso, anzi che prima di arrivarvi questo metta capo anche ad una specie di ganglio. A meno che non si siano considerati quali nuclei nervosi i nuclei del connettivo e dell' ipoderma ! Con questo non voglio conchiudere già che la sostanza contenuta nell'interno del cilindretto, cioè il vero bastoncello ialino o la matrice di esso, non sia sostanza eminentemente sensitiva ed in connessione intima con la ricchissima quantità di filamenti nervosi che dal peduncolo dell'antenna giungono nel fla- gello principale. Dico nondimeno che la connessione è solo probabile; ed anche soltanto per via indiretta,' come per qualunque altra parte dell'ipoderma. Una connessione diretta, almeno nella maniera che comunemente si descrive, nei Gammarini non si può ancora di- mostrare -). d. Cupole nieìHbi'anose. (Tav. 44. Figg. 20-22). Bibliografia. 1830. H. Milne Edwabds, Eech. Hist. Nat. Amphip.; in: Ann. Se. Natur., (1) voi. 20, p. 370, t. 10, f. 2. 1845. H. Kroyer, Voy. Scarni. Le figure delle cupole membranose sono accennate in molte tavole, ma specialmente nella tav. 13, f. 2 d'" (Anonyx Amputici); e nella tav. 14, f. 2 e (Anonyx Valili). 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Eep. Brit. Ass. 1855, p. 47, t. 14, f. 5 e 5, a. 1857. A. de la V alette, De Gammaro puteano. p. 8, t. 2. f. 7. 1860. F. Leydig, Naturg. d. Daphniden, p. 43-46. 1864. F. Leydig, Bau d. thier. Korpers. p. 99. 1867. G. O. Sars, Crust. d" eau douce de Norvège, p. 49, e 62, t. 4. f. 19 e 20. 1874. B. Dybowsky, Baikal-See Gammar., p. 12 e 19. 1878. F. Leydig, Amphip. u. Isop.; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 30 (Suppl.), p. 228, t. 9, f. 9 e 10. 1879. A. Wrzesniowski, Vorlauf. Mittheil. ti. e. Amphip. : in : Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 488-489. 1879. P. P. C. Hoek, Carcinologisclies; in: Tijdschr. d. Ned. Dierk. Vereen., Deel IV, p. 148-152. t. 6, f. 9 e 11. 1884. H. Blanc, Amphip. d. Kiel. Bucht: in: Nova Acta Leop. Garol. Akad.. voi. 47, p. 44-47. Sotto il nome di « cupules menibraneuses » il M. Edwards ha descritto nel 1830 in un Gammarino di Boston, da lui però denominato « Gammarus ornatus », certe specie di « ventose microscopiche », trasparenti, invisibili ad occhio nudo, leggermente ciliate sul margine, e fissate ai primi nove o dieci articoli del flagello delle antenne posteriori. Dal- l' Edwards in poi si può quasi dire che tutti gli Autori di Sistematica hanno fatto menzione di cupole. Eppure, che cosa siano queste « cupole », o « ventose », è rimasto sempre, e rimane ancora, incerto; anzi, se vogliamo esser sinceri, dobbiamo confessare che delle cupole membranose finora non conosciamo, non che l'ufficio, ma nemmeno la struttura. Quantunque il materiale d' osservazione non manchi, né manchi la facilità di sottoporre le cupole sotto l) Anche per le Caprelle dice lo stesso il Mayer ( Caprell., p. 123 ). i V. anche Tav. 45, Fig. 16, dove è notata pure la relazione che passa fra l'ipoderma e i bastoncelli ialini in una Vibilia. Cupole membranose. (] | la lente del microscopio, le ricerche minacciano di rimanere ancora per qualche tempo vane, fino a che non si potrà vincere, se si potrà vincerla mai, la difficoltà opposta dalla poca trasparenza della membrana chitinosa. L'Atlante del « Voyage en Scandinavie », disegnato sotto la direzione del Kk<">yek, ne ha fatto cenno in molte specie, e così per le antenne posteriori, come per le anteriori '). E poi, nel 1856, ne riparlò il Bate. E, finalmente nel 1857, per la quarta volta, li descrisse il Layalette, che nondimeno li credette organi nuovi, dandone intanto, in compenso, una figura assai più precisa che non tutti i suoi predecessori1'). Al Leydig, intanto, e poi al WuzESNimvsia, all' Hoek, ed al Blanc si debbono le ricerche più minute. Il Leydig, il quale esaminò le cupole nel Gammarus pulex, ma erro- neamente le ebbe a definire come normalmente della figura di una pantofola, s'accorse nondimeno pel primo della presenza nel peduncolo di un canale, da cui partono un certo numero di figure raggianti, che si dirigono sopra la pantofola, e sembrano avere ciascuno un aspetto canaliculato. L' Hoek insistè, invece, sulla forma normalmente ovoide delle cupole, ma ammise, nel Calliopius, due parti distinte in ciascun organo, una ciatiforme, rivestita d'una membrana chitinosa che s'introflette ad imbuto, l'altra che è costituita « aus einer zarten Wolke » , che intanto passa facilmente inosservata nelle antenne trattate con alcool e glicerina. Secondo l'Autore olandese l' apertura stretta dell'imbuto chitinoso comunica con la parte inferiore del bicchiere ; anzi, egli dice, « verbindet desshalb den unteren Theil mit der plasmatischen Wolke, welche aus der weiten Trichteroffnung hervorragt, und nach oben, nach ihrem scharfen Umrisse zu urtheilen, stark abgeplattet ist. Der Inhalt des unteren Theiles ist deutlich strahlenformig angeordnet und, gleich wie die auf dem Becher ruhende Wolke, scheint mir dieser Inhalt von protoplasmatischer Beschaffenheit » . Eppure questa « nuvola protoplasniatica » non esiste, siccome già ha detto il Blanc : il quale intanto a sua volta descrive e figura, nelYAmathilla Sabinii, un fascetto di sottili peli che escono fuori dall'apertura imbutiforme del bicchiere dei grossi calceoli. La presenza dei calceoli non è così costante come quella dei bastoncelli ialini 3). Più spesso la loro sede è nelle antenne posteriori, e precisamente nel flagello ; qualche volta si trovano invece anche sul peduncolo e insieme sul flagello, come nell' Urotkoe (Tav. .36, Figg. 3 e 4) e neìY Eusirus. In pochi casi, e Y Eusirus (Tav. 18, Figg. 41 e 44) ne è un esempio, son fornite di calceoli così le antenne anteriori, come le posteriori. Per lo più ogni articolo del flagello ha una cupola, la quale può trovarsi ancora in compagnia di setole ordinarie, e di bastoncelli ialini. x) Le cupole delle antenne posteriori sono disegnate per V Amphithoc Edicardsii, nella t. 10, f. 1. -) Attribuendo appunto al Lavalette la priorità dell' osservazione, molti, e fra gli altri il Leydig, vogliono indicare dal nome di lui queste singolari e problematiche appendici. 3) Nelle Caprelle mancano totalmente le cupole, sebbene vi siano dei bastoncelli ialini. (?9 Anatomia. Pelle e sue appendici. La forma della cupola varia alquanto (Tav. 36, Fig. 4; e Tav. 44, Figg. 20 e 21), ma in generale si può rappresentare come una vescichetta sferoidale, ovvero ovoide, attaccata ai comuni tegumenti mediante uno stretto peduncolo. Adoperando lenti di forte ingrandimento si notano sulla cupola dell' organo delle appa- renze striate, a guisa di una corona di piccoli peli ; e sono appunto quelle strie già notate dal Leydig, o quei peli di cui parla il Blanc. Nondimeno le osservazioni da me fatte sulle antenne vive del Gammarus pungens m'inducono ad accostarmi quasi interamente all'opinione del Leydig, sicché credo che queste strie siano dei veri canaletti che vanno in maniera rag- giante; tanto più che mi son convinto della presenza di tante speciali boccucce all'estremità distale di ciascun canaletto (Tav. 44, Fig. 21, teav), per cui avviene che esso può comunicare liberamente coli' ambiente esterno, e permettere all'acqua di penetrare nell'interno della cupola. In modo che, secondo il mio avviso, queste cupole membranose non sarebbero altro .se non delle speciali setole rigonfie, appunto in forma di vescichette, riempite normalmente di acqua, la quale penetra nell'interno della cavità mediante i forellini di cui la superficie è crivellata. E, come il Blanc, neppure io son convinto dell' esistenza della nuvoletta pro- toplasmatica descritta dall' Hoek, né della presenza di speciali nervi che vadano alle cupole, siccome il Wrze.sniowski ne ha descritto per la Goplana polonica, e pel Callisoma Branickii. Per me le cupole non sono altro se non semplici organi di ornamento, di cui gli individui di entrambi i sessi, ma sempre assai più i maschi che le femmine, si abbelli- scono quando sono nel massimo splendore della loro livrea di nozze ; e 1' apparenza di « calceolo », o « pantofola », o « ventosa » ( per cui qualcuno ha potuto supporre per l'organo fin uno strumento di adesione) esse la prenderebbero solo quando, per cagione di cambiata condizione nell'elasticità delle pareti, la metà distale dell'ovoide o sferoide s'in- vagina nella prossimale (Tav. 44, Fig. 22). Nondimeno convien che dica come, meno che nel Gammarus pungens, in nessun altro caso a me sia riuscito di poter vedere i canali rag- gianti della metà posteriore della cupola aprirsi con forellini ben visibili e beanti all'esterno; e che ciononostante non sappia lasciarmi indurre a non supporre che, quantunque picco- lissimi, pure i canaletti esistano, e siano appunto rappresentati da quelle tali fibre raggianti, che nessuno vieta di considerare come grandi pori-canali un po' più ampii dell' ordinario. Finalmente aggiungerò aver io sempre considerato 1' apparenza di peli, che descrive e figura il Blanc, e prima di lui avea già fatto 1' Edwards, come semplicemente dovuta ad osservazioni non esatte. S' intende, che se nego l' esistenza dei peli e dei nervi, tanto più son lontano dal confermare quel che il Wrzesniowski asserisce della Goplana, cioè che « in einiger Entfernung ùber der Calceolusbasis gehen jederseits von dem Nerven fiederartig angeordnete, etwas varicose Fibrillen ab ». Ipoderma. g-J D. Ipoderma. Bibliografia. 1855. F. Leydig, Bau d. Arthrop.; in: Ardi. Anat. Physiol., p. 379. 1879. A. Wrzesniowski; in: Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 448. Secondo il Leydig sotto la cuticola del Gammarus pulex esiste una « weiche Hautlage », nella quale si possono notare molti nuclei sparsi nell' interno di una sostanza finamente mole- colare. Il Wkzesniowski, nella Goplana polonica, e nella Pallasea cancettus, paragona l'ipoderma ad un epitelio. E difatti india massima parte dei casi questo strato generatore della cuticola, ossia 1' ipoderma, si presenta come un epitelio pavimentoso semplice, formato da cellule quasi sempre molto depresse, per lo più a contorno esagonale, e spesso regolare, che di solito è ben distinto guardando l' ipoderma dalla superficie esterna, attraverso la cuticola, nei pre- parati colorati col picrocarminio, e si vede meno bene quando la sostanza colorata adope- rata è stato il carminio boracico ( Tav. 44, Fig. 28). Invece nei tagli trasversi la limitazione fra le singole cellule non riesce possibile; e solo si distinguono qua e là i singoli nuclei (Tav. 44, Fig. 6, ni\ che, naturalmente, non capi- tano tutti nella stessa fila, e quindi non possono dare un'idea giusta della ricchezza numerica cellulare dell' ipoderma esaminato. Dirò pure che non mi è capitato mai di vedere nei Gram- marini alcun tratto senza nuclei, come quelli descritti e figurati dal Mayer per le Caprelle x) ; spiegando ciò con la relativa maggiore spessezza della cuticola chitinosa nei Gammarini la quale richiede appunto maggiore attività cellulare. I nuclei sono piuttosto grossi. La forma laminare delle cellule qua e là presenta qualche eccezione, e diviene cilin- droide e allungata; o perchè così le cellule possono avere maggiore attività nella secrezione della cuticola, ovvero perchè in tal modo riescono più atte a sostenere lo sforzo di trazione delle fibre muscolari. Così vediamo un ipoderma cilindrico, dove la cuticola è eccezionalmente spessa, quale sul margine anteriore del cefalotorace delle Orchestie, e intorno alle invagina- zioni tendinee; e cellule straordinariamente lunghe in quelle parti dello stomodeo che segre- gano la cuticola di certi punti dello stomaco masticatorio (Tav. 47, Fig. 29), o danno inserzione alle fibre muscolari dilatataci dell'esofago (Tav. 53, Fig. 23). Là dove la pelle forma delle saccocce molto depresse, avviene sovente che le cellule ipodermiche d' una delle pareti, avvicinandosi molto a quelle dell' altra, giungano a fondersi insieme, dando luogo così a vere trabecole, che attraversano tutta la cavità dell' organo. Tale struttura è comune nelle branchie, e di esse dirò più in seguito ; ma non manca altrove, ') P. Mayer, Caproll., p. 105, t. 10, f. 14. tfA Anatomia. Pelle e sue appendici. e soprattutto nelle lamine epimeriche (Tav. 47, Fig. 19, tri) e nel secondo articolo dilatato del gruppo • posteriore dei piedi toracici. Sotto dell' ipoderma segue intimamente collegato alle cellule uno strato di connet- tivo, il quale in certi punti è molto sottile, come in generale negli archi dorsali del capo e del tronco, ed in altri è molto sviluppato, anzi con i prolungamenti delle cellule interne forma un reticolo più o meno fitto, ed esteso riunendosi anche a quello che appartiene all' altra lamina ipodermica contrapposta. Tale si trova lo strato di connettivo nelle appendici articolate, dove però non esistono molti muscoli, o glandole, tale nelle appendici branchiali, e nelle ovigere, insomma tale dovunque lo spazio compreso fra le due superficie dell' ipo- derma, per mancanza di altri organi, è trasformato in un sistema lacunare sanguigno. Similmente si deve ricordare che il connettivo sottocutaneo (Tav. 45, Fig. 3, pgi) è la sede più frequente delle cellule pigmentale ramose, che si trovano sparse qua e là sul corpo, talora in numero così considerevole da togliere la vista di tutte le parti sottostanti. Ma su questo argomento ritornerò di proposito anche nel dire del Tessuto connettivo, del Sistema circolatorio, del Sistema respiratorio, e del Sistema riproduttore. E. Grlfinilole glntinifere. ( Tav. 44, Figg. 12, 17, 25-32, gì ). Bibliografia. 1858. C. S. Bate, Nidificatici of Crustacea; in: Ann. Mag. Nat. Hist,, (3) voi. 1, p. 161-169 e 317, t. 8. ' L874. S. J. Smith and Haegejr, Dredging St. George' s Banks: in: Trans. Connect. Acad.. voi. 3, p. 1. 1874. S. J. Smith, Tube-building Amphipoda; in: Silliman' s Amer. Journ., voi. 7, p. 601; e: Ann. Mag. Nat. Hist., (4) voi. 14, p. 240. 1S79. P. P. C. Hoek, Carcinologisches; in: Tijdschr. Ned. Dierk. Vereen., Deel IV, p. 126-129, t. 5. f. 1-4-16. 1880. S. J. Smith, Cerapus, Unciola. and Lepidaotylus; in: Trans. Connect. Acad., voi. 4, p. 274-276. 1880. 0. Nebeski, Amphip. Adria; in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 3., p. 112-122, t. 10-11. 1888. A. Della Valle, Gland. Ampeliscidi; in: Atti Soc. Natur. Modena, Memorie, (3) voi. 7. p. 91-93. 1888. Th. E. E. Stebbixg, Eep. « Challenger », passim. Il Say pare clic sia stato il primo, nel 1818, a parlare di tubi abitati da Gammarini : clic eo-li intanto non riconobbe come veri costruttori della loro dimora. Lo Stijipson de- scrisse i tubi, ma non si occupò della sostanza ceméntatrice, la quale invece è notata nel lavoro del Bate. Il primo ricordo di glandole speciali si trova nei lavori dello Smith, non solo rispetto ai Podoceridi, ma anche agli Ampeliscidi, quantunque si tratti soltanto poco più che di semplice menzione della presenza degli organi in esame. Ricerche più accurate, accompagnate anche da qualche disegno importante, furono pubblicate dall' Hoek; ma riguar- dano esclusivamente i Corofidi, con un vago accenno alle glandole dei piedi dell' Ampelisca aequicornis. Vennero poi le osservazioni più importanti del Nebeski, il quale, oltre all' aver sottoposto ad un novello e più minuto esame le glandole dei piedi dei Corofidi, particolarmente dei generi Microdeutopus , Microprotopus, Amphithoe^ Podocerus, Cerapus e Corophium, descrisse Glandole glutinifere. (jf, lincile quelle sparse in diverse parti del corpo dell' Orchestici. Finalmente io stesso ho pub- blicato una breve comunicazione preliminare sull' apparecchio glutinifero degli Ampeliscidi ; e lo Stebbing disegna in varie tavole le glandole dei piedi di molti Gammarini. La superficie del corpo dei Grammarini, siccome ho detto pure altrove ( p. 4S ), è spalmata d' una certa quantità d' umore grasso, che vieta all' acqua di bagnare diretta- mente la pelle, ovvero, nelle specie solite a vivere nei luoghi appena umidi, cioè nelle Orchestie, impedisce il rapido disseccamento. Tuttavia questa facoltà di bagnarsi poco nel- 1' acqua è posseduta variamente dalle diverse specie, e si manifesta anche nella facilità mag- giore o minore con cui vengono, o stanno a galla, quando per una ragione o per wìì' altra ne son venuti fuori. Così la grande difficoltà di vedere rimanere a galla un < in munirli*, soprattutto quello di acqua dolce, si trova d'accordo appunto con la scarsa quantità di materia glutinosa di cui il corpo è asperso; mentre che invece gli Ijjrichtkonius, le Ampelische, e (piasi tutti i Lisianassidi, galleggiano alla prima occasione, in cui escono alla superficie. Le glandole che producono questa sostanza glutinifera sono in generale sparse sotto della pelle, in mezzo al tessuto connettivo, ovvero rimangono ancora rannicchiate fra le cellule dell" ipoderma, di cui sono diretta emanazione. Spesso si giunge a vedere i loro speciali condottini escretori di natura chitinosa, che vanno a sboccare disordinatamente alla su- perficie (Tav. 44, Fig. 15), o in ordine lineare (Fig. 28, a;), o aggruppati diversamente; ma pure non è raro il caso in cui dei veri canaletti escretori non si possono dimostrare ili tatto, e convien conchiudere che siano sostituiti dagT interstizii naturali dell'ipoderma, e dai pori-canali della cuticola, attraverso citi la sostanza glutinosa esce come per una specie di trasudamento. Nondimeno solo nei Gammarini tubicoli 1' apparecchio glutinifero assume grande im- portanza, come quello che è destinato non soltanto alla protezione della superficie del corpo, ma ancora a dare un umore che serva all' Antipode -quale materiale esclusivo di costruzione (Tav. 2, Fig. 12), o quale cemento per fabbricarsi con l'aiuto di corpi estranei un tubo, in cui ricoverarsi (Tav. 1, Figg. 10 e 11), ovvero a tenere riuniti insieme i granelli della sabbia ( Tav. 44, Figg. 18 e 19), dove ha fissato la sua dimora. Che questa sostanza, oltre al servire come colla, abbia anche un potere velenoso, come ammette per le Caprelle il Mayee, nessuna osservazione mi autorizza a crederlo per i Gammarini, quantunque in questi per V abbondanza ed il volume le glandole superino di molto quelle che sono state descritte dal Claus!) e dal Mayer 2) nelle Fronime, dall'HALLER 3) e dal Mayer 4) nei Caprellidi, e dal Claus 5) in vari Platiscelidi. ') Claus, Zeitschr. wiss. Zoo!., 1872, voi. 22 ; e : Org. ci. Phronimiden; in: Arb. Zool. Inst. Wien. 1879, voi. 2, p. 74-78, t. 4, f. 11, 13-15; e t. 5, f. 16. -') Mayer, Mitth. Zool. Stat. Neapel, 1879, voi. 1, p. 40-46, t. 1, f. 1-14. ) Haider, Zeitschr. wiss. Zool., 1879, voi. 33, p. 385-387, f. 31 e 39. ■>) Mayer, Caprell., 1882, p. 113-115, t. 3, f. 6 e 7. 5) Claus, Platysc, 1887, p. 13. Zool. Station z. Neapel, Fauna uncl Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. ^'- gg Anatomia. Pelle e sue appendici. Circa alla distribuzione delle cellule si debbono distinguere gli apparecchi glutiniferi in court: ut rati e diffusi; mettendo nella prima categoria quelli che raggruppano la massima parte dei condottila delle loro cellule glandolar! in uno speciale organo inoculatore, e nella seconda quegli altri apparecchi, in cui le cellule si trovano qui e là sparse, o anche aggrup- pate, ciascuna con un condottino escretore particolare che si apre direttamente sulla superficie del corpo, senza organo speciale d' inoculazione. Solo negli Ampeliscidi in uno stesso animale si trovano contemporaneamente glandole concentrate e glandole diffuse ; negli altri Gammarini si hanno o solo le prime o solo le ultime. La sede delle glandole è varia nei diversi Gammarini, giacché: talora a. è limitata al gruppo medio dei piedi toracici ; altre volte /?. invade parte del tronco, cinque paia di piedi toracici ed alcuni dei piedi codali ; e finalmente in un terzo caso y. è diffusa in tutto il tronco, e in parte dei piedi, soprattutto negli epimeri. Il primo caso è senza paragone il più frequente, perchè si trova nei gen. Siphonoecetes, Coropliium, Erichthonius, Cerapopsis, Photis, Autonoe, Microdeutopus, Leptòcheirus, Aora, Amphiihoe, e Podocerus ; il secondo è rappresentato dai soli Ampeliscidi; il terzo esclusivamente dal gen. Orchestici. a. Appaì'ecchio glutini/ero limitttto (ti piedi toracici medi. Tutti i Gammarini dei generi enumerati nella prima categoria si rassomigliano per hi concentrazione dell' apparecchio glandolare negli articoli 2.°, 3.°, 4.° e 5.° dei piedi toracici medi (Tav. 40, Fig. 38), per la mancanza assoluta di cellule glandolavi nel 1.° articolo, cioè nell' epimero, e nel 6.°, e per la presenza di un organo escretore, più o meno lungo e lesiniforme, formato dal 7." articolo, o unghia. Dei quattro articoli sopra ricordati quelli che presentano il maggior numero di elementi secretori sono il 2." e il 4.°, e soprattutto il 2.", il quale, per questa ragione appunto, in quasi tutti i Gammarini glutiniferi, ma specialmente nei generi Erichthonius (Tav. 9, Fig. 16) e Grubia (Tav. 13, Fig. 23), è molto largo e gonfio. Oltre a ciò il medesimo articolo si distingue dagli altri anche pel diverso aggruppamento degli elementi secretori; giacché mentre negli articoli seguenti le cellule sono sparse qua e là senza ordine, invece nel 2." articolo si dispongono in tre o quattro ammassi allungati nel senso della lunghezza del canale in cui sono contenute. Nondimeno è da osservare che nessuno degli ammassi ha una forma regolare; anzi si vedono variare in individui della stessa specie. I singoli condottali escretori si dirigono insieme alle varie cellule dei diversi gruppi all' articolo seguente, dove appariscono come fascetti di fili sottilissimi accanto alle altre cellule glutinifere, ed insieme ai tendini ed ai muscoli. Finalmente il fascio risultante della riunione di tutti giunge all' unghia, che, come si è detto, funziona da organo inoculatore. L'unghia nella maggior parte dei casi è molto lunga e sottile, altre volte è corta e relativamente grossa. Come esempio di unghia lesiniforme possiamo citare quella dei Sifo- neceti(Tav. 7, Fig. 30) e quella dei Corofi (Tav. 8, Fig. 16), come unghia breve quella delle Amphiihoe. Pure, tanto se l'unghia è sottile, quanto se ha robusta apparenza, la strut- Apparecchio glutinifero degli Ampeliscidi. Qj tura interna non differisce ; ma sempre presenta verso la punta una specie di lacuna ovoide, alla quale mettono fine tutti i condottini escretori (Tav. 44, Fig. 30, sb). fi. Apparecchio glutini/ero <1eyli AìnpelisciiTÌ. L' apparecchio glutinifero degli Ampeliscidi si distingue da quello di tutti gli altri Gammarini principalmente pel grande suo sviluppo e per 1' invasione di parti che negli altri casi restano libere dalle cellule glandolari. Vero è che sono sempre i piedi toracici del gruppo medio quelli che presentano la massa secernente maggiore ; ma non sono essi soli a fornirne. Prima di tutto, ai piedi del 3.° e del 4.° paio altri pure se ne aggiungono così nel torace, cioè quelli del gruppo anteriore, e, nel gen. Ampelisca, anche i piedi del 7.° paio ( i quali, anzi, gareggiano con i piedi toracici del gruppo medio per l' abbondanza degli ele- menti produttivi), come anche nella coda, cioè i piedi codali del 1.° paio, che, nel genere Haploops, o, almeno, nell'i?, tubicola, diventano validi organi d' inoculazione. E poi cellule glandolari se ne trovano diffuse in tutto il corpo, e soprattutto nei piedi addominali, e nei piedi eodali posteriori, e negli archi dorsali del tronco. Ma, anche prescindendo dagli altri piedi e dalla diffusione negli archi dorsali, il para- gone con i piedi stessi corrispondenti degli altri Gammarini glutiniferi dimostra che nelle prime quattro paia dei piedi toracici degli Ampeliscidi vi sono differenze rilevanti. E parti- colarmente riesce notevole la presenza in essi di un enorme numero di cellule negli epimeri ( Tav. 40, Figg. 39 e 40 ), laddove di queste cellule non vi è esempio né nei Corofidi, né nei Podoceridi. Ed oltre alle glandole epimeriche, l'osservazione fa vedere pure altre cellule aggruppate al disopra dell' epimero, e penetrate anche nell' interno del torace, ai lati del- l'arco dorsale, fra i muscoli e l'ipoderma. Nel 2.° articolo le cellule non formano gli ammassi caratteristici dei Corofidi e Po- doceridi, ma. invece sono pochissime e grosse. Nel 3.°, 4.° e 5.° non presentano nulla di speciale ; nel 6.° mancano. Circa ai canaletti escretori, quelli degli epimeri vanno a terminare in gran parte sul margine libero inferiore dell' organo ; tutti gli altri, cioè quelli delle cellule contenute nel torace, alcuni delle cellule epimeriche e tutti quelli degli articoli del piede si riuniscono in un fascetto che si dirige all'unghia. E questa pure non somiglia a quella dei Corofidi, nella maniera come i condottini sboccano ; perchè manca del serbatoio comune ed apparisce minutamente crivellata, ma soprattutto verso la punta, a cagione di tanti fiorellini che corrispondono ciascuno all' apertura di uno speciale canaletto escretore, e che nel gen. Ampe- lisca sono tutti eguali fra loro, ma nell' Haploops sono di due maniere, siccome è disegnato nella Fig. 29 della Tav. 44, dove fra i numerosi forellini di sbocco piccoli (/ce), ve n' è anche uno più grande, che si fa notare per la sua forma ad imbuto (fffe). L' apparecchio glandolare dei gnatopodi anteriori si limita semplicemente agli epimeri, i quali non differiscono essenzialmente da quelli dei piedi toracici del gruppo medio. I condotti escretori sono similmente aperti sul!' orlo libero. (5§ Anatomia. Pelle e sue appendici. Nel gen. Ampelisca, nel 7.° paio (Tav. 41, Fig. 9), le cellule glandolar! penetrano, come nei piedi toracici medi, nell' interno del torace, e di là si continuano nella parte rigonfia dell' epimero, e poi nel 2.° articolo e in tutti i .seguenti fino al 6.°. Le maggiori dimensioni delle cellule si trovano in quelle intratoraciche; ma il numero è prevalente nel 2.° articolo, che mostra gran parte della sua lamina tutta occupata da bellissime cellule, sparse disordi- natamente, ma pure più o meno aggruppate presso all' asse principale dell' articolo. Del resto tutte le cellule, e anche quelle dell'articolo dilatato, mandano i loro condottini verso l' estremo del piede. Qui lo shocco è in due articoli distinti, sul margine posteriore, che presenta perciò una serie di forellini relativamente ampi, allineati parallelamente al margine stesso '). Nei piedi codali posteriori le glandole sono diffuse, e si trovano in ambedue i rami che . in questo genere sono di forma laminare. I condottini escretori si dirigono verso i mar- gini, dove sboccano ciascuno con una speciale apertura, piuttosto ampia. Nel gen. Haploops le glandole sono distribuite alquanto diversamente, ma le differenze riguardano soprattutto i piedi del 7.° paio e i piedi codali anteriori; i quali, difatti, si scambiano nei loro uffici relativamente a quelli che abbiamo veduto nel gen. Ampelisca. Così nell' Haploops Y iiltimo paio dei piedi toracici non presentano traccia di cellule glando- lar! ; ed invece nei piedi codali anteriori il ramo esterno, notevole anche per la sua brevità in confronto dell' interno, è divenuto valido organo d' inoculazione. Grossi tubolini escretori l'attraversano in tutta la sua lunghezza; e da un lato si aprono in grossi forami scavati sul margine convesso del ramo, dall' altro si prolungano nell' articolo basilare per andare a metter capo nell'apparecchio glandolare. Questo è piuttosto voluminoso, e risulta pure di elementi di considerevoli dimensioni aggruppati ai lati della coda ( Tav. 44, Figg. 32 e 32 * ). y. Apparecchio glutini/ero delle Oi'chestie. Nelle Orchestie 1' apparecchio glutinifero è bensì molto sviluppato, ma pure interamente diffuso, giacché tutte le singole cellule componenti mandano il loro condotto escretore di- rettamente alla superficie del corpo mediante speciali forellini. Mancano per conseguenza gli organi inoeulatori. Le cellule sono aggruppate in varie parti del corpo e propriamente sugli archi dorsali e sui piedi ; ma il numero maggiore è concentrato negli epimeri delle prime due paia (Tav. 44, Fig. 17). L' ufficio di questa secrezione è, secondo le mie osservazioni, simile a quello che ha la materia derivante dalle glandole dei Corofidi, Podoceridi ed Ampeliscidi, e quindi creili. che la materia versata per i forellini aperti qui e là sulla superficie del corpo, sia desti- nata a servire da glutine. Se non che, mentre negli altri Gammarini glutiniferi il cemento è adoperato per fabbricare dei veri tubi, appiccicati, o non, sulla superficie dei corpi !) Questi forellini si veggono disegnati anche dal Bate ( Catal. Brit. Mus., 1862, t. 15, f. 1, r), ma senza che ne sia indicato il valore. Cf. anche Stebbing, Chall.. p. 1051, 1056, e 1651. Apparecchio glutinifero delle Orchestie. (jt) sommersi, invece nelle Orchestie la materia conglutinatrice stive a tener fermi insieme i granelli che costituiscono le pareti dei cunicoli scavati dagli animali nella sabbia in cui vivono (Tav. 44, Figg. 18 e 19). Invece il Nebeski vorrebbe attribuire all'umore se- gregato da queste glandolo l'azione d'impedire un troppo rapido disseccamento, soprattutto delle branchie ; e quest' opinione gli sembra avvalorata dal fatto che in Grammarini di generi affini, come « Nicea » , che vivono nell' acqua, queste glandolo mancano. Per conto mio non trovo nulla a ridire su questa opinione in quanto alla protezione che la sostanza glutinosa dà alla pelle, contro il rapido disseccamento, perchè certamente la superficie esterna del corpo può essere continuamente inumidita dalle piandole per i numerosi fori da cui può uscire 1' umore glutinoso ; ma non posso consentire nell' ammettere che, insieme' al- l' irrorazione della superficie esterna del corpo, abbia luogo anche quella delle branchie, e ciò perchè per produrre questo effetto, converrebbe prima di tutto che i condotti glandolari sboccassero appunto, come dice il Nebeski, sulla superficie interna degli epimeri ; ed invece, siccome ho detto, lo sbocco negli epimeri è sulla superficie esterna, precisamente siccome si verifica in tutte le altre parti del corpo. L' argomento dedotto dalla mancanza di glandole nella pelle delle Htjale {Nicea) perde pure altro valore, quando si mettono esse in paragone con altre specie egualmente acquatiche, come sono i Podocerus, i Corophium, le Anipe- lische, ecc., ai quali la vita acquatica non impedisce di avere glandole glutinifere ; come pure quando si consideri che il vero ufficio delle glandole è quello di dare un cemento per la costruzione di un tubo. Struttura delle glandole. — La forma delle singole cellule glandolari è molto varia. Per lo più è tondeggiante, ma spesso è lobata ; anzi i singoli lobi possono essere, come si vede p. es. negli epimeri delle Ampelische, tanto prominenti da dare alla cellula un aspetto ramificato. Altre volte il corpo delle cellule è molto allungato in forma di parallelepipedo, per adattarsi al canale in cui è contenuta. Esaminata con lenti d' una certa forza si vede clic la cellula presenta il suo protoplasma percorso da tanti canaletti ramificati (Tav. 44, Fig. 25), i quali vanno a metter capo in altri maggiori, e finalmente al condotto escre- tore principale. Isolando con gli aghi una delle cellule che si trovano nell' interno della cavità toracica, è facile vedere la disposizione speciale delle radici di questo tubolino, note- vole per questo, che risulta di un tronco centrale, derivante da un piccolo rigonfiamento sferoidale e da un certo numero di tubicini minori raggianti, che a quelli mettono capo (Fig. 26). Varia il numero di questi condottini minori nell'interno del corpo delle cellule, perchè spesso sono quattro, ma altre volte giungono fino ad otto; e varia pure la lunghezza e la forma, essendo ora brevi e appena curvi ad arco, ora lunghissimi, sinuosi, e curvati ad anse in vario modo. Circa alla quistione, che si è fatta per i Fronimidi fra il Claus e il Mayek, se, cioè, le ramificazioni del canaletto escretore nell' interno della glandola abbiano o no una parete chitinosa definita, siccome vorrebbe il Claus, ovvero siano semplici lacune del plasma, secondo 1' opinione del Mayer, 1' esame delle cellule isolate delle Ampelische fa venire alla 70 Anatomia. Pelle e sue appendici. conchiusione che la parete chitinosa esiste soltanto nei primi tratti, e manca nei più piccoli. Una moderata pressione, schiacciando la cellula, fa sparire ancora le ramificazioni minute. Del resto la stessa opinione per i Coronai è stata pure sostenuta dal Neiìeski. Merita ancora di essere specialmente ricordata la differenza di colorazione che i vari gruppi glandolari presentano nello stesso articolo di una zampa così a fresco, sul vivo, come nei preparati tinti p. es. col carminio boracico, quantunque, siccome è già noto dalle osservazioni del Nebeski, non si possano vedere differenze di struttura fra le cellule chiare e le cellule oscure. Dal vedere queste differenze di tinta variare secondo i diversi individui, io sono indotto a credere che esse si trovino in rapporto coli' attività di secrezione. Di solito le più pallide mi sono sembrate le meno attive, ed anche le più giovani. F. Organi eli escrezione. Riunisco sotto questo nome la glandola ante tinaie, e alcuni piccoli gruppi cellulari che io stesso ho descritti alla base dei piedi mascellari, dei piedi toracici, e dei piedi addominali, e che però si debbono indicare sotto il nome di glandole corali. La funzione escretrice di questi apparecchi, quantunque non si possa dimostrare coli' analisi dei prodotti, perchè troppo scarsi nel caso della glandola antennale, e di dubbia esistenza per le glandole coxali, in- vece risulta evidente quando si esamini un individuo giovanissimo di Gammarus pungens o di Gammarus locusta, che sia rimasto per qualche tempo nell' acqua, dove sia stato sparso un poco di polvere di carminio ; che allora si vede che così nell' interno delle anse antennali, come nelle cellule coxali sono depositati tanti piccoli granuli, i quali vanno cambiando di colore a misura che si prolunga la durata della loro permanenza nell' organo. a. Glandola antennale. Bibliografia. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth., in: Kep. Brit. Ass. 1855, p. 30. 1860. F. Leydig, Naturgesch. Daphnid.. p. 28 e 29. 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 59. 1875. Ph. de Rougemont, Naturgesch. d. Gamm. puteanus. 1878. F. Leydig, Amphip. u. Isop.; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 30 (Suppl. ), p. 238, t. 9, f. 1-3. 1879. A. Wrzesniowski, Vorlauf. Mittheil. ii. e. Amphip.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 536. 1880. C. Grobben, Antennendriise ; in: Ari). Zool. Inst. AVien. voi. 3, p. 96, t. 9. f. 4. Il tubercolo conico che si trova alla base delle antenne posteriori, sul 2.° articolo, è stato già conosciuto dai più antichi Carcinologi, i quali pertanto lo descrissero e figurarono pure nei loro lavori sistematici. Il Bate fu il primo che considerò questo processo come di speciale importanza, asserendo che «. this denticle is the external portion of the olfactory organ, and homologizes with the olfactory tubercle ( auditory of M. Milne Edwards, Von 8iebold, ecc. ) which is situated on the basai portion of the antenna in the Podophthalmata » . Glandola antennale. 7]^ Ma le ricerche siili' organo interno furono eseguite solo cinque anni dopo, cioè nel 1860, dal Leydig, il quale poi le completò nel 1878, descrivendo nel Gamma ras index, e nel Gammarus puteanus la figura aggomitolata della glandola, e 1' estremità a fondo cieco, di- latata in forma di borsa, il canaletto cuticolare escretore con le cellule di matrice, e gli spazi sanguigni che si trovano tra gli avvolgimenti della glandola; ed aggiungendo che 1' organo è omologo alla glandola verde di altri Crostacei, ed, in seconda linea, è da para- gonare con gli organi' segmentali degli Anellidi. Fra il primo ed il secondo lavoro del Leydig compariscono qui e là nei lavori sui Gammarini d' indole prevalentemente sistematica, accenni anche sulla glandola antennale : ma si tratta, più che di osservazioni originali, ili semplici conferme delle prime osservazioni del Leydig. Tali sono p. es. le notizie date da G. 0. Saks pel Gammarus neglectus, e dal de Rougemont e dall' Humbekt per altri Gammarini di acqua dolce. Il Wkzesniowski studiò la glandola antennale in tre specie, cioè nel Gammarus pulex, nella Goplana polonica, e nella Pattasea cancettus, e confermò anch' egli tutte le osservazioni del Leydig, aggiungendo nondimeno qualche particolarità sulla struttura minuta, e facendo notare come nel giovane le anse del tubo glandolare siano in minor numero che nell' adulto. Finalmente il Gkobben, esaminando l'organo nel Gamma ras marinus, non esita a con- siderarlo come vera glandola renale, associandosi così ad opinioni somiglianti espresse da altri Carcinologi per questo e per altri organi omologhi. Al pari del Leydig, il Gkobben distingue nella glandola antennale un sacchetto terminale ed un canaletto escretore. Il sac- chetto, che trovasi nell' articolo basilare rigonfio delle antenne posteriori, del tutto presso ai comuni tegumenti, è a questi riunito mediante trabecole che servirebbero a produrre il ristagno del sangue necessario per la secrezione. « Es ist von nierenformiger Gestalt ; ani hinteren Ende, dem Hilus der Niere vergleichbar, entspringt das Harnkanalchen ». Le cellule che rivestono il sacchetto sporgono nell'interno dell'organo, ed hanno un protoplasma grossolanamente granuloso ; mentre che il protoplasma delle cellule che tappezzano il cana- letto dimostra una struttura finamente fibrosa. Del resto il Gkobben conchiude che la glandola antennale dei Gammarini, e di altri Crostacei, è omologa alla glandola del guscio, ed è, come questa, una formazione del foglietto medio, e non già derivata, come vorrebbe il Reiciienbach per V Astacus, da introflessione dell'ectoderma. In quanto alle mie osservazioni, prima di ogni altra cosa debbo notare come questa glandola antennale non esista già egualmente sviluppata nei vari Gammarini ; che invece, a prima giunta, si direbbe quasi che mancasse interamente nelle Orchestie e nei Corofi. In tutte le altre specie del nostro Golfo, alla base delle antenne posteriori, nel così detto articolo coxale delle antenne, esiste un organo glandolare che sbocca all'esterno con un condotto portato da un tubercolo conico, che fa parte del 2.° articolo del peduncolo. Il tubercolo varia di dimensioni secondo i generi: ma per lo più è mediocre, in guisa da non sporgere oltre l'articolazione del 2.° articolo col 3.°. Solo nel Ceradocus orchestiipes ~ •) Anatomia. Felle e sue appendici. è lunghissimo (Tav. 21, Fig. 18), così da raggiungere quasi il 4.° articolo del peduncolo. Dall'estremità di questo tubercolo conico sporge un canaletto ehitinoso, a pareti molto sottili, il quale, siccome si vede poi nelle sezioni, si continua nell' interno del tubercolo, e poi nella massa della base del peduncolo antennale, così nel 2.° articolo come nel 1." La costituzione della glandola, che comincia come un canaletto, continua pure eoi ne tale per qualche tratto. Nel Gammarus, e specialmente nel Niphargus puteamis, il tulio è av- volto in più giri, che nella sezione vengono attraversati in diverse maniere. Nel Microdeutopus la lunghezza del tubo è molto minore ( Tav. 44. Fig. 1 ). Le pareti interne sono formate di cellule epiteliali, le quali solo nelle vicinanze dell' apertura esterna sono rivestite all' interno di cuticola, mentre che nella parte più remota dall'apertura sono meno precise. Non mi è riuscito di ottenere dei buoni preparati per dissezione ; in guisa che non son giunto a veder chiaro nella quistione della terminazione della glandola. Il Geobben dice che essa termini a fondo cieco e così la figura ; ma le sezioni da me ottenute mi fanno inclinare piuttosto all' opinione, di quelli che sospettano in quest' organo un rappresentante degli organi seg- mentali dei Crostacei, giacché, per quanto si può argomentare dai tagli, le pareti delle piandole nelle sue parti più lontane dello sbocco, sono del tutto incerte, e si confondono col tessuto connettivo (Tav. 44, Fig. 2). In quanto alla funzione non mi accorderò certamente col Bate, che vorrebbe con- siderare il tubercolo come organo olfattivo: non c'è nulla clic possa giustificare quest'opi- nione ; e inchino più a credere la glandola di natura escretoria, tanto più che ho veduto anch'io come il Saks, uscire, nel Niphargus } dal foro escretore una materia granulosa (Tav. 44, Fig. 3). Il Geobben, nel terminare il suo lavoro sulla glandola antennale, nota specialmente il fatto, che il così detto da lui « canaletto renale » è più lungo nei Copepodi, Anellidi, ed Irudinei di acqua dolce, che in quelli di acqua marina. Di ciò egli non sa trovare una spie- nazione ; ma nondimeno richiama l'attenzione degli osservatori su questo rapporto, invitandoli a guardare se mai questo parallelismo fra la lunghezza del canaletto e la vita nell'acqua dolce sussista in generale. Per conto mio, dall'esame delle glandole antennali dei Gammarini, posso appunto confermare questo rapporto, poiché in nessun Gammarino marino ho veduto il canaletto raggiungere le dimensioni che si trovano nel Gammarus pulex e nel Nipkargus puteanus, e, come risulta dalle osservazioni del Wrzesniowski, anche nella Goplana polonica. Ma debbo aggiungere che anche nel Gammarus locusta, specie essenzialmente marina, il tubo glandolare presenta molte anse; e, per conseguenza, nei Gammarini, invece di conchiudere che lo sviluppo della glandola antennale è in rapporto con la vita nell'acqua dolce o nella salsa, si può al più affermare che nei Gammaridi propriamente detti, e più che negli altri, nei generi Gammarus e Niphargus, l'organo in quistione è meglio sviluppato che nelle specie di altre famiglie. filandole coxali. 73 3. Glandole coxali. (Tav. 54, Fig. 22, gìc). BIBLIOGRAFIA. 1SS9. A. Della Valle, Org. escrez. Gammarini; in: Boll. Soc. Nat. Napoli, (1) voi. 3, p. 269-272. Alla base dei piedi mascellari, dei piedi toracici, e dei piedi addominali, io ho potuto- dimostrare, in dite specie del gen. Gammarus, la presenza di piccoli gruppi cellulari, di natura glandolare, ma per cui intanto non mi è riuscito di scoprire alcun determinato canale, de- stinato a portar via la materia prodotta, e neppure un forellino speciale sulla pelle. Nei piedi mascellari il gruppo cellulare è più voluminoso, ed occupa l'articolo basilare, ossia quello che risulta dal saldamente del primo articolo del piede mascellare di destra con ([nello di sinistra. Invece nei piedi toracici le glandole si riducono a minimi termini, anzi, a quanto pare, sono rappresentate semplicemente da una cellula sola, più o meno volumi- nosa, la quale occupa precisamente l'estremità più prossimale di quella parte dell' epimero clic è ingrossata verso il lato interno, e contiene in sé le vie circolatorie principali del- l'arto, e i muscoli e i tendini clic dall' epimero vanno ad inserirsi sulle apofisi dell' estremo prossimale del 2." articolo. Finalmente nei piedi addominali o natatori, l' apparecchio glan- dolare, conformato similmente nella maniera che ho detto per i piedi toracici, occupa non già la base dei piedi stessi, ma invece quella parte della superficie ventrale del somite che si rigonfia a cono, e forma quasi un peduncolo a cui si unisce l'articolo basilare del piede. Forse, appunto per questa ragione, cioè dal vedere situate le glandole in questa eminenza conica, si potrebbe conchiudere per un'omologia di essa coli' epimero dei piedi anteriori ( Cf. p. 4(i ). Clic a queste glandole sia riserbato un ufficio escretore io l'ho conchiuso dal fatto che in esse vengono a formarsi dei depositi di granuli di carminio, quando 1' animale se ne riempie il tubo digerente. L'esperienza riesce specialmente con i giovani del Gammarus pungens; nei quali spargendo un po' di polvere di carminio nell' acqua dove vivono una nidiata di essi di recente schiusi dalle uova, dopo alcuni giorni tutti gli animaletti fanno notare tanti granuletti rossi nelle anse della glandola antennale, ed alla base dei piedi mascellari, toracici ed addominali, precisamente nell' interno delle glandolette summentovate. Questo deposito talvolta sembra del tutto regolare, essendo rappresentato da un solo granulo che a prima, vista si direbbe quasi il nucleo colorato, sì che si penserebbe ad uno dei tanti casi di colorazione artificiale degli elementi vivi. Ma questo sospetto della colorazione di elementi vivi viene subito allontanato, quando si faccia nel medesimo tempo l'esame delle altre glandole vicine, ed ancora delle glandole di altri individui alimentati nella maniera stessa ; perchè si vede che il deposito di carminio, in una prima glandola unico e sferoidale, in una altra è invece duplice e anche suddiviso in minori masse, fino a ridursi in certi casi ad un gran numero di piccoli granelline II deposito maggiore è sempre alla base dei piedi ma- scellari, là dove appunto le cellule sono più numerose; quelli dei piedi toracici e addominali sono minori del primo, ma tutti eguali fra loro. Contemporaneamente al deposito di carminio Zool. Station ?.. Neapel. Fauna und Flora, Golf. v. Neapel. Gammarini. '"■ 74 Anatomia. Pelle e sue appendici. nelle glandole della base dei piedi, anche nelle glandole delle antenne posteriori compari- scono dei granuli rossi ; ma questi sono tutti e sempre minutissimi, come una fina sabbia, senza che mai si raccolgano in conglomerati. Le esperienze con i Gammarini marini sono riuscite, siccome ho detto anche nella comunicazione preliminare, non troppo felicemente, giacché gli animali non resistono in vita {pianto è necessario, perchè la sostanza colorante penetri nel corpo e sia poi eliminata. Solo con i giovani di Gammarus locusta l'alimentazione con carminio mi ha dato buoni risultati ; i quali in generale si accordano con quelli avuti con la specie di acqua dolce, meno che non ho veduto mai, negl' individui da me esaminati, dei depositi nei piedi ma- scellari. Viceversa poi ai lati del 2.°, 3.°, e 4.° segmento del torace i giovani Gammarus locusta alimentati con carminio mi hanno fatto vedere sei grandi depositi, tre per lato, di granuli color rosso-vivo, molto superiori per volume a quelli ordinari dei piedi che si trovano più in basso. Naturalmente vedendo la costanza della sede, e la limitazione precisa, son venuto nella convinzione che questi depositi siano, al pari degli altri soliti dei piedi, effetto dell' azione di speciali organi escretori ; ma quali siano questi organi, per mancanza di materiale opportuno, io non ho potuto determinare. Certamente, oltre che nelle due specie del gen. Gammarus di sopra ricordate, è da cre- dere che esistano glandole dei piedi anche in molti altri, se non in tutti i Gammarini. Ma, poiché si tratta di organi assolutamente di minimo volume, cioè formati di una cellula sola, o forse al più di due, non è facile, anche conoscendo il sito preciso della loro sede, di assicurarne l'esistenza nelle sezioni; dove o per una ragione o per l'altra possono rimanere inosservate, o, con maggiore probabilità, confuse con le cellule ordinarie dell'ipoderma, o del connettivo. Tuttavia, quantunque non confermate da esperimenti di alimentazione con carminio, credo di essermi assicurato della presenza di cellule glandolar! simigliatiti a quelle dei Gammarus anche nella Leucotkoe spìnicarpa. Del resto è evidente che queste glandole dei piedi sono perfettamente omologhe a quelle che il Metschnikoff v) ed il Kowalewsky2) hanno scoperto in altri Malacostraci, cioè nelle Mysis, nel Paradopsis cornutum, nel Palaemon, e nelle Nebalie ; come pure a quelle che si trovano alla base dei piedi di alcuni Fillopodi, cioè nel Pranchipus } dove le ha scoperte lo SPANGENBERG 3), e nell' Artemia stilimi, dove le ha trovate il Claus 4). E, volendo esten- dere le omologie, io mi associo volentieri all'ElSlG '), (piando considera come « ilberaus J) Secondo Kowalewsky. Ein Beitrag zur Kenntniss der Exkretionsorgane : in : Biolog. Centralbl., voi. ':. 1889, p. 39. -) KOWALEWSKY, 1. e. p. 36, e 40. Le es2>erienze furono ripetute per le Nebalie anche dal Clats. che studiò pure la struttura delle glandole. Cf. Claus, Ueber den Organismus der Xebaliden und dir systematische Stellung der Leptostraken: in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 8, 1888, p. 100-102, t. 1. f. 1-3, e t. 15, f. 3 e 4. 3) SpANGENBEEG, Zur Kenntniss vini Branchipus stagnalis; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 25 (Suppl.) 1875. p. 19-20, t. 1, f. 6. BD. 4) Claus, Untersuchungen iiber die Organisation und Entwickelung von Branchipus und Artemia, etc. ; in : Arb. zool. Inst. Wien, 1886, voi. 6, p. 336, t. 9, f. 1 BDr. ■•) EisiG, Monogr. d. Capiteli.. 1SS7: in: Fauna u. Flora d. Golfes v. Neapel, 16. Monogr., p. 895-896. Organi frontali. 75 wahrscheinlich », che queste glandole dei Crostacei « den Sehenkel- oder Coxaldriisen der iibrigen Arthropoden, respective den Spinndriisen der Anneliden homolog sind ». Ma, viceversa, non posso risolvermi ad accettare come assolutamente buona l' ultima conclusione dell' A. ora citato, cioè: « Sodami kann aneli auf die Thatsache hingewiesen werden, dass na'ch Claus gerade die Pliyllopoden als directeste Abkommlinge der Ur- Crustaeeen oder Protostraken zu betrachten sind », perchè, siccome ho già detto, le glan- dole si trovano, oltre che nei Fillopodi, anche nei Malacostraci. Nondimeno, chi consideri che fra gli Artropodi e gli Anellidi, lo stesso animale, insieme alle glandole coxali, sovente è assai ben tornito anche di veri organi escretori, quali sono i tubi del Malpighi o i nefridi, e quindi che non si può conchiudere che in lui le glandole coxali sostituiscano i soliti ap- parecchi di eserezione mancanti (perchè, invece, quelle non fanno altro se non aggiungersi semplicemente a questi) vedrà quanto sia poco fondata 1' opinione del Claus *), quando crede di poter spiegare la presenza delle glandole coxali nelle otto paia di piedi toracici delle Nebalie con la riduzione della glandola del guscio, e specialmente con la mancanza di anse nella glandola antennale. Del resto, anche senza, uscire dai Malacostraci, l'ipotesi del Claus perde ogni valore, tenendo conto del fatto che i Gammarini delle specie ricordate, e più di essi ancora le Mysis, quantunque provvedute di anse sviluppatissime nella glandola antennale, nondimeno hanno glandole in tutti i piedi toracici, e, i Gammarini, anche nelle tre paia di piedi addominali. G. Organi frontali. (Tav. 46, Figg. 11-13; e Tav. 54, Figg. 6 e 7). Bibliografia. 1882. P. Mayee, Caprelì., p. 111. f. 31 nel testo. Sotto il nome di « Frontaldrùsen » sono stati indicati dal Mayee nella Leucothoe due piccoli organi di apparenza glandolare, situati uno per lato nella parte anteriore del capo, dietro delle antenne. Veramente il Mayee non entra nei particolari della struttura per de- terminare i necessari confronti, e si limita a disegnare solo il contorno dell'organo, che. erede senz' altro omologo alla glandola frontale delle Caprelle, e dei Ciami. A me, invece, l'esame dell'insieme dell'organo in quistione, e delle varie sue parti, osservate nelle sezioni, non ha dato l'idea di una glandola propriamente detta, ma invece ha fatto l'impressione (piasi come di un occhio rudimentale. La forma degli organi frontali, o glandole frontali, guardata in complesso (Tav. 46, Fig. 11), è quella di un cono allungato, con la parte rigonfia rivolta verso il vertice del capo, e con la sottile che va verso la faccia inferiore. Nondimeno tale forma, esaminando più minutamente, si vede che è dovuta ad una sottile membrana connettivale cp 0, che ') Claus, Org. d. Nebal. : 1. e. p. 100. 76 Anatomia. Pelle e sue appendici. circonda a guisa di capsula il vero organo principale, il (piale presenta nel suo interno delle singolari formazioni, che ricordano non di raro i coni cristallini, in principio di svi- luppo, degli occhi genuini laterali. Una di queste forme, a cui accenno, è quella disegnata nella Tav. 46, Fig. 11, cr ; dove, "se si consideri che i nuclei ns, situati nelle vicinanze, potrebbero ben rappresentare i nuclei del Sempee, e i corpicciuoli e l'inizio o il residuo di cellule retiniche, si dovrà conchiudere che v' è abbastanza per far dubitare del valore glan- dolare attribuito agli organi in esame. Ma non debbo tacere, che contro questa maniera di vedere fanno grande ostacolo le osservazioni del Mayee, il quale, in animali molto affini ai Gammarini, cioè nelle Caprelle, descrive per ciascun organo un condotto escretore rivestito di chitina, e quindi resistente alla potassa caustica ; il quale, dopo di aver variato di calibro nel suo corso, va final- mente a sboccare sulla superficie della pelle con un orificio non rotondo, ma irregolare. « Ina Inneren der Druse sind, allerdings nicht immer, aber dodi meist, durch Essigsaure die Zellen nachweisbar, welche sie zusammensetzen, aneli sicht man unter Umstanden das Chitinrohr des Ausfiihrganges frei hineinragen ». Per questo, ed anche perchè l' organo « nach Behandlung mit Essiosanre oder anderen die Grerinnung des Plasmas herbeifuhrenden Agentien fast liei jedem Individuum einen anderen Inhalt zeigt, was sich wohl auf eine in Thatigkeit befindliche Druse, nicht aber auf ehi Sinnesorgan beziehen làsst », il Mayee conchiude, indipendentemente dalla presenza o mancanza di un nervo speciale, che nelle Caprelle « spricht Alles fur eine Deutung des Frontalorgans als einer Druse ». Eppure, .siccome ho detto, questo significato di glandola, checché si debba conchiudere per le Caprelle, (•ertamente per i Gammarini non si può sostenere, almeno per le Leucothoe, in cui, anche a voler considerare come prodotto di coagulazione quelle masse che somigliano tanto spesso a coni cristallini, resterebbe sempre ancora a scoprire un condotto escretore. Del resto fra tutti i Gammarini del nostro Golfo, a me non è riuscito vedere eli orsrani frontali se non in due sole specie, cioè nella Leucothoe spinicarpa, confermando così le os- servazioni del Mayee, e neWAtylus Sivammerdamii^). Ma voglio aggiungere che in questo ultimo animale l'organo è pure molto rudimentale, anzi, se è possibile, più oscuro ancora che nella Leucothoe. La Fig. 6 nella Tav. 54, ofr lo presenta nella sua posizione naturale, mentre che la Fig. 7 lo mostra nell'aspetto che ha quando si guardi con lenti di forza ingranditiva maggiore. E qui si vede che esso è parimenti involto in una capsula comune, a somiglianza di quello clic appare nelle Leucothoe; da cui intanto differisce, perchè di forma non già conica, bensì a fuso, co' due estremi prolungati uno verso il vertice del capo, ') Secondo il GrAMROTH (Zeitschr. wiss. Zool. voi. 31, p. 113). a cui si deve la pi-ima scoperta del « Frontal- organ ». questo esisterebbe « wahrscheinlich » in tutti gli Antipodi. Ma, siccome dico più su, nei Gammarini, io non Y ho osservato che in soli due casi; ed il Mayee che l'ha trovato nelle Caprelle, nei Ciami, e nelle Leucothoe, l'ha invece ricercato invano negl' Iperini, dove non l'ho potuto vedere neppure io. Voglio pure qui avvertire che nelle Leucothoe e negli Atylus non risulta dalle mie osservazioni che, come per le Caprelle nota il Mayer, sia « das Frontalorgan bei ganz jungen, der Bruttasche entnommenen Thieren im Verhaltnisse sehr viel grosser als liei den Erwachsenen ». Organi frontali. 77 e l'altro sul margine anteriore dell'occhio. Che cosa rappresentino veramente questi due prolungamenti, io non ho potuto ben capire, perchè l'inferiore si perde sul lembo dell'oc- chio, confondendosi, forse, con la capsula che circonda l' organo visivo, e l' altro, cioè il superiore, va a terminare, a quanto pare, sulla superficie esterna del corpo, ciascuno dal lato corrispondente della linea mediana del sommo del capo. Ognun vede come in queste circostanze la somiglianza degli organi frontali fra i Grammarini e le Caprelle sia molto maggiore, che nel caso delle Leucothoe, tanto più che, come la Fig. 7 della Tav. 54 dimostra, si potrebbe forse interpretare come prodotto della secrezione quella specie di nubecola, che in taluni casi si vede, ed è quindi rappresentata nella figura, appunto nelle vicinanze del condotto escretore. Ed infine, per completare la somiglianza coli' organo delle Caprelle, si aggiunge pure, che, quantunque non mai nettamente, pure tutta la massa dell' organo sembra che risulti di grosse cellule nucleate, che si potrebbero forse considerare come le secretrici. Sicché, in conchiusione, l' esame dei Grammarini non porta nessun contributo essenziale alla conoscenza più esatta della struttura o della funzione dell'organo del GrAMROTH; mentre che intanto si può conchiudere che fra i tre sottordini degli Antìpodi i Lemodipodi son quelli in cui esso raggiunge uno sviluppo più considerevole. CAPO IV. Tessuto connettivo. Bibliogkafia. 1857. F. Leydig, Lehrb. (1. Histol., p. 341. 1878. F. Leydig-, Aniphip. u. Isojj.; in: Zeitsehr. wiss. Zool., voi. 30 (Suppl.), p. 241. 1879. À. Wrzesniowski, Vorlàuf. Mittheil. ii. e. Amphip. ; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 448. Le sole ') notizie bibliografiche che trovo intorno al tessuto connettivo dei Grammarini si possono ridurre a quelle che riguardano la varietà adiposa. Della quale il Leydig nel suo Manuale d' Istologia, a proposito del Gammarus yulex, si limita a dire che è una rete pallida, derivata da cellule fuse insieme, ma che presentano sempre i loro nuclei; e che le gocce di grasso sono deposte fra le maglie del tessuto areolare. Nel 1878 lo descrive nel Gaiinniiriis putmnus come molto abbondante, così che dalla cavita del corpo si estende fin nel capo, nei piedi, e nei sacchi branchiali. Anzi, aggiunge, che a costituire questo tessuto prendono parte pure le cellule della matrice del dermascheletro. Inoltre parla di concrementi che si trovano nel corpo adiposo della cavità del corpo, simili a quelli che egli stesso avea descritto per alcuni Insetti, Miriapodi e Crostacei. ') Cf. pure Eathee nella nota seguente a p. 71». yx Anatomia. Tessuto connettivo. Il "Wezesniowski accenna alla varia diffusione del tessuto adiposo, ed alla sua maggiore o minore ricchezza di grasso, secondo il vario grado di digiuno dell' animale. Secondo lui nella Goplana polonica il corpo adiposo ha una struttura del tutto somigliante a quella dell' ipoderma, ossia risulta di piccole cellule poligonali, con nucleo e nucleoli, senza sostanza intercellulare. Invece nella Pallasea cancellus i due tessuti si distinguono facilmente soprat- tutto nei tagli trasversali del primo articolo delle antenne inferiori, giacché 1' ipoderma è rappresentato da un tipico epitelio cilindrico semplice, ed invece il corpo adiposo consta di grosse cellule pallide, rotonde, o alquanto angolose, unite insieme senza sostanza interposta. Il tessuto connettivo è molto diffuso nel corpo dei Gammarini ; ma si presenta diver- samente secondo i vari punti del corpo, cioè ora in forma di tessuto interstiziale intraor- ganico, ora di tessuto interorganico che collega insieme i differenti organi, talvolta come rivestimento interno della pelle, o esterno degli organi, e finalmente altre volte come lamine speciali che attraversano in vario senso la cavità del corpo, suddividendola in compartimenti che la corrente sanguigna percorre in una maniera determinata. Ad una varietà del tes- suto interorganico si deve riferire forse anche quella specie di connettivo, che ho chiamata glandoli/orme. A. Connettivo intraorganico. Lo studio di questa forma è molto difficile, perchè si confonde facilmente con quella dei vari elementi dello stroma dell' organo ; anzi in certuni fra essi, come il sistema nervoso, dove il connettivo è specialmente sviluppato, questo è a dirittura inestricahile. Ad ogni modo in generale si può dire che il connettivo intraorganico abbonda di elementi fibrosi disposti in fasci più o meno grossi e ramificati. Certo, insieme alle fibre, non mancano neppure le cellule ; ma queste si confondono d' ordinario siffattamente con le cellule dei tessuti degli organi di cui rinforzano la trama, che riesce impossibile a distinguerli dalle cellule parenehimali. B. Connettivo interorganico. Il tessuto interstiziale lasso interorganico è il più diffuso, e nello stesso tempo quello che meglio si presta alle ricerche, poiché, per vederlo basta esaminare in una sezione qualun- que di un Gammarino le lacune che dividono organo da organo. Consta niente altro che di rare cellule fusiformi o ramose, sparse qui e là senza ordine apparente, riunite insieme per mezzo dei loro prolungamenti o rami, in guisa da costituire una rete a maglie molto larghe. Un' importante modificazione del tessuto connettivo ordinario è quello che va sotto il nome di corpo adiposo, « Fettkorper » , e che si trova accumulato specialmente siili' intestino medio, e sopra della catena gangliare. Come si è già da lungo tempo notato, questo tessuto Connettivo glandoliforme delle Orchestie. 79 adiposo appare sotto forma di zolle, dove è più abbondante, ovvero di rete, dove è più scarso, come in tutte le adiacenze dei principali visceri del corpo e perfino dentro degli articoli alquanto dilatati delle zampe, delle parti boccali e delle antenne. Istologicamente il corpo adiposo risulta del connettivo ordinario lasso, nelle cui maglie si trovano infiltrate gocce di grasso più o meno abbondanti '). C. Connettivo glandoliforme clolle Oi'diestie. Voglio indicare con questo nome uno speciale tessuto da me riscontrato molto spesso nell* Orchestici Deshayesii, ma esclusivamente nelle femmine che portano sotto 1' addome dei piccoli già usciti dall' uovo, e pur non ancora perfettamente sviluppati -). Debbo pure far notare che non in tutte le stagioni dell' anno è ugualmente frequente la presenza di un connettivo somigliante, poiché in inverno, per esempio, poche sono le femmine che se ne sono mostrate provvedute; ed invece nei mesi di agosto e settembre, quasi tutte le femmine che portavano piccoli nel grado di sviluppo che di sopra ho detto, ne avevano in maniera molto abbondante. Per contrario i maschi, coabitanti colle femmine cariche di questa varietà di connettivo glandoliforme, ne erano sempre del tutto sforniti. Una femmina che abbia il suo addome carico di connettivo glandoliforme, quando sia stata privata della sua prole, mostra, già fin se guardata dall' esterno, il fondo della doccia toracica, ossia la superficie sternale del torace, occupata da due larghe strisce bianche, situate una per lato, e divise da un tratto mediano più oscuro. Se la cuticola dell' Orehestia è abbastanza trasparente, le strisce bianche fanno anche vedere grandi irregolarità nei loro margini laterali: altrimenti le macchie riescono uniformi, a contorni indistinti. Aprendo dal dorso un tale animale si trova (Tav. 48, Fig. 15, cgl), che i lati della regione del ventre sono occupate, per tutta 1' estensione- del torace, da due corpi voluminosi di colore bianco di latte, e conformati così che sembrano risultare dall' aggregamento di varie zolle irregolari del tessuto adiposo ordinario. Se non che prima di tutto lo sviluppo di queste masse, enorme in confronto appunto del tessuto adiposo ordinario, e poi il colore alquanto diverso, e finalmente anche la singolarità del fatto della presenza del tessuto ') Anche liei Platisoelidi il CLAUS ( Platyscel., p. 19) ha notato la presenza di una eerta quantità di tessuto con- nettivo più o meno carico di grasso, che in forma di rete si distende so2)ra dell'intestino, del fegato e del cuore, non che fra i muscoli e nell'interno dei piedi : anzi nota che in questi ultimi il connettivo medesimo prende le forme di cellule isolate, che nel caso di poca abbondanza di grasso possono facilmente scambiarsi con cellule glandolare Invece nelle Caprelle, pur esistendo, secondo il Mayer, il tessuto connettivo lasso intorno ai principali organi, come nei Grammarini e negl' Iperini, ed anche dentro delle appendici articolate, tuttavia, per la mancanza di un contenuto grasso, non si può parlare di tessuto adiposo. (V. anche qui appresso il testo a p. 81). 2) Questo fatto fa ricordare quello che il Rathke dice pure degli Antìpodi in generale: « Qui in Amphipodibus. Isopodibus et Lophyropodibus sub cute reperitur adeps.... non prius.... seceruitur, quam horum animalium fetus ex ovis exelusi sunt. In Astaco fluviatili autem ejus secretio aliquanto ante, quam ille ovum relinquit. iiiitium ducit ». H. Rathke, De animalium crustaceorum generatioue. lìegiomouti, 1S44, p. 22, in nota. gQ Anatomia. Tessuto connettivo. glandoliforme solo nelle femmine in certo determinato stato «li vita, e la mancanza assoluta nei maschi, tutto questo insieme fa nell' animo dell' osservatore 1' impressione che si tratti di qualche cosa di diverso dal comune connettivo che talvolta si carica di gocce adipose. Ma contro questa maniera di vedere, ossia che anche nel caso in esame si tratti di tessuto adiposo, siccome io pure per lungo tempo ho voluto credere, vi sono ancora due fatti principali, di cui uno chimico e 1' altro istologico, che certo valgono da soli a togliere ogni dubbio. Il fatto chimico è questo : che 1' acido osmico, il quale annerisce facilmente il comune tessuto adiposo, invece sul tessuto glandoliforme non esercita punto azione, sia che si tengano nella soluzione stessa dei brani del tessuto distaccati dal corpo, sia che tutto insieme s'immerga in quello l'animale aperto nella maniera che di sopra ho detto. Il criterio istologico, che fa negare al tessuto in esame il significato di tessuto adiposo, è preso dalla disposizione e forma, e struttura degli elementi che lo compongono. Facendo un taglio trasverso, si vede (Tav. 48, Fig. 16) che le masse in discussione occupano non propria- mente la regione ventrale, come si sarebbe creduto, osservandole nell'animale aperto dal dorso, ma invece piuttosto rimangono ai lati delle appendici epato -pancreatiche, special- mente delle inferiori, dove nel taglio hanno la forma di corpi allungati ovali, che si estendono dalle appendici epato-pancreatiehe superiori fino ai lati della colonna gangliare. Tutta la sezione risulta di un ammasso di cellule di forma irregolare, notevoli (Tav. 48, Fig. 17) per la presenza di un protoplasma fittamente reticolato, ma con un reticolo a maglie non interamente ben definite, nelle quali intanto è depositato un contenuto granuloso con granelli molto minuti. Il nucleo è piccolo, di forma ovale, e di colore oscuro, con una areola chiara nel mezzo, di dubbio significato. Insieme a queste due masse principali (egli), situate ai lati delle appendici epato-pancreatiche, il taglio disegnato nella Fig. 16 della Tav. 48, ne mostra ancora due altre (cgle) più verso i lati esterni del segmento toracico, anzi, quasi verso 1' inserzione dei piedi, e che però si possono chiamare corpi glandoli/ormi estemi, riserbando il nome di corpi glandoli/ormi interni a quelli prima descritti. Il corpo esterno, disegnato a sinistra della figura, non presenta alcuna differenza dai corpi interni; ma quello di destra lascia distinguere invece di un tessuto cellulare compatto soltanto un reticolo lasso con poche delle cellule caratteristiche, le quali o sono insieme aggruppate, ovvero qui e là isolate. Che cosa veramente rappresenti questo tessuto io non saprei affermare, perchè non si può esso dire varietà adiposa del connettivo per le ragioni che di sopra ho enumerate, e soprattutto per la reazione mancante dell' acido osmico, mentre che invece apparirebbe connettivo adi- poso per la sede che occupa, ed anche per quella specie di riassorbimento a etti sembrerebbe elle potesse andai' soggetto, quando si tenga conto del caso del corpo esterno di sinistra nella Fig. 16, della Tav. 48 '). Il nome di « connettivo glandoliforme » che ho voluto usare per ') In questa figura è ancora chiara la somiglianza fra il reticolo connettivo che accoglie le cellule glandoliformi sparse, e quello che si trova interposto tra il setto perieardico, gli ovari, le appendici epato-pancreatiche superiori e 1' intestino. Connettivo di rivestimento. gì indicare un tal tessuto, accenna all' impressione che è destata nel complesso, da una parte dal cumulo di tante cellule turgide riunite insieme, dall' altra dall' aspetto reticolato del protoplasma, e da quelle areole bianche dei nuclei, che ricordano quasi il principio di un condotto escretore. Tuttavia per quanto mi vi sia adoperato, non ho potuto mai scoprir nulla che come condotto escretore si debba, o possa, considerare. Il tessuto glandoliforme dei corpi laterali esterni ed interni delle Orchestie ha forse un riscontro in quello che vien riferito dall' Haller e dal Mayer, per alcuni Caprellidi e propriamente per i generi Protetta e Podalirius. Secondo 1' Haller ') nelle Protelle esi- stono delle speciali grosse cellule che accompagnano i legamenti connettivali sospensori degli organi, specialmente del sistema nervoso, onde l'Autore le chiama cellule fibrogene, quasi che da esse sia formato il tessuto connettivo. Invece il Mayer 2), il quale le ha vedute anche nel genere Podalirius, nega loro il nome di « fibrogene », avendole rinvenute anche dove non esistono grossi legamenti, p. es. nel capo, dal lato dorsale del cuore. Le cellule sono rotonde o allungate, e nei giovani, a fresco, contengono molte vescichette, mentre che trattate co' reagenti presentano uno o due nuclei. L' Haller vorrebbe aver notato che nei giovani le cellule siano più sviluppate che negli adulti ; anzi che in questi ultimi esse si trovino in uno stato di morte. Ma il Mayer sostiene invece che anche nell'adulto le cellule speciali hanno fatto a lui 1' impressione di cellule ben vive. In tale quistione, che veramente riguarda le Caprelle, si potrebbe forse dire che 1' Haller abbia veduto delle cellule sparse qui e là come quelle da me descritte nei corpi glandoliformi laterali esterni delle Orchestie. Del resto, anche se le cellule speciali delle Caprelle sono della stessa natura di quelle delle Orchestie, con ciò non è punto risoluto il dubbio circa all' ufficio da assegnare alle medesime; perchè, contrastata ad esse la funzione fibrogena attribuita loro dall' Haller, il Mayer non sa dirne altro : « Ueber ihre Function wage idi nicht einmal eine Vermuthung zu aussern. Sie zum Fettgewebe, das nach einigen Aittoren sehr verbreitet ist, zu rechnen, verbietet der Mangel an Fett in ihnen » . Come si vede, è lo stesso caso anche quello delle Orchestie 3). D. Connettivo di rivestimento. Siccome già ho detto precedentemente (p. 64), sotto dell'ipoderma sono sparse in numero vario delle cellule di connettivo, le quali talora costituiscono uno strato semplice e continuo, ed altre volte si accumulano in alcuni punti, sovrapponendosi in più strati, ed entrando in relazione con le cellule del connettivo interorganico. Anche sopra dei principali organi contenuti nella cavità del corpo il connettivo si distende come sotto della pelle, formando in alcuni casi un sottile rivestimento, e se ne ') Haller, Beitr. z. Kenntn. d. Laemodipodes fìliformes; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 33, 1879, p. 388-390. '-) Mayer, Caprell., p. 131. 3) Una certa somiglianza con questo tessuto glandoliforme la dimostra pure quel tessuto interorganico che si vede nella porzione dorsale e anteriore del capo delle Ampelische ( Tav. 47, Figg. 8-11, et). Zool. Station ?.. Neapel, Fauna une] Flora, Golf v. Neapel. Garamarini. IL g2 Anatomia. Tessuto connettivo. vedono esempi nel connettivo che circonda il cuore ; in altri costituisce degl' inviluppi molto resistenti, come specialmente è quello che circonda il sistema nervoso centrale, e come sono tutte le così dette membrane proprie o aniste dell' intestino medio e delle sue appendici. Rimandando ai capitoli, dove si tratta dei singoli apparecchi, per ciò che riguarda queste varie maniere del connettivo di rivestimento, dirò qui un poco più particolarmente di quelle cellule connettivali che si riempiono di pigmento. Le cellule pigmentate o cromatofori sono quasi sempre molto ramose e sono sparse qui e là in diversi punti del corpo, siccome d' altra parte è il caso comune anche dei Caprel- lidi e di molti Iperini. La sede più ordinaria è nondimeno la pelle, sotto dell' ipoderma, in mezzo alle cellule connettivali ordinarie, fra cui esse risaltano non solo per la loro forma speciale, ma anche per le dimensioni considerevoli. Del resto tale forma ramificata in parecchi casi è, dirò così, determinata, perchè non cambia neppure con la morte; ma qualche volta, come nella Lysianassa punctata } i rami si contraggono abbastanza rapidamente, fino a sparire del tutto, in guisa che in un animale morente i cromatofori contratti appariscono come tante vescichette ovoidali. Il colore delle sostanze contenute può essere di due maniere. Nella maggior parte dei casi è nero-verdiccio, e resiste all' azione dell' alcool e della glicerina, degli acidi deboli, delle essenze, ecc., sicché tanto gli animali conservati nell' alcool, e i preparati di dissocia- zione fatti in glicerina, quanto le sezioni colorate artificialmente e conservate nel balsamo del Canada, presentano sempre delle macchie nere più o meno fitte e grandi, secondo che la specie o V individuo conservato era più o meno colorato naturalmente. Non così il pigmento dei cromatofori rossi, come ne troviamo p. es. nella Lysianassa punctata ; poiché messo questo Anfipodo nell'alcool, debole o forte, la pelle tosto si scolora e più facilmente in questo che in quello. Invece nella glicerina il colore resiste di più ; ma dopo un certo tempo s' impallidisce anch' esso e sparisce totalmente. Meno solubile nell' alcool è il pigmento verde-gialliccio dell' Orchestici Deshatjcsii, sebbene pure in breve ceda, sicché, in iiltimo, anche in questa specie, tutti gì' individui conservati nell' alcool diventano incolori. Del resto il colore dell' animale non sempre dipende dai cromatofori del connettivo ; ma da liquidi contenuti, a quanto pare, negl' interstizii dei tessuti, ovvero dalla trasparenza del contenuto del tubo digerente, o delle appendici epatiche, e finalmente delle uova. Come esempio della prima maniera possiamo citare l' Orchestici litorea, la quale viva è di colore livido bruniccio, eppure non mostra cromatofori, almeno della forma ordinaria; e nell'alcool diventa incolore. Esempi della seconda maniera sono ad ogni passo, ma basterà citare il Gammariis locusta, il Gammarus pnvgens, Y Ichnopus taurus, lo Scopelocheirus Hopei, ed in generale i Lisianassidi. Anche questo pigmento dell' intestino, del fegato e delle iiova è distrutto dall' azione dell' alcool. Per le lamine di tessuto connettivo che attraversano la cavità del corpo, v. Apparecchio circolatorio. Muscoli del tronco. 83 CAPO V. Muscoli. Bibliografia. 1859. R. Bruzelius, Bidrag till kànned. om Amphip. inre byggnad; in : Ofvers. Vet. Akad. Forhandl. (Estr. p. 2). 1867. (i. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 54-55. 1879. A. Wrzesniowski, Vorlauf. Mittheil. ii. e. Amphip.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 449-450. I muscoli dei Gfammarini non sono stati mai oggetto di esame accurato. Così il Bru- zelius non trova altro a dire se non che i muscoli del Gammarus locusta, e quelli del- l' Amphithoe podoceroides sono molto sviluppati, e specialmente nelle prime due paia di piedi, e nell' addome. Ed anche il Sars nella sua descrizione del Gammarus neglectus, si limita soltanto a riferire qualche generalità, dedotta dall' osservazione superficiale dell' animale dall' esterno, soprattutto per ciò che riguarda i muscoli estensori e flessori del dorso. Una descrizione alquanto più minuta la dà intanto per 1' estensore e flessore dell' unghia nei gnatopodi posteriori. Più circostanziato è stato invece il Wrzesniowski circa al sistema muscolare della Gopìana polonica, di cui egli descrive soprattutto i flessori del dorso ed i motori dei piedi addominali. Ma le mie osservazioni non concordano interamente con le sue ; anzi mi fanno sospettare, quantunque non abbia avuto io stesso 1' occasione di osservare la Goplana, che egli abbia veduto soltanto una parte dei muscoli del tronco del Grammarino sopra menzionato. A. ^Muscoli del tronco. (Tav. 43, Fig. 2).' I Lo sviluppo dei muscoli nel tronco dei Grammarini è molto vario, non solo per la robustezza e pel numero dei singoli fasci di cui ciascun muscolo risulta, ma ancora pel numero dei muscoli stessi e per le loro inserzioni. E ciò si nota soprattutto nelle masse del tronco, ma più propriamente in quelle del torace e dell' addome, riguardo a cui i Gam- marini si potrebbero dividere in due gruppi : uno caratterizzato per i muscoli gracili, e poco numerosi, 1' altro per i muscoli robusti e numerosi. Appartengono alla prima categoria quegli animali che di solito hanno 1' addome disteso e poco grosso, fra cui citerò p. es. la Maera (/rossiniana ; all' altra quelli che sono invece abitualmente in flessione completa, sì che tutto il corpo prende l'aspetto d'una ruota, o, per dire più esattamente, d'una lente biconvessa, come si vede nelle Ampelische e nelle Lisianasse. Comincerò dalla Maera, il cui sistema muscolare, per essere meno sviluppato di tanti altri, riesce di più facile esposizione. Nella Maera, adunque, distingueremo nel tronco due maniere di muscoli : alcuni estensori situati nella parte superiore del dorso, accanto al cuore ed alle aorte, ed altri flessori, suddivisi g4 Anatomia. Muscoli. a loro volta in due gruppi, cioè uno di quelli che corrono accanto alla catena gangliare, 1' altro dei muscoli che costeggiano la superficie laterale media del tronco, e infine diven- gono laterali-ventrali, situandosi anch' essi in ultimo accanto alla catena gangliare. Gli estensori nella Maera cominciano nel capo e terminano alla coda. A prima giunta sembra di vedere che essi formino tutto insieme un solo muscolo lungo, come il « lunghissimo del dorso » di alcuni Vertebrati, anche perchè molti fase-etti muscolari si estendono ciascuno per più alleili del corpo. Nondimeno, intanto, già nell' animale diviso in due per mezzo di un taglio sagittale, si vede che in effetti questo muscolo lunghissimo del dorso prende inser- zione in molti punti, e più specialmente in corrispondenza di ciascuna giuntura del corpo, sul margine anteriore degli anelli, là dove il tegumento s' inspessisce e si ripiega alquanto indietro, ed inoltre sulla membrana stessa del ripiegamento, nello stesso modo che il Mayei; nota per le Caprelle '). E poi la cosa riesce chiarissima, quando in un Gammarino, che ha subito una certa macerazione in alcool debole, si cerchi con un ago di sollevare tutto il muscolo : giacché questo sollevamento- in toto non riuscirà mai completamente, e invece il muscolo si suddividerà in tanti frammenti, come se fosse davvero articolato in corrispondenza appunto delle giunture degli anelli del corpo. Una speciale menzione la merita quella parte dei muscoli estensori del dorso che dal margine anteriore del secondo segmento del toraci' va al capo, perchè essa non segue, come il resto del muscolo, una direzione parallela al- l' asse principale del corpo, ma, movendo dalla parte sujieriore del margine anteriore sopra mentovata, scende obliquamente verso la bocca, e va ad inserirsi sulla superficie laterale del capo. Un' altra osservazione si deve fare anche sull' inserzione posteriore del muscolo dorsale, ed è: che essa è molto ampia, e non si limita al margine anteriore del 1." anello codale, ma si distende su buona parte della superficie del dorso del segmento medesimo. Gli altri due anelli della coda hanno muscoli estensori speciali ; molto robusti quelli del 2.° anello, gracili invece quelli del 3.° I muscoli del 2.° anello son contenuti nel 1.°, quelli del 3.° nel 2.° Infine non lascerò di notare come nei primi anelli del torace qualche fascetto v'è pure fra ì muscoli estensori, che in luogo d' inserirsi sulle giunture o sui margini degli anelli, passa alquanto più oltre e va a fermarsi con la sua estremità posterioi-e sulla parte anteriore della superficie del segmento. In questo modo è reso anche più facile 1' accaval- lamento dello scudo dorsale anteriore sopra del posteriore. I flessori ventrali costituiscono due sistemi di fasci paralleli alla catena gangliare, ai cui lati sono situati ; ed anch' essi come gli estensori sono composti di più parti, quasi segmenti articolati 1' uno coli' altro. L' inserzione di ciascun segmento muscolare in parte è su i due cordoni cintinosi consecutivi del tegumento ventrale, in parte su i cordoni alterni. Venendo ora ai flessori laterali dirò dapprima come osservazione generale, che essi co- stituiscono un sistema molto intricato, in quanto che vi son dei fasci che sono in tatto laterali e correnti lungo il mezzo della faccia laterale del corpo ; ed altri fasci che obli- quamente si dirigono dall' alto al basso, partendo dal mezzo della faccia laterale di ciascun i) Mavkr, Caprell., p. 126. Muscoli del tronco. g5 anello. Di qui alcuni corrono in avanti per attaccarsi sul basso degli anelli anteriori, altri vanno indietro per prendere anch' essi inserzione come gli anteriori sulla superficie inferiore degli anelli o toracici posteriori, o addominali. Così che, guardando la superficie interna di una Maera divisa pel mezzo, i muscoli flessori appariscono principalmente come tanti angoli ottusi //^xX largamente aperti, col vertice in alto, e co' lati diretti in avanti e indietro. Nondimeno, si badi, lo sviluppo di questi fasci flessori non è dovunque eguale; che i mu- scoli nel mezzo del corpo hanno maggiore robustezza di quelli delle parti estreme, e per conseguenza si vedono pure più facilmente. Vale ciò specialmente per i flessori, la cui in- serzione superiore si fa in corrispondenza del 4.°, 5.°, G.° e 7.° anello toracico. Nei tre anelli dell' addome, nella superficie ventrale, oltre ai fasci che vengono dagli anelli toracici, esistono pure dei grossi fasci speciali che vanno da un anello all' altro ; e smaglianti se ne vedono pure nella coda, dove, attraversando tutto il 1.° segmento, s'inseriscono in ultimo sul mar- gine anteriore del 2.° e del 3.° anello. In questo modo il primo segmento codale riceve l' inserzione di grosse masse muscolari così per 1' estensione come per la flessione, che rendono la coda atta a servire come potente organo di nuoto e di salto. — Anche 1' appendice codale ha muscoli speciali flessori, e questi si attaccano sul margine anteriore del 3.° anello codale. Quando la muscolatura è molto sviluppata, non però cambia lo schema generale nella distribuzione dei fasci. Nondimeno 1' aggiunzione di nuove fibre mette in maggiore evidenza certuni fra i fasci che nei Gammarini a muscoli deboli sono appena accennati ; e così nelle Lisianasse si vede che il numero delle coppie angolari dei muscoli flessori sale a dieci, e che ai muscoli ordinari estensori del dorso si aggiungono altri fasci nel 1.° segmento addo- minale, e negli ultimi cinque del torace. I quali fasci, muovendo dagli anelli posteriori, si dirigono dall' alto al basso in avanti, precisamente al punto d'inserzione dei vertici delle coppie angolari dei flessori, (Tav. 43, Fig. 2). 11 Wrzesniowski descrive per la Goplana polonica due speciali sistemi flessori del tronco: uno di muscoli obliqui diretti da sopra in sotto e di dietro in avanti, 1' altro di muscoli longitudinali « longitudinale Rumpfbeuger ». Nei primi quattro segmenti del corpo non ha trovato nessun flessore obliquo; negli altri, cioè dal 5." al 10.°, dal mezzo delle altezze di ciascun segmento comincia un muscolo obliquo che va ad inserirsi con la sua estremità anteriore alla superficie ventrale del segmento precedente. Gli ultimi tre segmenti del corpo fusi insieme hanno un flessore comune molto robusto. In quanto ai flessori longitudinali, si troverebbero nella parte inferiore del segmento da ciascun lato della superficie ventrale del corpo, sovrapposti l' uno all' altro, e correnti da un segmento all' altro. Nei loro punti d' in- serzione questi muscoli si uniscono insieme in guisa da formare « lang ausgezogene Ringe » . Or se si paragona questa descrizione della Goplana con le figure da me date, e si tenga conto del diverso sviluppo dei fasci flessori nelle varie specie, insieme alle difficoltà di osservazione, sembra che si possa conchiudere che il Wrzesniowski non abbia veduto nel suo Gammarino i fasci obliqui posteriori, ma soltanto i fasci anteriori dei muscoli flessori; <^q Anatomia. Muscoli. ed inoltre abbia pure considerato i lunghi fasci d' inserzione inferiore dei fasci anteriori e posteriori come muscoli a parte '). B. Muscoli delle EippencLiei. (Tav. 43). Come in tanti casi in altri Crostacei, e in tutti gli Artropodi, anche nei Gammarini non tutte le parti mobili del dermascheletro si muovono per azione di muscoli speciali. Le ecce- zioni che troviamo nel nostro caso alla regola generale sono rappresentate dagli articoli dei flagelli delle antenne, e da quelli dei rami dei piedi addominali, che si muovono semplicemente con movimenti passivi, e quindi valgono soltanto a rendere 1' appendice più flessibile, senza potere contribuire direttamente alla locomozione o ad altra azione motrice attiva dell'animale. Nel caso in cui, come nei generi Niphargus e Photis, il ramo esterno dell' ultimo paio dei piedi codali è biarticolato, anche questo articolo nuovo non presenta inserzioni muscolari. In tutte le altre circostanze ad ogni articolo mobile corrisponde 1' inserzione di uno o più muscoli ; dei quali talimi si trovano anche dentro 1' articolo stesso che si muove ; ma la maggior parte stanno fuori di essi, o nel capo, o nel tronco, ovvero negli articoli adiacenti. a. Muscoli delle antenne. In tutti i Gammarini dal capo non parte nessun muscolo per muovere il primo articolo delle antenne anteriori, ma tutti i fasci motori sono contenuti nell' articolo stesso, insieme a quelli che servono per la flessione ed estensione dell'articolo seguente (Tav. 43, Figg. 4-6 )2). ') Non ostante la grande differenza di sviluppo nella muscolatura del dorso fra i diversi Gammarini, pure in nessun segmento, nemmeno nelle specie più gracili, si verifica il caso cosi frequente, anzi ordinario, nei segmenti dei Caprellidi e dei Fronimidi, che i muscoli di un segmento non raggiungano, e non si fondano con quelli dei segmenti adiacenti. Nelle Fronime soprattutto ( Tav. 43, Fig. 21 ) i muscoli del dorso sono debolissimi. Gli estensori del capo sono ridotti ad un sol fascio, che, unica eccezione, attraversa i primi due segmenti toracici, per prendere inserzione all' estremità posteriore del 2.° Il primo segmento toracico manca affatto di estensori. Nei segmenti ]io- steriori, dal 2.° al 6.°, si vedono in ciascun segmento e per ciascun lato due strisce muscolari, una superiore più larga, ed una inferiore più stretta, ma ambedue inserite coli' estremità posteriore sulla lamina di congiunzione degli articoli, e coli' anteriore sulla superficie interna del segmento, a circa un terzo di distanza del margine anteriore. Nel 7.° segmento del torace le strisce muscolari sono pure due, ma per larghezza sono eguali, ed occujoano quasi tutta la lunghezza del segmento, giungendo con la loro estremità anteriore quasi fin presso alla lamina di congiun- zione anteriore. Quasi nello stesso modo che nel settimo segmento del torace sono disposti i muscoli estensori anche dal primo al terzo segmento addominale. Circa ai flessori, non v' è traccia di obliquità nei fasci, quale si vede nei Gammarini ed anche in parte nei Caprellidi. Invece esistono i flessori longitudinali, quantunque limitati ai primi sei segmenti toracici, ciascuno dei quali ha due strisce muscolari, che così per la loro inserzione e direzione come per la larghezza ricordano le fasce degli estensori. Senonchè in questo caso dei flessori la fascia inferiore è più larga della superiore, e i muscoli contenuti nel 1.° segmento del torace possono agire anche come flessori del capo. Il settimo segmento del torace e 1' addome non hanno flessori. '-') Così nei Gammarini si ripete quello che il Hayek ( Cajn-ell., p. 127) ha scoperto nelle Caprelle. Muscoli delle appendici. gy In generale i muscoli propri del 1.° articolo sono tre, e due quelli destinati al 2.° articolo. Dei primi tre due sono i soliti destinati a quasi tutti gli articoli delle appendici, cioè uno flessore, ed uno estensore (/ 1, e I ) ; ed il terzo, mentre può adempire anch' esso all' ufficio di estensore o flessore, secondo le varie posizioni in cui si trova, agisce specialmente da rotatore ( r I, Fig. 6 ). Le inserzioni prossimali di questi tre muscoli sono tutte limitate a poca superficie : le distali invece sono dilatate in forma di ventaglio. I due muscoli motori del 2.° articolo (/ II, e II), destinati uno alla flessione del segmento a cui si attacca, e l'altro all'estensione, si distinguono facilmente dai muscoli propri del 1." articolo non solo pel sito della loro inserzione distale, ma ancora per la disposizione inversa dei loro estremi, in quanto che hanno 1' estremo distale ristretto, e il prossimale dilatato e diffuso. — Nel 2.° articolo sono contenuti due muscoli, l'uno estensore, l'altro flessore dell'articolo 3.°; il quale talvolta, come nelle Orchestie, presenta nel suo estremo prossimale 1' inserzione anche di un altro lungo flessore (Fig. 5, If III), che invece di prendere attacco sulle pareti del 2.° articolo, vien fin dal 1.° — Il 3.° articolo accoglie un muscolo solo; e questo è inserito col suo estremo distale sulla parte dorsale del margine prossimale del 1.° articolo del flagello, onde appare destinato all' estensione di questa appendice. Non esiste mai un flessore del flagello, siccome invece lo troviamo costairtemente pel flagello delle antenne posteriori. Le antenne posteriori, a differenza delle anteriori, presentano (Tav. 43, Fig. 7, a2) alla base del loro 1.° articolo le inserzioni di un muscolo estensore e uno flessore che son com- presi nell' interno del capo, e si fermano coli' altra estremità sulla superficie interna dello scudo cefalico. Nei primi due articoli sono pure contenuti dei piccoli muscoli che servono a muovere il 3.° articolo; ma non si lasciano ben distinguere a cagione della loro grossezza, per cui si confondono tutti insieme, e per la poca trasparenza dei tessuti, che non lascia vedere le inserzioni. Chiarissimi sono invece i muscoli che muovono il 4.° e il 5.° articolo del peduncolo, ed il 1.° del flagello, e consistono per ciascuno di questi in un flessore ed in un estensore, compresi nell' articolo precedente, cioè quelli del 4.° articolo nel 3.°, quelli del 5.° nel 4.°, e quelli del flagello nel 5.° articolo del peduncolo. Gli articoli seguenti del flagello non hanno movimenti attivi. • /?. Muscoli delle parti boccali. I muscoli del labbro superiore (Tav. 43, Fig. 1) sono di due maniere: estrinseci ed intrinseci. I primi son tutti elevatori, e decorrono obliquamente dall' alto in basso, ed in diverso senso. L' abbassamento del labbro, o meglio l' adduzione, si compie passivamente per 1' elasticità dei tessuti. I muscoli intrinseci son rappresentati da un certo numero di fasci larghi che corrono in senso trasversale per la massima parte dell' organo, e per la posizione e per 1' ufficio sono da considerarsi come costrittori della bocca, servendo ad av- vicinare 1' una all' altra le due metà della parte molle interna del labbro. g$ Anatomia. Muscoli. Le mandìbole si muovono ciascuna mediante tre muscoli, di cui uno, molto robusto, serve per l'adduzione e rotazione, un altro, di mediocre sviluppo, soltanto per l'adduzione, ed il terzo, più debole di tutti, per l' abduzione. L' adduttore -votatore è il più potente di tutti ed è pure quello che è più facile a vedere fra i muscoli del capo (Tav. 43, Fig. 7, ga) non solo pel suo grande volume, ma anche per la posizione immediatamente sotto la pelle, ai lati del capo, dietro degli occhi. Ha la forma di ventaglio, situato in guisa che 1' apice si trovi all' angolo posteriore od interno della mandibola e la base alla parte superiore del vertice del capo. L' inserzione mandibolare si fa mediante un grosso tendine (Tav. 42, Figg. 7, 15 e 18) che ha forma d' un cordoncino presso alla mandibola, ma poi nell' estremo distale si allarga per diventare una larga membrana frangiata, alle cui lacinie si attaccano largamente le fibre muscolari. Questo muscolo, che, siccome ho detto, è adduttore e insieme rotatore, per la direzione delle sue fibre, e per l' inserzione mandibolare del suo tendine vale a far girare 1' organo sopra l'apofisi del margine medio, e quindi spinge i processi incisivi, e le spine seghettate in basso, in dentro e indietro, facendo così che queste parti possano agire da organi pun- genti e laceranti. Il muscolo adduttore è anche esso robusto, quantunque non raggiunga neppure la meta delle dimensioni dell' adduttore-rotatore. Le sue inserzioni sono dal lato prossimale la super- ficie esterna inferiore e laterale delle lamine endocefaliche (Cf. p. 42), dal distale la cavità interna delle mandibole, o propriamente la superficie interna del margine esterno. Finalmente il muscolo abduttore s'inserisce (Tav. 47, Figg. 13 e 14, md) come l'ad- duttore con la sua estremità prossimale sulle pareti delle lamine endocefaliche, mentre ha 1' estremità distale fissata all' angolo posteriore della mandibola. I suoi fasci stanno in immediata vicinanza del muscolo adduttore, così che se ne può dire quasi una conti- nuazione. I muscoli che muovono il palpo (Tav. 43, Fig. 11), quando questo esiste ed è triarti- colato, sono quattro, cioè uno (ep) contenuto nel corpo della mandibola, uno nel 1.° arti- colo, e due nel 2.° Il primo è abduttore del primo articolo, il secondo è estensore del 2.° articolo ; e gli altri due servono uno come estensore dello stesso articolo in cui è contenuto, l'altro come flessore del 3.° Circa al labbro inferiore si nota che dalle sue inserzioni all' ipostoma, nella superficie interna, partono quattro fasci muscolari (Tav. 42, Fig. 11), due esterni e due interni, di varie dimensioni, ma tutti che si dirigono verso le lamine endocefaliche, dove prendono valida inserzione. I muscoli esterni sono lunghi e sottili, specialmente nella loro inserzione al labbro, dove si attaccano mediante uno speciale tendine. Invece i muscoli interni sono più brevi, ed anche più larghi, molto ravvicinati fra loro nella linea mediana, così che sembra in ultimo che si tratti di un muscolo solo (Tav. 45, Figg. 7 e 8, mli). Oltre a ciò questo muscolo interno, o, se si vuole pure questo muscolo impari del labbro inferiore, Muscoli delle appendici. $() è notevole ancora per la circostanza notata già la prima volta dal Mayer nelle Caprelle *), cioè che esso passa attraverso uno speciale canale (Tav. 45, Fig. 8, #) scavato nella massa del ganglio sottoesofageo. Le mascelle anteriori hanno un debolissimo muscolo adduttore ( Tav. 43, Fig. 7 ), che si confonde pure facilmente coli' adduttore -rotatore della mandibola, dietro del quale è situato. Invece le singole lamine, e specialmente l' esterna col suo potente palpo, hanno robusti muscoli, ciascuna con un adduttore e un abduttore (Tav. 42, Fig. 2). Nelle mascelle posteriori i muscoli si comportano in modo eguale a quelli delle mascelle anteriori; meno per la robustezza dei muscoli, che qui è minore. I piedi mascellari hanno, come le mascelle, debole adduzione, la quale è prodotta da due sottili fasci muscolari (Tav. 43, Fig. 7), che dalle parti laterali dell'articolo basale vanno fino alla linea dorsale del capo, seguendo il margine posteriore del segmento. Nel 2.° articolo troviamo per ciascuna metà dell'organo im forte adduttore del 3.° ai'ticolo, cioè di quell' articolo che si prolunga per formare la lamina esterna ; e un abduttore rela- tivamente debole. Nello stesso modo si comportano ancora tutti gli articoli seguenti, cioè gli articoli del palpo, ciascuno dei quali ha un adduttore o flessore, ed un abduttore o estensore, il primo sempre più forte del secondo. 7- Muscoli elei piedi. Per tutti i piedi toracici si può dire come osservazione generale, che ogni articolo, meno il 1.° e il 3.°, ha un muscolo flessore ed uno estensore (Tav. 43, Fig. 2). Potentissimi sono quelli (Tav. 43, Figg. 23-25) che muovono il 2.°- articolo, e si vedono facilmente anche dall' esterno ai lati dell' animale, giacché sono immediatamente sotto la pelle. La forma di ciascuno di essi è quella di un ventaglio, con la base rivolta in alto inserita sul mezzo dell' anello toracico corrispondente e 1' apice in basso sul principio del 2.° articolo del piede in vari punti, onde una porzione serve a rivolgere in avanti l'articolo, e l'altra a tirarlo indietro. Il flessore del 4.° articolo è contenuto non nel 3." articolo che è molto breve, ma nel precedente, e giunge ad esso mediante un lungo tendine. Quando il 2.° articolo dei piedi toracici posteriori è molto pesante, non di raro l'inserzione dei tendini flessori ed esteriori si fa sopra speciali apofisi uncinate, come è p. es. quella, molto bene sviluppata (Tav. 42, Fig. 17, e Tav. 43, Fig. 10), che si vede nelle Orchestie, sulla superficie interna del 5." paio di piedi toracici, dove viene pure ricevuta in una particolare cavità del segmento superiore. m. ') Mayer, Caprell. p. 120, t. 6, f. 1, 3, 4, 5 Zool. Station z. Neapel, Fauna und FloA, Golf v. Neapel. Gammarini. 12. r)() Anatomia. Muscoli. I piedi untatovi sono, come i toracici, mossi da potenti muscoli a ventaglio, situati ai fianchi dell'animale ( Tav. 43, Fig. 2). Se non che per lo più i muscoli della regione ad- dominale sono molto più robusti dei motori dei piedi toracici, e ciò d' accordo col continuo movimento e con i maggiori sforzi che sono eseguiti da tali appendici. Anzi vi è dippiù ; giacché non bastano ai movimenti di continua oscillazione questi fasci a ventaglio, contenuti nell'interno degli anelli addominali, ma altri ancora se ne aggiungono nell'interno del- l'articolo basilare di ciascun piede. Quest'osservazione, che riuscirebbe assai malagevole a farsi nella maggioranza- dei casi, quando il suddetto articolo basale è cilindrico, e ciò a cagione del fitto accumularsi dei fasci flessori ed estensori dei due rami, riesce invece facile nei Corofi (Tav. 43, Fig. 12), e dovunque l'articolo è molto dilatato. In quanto ai due rami ognuno ha estensori e flessori contenuti nell'interno dell'articolo basale; e dippiù un altro flessore, lungo, racchiuso nello stesso ramo che ^eve essere mosso. Il ramo esterno, oltre al flessore lungo, ne ha anche uno breve, contenuto nel suo 1." articolo (Tav. 43, Fig. 17). Circa ai muscoli dei piedi eodali si deve notare che in generale essi sono molto gracili. Tuttavia esistono così per l' articolo basilare come per i rami il rispettivo abduttore ed adduttore. Nei casi di sviluppo maggiore dei rami dei piedi ondali posteriori, come avvitile nelle Ampelische, ed in alcuni Gammaridi, anche i muscoli corrispondenti sono di mag- giori dimensioni. Nei Gammarini non esistono muscoli speciali uè per le branchie, né per le appendici marsupiali della femmina; come pure nessun fascio muscolare si trova in rapporto imme- diato colle appendici genitali del maschio, o colle aperture sessuali femminili. C. Inserzioni elei ninseoli. Mentre che nel tronco i muscoli riempiono nei Gammarini costantemente tutto intero il segmento, invece nelle appendici articolate le inserzioni prossimali dei muscoli possono avvenire a diversa distanza dalla giuntura dell' articolo in cui sono contenute coli' articolo precedente. E questa distanza è naturalmente in istretto rapporto con lo sviluppo dell' or- nano che deve essere mosso, non che con la lunghezza dei singoli pezzi che racchiudono la massa motrice. Onde avviene che, nei Lisianassidi ed in generale in tutti i Gammarini con articoli brevi delle antenne, i muscoli delle antenne anteriori, a mo'di esempio, riempiono tutti interamente i vari articoli, ed invece nei Gammaridi con peduncoli a lunghi articoli, quali la Maera, l'inserzione prossimale dei flessori e degli estensori si fa abbastanza lontano dall' articolazione precedente (Tav. 43, Fig. 7, a). L'inserzione dei muscoli avviene in due modi, cioè: o le fibre muscolari giungono tutte direttamente alla superficie interna della pelle, ovvero s'uniscono a questa indirettamente Inserzioni dei muscoli. yj per mezzo dei così detti tendini. L'inserzione diretta è la più comune, e si vede p. es. in tutti i muscoli flessori dell' addome, ed in alcuni muscoli dei piedi addominali per en- trambe le estremità. L'inserzione mediante un tendine si trova in tutte le estremità distali dei muscoli degli arti, ed anche nelle estremità posteriori dei muscoli estensori del dorso. Uno dei tendini più potenti è, come si è già detto, quello a cui si attacca l'estremità distale dei muscoli adduttori delle mandibole. Altri grossi tendini sono quelli a cui s'inseri- scono le fibre del flessore dell' unghia nei piedi toracici, massime nei gnatopodi quando essi sono chelati o subchelati. Dall'esterno, visti per trasparenza, questi tendini lasciano distinguere due parti diverse, cioè una che è più grossa, e vicina all'inserzione ungueale, ma non dà attacco a fibre muscolari; l'altra che è più sottile e serve appunto a prendere l'attacco delle fibre sopranominate. La parte più grossa è sovente accompagnata pure nel suo principio da una speciale robusta vagina, che le serve di guida e sostegno nei potenti sforzi a cui è obbligata per muovere 1' unghia, e risulta, al pari del tendine, da introflessione della cuticola*, I tendini, considerati istologicamente, sono composti anche nei Gammarini, siccome del resto è ormai riconosciuto per tutti gli Artropodi, contro la primitiva opinione dell' Hìeckel, da una semplice cuticola chitinosa, che è diretto prolungamento o invaginazione della cuticola esterna del corpo, senza partecipazione alcuna del tessuto connettivo. Nella muda, al pari di tutte le altre parti chitinose cutanee, tutti i tendini vengono rigettati con la pelle, a cui rimangono attaccati. CAPO VI. Sistema nervoso. Bibliografia. 1828. Geoffroy Saint-Hilaire, Eapport; in: Ann. Se. Nat., (1) voi. 13, p. 218-224. 182*. V. AuiMiriN et H. Milxe Edwaeds, Recherches anatomiques sur le système nerveux; in: Ann. Se. Nat., (1) voi. 14. p. 79-80, t. 2, f. 1. (Il testo e la figura sono riprodotti, con qualche leggiera modificazione. dall'EDWAEDS nell' Hist. d. Crustacés, voi. 1, 1834, p, 129-130, t. 11. f. 1). 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth. : in: Rep. Brit. Ass. 1855, p. 56. t. 22. f. 1. 1857. A. he la Yalette, De Gamm. puteano, p. 8, t. 2. f. 3. 1859. E. Bruzelius, Bidrag till kànned. ora Amphip. inre byggnad; in Ofvers. Vet. Akad. Forhandl. (Estr.. p. 14-17, t. 1. f. 18 e 19). 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Xorvège, p. 59-61, t. 6, f. 1-2. 1879. A. Wezesniowski, Vorlauf. Mittheil. ii. e. Amphip.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 465-466. 1880. 0. Nebeski, Amphip. Adria: in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 3, t. 11, f. 10. 1887. E. Koehler, Recherches sur la structure du cerveau du Gummttrns puìex ; in : Intera. Monatschr. Anat. Hist., voi. 4, p. 21-36, t. 1. Le ricerche dell' Audouin e dell' Edwards riguardarono il sistema nervoso dei Talitri, nei quali trovarono esistere due catene gangliari perfettamente simmetriche, e distinte in tutta go Anatomia. Sistema nervoso. la loro lunghezza, ma pur riunite da commessure trasversali. Il primo paio di gangli, o cefalico '), è notevole per la sua semplicità, e non differisce essenzialmente dai gangli seguenti. Dalla figura, abbastanza schematica, che accompagna la descrizione, si vede appunto che i gangli sono tutti eguali fra loro, o presso a poco, compresi il ganglio cefalico, e il sot- toesofageo 2). Circa ai nervi, stando alla figura degli AA., si vede che dal ganglio anteriore escono tre paia di nervi, cioè uno per gli occhi ed uno per ogni paio di antenne ; da ciascuno dei gangli rimanenti partono due tronchi nervosi. Manca ogni indicazione dei nervi delle commessure intergangliari. 11 Bate si riferisce in generale alla memoria dell' Edwards e dell' Audouin; ma dà anch' egli una figura del sistema nervoso intero del « Talitras locusta » (Tav. 22, Fig. 1), in cui il numero dei gangli pare regolato secondo quello dei segmenti liberi del torace, dell' addome e della coda, e quindi è accresciuto di due oltre il vero, e di tre rispetto al- l' Edwards. Il numero maggiore dipende dall' aver segnato come distinti i tre gangli codali, giacché sono figurati sette gangli toracici, tre addominali e tre codali. Il ganglio sottoeso- fageo è sostenuto dai processi cintinosi endocefalici. Il ganglio sopraesofageo è ridotto a proporzioni molto piccole. Finalmente l'A. ha notato la presenza di nervi derivanti dalle commessure. Il Lavalette nel Gammarus puteanus trovò il sistema nervoso formato del cervello, e di dodici gangli. Il cervello consta di più lobi; la sostanza nervosa è circondata di un nevrilemma nucleato. Importanti sono le osservazioni del Bruzelius sul sistema nervoso centrale àéll'Amphithoe podoceroides e del Gammarus locusta. L'A. figura il ganglio sopraesofageo dell' Amphithoe, riconoscendolo formato di tre paia di gangli : oftalmico, delle antenne superiori, e delle antenne inferiori. Anche il ganglio sottoesofageo è segnato con sufficiente esattezza, essendovi ancora indicato il foro pel passaggio del muscolo del labbro inferiore. Del resto il Bruzelius si accorda col Lavalette pel numero di sette paia di gangli toracici, tre addominali, ed uno codale. La descrizione pili completa del sistema nervoso dei Gammarini è senza dubbio quella data dal Sars pel Gammarus neglectus. Probabilmente si tratta di un giovane, almeno a giudicare dalla divisione in due del ganglio sottoesofageo. L'A. descrive abbastanza esatta- mente le forme esterne del ganglio cerebrale e dei sette gangli toracici e quattro addominali. Circa alla struttura distingue una membrana esterna, e un contenuto granuloso, composto di numerose cellule gangliari. ') Nel 1828 1' AudùUIN e 1' Edwakds scrissero a proposito di questi gangli anteriori: « ces ganglions quel'on a désignés à tort sous le noni de cerveau »; nel 1834 1' Edwards modificò così: « ces ganglions que Fon a désignés, mais peut-étre à tort, sous le nom de cerveau ». 2) In tutto sono figurati nel 1828 undici paia di gangli; ma 1' Edwaeds nel 1834, riproducendo la figura del lavoro fatto in comune coli' Audouin, ve ne aggiunge un altro paio. Del resto la figura del 1834 differisce da quella del 1S2S anche per questo: che nella primitiva i gangli sono disegnati, sebhene erroneamente, in rapporto con i segmenti del corpo ; laddove nella figura dell' « Histoire des Crustacés » il contorno esterno del corpo è stato soppresso. Sistema nervoso centrale. 93 Il Wrzesniowski in esemplari giovanissimi di Goplana polonica ha veduto, guardando l'animale di lato, il cervello risultare di tre parti, poste l'una dietro dell'altra, riunite in- sieme ad un peduncolo comune sopra dello stomaco. Dal peduncolo partono anteriormente il nervo ottico, e posteriormente le commessure faringee. Inoltre, in relazione con le parti cerebrali, e specialmente con la media, si trova in ambedue i lati un lobo triangolare irre- golare che dirige la sua punta in basso, e copre la parte anteriore dello stomaco, il prin- cipio del faringe, il margine anteriore del muscolo mandibolare, ed una parte notevole del nervo ottico. Dopo le commessure esofagee seguono un ganglio sottoesofageo, sette gangli toracici, e tre gangli addominali. Nei giovani di Gammarus pulex invece i gangli addominali sono quattro. Anche il Nebeski figura il sistema nervoso di una giovine Orchestici, sebbene non ne faccia menzione nel testo. Essendo l' animale veduto di lato, naturalmente anche il sistema nervoso si vede solo nei tratti principali, e questi pure in una maniera schematica. Nondi- meno si può conchiudere che l' A. ammette un ganglio cerebrale, due gangli sottoesofagei, sette toracici, tre addominali, uno codale. E finalmente il Koehler ha fatto delle sezioni in vario senso del gruppo gangliare preesofageo del Gammarus pulex, e ne ha dato la figura e la descrizione. In ultimo ha confrontato la struttura del « cervello » del Gammarus con quella che si ritrova in altri Edrioftalmi, ed anche negli Artropodi superiori. A. Sistema nervoso centrale. (Tav. 45, Figg. 5-6, 11-13, ecc.). La parte centrale del sistema nervoso dei Gammarini, al pari di quella di tutti gli Artropodi, è rappresentata virtualmente da una serie di coppie di gangli, poste in fila l'una dopo dell'altra, e tante in numero quanti sono i segmenti del corpo, a ciascuno dei quali ogni coppia è destinata. Se non che da tuia parte il diverso sviluppo di taluni segmenti, come sono i toracici e gli addominali, dall'altra la fusione dei somiti componenti il capo e la coda, insieme alla speciale concentrazione, nei somiti anteriori, delle attività sensitive e motrici, soprattutto per la coordinazione dei movimenti, hanno dato anche al sistema ner- voso centrale un aspetto caratteristico. Per comodo di descrizione è bene dividere tutto il sistema nervoso centrale in due parti, di cui una è contenuta nel capo, l' altra nel torace, addome e coda. La porzione ce- falica si può suddividere in preorale, e postorale ; la prima che occupa la regione superiore ed anteriore del capo, sopra dell'esofago, e si conosce col nome di « cervello », l'altra che è situata sotto dello stomaco chitinoso, e quindi si può chiamare anche ganglio ipogastrico, o ganglio sottoesofageo. La forma della massa preorale non si può definire sufficientemente con parole, essendo irregolare e divisa in molti lobi (Tav. 45, Figg. 6, 12 e 13). In generale guardata da 94 Anatomia. Sistema nervoso. gopra, ossia dal dorso, lascia distinguere due grosse metà o lobi, lobi cerebroidi (gè, le), tra cui corre un profondo solco mediano, e ciascuno di forma ovoide, coli' asse maggiore rivolto d' avanti indietro, ma prolungato nella parte posteriore in una punta variamente sottile, secondo le diverse specie di Grammarini; o anche subpiramidale, con la base rivolta indietro (Figg. 12 e 13, le). Il solco che separa i due gangli cerebroidi è completo solo nel terzo anteriore, e nel posteriore, onde le estremità dei lobi rimangono intera- mente libere ed indipendenti fra loro. Xel terzo medio invece il solco stesso è superficiale, essendo i due lobi fusi insieme nella parte mediana. Gli altri lobi del cervello appariscono bene soltanto se veduti di profilo, e sono in numero di tre paia: i gangli ottici (no), quelli delle antenne anteriori (ga'\ e quelli delle antenne posteriori (//'/') : i primi due situati interamente innanzi all'esofago, gli ultimi invece nascenti dal principio delle commessure. Verso il mezzo del margine laterale di ciascun lobo cerebroide sporge una massa piriforme, il lobo ottico (no), il quale mentre coli' estremo ingrossato si connette al ganglio retinico, col sottile invece prolungato in peduncolo si va ad inserire nella faccia inferiore del lobo cerebroide, con cui fa diretta continuazione. I (/angli per le antenne anteriori (gei) sono di forma ovoide, o meglio fusiformi, con i due estremi, uno che si prolunga nel nervo antennale, l'altro, più grosso, connesso intimamente al peduncolo del ganglio cerebroide del suo lato. I gangli per le antenne posteriori (ger) nascono, siccome si è detto, dal principio delle commessure che circondano 1' esofago, e quindi non hanno precisamente una posizione preo- rale. Variano di volume secondo l'importanza delle antenne posteriori nell'animale; in generale cominciano con larga base, che occupa tutto il terzo anteriore della commessura, in vicinanza immediata dei gangli delle antenne anteriori. La massa, postorale della porzione cefalica, cioè il ganglio sottoesofageo ( Fig. 1, gì; Fig. 7, gses; Figg. 11-13, gp-gt') ha volume poco minore di quello del cervello, con una forma molto più regolare, soprattutto negl' individui adulti, dove in generale è senza lobi molto pronunziati, e si presenta come una massa depressa, trapezoidale, allungata, con la parte più larga rivolta verso l'esofago, e la più stretta indietro. II resto del sistema nervoso centrale, cioè la vera catena gangliare sottointestinale, consta in tutti i Grammarini, meno le Leucothoe, di undici gangli (Fig. 1), dei quali sette sono situati di solito ciascuno in un segmento del torace, tre nell'addome, ed uno nel primo segmento della coda. I tre addominali ed il codale sono di forma ovoidale, allungata; i toracici invece hanno un contorno quadrilatero con lunghezza eguale alla larghezza, e con spessezza poco notevole. La distanza che separa i vari gangli è diversa nello stesso animale, secondo le differenti regioni, e cambia .anche alquanto da specie a specie. In generale i più distanti, fra loro sono i tre gangli dell' addome, e ciò non tanto in relazione della gran- dezza dei segmenti medesimi, quanto dello stretto rapporto che essi hanno con la base dei piedi addominali, e quindi in rapporto con la distanza dei piedi medesimi. Gl'intervalli che più variano sono quelli che rimangono da una parte fra il ganglio ipogastrico e il primo ganglio toracico ; e dall' altra fra il settimo ganglio toracico e il primo addominale. Sistema nervoso periferico. QK Varia più d'ogni altra la distanza del 1." ganglio toracico dal ganglio sottoesofageo, giacché mentre di solito essa è mediocre, talora, invece, come nelle Ampelische, è straordinaria- mente ridotta. Nelle Leucothoe il 1.° ganglio toracico è fuso insieme al ganglio sottoesofageo (Tav. 45, Eigg. 11-13, gp-gt') Il 7.° ganglio toracico parimenti mostra una certa tendenza a spostarsi in avanti, verso il 6.° paio, dal (piale qualche volta è separato da una distanza minore che negli altri gangli, indicando così un passaggio agi' Iperini, dove questo avvi- cinamento, e spesso anche la fusione, è un fatto ordinario '). B. Sistema nervoso periferico. (Tav. 45). I tronchi nervosi che escono dal cervello si riducono a tre paia: il 1." dei nervi ottici, del quale si è già detto; il 2.° dei nervi (ielle antenne (inferiori; il 3.° dei nervi delle antenne posteriori. I nervi delle (ottenne (interiori (Figg. 12. 13, 17, 18. na) variano di volume secondo l'importanza delle antenne, ma di solito ricevono cellule gangliari di rinforzo dopo la loro entrata nel peduncolo dell'organo, così da costituire un vero ganglio, visibile facilmente anche nei giovani da poco schiusi dall' uovo. Lungo il cammino questo nervo distribuisce rami ai muscoli, ma senza molto indebolirsi, mentre che invece le ramificazioni maggiori sono nel flagello, dove si possono seguire fin presso ai bastoncelli ialini. Nei Lisianassidi, dove i bastoncelli nel 1.° articolo del flagello si distribuiscono in due gruppi longitudinali, anche il nervo si vede diviso in due rami principali'-). I nervi delle ni/tenne posteriori (ita2) si lasciano seguire solo per breve tratto nell'interno del peduncolo. Nel resto dell' antenna si confondono col tessuto connettivo. Dalle commessure paraeso/agee non ho veduto mai uscire fili nervosi, come quelli che si veggono disegnati e descritti dal Claus nelle Fronime, e dal Mayee nelle Caprelle. In- vece, i nervi per le parti boccali partono tutti dal ganglio sottoesofageo dalle parti laterali (Fig. 11), e si dirigono alle mandibole (nitid), alle mascelle (nms' e //«/.s-'?), ed ai piedi mascellari (npm). Anzi nell'interno di queste ultime appendici, nello stesso modo che nelle antenne anteriori, si riscontra una massa nervosa gangliare di rinforzo (Fig-. 3, gipm). Oltre a questi nervi per le parti boccali, dalla parte anteriore del ganglio escono pure altri due piccoli tronchi nervosi, che sembrano dirigersi ai muscoli dell'esofago (Fig. 11, nls). Altri nervi partono dai gangli della catena e dalle commessure intergangliari (Figg. 1 e 7). Ogni ganglio manda da ciascun lato un grosso tronco nastriforme, il quale si dirige a destra ') E ciò si vede anche nelle Vibilie, quantunque questi ferini siano ]:>er tanti caratteri abbastanza vicini ai Gammarini. Difatti, siccome la Fig. 14 della Tav. 45 dimostra, nel sistema nervoso centrale di tali animali non solo sono fusi insieme in una sola massa {gp-gt2) il ganglio sottoesofageo e i primi due toracici, ma ancora il ganglio del sesto somite toracico (gtn) fa quasi diretta continuazione col ganglio seguente (gf). -') Cf. pure nella Vibilia, Fig. 15, gna'. <)(] Anatomia. Sistema nervoso. od a sinistra in direzione perpendicolare all' asse della catena, e dopo un tratto più o meno lungo si suddivide in due rami, che vanno a distribuirsi ( Tav. 45, Fig. 10, n) nell'in- terno dei piedi, ai muscoli ed altri organi contenuti, confondendosi spesso con le cellule connettivali (et), in cui sembra talora che terminino, soprattutto in corrispondenza dei fasci muscolari. — Altre coppie di tronchi nervosi vengono direttamente dalle commessure, e propriamente un tronco per ogni commessura. L' origine è dalla parte media del margine esterno, e la direzione è similmente perpendicolare all'asse. Finalmente anche questi tronchi si dividono in due rami, che si perdono nei muscoli del tronco. L'ultimo ganglio, cioè il codale (Fig. 1, gc\ fa eccezione fra gli altri gangli non solo per la forma, ma anche pel numero e per la direzione dei rami che manda. Il numero dei rami è difatti di tre o quattro paia, e la direzione è varia, ma in generale obliqua dall'interno all'esterno, e d'avanti indietro, meno obliqui gli anteriori e più i posteriori, fino agli ultimi che sono del tutto diretti indietro. Per tale apparenza di solito vien paragonato questo ciuffo di nervi alla coda equina dei Vertebrati. C. Istologia. Il sistema nervoso dei Gammarini non è punto favorevole alla ricerca della struttura istologica, e specialmente a quella del corso intricato delle fibre nella così detta « Sostanza punteggiata » , che tanto facilmente si possono confondere, e si confondono, col tessuto con- nettivo ordinario. Una guaina di connettivo, abbastanza robusta, inviluppa tutto il cervello e i gangli che vi si aggiungono, e poi si continua sui nervi ottici, e sugli antennali, e finalmente sulle commessure. Di qui si estende ancora a rivestire il ganglio sottoesofageo e tutti i gangli della catena e le commessure intergangdiari, mandando anche dei prolun- gamenti sui tronchi nervosi laterali. Cervello. — Facendo dei tagli in diverso senso, si constata che la massa cerebrale è divisa istologicamente in due parti ben delimitate, una esterna corticale composta esclusi- vamente di cellule, ed una interna midollare, nella quale non si vedono altri elementi se non fibre. Neil' adulto lo strato cellulare è molto stretto, appena un quinto ed anche meno del diametro del ganglio, e non si estende egualmente intorno a tutta la massa midollare ; invece nei giovani, siccome si vedrà meglio in seguito, esso è molto più sviluppato. Le cellule di cui si compone lo strato cellulare del ganglio sono press' a poco tutte della stessa dimensione, meno, cioè, alcune che si trovano nella parte anteriore del margine interno dei lobi cerebrali, e che fanno eccezione perchè assai più grandi delle vicine, sì che ben si possono dire vere cellule giganti ( Tav. 54, Figg. 4* e 5*). Del resto queste cellule speciali, se hanno diverse dimensioni, nondimeno non differiscono però per forma, essendo ramose come le altre. Cellule pittanti sono state descritte nel sistema nervoso di parecchi animali, anche degli Antipodi, come dal Claus nelle Fronime, dal Mayer nelle Caprelle, e recentemente anche dal Koehler nel Gammarus; senza che nessuno abbia intanto saputo indicare che ufficio esse abbiano. Né io mi trovo in condizioni migliori. Sistema nervoso periferico. 97 Il nucleo di tutte le cellule nervose si colora fortemente col carminio, laddove invece il protoplasma, che è pure molto scarso, è poco o niente capace di prendere la sostanza colorante, e quindi non lascia distinguere i suoi contorni. La forma delle singole cellule non è possibile definire esattamente, perchè mentre da una parte non si riesce ad isolarle con la macerazione, dall' altra dai tagli non si può, come s' intende, ricavare nulla di preciso. In ogni modo, esaminando la superfìcie esterna d'un ganglio cerebroide, tutte le cellule appa- riscono di forma ovoidale; nei tagli invece molte si mostrano piriformi, con un prolunga- mento diretto verso l' interno. Nella sostanza midollare le fibre camminano in diverso senso, quantunque in generale riunite in fasci che s' intrecciano ed intersecano ad angolo retto, alcuni trasversali per riunire i gangli dei due lati, altri longitudinali che sono continuazione delle commessure del cingolo esofageo (Tav. 47, Fig. 17). In ciascun ganglio ottico le fibre che vengono dalla metà anteriore s' incrociano ad X con quelle provenienti dalla metà posteriore. I gangli delle antenne, tanto delle anteriori quanto delle posteriori, contengono, come era da aspettarsi, soltanto fibre longitudinali, e queste raccolte in un unico fascio che è circondato da un sottile strato corticale di cellule. Le commessure del cingolo esofageo sono formate esclusivamente di fibre longitudinali. Ganglio sottoesofageo. — Che il ganglio sottoesofageo provenga nei Gammarini quasi sempre dalla fusione di quattro paia di gangli, è cosa che vien dimostrata chiaramente dallo studio delle forme embrionali, onde sarà dichiarata a suo tempo 1). Tuttavia merita di esser ricordato a questo proposito che, facendo delle sezioni longitudinali nella massa comune ner- vosa che nell' adulto costituisce il ganglio complesso in esame, occorre spesso di trovare qual- che traccia delle primitive divisioni, rappresentate nel caso del Gammarino adulto da speciali canaletti ( Tav. 45, Fig. 8, x), che attraversano il ganglio dalla parte superiore all'inferiore, e di cui il più ampio, e il più costante è quello che vien percorso dal muscolo impari del labbro inferiore 2). Catena sottointestinale. — Ciascun ganglio, così della catena toracica come dell' addo- minale, mostra prima di tutto chiaramente la sua origine dalla fusione incompleta nella linea mediana dei due gangli laterali, mentre che poi ognuno dei componenti rimane in- dietro ed in avanti abbastanza libero, e si continua con le commessure intergangliari. Le cellule occupano esclusivamente la faccia ventrale di ciascuna coppia, ed inoltre sono più abbondanti sui lati che nel mezzo, facendo notare anche delle differenze di dimensione fra cellule e cellule ( Tav. 45, Fig. 9 ). Invece le fibre occupano la regione centrale e la dorsale in due strati separati ; che nella prima, cioè nel centro, si trovano solamente le fibre tra- sversali, ossia quelle che uniscono un ganglio all' altro dello stesso lato ; nella dorsale per contrario non si vedono che sole fibre longitudinali, e queste pure riunite in due grossi fasci che fanno diretta continuazione con le commessure intergangliari. In corrispondenza ') Cf. il cap. sullo Sviluppo del sistema nervoso. 2) Se ne è già fatto menzione avanti ( p. 89 ). Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. IX og Anatomia. Sistema nervoso. di ciascuna estremità del ganglio il fascio corrispondente di fibre longitudinali è abbastanza riunito in cordoncino ; invece le fibre si allargano a ventaglio a misura che si accostano verso il mezzo, senza che però mai quelle d'un lato passino nell'altro. I nervi laterali che partono dai gangli prendono origine in parte dalle fibre trasversali, in parte dalle longitudinali ; quelli che derivano dalle commessure longitudinali risultano di fibre che scendono dal ganglio superiore e di altre che rimontano dall' inferiore ; precisa- mente siccome ha notato il Bellonci ') anche per i nervi dello Sphaeroma. Aggiungo intanto che non ho trovato mai differenza nella grossezza delle singole fibre, che compongono i fasci, e tanto meno ho potuto stabilire per i Gammarini una differenza fra fibre motrici e fibre sensitive, come invece non è contrario a fare il Bellonci così per la Squilla -), d' ac- cordo coli' opinione emessa dal Newport e dal Valentin, ma rigettata dall' Owsiannikow, come anche per lo Sphaeroma 3). II ganglio codale, risultante dalla fusione di tre coppie di gangli, presenta una struttura simile a quella dei gangli da cui ha origine; e quindi similmente la sua massa può divi- dersi istologicamente in tre strati, uno ventrale di cellule, uno centrale di fibre trasversali, ed uno dorsale di fibre longitudinali. Non ho mai veduto traccia di Sistema del Gran Simpatico nei Gammarini, non essendo stato possibile di ritrovare in essi quei filetti nervosi che il Mayer vede nelle Caprelle partire uno per lato da quel punto del cervello in cui il ganglio dell'antenna anteriore si congiunge alla commessura esofagea, e recarsi allo stomaco masticatorio, per terminare in un ganglio impari, situato sul mezzo della superficie dorsale dello stomaco 4). Fili nei-vosi simpatici sono ricordati anche dal Claus per le Fronime 5) e per alcuni Oxicefalidi 6). ') Bellonci, Sist. nervoso e org. d. sensi d. Sphaeroma serratimi; in: Atti Accad. Lincei, Memorie, (3) voi. 10, 1881, p. 98, t. 1, f. 3, N\ •) Bellocci, Sistema nervoso della Squilla Mcmtis; in: Ann. Mus. Civ. Genova, voi. 12, p. 528. 3) Bellonci, Sist. nervoso e org. d. sensi d. Sphaeroma serratimi; in: Atti Accad. Lincei, Memorie, (3) voi. 10, 1881, p. 98. ■>) Mayee, Caprell., p. 120-121, t. 6, f. 5, s; e t. 9, f. 2, gs. 5) Claus, Org. d. Phronim.; in: Arb. zool. Inst. Wien. voi. 2, 1879, p. 106-107. 6) Claus, Platysc, p. 15. Su gli organi di senso in generale. 99 CAPO VII. Organi dei sensi. A. Sri gli organi di senso ili generale. Degli organi dei sensi il più evidente nei Gammarini è senza dubbio quello della vista. Su gli altri si possono fare solo delle congetture più o meno probabili. Così, lasciando stare da parte 1' ipotesi del Bate ') circa la natura olfattiva del cono glandolare delle antenne posteriori, non mai accettata dalla maggioranza dei Carcinologi, nondimeno si è discusso e si discute ancora, senza che però sembri che si possa risolvere mai in maniera soddisfacente, la questione se i bastoncelli ialini che si trovano nelle antenne anteriori, sul flagello principale, costituiscano davvero degli organi di senso, e nel caso af- fermativo, se siano organi olfattivi, o di gusto, o se piuttosto e 1' uno e 1' altro insieme. Per molti si direbbe la quistione già bella e risoluta, perchè chiamano quei cilindretti a dirittura « cilindri olfattivi » ; e i nervi che vanno alle antenne anteriori li dicono anch' essi « nervi dell' olfatto » , considerando pure come « lobi olfattivi » i gangli da cui quei nervi dipendono. E veramente non so, poiché non lo dicono, per qual ragione fac- ciano questo. Certo nessuno ha mai potuto dimostrare evidentemente coli' esperienza, e meno che mai negli Artropodi acquatici, che simili organi siano di olfatto, e non piut- tosto di gusto, e anzi di tatto. Forse è anche più probabile 1' ammettere che queste tre funzioni, già tanto difficili a distinguersi talora anche nei Vertebrati, coincidano press' a poco negli animali che vivono nell' acqua. In secondo luogo la struttura dei bastoncelli ialini, e più ancora la loro sede sull' estremità- di lunghe appendici del capo non autorizza punto alla conclusione, a cui si arriva dell' ufficio speciale olfattivo degli organi in esame ; perchè in nessun animale, a cui si riconosca per esperimenti fatti la facoltà di avvertire gli odori, gli elementi terminali si presentano nella forma e nella maniera che è conosciuta nei Gammarini. e nei Crostacei in generale. Finalmente, in terzo luogo, voglio ricordare che il nome di lobi olfattivi ai gangli cerebrali, da cui partono le antenne non è giustificato neppure dalla posizione di queste parti rispetto alle altre di cui il cervello è costituito. Che anzi si vede che piuttosto la topografia del cervello ci deve far venire ad una conclusione opposta all' ipotesi della funzione olfattiva, giacché mentre che nei Verte- brati le origini dei nervi olfattivi, siccome dimostrano l'Anatomia macroscopica e microscopica e l'Embriologia, si trovano nella parte anteriore del cervello, cioè nel prosencefalo, e stanno avanti ai gangli ottici, invece i gangli da cui vengono i nervi delle antenne anteriori nei Gammarini, anzi nei Crostacei e negli Artropodi in generale, siccome risulta dal- !) Bate, Ann. Nat. Hist., 1855, (2) voi. 16; e Rep. Brit. Ass. 1855, p. 46. \QQ Anatomia. Organi dei sensi. l' Istologia, e meglio ancora dall' Embriologia, sono situati dietro a quelli che danno origine ai nervi ottici. Pure, quantunque non la Fisiologia sperimentale, e non l' Anatomia delle forme esterne, né l' omologia ci autorizzino a conchiudere per l' ufficio olfattivo dei bastoncelli ialini, tut- tavia che organi di senso siano essi davvero lo dobbiamo conchiudere quasi con certezza, se non dall' osservazione poco decisiva dell' uso che gli animali fanno delle antenne anteriori, agitate di tanto in tanto, quasi in segno di esplorazione, per lo meno dalla straordinaria ricchezza , della massa nervosa che si accoglie nell' interno del peduncolo delle appendici in esame, e specialmente nel 1.° articolo del flagello, quando quello è molto sviluppato, ed è così ricco di bastoncelli nella sua superficie, come è il caso p. es. dei Lisianassidi '): Del resto alle antenne anteriori non è stata data soltanto la facoltà di sentire gli odori, o insieme di servire da organo di gusto e di tatto, ma ancora si sono esse considerate quale organi uditivi '-), per le speciali setole ciliate di cui ho detto altrove ( p. 54 ) che si trovano sulla superficie inferiore del 1." articolo del peduncolo. Certo queste setole corrispondono a quelle che nei Crostacei podoftalmi si trovano custodite nell' interno di un infossamento della pelle, che 1' Hensen 3) volle indicare col nome di « Horblase » , tanto più che esso contiene talora anche degli speciali otoliti ; ma né nei Gammarini v' è nulla di simile a ciò che si vede nei Decapodi, né la funzione uditiva di quelle setole ciliate è stata mai dimostrata, neppure nei Decapodi, da alcuno, malgrado i vari nomi che I'Hensen ha dati a tutte le piccole accidentalità di pieghette che la cuticola presenta più o meno nell' in- serzione di ogni specie di setola. Finalmente dirò che nessun Gammarino presenta nulla che si possa paragonare a quello che il Claus 4) ha descritto come Organo dell' udito in vari Platiscelidi, e che consiste principalmente in due vescichette ovali, situate immediatamente avanti del cervello, da cui ricevono pure ciascuna un breve nervo speciale, che nasce verso il mezzo, ossia più all' interno dei nervi delle antenne anteriori. La parete del sacchetto consta di uno strato di cellule somiglianti a quelle di un epitelio; il contenuto è un liquido chiaro acquoso, insieme ad una singolare concrezione di forma ovale che nel liquido nuota, e può ben considerarsi come otolite. Intanto, a proposito dell' ufficio sensitivo delle antenne anteriori, così importante nei Gammarini, come nei Crostacei in generale, è molto notevole il fatto della loro atrofia nei Gammarini humicoli (Orchestici), nello stesso modo che la scomparsa quasi totale negl'Isopodi terrestri. Se, siccome pare ormai assicurato, le antenne dei Tracheati corrispondono alle antenne posteriori dei Crostacei, e non già alle anteriori, è chiaro che in queste due paia ') Alla stessa conchiusione, o press' a jtoco, è giunto il Kuaepelin per i Crostacei in generale, dopo una lunga rivista bibliografica e critica dei vari lavori sull' argomento, nonché di alcune osservazioni sue proprie sui Decapodi (Cf. Kkaepelin, Ueber die Geruchsorgane der Gliederthiere. Eine historisch-kritische Studie. Hamburg, 1883, p. 33). -) Cf. specialmente: Bate, On the auditory organa; in: Rep. Brit. Ass. 1855, p. 44-45. :1) Hensen, Zeitschr. wiss. Zool., voi. lo, 1863. ') Claus, Platyscel., p. 15, t. 17, f. 17; e t. 23, f. 5 e 6. Occhi. 1QI di appendici si ha un notevole esempio da una parte della scomparsa ili organi sensitivi importanti, e dall' altra dello scambio di funzioni in favore di altri organi. B. Occhi. Bibliografia. 1829. J. MUller, Bau d. Augen; in: Ardi. Anat. Physiol., p. 59, t. 3, f. 16 e 17. 1834. H. Milne Bdwards, Hist. Crust., voi. 1, p. 116. 1867. G. 0. Saes, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 61-62, t. 6, f. 3-8. 1878. J. Chatin, Bàtonnet optique d. Crustacés.et d. Vers; in: Ann. Se. Nat., (6) voi. 7, p. 15-18, e p. 19-20, t. 2, f. 24-26, e t. 3, f. 30-34. 1879. H. Gkenacher, Unters. u. d. Sehorgan d. Arthropoden, p. 109-111, t. 9, f. 99-103. 1885. J. Carrière, Die Sehorgane d. Thiere, p. 156-160, f. 121 e 122. 1886. W. Patten, Eyes of Molluscs and Arthropods; in: Mittheil. Zoolog. Station zu Neapel. voi. 6, p. 645. 1888. A. Della Valle, Sopra le glandole glutinifore e sopra gli occhi degli Ampeliscidi del Golfo di Napoli; in: Atti Soc. Naturai. Modena, (3) voi. 7, p. 93-96. Notizie sul numero degli occhi nei Gammarini, e sulla sede, sulla grandezza, sulla forma e sul colorito, si trovano anche presso i più antichi Autori che si occuparono della descrizione delle varie specie, perchè i caratteri desunti da questi organi furono per lungo tempo considerati come d' importanza grandissima nella Sistematica. Più tardi, quando si vide che molti di essi possono variare coli' età e col sesso, 1' importanza dei medesimi diminuì di molto, senza però cessare del tutto. Naturalmente, non starò qui io per certo a ricordare i vari colori e le varie forme o grandezze degli occhi riferiti dai Carcinologi ; non ne varrebbe la pena, tanto più che spesso si è trattato soltanto di descrizioni molto sommarie e poco precise. Circa alla struttura degli occhi è importante notare, come essa sia stata 1' oggetto di svariate ricerche già nei primi tempi in cui si risvegliò l'amore per l'Anatomia, e poi ogni tanto sia ritornata a far parte dello studio degl' investigatori, quantunque limitandosi sol- tanto a due o tre specie, e più che alle altre al Gammarus pulex. Le prime notizie in proposito sono date nel 1S29 da J. Mììllek, il quale appunto esaminò gli occhi del Gammarus j>itlv.r, e li trovò formati di una cornea comune, senza faccette, e di tanti corpuscoli cristallini, brevi e piriformi, facili a distaccarsi, e situati così che, mentre, immergono le punte in una massa di pigmento nero 1' una accanto al- l'altra, invece hanno le loro teste liberamente sporgenti. Le punte dei coni si uniscono con le fibre del nervo ottico. La descrizione è accompagnata da due figure, in una delle quali è rappresentato un occhio visto di lato con la cornea, i coni cristallini e il pigmento : e nell' altra si vedono alcuni coni isolati. L' Edwaeds, descrivendo la struttura degli occhi dei vari Crostacei, esamina anche quella di un Gammarino, e propriamente dell' Amphithoe Prevosti. E notevole in questa descrizione soprattutto il fatto, che 1' A. ammette due involucri nell' occhio, invece di uno; cioè che oltre alla cornea esterna, liscia e trasparente, già nota dal lavoro del Mììllek, |Q2 Anatomia. Organi dei sensi. egli parli pure di un altro involucro, liscio come il primo, e trasparente, ma suddiviso in tante faccette esagonali, o « eornéules » , dietro ciascuna delle quali vedesi collocato un cristallino di forma conica. D' altra parte, nello stesso modo che il Mììller vedeva i coni cristallini, impiantati col loro apice in una massa di pigmento, continuarsi con le fibre del nervo ottico, anche 1' Edwards riconosceva che ciascun cristallino è contiguo col suo apice ad un piccolo cilindro gelatinoso, il quale a sua volta si confonde col filo corrispondente del nervo ottico. Profittando delle nozioni già acquistate nella scienza, sugli occhi di altri Artropodi, il Sars (1867) riconobbe anche per il suo Gammarm neglectus i principali caratteri delle varie parti. Dopo di aver fatto notare che i coni cristallini son vari di forma e di grandezza, procedendo dal centro dell' occhio verso la periferia, aggiunge di nuovo un altro particolare, avvertendo che essi sono circondati lateralmente da una membrana sottile, la quale poi è veramente quella che si allunga indietro in una parte conica, delicatissima, nel mezzo di cui si scopre un cordone sottile attaccato all' apice del cono cristallino. L' estremità di questa parte molle conica s' approfonda nel rigonfiamento claviforme del nervo ottico. Ma l'A. non potè distinguere con precisione se esista pure una parte prismatica interna, corrispondente a quella veduta nella Mysis. Lo Chatin (1878) descrive e figura il « bastoncello ottico », e il «e cono » degli occhi di tre Gammarini, cioè della « Lysianassa spinicornis, Costa », dell' « Isaea nicea, Thor. », e di un' « Epìmeria nov. sp., Catta » ') ; ma così le descrizioni come le figure sono molto grossolane, senza alcun'valore reale scientifico. Il lavoro del Grenacher (1879) siili' organo della vista negli Artropodi non allargò molto la cerchia delle conoscenze che già si avevano circa alla struttura degli occhi dei Gammarini. Le descrizioni e le figure si limitano al Gammarus locusta ed al Talitrus saltator, di cui dice pure di non aver potuto ottenere buone preparazioni. Nel Talitrus, in occhi decolorati con acido nitrico, l' A. ha veduto le cellule della retinula estendersi in avanti sopra del cono cristallino, ciascuna col suo nucleo, situato dietro del cono stesso. Il rabdoma, rappresentato da un bastoncino leggermente affilato indietro, e situato con la sua base immediatamente presso all' estremo posteriore del cristallino, presenta facilmente una sottile linea longitudinale, come accenno alla sua costituzione, e similmente non di raro fa vedere un' evidente striatura in senso trasversale, ossia una struttura a piastrine. Il cono cristallino consta di due metà, anche nel Gammarus locusta, e non di quattro segmenti, come pel Gammarus neglectus ha sostenuto il Sars. Invece risultati molto più completi e precisi furono pubblicati dal Carrière (1885), e riguardano la forma dei coni cristallini, il numero e la forma delle cellule che prendono parte alla costituzione dei singoli occhi, ed inoltre i rabdomeri, la membrana cribrosa e la capsula connettivale. Notevole specialmente è la conchiusione generale a cui 1' A. arriva e ') Di questa così detta nov. sp. di Epimerìa lo Chatin dice: « que elle vit en parasite sur le Suberites do- muncula, Nardo ». È dunque molto probabilmente V Atylus gibbosus. Occhi. 103 che s' accorda completamente con quella, che ho avuto io pure dall' esame degli occhi dei Gammarini di tutti i diversi tipi, compreso quello anomalo delle Ampelische : ossia che le cellule che compongono la retinula sono precisamente le stesse che poi si continuano verso la periferia per formare il bastoncello cristallino, e finalmente terminano circondando il cono d' un involucro pigmentato opaco. Anche il Patten (1886), trattando della struttura degli occhi dei Molluschi e degli Ar- tropodi in generale, prende ad oggetto del suo esame un Anfipodo, scegliendo un' « Orchestici » . Nella quale, precisamente come in tutti gli altri Artropodi, e nei Molluschi, in occhi ma- cerati in soluzioni allungate di acido cromico, egli vede sulla superficie del « calice » che accoglie il cono cristallino un « nervous network », rappresentato, anzi, qui nelle Or— chestie, da « several comparatively large, longitudinal fibres, from which a great number of irregular, smaller branches arise » . Finalmente una mia comunicazione preliminare (1888) rende conto dei principali risultati da me ottenuti nell' esame degli occhi degli Ampeliscidi. Il numero degli occhi nella maggior parte dei Gammarini è di due ; ma in alcuni, cioè negli Ampeliscidi, si accresce a quattro ed anche fino a sei '). Invece una specie marina, V Harpìnia piumosa, è del tutto cieca, almeno a giudicarne dall'animale vivo; nello stesso modo eh' è cieco, o appare tale, il Gammarino abitatore dei pozzi, cioè il Niphargus puteanus *). Nei lavori di Sistematica spesso s' incontrano descrizioni di Gammarini senza occhi. Certo è possibile che, come 1' Harpinia piumosa e il Niphargus puteanus, anche altre specie, fra le tante straniere alla nosti-a Fauna, siano prive dell'organo della vista: non- dimeno è anche molto probabile che varie delle specie descritte come cieche siano in verità credute tali, soltanto perchè furono descritte sopra individui, o naturalmente poco pigmentati, ovvero conservati per molto tempo nell'alcool, e quindi scoloriti; giacché quel liquido, come è noto, a lungo andare scioglie gran parte dei pigmenti animali. E così si spiegano pure le contraddizioni che sovente s'incontrano nei diversi Autori, sulla presenza o mancanza degli organi in esame. Valgano ad esempio per tutte, le specie del gen. Phoxus. ') Il Norman (Ann. Mag. Nat. Hist., 1868, (4) voi. 2, p. 412) ha descritto uu nuovo genere di Gammarini. che non è un Ampeliscide, con quattro occhi, di cui due rudimentali. Ecco le sue parole nella diagnosi del u. g. Tessnrops : « Eyes four : two ( large, compound ) situated above the origin of the superior antennae, and two ( nearly simple) below the others, at the base of the superior antennae ». E poi, nella descrizione della specie T. hastala, aggiunge che gli occhi inferiori dell' individuo da lui esaminato constavano « of two lenses ». Anche lo Chevreux ha recentemente (Bull. Soc. zool. de France, 1889, voi. 14, p. 286) descritto un Gam- marino con più di due occhi. Secondo 1' A. nell' Hirondellca triocuìata nov. gen. et sp., trovata a 1236 metri di profondità, presso le Azzorre, « les yeux sont au nombre de trois. Un oeil grand et ovale est place au milieu de la téte, et occupe toute sa largeur. Les yeux inférieurs, en forme de croissant étroit. bordent les lobes latéraux ». •) Circa a quest' animale v. in seguito a p. 107. JQ4 Anatomia. Organi dei sensi. Per le notevoli differenze che esistono così nel numero, come nella posizione, e nella forma, e più ancora nella struttura degli occhi degli Ampeliscidi in confronto di quelli di tutti gli altri Gammarini, è bene discorrere a parte di essi, dopo di avere esaminato gli occhi dei Gammarini di tutte le altre famiglie. ck- Occhi dei Gammarini di tutte le famiglie, meno degli A)H2)eli.sci(7i. Quando gli occhi son due, la loro posizione ordinaria è la parte anteriore del capo, fra le due antenne, dietro del lobo alterante nnale. Negli Oediceridi (Tav. 4, Figg. 1, 3, (3 e 9) invece gli occhi sono ravvicinati alla linea mediana del vertice del capo, e spesso anche saldati insieme (Tav. 33, Fig. 17), sicché tutto il complesso apparisce come un solo occhio ; il quale a sua volta trovasi collocato dietro del rostro frontale, anzi nell' Halimedon rectirostris è portato all'estremo di una specie di proboscide (Tav. 4, Fig. 6). La grandezza e la forma degli occhi variano molto secondo le diverse specie, quan- tunque si possa dire in generale che esistono occhi piccoli e circolari nei Corofi e nelle Chelure, ed invece grandi e reniformi nei Lisianassidi, mentre che quelli degli altri Gam- marini sono mediocri ed ellittici, o leggermente incurvati. La grandezza e forma differiscono poi nella stessa specie anche secondo 1' età dell' individuo, e più ancora secondo il sesso, e anzi secondo il diverso grado di sviluppo sessuale. Così nei giovani 1' occhio, tenendo conto del volume del capo, è relativamente piccolo, ed ha contorno circolare ; negli adulti si allarga e si allunga, diventando ellittico o reniforme. Negli Oediceridi i giovani hanno occhi pari come .gli altri Gammarini, e questi laterali e piccoli. Col progredire dell' età anche gli occhi s' ingrandiscono, e finalmente si riuniscono sulla linea mediana in un occhio unico, sul quale nondimeno sempre si nota dall' esterno una linea di diverso colore che accenna alla primitiva divisione. Del resto ' 1' avvicinamento sulla linea mediana, che negli Oediceridi diventa completo, è anche no- tevole in molti altri gruppi, e specialmente nei maschi delle Urothoe, dei Lisianassidi, e degli Atylus. Onde non è certo da considerarsi come buon criterio, per distinguere le varie specie, quello dato da alcuni Autori, quando assegnano un gran valore sistematico al- l' aspetto circolare o reniforme degli occhi. Il colorito pure è molto vario nei diversi casi ; anzi raramente è costante in una stessa specie. Le tinte predominanti sono quelle dovute al pigmento bianco, al roseo, al nero; e variamente sono mescolate insieme le macchie di diverso colore, in guisa da dare un aspetto screziato. Neil' alcool, siccome ho accennato, il pigmento oculare si scioglie spesso facilmente; nondimeno il rosso, e soprattutto il nero, resistono a lungo. D'altra parte l'alcool esercita azione anche sulle diverse tinte, cambiando l'una nell'altra. Così gli occhi, che sono rossi in vita, invece negli animali conservati in alcool spesso si vedono neri. Esaminando la superficie esterna della cuticola che passa al disopra degli occhi, a prima giunta sembra di vedere una rete, sicché si crederebbe di avere innanzi a sé un occhio faccettato; ma invece un'osservazione più attenta ci fa capire subito che si tratta di Occhi dei ©ammarini di tutte le famiglie, meno degli Ampeliscidi. JQ5 una semplice apparenza reticolata, dovuta alla presenza del pigmento che circonda le basi dei coni, e che la cuticola sopraoculare non mostra alcuna diversità da quella delle parti vicine, ossia che è del tutto liscia ed eguale. Né le sezioni perpendicolari fanno distinguere nulla di differente; che anzi nelle Orchestie, in cui la cuticola è in generale nelle varie parti del corpo tanto grossa, anche in corrispondenza degli occhi è molto spessa, ed appa- risce stratificata (Tav. 46, Fig. 1, et). Sotto della cuticola corrisponde costantemente l' ipoderma, anch' esso della maniera or- dinaria, e sempre presente nei Gammarini, precisamente come nelle Fronime e nei Plati- scelidi ha constatato il Claus1), e nelle Caprelle il Mayer. L' isolamento d' un occhio dai comuni tegumenti, così per la fragilità degli elementi di cui risulta, come per 1' aderenza notevole della pelle, non riesce punto facile. Quando, nondimeno, questo distacco riesca completo, ovvero quando si osservino dei preparati di ani- mali giovani naturalmente trasparenti, o resi tali per via di reattivi, allora si trova che l'occhio intero per la forma corrisponde a quello di un bottone situato all' estremità di un peduncolo. E questo peduncolo è il nervo ottico, dove il bottone è l'occhio propriamente detto. Tagliando l'occhio secondo un piano perpendicolare alla superficie convessa dell'organo, la superficie della sezione (Tav. 46, Fig. 9, a sinistra) apparisce come quella di un ventaglio, giacché mostra tanti fascetti (« ommatei »). più o meno colorati in bruno, e disposti a guisa di raggi in un semicerchio. Intanto, quantunque la migliore maniera di studiare questi elementi sia la dissociazione previa macerazione, pure, per intendere meglio i risultati ottenuti con siffatto metodo, riesce più opportuno dire di essi solo pili tardi, dopo, cioè che ci siamo reso conto dei rapporti delle singole parti, esaminando la superficie di un taglio praticato nella maniera che di sopra ho detto, ossia perpendicolare alla superficie convessa. Ecco le parti che in un tal taglio si distinguono, procedendo dalla periferia verso il centro : 1. Membrana connettivale esterna (cpo); 2. Coni cristallini, co' relativi nuclei (cr); 3. Strato delle cellule connettivali pigmentate (et)', 4. Strato dei rigonfiamenti fusiformi (boi); 5. Membrana fenestrata, o connettivale interna (mf); 6. Strato gangliare retinico (r). La membrana connettivale esterna, o capsula periottica (cpo), molto sottile, ma anche molto evidente, soprattutto a cagione dei suoi nuclei che qui e là appariscono, circonda tutto il bottone oculare e divide così da una parte i coni cristallini dall'ipoderma, dall'altra il ganglio retinico dal ganglio ottico. Lo strato dei coni (cr) è il più evidente, così pel volume come per la trasparenza cristallina degli elementi di cui è costituito. Lo strato ') Il Claus ha pure cercato di dimostrare nel suo lavoro sul Branckipus ed Artemia ( Cf. Ari), zool. Inst. Wien, 1886, voi. 6, p. 322; e Platysc, 1887, p. 16) che la presenza d'un ipoderma separato e superiore alle cellule dei coni rifrangenti è il fatto originario, a cui corrisponde ancora la mancanza di faccette corneali. Più tardi ( Arb. zool. Inst. Wien, 1888, voi. 8, p. 70) ha modificato questa sua opinione, almeno per ciò che riguarda i Crostacei. Cf. anche il cap. sullo Sviluppo degli organi dei sensi. Zool. Station ?.. Neapel, Fauna iind Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 14- 1QQ Organi dei sensi. seguente, cioè il pigmentato (et), varia d' intensità secondo i diversi individui. Lo strato dei rigonfiamenti fusiformi (boi) è più pallido del precedente, ma anche esso abbastanza colorato in bruno. La membrana fenestrata, o connettivale interim (mf) è più sottile dell'esterna, e lascia distinguere anche essa dei nuclei, quando si osservi in occhi privi di pigmenti. Final- mente lo strato del ganglio retinico (r) occupa la parte interna del bottone oculare, e consta di grosse cellule nucleate, fusiformi. La dissociazione è, siccome ho detto, il mezzo migliore per esaminare l'intima struttura delle diverse parti componenti l'occhio; ma per farla riuscire, occorre una macerazione pro- lungata in uno dei mezzi soliti, e specialmente nella soluzione d' acido cromico allungato, e nell'alcool debole. Io ho trovato ottimo anche il metodo della macerazione in un liquido composto di parti uguali di glicerina, acqua ed alcool, a cui si aggiunge del picrocarminio. Dopo alcuni giorni, gli occhi conservati in tal miscuglio lasciano dividere con gli aghi in una maniera molto soddisfacente i loro ommatei, con gli elementi già colorati. Naturalmente, quelli che si distaccano più facilmente sono i singoli coni cristallini ; ma intanto, riman- gono ancora aderenti qua e là i rigonfiamenti fusiformi, e frequentemente anche i corpi cellulari del ganglio retinico. Le parti che si lacerano prima di tutte, e quindi si possono riconoscere solo in brandelli, sono le due membrane connettivali, i cui nuclei si veggono in vari punti aderenti sulla base dei singoli coni cristallini, o su i rigonfiamenti fusiformi. Ciascun cristallino (cr) ha la forma appunto di cono, con la base rivolta alla periferia, e con l' apice verso il ganglio retinico. La base è spesso biloba e rappresentata da una superficie convessa regolare, altre volte attraversata da un solco molto profondo, che si continua anche abbastanza sulla superficie laterale. L' apice non è acuto, ma smussato, e per lo più si arresta subito : nelle Leacothoe invece si prolunga in una specie di peduncolo, che giunge quasi sino al principio del rigonfiamento fusiforme, dove si biforca in due rami brevissimi. Del resto i coni variano molto dalle parti periferiche del bottone oculare al centro, essendo qui, nel mezzo, molto grandi e piriformi, e nella periferia invece piccoli e provveduti d'un peduncolo poco sviluppato, fino a trovare dei cristallini che non meritano più il nome di coni, perchè a dirittura sferici, o almeno ovoidi. La parte distale del cono, cioè la superficie della base, porta due grossi nuclei : i lincili il ri Semper (ns), residui delle cellule cristallogene, le quali, come ben s' intende, sono sempre più evidenti a misura che dal centro dell'occhio si procede verso la periferia. Un esempio chiarissimo dell'attività di questi elementi, dell'origine isolata di ciascuna metà del cristallino, della successiva fusione, e finalmente dell'arrotondamento della superficie della massa comune, si vede meglio nella Vibilia (Tav. 46, Fig. 15). La superficie laterale di ciascun cono è involta da una guaina di connettivo molto sottile (Tav. 46, Fig. 3, cct), la quale nei preparati in balsamo è assolutamente omogenea, e non si può distinguere se non nei tagli che sono riusciti perpendicolari all'asse del cono, mentre che per contrario è sempre facile a distinguersi nei preparati in liquidi che hanno un indice di rifrazione poco considerevole, come sono la glicerina allungata e l'acqua. Occhi rudimentali dei Niphargus. \Q1 Del resto il cono cristallino è abbracciato da un calice formato da quattro o cinque cellule (Fig. 1 ) molto depresse, laminiformi (Fig. 18 «), anche esse leggermente pigmentate, le quali da una parte si prolungano in dentro, verso il rigonfiamento fusiforme di cui sono diretta continuazione, e dall'altra, sulla base del cono, si arrestano ad un certo tratto, limi- tando così un piccolo spazio circolare che resta libero dal pigmento. Il cerchietto oscuro che di raro, intanto, si può nettamente vedere, è quello che alcuni Autori vorrebbero indicare sotto il nome d' iride. Lo strato pigmentale è costituito da due parti: una, continuazione centripeta delle cellule del calice, l'altra, la principale, costituita da alcune cellule connettivali (et) fusiformi, d'or- dinario ricche di pigmento nero, disposte in giro intorno alle cellule del calice, con cui si alternano. Ogni rigonfiamento fusiforme risulta di tre parti (Fig. 18): una esterna, continuazione della guaina connettivale di tutto l'occhio semplice; la media, che è la più importante, formata dai rigonfiamenti fusiformi dei prolungamenti centripeti delle cellule del calice (Fig. 8, gcr)\ e finalmente la terza, un corpo solido interno, cioè il bastoncello ottico interno, o rabdoma (Fig. 8 boi), allungato in forma di bastoncino, con quattro o cinque coste laterali che corrono in tutta la sua lunghezza, sì che nella sezione prende la figura d'una stella. La membrana fenestrata, o connettivale interna («'./'), corrisponde dalla parte prossimale dei rigonfiamenti fusiformi. Nella dilacerazione non si può riconoscere facilmente; ma ben si distingue nei tagli longitudinali, dove mostra i suoi grossi nuclei, interposti ai singoli occhi; e nei tagli trasversi, i quali la presentano chiaramente in tutto il suo aspetto reticolato (Figg. 9, a destra, e 10), con i vari fori attraversati dalla sezione dei fascetti di cellule nervose. Lo strato gangliare retinico, nei tagli privi di pigmento naturale, ma colorati artifi- cialmente, p. es. mediante il carminio, è quello che più salta all'occhio per la grossezza dei nuclei delle cellule di cui consta. Anche queste cellule sono disposte in gruppi, ognuno di quattro o cinque, e ciascuna cellula è rigonfia nel mezzo, e gradatamente assot- tigliata ai due estremi, di cui uno fa diretta continuazione con le parti che costituiscono il rigonfiamento fusiforme, e l'altro, molto sottile, si mette in relazione con le cellule del ganglio ottico (Figg. 9 e 18, r). Occhi rudimentali dei Niphargus. — Si è molto discusso sulla condizione in cui si trova il Niphargus puteanus rispetto all' organo visivo, giacché alcuni hanno descritto in questo Gammarino abitatore dei luoghi oscuri una macchia gialliccia al posto dei veri occhi, ed altri anche questa macchia oculiforme gli hanno negata. Io ho esaminato molti individui di questa specie che vive pure nelle acque dei pozzi di Modena, ed ho potuto costantemente confermare in essi 1' osservazione di quei Carcinologi che hanno attribuito ai Niphargus un rudimento di occhi. Veramente, a guardare dall' esterno un individuo vivo, niente altro si vede se non una macchia di pigmento giallo -citrino, di forma irregolare, la quale occupa quella regione delle parti laterali del corpo, che corrisponde alla sede degli occhi negli altri Gammarini. 208 Organi dei sensi. Se non che questo pigmento oculare giallo citrino, similmente all' altro pigmento della stessa natura che si trova sparso nella pelle di altri Gammarini (v. p. 82), nell'alcool si scioglie con grande facilità ; onde avviene che più non si ritrova negl' individui conservati in questo liquido, i quali per conseguenza a chi li esaminasse in questo stato apparirebbero appunto del tutto privi di occhi, ed anche di macchie pigmentate oculiformi. Forse molti di quelli che hanno negato le macchie pigmentate ai Niphargus hanno veduto soltanto degl' individui conservati in alcool. Del resto, dall' esterno, sia a fresco, sia negl' individui conservati in alcool o altrimenti, nuli' altro si vede, neppure il più piccolo accenno alla presenza di quei coni cristallini che così facilmente spiccano nell' occhio degli altri Gammarini. Né migliori risultati danno le dissezioni, poiché nessuna delle parti che si ottengono con esse ricorda né i coni, né le cellule del calice dell' ommatidio, né i bastoncelli interni ; e chi si sia provato in questo genere di ricerche sa che con tal metodo di osservazioni, per quell' incomoda tenacità e rigidità dei tegumenti cintinosi del capo, e per quella facilità di confondere il tessuto con- nettivo e le cellule nervose, nuli' altro si può ottenere di pi-eciso. Invece il metodo delle sezioni successive mi ha dimostrato chiaramente che anche nei Niphargus esiste un ganglio ottico, ed un nervo ottico, con un ganglio retinico, e forse anche un equivalente delle cellule cristallogene. La Fig. 25, or, della Tav. 47, e le Figg. 4*e 5* della Tav. 54 indicano chiaramente di che si tratta. Certo non si vedono delle parti organizzate come quelle degli occhi dei Gammarini ordinari, ma pure nessuno potrà disco- noscere che il rigonfiamento (go) rappresenti appunto il ganglio ottico, e il prolungamento (no) che da esso si parte, quantunque costituito come il resto del ganglio, sia il nervo ottico, il quale poi si spande per formare il ganglio retinico (r). Ma da questo punto alla pelle io non ho potuto vedere una vera formazione di occhi semplici, o ommatei, perchè, come nelle, figure è disegnato, in tutta l'estensione della superficie interna del capo che corrisponde alla macchia oculiforme visibile pure dall'esterno, non si vedono se non delle ordinarie cellule dell'ipo- derma un po' allungate, ma anche abbastanza indefinite da non far conchiudere nulla di preciso. Insomma, se pur si vogliano chiamare occhi, come forse sono, queste formazioni speciali del capo dei Niphargus, esse si debbono mettere fra gli occhi rudimentali, e senza coni '). /?. Occhi degli Ampeliscidi. L'organo della vista degli Ampeliscidi differisce da quello ordinario degli altri Gam- marini così pel numero degli occhi, come per la forma, e specialmente per la struttura. Il numero, difatti, in tutti gli Ampeliscidi, almeno in tutte le quattro specie del nostro Golfo, è di quattro, cioè di due per lato (Tav. 2, Fig. 4; Tav. 4, Figg. 2 e 4; Tav. 45, ') Ho tentato di vedere anche noli' Harpinìa piumosa se esistono siffatti ocelli rudimentali, come nei Niphargus ; ma da una parte il materiale scarso, dall' altra la presenza di scheletri silicei di diatomee nello stomaco masticatorio di questa specie abitatrice del fango, non mi hanno permesso nessuna conchiusione certa. Occhi degli Ampeliscidi. ] ( |(j Figg-. 5 e 6; e Tav. 47, Figg. 5-7), anche nelF Haploops Intricala (Tav. 3, Fig. 2; e Tav. 47, Fig. 1), che di solito, dai Zoologi sistematici è considerata come provveduta di due soli occhi. Oltre a questi quattro organi visivi alcuni individui di Ampelisca, e più di tutti quelli dell' Ampelisca rubella, presentano pure i rudimenti di due altri occhi (Tav. 45, Fig. 6, or); onde il numero totale è portato a sei. Circa alla sede è da notare che gli occhi ordinari, ossia i quattro maggiori, occupano la parte più sporgente del capo, e sono addossati l'uno all'altro, a coppie, l' una più verso il mezzo della regione dorsale, l'altra verso la regione ventrale, nel piccolo lobo interan- tennale che segue immediatamente all' inserzione delle antenne anteriori. I rudimenti della terza coppia d'occhi si trovano più indietro delle principali, e propriamente occupano il lato dorsale del ganglio ottico, sicché riescono interamente laterali (Tav. 45, Fig. 6, or). Per la forma gli occhi degli Ampeliscidi sono sempre a contorno circolare (Tav. 45, Figg. 5 e 6), e non mai ovalari, e tanto meno reniformi, come è spesso il contorno esterno degli occhi nei Gammarini delle altre famiglie. Neil' insieme un occhio si può paragonare per la forma- a quello di un bulbo di cipolla, essendo sferoidale, ma alquanto depresso ai due poli, ossia dalla parte della pelle, e dall' altra del nervo ottico. Passando ad esaminare la struttura, prima di tutto è da notare la presenza di una speciale cornea, che ha la forma di una lente biconvessa (Tav. 46, Figg. 4 e 6, e/), ed è dovuta all' inspessimento della cuticola cliitinosa che riveste il corpo. Per adattarsi alla bozza presentata dalla cornea, la superficie anteriore di ciascun occhio è concava; in guisa che la lente chitinosa si adagia sull' organo visivo come in una coppa. Sotto della lente segue V ipoderma cheratoyeno che, invece di rimanere eguale a quello delle parti attigue all'occhio, siccome appunto avviene negli occhi degli altri Gammarini, qui negli Ampeliscidi si modi- fica in guisa da somigliare nella periferia completamente al così detto « corpo vitreo » degli occhi degli Aracnidi. E così vediamo che nel contorno esso prende uno sviluppo enorme, dovuto alle dimensioni gigantesche delle singole cellule, le quali hanno 1' aspetto di un vero epitelio cilindrico (Tav. 46, Figg. 5, 6, e 19, icg)1 precisamente come sono le medesime figurate nel corpo vitreo suddetto, con elementi molto allungati, e forniti di un grosso nucleo ovale situato presso all'estremità distale, cioè in vicinanza della cornea. Le cellule centrali, che formano il fondo della coppa, sono molto basse (Fig. 4, icg), con nucleo meno svilup- pato, e non rigonfio. Dietro dell' ipoderma seguono i bastoncelli esterni, cioè uno strato di cilindretti pallidi (Figg. 4, 6 e 19, boe) del tutto omogenei, disposti l'uno accanto dell'altro, in guisa dei bastoni di una palizzata. Osservando con maggiore attenzione, si nota come essi siano attaccati a due a due all' estremità di ciascun cono cristallino mediante una sottile membranella anista. Nei tagli longitudinali della parte periferica del bulbo, le due zone degli elementi finora descritti, cioè quella dell' ipoderma cheratogeno, a cellule cilindriche, e l' altra dei bastoncelli, hanno pari larghezza, e danno all' occhio degli Ampeliscidi un aspetto caratteristico. Alla base di ogni coppia di bastoncelli vedesi situato un cono cristallino (cr), diretto precisamente come i coni degli occhi dei Gammarini comuni, ma di dimensioni assai minori HO Organi dei sensi. di quelli. La forma di ciascun cono è appunto conica, con la base arrotondata, rivolta alla periferia dell' occhio, e coli' estremità angusta diretta verso il ganglio ottico, e più o meno profondamente biloba. Nondimeno la forma di questi elementi rifrangenti dell'organo visivo non è sempre eguale per tutta l' estensione del bulbo, giacché qui e là, fra i coni di forma e dimensione ordinaria, se ne trova pure qualcuno più piccolo, ovoidale, o più grande, e precisamente più lungo, cilindroide, ed anche leggermente incurvato ad arco (Fig. 19, cr). Dallo strato dei coni in poi il resto del bottone oculare degli Ampeliscidi si conforta come negli altri Gammarini, ossia si presenta formato dalla riunione di tanti occhi semplici, i quali nondimeno sono notevoli per la piccolezza delle loro dimensioni rispetto al volume di tutto l' organo, e più di quello del corpo dell' animale intero. Del resto ciascun occhio semplice consta dello strato dei rigonfiamenti fusiformi, e di quello delle cellule retiniche, l'uno separato dall'altro da un tratto più sottile e dalla membrana fenestrata (Fig. 4, mf). Nel mezzo del rigonfiamento fusiforme gli ocelli semplici isolati con la dissezione fanno vedere il bastoncello interno (Fig. 19, boi) di forma piramidale molto allungata, con la parte pili grossa rivolta verso il cono cristallino. Non è facile il conoscere con chiarezza il numero delle cellule che circondano il bastoncello, sebbene, stando a quello delle cellule retiniche (Fig. 19, r), io ritenga che sia similmente di quattro. Insieme alle cellule retiniche ordi- narie, distinte dalla forma di sottile fuso allungato, nei tagli e nei preparati da dissocia- zione, s' incontrano anche altre cellule più grosse di volume, e più gonfie di forma, talune munite d'un sol prolungamento, e questo periferico, altre di due, ai due estremi, uno verso la periferia, l'altro verso il ganglio. Non mi è riuscito di vedere la continuazione di queste cellule voluminose negli elementi veri dell' occhio, e però dimostrare anche per esse, come per le compagne più piccole, un ufficio sensitivo specifico. Per qualche tempo le ho con- siderate come elementi del connettivo ; ma più tardi ho dovuto escludere questo significato, sia perchè le cellule in quistione sono ammassate troppo intimamente con le cellule reti- niche, sia perchè per la forma e per le dimensioni esse differiscono più dalle vicine cellule del connettivo ordinario, e si rassomigliano più alle cellule nervose dei gangli. Così, in un taglio dell'occhio di un' Ampelisca, secondo un meridiano, si distinguono i seguenti strati : 1. Cornea lenticolare (ci); 2. Ipoderma cheratogeno (icg)\ 3. Bastoncelli esterni (boe)] 4. Coni cristallini (cr)] 5. Bastoncelli interni (boi)] 6. Membrana fenestrata (mf)] 7. Cellule retiniche (r). Oltre a ciò l'occhio è circondato quasi interamente da una sottile capsula di connet- tivo (Figg. 6 e 19, cpo), attraverso la quale vengono fuori le fibre del nervo ottico, che prima di entrare nel ganglio formano un vero chiasma (Fig. 4, no). Occhi degli Auipeliscidi. j i j Più somigliante a quella dei veri ocelli, quali sono questi descritti dagli Autori, è la struttura degli occhi delle Haploops (Tav. 47, Figg. 1-4). Dietro la cornea lenticolare bi- convessa {ciò) viene l'ipoderma (icrj). notevole per la larghezza delle sue cellule, ma nello stesso tempo poco alto; almeno in nessun punto alto così come nella periferia degli occhi delle Ampelische. L' ipoderma a sua volta giace sopra uno strato di bastoncelli (poe) disposti a coppie, larghi, e relativamente corti. Ogni coppia è portata sull'estremità distale di un corpo complesso, che a prima giunta somiglia ad un grosso nucleo, ma che le dissociazioni ben riuscite fanno vedere composto di due metà, accollate insieme, come i cotiledoni di un fa- giuolo (Fig. 4, cr). Ciascuna metà ha la figura di una lamina piano-convessa, con due incisure profonde, una nel margine anteriore, l'altra nel posteriore, e tali, che ciascuno di questi corpi complessi si direbbe quasi che risulti di quattro parti più o meno debolmente congiunte insieme. L'ultima parte dell'occhio delle Haploops, e, nello stesso tempo, la più voluminosa, è formata delle cellule retiniche (r), le quali si colorano fortemente col carminio boracico nella loro metà prossimale, e quasi niente nella distale. Con la dissociazione si giunge a dimostrare anche per esse un certo aggruppamento attorno ai corpi complessi di sopra ricordati, ma assai meno evidentemente che per le Ampelische. Ogni cellula retinica poi si continua con un filamento nervoso. Comunemente si afferma che gli occhi delle Ampelische siano « ocelli », perchè hanno una cornea lenticolare. Nondimeno, se con questo nome di « ocelli » si vuole indicare quella maniera di organi visivi, in cui le cellule retiniche costituiscono uno strato omogeneo, senza aggrupparsi in fascetti, l' anatomia degli occhi delle Haploops, e meglio ancora quella degli occhi delle Ampelische, dimostra che negli Auipeliscidi non ocelli si trovano, ma veri occhi composti. Anzi, volendo tenere conto degli elementi cuticolari rifrangenti, si conchiude che l' occhio delle Ampelische è il meglio provveduto fra quelli di tutti quanti gli animali finora descritti, perchè riunisce insieme e quelli degli ocelli, e quelli degli occhi composti : onde si presenta con quattro maniere di formazioni cuticolari. Le quali, procedendo dal- l' esterno all' interno, sono : 1 . Cornea lenticolare biconvessa ; 2. Bastoncelli esterni ; 3. Coni cristallini ; 4. Bastoncelli interni (rabdomi). Facendo ora un paragone fra gli occhi delle Ampelische e quelli delle Haploops, tro- viamo che, in complesso, questi organi si rassomigliano pel numero degli strati, essendo così gli uni come gli altri costituiti da una cornea biconvessa, da un ipoderma, da uno strato di bastoncelli, da uno di coni, e, finalmente, da uno di cellule retiniche. Le differenze principali sono le seguenti: 1. 1' ipoderma nelle Ampelische nella periferia della cornea presenta delle cellule molto lunghe: nelle Haploops è sempre basso: 2. nelle Haploops mancano veri coni cristallini, o piuttosto questi sono rappresentati dal corpo dicotiledonare, che è senza dubbio l'insieme delle cellule cristallogene (nuclei del Semper); 3. le cella Ir* 112 Organi dei sensi. retiniche sono meno allungate nelle Haploops che nelle Ampelische, e non segregano, come in queste, il bastoncello interno. L' esame della costituzione degli occhi degli Ampeliscidi è un argomento molto valido per considerare gli occhi composti come trasformazione degli ocelli, almeno nei Gammarini. In tutti i quali per costituire 1' occhio occorrono tre strati di cellule : 1. Ipoderma, che segrega la cornea dovunque; 2. Cellule del Semper, che negli occhi delle Haploops producono solo le coppie dei bastoncelli esterni; nei Gammarini in generale solo il cono cristallino (risultante anche esso, siccome è noto, di due metà fuse più o meno insieme); e finalmente nelle Ampelische le coppie dei bastoncelli esterni, ed insieme il cono cristallino. 3. Cellule retiniche, che nelle Haploops non danno luogo ad alcuna secrezione ; ed invece nei Gammarini in generale, comprese le Ampelische, producono, nella superficie rivolta all' interno del fascio, i così detti « rabdomeri » , o bastoncelli interni, più o meno fusi insieme per la costituzione del bastoncello interno complesso, o « rabdoma » . Come si vede, la conchiusione, a cui m'hanno tratto le mie osservazioni su i Gammarini dei diversi tipi, comprese le Ampelische, ed anche quelle istituite sugli occhi delle Vibilie (Tav. 46, Figg. 7 e 14), si trova in perfetto accordo con quella del Carrière sul Gam- marus pulex, meno per la differenza nei particolari. Al pari di lui io ho trovato che ciascun occhio singolo dei Gammarini è formato essenzialmente di quattro o cinque cellule molto allungate, rigonfie nella parte prossimale, dove formano la retinula, indi assottigliate per breve tratto, poi di nuovo gonfie e capaci di segregare una sostanza solida (il rabdoma o bastoncello interno), e finalmente dilatate in forma laminare per costituire insieme alle compagne un calice che serve ad accogliere il cono cristallino. Ho fatto molte ricerche per tentare di vedere il l'eticolo nervoso tanto minutamente descritto dal Patten per gli occhi dei Molluschi e degli Artropodi, tanto più che questo Autore asserisce d'averlo veduto anche nelle Orchestie, sulle pareti del calice. Ma ogni mia fatica è riuscita vana; perchè, anche seguendo scrupolosamente e minuziosamente i lunghi processi di macerazione nelle soluzioni di acido cromico indicate dall' istologo americano, io non ho potuto veder nitro sulle pareti del calice che i soliti granuli distribuiti irregolar- mente, e conseguenza ordinaria della precipitazione dell' ossido di cromo sulle pareti di tutte le sostanze organiche con cui viene a contatto : granuli che si vedono quindi anche in tutte le altre parti bagnate dal mestruo adoperato. Veramente qui e là sopra qualche cono sporgeva ogni tanto un filetto, che m' ha fatto credere per un momento alla presenza delle reti nervose del Patten sul calice degli ommatei ; ma, osservando meglio, bentosto mi son dovuto convincere che anche in quei casi non si trattava se non semplicemente di piccole lacinie della capsula connettivale dei coni, strappate nella dissociazione mediante gli aghi, o anche di piccole pieghe e rughe determinate nella capsula connettivale dei singoli occhi dall' azione del reattivo. Organo dell'udito. i i <» Similmente ho cercato invano nelle Orchestie e negli altri Gammarini, o nelle Vibilie 1* « axial nerve fibre », che il Patten figura nel diagramma di un « ommatidio » negli Artropodi, e che parrebbe non dovesse mai mancare nell'occhio di nessun Artropodo, stando a tutte le figure contenute nelle tavole che accompagnano la voluminosa monografia di lui e specialmente alle figure schematiche contenute nella sua tav. 32. Con ciò non voolio cer- tamente conchiudere, uè lo potrei, dall' esame dei soli Gammarini, che queste fibre nervose centrali, e questa rete superficiale, non esistano negli altri Artropodi, o nei Molluschi. A me preme soltanto di constatare la loro assenza nei Gammarini e nelle Vibilie, nei quali per conseguenza 1' occhio singolo viene infine ad essere rappresentato da un gruppo di quattro o cinque cellule neuroepiteliali, da una parte in continuazione diretta con le fibre nervose del ganglio ottico e dall'altra pigmentate, e dilatate in guisa da circondare insieme un mezzo rifrangente. ') C. Org-ìino dell'' ixtlito. Bibliografia. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth. ; in: Bep. Brit. Ass. 1855, p. 44 e 45. 1867. G. 0. Sabs, Crust. d' eau douoe de Norvège, p. 62, t. 4, f. 24. 1879. A. Wkzesniowski, Vorlauf. Mittheil.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 466-469. 1883. H. Blanc, Structure d. cupules raembraneuses ; in: Zool. Anz., 6. Jahrg.. p. 372. 1884. H. Blanc, Amphip. d. Kiel. Bucht: in: Nova Acta Leop. Carol. Akad., voi. 47. p. 47. Siccome ho già accennato altrove 2), non si può parlare per i Gammarini di un organo dell'udito propriamente detto, né dal punto di vista del lato anatomico, uè da quello fisio- logico; e ciò quantunque vari Carcinologi si siano sforzati di considerare come destinati alla funzione uditiva or questa ed or quell' altra appendice della pelle. Così il Bate (1855) ha un paragrafo a parte « On the auditory organa » negli An- tìpodi ; dalla cui descrizione risulta chiaramente, che egli chiama così precisamente quei peli, che altri ha descritti come organi olfattivi, cioè i bastoncelli ialini. Ed il Sars (1867), pur riconoscendo che nel Gammarus neglectus « il n'y a point d' appareil auditif bien distinct »; nondimeno non esita a chiamare « soies uditives » le setole ciliate delle antenne anteriori. Ma l' affermazione più recisa sulla funzione uditiva di queste appendici è data dal Wezesniowski (1879), soprattutto in base della loro somiglianza con le setole uditive dei Decapodi, descritte dall' Hensen, coli' avvertenza che egli stesso sente il bisogno di fare, cioè ' ) Alle stesse conchiusioni viene anche il Watase per le Talorchestie nel suo recentissimo lavoro, da me ri- cevuto troppo tardi per poterne inserire il titolo nella Bibliografia ( Cf. S. Watase, On the Morphology of the Compound Eyes of Arthropods ; in: Studies Biolog. Labor., Johns Hopkins Univers., 1890, voi. 4, p. 295, 296, t. 29, f. 3, 3 «, e t. 35, f. 73 ). -) Cf. p. 54 e segg., e p. 100. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. *5. H4 Anatomia. Organi dei sensi. che, intanto, non tutte le setole ciliate del corpo, e specialmente quelle dei piedi codali posteriori, si possono considerare come organi dell' udito. E finalmente merita di essere pure ricordata l'opinione del Blanc (1883), che vuole attribuire la funzione uditiva alle cupole membranose, fondandosi sull' osservazione, che i calceoli «. n' ont été le plus souvent observés que chez des Amphipodes qui ne vivent qu' à des profondeurs peu considérables ; » e « que le nombre de ces organes augmente sans différence sexuelle chez ceux qui appartiennent.... à la faune littorale ou pélagique, où certainement ces Crustaces vivent en société avec un plus grand nombre d' animaux et d' ennemis » ; senza considerare che tutti i Gammarini della fauna dei porti, che vivono pre- cisamente in mezzo a molti altri animali ed a un gran numero di nemici, mancano intanto affatto di questi organi d' ipotetica protezione. Naturalmente, tutte queste ipotesi, come ben dice il Leydig l) a proposito delle setole ciliate, non si possono né dimostrare, né rigettare ; il che infine indica appunto quanto poco valore abbiano. Come si fa a sostenere che le « setole uditive » siano proprio quelle destinate a sentire l'impressione delle onde sonore? Se qualche probabilità si può ammet- tere per le setole racchiuse nella cavità del sacco uditivo dei Decapodi, soprattutto là dove sono in relazione con gli otoliti, invece è troppo arrischiato il voler supporre come « uditive », soltanto per somiglianza di forma, anche le setole ciliate che si trovano sulle superficie libere. L' Hensen nei Decapodi assicura che i peli uditivi « zeichnen sich, abgesehen von dem Verhalten zu den Nerven, durch eine nur indirecte Verbindung des Haarschaftes mit dem Boden aus, indem sie namlich grosstenfheils durch eine zarte, bei den Makruren kuglig ausgetriebene, Haut getragen werden. Ferner wild die eine Hiilfte des Haarschaftes durch eine eigenthumliche, wahrscheinlich sehr schwingungsfahige Piatte (der Lingula) gebildet. » 2) Ma chi guardi questa lingula nelle numerose figure che si trovano nella Memoria, diffi- cilmente giungerà a formarsi un' idea chiara di ciò che propriamente l' A. intenda sotto tal nome; e ad ogni modo non riuscirà a persuadersi in che cosa consista davvero la specialità di questa parte della base del pelo, e perchè lo Hensen la supponga molto atta a vibrare. Giacché, se è vero che l' A., sperimentando con un particolare strumento, ha veduto i peli scuotersi energicamente, soprattutto nella lingula, ad ogni suono loro condotto, anzi ogni pelo agitarsi « vorwiegend stark bei einem ihm besonderen Tone » 3), nondimeno ciò non esclude l' opinione che queste scosse e questa specialità di vibrazione per certi suoni determinati, non si possano verificare anche per altri corpi filiformi, forniti o no di ciglia, ed in relazione o meno co' nervi. E per conseguenza non posso associarmi all'opinione del Wkzesniowski, quando dice che non vi sia più alcun dubbio sull' ufficio delle setole ciliate. J) Leydig, Ueb. Amphip. u. Isop.; in: Zeitschr. wiss. Zool., 1878, Voi. 30 Suppl., p. 231. 2) Hensen, Gehororgan d. Decapoden; in: Zeitschr. wiss. Zool., 1863, voi. 13. ( Estr., Inhalt, p. VI). 3) Hensen, 1. e, p. X. Organi dell'olfatto, del gusto e del tatto. J1K Anzi, dirò pure che tanto più ne dubito per le setole ciliate dei Gammarini, in quanto che lo stesso Carcinologo non ha potuto nei suoi Antìpodi convincersi della presenza di una lingula, che pur dovrebbe essere, secondo 1' Hensen, l' organo vibrante per eccellenza. Per gli organi di olfatto, di gusto e di tatto v. quel che si è detto a p. 99. Ricorderò qui nondimeno che il Bate ha considerato come organo dell'olfatto la glan- dola antennale col relativo tubercolo (Cf. p. 70); e che altri invece attribuisce questo ufficio ai bastoncelli ialini (Cf. p. 56). Ed in quanto all'organo del gusto, oltre i « Geschmackscylinder » del Grimm, a cui ho accennato a p. 26, trovo ancora registrata un' altra possibilità di esistenza di parti de- stinate specialmente a questo uffizio. Ed è questa affermazione nel Bate 3), il quale scrive che « in Silicatar arenarius, and only in that species, have we observed what may possibly be an especial organ of taste. There is a large protuberance upon the first maxilla. It has a somewhat glandular appearance, and is the result of celi growth ; these cells are large and nucleated. We have failed to observe the organ, or anything analogous in the sanie or a similar position, in any of the more common and numerous forms of Amphipoda that we have examined. It can scarcely be looked upon in the light of a salivary organ, although its component cells possess ali the characteristios of those belonging to a secreting gland, since its position upon the maxilla, being external to the mandibles, forbids the idea. The purpose of this organ (if it be one) will require more extended and systematic observations ere it can be resolved from its present enigmatical character. » Or che nell' Haustorius arenarius esista davvero questa protuberanza è indubitato, aven- dola potuta rivedere anch' io in alcuni esemplari favoritimi dalla cortesia del Norman e dello Stebbing; ma che poi essa sia organo del gusto non è niente affatto neppur probabile, perchè 1' eminenza in quistione non è altro se non una semplice- espansione verso l'interno della lamina esterna delle mascelle anteriori, la quale espansione, quantunque non si ritrovi in altri Gammarini, nondimeno nell' Haustorius stesso non ha nessuna struttura speciale che autorizzi ad ammettere un ufficio gustativo. Le cellule, di cui parla il Bate, sono le ordi- narie dell' ipoderma. Come organi di tatto sono forse da considerare tutte, o quasi tutte, le appendici esterne della pelle ( Cf. p. 51 e segg.); sebbene in nessun caso sia a me riuscito di scoprire una vera relazione della medesima con filamenti o cellule nervose (Cf. anche pp. 59 e 60). ') Bate, Brit. Edriophth.; in: Rep. Brit. Assoc. 1855, p. 48, t. 15, f. 4, a. ii e Anatomia. Sistema digerente. CAPO Vili. Sistema digerente. Bibliografia. 1834. H. Milne Edwards, Hist. d. Crust., voi. 1, p. 72. 1855. F. Leydig, Bau d. Arthrop.; in; Arch. Auat. Physiol., p. 444-445 e 452. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Bep. Brit. Assoc. 1855, p. 48-50, t. 19, f. 1-6, e altrove. 1857. F. Leydig, Lehrb. d. Histol., p. 362-363, f. 194. 1857. A. de la Valette, De Gammaro puteano, p. 9, t. 2, f. 5, 6 e 9. 1859. E. Bruzelius, Bidrag till kanned. om Amphip. iure byggnad; in: Ofv. Vet. Akad. Fòrhandl. (Estr. p. 2-8, t, 1, f. 1-9). 1867. Gr. 0. Sars, Crust. d' eau douee de Norvège, p. 55, 58, e 59, t. 5, f. 14 e seguenti. 1868. C. S. Bate, in: Bate e Westwood, Brit. sessile-ey. Crust., Introd., p. XXVII-XXXI, f. 4-9. 1878. F. Leydig, Amphip. u. Isop.: in: Zeitsclir. wiss. Zool., voi. 30 ( Suppl. ), p. 240-241. 1879. A. Wrzesniowski, Vorliiuf. Mittheil. ii. e. Amphip.; in: Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 511-515. 1880. M. Weber, Leber d. Crust.; in: Arch. mikr. Anat., voi. 17, p. 423-435, t. 37. 1880. O. Nebeski, Amphip. Adria; in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 3, p. 122-130, t. 11, f. 14-20; e t. 12. f. 21-25. 1882. P. Mayer, Caprell., p. 150, e f. 35, a p. 161. 1884. J. Frenzel, Ueb. d. Mitteldarmdriise d. Crust.; in: Mitth. zool. Stat. Neapel, voi. 5, p. 94-95. 1885. W. B. Spencer, The uriuary organs of Amphipoda; in: Quart. Journ. Micr. Se, (2) voi. 25, p. 183-191, t. 13. 1885. J. Frenzel, Ueb. d. Darmkanal d. Crust.; in: Arch. mikr. Auat., voi. 25, p. 145-146. Le indicazioni più antiche sul sistema digerente dei Gammarini, cioè quelle dell' Edward* (1834), si limitano a riferire che negli Edrioftalmi si trovano nello stomaco parti analoghe a quelle dei Toracostraci, quantunque meno sviluppate e di consistenza non ossea ma cartilaginea. Inoltre, secondo l'A., la faccia interna di molte di queste lamine mobili è coperta di peli; e talora, come nell' Orchestia, nella parte anteriore dello stomaco, presso all' apertura esofagea di questo, esistono « deux petites dents ciliées » . Ventuno anni dopo (1855), il Leydig richiamò l'attenzione sulla presenza di uno stomaco masticatorio nel Gammarus pulex, somigliante a quello dell' Oniscus, già descritto da Brandt e Ratzebukg, ed equivalente allo stomaco masticatorio del Gambero di fiume. Trovò inoltre nell'intestino dello stesso animale un'intima resistente, uno strato di cellule, e una muscolare. Finalmente, anche nei quattro tubi epatici distinse tre membrane : un'intima anista, una media di cellule di secrezione, contenenti molto grasso, e all'esterno, come sostegno di tutto il follicolo, una terza membrana connettivale. Oltre a ciò constatò l' esistenza, di tratto in tratto intorno ai follicoli epatici, di speciali muscoli striati, disposti in guisa da formare delle zone. Il Bate (1856) ha dato una descrizione abbastanza completa dell' intero apparecchio digerente, quantunque sia caduto in parecchie inesattezze. Dopo di aver descritto lo stomaco Bibliografia, del sistema digerente. 117 chitinoso di vari Gammarini '), e specialmente del Talitrus, e del Gammarus, e dato qualche cenno anche sulle parti molli, cioè dopo di aver detto dell' aspetto fibroso della membrana intestinale, non che dei muscoli che muovono lo stomaco ed il retto, l'A. discorre dei tubi epato-panereatici, senza però entrare neppure a questo proposito molto minutamente in particolari sulla struttura, ma affermando, ciò che poi fu dimostrato inesatto dal Bruzelius. che i quattro sacchi epatici si uniscano nella loro estremità anteriore in un condotto biliare unico e breve, che s'apre nel tubo intestinale. Il Bate riconobbe anche l'esistenza dei di- verticoli intestinali posteriori, che egli chiamò, sebbene in modo dubitativo, « organi urinari » , non solo pel posto che occupano, e per la struttura, ma pure perchè si trovano così nel maschio, come nella femmina, e tanto nel giovane quanto nell' adulto. L' esame fu fatto in quattro specie, cioè nel Gammarus grossimanus, nel Gammarus locusta, nell' Amphithoe rubricata e nel Sulcator arenarius. Nel suo Manuale d'Istologia (1857) il Leydig, ripetendo alcune delle cose dette già due anni prima, diede pure una figura dell'estremità d'un cieco epatico, ammettendo: a) uno strato di fibre muscolari annulari, disposte ad intervalli; b) una tunica propria connettivale ; e) uno strato continuo di cellule di secrezione; d) una membrana intima cuticolare, che sarebbe per l'A. continuazione immediata della cuticola dell'intestino. Nello stesso anno 1857 il Lavalette dava un piccolo cenno e una figura del tubo intestinale con le appendici epatiche, senza aggiungere nulla di essenzialmente nuovo a quello che già si conosceva. Una descrizione e delle figure molto particolarizzate circa all'apparecchio digerente furono pubblicate dal Bruzelius (1859), a proposito di due specie: Gammarus locusta, e Amphi- thoe podoceroides. Merita attenzione specialmente la struttura dello stomaco chitinoso, di cui l' A. die una descrizione molto minuta. Neil' intestino distinse due parti : una posta imme- diatamente presso allo stomaco, e formata di tre strati, l' altra posteriore che consta, di due soli. Quelli che esistono sempre sono l'epitelio e la- tunica propria; lo strato che manca nella parte posteriore, ma esiste nell' anteriore, è una cuticola interna. Nel retto distinse quattro strati, che sono, enumerando dall'interno all'esterno, i seguenti: cuticola, epitelio, tunica omogenea, tunica muscolare. Quest'ultima è formata di fibre circolari e longitudinali. Dopo il tubo digerente il Bruzelius descrisse pure i quattro lunghi ciechi ventrali, che egli considerò come fegato, e i due ciechi dorsali posteriori. Per i tubi epatici insistè sulla duplicità dello sbocco nell' interno del tubo digerente, e sulla mancanza di cuticola nel- l' interno, come avevano forse veduto anche il Frey e il Leuckart, mentre la cuticola era stata già ammessa, e disegnata, dal Leydig nel Gammarus. In quanto ai ciechi posteriori dubitò dell' ufficio renale, che si sarebbe voluto loro attribuire da altri Autori, ed ammise invece una funzione epatica, avendo la stessa struttura dei sacchi epatici propriamente detti. ') Il disegno dell'esofago chitinoso, che il Bate qui attribuisce ad un Tdronudus, cioè ad un' Ampcìisca, appar- tiene invece evidentemente ad un maschio di Lysiantissa, o di altro Lisianasside, siccome è dimostrato dall' epistoina cuneiforme, e dalla forma del peduncolo delle antenne posteriori. j j g Anatomia. Sistema digerente. Anche il Sars (1867), come il Bruzelius, descrisse minutamente il tubo digerente del suo Gammarus neglecttis, ma vi aggiunse il confronto in molti punti con quello della Mysis. Nella tunica esterna dei tubi epatici riconobbe che i muscoli annulari sono riuniti insieme da alcune fibre longitudinali irregolari e molto sottili ; e che le cellule del « contenuto » sono di due maniere, cioè grandi e piccole, disposte a fasce longitudinali. In quanto ai ciechi posteriori il Sars li considerò come organi escretori, e prima di tutto urinar!, cor- rispondenti ai vasi del Malpighi degl' Insetti. Il colore dei tubi è biancastro, e il contenuto risulta di cellule arrotondate, riempiute di una sostanza granulosa, molto simile ai nuclei cellulari della parte posteriore del corpo adiposo. Neil' introduzione al libro su gli Edrioftalmi britannici, pubblicato insieme al Westwood, il Bate (1868) ripete in sunto press' a poco le stesse cose dette precedentemente nel 1856. È curioso come affermi di aver veduto due « organi urinari » nei Sulcator, ed uno solo nei Gammarus, Maera, ed altri generi : e per conferma di questo fatto riporti dei disegni di profilo dell' apparecchio digerente, e non già dal dorso, siccome ha fatto pel Sulcator. Il Leydig nel 1878 diede brevissime notizie sullo stomaco masticatoi'io del Gammarus puteanus, notando come 1' estremità posteriore di esso sporga a guisa di papilla nell' interno dell' intestino medio. Il Wezesniowski (1879) si fermò soprattutto a dare dei particolari sull'istologia del- l' apparecchio digerente della Goplana polonica, negando la presenza dell' intima nella parte media dell'intestino tenue e nei tubi epatici; e descrivendo una speciale valvola fra l' inte- stino tenue ed il crasso. In quanto agli annessi del tubo intestinale, l'A. fece notare nei ciechi epatici la presenza di alcune cellule gonfie e pallide, e chiamò « glandole rettali » i ciechi dorsali posteriori, di cui afferma che di solito la Goplana adulta ne ha uno solo, cioè quello di sinistra, mentre nei giovani se ne trovano due. Un lungo lavoro sulla struttura del feg'ato, ed anche sulla funzione, fu pubblicato dal Weber (1880), il quale esaminò quest'apparecchio in vari Gammarini così d'acqua dolce, come marini ( Gammarus marinus, G. locusta, G. fluviatilis , G. puteanus, Talitrus e Orchestici). Il W. distinse tre membrane: 1.° sierosa, 2.° tunica propria e muscolare, e 3.° parenchimatosa ; ma negò l'intima. Secondo lui la sierosa è formata da cellule riunite a rete; la tunica propria è anista, ma circondata da larghe fibre muscolari annulari, congiunte insieme da piccole fibre longitudinali; la terza risulta di fasce longitudinali di cellule di due maniere, cioè fasce di secrezione e fasce di riserva. Le fasce di secrezione si distinguono per la presenza di cellule secretive, piene di materie segregate, ma alcune (Leberzellen) molto turgide a cagione di una grossa massa di secrezione contenuta, altre (Fermentzellen) più piccole, più basse, ri- piene anche esse di gocce di sostanza grassa. Le fasce di riserva constano di cellule polie- driche, trasparenti, riempiute di protoplasma finamente granuloso, ma che può presentare anche delle gocce. E pure notevole l'osservazione che gli elementi cellulari del parenchima nei Gammarini siano molto più piccoli di quelli degl'Isopodi : come pure che le cellule di riserva negli animali ibernanti siano prive di sostanze di secrezione. La così detta « intima » del Leydig è il risultato della coagulazione del protoplasma, dovuta ai reagenti adoperati. Sistema digerente. Ili) Nello stesso anno (1880) che il Weber pubblicava il suo lavoro sui tubi epatici, anche il Nebeski dava un' importante contribuzione alla conoscenza sulla morfologia ed istologia, dell' apparecchio digerente dei Gammarini, descrivendo l' intestino retto, e i ciechi posteriori d' un' Orchestici. In quanto al retto l'A. ne nota la grande estensione in confronto degli altri Antipodi, come pure le differenze istologiche nei due tratti anteriore e posteriore ; dei quali solo 1' ultimo corrisponde al retto degli altri Gammarini, giacché l' anteriore invece, che termina circa fra il terzo anello addominale e il primo della coda, ha una struttura che di solito non si trova, distinguendosi soprattutto per la direzione obliqua delle fibre muscolari, e il loro aggruppamento in due fasce laterali ; per la spessezza e le pieghe dell' epitelio ; e finalmente per la cuticola fornita di setole. Al Nebeski si deve pure la dimostrazione anatomica che i così detti vasi del Malpighi dei Gammarini siano parte non dell' intestino retto, ma del medio ; e che nelle Orchestie si contengano delle concrezioni calcaree, che invece mancano in altri Gammarini. Il Mayer (1882) è stato l'unico osservatore che abbia notato come i tubi epatici, anche nei Gammarini, possano essere ridotti a due soli, uno per lato. L'A. non cita a questo proposito che l'esempio della Leucotlioe, ma aggiunge che anche in altre specie da prin- cipio i ciechi sono solamente due, ai quali più tardi seguono gli altri della seconda coppia. Esaminando le glandole dell'intestino medio in diversi Crostacei, il Frenzel (1884) discorse anche dei tubi epatici delle Nicaea Nilssoni e del Gammarus locusta, distinguendo in essi delle cellule con grasso colorato, o incoloro, e delle altre con una sostanza bruna. Le così dette « cellule di riserva » sembrano giovani cellule con grasso. Come in tutti i Crostacei, anche negli Antipodi, le cellule dei tubi epatici sono munite di un orlo di chitina con pori-canali, e con sottili ciglia. Lo Spencer (1885) ha scritto un lavoro di proposito su' ciechi intestinali posteriori, che egli chiama senza esitare « the Urinary Organs of the Amphipoda » , quantunque non aggiunga veramente nulla di nuovo a quello che già era noto. Nondimeno meritano di essere rilevate alcune affermazioni, o anche semplici sospetti, a cui accenna l'Autore, cioè: 1.° che le concrezioni trovate da lui nel Talitrus contengano evidentemente acido fosforico; 2.° che forse non sia ingiustificabile il pensare che queste concrezioni abbiano qualche relazione con la muda; 3.° che questi organi, i quali hanno una distribuzione molto limitata fra i Cro- stacei, siano certamente escretori, siccome è provato dai loro prodotti escretori, ed anche molto probabilmente urinari, sebbene le conoscenze che si hanno circa al punto di origine del canale alimentare ci vietino di considerarli come strettamente omologhi ai tubi del Malpighi negl' Insetti. Ma il Frenzel (1885) non ammette per i tubi dorsali posteriori l'ufficio di organi urinari loro assegnato dal Nebeski, e dallo Spencer. L' apparecchio digerente è rappresentato da un semplice tubo, rettilineo per quasi tutta la sua estensione, cilindrico e di calibro uniforme, meno nella parte anteriore, dove si | 20 Anatomia. Sistema digerente. dilata per formare una specie di nassa, o apparecchio torturatore. Quest' ultimo poi comunica coli' esterno mediante un tubo incurvato ad arco, cioè coli' esofago, che fuori della bocca si prolunga nelle due espansioni cutanee, dette labbro. Lungo il suo corso il tubo dige- rente, e propriamente quella sua parte che corrisponde all' intestino medio, riceve lo sbocco di tre sorta di appendici: 1.° la pilorica dorsale, 2.° i tubi epato-pancreatici, 3.° i ciechi posteriori. Per comodo di descrizione, ed anche tenendo conto della diversa origine dei foglietti embrionali, tutto l'apparecchio si può distinguere in tre parti: A. Intestino anteriore ; B. Intestino medio e suoi annessi ; C. Intestino posteriore. Come di solito, anche nei Gammarini '), le due prime parti sono d'origine ectodermica, mentre che la media deriva invece dal foglietto interno. Oltre, s' intende, per tutte le tre parti, il contributo del foglietto medio. A. Intestino anteriore. La parte anteriore del tubo digerente consta della bocca, delle labbra o paragnati, del- l' esofago, e dello stomaco trituratore o nassiforme. La bocca, nell' atteggiamento in riposo dell' animale, è nascosta nel fondo delle parti boccali (Tav. 42, Figg. 1, 3 e 9), là dove convergono tutte le punte e gli altri organi laceranti e contundenti delle medesime. Perchè sia messa allo scoperto è necessario che si sollevi il labbro superiore, e si abbassi 1' inferiore, ed inoltre che siano abdotte e rotate in fuori le mandibole, ed abdotte le mascelle anteriori e posteriori, e similmente divaricati alquanto anche i palpi dei piedi mascellari. Le labbra sono semplici estroflessioni dei comuni tegumenti, le quali in parte diventano abbastanza rigide, e specialmente nella superficie esterna del labbro superiore. Già altrove ( p. 20 e 23 ) si è detto della varia loro forma, ed anche dei loro muscoli estrinseci o in- trinseci (p. 88). Qui basterà aggiungere che, come negli altri Crostacei, anche nei Gam- marini, nella spessezza del labbro superiore sono contenute alcune grosse cellule glandolari (Tav. 45, Fig. 3, gls). L' esofago (Tav. 45, Fig. 8; e Tav. 53, Figg. 4 e C, es) è un tubo piuttosto ampio, le cui pareti sono diretta continuazione della lamina interna delle labbra. La forma ne è cilindroide, e la direzione è verso il dorso, ad arco di cerchio, con la convessità rivolta in basso. Questa prima parte del tubo digerente è uniforme in tutti i Gammarini, così per 1' aspetto esterno come per la struttura delle pareti, che somiglia a quella dei tegumenti J) Cf. il cap. Sviluppo dell'apparecchio digerente. Intestino anteriore. Stomaco. 121 esterni da cui deriva, essendo costituita da una cuticola interna omogenea, cosparsa di pic- cola pelurie nella superficie libera, da un ipoderma con cellule talora molto grosse (Tav. 53, Fig. 23, ip), e da uno strato di fibre muscolari annulari, irregolarmente disposte. Oltre ai muscoli intrinseci 1' esofago ha pure degli estrinseci, e questi consistono in grossi fasci che s* attaccano da una parte alla parete dorsale del capo, dall' altra alla parete dorsale del- l'esofago verso la metà del suo corso (Tav. 45, Fig. 8; e Tav. 53, Figg. 6 e 23, inde). Lo stomaco, esaminato nel suo complesso, si presenta come un sacco ovoide, alquanto più rigonfio nella sua parte inferiore o ventrale, ed in comunicazione in avanti direttamente coli' esofago, indietro coli' intestino medio, nel quale esso insinua la sua estremità posteriore terminata irregolarmente, e pendente per qualche tratto libera nella cavità del medesimo (Tav. 48, Figg. 16 e 19; e Tav. 53, Fig. 9, stmd), determinando così un fondo cieco circolare. Anche senza far tagli, ed esaminando lo stomaco solamente dall'esterno, si vede (Tav. 5:1. Fig. 6 ) che per la spessezza delle pareti occorre distinguere due parti : una dorsale, più ampia, di solito destinata a serbatoio del cibo, 1' altra, ventrale, più piccola, ovoide, opaca più del resto dell' organo, e tutta irta di setole iridescenti ; ma per conoscere con chiarezza la costituzione interna, la via più sicura è di dividere l'organo in due metà, mediante un taglio longitudinale sagittale. La Fig. 13 della Tav. 53 rappresenta appunto la superficie interna dello stomaco, aperta in tal maniera ; e dimostra come la medesima si sollevi tanto nelle parti laterali, quanto nella mediana ventrale, in varie pieghe in diversa maniera con- formate ; le quali, e per la loro costituzione diversa, e più per la differente sede che occupano, si possono distinguere in pieghe gastriche laterali anteriori, malie e posteriori, e va. piega gastrica centrale. Le pieghe gastriche laterali anteriori occupano quel tratto in cui il tubo digerente co- mincia ad allargarsi, ossia dove può cessare di chiamarsi esofago, ed invece pi'endere il nome di stomaco; e per conseguenza si possono ben dire pieghe cardiache (Tav. 53, Figg. 6, 8 e 9, pc). In generale si tratta di due insaccature semiovoidali, situate una per ciascun lato, e più o meno profonde, le quali sulla loro superfìcie libera convessa sono armate di spine, o d'uncini, di varia dimensione e di forme divei'se (Tav. 47, Figg. 2G, 28 e 29), secondo le specie, sempre diretti con le loro punte indentro e indietro (Tav. 53, Fig. 9), in guisa che siano appunto nella condizione più favorevole per afferrare e lacerare la preda, nel momento che questa passa attraverso 1' imboccatura dello stomaco, e che i muscoli spe- ciali (md) mettono in rotazione le pieghe cardiache. Le pieghe gastriche laterali medie (pglm), e le posteriori (pglp), hanno importanza fisio- logica molto minore delle pieghe cardiache, quantunque siano assai più estese. Difatti chi le esamini non troverà in esse altro se non un leggiero ripiegamento della parete gastrica con una serie di setole, talvolta molto lunghe, che ne ornano il margine libero, senza mu- scoli speciali, né modificazione di sorta che valgano a dar loro altra importanza che quella d' un semplice organo di fissazione della preda nell' interno dello stomaco, nel momento Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 1G. 122 Anatomia. Sistema digerente. che agisce su di essa tutto 1' apparecchio di setole della parte mediana posteriore. Nondi- meno, siccome si vede meglio esaminando un taglio trasverso dello stomaco fatto a livello della piega ventrale mediana, anche il margine interno delle pieghe laterali gastriche posteriori ( Tav. 53, Fig. 25, pglp) può agire come potente ausiliario di lacerazione, quando i robusti fasci muscolari costrittori dello stomaco spingono contro di esse i materiali che in quest' organo sono contenuti. Finalmente, nelle parti latero-ventrali, la superficie dello stomaco chitinoso, dietro delle pieghe laterali posteriori, si rileva, per ciascuna parte, in una protuberanza ( Tav. 53, Fig. 8, y ) di forma irregolare, ma tondeggiante e con piccole setole, che vi s' inseriscono per tutta la superficie. In quanto alla parte ventrale dello stomaco, quella che nello stomaco veduto nel suo insieme appare più gonfia e meno trasparente, essa esaminata di prospetto, in un taglio fron- tale dell' organo, appare formata principalmente di una grossa piega, piega ventrale (Tav. 53, Figg. 8 e 25, pgv ), fiancheggiata a destra ed a sinistra dalle porzioni grosse dei margini delle pieghe laterali posteriori. La forma di questa piega mediana nell' insieme è quasi ellittica, ma 1' estremo posteriore ha contorno quadrilatero. Né per la sola forma del con- torno variano le singole parti della piega, ma anche la consistenza e la struttura sono diverse, onde per comodo di descrizione distingueremo una parte anteriore ed una poste- riore. L' anteriore a prima giunta sembra avere una struttura molto complicata, tanto più in quanto che è tutta iridescente per quattro fittissime serie di setole lunghe, sottili e nondimeno rigide, che ne occupano il contorno e tutta la superficie. In mezzo alla piega fra le setole comparisce la cresta mediana. Nel taglio trasverso invece la struttura riesce evidente, e molto più semplice ; perchè si vede che, nonostante 1' aspetto così complicato esterno, alla fine non si tratta d' altro se non d' una cresta triangolare situata in guisa che uno degli spigoli sporga nell'interno dello stomaco (Tav. 53, Fig. 25, pgv). Delle quattro serie di setole, due sono esterne (se) e corrispondono agli altri due spigoli della cresta, ossia ai due spi- goli che si continuano col resto della parete dello stomaco, e le altre due sono interne (si), inserite alla metà di ciascuna faccia dell' organo. Dove son fissate le setole, la membrana cliitinosa si presenta inspessita a mo' di cornice. La pai-te posteriore della piega gastrica ventrale (Tav. 53, Fig. 8, l) è semplicemente continuazione della cresta triangolare di cui ora si è detto, ed ha la forma di una linguetta, che col suo estremo posteriore variamente acuto sporge liberamente dalla parete ventrale dello stomaco. La superficie è fornita di piccole setole, sparse irregolarmente. Insieme a questa piega gastrica ventrale principale si deve pure far menzione di un' altra, molto più piccola, situata un poco più avanti della prima, quasi a livello delle pieghe cardiache. Nelle Orchestie, tale piega secondaria è appena accennata da una leg- giera sporgenza della parete gastrica, visibile specialmente per le piccole setole che vi sono impiantate (Tav. 53, Fig. 8, pgvs). Invece nel Gammarus locusta la convessità è maggiore '). ') V. la figura in Bruzeluts, Bidrag, ecc. t. 1, f. 3, b. Intestino anteriore. Stomaco. 123 E nelT Epimeria cornigera, oltre a questa pieghettimi secondaria, esiste ancora una terza piega, che è molto più grande, e somiglia per la forma in parte alla linguetta della piega principale, quantunque non sia così liberamente sporgente come quella. La posizione di questa terza piega mediana è intermedia fra le due, cioè alquanto più indietro delle pieghe cardiache. Le Leucothoe, secondo le mie ricerche1), variano rispetto all' armatura gastrica interna ( Tav. 53, Fig. 26 ) dalla regola generale di tutti gli altri Gammarini. Prima di tutto le «lue pieghe cardiache (pc) non hanno la forma ordinaria, cioè 1' emisferica o la semicilin- drica, ma invece costituiscono due eminenze appiattite in forma di linguette, molto sporgenti nell'interno dello stomaco, armate di numerose e lunghe spine in quasi tutto il margine libero. Le altre due coppie di pieghe laterali sono anche diverse dall' ordinario, succedendosi 1' una all' altra non come due curve concentriche, ma come una lamina continua. La divisione delle due coppie è accennata soltanto nei margini interni da speciali prominenze ed incavi. La parte media dell' apparato gastrico è pure molto semplificata, perchè non esiste la cresta mediana che nel caso ordinario porta le setole iridescenti, e la parte anteriore della piega ventrale è sostituita da due piccole fossette a contorno ellittico (fgv), situate una a destra e 1' altra a sinistra, all' interno delle lamine laterali medie. Sotto di queste due fossette si vede una larga linguetta, la cui forma è quella di un cerchio, interrotto soltanto nella parte superiore, là dove sono le due fossette. Una forma molto vicina a questa delle Leucothoe è presentata dallo stomaco chitinoso delle Lilljeborgia^ nelle quali, intanto, le pieghe longitudinali sono munite di grandi setole ; e le due fossette laterali sono piti estese, e ornate di moltissime piccole setole iridescenti. In tal modo lo stomaco chitinoso delle Leucothoe e delle Lilljeborgia si avvicina per la sua maggiore semplicità a quello degli Iperini, siccome è stato esso descritto dal Claus per le Fronime 2) ed i Platiscelidi 3). Lo stomaco chitinoso merita davvero il nome di masticatorio nei Gammarini, ovvero è soltanto anche in essi un semplice apparecchio di chiusura, una specie di nassa, come lo descrive il Claus per le Fronime, destinato ad impedire da una parte il ritorno nell' esofago, dall' altra il troppo affrettato avanzarsi dell' alimento nell' intestino medio ? Una risposta a tale quesito a me pare che si possa dare subito per i Gammarini, solo che si faccia attenzione al grande sviluppo del primo paio di protuberanze che s' incontrano nello stomaco, immediatamente dopo dell' esofago ; che in tutti i Gammarini, meno le Leucothoe e le Lilljeborgia, le pieghe cardiache così per la loro forma, come per l' armatura 1 ) Debbo nondimeno dire che tale apparecchio è già figurato dallo Stebbinc;, per la Leucothoe flindersì, n. sp., quantunque nel testo non sia spiegato altrimenti, che accennando al numero delle spine del margine inferiore dei « triturating organs », cioè delle pieghe cardiache. Lo stesso semplice accenno alle spine suddette è fatto anche per un'altra Leucothoe (L. tridens), di cui però non è data la figura corrispondente ( Cf. Stebbing, Rep. « Chal- lenger », p. 778 e 780. t. 48, org. trit. ). 2) Claus, Org. d. Phronimiden ; in: Arb. zool. Inst, Wien, 1872, voi. 2, p. 83, t. 6 e 7. '■'■) Claus, Platysc, 1887, p. 18, t. 21. 124 Aoatomia. Sistema digerente. di robuste spine, e per la potenza dei muscoli da cui sono messe in movimento, certamente non la cedono in nulla per efficacia laceratrice alle parti boccali esterne. Siccome ho già notato, la forma di ognuna di queste protuberanze è emisferica, con valido rivestimento chitinoso, e con spine e denti in gran numero. Sotto la cuticola 1' ipoderma forma uno strato molto grosso, e dà attacco per ciascun lato ad un grosso fascio muscolare, che va dal- l'altra parte a prendere inserzione sulle pareti laterali del capo (Tav. 47, Fig. 29, mr; e Tav. 53, Fig. 9, md). Nei Gammarini abbastanza trasparenti, e specialmente nei giovani, è facile vedere nelT animale vivo le energiche contrazioni di questi fasci muscolari, e gli effetti che ne derivano nella rotazione delle singole protuberanze, le quali, girando dal- l' esterno verso 1' interno, cioè 1' una contro dell' altra, a guisa di due ruote dentate, com- binano per lacerare profondamente la preda inghiottita. L' osservazione è più facile nei Gammarini poco compressi ; nei quali, p. es. nei giovani Corofi, riesce quindi agevole, ve- dendo l'animale dal dorso, convincersi della contemporaneità della rotazione delle due ruote laceratrici (Tav. 53, Fig. 9, pc). La stessa azione clastica invece non la si può attribuire alle altre lamine laterali, e neppure alla grande protuberanza mediana, perchè così in questa come in quella, anche nei Gammarini, le setole che ne armano i margini o la superficie, sono troppo deboli per esercitare un ufficio trituratore pari a quello che avviene invece nei Toracostraci. E quindi credo che, come nei Fronimidi, anche nei Gammarini questa parte dello stomaco chitinoso agisca semplicemente da serbatoio, e da freno, ma con questa differenza dai Fronimidi : che negli Antìpodi di cui è qui il discorso, l'alimento, mentre rimane frenato dalle setole delle lamine laterali e della piega mediana, viene non solo bagnato dai liquidi digerenti che sgorgano dai tubi epatopancreatici, e dal diverticolo pilorico, ma ancora lacerato dai denti e dalle spine delle protuberanze anteriori. Un altro movimento che spesso si vede eseguire dall' animale vivo, è 1' innalzamento o meglio avvicinamento di tutto lo stomaco verso il capo : innalzamento ed avvicinamento dovuto, come si vede nei preparati, ed anche per trasparenza nel vivo, a due muscoli, uno per lato, che si attaccano ai lati dello stomaco chitinoso, a livello dell' estremo anteriore della piega mediana (Tav. 53, Fig. 6, mge). Questo movimento avviene come il primo a scosse, e serve, a quanto pare, a dilatare lo stomaco, allontanando le setole dal cibo contenuto, e rendendo così più facile il progredire di questo per la via del- l' intestino. Insieme ai dilatatori lo stomaco chitinoso ha pure i muscoli costrittori ; anzi questi sono anche più numerosi, e più robusti dei primi, ed in generale hanno forma di fasci, che circondano più o meno completamente e regolarmente 1' organo su cui sono adagiati o inseriti. Ma fra essi merita di essere specialmente notato un muscolo impari ( Tav. 53, Fig. 25, mtr), il quale, limitandosi a circondare soltanto la piega gastrica ventrale, inserisce le due sue estremità agli spigoli inferiori delle parti laterali di essa. Dalla posizione e dalle inserzioni è chiaro che il suo ufficio è quello di avvicinare i due spigoli a cui si attacca, Intestino medio. 125 e quindi di dilatare, piuttosto che di restringere lo stomaco. Lo stesso muscolo impari tras- verso è stato pure notato dal Claus nei Fronimidi '). B. Intestino medio e suoi annessi. oc. Intestino. L' intestino medio, esaminato in un animale trasparente, è un tubo di calibro uniforme, esteso, di solito, dal 2.° segmento toracico al 1.° eodale nell'asse del corpo, e situato così da lasciare dalla parte ventrale i tubi epato-pancreatici, e la catena gangliare ; dalla parte dorsale, invece, gli organi riproduttori ed il tubo cardiaco (Tav. 47, Figg. 16, 24, e 30; e Tav. 48, Figg. 16 e 19). Invece nelle Orchestie, nei Talitri, e nei Microdeutopi, per eccezione fra tutti gli altri Grammarini, non giunge fino al 1.° segmento codale, ma si arresta all'ultimo segmento del torace (Tav. 53, Fig. 2). Per esaminarlo bene fuori del corpo, spesso basta distaccare dall' animale vivo con un rapido movimento delle dita il capo del Gammarino dal tronco ; il che riesce bene soprat- tutto nelle Orchestie, e, più facilmente, se si è avuta la cura di tagliare con un colpo di forbici la coda, per distaccare questo punto d' attacco posteriore. Così spesso si ha la fortuna di portare via insieme col capo tutto l' intestino medio insieme alle varie appendici ed a parte del retto, tanto deboli son le varie aderenze che l' intestino e i suoi annessi hanno con le parti circostanti. Però solo nei primi momenti la forma dell' intestino resta come si vede negli animali trasparenti, o nei tagli longitudinali degli animali preparati ; perchè dopo poco tempo l'intestino vivo incomincia a diventare moniliforme. La struttura si può dire uniforme in tutte le specie (Tav. 53, Fig. 17). Nell'interno si vede uno strato epiteliale, formato di cellule basse, a contorno poligonale, con un grosso nucleo, e con protoplasma quasi omogeneo, con piccole gocce lucenti che ricordano quelle delle cellule di riserva delle cellule epatiche. Il margine libero di queste cellule è ricoperto da un sottilissimo orlo cuticolare, che nondimeno non è mai striato, come il Claus •) lo descrive per le Fronime, e tanto meno fornito di ciglia, come negli stessi Antìpodi lo indica e disegna il Frenzel 3). La membrana epiteliale è circondata immediatamente dalla tunica propria, la quale è apparentemente omogenea, ma pure lascia vedere qua e là i nuclei delle cellule che 1' hanno formata. E notevole la grande elasticità, e direi quasi contrattilità, di questa membrana, che si dimostra chiaramente, quando, cavando fuori dall' animale vivo l'intestino, questo, siccome ho detto, a poco a poco si raggrinza. In tale occasione la mem- brana presenta pure un numero grandissimo di piccole pieghe longitudinali parallele, disposte con grande regolarità, sicché sono state pili volte scambiate con fibre muscolari !) Clatjs, Org. d. Phronimiden ; in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 2, p. 83 e 85, t. 7, f. 30 e 36, M.tr. •) Claus, 1. e, p. 88-89. 3) Frenzel, Mitteldarmdruse d. Crust. ; in: Mitth. zool. Stat. Neapel, voi. 5, p. 96, t. 4, f. 42, 43, e 47. j 2 6 Anatomia. Sistema digerente. longitudinali, che invece mancano affatto. Intanto, se mancano le fibre muscolari longitu- dinali, esistono nondimeno le annulari, le quali, situate fra la tunica propria e l'epitelio, sono disposte con un certo intervallo l' una dall'altra, diversamente secondo le varie specie. Finalmente, dall'esterno della tunica propria, partono le briglie connettive, che fanno aderire l' intestino alle parti vicine. /?. Fondo cieco pilorico. L' origine di questa appendice, che nei Gammarini è sempre unica, a differenza degli Iperini ') e dei Caprellidi 2), dove è doppia, è nell' estremo anteriore dell' intestino dal lato dorsale. La forma è quella di un dito di guanto, più o meno largo ed appiattito, che si estende in avanti per un tratto variamente lungo, adagiandosi sulla parte dorsale dello stomaco masticatorio. La struttura non è per nulla differente da quella dell' intestino, di cui è continuazione, salvo una maggiore gonfiezza nelle cellule epiteliali che costituiscono le sue pareti, e che molto probabilmente funzionano precisamente come organo glandolare, giustificando così il nome di «. Nackendriise » , che il Wrzesniowski :!) gli ha dato. Le Leucothoe e le Ampelische (Tav. 48, Fig. 19), secondo le mie ricerche, hanno appena un accenno di questo diverticolo pilorico ; che al suo posto presentano appena una certa turgidezza nelle cellule della parete dorsale, senza che si possa ammettere definitiva- mente 1' esistenza di un vero diverticolo. y. Ciechi epato-pancreatiei. La maggior parte dei Gammarini hanno quattro appendici epato-pancreatiche, due per lato, estese lungo il corpo, ai lati dell' intestino medio, verso la superficie ventrale. La forma delle appendici in esame è quella di tubi cilindrici, terminati nondimeno nella parte poste- riore a fondo cieco assottigliato a guisa di cono. Nella pai-te anteriore le due appendici di ciascun lato si riuniscono in un tronco unico, il quale dopo brevissimo corso sbocca diret- tamente nel ventricolo masticatorio nella parte latero-ventrale della piega ventrale. I gen. Corophìum, Siphonoeeetes, Leucothoe, Haploops, Batluj povera, invece di quattro tubi ne hanno due soli, uno per lato : ma anche questi occupano una posizione latero-ventrale rispetto al- l' intestino, e sboccano presso alla piega ventrale. Siccome sarà dimostrato nel capitolo dove si dirà dello sviluppo dell'apparecchio di- gerente, la presenza di due soli tubi epato-pancreatici, invece di quattro, corrisponde ad un arresto di sviluppo, perchè tutti i giovani Gammarini da principio non presentano che ') Anche nella Vibilia è doppia. Cf. Tav. 53, Fig. 1. -') Mayee, Caprell., p. 147, t, 9, f. 2, 3, 4, e 9. 3) Wrzesniowski, Vorlauf. Mittheil.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., 1879, p. 512. Intestino medio e suoi annessi. Ciechi epato-pancreatici. 127 un solo paio di appendici; ma, più tardi, ai primi si aggiungono nella maggior parte delle specie ancora altri due, che prendono origine dal lato ventrale di quelli, ma sempre in corrispondenza della pai-te anteriore del mesenteron. Il Claus notò già nelle Fronime lo stato rudimentale di quattro tubi epato-pancreatici; e più tardi ne ha descritto un paio solo nei Platiscelidi. Io ne ho veduto del pari un paio solo, e bene sviluppati, anche nelle Vibilie, come pure nei Colomastix. Nei Caprellidi i tubi sono sempre al numero di due solamente, ma pure ognuno di essi è prolungato in avanti in un piccolo fondo cieco, in cui il Mayer vorrebbe vedere l'omologo del 2." paio dei ciechi epatici dei Gammarini '). Il limite posteriore dei tubi è vario secondo l'età; nell'adulto corrisponde or in prin- cipio, ora nel mezzo, or verso la fine del 3.° segmento addominale ; ma sempre più o meno tutti e quattro i tubi giungono posteriormente alla stessa distanza. Invece nei giovani di solito è più esteso il tubo superiore che l' inferiore, e questo in accordo col fatto che il primo a formarsi, anzi l'unico che nasce dall'intestino dell'embrione per ciascun lato, è il tubo epatico superiore. L'inferiore nasce abbastanza tardi, e non direttamente dall' intestino, ma dal tubo già esistente, sicché più che di un vero nuovo tubo epato-pancreatico, si tratta invece di una ramificazione dell' antico. Per questa condizione i generi con due soli tubi epato-pancreatici si possono considerare come rappresentanti di uno stato più primitivo, rispetto a quelli che ne hanno quattro. Osservati per trasparenza nei giovani, i tubi si vedono sempre di calibro uniforme, quantunque spesso agitati da movimenti peristaltici e antiperistaltici. Strappati invece dalla cavità del corpo di un Anfipodo vivo, dopo poco i ciechi cambiano figura, per divenire prima moniliformi ( Tav. 53, Fig. 12), poi attorcigliati variamente. Il colore è per lo più bruno, giallo, o verdiccio, e dipende così dalle cellule che costituiscono la parete, come dal con- tenuto. Il quale ha 1' aspetto di un liquido piuttosto trasparente, ma misto a gocce oleose più o meno grandi, ed è tenuto in agitazione dai frequenti movimenti peristaltici della parete, per cui ora percorre tutto il tubo di dietro in avanti, o viceversa, ora trabocca nello stomaco, or finalmente giunge fino a versarsi nel condotto comune compagno dell'altro lato. La superficie dei tubi non appare intanto uniforme, ma è segnata da tante strisce longitudinali irregolari ed incomplete, alcune più chiare ed altre più oscure; le quali si rendono ancora più evidenti, se i tubi sono immersi per qualche tempo in acqua con poche gocce di soluzione d'acido osmico (Tav. 53, Fig. 11). L'ultima parte del tubo, cioè quella terminata a fondo cieco, è invece uniforme, anche se trattata con acido osmico. Circa all' intima struttura, è da dire che la parete dei tubi consta di tre sfrati, cioè : connettivale, muscolare, ed epiteliale. Il connettivale è il più esterno, ed è dato da un in- viluppo speciale del tessuto connettivo adiposo, molto delicato che, interponendosi fra i singoli tubi, isola ciascuno dagli altri organi vicini. Sotto l' inviluppo connettivale segue una rete di fibre muscolari che s' anastomizzano in vario modo con tronchi circolari, longitudinali, ed obliqui. Il terzo strato finalmente, il più importante di tutti, cioè l' interno, è costituito da ') Mayer, Caprell., p. 151. j9<«! Anatomia. Sistema digerente. un epitelio semplice, rilevato in numero vario di creste irregolari. Ciò si vede bene soprat- tutto nei tagli trasversi; nei quali queste creste hanno una sezione triangolare con l'ampia base attaccata alla parete ( Tav. 53, Fig. 15). L'osservazione dimostra che anche là dove la prominenza è più alta, l'epitelio rimane semplice, in guisa che tutto dipende dalle varie dimensioni degli elementi cellulari. Rispetto a questi si ha che nei preparati, non trattati con liquidi che sciolgono i grassi, tutte le cellule (Fig. 14) sono gremite di gocce d'olio più o meno colorato naturalmente, o annerito dall'acido osmico. Invece nei preparati condizionati col metodo ordinario dell' alcool, degli oli essenziali, della benzina ecc., per l' inclusione in paraffina, le cellule appariscono spumose, con cavità più o meno grandi e talora picco- lissime, secondo la quantità e la maniera di distribuzione delle gocce di grasso nelle cellule. Il resto dell' epitelio, che completa la parete del tubo, vale a dire quello che forma le parti avvallate della parete, è pure esso costituito da uno strato semplice di cellule, le quali non differiscono da quelle delle creste sporgenti in altro che nel vario grado di turgidezza degli elementi. Che vi esistano fasce di secrezione e fasce di riserva, come ha detto il Weber, è anche mia convinzione, perchè appunto lo dimostrano le strisce di cellule più turgide e quelle di cellule depresse (Tav. 53, Fig. 11); ma che poi si possa fare una distinzione anche fra cellule di secrezione propriamente dette ( Leberzellen ) e cellule di fermento (Fermentzellen), io non posso convenire, perchè 1' osservazione dell' epitelio così nella sua superfìcie, come nelle sezioni, fa vedere chiaramente che fra le cellule di riserva senza traccia di gocce ri- frangenti e le cellule in piena attività di secrezione, e quindi molto turgide di sostanza segregata, vi sono tutti i gradi intermedii. E così io ben m' accordo col Mayek nell' opi- nione che egli ha emesso per le Caprelle, cioè che una stessa cellula passi successivamente per varie funzioni ; quantunque a me d' altra parte non sembri molto probabile l' emigrazione da lui sospettata delle cellule dalla parte estrema del tubo epatico verso 1' anteriore. Secondo me, invece, le cellule di riserva si possono moltiplicare e rinnovare nei diversi punti dell' organo, senza dover ricorrere alle cellule di più recente origine del fondo cieco, le quali forse non entrano mai in funzione. In quanto ai « Winterthiere » , in cui secondo il Weber ') le cellule di riserva dovreb- bero essere libere di sostanza segregata, non so veramente intendere quali individui egli indichi con tale nome. Almeno nel nostro clima, i Gammarini non hanno alcun periodo d' ibernazione, se pur non si voglia considerare come tale quella sospensione nella produ- zione di uova che si trova in qualche specie, e propriamente nelle Orchestie, durante l' inverno. Siccome ho detto nella rivista bibliografica del sistema digerente, il Leydig, fin dal 1855, ha ammesso per i tubi epatici anche una membrana intima, la cui esistenza intanto fu negata dal Bruzelius, ed anche dal Wrzesniowski, e dal Weber, mentre fu di nuovo affermata dal Frenzel. Or chiunque faccia 1' esame delle sezioni dei tubi epatopancreatici nelle loro diverse regioni, si convincerà senza dubbio, che davvero esiste un sottile orlo omo- ) Weber, Arch. mikrosk. Anat., 1880, voi. 17, p. 432. Intestino medio e suoi annessi. Ciechi posteriori. l^O geneo, e poco rifrangente, ossia una cuticola che riveste la superficie interna di ciascun tubo, ed è intimamente connessa coli' estremità libera delle singole cellule, così delle turgide, come delle depresse. Ho detto che il Weber vorrebbe sostenere che questa membranella non fosse altro se non l'effetto di un coagulamento superficiale, prodotto dai reagenti ado- perati; ma a me questa spiegazione non sembra soddisfacente, perchè un nuovo strato derivante da coagulazione dovrebbe essere molto irregolare, ed ora più sottile, ora più grosso, a seconda della precipitazione avvenuta in quel punto. Invece la membranella, di cui è quistione, nei tagli appare del tutto eguale. Lo stesso orlo è stato pur veduto nelle Fronime, dove il Claus nondimeno lo descrive e lo figura finamente striato 1). D' altra parte io non ho potuto neppur vedere in nessun caso mai l'orlo di ciglia che il Frenzel -) dice esistere in tutti i Crostacei. d. Ciechi })Ostcì>io)'i. Nel confine dell' intestino medio col retto, e precisamente un po' prima di quel tratto sottile che unisce le due parti, vengono fuori nella grande maggioranza dei Grammarini due tubi ciechi, i quali immediatamente si adagiano lungo le pareti dorso-laterali e dell'intestino. Lo sviluppo di queste appendici è molto vario ; ma il massimo si trova nelle Orchestie, perchè ivi, partendo dal 7.° segmento toracico, dove hanno principio, i tubi si dirigono prima in avanti per qualche tratto, fino alla metà del 6.° toracico, e poi si ripiegano in- dietro, mantenendosi addossati alla parete dell' intestino, prima della parte inedia e j)oi del retto, fino alla metà del 1.° segmento codale. Questa maniera di decorso si vede rappre- sentata nelle Figg. 2 e 4 della Tav. 53. E fa meraviglia come il Nebeski, che pure si è dimostrato così esatto osservatore, li abbia figurati nella sua « Orchestici cavimana ». piegati prima indietro e poi in avanti 3). Nel gen. Gammarus i ciechi posteriori sono pure molto sviluppati, e s' estendono per tutto 1' addome, ma non si ripiegano indietro. Neil' Urothoe (Tav. 48, Fig. 4, cp) sono relativamente molto larghi, e anche molto lunghi, come quelli che, preudendo origine dal margine posteriore del 3." segmento addominale, si dirigono indietro fino al principio del 1.° segmento codale, ma non si mantengono paralleli all' inte- stino, e invece si piegano in forma di S. Nelle Leitcothoe i tubi posteriori sono ridotti a due piccoli diverticoli appena prominenti sulla superficie dorsale dell' intestino, e somiglianti per ciò a quelli delle Vibilie. Nelle Ampelische i rudimenti (Tav. 53, Fig. 10, cp) sono ') Claus, Org. d. Phronimiden; in: Arb. zool. Wien, 1879, voi. 2, p. 30, 81, t. 7. 2) Frenzel, Mitteldarmdriise d. Crust.; in: Mitth. zool. Stat. Neapel, 1884, voi. .r>. p. 99. 3) Nebeski, Amphip. Adria; in: Arb. zool. Inst. Wien, 1880. voi. 3, p. 125, t. 11, f. 10, Ed, e 14, g. Il N. ha fatto le sue osservazioni sull' Orchestici cavimana, specie che, secondo me, è lo stesso che Y 0. ìitorea, o 0. gammarettus, la quale si trova pure nel nostro Golfo. Io ho potuto confermare il fatto anche per le altre due nostre specie, cioè: 0. spini/maria e 0. Deshayesii, e pel Talìtrus locusta, specie che non si trova in Napoli, ma di cui debbo alla cortesia del Dott. F. S. Monticelli alcuni individui ben conservati, riportati da Wimereux. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 17. 130 Anatomia. Sistema digerente. anche minori. Finalmente ho potuto confermare le osservazioni del Nebeski ') circa alle Melila, le quali, invece di avere due diverticoli dorsali, ne hanno uno solo. In nessuno dei Gammarini napoletani ho veduto ripetersi il caso osservato dal Wrzesniowski 2) nella Goplana polonica , cioè lo sviluppo unilaterale dell' apparecchio per 1' atrofia del tubo destro. Nel vivo i diverticoli posteriori dell' intestino appariscono affatto incolori. Nei preparati tinti artificialmente si vede che prendono fortemente la materia colorante, e son costituiti da uno strato epiteliale formato di cellule piuttosto gonfie, e protette da una tunica esterna che sostiene delle fibre muscolari. La turgidezza delle cellule accenna senza dubbio alla natura glandolare di tali ap- pendici, nelle quali, secondo me, l' attività secretrice è destinata a produrre un liquido utile alla digestione, e non già a liberare il sangue da materiali di escrezione, siccome è dimostrato dalla mancanza quasi costante, nei tubi, di ogni e qualunque sostanza spe- ciale, che accenni a questo ufficio. Anch' io ho trovato nei ciechi posteriori delle Orchestie le concrezioni (Tav. 53, Figg. 2 e 21 ), descritte la prima volta dal Nebeski, e rivedute dallo Spencer nel Talitrus ; ma debbo aggiungere che non è niente affatto costante la loro presenza in tutti gì' indi- vidui. Anzi si deve dire che in più della metà dei casi mancano ; e che, quando esistono, sono assai diversamente sviluppate, perchè, mentre qualche individuo presenta i tubi infarciti fortemente di molte e grosse concrezioni per quasi tutto il corso dell' appendice, altri invece ha dei ciechi solo con piccoli granuli qua e là, ed altri individui ancora non ne hanno punto di materie estranee nelle loro appendici, precisamente come avviene dei de- positi di carbonato di calce nella pelle (V. p. 50). Di solito ogni granulazione mostra chiaramente la sua origine per stratificazione; anzi qualche volta nel centro presenta pure un corpo estraneo, che mi è sembrato spesso essere una sostanza vegetale, quasi un fram- mento di alga semidigerita, passato dall' intestino nei fondi ciechi. Bisogna però notare che, anche quando vi sono di queste concrezioni con nucleo centrale eterogeneo, insieme ad esse sempre si vedono altre concrezioni piccolissime molto trasparenti e senza nucleo di sostanza organica. In quanto alla composizione chimica, io credo che non si possa dubitare che le con- crezioni risultino esclusivamente di carbonato di calce, senza traccia di acido fosforico, contrariamente a ciò che è asserito, ma senza dimostrazione, dallo Spencer ; e questo dico, perchè 1' acido acetico le scioglie con effervescenza, e interamente. In nessun altro Grammarino, meno i Talitri, e le Orchestie, esistono di queste concrezioni nell'interno dei ciechi posteriori. Talvolta in embrioni di Microdeulopus ancora contenuti nel guscio, ma presso a schiudersi, ho veduto che in qualcuno di questi tubi si contenevano dei granuli e delle gocce giallo-verdastre, le une e gli altri pi-ovenienti probabilmente dall'intestino. a) Nebeski, 1. e, p. 122. -) WRZESNiow.sia, Yorlauf. Mitth.,; in: Zool. Anz., 1879, 2. Jahrg., p. 514. Intestino posteriore. 1S1 Del resto che questi ciechi posteriori non servano all' escrezione, può essere anche dimostrato dall' osservazione da me fatta, alimentando con polvere di carminio dei giovani Gammarini. Nei quali ho veduto che, mentre dopo alcuni giorni si trovano dei depositi rossi nelle glandole antennali e nelle glandole coxali, e 1* intestino è ancora tutto riempiuto di materia colorata, invece i ciechi posteriori sono affatto privi di ogni sostanza estranea '). I diverticoli posteriori dell' intestino sono, si può dire, limitati esclusivamente, fra i Crostacei, ai Gammarini. Mancano, come è noto, anche negl' Isopodi ; e, nell'ordine stesso degli Antìpodi, negli altri due sottordini, cioè negl' Iperini e nei Lemodipodi, esistono solo in forma rudimentale, e per eccezione. Così è noto dalle ricerche del Claus, che nei Fro- nimidi e in tutti gli altri Iperini esaminati finora, non si possono vedere tracce di tali appendici; le quali nondimeno io ho potuto constatare nelle Vibilie, dove sono rappresentate da due piccoli fondi ciechi della parete dorsale appunto all' estremità posteriore dell' in- testino medio. Nei Caprellidi il Mayer •) li ha veduti, piccoli anch' essi, solo nel gen. Ca- rrella. Se vogliamo tenere conto dei caratteri embrionali dell' intestino da cui questi tubi derivano, è chiaro che si deve escludere per loro ogni idea di omologia co* tubi del Mal- pigli degl' Insetti, derivanti, come si dice comunemente, nella massima parte dei easi dal proctodeum, e quindi dall' ectoderma. Del resto di quest' argomento sarà discorso di pro- posito altrove 3). C. Intestino posteriore. L' intestino posteriore nella maggior parte dei Gammarini si limita ad occupare sol- tanto il 2.° e 3.° segmento della coda, e la metà posteriore del 1.°. Invece nelle Orchestie (secondo le osservazioni del Nebeski, nell' 0. cavimana), come pure, secondo che io ho veduto, anche nei Microdeutopus, il retto comincia molto avanti, cioè verso il 7.° segmento toracico. Nel suo corso anche questa parte dell'intestino segue perfettamente quello dell'asse del corpo, facendo così diretta continuazione coli' intestino medio. Dall' esterno è sempre facile conoscere dove finisce 1' intestino medio, e dove comincia il retto. Quando esistono, come è il caso generale, i tubi posteriori, la cosa è evidente anche di più, perchè, siccome si è detto, appunto questi organi derivano dalla parte posteriore del- l' intestino medio. Mancando le appendici suddette, 1' indicazione dei limiti è data dalla maniera di comportarsi delle fibre muscolari, che nel retto di solito costituiscono degli anelli validissimi, messi immediatamente l'uno dopo dell'altro. Facendo de' tagli longitudinali, riesce ancora più facile la distinzione fra i due tratti. Già il Wrzesniowski 4) avea indi- cato nell' intestino della Goplana la presenza di una speciale valvola annulare, sporgente ') Della Valle, Org. escrez. Gammarini; in: Boll. Soc. Nat. Napoli, voi. 3, p. 272. 2) Mayer, Caprell., p. 147. 3) V. il cap. Sviluppo dell' apparecchio digerente. 4) Wrzesniowski, Vorlauf. Mitili.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., 1879, p. 512. -i qo Anatomia. Sistema digerente. nell' interno del tubo, e situata così che col suo margine libero diretto indietro impedisca il ritorno delle masse fecali dal retto nell' intestino medio. Ma, veramente, dall' esame delle sezioni longitudinali (Tav. 53, Fig. 16) si vede che non si tratta solo di valvola sporgente, bensì anche d' interruzione dell' epitelio nel punto di passaggio fra 1' intestino medio e il retto. ' ) Difatti poco prima della parte in cui 1' intestino medio fa passaggio al retto, le cellule epiteliali (Tav. 53, Fig. 16, epv) si allungano più del consueto, sporgendo indentro e indietro, sino quasi a toccarsi con le loro estremità libere. Ma, invece, precisamente nel punto ( x ) di passaggio, l' epitelio manca ad un tratto, sicché la parete del tubo digerente è qui costituita semplicemente dalla tunica propria che di fuori abbraccia la tunica epiteliale. Infine è da notare che l'epitelio del retto anch'esso presenta delle modificazioni, le quali consistono in uno speciale ripiegamento verso l'esterno (er), per cui tal parte dell'intestino prende l' aspetto e l' ufficio d' un cercine. Or questo cercine appunto dell' epitelio rettale, e insieme lo sporgere delle cellule dell' intestino medio, come si vede dalla figura, adempiono 1' ufficio d'una vera valvola, permettendo il passaggio delle materie alimentari (/) dall'intestino medio al retto, ed opponendosi al cammino nel senso inverso. Esaminando la struttura intima delle altre parti del retto, le mie ricerche possono confermare pienamente i risultati avuti dal Nebeski per le Orchestie. Nelle quali si distin- guono due parti : una posteriore, che corrisponde per i suoi caratteri quasi interamente a quella degli altri Gammarini, ed una anteriore, che ha dei caratteri speciali. E, cominciando da questa, la cosa che richiama prima di tutto 1' attenzione è la presenza di una cuticola molto sviluppata (Tav. 53, Figg. 19 e 20), munita nella superficie libera di un gran numero di piccole setole, aggruppate in serie parallele secondo la lunghezza dell' organo. Le setole sono dirette obliquamente di avanti indietro, e quindi sono disposte in guisa da impedire il ritorno delle feci. Sotto della cuticola è uno strato epiteliale abbastanza sviluppato (Fig. 18), indi una tunica propria, e poi dei muscoli longitudinali ed obliqui. Invece la parte posteriore dell' intestino, quella che corrisponde al retto degli altri Gam- marini, ha la sua cuticola glabra, e i muscoli annulari esterni molto sviluppati. Siccome il Nebeski ha notato, og*ni anello consta nelle Orchestie di due metà laterali riunite sulla linea 7 O dorsale e ventrale da una parte tendinosa ; e presenta la sua parte interna striata, l' esterna omogenea, e fornita del nucleo. In altri Gammarini, come nel Corophium achernsicum, tutta la sostanza degli anelli è striata. In generale i muscoli annulari sono molto sviluppati : nondimeno si possono citare le Lencothoe quale esempio di Gammarini in cui il retto rimane quasi interamente membranoso. Oltre alle suddette fibre annulari, le quali, come è chiaro, costituiscono una specie di esteso sfintere in questa estrema parte dell' intestino, il retto possiede anche dei muscoli dilatatori, ') Una somigliante modificazione della parete intestinale esiste anche nei Caprellidi. Cf. Mayer, 1. e, p. 147. t. 8, f. 2. Glandola anale. 133 che ricordano quelli situati nella parte anteriore dello stomodeo, cioè i dilatatori dell' esofago. Se non che i muscoli del retto sono molto più abbondanti e numerosi. Come in tanti altri Crostacei, anche nei Grammarini i dilatatori sono in continua azione, alterna con quella dei costrittori; e quindi il retto può agire da organo aspirante, e riempirsi d'acqua ed espel- lerla successivamente, servendo così forse quale mezzo sussidiario di respirazione. E notevole il fatto che pure negli embrioni ancora rinchiusi nell'uovo questi muscoli sono in continua azione. L' orificio anale ha la forma d' una fenditura, ed è situato immediatamente sotto alla base del telson, onde non è esatta 1' asserzione del Mììllek '), quando dice che nel Micro- deutopus ed in altri Antipodi il retto attraversa tutto il telson. Il Wkzesniowski "') ha descritto nella Goplana polonica, una speciale glandola anale, impari, situata nel telson, e sboccante con un' apertura rotonda nell' estrema parte dell' in- testino, immediatamente avanti dell' ano. La glandola stessa, cioè la parte situata nel telson, apparisce molto più larga del suo canale escretore, che si avvia in basso, verso 1' addome dell'animale. La membrana propria di questa glandola è abbastanza spessa; e l'epitelio consta di cellule granulose, fornite d'un nucleo evidente, depresse nella parete anteriore, e molto più alte nella posteriore, così che il lume riesce eccentrico. Invece nel canale le cellule sono tutte eguali. Del resto l' A. non sa dir nulla dell' ufficio di questa glandola, quantunque abbia notato che la stretta cavità della medesima contenga un umore acquoso. Di organi simiglianti a questo descritto dal Wezesniowski io nei Grammarini del nostro Golfo non ne ho veduto che in un sol caso, cioè nel Microdeutopus grillotalpa. Ma, come dimostra la Fig. 7, glt, della Tav. 44, anche nel suddetto Anfìpodo non si tratta neppure di una vera glandola sacciforme, come sarebbe quella della Goplana ; sibbene semplicemente di un ammasso solido di cellule di varie dimensioni, senza traccia di condotto escretore. Quest'organo cellulare del Microdeutopus, pur rimanendo nell'ultima parte della coda, e dal lato dorsale, nondimeno non entra nel telson. *) Fritz Mììller, Fiir Darwin, 1864, p. 9, in nota. 2) Wezesniowski, Yorlauf. Mitth. ; in: Zool. Anz., 1879, 2. Jahrg., p. 515. 134 Anatomia. Sistema circolatorio. CAPO IX. Sistema circolatorio. Bibliografia. 1832. J. C. Zenker, De Gammari pulicis, Pabr. hist. nat. atque sanguinis circuiti! commentatio. 1847. H. Frey und R. Letjckart, Beitr. z. Kennt. wirbelloser Thiere, p. 107, t. 2, f. 19. 1849. R. Caspart, Gammarus puteanus; in: Verhandl. Naturf. Ver. f. Rheinland, 6. Jahrg., p. 44-46, t. 2, f. 19. 1854. Th. Williams, Mechanism Aquat. Resp. Inveri. Anim.: in: Ann. Mag. N. Hist.. (2) voi. 13, p. 302, t. 18, f. 1. 1855. F. Leydig, Bau d. Arthrop.; in: Ardi. Anat. Physiol., p. 456. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Rep. Brit. Ass. 1855, p. 50-51. 1857. A. de la Valette, De Gamm. puteano, p. 10, t. 2, f. 6. 1859. R. Bruzelius, Bidrag till kiinned. om Amphip. inre byggnad : in: Ofv. Vet. Akad. Forhandl., (Estr. p. 8-9). 1864. Fritz Mììller, Fur Darwin, p. 26. 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 58-59, t. 6, f. 19. 1878. C. Claus, Ueber Herz und Gefasssystem d. Hyperiden: in: Zool. Anz., 1. Jahrg., p. 270. 1878. F. Leydig, Amphip. u. Isopod. ; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 30 (Suppl.), p. 243-244. 1879. A. Wrzesniowski, Vorlauf. Mittbeil. ii. e. Amphip.: in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 538-540. e 564-569. 1880. 0. Nebeski, Amphip. Adria: in: Arb. Zool. Inst. Wien, voi. 3, p. 124, t. 11, f. 15 e 20. 1881. Y. Delage, Appareil circuì. Crust. Edriophth.; in: Compt. rend., voi. 92, p. 63-66 e 216-218; e Ardi. Zool. expérim., (1) voi. 9, p. 87-120, t. 8. 9 e 11, f. 2. Quantunque si debbano forse interpretare come globuli sanguigni quelli che il Degeer figura in un piede del Gammarus pùlex, ed altri accenni intorno ai globuli ed alla circola- zione del sangue si trovino pure in alcune pubblicazioni comparse fra il 1820 e il 1832 *), tuttavia convien dire che le prime nozioni esatte sul sistema circolatorio nei Gammarini si debbono allo Zenker (1832), il quale dedicò gran parte del suo lavoro sulla storia naturale del Gammarus pulex allo studio del sangue, dei vasi sanguigni, e della circolazione sanguigna, conchiudendo con questi « consectaria » : Vas dorsale Gammari nostri potius cuna vescica piscium natatoria, quam cum corde comparandum est. Nulla peculiaria adsunt vasa sanguifera, sed sanguis in tranci cavitate omnia organa libere circumfluctuat. Sanguinis globuli non sunt animati (ideoque non cum monadibus componendi). ') Le citazioni seguenti, sui primi lavori che accennano a notizie sulla circolazione nei "Gammarini, sono prese dal lavoro dello Zenker : Degeer, Abhandl., ubera, v. Goze, VII, Taf. 33, Fig. 10, b. 1820. Gruithuisen, Salzb. med. chir. Zeit., 1818, N. 92; e Isis, I, p. 247 e 259. 1827. Mayer, Supplemente zur Lehre vom Kreislaufe. Secondo Zenker ( p. VI) il Mayer considera i globuli del sangue siccome esseri animati e corrispondenti ad altrettante monadi. 1832. Wagner, Isis, 1832, III. Bibliografia del sistema circolatorio. 135 H. Frey e R. Leuckart danno delle notizie sulla circolazione di alcuni Ganmiarini dei generi Gammarus, Talitrus, Orchestici ed Isaea, nei quali, dicono, che esista un vaso dorsale sacciforme che si estende dal 1.° al 7.° segmento del torace, ed è fornito di sette paia di fessure, mentre che le Caprelle ne hanno cinque paia solamente. Il sistema arterioso consta di una breve aorta, che passa in una cavità principale senza parete, da cui il sangue va all' esofago, alle antenne, alle parti boccali, alle zampe ed alle branchie. Tutto l' addome riceve il sangue arterioso non dall' estremità anteriore del cuore, ma dalla posteriore, per mezzo di una corrente senza pareti che a primo aspetto sembra come un prolungamento dello stesso vaso dorsale. In ultimo è detto della maniera come son distribuite le correnti venose alle varie fessure cardiache. Due anni dopo il Caspary (1849) comunicò le sue osservazioni sul numero delle pul- sazioni del cuore nel Gammarus, puteanus. Qualche cenno, ma molto inesatto, è dato anche dal Williams (1854) sulla circolazione sanguigna nell'interno « of the branchial parts in the Amphipodan family. The thoracic limbs are commonly said to be transformed into branchiae at their bases. The depending edges of the dorsal plates (the epimeral pieces of the terga! are) are however much more suitably organized than the proximal articulations of the legs (PI. XVIII, fig. 1, e) ». Intanto, esaminando la figura che dovrebbe rappresentare, secondo l'A. : « Leg, and the projecting free border of the epidermal plates of Talitrus » , ed essere « intended to espress typicallv the ultimate respiratory structures of ali Crustaceans », invece si vede che non si può conchiudere nulla di preciso, perchè non si tratta che di una zampa schiacciata di un Gammarino indeterminabile, ma con molta probabilità appartenente al gen. Corophium. Il Leydig (1855) ha veduto nel Gammarus pulex le lacune del sistema circolatorio limitate in ogni parte da tessuto connettivo. Il Bate (1856) ha dato poche, ma abbastanza precise, notizie sulla forma e sulla posi- zione del cuore nei Gammarini, descrivendo e disegnando anche le tre paia di osti venosi, e il cammino del sangue lungo il dorso in due direzioni differenti. E inclinato a credere che non vi siano vasi a pareti definite, pel fatto che due correnti, una arteriosa ed una venosa, camminano del tutto accanto l'una dell'altra; e che talora un corpuscolo lascia la corrente arteriosa che lo trasportava per passare immediatamente nella corrente venosa adiacente senza attraversare il grande circuito seguito dagli altri. Il Lavalette (1857) riconobbe anch' egli nel cuore del Gammarus puteanus solo tre paia di valvole venose, situate nel 2.°, 3.° e 4.° segmento del tronco. Le fessure venose dei due lati hanno una direzione incrociata. Il Bruzelius (1859) dà qualche notizia sul cuore, la cui parete superiore, dice, che è sospesa a ciascun anello del corpo mediante un legamento. Oltre al cuore e ad un piccolo tronco aortico nemmeno egli ha potuto scoprire vasi sanguigni forniti di pareti determinate. Il Mììller (1864) conferma la presenza di sole tre paia di valvole nel cuore dei Gam- marini e ne determina la posizione. ■ G. 0. Sars (1867), nella sua descrizione anatomica del Gammarus neglectus, dà brevi ■j 36 Anatomia. Sistema circolatorio. cenni anche sul cuore e sulle correnti della circolazione. Secondo lui, il cuore esteso per « quasi tutto » il torace (nella figura 19 della tav. 6 lo limita però esattamente fino alla metà del 6.° articolo) ha sei paia di fessure laterali a valvola, situate nel centro dei sei primi segmenti toracici. Eccetto che nell'aorta anteriore e posteriore, tutte le correnti sanguigne sembrano prive di pareti particolari, e guidate nella loro direzione solamente dagT intervalli tra i diversi organi interni. Il sangue è incolore. Il Claus (1878) trova, come il Mììller ed altri, tre sole paia di osti laterali nel cuore dei Gammarini così d' acqua dolce come d' acqua marina. Il Leydig (1878) constatò nel GammUrus puteanus la presenza d'un' aorta anteriore, che si biforca nel capo. Anche nelle antenne e nei piedi cedali la corrente arteriosa è così separata dalle parti circostanti, che alle vie percorse dai globuli in quegli organi meglio si converrebbe il nome di « vasi » anzi che quello di « lacune » . Il Wkzesniowski (1879) si ferma a lungo nel descrivere il cuore, le arterie, le vene, la circolazione sanguigna e il sangue della Goplana polonica, ed altri Gammarini. Nella Goplana e nel Gammarus pulex il cuore giunge fino alla metà del sesto segmento toracico, mentre che nella Pallasea eancellus si ferma invece soltanto all' estremità po- steriore del 5." segmento del torace. In ciascun segmento del torace sembra attaccato al dorso ed ai lati del corpo mediante un paio di muscoli aliformi superiori e inferiori ; l'estremità anteriore, situata nel capo, è fornita soltanto di un paio di muscoli superiori. In quanto alla struttura, il tubo lascia distinguere uno strato esterno connettivale, uno medio muscolare, costituito da fibre avvolte in forma di lunga spirale, ed uno strato interno « endocardio », costituito da un semplice strato di cellule poligonali. L'A. descrive pure le aperture arteriose e le venose, con le relative valvole; e, per le valvole situate nelle aperture arteriose, dice che si è convinto dell' esistenza di due speciali trabecole, le quali servono ad impedire l'inflessione delle valvole stesse nel lume cardiaco, e s'inseriscono da una parte su' margini della fessura, e dall'altra alla parete inferiore del cuore. Dall' arteria anteriore e dalla posteriore parte un sistema di vasi a pareti ben definite e tra le altre un' arteria per ciascuna delle antenne, la quale va fino alla punta dell'organo corrispon- dente, donde ritorna in una vena. Dopo di avere minutamente esposta la direzione delle correnti sanguigne nelle varie parti del corpo, il W. nota che non ha potuto mai osservare un ripiegamento immediato della corrente arteriosa posteriore nel seno dorsale, siccome il Claus1) l'ha descritto nella Phronima sedentaria. D'altra parte aggiunge che le branchie ricevono il sangue dalle stesse correnti arteriose che nutriscono i piedi, e che il contenuto del seno dorsale venoso è un miscuglio del sangue di ritorno da tutte le parti del corpo. Finalmente l' A. assicura che il plasma sanguigno nei giovani esemplari di Goplana polonica è rosso-gialliccio, e negli adulti invece verdiccio e verde-smeraldo. Anzi dice che il colore ) Claus, Bemerkungen iiber Phronima sedentaria Forskal und elongata n. sp.; in: Zeitschr. wiss. Zoo]., voi. 12, 1862, p. 185, t. 19, f. 1; e Org. d. Phronim.; in: Arb. Zoo!. Tnst. Wien, 1879. voi. 2, p. 100. Sistema circolatorio. 137 degl'individui dipende in un certo grado dal colore del sangue, così che l'animale s'im- pallidisce quando diventa anemico. Al Nebeski (1880) sembra che la terminazione dell'aorta posteriore stia in rapporto con le così dette glandole renali, e però descrive il corso del sangue nelle parti circostanti. Il Delage ha pubblicato una minuta descrizione dell' apparecchio circolatorio del Ta- litrus locusta, e del Oorophium longicorne, da lui studiato specialmente mediante le iniezioni. Le principali conchiusioni a cui viene sono le seguenti : 1 . Esiste un sol paio di fessure laterali nel cuore del Corophium; 2. il cuore si prolunga in due aorte, anteriore e posteriore,, le quali sono fornite ciascuna alla loro origine di una valvola a due labbra, e son destinate a versare il sangue dalle loro estremità aperte in un vasto seno ventrale; 3. si osserva uno speciale anello vascolare pericerebrale, che l'A. considera come caratteristico degli Antipodi, avendolo trovato in tutti quelli che ha esaminati ; 4. i Gammarini hanno un collare vascolare periesofageo, simile a quello che hanno gì' Isopodi ; 5. son forniti di pareti proprie così i vasi afferenti come gli efferenti dei piedi ; 6. sette paia di vasi pericardici nel torace son destinati a rimenare il sangue delle appendici al pericardio, e sei paia nell' addome ( nel Corophium questi vasi addominali mancano); 7. il pericardio s'estende per tutta la lunghezza del corpo nei Crevettini saltatori, e nel solo torace nei Corofi. La miscela di sangue arte- rioso e venoso avviene in tutte le parti del corpo, quantunque in proporzioni variabili. L'Autore confronta pure gli Antipodi con gì' Isopodi, ed assegna ai primi, come caratteri distintivi, principalmente una grande semplicità, una rarità o assenza delle ramificazioni arteriose, una grandezza smisurata delle cavità che contengono il sangue, la confusione dei sistemi venoso ed arterioso, la somiglianza della circolazione nelle diverse appendici, zampe o branchie, la mescolanza del sangue arterioso e venoso in grande scala, in modo da non dare che dovunque sangue misto, ecc. Negl' Isopodi invece nota la grande complessità di parti, le ramificazioni arteriose numerosissime, le cavità strette e ben limitate, la circo- lazione assolutamente inversa nelle appendici, secondo che sono o no destinate ad una funzione respiratoria, finalmente la separazione quasi completa del sangue venoso dal- l' arterioso. E ciò oltre alla differenza nella posizione del cuore, che è toracica negli Antipodi, e addominale negl' Isopodi. Nondimeno il Delage, dopo l'esame di queste differenze, tenta di stabilire un legame fra questi due ordini anche per l'apparecchio circolatorio, dimo- strando che l'uno deriva dall'altro per le conseguenze inevitabili dello sviluppo d'un piccolo numero di parti nuove. La circolazione del sangue nei Gammarini avviene per opera del cuore, da cui il liquido nutritizio passa in due brevi arterie, e poi in un sistema di lacune interorganiche ed interstiziali. Zool. Station z. Neapel, Fauna un<] Flora, Golf v. NeapeJ. GammariDi. 18. 2 38 Anatomia. Sistema circolatorio. A. Cuore. (Tav. 48, Fig. 19; e Tav. 54, Fig. 22, e). Il cuore è un tubo cilindrico, aperto ai due estremi, situato nella parte dorsale del corpo, immediatamente sotto dei comuni tegumenti, in istretta relazione col setto pericardico ed esteso per quasi tutta la lunghezza del torace, dal margine posteriore del capo sino a circa la metà del sesto segmento toracico. Ho detto che, il tubo cardiaco è aperto ai due estremi ; ma le due estremità non sono uguali ; che, mentre 1' anteriore si va per gradi continuando nell' aorta anteriore, l'altra estremità, cioè quella che si trova nel 6.° segmento del torace, cessa di botto, quasi terminasse a fondo cieco, sebbene anche da lei abbia ori- gine un' aorta, cioè 1' aorta posteriore. Lungo il suo corso il cuore presenta in tutti i Gammarini, meno il gen. Gorophium, nelle pareti laterali tre paia di fessure '), in forma di bottoniera, dirette obliquamente d' avanti indietro, ma tali che quelle del lato destro s' incrociano con quelle del lato sinistro, siccome ha già osservato per la prima volta il Lavalette. Queste fessure sono costantemente situate nel 2.°, nel 3.° e nel 4.° segmento del torace, come avviene anche nei Caprellidi, e nei Fronimidi. Solo nel gen. Corophiuni , che, come si è detto, costituisce l' unica eccezione fra i Gammarini, le valvole in luogo di essere al numero di tre paia, sono ridotte solamente ad un paio, cioè a quelle del 4.° segmento toracico. Questo fatto, constatato già dal Delage pel Gorophium longicorne, io l'ho potuto confermare anche per le specie che vivono nel nostro Golfo. Onde anche per i Gammarini si vede seguita quella legge per 1' abolizione delle fessure valvolari del cuore, che si trova osservata per gì' Iperini, e per i Tanaidi, cioè che, nel caso di diminuzione del numero delle valvole, quelle che spariscono prima sono sempre le anteriori, mentre le medie persistono insieme alle posteriori, e queste ultime non spariscono in nessun caso. Nei Gammarini non vi è esempio di cuore con due sole paia di valvole ; quando invece per gì' Iperini il Claus cita i casi dei generi Vibilia, Hyperia, Paraphronima , e di tutti i Platiseelidi 2). È curioso il vedere negl' Iperini medesimi come il numero delle fessure valvolari del cuore talvolta possa costituire pure un carattere sessuale secondario; come si ha nel gen. Phronima, in cui il numero delle fessure cardiache nelle femmine è di tre paia, e nel maschio solo di due. Anche fra i Tanaidi il numero delle fessure si riduce a due paia, le quali sono situate nel 3.° e 4.° segmento del torace ; mentre che nel Tanais vittatus, secondo il Delage, esiste un sol paio di valvole. Gli Apseudes, ') In nessun caso ho potuto vedere nel cuore dei Gammarini d'acqua dolce o marina un numero maggiore di tre paia di osti laterali, come asseriscono e figurano Frey e Leuckart per alcuni Gammarini, che ne avrebbero ben sette paia, ed il Sars pel Gammarus negìectus, dove sarebbero sei paia. -) A questo proposito debbo notare che in un maschio di Oxycephaìus ho veduto un paio di valvole in corri- spondenza del 4.° segmento toracico, e solo una valvola, e propriamente quella del lato sinistro, a livello del 3." segmento, verso 1' estremità posteriore. Così si ripete il caso degli Apseudes, di cui si parla più avanti nel testo. Cuore. Arterie. 139 secondo le osservazioni del Claus, presentano uno stato intermedio fra il Tanais vittatus e gli altri Tanais, avendo tre osti valvolari, ossia il paio posteriore nel 4.° segmento del torace, e un ostio impari, sul lato sinistro del cuore, in corrispondenza del 3.° segmento del torace. Le pareti di . queste bottoniere laterali del tubo cardiaco agiscono da valvole, pie- gandosi alquanto in dentro, e battendo l' ima contro dell' altra con grande rapidità, a guisa dell' ammiccare delle palpebre dell' occhio umano. Intanto, oltre agli osti valvolari laterali, il cuore presenta pure altre due valvole ai suoi estremi, cioè una al principio dell' aorta anteriore, 1' altra a quello della posteriore, anch' esse bilabbiate, e pulsanti con grande rapidità. Ma nei Gammarini da me osservati, per quanto giovani, e perfino negli embrioni, la poca trasparenza delle parti non permette una buona osservazione di questi organi, che in altri Antipodi sono assai più chiari, e, a quanto pare, eziandio in qualche specie di Grammarini, ma straniera, come p. es. nella Goplana polonica, dove il Wrzesniowski descrive, secondo che si è detto avanti (p. 136), fin delle tra- becole, che sarebbero destinate ad impedire il riversamento delle valvole negli osti arteriosi. In quanto alla struttura, il cuore si presenta (Tav. 45, Fig. 8-; Tav. 47, Figg. 16, e 24; e Tav. 54, Fig. 22) formato di uno strato di cellule endoteliali poligonali, molto depresse, rivestito all' esterno da una tunica propria con fibre muscolari molto abbondanti, disposte in senso elicoide. In corrispondenza delle valvole laterali le fibre muscolari, sic- come si può vedere con relativa facilità nelle Leucothoe (Tav. 48, Figg. 26-28), si dispongono alcune in curve ellittiche, altre così che tagliano queste, e si tagliano a vicenda, in speciali punti nodali. Tale disposizione è stata pure descritta dal Claus per i Fronimidi, dove ho potuto verificarla anch' io, ma dove è molto più facile constatarla per la grande Trasparenza dei comuni tegumenti, e di tutti i tessuti. Invece, nei Gammarini, i giovani, che per la trasparenza pur sarebbero alquanto adatti a tale genere di osservazione, non fanno vedere molte fibre. Finalmente è degno di nota il fatto, che, nei giovani tratti dalla tasca incubatrice, ogni valvola è limitata da due fibre muscolari, ciascuna delle quali presenta costantemente il suo nucleo sul margine esterno delle fibre, allo stesso livello della com- pagna. Non ho potuto trovar traccia dei muscoli aliformi di cui parla il Wrzesniowski; se pure egli non ha scambiato come veri muscoli le connessioni connettivali descritte la prima volta dal Bruzelius, inserite in corrispondenza della parte media dei primi cinque segmenti toracici (Tav. 54, Fig. 22, he). B. Arterie. (Tav. 48, Fig. 19; e Tav. 54, Fig. 22). Le arterie si riducono nei Gammarini quasi esclusivamente alle due aorte. Nelle Or- chestie, come nei Talitri esaminati dal Delage, 1' aorta anteriore manda vari 'rami secon- dari, alcuni dei quali si trovano anche nei Gammarus (Tav. 54, Fig. 22), ed in altre specie di altre famiglie. 140 Anatomia. Sistema circolatorio. L' aorta anteriore (Tav. 45, Fig. 8; Tav. 47, Figg. 13, 15 e 25; e Tav. 54, Fig. 22, aa) è un tubo, piuttosto ampio, ma a pareti sottili, che, partendo a livello del margine poste- riore del capo, si dirige verso il cervello, dove (siccome si vede negli animali vivi e tra- sparenti, e si conferma poi nei tagli e con le iniezioni) dopo di aver formato alcuni rami, si apre liberamente nello spazio lacunare, che circonda la massa nervosa centrale, i muscoli, e tutti gli altri organi contenuti nel capo. In nessun caso nei Gammarini da me studiati, né in quelli di cui si riferisce dai vari Autori, si verifica la disposizione che il Claus ha veduta in molti Platiscelidi, dove l'aorta anteriore comincia a livello del 2.° segmento del torace; o quella dei Tifidi, in cui l'origine del vaso suddetto retrocede fin al principio del 3.° segmento. Io stesso ho veduto in un maschio di Oxycephalus che il cuore cominciava al terzo anteriore del terzo anello toracico. Al cuore seguiva uno strozzamento, e poi 1' aorta di calibro poco minore, ma con pareti più sottili. I rami che partono dall' aorta anteriore sono di diversa maniera, secondo le diverse famiglie dei Gammarini ; in alcuni dei quali si possono vedere per trasparenza negli ani- mali vivi, particolarmente nei giovani ; in altri, come nelle Orchestie, essendo impossibile 1' osservazione del vivo, per 1' opacità del corpo, si debbono studiare nelle iniezioni, pro- fittando della circostanza che si tratta di specie, in cui gl'individui raggiungono dimensioni relativamente considerevoli. Come esempio degli animali che lasciano vedere le loro arterie per trasparenza, sce- glieremo il Gammarus pungens, di cui la Fig. 22, nella Tav. 54, rappresenta un giovane, veduto, per ciò che riguarda il capo, in sezione ottica sagittale. Siccome il disegno di- mostra, ivi 1' aorta anteriore giunta nel capo si allarga in forma d' inbuto, che con la sua base abbraccia la base del cervello, dividendosi in tre rami, disposti tutti e tre appunto nel piano sagittale, e quindi così da potersi distinguere per la posizione che occupano, in superiore, medio e inferiore. Il ramo superiore (rs) è il più ampio, e giace nel fondo del solco che divide i due lobi cerebroidi ; onde, nella sezione ottica, per 1' opacità relativa della massa cerebrale maggiore interposta, appare come se passasse proprio attraverso il cervello. Il ramo medio (rm) è il più stretto, e piuttosto si potrebbe dire diramazione se- condaria del ramo inferiore. La sua posizione è fra la commessura trasversa dei lobi cere- broidi, e quella dei gangli per le antenne superiori. Finalmente 1' ultimo ramo, cioè 1' in- feriore (ri), passa fra la massa cerebrale generale e 1' esofago, e quindi, data la posizione relativa dei gangli delle antenne posteriori rispetto a quelli delle antenne anteriori (Cf. Tav. 45, Figg. 12 e 13), si può considerare anche come ramo arterioso omologo al ramo medio, cioè come ramo che divide due coppie di gangli. Tutti questi rami hanno ben distinte le loro pareti solo fino a che sono a contatto della massa nervosa ; dopo di queste le pareti cessano di botto, e il sangue passa nella lacuna generale del capo. Nelle Orchestie le iniezioni dimostrano la presenza di vere arterie nel capo, simili a quelle che il Delage trovò nei Talitri, e che poi infine non sono altro se non quelle stesse, sebbene un poco più perfezionate, che vediamo nei Gammarus. Se non che 1' « anello va- scolare pericerebrale >, che nei Talitri il Delage dice formato interamente da due rami Arterie. J4J arteriosi, nelle Orchestie invece risulta solo in parte da arterie, giacché la parte anteriore, cioè quella sottocutanea, non si lascia per nulla distinguere da una vera lacuna. Oltre a ciò, secondo lo stesso Autore « chez les Talitres il existe un second anneau vasculaire autour d' une paire de glandes frontales accolées sur la ligne mediane, qui s' ouvrent par un petit orifice dans 1' article basilaire des grandes antennes, et qui répondent, par leur position, à la place assignée par certains auteurs aux organes urinaires. » ') Or chi ben guardi alla descrizione di qiieste « glandes urinaires », che lo stesso Delage dà altrove "), si convince facilmente che ciò che 1' A. chiama glandole non sono altro se non le grosse masse muscolari dei flessori del 3.° articolo delle antenne posteriori, e che ciò che il Delage chiama « canal excréteur de la glande », è semplicemente il tendine del muscolo stesso. L' orificio di questo canale escretore, che dovrebbe trovarsi nelle antenne « au fond d' un sillon au milieu de leur premier article pédonculaire, sur la partie externe de leur face postérieure », io non l'ho potuto trovare, non ostante che l'A. lo figuri3), e lo dica relativamente grande, anzi tale che ammetta facilmente la punta d' uno spillo. Io non 1' ho trovato ; ma dico pure che sarebbe strano che vi fosse davvero, perchè le glandole antennali sboccano, come è noto, in tutti i Gammarini all' estremità di un piccolo tubercolo che fa parte del 2.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori ; ed invece nei Talitri sboccherebbe nel 3." ; che a questo corrisponde quello che il Delage chiama primo. — Ciò posto, a mio modo di vedere, il «. circolo perirenale » del Delage non sarebbe già peri- renale, ma bensì semplicemente anch'esso « pericerebrale », essendo costituito da una parte dal ramo medio dell' aorta, e dall' inferiore, e dall' altro dalla porzione precerebrale della lacuna cefalica. In questo modo anche i Talitri, come le Orchestie, si rassomiglierebbero per un secondo circolo cerebrale agli altri Gammarini. Nelle Orchestie, come nei Talitri, ho trovato anch' io due arterie facciali, una a destra e l' altra a sinistra, le quali partendo a livello della base del capo, si distribuiscono rami- ficandosi nei muscoli, che si trovano nelle parti laterali di questa regione. L' aorta posteriore (Tav. 48, Fig. 19 ; e Tav. 54, ap) s'avvia direttamente verso la parte posteriore del corpo, seguendo la linea dorsale dell' intestino, a cui aderisce intima- mente. Giunta verso il 2.° segmento addominale, o verso il 3.°, si biforca, e ciascun ramo si apre nella lacuna che si trova in questa regione, e che si continua poi col resto del sistema lacunare del corpo. Queste sono le sole vie per cui il sangue esce nei Gammarini dal cuore ; anche a me, come al Wezesniowski, al Delage ed al Claus, è riuscita vana la ricerca delle arterie laterali, che invece si trovano negl' Iperini. 1) Delage, Arch. Zool. expér, 1881, (1) voi. 9, pag. 114. 2) 1. e, p. 95. t. 8, f. 5, E. 3) 1. e, p. 95, t, 8, f. 1 e 2, ». 142 Anatomia. Sistema circolatorio. C. Lacune. (Tav. 47, Figg. 16, 20, e 30; Tav. 48, Fig. 16; e Tav. 54, Fig. 22). Meno che nel cuoi-e, nelle due aorte, e nei brevi rami dell' aorta anteriore, in gene- rale, nella maggioranza dei Gammarini, in tutte le altre parti il sistema vascolare non si può dire rappresentato da altro se non da lacune più o meno vaste, e suddivise da tramezzi connettivali, o da muscoli ed altri organi di ogni maniera. Veramente, osservando la circolazione dei globuli nei piedi di un Gammarino vivo, si vede che per lo pili la via percorsa dalle due correnti opposte è ben definita, e costante ; sicché p. es. in ognuna delle zampe delle prime quattro paia trovasi che la corrente centrifuga segue il margine posteriore dei singoli articoli, e la centripeta invece il mar- gine anteriore, mentre che nelle zampe toraciche posteriori il corso è viceversa. Ma è da notare pure, che se un impedimento qualunque si oppone al libero avanzarsi dei globuli, questi, immediatamente, dalla corrente centrifuga passano alla centripeta, specialmente in corrispondenza delle giunture, dove le correnti sono obbligate a piegarsi un poco a cagione delle introflessioni che i comuni tegumenti fanno per formare le articolazioni. E questo così facile passaggio da una corrente all' altra opposta non dovrebbe punto avvenire, se le vie della circolazione fossero vasi a pareti definite, siccome il Delage ammette che siano, fondandosi sulle iniezioni. Che cosa provano infine le iniezioni nel nostro caso ? Solamente questo : che la materia iniettata ha seguita una via determinata, la via della corrente cen- trifuga. Ma ciò è appunto quello che deve succedere, quando s'inietti l'animale vivente, in cui il liquido circolante segue, nella stessa lacuna, due correnti, una che va e l'altra che torna. Naturalmente, il liquido colorato iniettato dalla siringa seguirà la via della cor- rente centrifuga, senza penetrare nella corrente centripeta che si opporrebbe direttamente al suo corso. In altri termini, se le correnti iniettate dalla siringa percorrono sempre la stessa via, come in un canale a pareti definite, se entrano, cioè, sempre nella corrente centrifuga e non nella centripeta, questo avviene perchè le vie centrifughe sono quelle di minore i-esi- stenza, anzi sono quelle che aiutano a spingere il liquido in avanti. Del resto, facendo dei tagli trasversi dei singoli articoli, dove le correnti centrifughe e centripete sono ben definite, non s' incontra altro se non degli spazi lacunari intermuscolari, tappezzati, s' intende, come riconobbe già il Leydig1), di cellule connettivali che formano le capsule dei muscoli, quasi aponevrosi, e che poi rivestono i tendini, e si riflettono lungo le pareti dei comuni tegu- menti. E naturale che, in corrispondenza delle articolazioni, là dove tutta la cavità del- l' arto si restringe, le cavità lacunari abbiano aspetto di vasi, siccome si vede nelle sezioni circolari. Ma, oltrepassata l' articolazione, di qua e di là, il foro circolare della sezione cessa per dar luogo alla lacuna interstiziale. Quello che ho detto delle zampe si adatta precisamente anche alle antenne, dove sono ]) Leydig, Arch. Anat. Physiol., 1855, p. 456. Lacune. 143 pure lacune interstiziali in tutta 1' estensione dei singoli articoli, e lacune circolari a pareti definite in corrispondenza delle articolazioni ; ma dove mancano dei vasi propriamente detti. Nondimeno il Mayer nelle Caprelle descrive e figura una vera arteria antennale, che giunge fin nel penultimo articolo del flagello, mantenendo sempre le sue pareti speciali '). Le lacune principali dei Grammarini sono quelle che occupano il capo, il tronco e la coda. Una buona osservazione si può fare già direttamente nell' animale vivo e trasparente, tenendo conto della maniera come si muovono i globuli sanguigni ; ma 1' idea chiara si ottiene soltanto esaminando molte sezioni fatte in diverse direzioni nel corpo. Allora s' ac- quista la convinzione che gli organi interni dell' animale sono sospesi direttamente in una grande lacuna, che occupa tutto il corpo, dal capo alla coda, ma che è suddivisa in più parti da sepimenti di tessuto connettivo, i quali hanno diversa direzione e grandezza. Fra tutti i sepimenti uno ve n' è importantissimo per le sue dimensioni, e per i rapporti che acquista nel suo corso, giacché attraversa il torace e 1' addome, inserendosi coli' estre- mità anteriore al margine posteriore del segmento cefalico, e con la posteriore, che si ad- dossa all' intestino verso il 7.° segmento del torace, per cessare poi interamente verso la metà dell' addome. Nei tagli trasversi questo lungo diaframma, conosciuto anche col nome di pericardio, appare anche larghissimo, perchè s' estende per tutta la larghezza del corpo, quasi parallelamente alla faccia ventrale, ma più vicino al dorso che al ventre. Le inser- zioni laterali sono sulla superficie interna delle pareti laterali del corpo, presso all' inser- zione delle zampe (Tav. 47, Figg. 16, 24 e 30). In questo modo la cavità del corpo resta divisa in due metà longitudinali (Tav. 48, Fig. 19): una dorsale, più angusta, nella quale sono contenuti il cuore ed i muscoli dorsali, e che vien chiamata comunemente seno peri- cardico (sp); l'altra ventrale, e perciò detta seno ventrale (sr), che comprende gli organi riproduttori, il tubo digerente ed i suoi annessi, e finalmente il sistema nervoso centrale. In alcuni casi, come nel Microdeutopus, questo grande setto è cosparso di numerose cellule pigmentate. I due grandi seni del tronco, il pericardico e il ventrale, comunicano fra loro in vari punti; ma l'apertura di comunicazione più ampia è quella che si trova nella parte posteriore dell'addome, là dove il setto pericardico viene del tutto a mancare. Del resto lungo la via. dal capo al torace, vi sono inoltre tante comunicazioni quante sono le aperture delle lacune delle zampe. Nelle Orchestie, come nei Talitri, le iniezioni fanno vedere che da ciascuna appendice del tronco parte un vaso a parete ben definita, il quale va a sboccare diretta- mente nel seno pericardico. poco lontano dalla linea mediana del dorso. Questi vasi laterali, che il Delage ha chiamato vasi pericardici, sono del tutto superficiali, e situati ciascuno verso la metà del corrispondente segmento del torace o dell' addome. Negli altri Gramma- rini mancano i vasi pericardici, ma, siccome dimostra 1' osservazione negli animali traspa- renti, non mancano le rispettive correnti, quantunque non contenute da pareti limitate. !) Mayer, Caprell., p. 140, t. 7, f. 8, 9 e 13, a. 244 Anatomia. Sistema circolatorio. D. Sangue. (Tav. 48, Figg. 25, 26, 31). Il sangue circolante mostra i suoi corpuscoli mediocremente abbondanti, ma di forma molto diversa, secondo il vario stato di contrazione del protoplasma; quantunque si possa dire in generale che nella maggior parte dei casi siano allungati, e fusiformi ; e solo di raro forniti di altri prolungamenti laterali. I corpuscoli vivi quasi mai hanno forma globulare. Il protoplasma, di cui risultano, a fresco appare affatto omogeneo, senza lasciare trasparire il nucleo. Invece, esaminati negli animali uccisi col sublimato, o altrimenti, i corpiiscoli del sangue hanno di solito la forma sferoidale, o interamente sferica, con un nucleo nel mezzo abbastanza considerevole, tondeggiante anch'esso, e vivamente colorato dal carminio bora- cico, od altre materie coloranti di egual valore. Insieme ai corpuscoli ordinari, lo Stein, nelle branchie ed altri organi del Gammarus puleXj vide circolare anche dei particolari infusori parassiti. Siccome è noto, la presenza di protozoi parassiti nel sangue è stata dimostrata per vari animali, ed in particolare per molti Crostacei, prima già dal Leydig, ed anche recentemente dal Cattaneo. Onde io non dubito punto dell' esattezza dell' osservazione dello Stein, quantunque a me non sia riuscito di confermarla né nel Gammarus ptmgens, che vive nei corsi di acqua dei dintorni di Modena, né nei Gammarini marini del Golfo di Napoli ' ). E. Circolazione nell' animale vivo. (Tav. 54, Fig. 22). Esaminando il corso dei corpuscoli sanguigni in un Gammarino vivo e trasparente, ecco quello che si trova costantemente. Il cuore batte con grande rapidità (più di 200 volte al minuto primo nei giovani Microdeutopi ), e scuote con le sue vibrazioni anche l' aorta anteriore e la massa nervosa preesofagea. L' aorta posteriore è scossa con minore forza. Dal cuore il sangue si dirige per due vie opposte, cioè al capo, ed alla coda. La corrente del capo, dapprima contenuta fra le pareti dell' aorta anteriore, passa poi nei due rami che attraversano la massa pree- sofagea, ed in quella che rasenta la superficie superiore dello stomaco. Oltrepassato il cer- vello, il sangue si disperde, dopo i due rami arteriosi, superiore e medio, nell' ampia lacuna cefalica, donde non tarda a dividersi in molti rami, di cui alcuni entrano nelle antenne, altri nelle varie parti boccali, altri strisciano sulle pareti laterali del cervello, immediata- mente sotto dei comuni tegumenti. Ma la corrente principale, cioè quella che è dapprima contenuta fra le pareti del ramo arterioso inferiore, continuando avanti, incontra l'esofago, innanzi a cui si divide in due rami laterali, che scendono verso la gola, per costituire così ') Anche il Maykr (Caprell., p. 141 ) nelle Caprelle ha veduto circolare dei corpuscoli che crede parassiti. Circolazione nell'animale vivo. 145 quello che il Delage ha chiamato « collare vascolare periseofageo »'), e di cui si è detto avanti (p. 137). Da questo punto si vede muovere il sangue nel grande seno ventrale (sv), che è fra l'intestino e i tubi epato-pancreatici da un lato, e la catena gangliare dall'altro. Tutte le zampe toraciche e le loro appendici ricevono il loro ramo dalla corrente ventrale, e tutte restituiscono il sangue in parte nello stesso seno ventrale, in parte nel seno peri- cardico (sp), per mezzo di piccole correnti laterali, che seguono la parte media di ciascuno dei segmenti toracici ed addominali. Tutto il sangue che è rimasto della grande corrente ventrale, dopo delle correnti laterali alle appendici toraciche e addominali, quando è giunto verso la parte posteriore dell' addome, si volge repentinamente insopra verso il dorso, dal- l' uno e dall' altro lato, come un fiotto che sorge e si dilaga sulla superficie laterale del tubo digerente, e poi penetra nel seno pericardico. Molto più debole della corrente arteriosa anteriore, è 1' altra posteriore che passa attra- verso l'aorta posteriore, e, dividendosi sopra del 3.° segmento addominale, manda il sangue indietro verso la coda, e più verso i ciechi intestinali posteriori. Ma, appunto per la sua poca energia, questa corrente posteriore, che scorre sopra dell'intestino e verso la coda, è bentosto annullata e travolta dalla forza prevalente e contraria delle due correnti di riflusso an- ch' esse dorsali, e risultanti, 1' una dal rapido girare verso il dorso della corrente del seno ventrale, in corrispondenza della parte posteriore dell'addome, l'altra dal sangue, che, fluendo dal seno ventrale addominale fino all' ultimo anello della coda, sempre per la superficie inferiore dell'intestino, ora ne ritorna irregolarmente per la superficie superiore, e s'avvia al seno pericardico. In ogni appendice del corpo naturalmente le correnti sono due : una centrifuga, e l'altra centripeta; ma esse sono del tutto contigue. Quando la circolazione nell' animale co- mincia a rallentarsi, allora si vede che nei singoli piedi le correnti si vanno limitando di articolazione in articolazione ; quasi che si abbassassero altrettante saracinesche successi- vamente in corrispondenza dei vari punti dove per formare 1' articolazione i tegumenti si sono avvicinati. Del resto, anche lungo i singoli articoli spesso avviene, che qualche cor- puscolo dell' una corrente passa nell' altra, quasi che sia travolto da una forza maggiore. Lo stesso nota anche il Mayer per le Caprelle, e, per i Gammarini, avea pure già detto il Bate (V. p. 135). La circolazione nelle branchie avviene in una maniera differente che negli epimeri ; poiché nelle prime si distingue un seno che fa tutto il giro della periferia dell'organo, ed è percorso da una corrente che discendendo pel margine posteriore risale poi per 1' ante- riore ; negli epimeri, invece, la corrente scende pel mezzo dell' organo, e quindi via via si disperde nelle parti laterali, ascendendo così nel margine anteriore come nel posteriore. Del resto, così negli epimeri come nelle branchie, lungo la via, innumerevoli correnti trasversali irregolari uniscono le correnti principali centrifughe e centripete (Tav. 48, Figg. 29 e 30). ') Del resto questo circolo sanguigno periesofageo pare che si estenda a tutti i Malacostraci. o almeno agli Edrioftalmi ed ai Podoftalmi ( Cf. Delage, in: Eevue Biolog. du Nord de la France, 2.e Année, p. 100-101). Zoo]. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. !'•'• 146 Anatomia. Sistema respiratorio. CAPO X. Sistema respiratorio. Bibliografia. 1846. H. Kròyer, Voy. Scanditi. , t. 13, f. 2, S., e t. 19, f. 2, n. 1854. Th. Williams, Mechanism Aquat. Resp. Invert. Anim.; in: Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 13, p. 302, t. 18, f. 1. 1857. A. Costa. Ricerche Amfip. Napoli; in: Meni. Acc. Se. Nap. 1853, voi. 1, p. 170, t. 1, f. 3, h. 1859. R. Bruzelius, Bidrag till kiinned. om Amphip. iure byggnad. ; in: Ofv. Vet. Akad. Fòrhandl. (Estr. p. 9). ' 1860. A. Boeck, Forlì, ved de Skand. Naturf. 8de Mode, p. 659. 1866. A. E. Grube, Beitr. z. Kenntn. d. istrischen Amphip.; in: Arch. Naturg., voi. 32, p. 401, t. 9, f. 8, |S. 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvège, p. 79, t. 7, f. 4, 5, b, e 6. 1876. A. Boeck, Skand. Amphip., p. 323-324. 1879. P. P. C. Hoek Carcinologisches; in: Tijdschr. der Ned. Dierk. Ver. Deel IV, p. 152-154, t. 6, f. 14. 1879. A. Wrzesniowski, Vorlauf. Mittheil. ù. e. Amphip.; in: Zool. Anz., 2. Jahrg., p. 176, e 568. 1880. O. Nebeski, Amphip. Adria; in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 3, p. 130-134, t. 12. f. 26-31. 1887. Th. R. R. Stebbing, Amphip. from Singapore and N. Zealand; in: Trans. Zool. Soc. London, voi. 12, p. 200-201, t. 38. 1888. Th. R, R. Stebbing, Rep. Chall., p. 1059, t. 106. Molte parti del corpo dei Grammarini per la relativa sottigliezza delle pareti, e per la grande superficie che presentano in confronto del volume, possono servire all' animale per lo scambio dei gas respiratori. Così in questa categoria di organi dall'ampia superficie respiratoria si devono mettere il 1." articolo di tutti i piedi toracici, soprattutto delle quattro paia anteriori ; e poi il 2.° articolo laminare dei piedi toracici posteriori, e le appendici laterali dei segmenti addominali. E sono certamente anche importanti per lo scambio dei gas tutte le appendici del corpo, perchè ivi appunto e la corrente ch-colatoria è molto attiva, e le pareti non sono molto grosse '). Ma gli organi, che più comunemente vengono considerati quali destinati alla respira- zione, sono le branchie, di cui troviamo varie figure nei lavori di classificazione e descrizione delle specie, ed anche in qualche lavoro anatomico, dove è presa ad esame la loro struttura. Naturalmente, trattandosi di organi esterni di dimensioni piuttosto considerevoli, la presenza delle branchie pendenti dai piedi dell' animale è stata notata, si può dire quasi, da tutti quelli che ebbero ad occuparsi di Gammarini. E quindi, a guardar bene nelle descri- ') Tuttavia in nessun caso nei Gammarini credo che si possa giungere fino a considerare qualcuna di queste appendici come una vera branchia, nella maniera che il Mayer ( Caprell., p. 135 ) fa per le antenne di alcune Caprelle, e specialmente dei maschi adulti della Caprella acutifrons. Sistema respiratorio. 147 zioni, si trova fatta menzione di queste laminette fin negli Autori più antichi. Ma qui non voglio dire di tutte le opere in cui le branchie son figurate e descritte, che sarebbe troppo lunga l'enumerazione, ed anche senza valore pratico. Ed invece mi limiterò, siccome appunto ho fatto neir elenco bibliografico, a dare un cenno, da una parte su quello che finora si è conosciuto sull' interna struttura delle branchie, e dall' altra sulla storia delle branchie appendicolate. Veramente, non son che tre i Carcinologi che studiarono la struttura delle branchie dei Gammarini : il Williams (1854), il Bruzelius (1859), ed il Nebeski (1880); i primi due giudicando solo da quello che si vede, o si può argomentare dall' esterno, 1' altro facendo invece la ricerca più completa, mediante l'esame delle sezioni trasverse. Già prima (p. 135) ho detto del valore molto dubbio delle ricerche del Williams sul « Talitrus », nelle quali intanto si trovano pure i primi cenni sulle aderenze che sono stabilite fra le due pareti della pelle nelle branchie, o almeno negli epimeri. Più esatto fu il Bruzelius per le branchie del Gammarus locusta e àe\Y~Ampkitkoe podoceroides, in cui riconobbe una rete di canaletti, derivati dal fatto che entrambe le pareti del sacchetto bran- chiale sono riunite e concresciute insieme in molti punti : onde la presenza d' un gran numero di trabecole. Il Nebeski prese ad oggetto del suo esame le branchie delle Orchestie, che paragonò pure a quelle del Gammarus, e dei Corofi, giungendo principalmente al risultato che nelle Orchestie l' appendice branchiale, oltre al constare delle due solite lamine ipoder- miche congiunte insieme da trabecole, a somiglianza di quello che si ha per ogni altra apjiendice laminare della pelle, accoglie ancora, nel suo interno, del tessuto connettivo e dell'adiposo. In quanto alle branchie appendicolate, volendo giudicare dalle figure, dobbiamo dire che il Kroyer ne ha disegnati già due casi nel 1846 nelle sue tavole dei Crostacei del « Voyage en Scandinavie », cioè xitAY Anonyx ampulla e nell' Eusirus cuspidatus ; ma nella descrizione di queste specie, data qualche anno prima '), non è fatta menzione di queste appen- dici, o almeno sono desse accennate in maniera molto vaga, e ciò anche solo per V Anoni/x ampulla ~). Invece, in un altro Lisianasside, l' Ichnopus taurus, le appendici, in generale molto più sviluppate che in altri Gammarini, furono descritte da A. Costa nel 1856 così: «Alla base dei piedi toracici, al posto stesso ove stanno le vescichette respiratorie, trovansi altret- tante appendici di forma piramidale, simili alle branchie dei Decapodi, formate da uno stelo mediano, e da un gran numero di lamelle a questo affidato nel modo ordinario. Sulla natura delle quali appendici non osiamo ancora pronunziare un definitivo giudizio, non avendo avuto agio di studiarle sul vivo, e sopra molti individui. Sarebbero mai le appendici della femmina deputate a trattenere le uova? Non vogliamo escludere questa possibilità, ma in pari tempo riconosciamo che ove pure ciò fosse, non cesserebbe di essere un fatto singolare per la forma e struttura tutta speciale che esse presentano » . ') Kroyer, Naturhist. Tidsskr., 1844, (2) voi. 1, p. 501 e 578. -) Kroter, ]. e, p. 596. -[Ai Anatomia. Sistema respiratorio. Poco dopo del Costa, anche il Boeck (1860) scopriva la presenza di branchie pettinate in un'altra specie di Gammarino, e precisamente \\e\Y Epidesura compressa, che poi più tardi egli stesso riconobbe come sinonimo dell' Atylus Swammerdamii. Nondimeno, ancora nel 1866, vediamo il Grube descrivere e figurare come cosa nuova le branchie appendicolate della « Lysianassa longicomis, Lue. >, che la descrizione e la figura delle appendici articolate dimostra chiaramente essere invece non altro che lo stesso Ichnopus taurus del Costa. Finalmente, oltre alla riconferma delle branchie pettinate dell' Atylus Swammerdamii pubblicata dall' Hoek (1889), si debbono ricordare ancora le varie figure di branchie ap- pendicolate che lo Stebbing ha date di diverse specie di Ampeliscidi, nei quali la superficie delle lamine respiratorie mostra delle eminenze un po' somiglianti a quelle che per V Eusirus disegnò il Kroyer, e che per alcuni Platiscelidi nota pure il Claus '). Insieme a queste forme di branchie con appendici pettiniformi, o a saccocce successive, si trovano ancora registrati due casi di branchie munite di una sola appendice, che parte, non dalla superficie della lamina, ma quasi dal punto d' inserzione della medesima. Tali sono le branchie del Gammaracanthus loricatus, che descrive e disegna il Sars, e tali pure quelle appendici di talune Hyale, delle quali si trova fatta menzione dal Wrzesniowski sotto il nome di « Nebenkieme » . Le branchie sono lamine pendenti dal 1.° articolo delle ultime sei paia di piedi toracici. Ne mancano costantemente i gnatopodi anteriori ed insieme ad essi, ma non sempre, anche l'ultimo paio di piedi; e finalmente, non molto di raro, ne sono sprovveduti anche il sesto paio. Sicché i piedi che presentano sempre le branchie, sono le quattro paia intermedie, cioè i gnatopodi posteriori, il gruppo medio, e il quinto paio. In due generi, Ampelisca e Coro- phium, mancano di appendici respiratorie anche i gnatopodi posteriori, coli' osservazione, nondimeno, che la mancanza della branchia è limitata esclusivamente alle femmine, così che in queste il secondo paio di gnatopodi hanno soltanto la lamina ovigera 2). i) Claus, Platysc, p. 25, t. 21, f. 13. -') Ad ogni modo, il numero delle branchie nei Gammarini è maggiore, e più eostante in confronto a quello che vediamo nei Lemodipodi, ed anche negl' Iperini, ma più specialmente nei primi. Così, secondo le osservazioni del Mayee ( Caprell.. p. 101 ), mentre i generi Cercops, Proto, e Caprellina portano branchie nel 2.°, 3.° e 4." segmento, tutti gli altri generi ne hanno solo nel 3.° e 4.° segmento. Il 5.° segmento del torace non porta branchie nei Ca- prellidi, neppure nel Podalirius typicus, e nella Protelìu phasma: perchè sembra, secondo il Mayer, che ciò che il Kròyek ha descritto come paio rudimentale di branchie, non siano altro se non le vulve della femmina. Invece, fra i Platiscelidi il Claus (Platysc, p. 24) dice di aver trovato cinque paia di branchie in tutti i generi, meno che nei maschi dei lìhabdosoma, i quali ne hanno soltanto due paia, cioè nel 5.° e 6.° segmento del torace. Il Claus insiste nel notare che nei Platiscelidi, anzi in tutti gì' Iperini, il 7.° paio di piedi del torace non porta branchie, neppure nelle Vibilie, in cui il Marion (Ann. Se. Nat., 1874, (6) voi. 1 ) le avrebbe nondimeno osservate. Anch'io non ho mai veduto branchie nei piedi toracici posteriori dei vari Iperini da nie esaminati ; ma debbo pure Sistema respiratorio. 149 L'inserzione delle branchie è sempre la medesima, ossia nel 1." articolo dei piedi, e precisamente nel margine posteriore della superficie interna, verso 1' estremità inferiore, dietro della parte rilevata che segna all' esterno i limiti della massa muscolare destinata a muovere il 2.° articolo (Tav. 50, Fig. 4; e Tav. 54, Fig. 14, br). La forma è nella maggior parte dei Gammarini molto semplice, cioè ellittica o ovalare, con la piccola estremità attac- cata in alto, e con la superficie del tutto liscia e glabra, e piana, o qualche volta incurvata a cucchiaio, con la concavità rivolta verso l' interno. Varia molto l' ampiezza delle branchie secondo 1' età dell' individuo, ed anche secondo le diverse famiglie; i due estremi a questo riguardo essendo rappresentati da un lato dai gen. Gammarus e Niphai-gus, che hanno le lamine assai lunghe e larghe; e dall'altro dal gen. Orchestia, in cui queste appendici respiratorie acquatiche, d' accordo con la vita semi- terrestre degl' individui che ne sono provveduti, si riducono a un piccolo sacchetto, poco schiacciato. Le Orchestie inoltre presentano anche l' altro carattere notevole e unico fra i Gammarini, cioè che le loro branchie non sono interamente parallele agli epimeri da cui derivano, ma invece leggermente torte sul loro asse. Una torsione simile si trova anche in vari Caprellidi adulti, mentre manca nei giovani in generale, ed anche negl'individui adulti appartenenti ai generi Proto e Podalirius l). Del resto variano le dimensioni delle branchie anche nello stesso individuo, imperocché si nota di sovente che le anteriori sono maggiori delle posteriori, d' accordo con la maniera di sviluppo nell' embrione, dove queste appendici cominciano prima nei piedi anteriori e poi nei posteriori. Altre volte, e precisamente nelle famiglie dei Dexaminidi, degli Ampeliscidi, e dei Lisianassidi, la superficie interna presenta tante creste rialzate, parallele, dirette in senso trasversale all'asse maggiore della lamina. Talvolta, come nelle Dexamine, nelle Tritaeta, nelle Ampelische, ed anche nella Lijsianassa punctata, le lamine secondarie, o creste, sono molto limitate nello sviluppo: e così costituiscono semplicemente un accenno a quello che si verifica in altro caso, e precisamente neW Atylus Sioàmmerdamii e nell' Ichnopus ianrus, dove le creste prendono lo sviluppo come di tante saccocce, e finalmente di tanti raggi attaccati sulle parti laterali di uno stelo, onde la branchia acquista un aspetto pettinato, e anche piumato (Tav. 54, Figg. 14-18). Neil' Atylus è facile vedere lo sviluppo successivo delle saccocce secondarie.; le quali per lo più compariscono prima sopra una superficie e poi sopra l'altra, e dapprima sono poche e piccole, cioè due o tre, situate verso il mezzo della lamina, in forma di tanti in- fossamenti (Tav. 54, Figg. 15 e 16), ma poi si aumentano in numero, e intanto le prime formate sempre più si distendono, fino a raggiungere l'orlo libero della lamina stessa, e aggiungere che anche nel paio dei piedi toracici la branchia può talora mancare in questi Antipodi, come ho detto che è il caso delle Ampelische e dei Corofi. Difatti nell' Oxycephalus piscator, soltanto il maschio ha cinque paia di larghe lamine, anche con appendici secondarie: la femmina manca di branchia nei gnatopodi posteriori, i quali intanto sono provveduti della lamina fotoria corrispondente. Le quattro paia seguenti dei piedi toracici hanno tutti le loro rispettive lamine branchiali, sebbene relativamente molto meno sviluppate che nel maschio. >) Mater, Caprell., p. 133. 15O Anatomia. Sistema riproduttore. finalmente oltrepassarla, in guisa da dare in ultimo come l' immagine dei raggi di una penna (Fig. 17). Nondimeno lo sviluppo di queste lamine secondarie è molto tardivo rispetto a quello di tutti gli altri organi, e quindi si trova soltanto in un certo numero d'individui, non già in tutti. Esaminando un taglio trasverso di una lamina branchiale semplice e sottile, come quella di un Gammarus, non si ha a notare altro se non due file di cellule epiteliali, pa- rallele, ma di diversa grandezza, fra le quali ogni tanto alcune si prolungano oltre il livello ordinario per andare ad incontrare alcune altre delle cellule dirimpetto, e saldarsi ad esse, o semplicemente avvicinarsi. In tal modo nascono, o non, delle trabecole (Tav. 54, Fig. 23), che uniscono una parete all' altra nel modo che il Bruzelius descrive, ed il Nereski figura. Nelle Orchestie, essendo la distanza fra le due lamine della branchia abbastanza conside- revole, oltre all'impalcatura di trabecole ordinarie, si trova pure del connettivo (Fig. 24), che riempie in parte lo spazio interposto *). CAPO XI. Sistema riproduttore. Tutti i Gammarini sono a sessi distinti 2), e tutti i maschi si distinguono dalle fem- mine non solo per gli organi interni, ma anche pel vario sito dello sbocco all' esterno dei condotti sessuali, e per la presenza di speciali appendici destinate a portare gli orifici delle glandole spermatiche, ovvero di altre che hanno per ufficio di sostenere e proteggere le uova e i giovani nei primi tempi della loro vita fuori dell' uovo. Nondimeno, prima di dire di queste varie parti interne o esterne, che, quantunque in diversi modi, pure si riscontrano in tutti i Gammarini, è da aggiungere, intanto, che, molto spesso, è facile distinguere un maschio dalla femmina, anche dal semplice esame dell'aspetto generale dell' individuo, ovvero di alcune appendici del corpo. ') Il Claus (Platysc, p. 25, t. 21, f. 12) ha descritto e figurato nell' Eittyphis ovoides una speciale cuticola, da lui ritrovata nel taglio trasversale di una branchia, nella superficie interna dell' epitelio, in corrispondenza della membrana basale dell' ipoderma. A me la figura data dal Claus non pare molto dimostrativa ; anzi fa l' impressione, più che d' una vera cuticola, invece come della sezione di un coagulo del liquido sanguigno interposto fra le due laminette della branchia, se pure non si tratta che semplicemente d' un' imperfezione nella preparazione; tanto più che la supposta cuticola passa attraverso le trabecole, senza che queste, nella figura, dimostrino nessuna modifica- zione, come pure dovrebbe avvenire, nel punto di contatto. 2) Per 1' ermafroditismo delle Orchestie v. in seguito p. 159. Differenze sessuali. 151 A. Dille i-eiizo sessuali. Bibliografia. 1864. P. Muller, Fiir Darwin, p. 16, 18 e 53. 1885. C. Chilton, Polymorphism in the Amphipoda; in: Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 16, p. 368-376» t. 10; e: New Zealand Journal of Science, voi. 2, p. 560-562. Ogni Zoologo, che abbia un po' di pratica nella determinazione delle specie, sa per prova quale sconfortante garbuglio si trovi nel mettere a confronto fra loro le descrizioni che di uno stesso animale sono date dai vari osservatori. Ed è pur noto a tutti, che peggio ancora stanno le cose, allorché si tratta di voler stabilire con precisione quante siano dav- vero le specie distinte di un dato genere, o anche semplicemente quali siano i generi di una data famiglia ; poiché, sol che si badi ad esaminare con cura e perseveranza nei diversi periodi della vita uno stesso animale, nella maggior parte dei casi spesso si giunge alla persuasione che molte specie, e persino molti generi, sono stati messi su con poco buon fonda- mento di fatti. Così avviene, che, mentre ogni anno varie famiglie trovano parecchi volonterosi che le arricchiscono di nuovi generi e di nuove specie, nello stesso tempo qualche genere degli antichi va sparendo dai quadri delle classificazioni, e molte « n. sp. » accrescono le liste sinonimiche. Naturalmente, nel fare queste aggiunzioni o queste sottrazioni alle liste delle nuove specie, molto dipende dalla disposizione d' animo di chi scrive. E così avviene che mentre v' è chi molto concede, altri v' è pure che troppo restringe. Come si vedrà nella rivista generale delle specie di Grandmarmi, che segue nell'ultima parte di questa mia Monografia, io mi schiero nella categoria di quelli che vogliono molto restringere il numero delle specie. E desidero questa restrizione, perchè essa mi sembra senza meno imposta dall' esame comparativo delle differenze di sviluppo che si riscontrano fra gì' individui del medesimo sesso, e più frequentemente fra quelli di sesso diverso. Per le differenze sessuali ho lasciato da parte ogni citazione bibliografica, perchè, in verità, si sarebbero dovuti citare per questa forse più di due terzi di tutti i Sistematici fra gli Anfi- podologi. Ma, per le differenze che risultano dal diverso grado di sviluppo dell' individuo, avendo il Muller ammesso un dimorfismo nei maschi, ed il Chilton anche un trimorfismo, ho voluto, per la maggior importanza speciale dell' argomento, notare a parte i loro lavori. Il primo dei casi registrati è quello dell' « Orchestici Darwinii n. sp. » , che avrebbe, secondo il Muller, due forme di maschi, di cui l'A. riporta la figura delle estremità dei gnatopodi posteriori. Ma niente vieta di credere che, più che di due forme di maschi adulti della stessa specie, invece si tratti, nel caso del Mììller, di due forme dovute a differenze di sviluppo. Le conoscenze, che abbiamo circa alle modificazioni che avvengono nelle estremità del secondo paio nell' Orchestici Deshayesii del nostro Golfo, descritte già dal Costa '), e dal Barrois 2), ') A. Costa, Saggio d'una collezione di Crostacei del mediterraneo; in: Annuario Mus. zool. Univ. Napoli, Anno 4, 1864, Napoli 1867. -) Th. Barrois, Morphologie des Orchesties. Lille, 1887. 152 Anatomia. Sistema riproduttore. fanno concludere che appunto questa maniera di vedere è la più probabile ; e che la fig. 8 del Mììller sia la forma adulta del maschio dell' Orchestici Darwinii, la fig. 9 invece quella di un maschio giovane; tanto più che lo stesso A., poco più oltre (p. 53 e 54), insiste nel far notare che le differenze sessuali nei Grammarini si stabiliscono soltanto quando gli animali sono abbastanza sviluppati, giacché fino a quel momento i giovani maschi somi- gliano alle femmine. Del resto le differenze continuano ancora fra maschi giovani e maschi adulti. E qui cita degli esempi; senza badare che appunto è anche un esempio di questo fatto il dimorfismo supposto dell' Orchestici Darwinii. Il Chilton vorrebbe aver trovato nell' Aora ti/pica una specie, in cui si distingue- rebbero tre forme diverse di maschi « ali differing from the female in the character of the first gnathopod, which in each has the meros produced into a long spine reaching about to the end of the carpus > . E queste tre forme di maschi sarebbero : Aora ti/pica Kroyer, Microdeuteropus maculatus (maschio) Chilton, e Microdeuteropus Mortemi Haswell. Nondi- meno l'esame, così delle descrizioni come delle figure date dall' A., non esclude la possibilità (ed io sono di questo avviso) che, come nel caso del dimorfismo dei maschi descritto dal Mììller, anche in questo trimorfismo indicato dal Chilton nell' Aora, non si tratti di po- limorfismo propriamente detto, cioè di forme diverse dell' animale adulto, ma solo di diffe- renti e successivi gradi di sviluppo di uno stesso individuo. Grià in generale si può osservare che per lo più, ma non sempre, il maschio si di- stingite dalla femmina per le sue maggiori dimensioni ; onde se il Carcinologo ha innanzi a sé riuniti insieme molti individui di una stessa specie di Gammarini d' un gruppo qua- lunque, scegliendo fra essi quelli che appariscono più grandi, egli può essere quasi sicuro d' aver preso con questo semplice criterio soltanto dei maschi, o almeno dei maschi in numero molto maggiore che delle femmine. Or appunto questa mescolanza che così si ottiene, indica essa pure che anche le femmine possono gareggiare spesso co' maschi per le dimensioni ; e che il criterio della grandezza relativa è da intendere soltanto in senso molto ristretto. Più sicura via per distinguere un maschio a prima giunta, è invece quella di tener conto della presenza o dell' abbondanza delle setole sensitive e dei bastoncelli ialini, ovvero del numero delle spine su vari punti del corpo, e inoltre e della grandezza e forma degli occhi, e del colorito del corpo, e finalmente della grandezza e della forma delle antenne o dei piedi toracici ; ma anche questi non sono criteri costanti, e soprattutto non si trovano mai insieme caratteri particolari di questi vari organi nella stessa specie. Dei bastoncelli ialini e delle setole piumate l) si può dire in generale che il maschio è meglio provveduto della fem- mina, ricordando ad esempio per i bastoncelli le antenne anteriori delle Ampelische, degli Atijlus, e soprattutto dei Lisianassidi, in cui la differenza è grandissima nel 1.° articolo del >) Cf. anche p. 54 e 56. Differenze sessuali. 153 flagello ; ed aggiungendo per le setole piumate il caso del 5.° paio di piedi toracici delle Urothoe e quello dei piedi codali posteriori delle varie specie di Anonyx e Lysianassa, e di altri Gammarini ancora della stessa famiglia dei Lisianassidi o di altre famiglie. Ed in quanto alle spine ') si può affermare che, per lo sviluppo e pel numero, esse- sono quasi sempre in accordo con la maggior robustezza del corpo, onde si veggono per lo più prevalenti nel maschio, come p. es. nei gen. Gammarus, Podocerus, Orchestici e simili. Nondimeno occorre avvertire che non sono neppure molto rare le specie, in cui questa maggiore prevalenza di spine nel maschio non si può riconoscere, e valgono come esempio i Lisianassidi; come pure che vi è qualche caso, che si vede nelle antenne posteriori dei Corofi, in cui la femmina ha molte spine, e il maschio ne manca (Tav. 8). Insieme agli ornamenti di nuove setole piumate, talora si nota che i maschi si fanno distinguere per le maggiori dimensioni degli occhi, come avviene specialmente negli Atylus ed in vari Lisianassidi; ovvero ancora per il colorito diverso del corpo. Per quest'ultima con- dizione merita di essere qui particolarmente ricordato il caso delle Urothoe, dove la fem- mina ( Tav. 5, Fig. 3 ) si presenta grigio-perlacea, solito colore degli Antìpodi abitatori della sabbia ; e il maschio invece rifulge per la sua bella tinta di carminio ( Fig. 8 ). Fra gli organi che presentano nei Gammarini maggiori differenze sessuali, sono le antenne e i piedi toracici, e fra questi più di tutte le antenne posteriori e i gnatopodi po- steriori. Solo qualche volta variano nei due sessi di una stessa specie ambedue le paia di antenne, o ambedue le due paia anteriori dei piedi toracici ; e non si verifica mai il caso che la differenza si trovi nelle antenne e nei piedi toracici anteriori di una stessa specie. Variano" contemporaneamente le due paia di antenne ~) nei Lisianassidi, nelle Ampe- lische, negli Ati/lus, e nel Corophium runcinatum, ma le differenze non interessano le stesse parti. Così nei Lisianassidi, nelle Ampelische e negli Atylus, nelle antenne anteriori il peduncolo non mostra alcuna differenza fra maschio e femmina ; mentre che invece il flagello, oltre al contener spesso qualche articolo di più, presenta nel maschio il 1.° articolo sempre relativamente più sviluppato che nella femmina. Invece nelle antenne posteriori le differenze sono molto maggiori, e riguardano tanto il peduncolo quanto il flagello, essendo nel peduncolo del maschio gli articoli di forma non uguale a quella che hanno nella fem- mina, e nel flagello del maschio il numero degli articoli cresciuto a dismisura. Nel Corophium runcicorne, diversamente dal caso già descritto, nelle antenne anteriori varia solo il pedun- colo, e precisamente il 1.° articolo, che ha un uncino nel maschio e non nella femmina; ma nelle antenne posteriori son diversi fra i due sessi così il peduncolo come il flagello, siccome si può vedere paragonando fra loro le Figg. 4 e 8 della Tav. 8. — Più frequentemente variano solo le antenne posteriori, come si ha negli Oediceridi, nei Phoxidi, nella Bath//- poreia e negli Stenotoidi; e le differenze riguardano così il peduncolo come il flagello, presso a poco come nei Lisianassidi. ') V. pure p. 51. 2) Cf. p. 13. Zool. Station z. Xeapel. Fauna und Flora, Golf v. Xeapel. Gammarini. 20. 254 Anatomia. Sistema riproduttore. Circa alle differenze sessuali dei piedi toracici anteriori '), queste si osservano prin- cipalmente nelle Orchestie, nei Cerapidi, e nei Microdeutopi, ma non è difficile ricono- scerle anche in altri casi, come nei gen. Podocerus, Amphitloe, Hyale e Gammarus. Le Orchestie ci sono esempio di dimorfismo per ambedue le paia di piedi, fra i quali il carattere più eminente lo presentano i piedi toracici posteriori, validissimi nel maschio e deboli nella femmina, mentre che i piedi toracici anteriori variano nei due sessi soltanto per la presenza di taluni tubercoli. Differenze maggiori circa alle proporzioni dei piedi nel maschio e nella femmina della stessa specie si vedono intanto nei piccoli Grammàrini del nuovo genere Cerapopsis (Tav. 9, Figg. 24-25, e 37-40), e non solo nei piedi posteriori come nelle Orchestie, ma anche in quelli anteriori, i quali nel maschio (Fig. 24-25) sono lunghissimi, quantunque di forma non molto diversa da quella della femmina ( Fig. 37-38). Invece negli altri Grammàrini le differenze si limitano ad un solo paio di piedi, che nei Microdeutopus è l' anteriore, e negli altri è il posteriore. Le modificazioni riguardano così la grandezza come la forma, particolarmente nel 5.° e G.° articolo, onde avviene che nella femmina il piede è terminato da un'estremità debole e subchelata, e nel maschio invece da una chela robusta, semplice o anche complicata. Negli altri Grammàrini, in cui anche si può riconoscere il dimorfismo sessuale negli arti anteriori, le differenze sessuali si riducono per lo più soltanto alla maggiore robustezza nel maschio dell' estremità subche- lata. nonché allo sviluppo maggiore di qualche uncino, e delle spine prensili (V. p. 31). Finalmente, enumerando le differenze sessuali dei Gammarini, è da dire del caso della Melila palmata, già noto da lungo tempo, e che riguarda gli epimeri del 6.° paio, di forma ordinaria nel maschio, ma invece nella femmina muniti di una specie di uncino; -come pure l' altro da me veduto in una nuova specie di Leucotloe, in cui, insieme alle antenne posteriori variano nei due sessi anche gli epimeri del 4.° paio di piedi toracici. # Intanto tutte queste differenze notate tanto nelle setole e nelle spine, quanto nelle forme e nelle dimensioni delle appendici articolate, si sviluppano negl' individui dei due sessi molto tardi, specialmente quelle dei maschi; in guisa che spesso sono confusi insieme molti animali, di cui (sebbene non manchino degl' individui che per le dimensioni si do- vrebbero dir completamente sviluppati) non è punto facile distinguere dai caratteri esterni ordinari se si tratta di maschio o di femmina. Un esempio spiccato di tale somiglianza fra i due sessi, riguardo ai caratteri esterni, l'ho veduto specialmente nell' Orchestia Desìiayesii, dove, al sopravvenire della fredda stagione, i maschi, di' grandezza uguale a quella delle femmine, quantunque abbiano i testicoli benissimo funzionanti, e le vescichette spermatiche turgide, pure per la forma dei gnatopodi non differiscono per nulla dalle femmine. Insieme ai maschi, sessualmente maturi, ma esternamente ancora con caratteri femminili, vivono an- cora tutti gli altri stadi successivi di trasformazione, fino ai maschi completamente modificati. Il Norman 2), parlando delle due forme di maschi, che « among the Crustacea, for every ') Cf. anche p. 30. 2) Norman. Ann. Mag. Nat. Hist., 1879, (5) Voi. 4, p. 178 e 179. Apparecchio riproduttore propriamente detto. lbò female we must be prepared to find and shall often fìnti » , dice che « the males most closely resembling the females are either immature or, in some instances perhaps, where the males are as large as the adnlt females, sterile ». L'esempio dell' Orchestici Deshayesii dimostra invece che vi possono essere anche maschi somiglianti alle femmine, e maturi. Questo polimorfismo dipendente dal vario grado di sviluppo dei maschi è stato causa, ed è causa permanente, della fabbrica di un numero grandissimo di nuove specie che ingom- brano le tabelle delle classificazioni. Siccome ho detto quassù, nello sguardo storico sulla conoscenza circa alle differenze sessuali, anche Fritz Mììller si è lasciato ingannare da imo stadio di sviluppo di un maschio di Orchestia, ed ha ammesso un trimorfismo nei Gammarini, con due forme di maschi. Nei Gammarini da me esaminati questo trimorfismo non mi è stato mai possibile riconoscerlo, quantunque non negherei certamente che esso potesse darsi altrove. Pure l'esempio del Mììller, siccome ho detto avanti, non è fatto per dimostrarlo ; né valgono meglio le osservazioni del Chilton, il quale vorrebbe ammettere fino a tre forme di maschi per una stessa specie di Microdeutopus. Chi non sa che le fem- mine dei Gammarini di diverse specie in generale, come in tanti altri casi, si somigliano più che non i maschi? Or è anche noto che, se questa somiglianza fra le femmine avviene per tutti i Gammarini, essa è pure assai più avanzata nei Microdeutopidi, dove le specie di Microdeutopus, Aora, Autonoe si somigliano tanto fra loro, che, se non vi fossero i maschi, difficilmente si potrebbero distinguere fra essi non che le diverse specie, ma nemmeno solo i vari generi. Niente dunque più facile che il dubitare, che il Chilton abbia avuto innanzi a sé riunite insieme le diverse specie a cui accenna, e che non abbia posto mente alle differenze specifiche fra femmina e femmina. B. Apparecchio ri produttore propriamente detto. Bibliografia. 1836. C. Th. E. v. Siebold, Ueb. d. Spermatozoen d. Crustaceen etc. ; in: Arch. Anat. Physiol., p. 27-28. 1837. H. Rathke, Zur Morphologie. Eeisebemerk. aus Taurien, p. 72. 1841. A. Kollikee, Beitr. z. Kenntniss d. Geschlechtsverhaltnisse und d. Sanienflussigkeit wirbelloser Thiere. 1856. C. S. Bate, Brit. Edriophth.; in: Eep. Brit. Ass. 1855, p. 52-54, t. 21, f. 1-3, o, e 5-7. 1857. A. de la Valette, De Gammaro puteano, p. 10, t. 2, f. 1, 8 e 10. 1860. A. de la Valette, Studien ii. d. Entwickelung d. Amphipoden ; in: Abhandl. d. Nat. Ges. zu Halle, voi. 20, p. 156. 1868. E. v. Beneden et E. Bessels; in: Bullet. Acad. Belgique, voi. 25, p. 441-446. 1869. E. v. Benedeh et E. Bessels, Mémoire sur la formation du blastoderme cliez les Amphipodes, etc. ; in : Mém. couronnés Acad. Belgique, voi. 34. ( Estr. p. 12-18. ) 1870. E. v. Beneden, Becherches sur la composition et la signification de l'oeuf; in: Mém. couronnés Acad. Belgique, voi. 34. (Estr., p. 128, e seguenti.) 1870. 0. BuTSCHLI, Bau u. Entwickl. d. Samenfàden; in Zeitschr. wiss. Zool., voi. 21, p. 415 e 533, t. 40. f. 7. 1880. 0. Nebeski, Amphip. Adria; in: Arb. zool. Inst. Wien, voi. 3, p. 134-141, t. 11, f. 10; t. 12, f. 32-33; e t. 13, f. 34-38. 1882. P. Mater, Caprell., p. 161. 156 Anatomia. Sistema riproduttore. 1883. F. Lktdig, Unters. z. Anat. u. Histol. d. Thiere, p. 116-117, t. 8, f. 93. 1884. G. Gilson, Spermatog. Arthrop.; in: La Cellule, voi. 1, p. 161-167, t. 8, f. 337-356; e p. 220-223, t. 11, f. 413. 1889. A. Della Valle, Depos., fecond. e segm. d. uova d. Gammarus pulex; in: Atti Soc. Natur. Modena, (3) voi. 8, p. 107-115. Le osservazioni sulla struttura delle parti interne dell' apparecchio riproduttore nei Gammarini cominciano con quelle fatte dal Siebold (1836), intorno alla forma dei filamenti spermatici, che egli dice di aver veduto aderire insieme, a guisa di tanti fascettini di peli molto lunghi. Segue nell'anno 1837 il Rathke, il quale, prima di comunicare le sue osser- vazioni sullo sviluppo dei Gammarini, dà dei cenni sull'apparecchio riproduttore femminile di varie specie di animali, e propriamente dell' Amphithoe pietà, Gammarus gracilis, Amathia farinata, Hyale politica, di cui descrive gli ovari, e gli ovidutti, che dice sboccare all' esterno a principio della coda. Quattro anni dopo troviamo che anche il Kolliker (1841), come il Siebold, si occupa dello sperma dei Gammarini, e propriamente di quello dell' Iphimedia obesa e del Gammarus angulosus. Della prima specie avverte, che i filamenti presentano all'estremità un rigonfiamento lineare, e ondulato; e del Gammarus angulosus, che i filamenti non hanno appendici radiciformi. — Nel 1856 troviamo la descrizione, data dal Bate, degli organi maschili del Sulcator arenarius, interni ed esterni, e insieme quella degli organi femminili di una specie indetermi- nata di Gammarus. — Al Carcinologo inglese segue il Lavalette (1857), autore dell'anatomia del Gammarus puteanus, nella quale, come del resto di tutti gli altri organi, egli dà pure una breve descrizione e le figure dei testicoli, dei zoospermi, e degli ovari dell' anfipodo abita- tore dei pozzi. Un esame molto più diffuso e circostanziato fu invece pubblicato dal Bruzelius (1859), che dedicò una buona parte del suo lavoro sull'anatomia del Gammarus locusta e dell' Am- pli itlioe podoceroides agli organi riproduttori, registrando notizie abbastanza esatte sulla posi- zione, estensione e struttura delle glandole, dei condotti, e degli organi copulatori. — Un anno dopo il Lavalette (1860), insieme alle prime fasi dello sviluppo embrionale, discorre di nuovo dell'apparecchio riproduttore dei Gammarini, descrivendo ed in parte figurando, gli ovari di alcuni Gammarini d'acqua dolce {Gammarus pulex, G. Roeselii e G. puteanus), ed accordandosi in generale co' risultati delle ricerche pubblicate poco prima dal Bruzelius, ma aumentandoli di alcune particolarità istologiche. E notevole la sua conchiusione sulla prima origine dell' uovo, che egli considera in principio come una cellula epiteliale, in cui più tardi si distingueranno due parti: vitello formativo e vitello nutritivo. — Il Sars (1867) tratta anche dell'anatomia dell'apparecchio riproduttore del Gammarus neglectus, ma non aggiunge nulla d'essenziale a quello che già si conosceva. Il Beneden (1868 e 1869) esamina la formazione dell'uovo, conchiudendo che questo nell' ovario è una cellula sempre sprovveduta di membrana, fino a che passando nell' ovidutto si riveste di un vero chorion. La seconda membrana, ammessa dagli Autori precedenti, è quella segregata dal blastoderma, e corrisponde alla « Larvenhaut » degl'Isopodi. L'A. poi Bibliografia dell'apparecchio riproduttore propriamente detto. 157 chiama « cleutoplasma » l'insieme delle goccioline rifrangenti, che costituiscono la maggior parte del vitello; rigettando per esse il nome di « vitello formativo » dato dal Lavalette, perchè non corrispondente a ciò che con tale nome era stato indicato dal Reichert per l' uovo degli uccelli, cioè alla cicatricola. Molte di queste osservazioni sono pure riportate dallo stesso A. in un'altra sua memoria posteriore (1870), nella quale nondimeno parla pure di alcuni nuovi particolari sulla struttura dell'ovario e sull'origine delle uova, che sono studiati in alcuni Gammarus, e nel « Der- mophilus » , distinguendo un « germigène » , situata alla parte « esterna » dell' ovario, e sprovveduto d'epitelio, e un « vitellogène », rivestito d'uno strato di cellule, che manda anche dei sepimenti nell'interno, in guisa da inviluppare talvolta (come nel genere « Der- mophihis ») ogni uovo in una capsula cellulare chiusa. Questi sepimenti cellulari, a misura che le uova maturano, diventano meno evidenti, e forse spariscono. Oltre a ciò il Beneden nega, che l'uovo sia primitivamente una cellula epiteliale, come [avea affermato il Lava- lette '), ma si accorda con lui siili' origine degli elementi nutritivi nel protoplasma dell' uovo. Le uova contenute nel vitellogeno sono disposte in una sola fila, o in due; ma così Del- l' una maniera come nell' altra vengono partorite tutte ad un tempo, mentre altri germi si spostano trasversalmente e passano nel vitellogeno per prendere il posto delle uova evacuate. Il Bììtschli (1870), in due lavori successivi sulla spermatogenesi, conferma pel Gam- marus pulex le osservazioni fatte dal Beuzelius e dal Kòlliker sui Gammarini marini circa alle forme di sviluppo dei filamenti spermatici, ma aggiunge, che non ha trovato un filo sottile attaccato alla testa, siccome è riferito dai precedenti Carcinologi. Passano poi dieci anni senza lavori originali su gli organi riproduttori dei Gammarini; finché giungiamo al Nebeski (1880), il quale, studiando Y Orchestici cavimana, fece l'inte- ressante scoperta, che in questo Gammarino humicolo, costantemente, la parte anteriore del testicolo non è spermigena, ma ovigena, e propriamente produttrice di speciali cellule che si distinguono dalle vere uova prodotte dalle femmine solo per la diversa struttura del plasma. Pur tuttavia queste uova maschili non sono capaci di sviluppo, anzi vanno a poco a poco sparendo nell' interno dell' individuo, dove son nate, senza giungere mai all' esterno, o almeno, prohahilmente, giungendovi solo in casi eccezionali. Insieme alla descrizione della parte ovigena del testicolo, l'A. si occupa pure della parte spermigena, e fa gli opportuni confronti con gli ovari delle femmine. Parlando dell'ovario delle Caprelle, il Mayek (1882) insiste sul fatto già trovato dal Nebeski nell' Orchestici cavimana, contro il Beneden, vale a dire sulla posizione mediana, che le uova giovani hanno anche nell'ovario dei Gammarini genuini. Il Leydig (1883) descrive i filamenti spermatici del Gammarus. Il Gilson (1884) discorre a lungo della forma, e più della genesi dei filamenti spermatici l) E come del resto avea ripetuto egli stesso, il Beneden (quantunque non lo dica nel lavoro presente), nella sua comunicazione preliminare sulla formazione del blastoderma nei Crostacei, fatta insieme al Bessels. (V. Beneden et Bessels. Résumé ecc., p. 442). ir,^ Anatomia. Sistema riproduttore. in differenti Gammarini, e specialmente nel Gammarus pulex, G. locusta, Lysianassa spinicomis} e Allorchestes. A proposito del G. locusta dà la figura del taglio trasverso di un testicolo, in cui distingue quattro specie di elementi: 1.° cellule madri, 2.° cellule in cariocinesi, 3.° cellule spermatiche in evoluzione, 4." cellule parietali corrispondenti al plasmodio del- l' Asellus. E pensa che, come negl'Isopodi, anche nel Gammarus, lo strato plasmodico parie- tale « concourt à la formation des queues ». A proposito della deposizione delle uova in un Gammarino d' acqua dolce, io stesso ( 1889 ) ho fatto rilevare il fatto che, nelle condizioni ordinarie, l'estremità periferica dell'ovidutto termina a fondo chiuso. a- Organi maschili. (Tav. 48). L'apparecchio maschile è molto semplice, essendo rappresentato da niente altro che da due piccoli organi allungati, fusiformi, situati l'uno a destra e l'altro a sinistra del torace, sotto del setto pericardico, sulla faccia dorsale dell'intestino, e prolungati all'esterno in due piccoli tubercoli, che si direbbero quasi corrispondenti agli organi copulatori. Ciascun or- gano interno, secondo la diversa struttura, lascia distinguere tre parti: una anteriore glan- dolare, glandola spermatica (gls), l'altra media vescicolare, destinata a funzionare da serbatoio ( ss ), la terza posteriore, corrispondente al condotto eiaculatore (d). La parte glandolare quasi sempre s' estende dalla parte posteriore del 2.° segmento del torace fino all'anteriore del 5.°, ed ha l'estremità anteriore affilata in punta, che si con- tinua in una specie di filamento, talvolta molto lungo e sottile, destinato a servire da lega- mento all'organo. Nella Leucothoe manca l'estremità assottigliata; anzi la parte glandolare è rappresentata da un rigonfiamento, a guisa di un bottoncino (Fig. 7), situato verso la metà del 5.° segmento toracico. E un testicolo poco allungato è anche quello delle Urothoe, in cui non esiste 1' assottigliamento in punta ; ma tutto l' organo comincia dalla parte poste- riore del 4.° segmento del torace (Figg. 4 e 5). Il Bate ') descrive e figura qualche cosa di simile nel gen. Sulcator; se non che in questo ultimo Anfipodo, stando alle descrizioni del suddetto Autore, i testicoli sono relativamente molto più rigonfi e brevi, ed occupano ancora una posizione più verso la parte posteriore (« under the sixth and seventh segments of the pereion »). Nelle Ampelische il testicolo (Fig. 19) è un poco più assottigliato che nelle Urothoe; ma la punta si estende pure per breve tratto. Nel Microdeutopus (Fig. 8) 1' organo presenta invece il prolungamento anteriore molto sottile e di considerevole estensione. ]) Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 52, t. 21, f. 1. Il Bruzelius (Bidrag t. kiinned., p. 12), discorrendo degli Autori che lo precedettero nella descrizione dell'apparecchio maschile dei Gammarini, attribuisce al Bate anche la figura dei testicoli di un Gammarus, la quale sarebbe corrispondente alla descrizione data dallo stesso Bate pel Sulcator. Evidentemente trattasi di una citazione fatta a memoria dal Bruzelius, giacché nell'opera del Carcinologo inglese i testicoli del Gammarus non sono né descritti, né figurati. Organi maschili. 159 La parte media dell' apparecchio maschile, corrispondente al serbatoio (ss), è fusiforme, e relativamente molto più sviluppata nel Microdeutopus (Fig. 8) che nelle Ampelische ; occupando nel primo caso parte del 5.° segmento toracico e tutto il 6.° ; e nel secondo parte del 5.° segmento toracico, e piccola parte del 6.° Manca affatto ogni traccia di vesci- chetta nelle Urothoe ( Figg. 4 e 5 ), che hanno invece il condotto eiaculatore molto lungo ed abbastanza tortuoso. Finalmente il condotto eiaculatore è un tubo piuttosto sottile, il quale subito si piega verso la superficie ventrale, che è da esso attraversata in corrispondenza del 7.° anello toracico. Gli sbocchi dei deferenti, portati, siccome ho detto, da due speciali tubercoli (Figg. 22 e 23, p), sono per lo più a poca distanza fra loro. Nella loro prossimità l'in- viluppo Glutinoso generale del corpo presenta una fascia d' inspessimento che si vede cou molta chiarezza, specialmente se si macera il dermascheletro nella potassa, e poi si rischiara e colorisce con la glicerina picrocarminata. Circa alla struttura istologica si nota dapprima che tutto 1' organo dal principio alla fine è involto da una vera membrana propria, cioè da una capsula di tessuto unitivo, molto sottile, visibile soltanto per i grossi nuclei, che sono sparsi qua e là sulla superficie. La massa della parte glandolare è fatta da piccole cellule in diverso grado di sviluppo; e»!. a questo riguardo lascia distinguere agevolmente 1' organo in due parti, che nondimeno passano per gradi 1' una nell'altra; cioè una anteriore (Fig. 8, cs), in cui le cellule sono meno mature e si tingono più fortemente col carminio, ed una posteriore (Fig. 8. cV) con cellule più progredite nello sviluppo (Fig. 13 e V '), e finalmente con sperma già quasi formato (Fig. 13 sp). In questo ultimo tratto le cellule delle pareti (Figg. 13 e 14 cgl) presentano nuclei più grossi, e forse hanno natura glandolare, destinata a produrre quel liquido glutinoso che inviluppa i filamenti spermatici, ma che in ogni modo non prende alcuna parte alla formazione delle code dei filamenti medesimi, come è invece opinione del Gilson '). Nelle Orchestie che vivono nella sabbia delle spiagge del nostro Golfo ho potuto anch' io confermare il fatto notato dal Nebeski nell' Orchestia cavimana, cioè la produzione di uova nel testicolo dei maschi (Figg. 9-12), quantunque non le abbia vedute mai così numerose come egli le figura, in nessuno degl' individui nei vari stadi di sviluppo, in cui le ho esaminate. Nei maschi adulti mancano tali uova affatto, ed invece sono ben svilup- pate in quegl' individui, che, sebbene abbiano le dimensioni del corpo abbastanza conside- revoli e le antenne grosse, pure per la forma dei gnatopodi posteriori ritengono ancora i caratteri giovanili, ossia che non si distinguono dalle femmine. Le uova variano di grandezza; ma in ogni modo, giunte ad un certo stadio di sviluppo, presentano subito i segni della degenerazione, siccome si può vedere dall' esame del nucleo (Fig. 12). Non ho mai osser- vato la formazione della membrana vitellina, di cui parla il Nebeski. i) Gilson, La Cellule, voi. 1, 1884, p. 222. 1 (50 Anatomia. Sistema riproduttore. Il serbatoio e il condotto eiaculatore hanno la parete costituita da due strati, uno interno epiteliale risultante di grosse cellule, ed un esterna connettivale, continuazione di quella della parte glandolare, ma circondato di un gran numero di fasce muscolari. Lo sperma consta di filamenti ( Fig. 1 ) immobili, ciascuno dei quali lascia distinguere due parti, una rigida, elastica, molto lunga e sottile; e l'altra sottile anch'essa, nello sperma vivo e maturo, e assai più breve della prima, ad una delle cui estremità è attaccata, a guisa di un flagello flessibile, protoplasmatico, ma invece breve e grossa nello sperma immaturo (Fig. 2). Per quanto mi sia adoperato, non ho potuto mai vedere muoversi il flagello, anche servendomi del miscuglio di cui parla il Mayer ' ) per le Caprelle. Vari Autori, fra i quali il Bììtschli (1870), il Leydig (1883), ed il Gilson (1884), attribui- scono al filamento spermatico adulto una testa molto grossa, quantunque abbastanza allungata e fusiforme ; ed il Leydig aggiunge pure che su questo « walziges Kopfstuck » esistano « deutliche dichte Spirallinien » , che egli figura. Oltre a ciò, in quanto alla porzione codale, il Bììtschli sostenne, già molti anni addietro 2), contrariamente alle prime osservazioni del Kolliker e di altri, che alla testa dell' elemento spermatico non sia unito già un filamento, bensì « ein sehr langes und schmales blattformiges Gebilde, durch das gleichsam eine Mittelrippe lief » . Questa forma laminare con la costa mediana è stata pure riveduta dal Leydig 3) e descritta così : « Ara Schwanz lassen sich drei Linien erkennen : eine mittlere, welche zwar von matterelli Aussehen, aber die breitere ist, und zwei seitliche diinne, auf Begrenzung einer Fliigelhaut deutbare. Es schien auch, als ob der mittlere Faden ini optischen Querschnitt dreikantig -\vare, und die Kanten in drei Flììgelsiiume sich auszogen » . Invece il Gilson 4), pur soste- nendo che i filamenti siano « légèrement aplatis », nega la « Mittelrippe » del Butschli, e attribuisce ad un effetto di rifrazione la linea oscura che si vede nell' asse della coda. Or, siccome ho detto, i filamenti spermatici vivi, osservati nel momento che escono da un testicolo schiacciato, e senza l' aggiunzione di alcun mestruo, constano ciascuno di un lunghissimo filo rigido (non già flessibile, siccome invece lo figura il Gilson), al quale è attaccato un altro corpo, pur filiforme, ma molle, flessibile, e dotato di tutte le ajtparenze e proprietà del protoplasma. La figura fusiforme, o altrimenti, che è disegnata e descritta dal Bììtschli, dal Leydig e dal Gilson, è semplicemente effetto di contrazione, dovuta allo stimolo del mestruo ag- giunto. Difatti il Bììtschli dichiara 5) di avere adoperato un miscuglio di acqua, albumina d' uovo e cloruro di sodio ; e il Gilson c) una soluzione di verde di metile, o ancora altre sostanze. Nondimeno chi provi a far pervenire fra il vetro portoggetti e il vetrino coprog- gejtti una goccia di una di queste soluzioni, mentre sta appunto osservando lo sperma vivo ') Mayer, Caprell., p. 1G0, in nota. 2) Butschli, Zeitschr. wiss. Zool., 1870, voi. 21, p. 533. 3) Leydig, Unters., 1883, p. 116-117. 4) Gilson, La Cellule, voi. 1, p. 1G6. 5) Bììtschli, 1. e, p. 404, 6) Gilson, 1. e, p. 141. Organi femminili. 161 uscito da un testicolo dilacerato, e si vedrà appunto, che, a misura che il liquido estraneo si avanza su' filamenti spermatici, tosto il flagello filiforme protoplasmatico si contrae, e prende l' aspetto disegnato e descritto dagli osservatori sopra nominati. /?. Organi femminili. Neil' apparecchio femminile bisogna studiare il marsupio, gli ovari e gli ovidutti. Marsupio. — In tutti i Grammarmi le femmine nel tempo dell' incubazione delle uova hanno sotto il ventre, in corrispondenza del torace, una specie di borsa, o « marsupio », destinato appunto a tenere raccolte le uova fino alla schiusura dei giovani, e risultante dall' unione o sovrapposizione ad embrice di alcune lamine che si possono indicare col nome di laurine marsupiali, o fotorie (Tav. 50, Fig. 2). Il numero di queste lamine nei Grandmarmi del nostro Golfo è costantemente di quattro paia, nello stesso modo che si rife- risce anche dei Gammarini di altri mari. Invece, secondo il Rathke '), nell' Amphithoe piota, nel Gammarus gracilis, nell' Amathia cariuata e nell' Hyale pontica, ve ne sarebbero ben sei paia, attaccate alle sei paia posteriori dei piedi. Probabilmente il Rathke avrà scambiato le lamine branchiali con le fotorie. Almeno nell' Hi/ale pontica, che anche a Napoli è molto frequente, le lamine marsupiali sono sempre quattro paia soltanto 2). Nei Gammarini le lamine in esame sono portate dal 2.°, dal 3.°, «lai 4.", e dal 5.° paio di piedi; e s'inseriscono insieme alle branchie sulla superficie interna delle lamine epimeriali (Tav. 50, Figg. 2-4; e Tav. 54, Fig. 14, /««), verso il margine posteriore, e non mai direttamente sui segmenti del torace, come è il caso di altri Antìpodi, e specialmente delle Caprelle, e dei Fronimidi. E importante pure notare, che, come del resto in generale anche negli altri Antìpodi, 1' inserzione di queste lamine è più vicina alla superficie ventrale, che non sia quella delle branchie, sì che avviene che, guardando dal ventre un Gam- niarino rovesciato sul dorso, p. es. un' Orchestia ( Tav. 50, Fig. 2 ), le lamine fotorie sono ') Rathke, Zur Morphologie. Reisebemerk. aus Taurien, 1837, p. 72. -) Il numero di quattro paia di lamine incubatrici si ripete ancbe negl' Iperini, e nei Tanaidi ; ma non nelle Caprelle, in cui ( Mayer, Caprell., p. 163) la camera d'incubazione è formata dalle sole due paia di lamine intermedie, cioè da quelle del 3.° e del 4.° segmento del torace. Stando ad un'asserzione del Clatts ( Platysc, p. 24 e 27), nei Platiscelidi ogni branchia nelle femmine è accompagnata da una lamella incubatrice inserita sull' articolo coxale del 2.° fino al 6.° paio di piedi del torace. E lo stesso ripete anche il Bovallius, quando nel suo recente lavoro (The Oxycephalids, Upsala, 1890) sostiene (p. 43), che « the eggs are in the family Oxycephalidae packed in and protected by a pouch formed of five pairs of ovitectrices, attached to the second and four following pairs of peraeopoda ». Esisterebbero quindi, secondo loro, cinque paia di lamine fotorie in questi Iperini. E sarebbe una cosa piuttosto notevole tale eccezione per i Platiscelidi fra tutti gli Antìpodi, dei quali costantemente nessuna specie, fra quelle finora esaminate in proposito, presenta traccia di lamine incubatrici nel 6.° paio di piedi. Ma forse anche qui sbaglia il Clads, e con lui il Bovallius, almeno se debbo giudicare dell'esattezza delle loro asserzioni da quello che ho veduto io stesso nell' Oxycephalus piscator, e nelV Ettr tìlphis ovoides, Platiscelidi piuttosto comuni nel nostro Golfo; perchè anche in questi, come in tutti gli altri Antìpodi, le lamine incubatrici si limitano a sole quattro paia, dal 2.° al 5.° paio di piedi. Anzi è interessante ad osservare la circostanza, che nell' Eutyphis, dove le branchie sono relativamente molto grandi, e il 2.° articolo del 5.° e 6." Zuul. Siaiiun z. Neapel. Fauaa nnd Flora, Golf. v. Xeapel. Gammarini. 21. 1(52 Anatomia. Sistema riproduttore. sottoposte, e le vesciche branchiali sovrapposte; e per conseguenza nella posizione naturale dell' animale, le branchie rimangono più libere a fluttuare nell' acqua o nell' umida atmosfera, e le lamine fotorie sono più vicine al ventre, contro cui sostengono le uova. La forma di ogni lamina marsupiale è quella di una spatola coli' estremità distale larga, e colla prossimale alquanto ristretta, a guisa di peduncolo. Di solito le lamine sono incurvate ad arco, con la concavità rivolta verso il ventre, e disposte in guisa da sovrap- porsi le une alle altre a ino' di tegole. Il margine libero è costantemente *) provveduto d'un certo numero di prolungamenti, o lacinie, che si potrebbero paragonare a vere setole, se non differissero da queste per la mancanza di rigidità. Naturalmente, nelle lamine non ancora del tutto sviluppate, anche le lacinie, o setole che si vogliano dire, sono rudimen- tali, o mancano. In questi stadi un' appendice fotoria a prima giunta differisce pochissimo da una branchia ; sicché sembra che ogni epimero porti non una lamina branchiale sol- tanto, ma due, di cui nondimeno la vera branchia è sempre la più grande. Ovari. — Gli ovari sono due, uno per lato, e stanno nella stessa regione che nei maschi è occupata dai testicoli e deferenti insieme, ossia occupano i lati della superficie dorsale dell' intestino, sotto il setto pericardico. L' estensione in lunghezza in generale è maggiore che quella dei testicoli, perchè questi appena cominciano al più nella parte posteriore del secondo segmento del torace, e gli ovari si avanzano anche per tutto il secondo. La forma dell' org-ano è sempre press' a poco la stessa, cioè quella di un cilindro più o meno irregolare, ma di diametro uniforme in tutto il suo corso, quando lo si consideri nello stesso individuo. Invece secondo la diversa età, o meglio secondo il diverso sviluppo sessuale, gli ovari sono più o meno gonfi, fino a toccarsi sulla linea mediana e coprire interamente 1' intestino. Esaminata una femmina in questo stadio, si vede con grande chiarezza, anche senza 1' aiuto di sezioni, e così nelle preparazioni colorate, come pure a fresco, che in cia- scun ovario ( Tav. 48, Fig. 6 ) le uova più giovani occupano tutto, ed esclusivamente, il margine dorsale interno, ove son disposte l' uno dopo dell' altro, come in una coroncina, paio di piedi toracici è così enormemente sviluppato, le lamine incubatrici, essendo quasi sostituite nel loro ufficio da altri organi, si sono ridotte a minimi termini; e nell' O.rycephalus, la cui femmina ha le branchie non molto estese, il vero marsupio è anche assai più largo. Nondimeno occorre notare, che in quest' ultima specie le lamine molto ampie, quantunque senza appendici, sono solamente due paia, quelle cioè del 4.° paio di piedi toracici, e quelle del 5.° Invece le lamine del 3." paio di piedi sono piccole, e quelle del 2." affatto rudimentali. Ho già detto (p. 14'.') che nell' Oxycephalus il 2." paio di piedi della femmina, pur avendo la lamina marsupiale, manca invece della branchia, come in alcuni dammarini. Finalmente merita pure di essere ricordato ciò che dice il Bovallius circa alla mancanza assoluta di lamine ovitettrici nei Xiphocephalidi; nei quali, invece, « the eggs on leaving the oviduct are fìxed on the under side of the body, probably by means of some kind of cement. which is possibly secreted from some of the strongly developed glands in the joints of the peraeopoda. In any case the manner of carrying the eggs and embryos is ver}' remarkable, and, as far as I know, has not been previously observed ». Confesso che anche a me questa mancanza pare molto strana, tanto più che le due figure inserite nel testo, le quali dovrebbero servire a dichia- rare meglio il fatto, nondimeno, secondo me, lasciano molto ancora in dubbio la quistione, anzi fanno desiderare dippiù una conferma ulteriore. ( Cf. Bovallius 1. e, p. 31, Figg. 48 e 49 nel testo). ') Nelle Caprelle un paio di lamine è quasi senza tali peli; ed anche negl' Iperini le lacinie spesso mancano. Organi femminili. 163 dall' estremità anteriore dell' organo alla posteriore. Così è chiaro che la parte giovane dell'ovario è' solamente questa interna e dorsale; e che inoltre le uova giovani rappre- sentano appena una piccola parte. La vera massa dell' ovario è costituita dalle uova mature, distinguibili subito pel loro grande volume, e per la poca intensità della colorazione. Nei tagli trasversi si nota facilmente che l'ovario (Tav. 47, Figg. 16 e 30; e Tav. 48, Fig. 16, ov) consiste essenzialmente di una massa di uova in diverso grado di sviluppo, con le più giovani sempre dal lato interno e dorsale, e che questa parte interna è nuda affatto, o al più circondata da connettivo lasso, laddove la massa principale dell' ovario, ossia la parte esterna, con le uova mature, è circondata da una capsula connettivale abbastanza resistente, e tale da meritare il nome di membrana propria. In questo modo le mie osser- vazioni si accordano con quelle del Bkuzelius e degli Autori, che dopo di lui descrissero l'apparecchio riproduttore femminile dei Gammarini, ma non con quelle del Bate '), secondo cui gli ovari di Gammarus sarebbero, invece, composti « of four or five saclike organs >. Ovidutti. — L'ovidutto (Tav. 48, Figg. 6, 15 e 18, ovd) nasce dalla superficie inferiore ed esterna dell' ovario, in corrispondenza del 5.° segmento del torace, e consiste in un tubo semplicissimo cilindrico, più o meno regolare, che, seguendo la parete laterale del dorso, si dirige in basso all'epimero del corrispondente piede del 5.° paio, sulla cui faccia interna si vede terminare a fondo cieco, sopra una specie di cornice, chiusa da una membrana chitinosa, che ben si potrebbe paragonare per la forma ad una membrana timpanica. L' ovidutto è formato d' un epitelio pavimentoso semplice. Spesso nella parte estrema presenta un zaffo di materia coagulata (Tav. 47, Fig. 16, ov), già notato dal Mayer ~) nelle Leucothoe, e simile a quello che è stato trovato da lui stesso nelle Caprelle, e dal Claus nelle Fronime 3). Come nelle Caprelle il Mayer 4), anche io nei Gammarini, non ho mai veduto né dila- tazione dell' ovidutto in guisa da formare una tasca spermatica, né muscoli nelle pareti che possano spingere fuori il contenuto. Aggiungerò che nei Gammarini non esiste neppure il muscolo che il Mayer descrive come situato strettamente presso all'apertura esterna dell' ovi- dutto, « der aber nur zur Bewegung der Genitalklappen zu dienen scheint und jedenfalls nicht dem Oviducte, sondern der Rumpfmuskulatur angehòrt » . E chiaro come, mancando le « Genitalklappen » , nei Gammarini manchi pure il muscolo. ') Bate, Brit. Ecìriophth. ; in: Eep. Brit. Ass. 1855, p. 54, t. 21, f. 7. 2) Mayer, Caprell., p. 161, f. 35 nel testo. a) Sull' origine di questo zaffo, e della membrana timpanica v. in seguito, nella Biologia, quello che è detto sulla Deposizione delle uova. 4) Mayer, Caprell., p. 162. Sviluppo. Cenno storico. Bibliografia. 1837. H. Bathke, Zur Morphologie. 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É. van Beneden et É. Bessels, Eésumé d'un niémoire etc. ; in: Bull. Acad. Belgique, (2) voi. 25, p. 441-446. 1869. E. van Beneden et É. Bessels, Mera, sur la formation du blastoderme chez les Amphipodes, ecc.; in : Mémoires couronnés Acad. Belgique. voi. 33. ( Estr. p. 18-32, t. 1 e 2 ). 1870. E. van Beneden, Becherches sur la composition et la signification de l'oeuf; in: Mém. cour. Acad. Belgique, voi. 34. (Estr. p. 136-138, t. 10, f. 1-4). 1870. E. Bessels, Entwickelungsgesch. u. morphol. Werth d. kugelformigen Organes d. Amphipoden; in : Jena. Zeitschr. Naturw., voi. 5. p. 91-101, con la Fig. 2, nel testo, a p. 39. 1870. A. Dohrn, Die Ueberreste d. Zoea-Stadiums; in: Jena. Zeitschr. Naturw., voi. 5, p. 477. 1878. G. Zaddach, Die Meeres-Fauna a. d. preussischen Kiiste; in: Schriften d. physik. òkonom. Ge- sellsch., 19. Jahrg., p. 30, t. 3. 1880. W. Uljanin, Blastoderm- u. Keimblatterbildung bei Orchestici Montagui u. mediterranea; in: Zool. Anz., 3. Jahrg., p. 163-165. 1881. W. Uljanin, Entwickelungsg. d. Amphip.; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 35, p. 440-460, t. 24. 1888. S. Peretaslawzewa, Développ. de Gammarus poecilurus ; in: Bull. Soc. Natur. Moscou 1888, nou- velle serie, voi. 2, p. 183-219, t. 3-6. 1889. M. Rossiiskata, Développ. à'Orchestia littorea; in: Bull. Soc. Natur. Moscou 1888, nouvelle sèrie, voi. 2, p. 561-581, t. 16 e 17. 1889. A. Della Valle, Deposiz., fecondaz. e segmentaz. d. uova d. Gammarus pulex; in: Atti Soc. Nat. Modena, (3) voi. 8, p. 107-120. Cenno storico. 165 La storia dell' embriologia dei Gammarini comincia nel 1837 col Rathke, il quale ha esaminato lo sviluppo di varie specie, e particolarmente dell' Amphitìwe pietà. Dalle sue ricerche risulta che le uova degli Antìpodi, come quelle degl' Isopodi, da principio non presentano nulla che somigli ad un disco proligero. Poi sulla superfìcie del vitello mo- strano in un certo punto come una nuvoletta di sostanza trasparente, che è la membrana germinale (Keimhaut), e si va estendendo a poco a poco sulle parti circostanti, fino a circondare tutta la massa. In questo stadio l' uovo del Gammarino, qualunque sia stata prima la sua forma, acquista ora quella d' un uovo di gallina. Sul lato lungo del vitello, e propriamente un po' all' esterno della metà di questo lato si forma dapprima un avval- lamento, e poi un'incisione, che, mantenendosi perpendicolare all'asse dell'uovo, si appro- fonda nella massa interna, fino ad oltrepassarne la metà. La membrana germinale, seguendo questo avvallamento, forma così a poco a poco una piega, per cui il vitello resta diviso in due parti inuguali, unite fra loro da una terza parte connettiva sottile. Delle due parti laterali la più piccola diventa la coda, o parte posteriore del corpo, 1' anteriore si trasforma in capo e torace. Intanto la piega della membrana embrionale s' inspessisce sempre più. specialmente nella parte che corrisponde alla fronte dell' embrione. Le appendici del corpo compariscono molto tardi ; ma nondimeno l' A. crede come cosa sicura, che quella parte della membrana germinale che costituisce la piega diventi la superficie ventrale dell' animale, non già la dorsale, come nelle uova degl' Isopodi superiori. Nella superficie interna della parete del corpo si forma una speciale membrana d' origine ignota, che circonda il vitello e si trasforma in gran parte nell'intestino. Il Rathke poi descrive il successivo sparire del vitello, e la formazione dei diverticoli epatici. Le appendici articolate dell' animale adulto si completano tutte mentre che 1' embrione è ancora chiuso nel guscio. Nei giovani presi dalla tasca incubatrice ha trovato sempre un solo paio di diverticoli epatici, laddove gli adulti ne hanno due paia. Il Leydig (1848) è stato il primo a parlare della segmentazione delle uova dei Gam- niarini, fra cui scelse ad esame il Gammarus pulex ; ma le sue osservazioni, quantunque egli abbia veduto e figurato diversi stadi, sono sfuggite a tutti quelli che posteriormente si occuparono dello stesso argomento. Nondimeno le sue ricerche si limitano soltanto alla segmentazione in due ed in quattro blastomeri; e, quantunque parli anche di uno stadio di « Maulbeerfurchung », pure la descrizione e la figura non danno nessuna idea chiara del fenomeno. Facendo delle ricerche sulle vie che seguono gli elementi seminali per entrare nel vitello, il Meissner (1855) trovò un « micropilo » anche nelle uova di Gammarus pulex. Intanto l'A. stesso è il primo a non riconoscere la realtà di questo foro, perchè, siccome egli osserva, mentre nelle uova degl' Insetti 1' apertura si trova così nel « corion > come nella « membrana vitellina », invece, il micropilo del Gammarus attraversa solo la membrana vitellina, e non il corion. Del resto solo da principio si trovano due membrane nell'uovo; anzi sembra che l' embrione del Gammarus, come quello degl' Insetti, in un certo stadio del suo sviluppo, laceri la membrana vitellina, la quale così vada perduta. Tutto questo di- 166 Sviluppo. mostra che il Meissner ha osservato soltanto uova, in cui 1' embrione era in uno stadio di sviluppo molto avanzato. Al Lav alette (1860) parve di poter affermare che la membrana permanente dell'uovo non sia, come pensava il Meissner, il corion, cioè l'esterna, sibbene che sia tale l'interna, vale a dire la membrana vitellina. Nell'interno dell'uovo poi distinse un « vitello formativo » e un « vitello nutritivo » ; il primo che si divide ( e forse insieme ad esso si divide anche la vescichetta germinativa ) per formare le cellule della membrana germinale ; 1' altro che si consuma a poco a poco, fino a sparire del tutto, mostrando le sue ultime tracce come contenuto dello stomaco e dei tubi epatici. Gli elementi nutritivi del vitello si formano nell' interno del protoplasma della cellula-uovo. Il « micropilo » del Meissner, o « Mikropyl- apparat », come lo chiama il L., si trova, oltre che nel Gain ma ni* pulex, anche nelle altre specie dello stesso genere da lui osservate, ed ha due aperture divise da un piccolo ponte. Del resto il micropilo ha una sede fissa, cioè nel 3.° segmento toracico, dove aderisce alla membrana interna dell' uovo ed è accompagnato sempre da un organo enimmatico, che ha la forma di una sfera appiattita verso 1' esterno, ma sporgente verso l' interno, e propriamente dentro del cuore. La funzione del micropilo potrebbe forse essere quella di un apparecchio respiratorio. Fritz Mììller (1864) confermò la presenza d'un organo speciale sul dorso degli em- brioni di molti Antìpodi di tutte le famiglie ; ma combattè la denominazione di « micropilo » , data dal Meissner, ed anche quella di « apparecchio micropilare », proposta dal Lavalette. Similmente considerò la così detta « membrana interna » dell' uovo come membrana lar- vale, eguale a quella di alcuni Isopodi, in cui egli l' aveva prima studiata. Ne trovò il ricordo anche nell' « organo adesivo » dei Cladoceri. In una nota a pie di pagina dei suoi « Embryologische Studien an Insecten » , il Mecznikow (1866) riferisce di avere osservato, insieme al Kowalewsky, la divisione totale del vitello negli « Antìpodi » . Il Sars (1867) ripete presso a poco le osservazioni del Rathke, del Lavalette e del Mììller. Pel così detto « apparecchio micropilare » esprime 1' opinione, che esso possa servire a fare entrare a poco a poco nell' interno dell' embrione il liquido albuminoso che separa le due membrane dell' uovo. Il Dohrn (1868), investigando la morfologia degli Artropodi, conchiude: 1.° che l'ap- parecchio micropilare, nel dorso delle Cume e degli Edrioftalmi, non è altro se non il residuo della spina dorsale della Zoea, o, piuttosto, della forma larvale dei Cirripedi, detta da lui « Archizoea » ; e 2.° che la membrana larvale delle Cume e degli Edrioftalmi è semplicemente 1' ultimo residuo del « carapace » del nauplio dei Cirripedi, o « Archi- nauplius » . — Nel medesimo anno lo stesso Autore in una specie di Gammarus constatò la segmentazione totale delle uova; e, dippiù, negli embrioni di Amphithòe vide l'organo dorsale nascere da un cumulo di grosse cellule sferoidali, situate sopra della membrana germinale, le quali più tardi diventano piriformi, ed appariscono disposte intorno ad un' apertura centrale. Tutto 1' apparecchio è poi sormontato nella parte dorsale quasi come da una Cenno storico. lb'7 corona, costituita cioè da un anello orizzontale, e da quattro grandi archi che derivano dalle cellule superiori del cumulo primitivo che ha formato 1' organo. Tali cellule hanno segregato una forte cuticola, e per conseguenza sembrano aver perduta la qualità di cellule propriamente dette. La membrana interna dell' uovo passa sopra quest' organo, senza con- trarre una connessione organica, come è ammesso dal Lavalette pel Gammarus pulez. La membrana che vi aderisce è la larvale. E. van Benedex ed E. Bessels (18G8 e 1869 '), in un lavoro fatto in comune sullo sviluppo dei Crostacei di vari ordini, esaminando la formazione del blastoderma anche ne- gli Antipodi, hanno descritto minutamente prima nel lavoro preventivo, e poi nella me- moria per esteso, la divisione successiva delle uova del Gammarus locusta, e di altre specie, in segmenti di diversa grandezza, notando che l' origine della faccia ventrale del futuro embrione' è dove sono i piccoli segmenti. L'uovo, prima della fecondazione e fino al mo- mento di formazione del blastoderma, è circondato da un solo inviluppo, che deve essei-e considerato come un corion, perchè risultato di secrezione delle pareti dell'ovidutto, e non come membrana vitellina. Anzi ciò che comunemente è considerato come membrana vitel- lina (siccome avea già detto Fritz Mììllek) non è altro se non la « Larvenhaut ». simile a quella degl'Isopodi. Il rigonfiamento dorsale si forma contemporaneamente all'inflessione della faccia ventrale dell'embrione verso la faccia dorsale; solo più tardi in questo rigon- fiamento si vede formarsi un canale, che si apre nella membrana embrionale con un orificio che è a torto considerato come micropilo. Nei Gammarini d' aequa dolce non vi è segmen- tazione totale. Gli AA. parlano pure dello screpolamento del vitello, già descritto dal Lavalette; e dicono che, nel caso di segmentazione totale, questo fenomeno avviene dopo la separazione delle cellule del blastoderma dalla materia nutritiva di cui erano caricate, mentre che, quando la segmentazione totale non ha luogo, le screpolature del vitello si presentano sin dal principio dello sviluppo, anche prima che qualunque altro fenomeno si sia manifestato. Il che significa che fin dal principio è avvenuta la separazione fra i due elementi costitutivi del vitello. Una riconferma della differenza nella formazione del blastoderma, « quelquefois mème, dans les limites d'un mème genre, d'une espèce à une autre (Gammarus) », fu data dallo stesso Beneden nell'anno seguente (1870). Il Bessels (1870), nelle uova di Gammarus pulex, Gammarus puteanus e Gammarus Boeselii, si è convinto che le cellule del blastoderma non escono contemporaneamente da tutte le parti della superficie ; ed ha aggiunto che in un caso, mantenendo l' uovo in una posizione determinata, mediante un filo di seta, ha creduto di vedere che « 1' organo sferoidale » si sviluppi là dove compariscono le prime cellule del blastoderma. La « Lar- venhaut », e qui l'A. si accorda col Dohrn, corrisponde morfologicamente ad un em- brione, e propriamente al nauplio, di cui in questo caso è rimasta, come unico residuo, la ') V. anche la relazione fatta su questa Memoria dallo Schwann e dal Glage; in: Bull. Acad. Belgique 1868, (2) voi. 26. p. 252-258. 168 Sviluppo. culieola. L'organo sferoidale è soggetto a molte variazioni individuali; ma si deve consi- derare come organo atrofico, corrispondente alla spina dorsale di diversi Crostacei nella forma di zoea. E contemporaneamente (1870) il Dohrn pure riaffermò le sue conchiusioni precedenti circa all' omologia dell' organo dorsale, a proposito dei residui dello stadio di zoea nello sviluppo ontogenetico delle diverse famiglie dei Crostacei, fondandosi specialmente sulle molte differenze individuali presentate dall' organo, il quale ultimo egli potè rivedere anche in lina Lijsianassa. Lo Zaddach (1878) studiò la maniera di accrescimento dei flagelli delle antenne ante- riori, e dei piedi codali posteriori del Gammarus locusta. L' Uljanin (1880 e 1881) ha esaminato i primi stadi dello sviluppo di diverse specie di Orchestici {mediterranea, Montagui, Bottae), come pure del Gammarus poecilurùs. In ge- nerale i risultati a cui egli è arrivato non differiscono da quelli del Lavalette, e del Bexeden e del Bessels ; giacché, come questi ultimi due, anch' egli ha veduto le uova di- vidersi in 2, poi in 4, 8, 16, 32 parti. Se non che, avendo adoperato il metodo dei tagli, s' è convinto che la segmentazione che si potrebbe dire totale, a guardarla dall' esterni, invece è solo parziale, perchè i solchi non si estendono fino al centro. Non ha potuto scoprire traccia di cellule uè nell' uovo indiviso, né nello stadio di segmentazione in due. Nello stadio di divisione in quattro ha luogo una migrazione verso 1' esterno di quattro cellule amiboidi, le quali, giunte alla superficie, costituiscono il materiale per tutte le cellule del blastoderma. Compiuto lo stadio della divisione in 32 cellule, cessa la divisione del vitello nutritivo in campi, i quali cominciano invece a fondersi insieme. Contemporanea- mente ha luogo il primo abbozzo del blastoderma, per avvicinamento reciproco delle cellule amiboidi più piccole, e trasformazione in cellule riposanti, che somigliano ad epitelio poli- gonale. A queste cellule altre si aggiungono, che derivano da scissione delle altre piccole già esistenti, e poi delle più grosse vicine, e finalmente di quelle della serie esterna o superiore, fino a che da tutto ciò risulta un grosso disco che copre circa due terzi di tutta la siiperficie dell' uovo. Il margine di questo disco non è dritto ma ondulato, con otto prolungamenti che corrispondono alle otto grandi cellule amiboidi, che hanno per ultimo somministrato il materiale per la formazione del blastoderma. Uno di questi prolungamenti dà luogo all' « organo sferoidale », per dilatazione della sua estremità e successivo avval- lamento. Il mesoderma deriva dalla scissione delle cellule del disco blastodermico. L' en- toderma comparisce ancora più tardi del mesoderma; cioè quando l' ectoderma ha rivestito tutta la superficie dell' uovo, e 1' organo sferoidale ha occupato il suo posto definitivo sul dorso dell' embrione. È probabile che derivi dalle cellule dell' organo sferoidale, perchè, in alcuni tagli, l' A. ha veduto che la divisione del vitello in zolle comincia presso all' organo in quistione, da cui partono delle cellule destinate appunto a tale scopo. L' organo dorsale è omologo alla fossa conchigliare dei Molluschi. La Pereyaslawzewa (1888) si è occupata dello sviluppo del Gammarus poecilurùs, descrivendo la segmentazione delle uova, e la formazione del blastoderma, e poi discorrendo Cenno storico. ] (ji) dell' ectoderma, del mesoderma, dell'endoderma e dei loro derivati. Come era da aspettarsi, trattandosi di uova insufficientemente trasparenti, l'A., al pari di tutti i suoi predecessóri, non ha potuto rendersi conto esattamente di ciò che esaminava; e quindi la descrizione che dà delle parti esterne poco differisce da quelle del Rathke, del Lavalette e del Beneden. Se- nonchè la Pekeyaslawzewa, volendo studiare anche le parti interne, ha fatto delle sezioni; le quali essa figura pure in gran numero e discute in vario modo, ma che non menano ad alcun buon risultato, perchè nessuno potrebbe esser mai sicuro che (data la trasparenza insufficiente delle uova del ) Leydig, Dotterfurchung ; in: Isis, 1848, Colonne 179 e 180, t. 1, f. 3-6. -) Della Valle, Deposizione, fecondazione e segmentazione delle uova del Gammarus pulex; in: Atti Soc. Nat. Modena, (3) voi. 8, anno 23.°, (1889), p. 119. Piastra ventrale. ITO pure che i due segmenti risultanti sono di diseguale grandezza, ed uno occupa gran parte dell' emisfero dorsale, l' altro tutto il resto dell' emisfero medesimo, più una parte dell' emi- sfero ventrale. Gli stadi posteriori della segmentazione sono anche più irregolari di quello della di- visione da 16 segmenti in 32. In generale si vede che la scissione procede precisamente come nelle uova di rane, ossia che avviene di nuovo secondo i meridiani, e più tardi se- condo i paralleli ; ma è impossibile fissare alcuna regola certa sul numero dei segmenti che si vanno formando successivamente, regola che invece secondo il Benedex e il Bessels si avrebbe nelle uova di Gammarus locusta. L' uovo ridotto a questo stadio dirige, quando è sommerso nell' acqua, sempre in giù l'emisfero dove sono raccolti i segmenti piccoli, ossia la futura superficie ventrale. Siccome si vedrà in seguito, appunto su questa superficie ventrale comincia il primo inspessimento del blastoderma, e propriamente quella parte che corrisponde al sistema nervoso. Or, dipende questo rivolgersi dell'uovo, nei Gammarini, costantemente con la piastra embrionale in giù, dal fatto che il protoplasma formativo ha maggiore peso specifico del vitello nutritivo, e quindi il centro di gravità del sistema è rivolto da quella parte ; ovvero è desso l' effetto della costituzione intima diversa dello stesso vitello nutritivo nei due poli dell' uovo, e probabilmente da una speciale distribuzione in esso delle gocce di grasso ? A considerare le cose solamente nei Gammarini, non si dovrebbe punto esitare ad am- mettere una differenza di peso specifico fra il vitello formativo ed il nutritivo, e quindi da uno spostamento del centro di gravità dell' uovo in rapporto con la migrazione del vitello formativo più abbondantemente verso un polo e meno nell' altro. Nondimeno, se consideriamo che la stessa ragione della differenza di peso specifico, ma in senso inverso, è stata pure messa innanzi per le uova dei Vertebrati, per spiegare appunto la posizione costante della nota primitiva rispetto al vitello nutritivo, dobbiamo conchiudere che la spiegazione con la differenza del peso specifico del solo vitello formativo perde molto della sua proba- bilità, e deve cedere il posto all' altra della speciale distribuzione delle gocce di grasso. C. ir»iasti'u. ventraie- Quando la segmentazione dell' uovo è abbastanza inoltrata, quella che sarà la futura superficie ventrale apparisce punteggiata fittamente di macchiette bianche; le quali, intanto, mentre che in questo emisfero non tardano a confluire insieme, invece nell' emisfero dorsale rimangono assai più rare, e circondate da una grossa areola azzurro - violacea, corrispon- dente a ciascun segmento. La confluenza delle macchiette nella regione ventrale è talora assai precoce, potendo cominciare fin da quando il numero dei micromeri è appena di otto. Ciascuna macchietta bianca, che fino a quel momento era, come tutte le altre, d' aspetto raggiante, coi raggi irregolari ramificati immersi in una materia azzurro -violacea molto scarsa, raggiunge la macchia vicina: e allora vengono ritirati i prolungamenti, tanto che la -i w 1 1 Sviluppo. Forme esterne. sostanza bianca, di cui la macchietta risulta, prende la forma di laminetta poligonale. Così s' inizia la così detta piastra ventrale] la quale da principio risulta di poche macchiette confluite, quelle che ormai si possono chiamare cellule blastodermiche, ed occupa un bre- \ issimo tratto dell'emisfero ventrale. Ma poi le cellule si aumentano con una rapidità straordi- naria, sia per segmentazione di quelle già confluite, sia per confluenza di nuove della periferia. A questo proposito 1' Uljanin dice che nelle uova d' Orchestie da lui osservate le mac- chie bianche, ossia le cellule formative, si trovano fin da principio, tutte, dal lato dell'emi- sfero ventrale, dove rimangono poi sempre, fino a che confluiscono nella piastra bl'a- stodermica. Nelle Orchestie napoletane invece, siccome ho detto, ho sempre veduto nelle uova di segmentazione, cominciando dallo stadio di o2 blastomeri, le macchie bianche così nell' emisfero dorsale come nel ventrale, salvo che nel primo esse sono più scarse, quantunque si vadano pure lentamente aumentando di numero. Da principio, nello stadio di 16 blastomeri solamente, l'uovo, guardato dall'emisfero dorsale, mostra i suoi otto macro- meri tutti di tinta uniforme azzurrino-violacea; ma nella segmentazione successiva, quando ciascuno degli 8 segmenti grandi si divide in due parti, è facile vedere che gli 8 se- gmenti piccoli, clic confluiscono verso il polo dorsale, presentano le loro macchie bianche precisamente nell' emisfero omonimo. Ancora più tardi, e il numero delle macchie bianche diventa maggiore, senza però dar mai luogo a confluenza ovvero alla formazione di una piastra dorsale, siccome avviene appunto invece per 1' emisfero ventrale. Del resto in questo ultimo la formazione della piastra ventrale è del tutto irregolare. Spesso comincia in un punto determinato, presso a poco in corrispondenza del polo ventrale, dove confluiscono prima due delle macchie vicine, poi tre o quattro insieme, e via via le altre «Lei segmenti minori ventrali. E così si forma una larga macchia bianca (Fig. 6) di forma irregolare, ma tendente ad avere un contorno circolare, con margini ben netti, distinti precisamente dal loro colore bianco niveo, che fa risalto sul fondo azzurrino dei segmenti maggiori periferici. Il resto dell'uovo in questo stadio, cioè tutto il resto dell'emisfero ven- trale, e tutto 1' emisfero dorsale, rimane azzurro cupo, con piccole macchie bianche raggianti, ecine il firmamento sereno seminato di stelle. Altre volte invece le macchie bianche del- l'emisfero ventrale, soprattutto quelle più presso al polo ventrale, si mostrano assai più pigre del solito a fondersi insieme in una piastra sola; onde piuttosto che vedere la fusione avversarsi prima nel centro, e poi estendersi a mano a mano nelle parti periferiche, a guisa d'uno Stato più potente che si rende centro per l'annessione dei piccoli territori circostanti, invece (Fig. 5) compariscono qui e là tante piccole confederazioni, separate da tratti più (i meno estesi, in cui trovasi ancora una macchietta che continua a rimanere indipendente. Intanto, quantunque non sia molto raro il vedere questa disseminazione di piccoli gruppi cellulari, pure non si può essere del tutto certi della loro perfetta normalità ; in guisa che si può anche dubitare clic le uova, che presentano tali apparenze, non si sarebbero poi sviluppate del resto normalmente. Cominciata ormai la formazione della piastra embrionale ventrale, non è più egualmente facile seguire con chiarezza nelle uova vive di Orchestia 1' ulteriore sviluppo delle varie Piastra ventrale. -i o ■> parti. Nondimeno la soluzione acquosa satura di sublimato bollente, conservando molto bene le parti, permette di continuare con facilità 1' esame delle modificazioni esterne successive, anche lasciando intero il guscio. Qui però bisogna osservare, come ho detto, che è necessario sempre adoperare uova di animali presi nello stesso giorno dalla riva: e ciò, perchè seguendo il sistema dell' Uljanin, cioè di avere una certa provvista di Orchestie in grandi vasi, il metodo di conservazione delle uova non dà linoni risultati, come si vede subito dalle uova bianche che compariscono in mezzo alla massa aranciata comune. La differenza delle condizioni di vita, e specialmente dell' ambiente, cioè la dimora prolungata delle Orchestie in prigionia, e la fermentazione delle alghe ed altri corpi orga- nici che si trovano commisti alla sabina, fermentazione che certamente nel vaso chiuso si compie in maniera diversa ila quella che avvenga liberamente sulla riva, in balia dei venti marini, e dell' acqua salsa che continuamente bagna la massa organica fermentante, tutte queste differenze insieme, di vita e d' ambiente, inducono nelle uova una specie di stato patologico, a cui l'organismo dell'embrione reagisce versando nel liquido interposto fra la membrana cuticolare e la superficie del corpo una "rande quantità di sostanza albu- minosa. Il quale albume è poi quello appunto, che, facendo bollire tali uova nell'acqua, o nella soluzione concentrata di sublimato, coagulandosi, si depone al disopra dell'abbozzo dell'embrione sotto forma di pellicola densa, che non permette più di osservare gli organi sottostanti. A ciò si aggiunge ancora che tale pellicola aderisce alle varie parti fortemente; cosicché a volerla rimuovere con gli aghi il più delle volte si lacera il corpo del nuovo animale in formazione. Or s'intende che in tal caso sarebbe sempre imprudente giudizio quello che si volesse formare sulla costituzione d' un embrione di cui fosse stata rimossa una pellicola opaca con tante difficoltà, perchè nessuno potrebbe mai eseludere il sospetto di lacerazioni e spostamenti operati dagli aghi di dissezione. Invece se si ha cura di pren- dere le uova delle Orchestie subito dopo che giungono dalla riva, la cottura o produce un imbianchimento appena sensibile, o, più spesso, non „ne produce punto ; segno che la materia albuminoide coagulabile o è molto scarsa nello stato normale, ovvero manca affatto. Donde proviene tal liquido? L'embrione in questo stadio, cioè anche (piando si trova nello stadio di semplice piastra ventrale, è circondato intorno intorno da una sottile cuticola anista, la quale aderisce da principio intimamente con le parti sottoposte; ma poi in pro- gresso di sviluppo a poco a poco se ne discosta per la frapposizione di un liquido che è probabilmente segregato dalle cellule costituenti della piastra, ed in generale, almeno da principio, forse da tutta la superficie dell'uovo stesso. Nondimeno appunto questa cuticola, in un certo tratto dell' uovo, non è distaccata come il resto dalle parti sottostanti, ma è aderente, così che osservando con maggiore attenzione il punto di adesione, si vede che in certi casi, che direi quasi d' idramnio, cioè di maggiore abbondanza del liquido sottocu- ticolare, la cuticola si addentra ivi come in un imbuto, il cui collo appunto è adagiato sul dorso dell'embrione che si sta formando. i^O Sviluppo. Forme esterne. In corrispondenza del qual collo d' imbuto, guardando specialmente 1' embrione di fianco, si nota un tubercolo sporgente, di forma conica, colla base rivolta al corpo, e coli' apice molto appianato, congiunto al eolio dell'imbuto cuticolare. E la glandola dorsale (comu- nemente detta pure organo dorsale, ovvero organo sferoidale, e che dal nome dello scopritore si potrebbe anche chiamare organo del Meissner), la cui superficie, anche se guardata di lato, è suddivisa in lobi. Invece, esaminata dall'alto, facendo girare l'uovo in guisa di trovarsi con la piastra embrionale in su, la glandola apparisce anche meglio, perchè si vede per lo più divisa in quattro o cinque lobi, riuniti in quadrato o pentagono, nel cui mezzo è limitato un foro, o almeno un piccolo incavo, che non sembra approfondarsi di molto. Qualche volta, ma più di rado, invece di lobi si vedono sull'organo dorsale come degli anelli, pre- sentandosi così quell' apparenza di corona che il Dohrn disegnò per l' organo dorsale di uno dei Gammarini da lui osservati. Studiando la maniera onde quest'organo si va costituendo, vediamo prima di tutto che esso non ha già origine là dove si trova poi a sviluppo inoltrato, cioè nel mezzo del dorso, ma che invece è là migrato dalla superficie ventrale dell'uovo. Quasi sempre questa glandola viene ad essere formata da un centro speciale di confluenza di macchie bianche (Figg. 7, 8 e 13), diverso dall'aggruppamento assai maggiore che costituisce la piastra ventrale. E la formazione comincia prima con due o tre macchie bianche, che si riuniscono insieme, per lo più a poca distanza dalla piastra, e propriamente dal lato che corrisponderà a quello dove si formeranno i futuri occhi. Ma poi poco a poco queste cellule così riunite si allontanano. E nella maggior parte dei casi l'organo è interamente separato dalla piastra; sebbene in qualche caso sia riunito a questa mediante una striscia di macchie, come se appunto ne fosse una dipendenza. Alcune volte la riunione delle cellule che debbono formare l' or- gano dorsale ha luogo sul lembo estremo della piastra stessa; anzi in qualche caso l'organo nei primi tempi della sua formazione fa parte costituente ed integrale della piastra ven- trale. E poiché il posto occupato da esso è talora presso a poco quello che corrisponde alla futura invaginazione boccale, chi veda questa fossetta per la prima volta, e non conosca le altre forme intermedie, può credere anche ad un vero principio di formazione di gastrula da invaginazione. Continuando la piastra ad allargarsi, la si vede che invade quasi tutto 1' emisfero ventrale. Intanto nella parte che vogliamo dire anteriore, cioè là dove corrisponde l' organo dorsale, la superficie si solleva in due collinette simmetriche allungate, dirette dall'interno verso l'esterno e di dietro in avanti, più voluminose nella parte periferica, e meno nella centrale. I limiti delle quali eminenze sono evidenti, ma non precisi, perchè queste elevansi pochissimo sulla superficie della piastra, e, poi degradano insensibilmente nelle parti laterali. Per conseguenza l' avvallamento mediano è di poco conto. Quasi contemporaneamente alle due eminenze, che l'osservazione degli stadi posteriori dimostra poi essere fatte dai primi abbozzi comuni degli occhi e dei gangli ottici primitivi, ossia dei lobi cerebroidi, compa- riscono pure altre due paia ili eminenze, che sono gli abbozzi comuni dei gangli antennali e delle due paia di antenne. Abbozzo di tutte le appendici esterne, e delle due catene di gangli. 1 s", Siccome si vede, io considero le prime eminenze che si vedono comparire nella piastra embrionale non come abbozzi speciali degli occhi e delle antenne, ovvero dei o-an°-li che hanno con loro relazione, ma bensì come origine comune e dei gangli e degli occhi o delle antenne. E credo che non sia permesso fare altrimenti, appunto perchè, per essere una sola 1' eminenza per ciascun lato di ogni segmento del corpo, non è possibile distinguere, se 1' ab- bozzo del ganglio abbia davvero preceduto il rilevarsi della piega che deve dare 1' appen- dice, ovvero l'abbia seguito. E questa difficoltà, del resto comune per tanti altri Artropodi, di distinguere, se prima abbia origine l'abbozzo dei gangli antennali, o quello delle antenne, ovvero ancora se si costituiscano contemporaneamente le antenne e i loro gangli si troya ancora ripetuta per tutti gli abbozzi dei gangli e delle appendici del corpo. In generale l'impressione che si riceve dall'esame di tutti i casi, è che l'abbozzo del ganglio si formi solo quando sia comparso già il principio dell'appendice, ossia che, come d'altra parti- è cosa logica, non vi sia ganglio se prima non esista l' appendice. Ma una vera dimostrazione obbiettiva del come il processo di distinzione avvenga, finora manca interamente. Già ho detto che gli abbozzi degli occhi sono separati tra loro da un leggiero avval- lamento. Ora aggiungo che quest'avvallamento si continua pure fra i gangli delle antenne anteriori ed anche tra quelli degli abbozzi delle antenne posteriori. Tutt' insieme questo sistema di tre paia d'eminenze costituiscono come una Y, con l'apertura rivolta in avanti, e con l'apice indietro, giacché gli abbozzi dei gangli delle antenne anteriori sono alquanto più vicini fra loro, che non siano i gangli ottici, e i gangli delle antenne posteriori sono più vicini ancora, sì da confluire quasi nella parte mediana. Dopo queste parti la piastra embrionale si avvalla di nuovo e diviene del tutto piana. Il suo lembo posteriore, che ha margine preciso, si manifesta in seguito come il vero estremo posteriore del corpo, perchè, mantenendosi quasi senza modificazione anche negli stadi successivi, si va a poco a poco allontanando per la formazione intercalare del torace e del resto del corpo. D. Abbozzo di tutte le a-ppendiei esterne, e delle due catene di gangli. (Tav. 49. Figg. 9-21, e Tav. 50, Figg. 6, 6'). In questo stadio 1' embrione apparisce chiaramente in tutte le sue parti, ma si pre- senta sempre con la superficie ventrale convessa. Le eminenze, già notate durante lo stadio precedente prendono sempre maggiore sviluppo, anzi, avvenuta la distinzione delle parti, le antenne cominciano a sporgere dalla superficie dell'abbozzo (Tav. 50, Fig. 6*), solle- vandosi a guisa di pieghe, o meglio di estroflessioni sacciformi della pelle, che a poco a poco si prolungano in fuori e in avanti. Il margine posteriore della piastra embrionale si era intanto già allontanato dall' abbozzo comune dei gangli e delle antenne posteriori, mentre che la piastra ventrale stessa si era allungata ed aveva preso la forma prima di una ellissi, ed infine di una larga fascia, che si adagia sulla superficie convessa dell' uovo, per 1 (^, Sviluppo. Forme esterne. più della metà di una circonferenza. Aggiungerò pure che non di rado ho veduto delle uova in cui era (Tav. 49, Figg. 13 e 14) cominciato l'allungamento della piastra, ma la superficie dell'abbozzo, invece di mostrarsi dell'aspetto della Fig. 6 della Tavola 50 (che è forse quello veramente normale), si presentava come rigata di tanti solchi, e sparsa di tante serie di piccole eminenze tubercoliformi. Questi solchi e queste eminenze erano molto ravvicinate, specialmente sulla parte posteriore, dove in ultimo sembrava che confluis- sero insieme nell' inspessirò ento che segnava il margine posteriore della piastra. E importante 1' osservare nelle Orchestie, che, mentre le appendici anteriori del capo si sviluppano con una eerta gradazione di tempo, prima quelle poste più avanti e poi le posteriori, come avviene in generale in tutti gli Artropodi, e fu notato fin dal Rathke ]) per i Decapodi, per contrario tutte le altre appendici articolate del corpo, cioè quelle del torace, dell' addome e della coda compariscono quasi contemporaneamente (Figg. 9-14), senza che si possano vedere degli stadi intermedi, ossia uno stadio p. es. in cui esistano solo i piedi toracici senza 2. Veramente il Rathke ammette questa successione di sviluppo nelle appendici anche jier gli Antìpodi, ma non lo dimostra. 2) Fritz Mììli.er, Fiir Darwin, 18G4, p. .VI. 3) Claus, Platysc, 1887, p. 27. Abbozzo di tutte le appendici esterne, e delle due catene di gangli. J g5 A misura che s' avanza lo sviluppo del giovane embrione delle Orchestie, cioè osser- vando uova in cui le fasce sono successivamente sempre più allungate, si nota che, mentre le singole appendici, ed i rispettivi gangli diventano sempre più evidenti, d' altra parte sempre maggiori si vanno facendo anche gì' intervalli da cui essi sono separati. L' allontanamento avviene prima nella parte anteriore; ma a poco a poco si ripete anche tra le eminenze delle serie posteriori (Tav. 49, Figg. 15-17). A termine di questo stadio sono abbozzati tutti i gangli e tutte le appendici del corpo di un Gammarino, in numero di venti paia, comprendendo fra le appendici anche gli occhi, cioè : quattro formate, o almeno abbozzate, già nello stadio di nauplio (e precisamente gli occhi, le due paia d'antenne, e le mandi- bole) e sedici di nuova formazione. Nelle quali nuove, come nelle antiche, è molto chiara la distinzione in due serie longitudinali di piccole eminenze, che decorrono parallele e ravvicinate sulla linea mediana. Ogni eminenza appare perfettamente isolata e distinta dalle altre produzioni omologhe, nonché dalle altre parti adiacenti, soprattutto nella parte anteriore. Col progredire dello sviluppo, mentre le eminenze gangliari alimentano di volume, e le appendici del corpo sporgono sempre di più, si nota contemporaneamente un progressivo allargamento della faccia ventrale, non in tutta la sua estensione, ma solo in corrispon- denza del terzo medio. La quale parte si allarga come se si spaccasse, allontanandosi più o meno dalla linea mediana le due serie di gangli. In altri termini, mentre 1' abbozzo della superficie ventrale del capo non subisce alcuna dilatazione, e non la subisce neppure quella parte della faccia che corrisponde agli abbozzi delle due paia di mascelle, e l'altra che poi diverrà la parte estrema del corpo, invece tutto il resto si allarga successivamente, sempre più tendendo a prendere una forma ovale, siccome si vede paragonando fra loro le Figg. 16, 18 e 20 della Tav. 49. La maggiore larghezza di quest'ovale corrisponde agli abbozzi del 4.°, del 5.° e del 6.° paio di piedi, a partire dai quali lo spostamento va diminuendo fino a giungere da una parte alle mascelle, dall' altra alla parte posteriore del corpo. Allargandosi l'abbozzo della superficie ventrale, s'intende che l' inserzione delle appen- dici viene spostata sempre più verso il dorso, laddove la parte posteriore del corpo e la regione delle mascelle rimangono ferme. Ciò si vede chiaro soprattutto nelle Figg. 19 e 21, in cui l'embrione, disegnato di lato, mostra appunto come in questo stadio cominci il ripiegamento dell' animale sul ventre. Intanto sulla faccia ventrale sono comparsi nel capo l' abbozzo delle labbra, della bocca e dell' intestino anteriore e nel resto del corpo i gangli tendono ad unirsi 1' uno all' altro, e ciascuno agli organi vicini mediante tratti intermedi. Le labbra sporgono nello stesso modo degli arti, cioè a guisa di pieghe della superficie del corpo. Il labbro superiore ha origine da un sol pezzo ; invece il labbro inferiore nasce da due piccole eminenze, che a poco a poco s' avvicinano, e finalmente si saldano nella linea mediana. La bocca compare come un piccolo infossamento della superficie fra i gangli delle antenne anteriori e quelli delle posteriori. Le sue ulteriori modificazioni non si possono vedere dall' esterno, onde convien studiarle negli embrioni trasparenti naturalmente, o resi tali artificialmente. Ne discorrerò a suo tempo, dicendo dello sviluppo dell' apparecchio digerente. *&v Zool. Station ?.. Neapel. Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 24. 1 o,i Sviluppo. Forme esterne. E. J3al principio del ripiegamento dell' embrione fino alla scliiusura dall' novo. (Tav. 49, Figg. 18-24, e Tav. 50, Figg. 6-17). In questo stadio l' embrione assume a poco a poco tutto 1' aspetto dell' adulto. Per procedere con ordine è meglio distinguere prima le modificazioni dell' aspetto dell' animale in generale, e poi quello delle varie appendici. a. Aspetto generale. In quanto all' aspetto generale si vede che la superficie ventrale si va rendendo sempre più curva, in guisa che il profilo dell' embrione in questo stadio prende la figura di un S, presentando così due curve (Tav. 49, Figg. 19 e 21); di cui una, e precisamente l'anteriore, volo-e verso la parte più vicina del guscio la sua convessità e 1' altra, cioè la posteriore, presenta al guscio stesso la sua concavità. La prima corrisponde a tutta quella parte dove sono inseriti gli abbozzi degli occhi, delle antenne, delle mandibole, nonché delle tre paia di appendici seguenti, che poi saranno le mascelle e i piedi mascellari. Di qui cominciano le appendici toraciche, che col 5.° paio di piedi raggiungono la parte più bassa della conca- vità ; le altre appendici sono inserite sulla parte montante codale del corpo dell' embrione. Successivamente gli occhi e le antenne tendono a situarsi in un piano che si va disponendo sempre più vicino al piano perpendicolare a quello in cui si trovano le inserzioni delle appendici toraciche anteriori; le mandibole sporgono, e rappresentano il sommo della curva. La superficie che segue, vale a dire quella dove sono inserite le mascelle e i piedi ma- scellari, è, come si è detto avanti, dapprima in continuazione diretta di quella donde nascono i piedi toracici; ma più tardi ne è molto lontana, sicché si direbbe che vi sia una vera interruzione, perchè tra i piedi mascellari e i toracici si vede come una specie di strozza- mento (Figg. 22 e 23), a cui segue di nuovo un allargamento, dove comincia il futuro torace. Tutto questo mutamento è effetto della saldatura parziale dei due piedi mascellari, i quali, avvicinandosi l'uno all'altro nella linea mediana (Fig. 24), trascinano parzial- mente con loro quella parte della superficie su cui s' inseriscono. L' allargamento della regione toraco-addominale, che sul finire dello stadio precedente uvea raggiunto il massimo (Fig. 20), ora invece tende a diminuire di nuovo sempre più, fino a divenire di poco differente da quello che aveva nel principio del ripiegamento. Il dorso si mantiene sempre convesso e non subisce alcuna variazione, neanche nel momento della massima dilatazione della superficie ventrale dell' embrione. L' organo dorsale, situato fra il 2.° segmento del torace e il 3.°, persiste all' esterno sempre nella stessa forma e gran- dezza, a cui era giunto nello stadio precedente. Finalmente noterò che la segmentazione del corpo comincia a comparire molto tardi, assai dopo l' apparizione di tutte le appendici del corpo, cioè solo quando queste ultime son già completamente segmentate. Dal principio del ripiegamento dell'embrione fino alla schiusura dall' uovo. lS7 La distinzione dei vari somiti è fatta per mezzo di un solco ( Tav. 49, Fig. 23 ) che si va a poco a poco elevando dalle regioni laterali, fra le singole inserzioni delle zampe, e si avanza verso il dorso, dove si completa molto tardi, in un periodo di sviluppo relativamente molto inoltrato dell' animale. Nondimeno si noti che nei casi, in cui la coda non è segmentata, come nel Corophium acherusicum, anche i giovani nell' uovo si presen- tano con la coda intera. Lo stesso viene asserito pure per le Dulichie, che dentro il guscio hanno similmente saldati assieme gli ultimi due segmenti del torace. (3. Appendici. Occhi. — Da principio le masse davate oculari sono molto sporgenti e relativamente enormi ; ma poi, col progredire delle altre parti del corpo, esse rimangono indietro nello sviluppo, prendendo a poco a poco le proporzioni che sono normali dell' individuo adulto. Il pigmento si deposita in forma di granuli fra cellula e cellula, e poi in ultimo forma una fitta macchia che circonda e maschera le cellule stesse. Antenne. — Le antenne, e, similmente, tutte le altre appendici del corpo, compari- scono, secondo che si è detto, in guisa di tante estroflessioni a fondo cieco della superficie del corpo. Le quali estroflessioni prima sono formate d'un sol pezzo; ma più tardi presentano tante leggere strozzature, che da principio non variano molto nelle diverse appendici, sic- come si può vedere confrontando fra loro le Figg. 19, 21, 23 e 24 della Tav. 49, e le Figg. 6-16 della Tav. 50. Nelle antenne anteriori Y appendice presenta dapprima una strozzatura (Tav. 50, Figg. 7, 8) verso l'estremo distale; e pare che questa sia quella che divide il peduncolo dal flagello. Negli stadi seguenti (Tav. 50, Figg. 10-13) le strozzature diventano due, e finalmente giungono a tre, onde tutta l'appendice vien distinta iir quattro pezzi; di cui i primi tre costituiscono il peduncolo, e il quarto forma il flagello. La segmentazione di quest'ultimi! è molto più tardiva, e procede sempre dalla base all' apice, in guisa che 1' aumento dei segmenti avviene per intercalazione. La divisione in segmenti delle antenne posteriori delle Orchestie è, in generale, più pre- coce, che quella delle anteriori (Tav. 49, Figg. 20 e 21; e Tav. 50, Figg. 7, 8, e 10), ed anch'essa da principio si limita semplicemente a due strozzature, una che separa i due articoli principali del peduncolo, cioè il 4.° e il 5.°, l'altra che divide il flagello dal 5." articolo peduncolare. La divisione del 4.° articolo del peduncolo dal 3." è meno evidente, anzi qualche volta può anche mancare nel principio. Tale è la condizione dell'embrione disegnati' nelle Figg. 20 e 21 della Tav. 49, dove l'antenna posteriore di sinistra è divisa in tre segmenti, e quella di destra in quattro. Nondimeno la segmentazione del flagello delle antenne in esame procede ben tosto avanti, spesso assai più rapidamente che quella del flagello delle antenne anteriori, come si vede dalle Figg. 22 e 23 della Tav. 49. Molto probabilmente questa varia prontezza nella scissione è in armonia con le proporzioni diverse, che poi nelle i oo Sviluppo. Forme esterne. Orchestie adulte avranno le due paia di appendici, tanto più che negli altri Gammarini, in cui, nell'adulto, le antenne anteriori sono quasi eguali per dimensioni alle posteriori, come p. es. nel Gammariis pungens, non si trova differenza di segmentazione fra le due paia di antenne, almeno per quanto è permesso di giudicare dalle condizioni poco favorevoli in cui si può fare l'esame dei loro embrioni, da una parte troppo piccoli per essere esa- minati a luce incidente, e dall'altra troppo poco trasparenti per giovarsi della luce trasmessa. Al momento della schiusura dall' uovo gli articoli così del peduncolo come del flagello delle antenne sono relativamente brevi e grossi; solo nel progresso di sviluppo si vanno accostando a poco a poco alla forma definitiva, che poi debbono avere nell'adulto. Così pure all'epoca della nascita il numero degli articoli del flagello è ben lungi dall'essere uguale a quello che si vede nell' adulto. Del resto nelle Orchestie le antenne anteriori, che come si sa, sono relativamente quasi rudimentali, hanno il flagello composto, almeno nel- l' Orchestici Deshayesii, di 2 articoli, su 6 che poi si trovano nell' adulto. Invece maggiori differenze si trovano per le antenne posteriori, perchè ivi il flagello nel giovane appena schiuso dall' uovo consta di 4 articoli, e nell' adulto giunge fino a 20 e più. Quando l'antenna anteriore è provveduta di un flagello secondario, questo comparisce assai presto, e precisamente subito dopo che il 3.° articolo del peduncolo si è distinto con una strozzatura dal segmento adiacente del peduncolo, e dal flagello. Ed il primo apparire di questo flagello secondario è segnato da un' estroflessione della parete corrispondente del segmento del flagello: la quale estroflessione si presenta come una bozza, e cresce così da rendere il segmento biforcato. Finalmente il ramo libero si distingue mediante uno strozzamento dal tronco principale, e tutti e due, ramo e tronco principale, cominciano a segmentarsi, senza che però il numero degli articoli del flagello accessorio vada mai oltre i due. Anzi è notevole pure la circostanza, che di questi due articoli uno solo è relativa- mente bene sviluppato, cioè il prossimale; ed il distale è invece affatto rudimentale. Già il Bate e Fritz Mììller hanno richiamato l'attenzione sul fatto, che nei casi di flagello ac- cessorio rudimentale, questo negl' individui giovani è molto più visibile che nell' adulto. Tenendo conto del precoce apparire dell' appendice in esame, e del successivo arresto di sviluppo, mentre che il flagello principale si va rigogliosamente segmentando, ed ingrossando, 1' osservazione di sopra riferita trova la sua naturale spiegazione. Del resto anche nel fla- gello principale delle antenne anteriori, e nel flagello delle antenne posteriori, il numero degli articoli negli embrioni dei Gammarini da me a questo riguardo esaminati, è molto limitato. Già di sopra ho detto delle Orchestie ; ed ora aggiungo che nel Gammarus pungens e nel Microdeutopus gryllotalpa il flagello nelle antenne anteriori conta tre articoli bene svi- luppati ed uno rudimentale; e nelle posteriori tre articoli grandi ed uno rudimentale. L'ar- ticolo rudimentale è sempre il distale. Finalmente merita di essere ricordato V atteggiamento delle antenne nell'embrione; le (piali, piegandosi ad arco, con la concavità rivolta in avanti, vengono da ultimo a disporsi sulla superficie dorsale del capo, e più propriamente fra questo ed il primo articolo del Dal principio del ripiegamento dell'embrione fino alla schiusura dall'uovo. \ S|) torace. Siccome ognun vede, questa posizione è la più favorevole per permettere liberamente il successivo allungarsi dei vari articoli dell' appendice '). Labbro superiore. — Per lo sviluppo di questa piega speciale della pelle, v. in se- guito, nel capitolo sullo sviluppo dell' apparecchio digerente. Mandibole. — Nelle Orcliestie, essendo le mandibole fornite di palpo, i loro abbozzi naturalmente non dimostrano alcuna traccia di segmentazione ; ma solo un allungamento, e delle modificazioni necessarie per la formazione dei processi incisivi, e del tubercolo molare. Invece nel Microdeuiopus e negli altri Gammarini, in cui esiste anche un palpo mandibolare, questo si vede costituire dall'allungamento dell'abbozzo, e dalla successiva scissione. Così, in ultimo, la parte distale dell' abbozzo costituisce il palpo, e la parte prossimale il corpo. Il pi^ocesso incisivo si sviluppa come un'espansione trasversale del 1.° articolo. Labbro inferiore. — V. in seguito, come pel labbro superiore. Mascelle. — Per queste appendici si osserva prima di tutto il successivo segmentarsi dell' abbozzo primitivo in due o tre pezzi, e poi il distendersi verso l' interno di quei segmenti, che debbono formare le lamine. Il così detto « palpo » delle mascelle anteriori si vede chiaramente corrispondere alla continuazione dell'abbozzo primitivo, ossia ai segmenti distali. Naturalmente la formazione di questo palpo è assai più chiara nel Microdeutopus ed altri Gammarini, in cui il palpo nell' adulto è bene sviluppato, laddove nelle Orcliestie esso è appena rudimentale (Tav. 15, Fig. 20). Ma pure si nota, come pel flagello acces- sorio rudimentale delle antenne anteriori degli Atylus ecc., che nei primi stadi dello svi- luppo il palpo mascellare è relativamente abbastanza sviluppato anche nelle Orcliestie (Tav. 50, Figg. 14 ci 5). Paragonando fra loro i due stadi successivi, rappresentati dalle Figg. 20 e 22 della Tav. 49, si vede che talora la segmentazione è più rapida nelle mascelle posteriori che nelle anteriori, quantunque poi nell' adulto queste siano di dimensioni maggiori e più com- plete che quelle. Similmente è chiaro che le mascelle posteriori, già più distanti fra loro in confronto delle mascelle anteriori (Figg. 18 e 20), nello stadio seguente si sono avvicinate maggiormente alla linea mediana, siccome debbono poi trovarsi nello stato adulto. Piedi mascellari. — Ho detto altrove (p. 186) che gli abbozzi dei piedi mascellari, prima molto distanti fra loro nello stadio di massimo allargamento della superficie addominale, ed in continuazione diretta delle serie dei piedi toracici (Fig. 20), invece nello stadio seguente (Fig. 22), cioè quando il riversamento del corpo è ornai compiuto, si avvicinano così fortemente 1' uno all' altro che segnano un distacco completo dagli altri cormopodi di cui fanno parte, lasciando ') Per le spine, per le setole e per i bastoncelli ialini, vedi : Sviluppo della Pelle e sue appendici. i(in Sviluppo. Forme esterne. così fra essi ed il primo paio, dei gnatopodi come una vasta lacuna. D'altra parte gli ab- bozzi stessi, spostati nelle loro inserzioni primitive al tronco, si allungano in guisa che la parte distale sia diretta in fuori ed in avanti (Fig. 22), facendo così anche un'ecce- zione alla maniera ordinaria di accrescersi degli altri cormopodi, che invece continuano ad allungarsi in dentro ed in basso. In quanto alla loro scissione nei vari articoli, nelle Or- chestie si vede (Figg. 22 e 23) che da principio le strozzature sono per ciascun abbozzo soltanto tre o quattro, di cui la prima serve a distinguere il segmento basilare, la seconda il segmento che poi darà la lamina interna; e finalmente la terza che separa il segmento delle lamine esterne dal palpo. La quarta strozzatura, che divide il 1.° segmento del palpo dal 2.°, non è sempre evidente, almeno a principio. Bolo più tardi, poco prima della schiu- sura del guscio, i due abbozzi dei piedi mascellari si avvicinano definitivamente l'uno al- l'altro, e saldano insieme prima i rispettivi segmenti basilari (Fig. 24), poi anche parte dei segmenti che portano le lamine interne. In questo stadio anche l'abbozzo del palpo completa la sua segmentazione definitiva. Piedi toracici. — Quando ancora non è completato il riversamento della superficie ad- dominale, i piedi toracici, in un embrione guardato di profilo (Fig. 21), appena fanno vedere un accenno di tante leggiere strozzature. Le quali invece, chi esamini lo stadio seguente del riversamento completo (Fig. 23), trova già evidentissime, notando pure, che esse sono in generale tutte ad egual distanza fra loro, senza rapporto con le future dimen- sioni relative dei vari segmenti. Questo fatto, che è del resto comune alla segmentazione di tutte le appendici, qui, nei piedi che fanno parte, del torace, richiama di più l'at- tenzione, così pel numero e volume delle appendici medesime, come per le grandi dif- ferenze a cui più tardi i singoli articoli si vedono sottoposti. Tra le quali modifica- zioni quelle che meritano di essere specialmente notate sono quelle dei due articoli posti agli estremi dell'appendice; anzi quelle dell'articolo prossimale più di quelle dell'articolo distale. Poiché, chi ben guardi vede che, insomma, per l'articolo distale non si tratta d'altro se non di un semplice allungamento ed assottigliamento in punta, per formare l'unghia (Tav. 49, Fig. 24). Ma, invece, per l'articolo prossimale, le modificazioni sono assai maggiori, così che hanno indotto vari Carcinologi, che hanno giudicato soltanto da alcune delle forme che si trovano nell' adulto, a considerare questo segmento come tale che non appartenga propriamente ai piedi di cui fa continuazione, ma bensì che sia un semplice prolungamento delle pareti del tronco. Nondimeno lo studio dello sviluppo dell' articolo in (piistione non lascia alcun dubbio sul suo vero significato morfologico; giacché basta con- frontare fra loro le Figg. 19, 21 e 23 della Tav. 49, per convincersi immediatamente, che prima di tutto il segmento stesso è diviso fin da principio dal tronco ; e poi che esso è per qualche tempo per mdla diverso dai segmenti; e finalmente che la lamina epimerale nasce successivamente verso la metà della parete esterna dell'articolo, alla maniera di un'escre- scenza ordinaria, che si avanza più o meno, e pende ai lati del corpo, ricoprendo l'estremo distale del resto dell'articolo, e parte dell'articolo seguente, o anche più oltre. Dal principio del ripiegamento dell'embrione fino alla schiusura dall'uovo. 191 Ho già detto altrove (p. 28) che il Bate l) ha messe avanti delle ragioni per sostenere che i così detti epimeri « are homologically the coxae of the legs, and represent the first joint in the typical condition of Crustacea » ; e più propriamente che il pezzo squamifornic « helongs to the leg, and homologically is the first joint (or coxa), and that is not ;i lateral or separate portion of the annular segments of the body of the animai, and, in fact, that no side-pieces or epimerals exist » . Queste ragioni egli stesso le enumera così : « lst. That seven joints are the normal number in the legs of ali the Malacostracous Crustacea ». 2nd. That the branchia is normally an appendage of the leg and attached to the coxa. 3rd. That the moveable power of the leg is always between the coxa and the leg, and never between the coxa and the body. 4th. That the coxa (the so-called epimeral ) in Amphipoda overlaps the segment to which it is attached, and except by a small portion only, is not united by the whole of the margin in juxtaposition with the segment. 5th. That there are no epimerals where there are no legs. 6th. That epimerals are found in no other type, except the Edrioplitltalma among Crustacea » . Veramente, a guardar bene in tutte queste ragioni, io trovo che solo la prima, e fino ad un certo punto anche la seconda, possono reggere ad un esame critico; che a me non riesce vedere dove consista essenzialmente la forza del terzo e del quarto argomento ; e d'altra parte non pare esatta l'affermazione contenuta negli ultimi due. Intanto lo Stebbixg, dopo di aver riferito le ragioni del Bate, mette come sua propria conchinsione questa, cioè: « It does not seem inconsistent with these arguments to suppose that the first joint of the leg is in fact coalescent with the side piate, and that the side piate is a protective outgrowth from the segment » -). Ciò che ho riferito sullo sviluppo della lamina epimerale, toglie già ogni dubbio circa al valore morfologico di essa; ma credo bene ancora aggiungere, che anche semplicemente l'esame comparativo dell' epimero delle prime quattro paia dei piedi toracici con quello dei piedi stessi del gruppo posteriore basterebbe a convincere chiunque come non vi sia luogo a dubbio; come pure che vi sono dei casi, quali quelli dei gnatopodi anteriori di alcuni Stenotoidi (Tav. 30, Fig. 9), nei quali il primo articolo manca affatto di vera lamina epimerale, quantunque sia dilatato quasi alla maniera degli epimeri dei piedi toracici posteriori. Piedi addominali e coda/i. — Le sei paia di appendici che seguono ai piedi toracici nel principio dello sviluppo, sono per qualche tempo del tutto eguali ; e tutte cominciano con un semplice tubercolo (Tav. 49, Figg. 16, 18 e 20), e poi si dividono (Tav. 50, Fig. 17) ') Bate. Brit. Edriophth.; in: Eeport Brit. Ass. 1855, p. 36-38. 2) Stebbing, Rep. « Challenger », p. 289. iq9 Sviluppo. Forme esterne. in due rami eguali. Ma, fili dallo stadio rappresentato dalla Fig. 21 della Tav. 49, si vede nei piedi addominali anteriori accennarsi la segmentazione, ed anche la formazione di quello speciale prolungamento della parete laterale del tronco, che poi copre l'inserzione delle appendici a guisa di veri epimeri. Nel giovane appena schiuso dall' uovo i piedi addominali hanno i due rami inugualmente sviluppati; e propriamente il ramo interno risultante di un sol pezzo e 1' esterno di due pezzi, di cui il distale è affatto rudimentale. F. Modificazioni postemtoi'ioiiiili esterne. 1 Gammarini schiusi dall'uovo hanno, come è noto, tutte le parti bene sviluppate, co' segmenti del corpo completi, e tutti forniti delle rispettive loro appendici, e co' piedi divisi nelle varie parti, siccome saranno in seguito anche nell' adulto. Solo i flagelli delle antenne, così anteriori come posteriori, ed i rami dei piedi addominali, presentano una differenza col progredire dell'età, giacché il numero degli articoli, che da principio era molto limitato, a poco a poco aumenta. Così, a proposito del flagello delle antenne del Gammarus locusta, lo Zaddach ebbe a notare che negl' individui più piccoli, probabilmente quelli di recente usciti dalla tasca, il flagello principale si componeva di 4 articoli, il flagello accessorio di 2, e il flagello delle antenne inferiori di 3. Gli articoli si aumentano per scissione del 2.°, del 3.° e del 4." articolo, o isolatamente, o molti articoli di seguito; e i nuovi articoli si distinguono per la mancanza delle setole sul margine anteriore, ed anche per essere più piccoli e in- determinati. Probabilmente la scissione è completa soltanto dopo compiuta la muda. Ma se, eccezione fatta per le antenne e per i piedi addominali, non varia il numero dei segmenti in cui le diverse appendici sono divise, cambiano invece le dimensioni relative, e più ancora la forma dei singoli articoli, e secondo l' età, e secondo il sesso. Vero è che le differenze nei Gammarini fra il giovane e l'adulto, e fra il maschio e la femmina, non raggiungono in nessun caso quelle proporzioni che si descrivono per gli Iperini, e specialmente per i Platiscelidi '); ma pure qualche differenza si trova, e più di tutto se confrontiamo le appendici d' individui di diverso sesso, o anche d'individui dello stesso sesso, ma a diverso grado di sviluppo dei caratteri sessuali secondari. E così vediamo che, anche nei Gammarini, come d'altra parte è stato notato in generale già dal Rathke ~) per tutti i Crostacei, mentre da principio tutti i giovani nati da una schiusa somigliano interamente fra loro, in guisa che riesce impossibile distinguere i maschi dalle femmine, più tardi nei diversi individui, e secondo le varie specie, prenderanno forme caratteristiche ora le antenne, ora i piedi, ora le setole, e talvolta anche la forma del corpo, e quella degli occhi, e persino il colorito (Urothoe). Del resto i caratteri giovanili sono, come d'ordinario in altri animali, più somiglianti a quelli delle femmine adulte, anzi che ai maschi; onde ') Clai-s. Platysc, 1887, p. 27. s) Rathke, Zur Morphologie. Reisebemerk. aus Taurien, 1837, p. 134. Foglietti embrionali. I93 il Norman ]) ebbe a dire che forse per tutti i Crostacei può valere come regola questa, che i maschi siano dimorfi : alcuni somiglianti alle femmine, ma immaturi o sterili, "li altri per contrario di forma diversa dalle femmine, e sessualmente bene sviluppati -). In concordanza con ciò che finora si è detto, anche negl'Iperini non si aggiungono coli' età nuove appendici, ma solo s'ingrossano i segmenti di quelli già esistenti, come p. es., secondo il Claus 3), avviene nel caso dell' Oxi/cephalus, in cui il maschio giovane si pre- senta fornito delle antenne posteriori, e del palpo mandibolare, precisamente come fa l' adulto. CAPO II. Foglietti embrionali. Quel che si vede nell' esame delle sezioni dell' uovo nei primi stadi della segmentazione, si riduce, in conchiusione, ad una migrazione successiva e continua del protoplasma forma- tivo dal eentro dell' uovo verso la periferia, e, più particolarmente, verso quella parte della superficie dell' uovo, che è destinata a divenire la faccia ventrale dell' embrione. Cosi troviamo che da principio nell' uovo non segmentato la massa principale del proto- plasma formativo occupa precisamente una posizione centrale, sotto forma di una grossa cellula amiboide, che manda i suoi numerosi prolungamenti rizoidi, minutamente granulosi, verso la periferia, dove tutti vanno a terminare in uno strato corticale. Il deutoplasma imprigionato fra queste maglie appare nelle sezioni in grosse zolle irregolari, amorfe, separate dalle lacune, che erano occupate dalle gocce di grasso. La mancanza delle macchie bianche sulla superficie esterna dell'uovo, che ha compiuto lo- stadio della segmentazione in due blastomeri, e la tarda apparizione di quelle che poi si trovano alla superficie dei blastomeri nello stadio seguente, indicano, già dall' esterno, che la migrazione del protoplasma formativo dal centro dell'uovo alla periferia avviene soltanto alla fine della segmentazione definitiva in quattro blastomeri. E questo è confermato dalle sezioni. Nelle quali l' uovo diviso in due blastomeri appare sempre con le sue due masse protoplasmatiche principali racchiuse ciascuna ancora verso il centro di ciascun blastomero, dove che 1' uovo distinto in quattro parti ha le rispettive masse protoplasmatiche invece in posizione variamente eccentrica. Comparse le macchie bianche sulla superficie azzurro-violacea dell' uovo, la migrazione del protoplasma formativo verso la superficie dell' emisfero ventrale si può dire quasi com- piuta. Se non che la distinzione dei blastomeri, che ha luogo da questo momento in poi, ') Norman, Ann. Mag. N. Hist., 1879, (5) voi. 4, p. 179. -) Cf. anche quel che è riferito a p. 152 e segg. di questa Monografia. 3) Claus, Platysc, 1887, p. 28. Zool. Station z. Neapel. Fatina unti Flora, Golf. v. Neapel. Gammorini. 25. 194 Sviluppo. Foglietti embrionali. in micromeri e macromeri, indica, ciò che è poi confermato dalle sezioni, che insieme alla migrazione verso la superficie dell' emisfero ventrale il protoplasma ha seguito anche una certa tendenza prevalente verso il polo corrispondente, così che in ultimo la massa più attivamente proliferante è quella appunto che si trova più vicina al polo. Pur tuttavia, se maggiore è 1' attività di proliferazione nel polo ventrale, nondimeno non per questo si può dire che manchi ogni potere di moltiplicazione nel resto dell' uovo. Difatto, osservando questo dall' esterno, lo si vede dividere con solchi meridiani i suoi quattro macromeri, e poi successivamente anche con solchi paralleli all' equatore i ma- cromeri di formazione più tardiva nell'emisfero ventrale. D'altra parte, facendo l'esame delle sezioni, si trova che i solchi si approfondano più o meno dalla superficie verso il centro, attraversando così la scarsa massa di protoplasma formativo, che è venuta a disporsi nella parte periferica dell' uovo. Da principio, cioè nei primi stadi della segmentazione, i solchi sono ahbastanza profondi, così che giungono talora anche a dividere tutta la massa dell' uovo quasi fino al centro, specialmente se le uova sono state trattate con qualche liquido di energica virtù chimica, come p. es. è 1' acido nitrico. Ma invece negli stadi successivi la divisione operata dai solchi è affatto superficiale, e la massa centrale, costituita quasi esclusivamente dal vitello nutritivo, è del tutto indivisa. Facendo dei tagli di un uovo in cui sia formata la piastra embrionale, si trova che la proliferazione delle cellule non si è già arrestata alla superficie, come avveniva negli stadi della semplice segmentazione, e come si potrebbe foi-se supporre anche in questo stadio, limitando 1' esame alle apparenze esterne, ma che inoltre è progredita anche verso il centro in senso radiale. E la moltiplicazione delle cellule non è punto uniforme neppure nell' in- terno. La Fig. 20 della Tav. 50, presa da un taglio fatto presso al margine libero della piastra, non mostra più d' una sola fila di cellule ; e queste pure sono mal separate fra loro, o, per dire più esattamente, si presentano divise solo per la metà distale, mentre che le metà prossimali, o centripete, di tutte le cellule sono fuse insieme completamente in una massa comune di protoplasma, la quale poi si avanza per breve tratto dentro dell' uovo, mandando anche qui e là qualche prolungamento radiciforme. A destra ed a sinistra della fila di cellule, si nota che il protoplasma stesso forma un sottile straterello, immediata- mente sottoposto alla cuticola primitiva, che involge 1' uovo già in questo primissimo stadio dello sviluppo embrionale. Il disegno rappresenta pure una cellula (a) di quelle tante, che, fuori del campo della piastra embrionale, si veggono seminate su pel rimanente della super- ficie dell' uovo. E chiaro pure dalla figura, che, in corrispondenza di queste cellule, come non vi è proliferazione nel senso tangenziale, così non ve n' è neppure nel senso radiale. Invece, in un taglio che attraversi la parte media della piastra (Fig. 21), la segmentazione è abbastanza progredita ; ma più attivamente in un lato che nell' altro. E questa differenza nella moltiplicazione cellulare è assai più evidente nella Fig. 22, perchè da un lato esiste appena una sola fila di cellule, per nulla dissomiglianti da quelle della Fig. 20, cioè da quelle della periferia della piastra ; dall' altro le cellule sono aumentate in numero e volume Piastra differenziata. 195 considerevolmente. E si noti pure, che nel primo lato si passa per gradi dalle cellule segmentate al protoplasma non segmentato, nell' altro la massa cellulare è improvvisamente cresciuta, e termina quasi a picco. In tutto il resto della massa dell' uovo appena esistono piccole tracce di protoplasma formativo, che qui e là appaiono fra le numerose e grosse masse del deutoplasma. Piastra differenziata. — Quando la piastra embrionale abbandona lo stato indifferente rappresentato nella Fig. 6 della Tav. 49, o anche quello delle Figg. 7 e 8, e poi prende successivamente le varie forme disegnate nelle Figg. 9-14, anche la proliferazione delle cellule superficiali, ossia dei micromeri, si rende più estesa (Tav. 50, Figg. 23-2G), e dà luoo-o in certe parti dell'abbozzo embrionale ad una sola fila di cellule (Fig. 23), in altre a due file (Figg. 24 e 26), o perfino a tre (Fig. 25). Nondimeno anche in quest'ultimo caso la triplice serie si trova soltanto nel mezzo della piastra proliferata ; poiché, e la figura lo dimostra, verso i lati le cellule sono disposte in due file, e alla periferia formano una fila solamente. Oltre all' aumento della proliferazione in superficie e profondità, in questo stadio due altri fatti molto notevoli richiamano 1' attenzione dell' osservatore, cioè la comparsa della glandola dorsale, e la maggiore evidenza dei merociti. La glandola dorsale comincia semplicemente come un ingrossamento di un certo numero di micromeri situati ad uno degli estremi della piastra embrionale (Fig. 23). Negli stadi successivi, a questo inspessimento segue una leg- gera introflessione, e finalmente si costituisce un sacchetto, o follicolo, siccome dirò più avanti. I merociti compaiono in vari punti al disotto dei micromeri, sia che questi siano disposti in una fila sola, sia che formino più file sovrapposte ; e corrispondono ad altrettante cellule alquanto più voluminose dei micromeri, da cui per altro si distinguono essenzialmente per la loro forma molto ramificata, e per i prolungamenti radiciformi, che si vanno insinuando fra le piccole masse di vitello nutritivo. Siccome si vede dall' esame delle sezioni di uno stesso uovo (Tav. 50, Figg. 23-26), esiste una completa identità di forma fra i merociti, e le cellule isolate («), che si trovano sulla superficie dell'uovo, su cui non si è ancora estesa la piastra embrionale. Nello stadio seguente, corrispondente alle Figg. 13 e 14 della Tav. 49, le sezioni dimo- strano che all' estensione maggiore in superficie della piastra ventrale non è seguita già anche una spessezza maggiore della proliferazione dei micromeri, sebbene sia invece co- minciata la specializzazione. E prima di tutto vediamo che le cellule più superficiali hanno acquistato interamente un cai-attere di vero epitelio pavimentoso, perchè le cellule sono divenute molto piatte, sicché nella sezione si presentano appena fusiformi. Sotto di queste cellule depresse segue uno strato o due di micromeri ancora sferoidali, in certi punti inti- mamente riuniti fra loro, in altri piuttosto disgregati, ma in ogni modo sempre tali, che non si può fin d' ora dire con certezza che cosa veramente essi saranno per rappresentare. Pure, chi faccia bene attenzione, vedrà agevolmente in questo stadio, quasi in tutti i punti dell' uovo dove esiste una semplice fila, o una fila doppia di micromeri, anche ima certa massa periferica di protoplasma formativo, immediatamente sottoposta ai micromeri, da cui igg Sviluppo. Foglietti embrionali. è distinta chiaramente mediante un contorno ben netto. Anzi, dirò pure, che, da principio, vedendo questo contorno netto, che talvolta è separato dalla serie dei micromeri anche da un' angusta fessura, io stesso credetti di avere innanzi a me un fenomeno di screpolamento artificiale, forse dovuto ad un distacco violento della crosta cellulare della piastra embrio- nale per opera della scottatura nella soluzione bollente di sublimato; ma poi, osservando con attenzione, e vedendola continuamente a contorni netti, ho dovuto convincermi che non si tratta già di una screpolatura artificiale, sibbene di una scissione naturale, dipendente da un distacco avvenuto dello strato corticale dei micromeri dalla massa centrale del vitello nutritivo, insieme a tutti i merociti che lo circondano (Tav. 51, Figg. 1-3). Olti-e a ciò nelle uova in questo stadio è a notare 1' aumento successivo delle cellule superficiali del dorso : moltiplicazione giunta a tale, che, come si vede dalle figure, ormai si può dire definitivamente costituita una lamina cellulare continua su tutta la superficie dell' uovo. Dopo di questo stadio mentre la piastra embrionale, trasformata già in fascia embrio- nale, comincia nella superficie esterna a preparare le bozze che sono i primi accenni alle appendici del corpo, dall' altro lato, come è dimostrato dallo studio delle sezioni, si compie nella parte interna un definitivo distacco della porzione inspessita della piastra medesima dalla parte periferica del vitello nutritivo. Anzi, e questo è un fatto molto notevole, su tale porzione periferica del vitello non solo si distende uno strato di protoplasma formativo amorfo, ma ancora sono comparsi qui e là vari elementi cellulari, i quali dimostrano chiaramente la loro origine per scissione dalle cellule superficiali prima distaccate. Nondimeno, anche in questo stadio, quantunque all'allontanamento dello strato cellulare inspessito corticale dal vitello nutritivo si sia ag- giunto anche il rivestimento cellulare proprio del vitello, pure, esaminando i tagli trasversi dell' embrione, si nota che il distacco non è avvenuto per tutta la periferia del taglio, ma che si è limitato eia principio alla sola regione ventrale, ed ora va avanzandosi nelle parti laterali, e verso il dorso, dove la divisione è molto tardiva. Ad ogni modo, allorché 1' embrione è giunto a questo stadio, cioè quando è già tutta abbozzata la superficie ventrale con le rispettive paia di gangli e con le appendici esterne, si può vedere che ormai i diversi foglietti embrionali sono definiti, nello stesso tempo che si possono considerare come chiaramente accennate le prime origini dei vari sistemi organici. Ma quali sono veramente questi foglietti embrionali nelle uova o negli embrioni delle Orchestie ? Siccome è chiaro dall'esame delle sezioni che di sopra si è fatto, nell'uovo, fin da quando i piani di segmentazione dei singoli blastomeri non giungono più ad incontrarsi nel centro, si debbono considerare due parti ben distinte : ossia la periferica, che presenta gli elementi figurati, e la centrale, che è una massa solida, costituita principalmente dal vitello nutritivo, e da piccole tracce di una rete del protoplasma formativo. Si ha, in altri termini, quello che oggi molti vogliono chiamare una « Sterroblastula » , cioè un corpo solido, in cui il protoplasma formativo è quasi tutto alla periferia, ed ivi soprattutto si va Foglietti embrionali. J<)7 successivamente segmentando; e, per conseguenza, si deve ammettere che la prima costitu- zione del blastoderma risulti dalla riunione così dei micromeli che formano la piastra em- brionale, come dalle porzioni periferiche dei macromeri, che costituiscono la massima parte dell' uovo in segmentazione. Ognun vede che questo blastoderma non è già una membrana, siccome il nome vorrebbe dire, bensì solamente una specie di sincizio, in cui le parti periferiche delle cellule sono abba- stanza ben distinte, ma le centrali sono quasi tutte fuse. A misura che lo sviluppo procelle, anche questo blastoderma diventa più distinto, progredendo dal polo ventrale verso 1' equa- tore, e finalmente verso il polo dorsale; e la chiarezza aumenta, sia perchè si moltiplicano i micromeri già nati dalla primitiva segmentazione dell' uovo, sia perchè si aggiungono sempre nuove cellule, provenienti dalla separazione successiva di nuovi micromeri dalla parte periferica dei macromeri, che formano il resto del contorno dell' uovo. Intanto, nella piastra embrionale, contemporaneamente alla scissione in senso radiale, i singoli micromeri si scindono ancora in senso tangenziale ; come pure a tutte le cellule così prodotte altre se ne aggiungono per una successiva divisione di altri micromeri dai macromeri che si trovano in corrispondenza della piastra embrionale da essi generata. E così, dall' attività comune di tutti questi fattori, nasce quell' inspessimento cellulare costi- tuito di più file di cellule, che è la prima origine più evidente della superficie ventrale del futuro embrione. A Aroler sentire quello che comunemente si ripete dai moderni scrittori di cose em- briologiche, dovremmo considerare questo inspessimento cellulare, o più esattamente V am- masso di cellule immediatamente sottoposto allo strato periferico, come 1' origine comune del mesoderma e dell' entoderma, e per ciò chiamarlo « meso-entoderma » , riserbando il nome di ectoderma allo strato periferico. Ma, per l' esame fatto delle sezioni dei diversi stadi, io non so associarmi a questa maniera di vedere ; soprattutto perchè mi pare evidente che 1' entoderma abbia origine esclusivamente dall' insieme dei macromeri che rimangono successivamente riuniti verso la parte interna dell' uovo, a misura che essi distaccano verso la periferia il rispettivo loro micromero ectodermico. E credo pure come cosa certa, che 1' inspessimento cellulare, che si nota in corrispondenza della piastra embrionale, valga in parte a costituire quegii organi che rimangono per tanto tempo in connessione intima coli' ectoderma, cioè i gangli nervosi, e in parte a modificarsi variamente per dare poi cellule connettivali, cellule muscolari, epitelio cardiaco, o globuli sanguigni. Che se per altri animali è dimostrato che queste parti ora ultimamente nominate sono di origine del così detto « mesoderma » , invece nelle Oi'chestie quell' inspessimento cellulare che si trova in corrispondenza della piastra embrio- nale primitiva, — e con questa si va successivamente distendendo sulla futura superficie ven- trale dell' embrione, dando origine più tardi ad organi che in altri animali sono alcuni di origine ectodermica, ed altri di origine mesodermica — si deve chiamare non già « meso- entoderma » , ma « ecto-mesoderma » . ino Sviluppo. Pelle e sue appendici. Intanto, checché sia dei nomi, il significato delle varie parti nell' embrione degli animali da me presi a studiare, meglio si chiarirà esponendo la maniera di formazione dei vari organi. Per i necessari confronti con quello che avviene nelle uova di somiglianti altri animali, e particolarmente di Artropodi, credo più opportuno rimandare la discussione ad un breve esame generale, che farò più tardi a guisa di conchiusione. CAPO III. Sviluppo della Pelle e sue appendici. A. IPelle. Dei tre strati che formano la pelle, cioè la cuticola, 1' ipoderma, e lo strato connetti- vale, 1' ipoderma è senza dubbio il più importante come quello che è origine degli altri due. Del resto le cellule di questo strato sono semplicemente modificazioni di forma delle cellule ectodermiche embrionali, che a poco a poco, e secondo le varie parti del corpo, si appiat- tiscono o si allungano, o s' ingrossano, adattandosi al diverso ufficio a cui debbono servire. Così sono molto depressi gli elementi istologici dell' ipoderma là dove debbono sempli- cemente fornire la cuticola comune di rivestimento, ed invece si allungano dove la pelle forma delle saccocce, o dà inserzione a fibre muscolari ; nel primo caso per unirsi a quelle della parete opposta, costituendo così un sistema di trabecole ; nel secondo trasformando le loro estremità centripete in tanti fili, che agiscono da tendini. L' ingrossamento delle cellule avviene poi nei punti che queste si trasformano in organi glandolari, nel qual caso si vede che una delle cellule si fa notare fra le altre pel suo grosso nucleo, assai maggiore che quello delle vicine (Tav. 52, Figg. 19 e 20 gì.). La cuticola è segregata dall' ectoderma relativamente assai presto ; anzi si può essa di- mostrare fin nello stadio della prima formazione delle cellule della piastra embrionale (Tav. 50, Figg. 20-22). Un poco più tardi della comparsa dell'organo dorsale, esistono già due cuticole, una che aderisce strettamente alla superficie esterna dell' ectoderma, come d' ordinario nella pelle ; 1' altra che si è già distaccata, come prima muda dell' embrione, dalle cellule sottostanti della piastra, e da tutte le altre cellule del blastoderma, ma che rimane ancora attaccata all' organo dorsale, a cui sembra aderente, quasi fosse un ombelico. E la « Larvenhaut » degli Autori, alla cui opinione di considerare questa cuticola come risultato della prima muda dell' embrione, io pure mi associo. Da principio, quando 1' em- brione è ancora nei primi stadi della sua formazione, 1' uovo è semplicemente involto nel suo guscio. Più tardi, le membrane involgenti sono due, una che è l' antico guscio, 1' altro è la membrana larvale. Questa ha la stessa forma e lo stesso ufficio che il sacco amniotico Setole, spine e bastoncelli ialini. 199 di alcuni Vertebrati, ed Insetti, in quanto che involge tutto 1' embrione come in un sacco pieno di liquido, le cui pareti aderiscono in giro sul contorno di quella specie di ombelico che è 1' orifìcio della glandola dorsale. Per tal ragione il Dohrn ') non dubitò di ammettere un'omologia fra questa membrana larvale dei Crostacei da una parte, e quella degl'Insetti dall' altra, tanto più che egli aveva potuto constatare nella « Larvenhaut » dell' Oniscus murarius una vera struttura cellulare, e nell' Idothea tricu spieiata la presenza di nuclei, che accennavano pure ad un primitivo stato cellulare. Dopo del Dohrn hanno accettata la stessa omologia anche il Kennel ed il Nusbaum. Il primo dei quali 2) sostiene che le membrane embrionali degli Artropodi, qualunque sia la loro struttura, cioè o siano esse di natura cellulare, ovvero semplici formazioni cuticolari, sono omologhe le une alle altre, e si possono ridurre alla Trochosphaera degli Anellidi 3). Come residuo di esse si deve considerare 1' organo dorsale dei Malacostraci e dei Branchiopodi, il quale nello stesso modo che 1' apparecchio micropilare dei Poduridi, 1' ombelico dorsale di altri Esapodi, ed il cumulo primitivo dei Ragni, corrisponde al tratto ombelicale del Peripatus. Quando 1' embrione è già costituito in tutte le sue parti principali, ogni appendice si vede come coperta da una tenue vagina trasparente (Tav. 52, Fig. 25). È la cuticola della muda, che precede 1' uscita dal guscio. Sotto di essa, così sulle antenne come sulle parti boccali e sui piedi, sono già spuntate le prime spine, e le setole, e i bastoncelli ialini. B. Setole, «pine e bastoncelli inlini. Fra le setole, le prime ad apparire sono quelle che si trovano inserite all' estremità distale dei singoli articoli del flagello delle antenne, e soprattutto all' estremità dell' ultimo articolo al numero di due o tre, e dritte e parallele. Le setole degli articoli precedenti compariscono molto più lentamente ; ma sono già notevoli per dimensioni al tempo della schiusura dell'uovo (Tav. 54, Fig. 21). Anche nei piedi addominali le setole inserite sulla parte distale dell' organo compariscono prima di quelle che stanno più verso la base. Nei giovani d' Orchestici Deshayesii appena schiusi dall' uovo il ramo interno porta solo il paio distale di setole ciliate ; invece il ramo esterno, già diviso in due segmenti, ha quattro setole, due siili' estremo distale dell' ultimo segmento, e due, una per lato, su gli angoli distali del segmento prossimale 4). 1) Dohrn, Studien z. Embryol. d. Arthrop., Habilitationsschr., 1868, p. 13. 2) Kennel, Entwickluugsgesch. v. Peripatus Edwarclsii, Blandi, u. P. torquatus n. sp. I. Theil. ; in: Arb. Zool. Inst. Wurzburg, 1884, voi. 7. 3) Quest' omologia con la Trochosphaera è contrastata specialmente dal Kingslet. ( The development of Crangon vulgaris. Second Paper; in: Essex Inst. Bullet., 1887, voi. 18. p. 145.) 4) Un' altra piccola setola ciliata è pure inserita verso il mezzo del margine interno del ramo interno, senza che però essa accenni a principio di altra segmentazione. Similmente è da notarsi una ricca serie di peluzzi che ornano i margini laterali di entrambi i rami. 200 Sviluppo. Pelle e sue appendici. Circa alle spine delle mandibole e delle mascelle anteriori e dei piedi mascellari, è da notare la loro perfetta costituzione prima ancora che il giovane Gammarino riesca libero fuori del guscio. Finalmente dirò che l'estremità distale dell' articolo linguiforme dei piedi toracici, prima di costituire la vera unghia, si arma di una specie di piccola spina, che è precisamente la punta rafforzata dell' unghia definitiva, ma non è una spina indi- pendente '). Come le setole e le spine, anche i bastoncelli ialini si sviluppano precocemente ; così che nei giovani tratti dalla tasca incubatrice (Tav. 54, Fig. 21) già hanno acquistato di- mensioni relativamente considerevoli. C. Cariandola dorsale. Sull' origine di quest' organo nei Gammarini abbiamo da notare le ricerche del Dohrn, dell' Uljanin, ed ultimamente anche quelle della Pekeyaslawzewa e della Rossiiskaya. Il Dohrn lo vide nascere da alcune cellule aggruppate sul dorso; ma dalle sue figure, e dal testo apparisce chiaro come egli abbia osservato non la prima costituzione dell' organo, sibbene questo già formato da vario tempo. Ho detto già (p. 168), che, secondo 1' Uljanin, nelle Orchestie la piastra embrionale, nata per l'aggregazione di tutte le cellule protoplasmatiche dell'uovo segmentato, presente- rebbe in un certo stadio otto prolungamenti, come otto braccia secondo le direzioni di altret- tanti archi di circolo massimo; e che uno di questi prolungamenti darebbe origine all'organo dorsale. Chi ricordi le mie osservazioni sulla difficoltà delle osservazioni a fresco sulle uova di Orchestie, difficoltà rese maggiori nel caso dell' Uljanin ( che lasciava le uova con le madri nelle alghe fermentanti dentro vasi nel laboratorio, e quindi le aveva ad esaminare con la superficie annebbiata dal liquido amniotico torbido), comprenderà di leggieri che questa origine data dall' Uljanin all' organo dorsale è molto problematica. Le mie osser- vazioni dirette sulle uova vive sane, e, più chiaramente ancora, quelle sulle uova preparate mediante la scottatura con la soluzione di sublimato bollente, dimostrano che lo sviluppo è molto differente, e che intanto non esiste punto una piastra con otto prolungamenti raggianti. Secondo me, l' uovo, di cui 1' Uljanin ha dato la figura, è un embrione già molto avanzato nello sviluppo ; e le macchie bianche rag-gianti, da lui disegnate, probabilmente non sono altro se non in parte le zampe, in parte il corpo, in parte il liquido amniotico patologica- mente annebbiato. La Pereyaslawzewa ha fatto delle sezioni nelle uova di Gammarus poecilurus ; e nelle sue figure si vede più volte 1' organo dorsale come semplice inspessimento delle cellule del- l' ectoderma. Ma nondimeno e dal testo, e dalla spiegazione delle figure, e più ancora dalle figure stesse, non pare che l'A. abbia tratto chiara idea di ciò che l'organo dorsale vera- mente sia; e donde, e quando, e come abbia esso origine. ') V. anche a p. 27. Glandola dorsale. OQl Finalmente la Rossiiskaya sostiene che 1' organo dorsale ha un' origine tardiva e laterale : tardiva in quanto che nasce, quando lo sviluppo del blastoderma è abbastanza inoltrato ; laterale, perchè 1' infossamento glandolare comincia sopra uno dei lati dell' uovo, e poi a poco a poco si porta verso la linea mediana, dove giungerebbe soltanto poco prima della comparsa delle appendici. La glandola dorsale compare, siccome si è detto (p. 182), appena dopo la costituzione della piastra embrionale '), talvolta facendo parte di questa, verso il limite estremo, altre volte essendone distaccata, perchè risultante dalla riunione di alcune delle cellule bianche poste in immediata vicinanza del margine della piastra che corrisponderà alla parte più vicina al futuro dorso. Ho detto pure che spesso in questi casi di nascita isolata, 1' organo nei suoi primordi è collegato alla piastra mediante un sottile istmo formato da qualche altra cellula ; ed ora aggiungerò che talora da principio l' organo non è perfettamente sulla linea mediana della piastra già differenziata, cioè sul prolungamento della linea che sta ad eguale distanza dai due lobi procefalici, ma si avvicina più a un lato che all' altro, senza che però si verifichi quella costanza nella posizione laterale, che pare che voglia ammettere la Rossiiskaya. Ma, infine, comunque originato, e quali che siano da principio i suoi rapporti con la piastra embrionale non differenziata, o con la differenziata, 1' organo dorsale assai per tempo si situa nella linea mediana, mentre che, intanto, per l'allungamento del tratto di ectoderma intermedio, migra verso il dorso, per fermarsi definitivamente in corrispondenza del 3.° segmento del torace, dove lo troviamo fino alla nascita del giovane Gammarino. Le sezioni dimostrano che la futura glandola è, nella sua prima origine, composta ila un semplice aggruppamento di cellule dell'ectoderma (Tav. 50, Fig. 23). Più tardi, in quel punto, l' ectoderma subisce un' introflessione, mediante cui le cellule dell' organo vengono a trovarsi a costituire le pareti di una borsetta sferoidale, precisamente come le cellule glandolari di un follicolo (Tav. 51, Fig. 2). Intanto cambia la forma delle cellule suddette; perchè quelle poste presso all' orificio del follicolo sono abbastanza basse, poco differenti da quelle dell' ectoderma adiacente ; e le altre, ossia le cellule proprie che costituiscono il follicolo, si assottigliano dalla, parte della cavità in una lunga coda, per cui acquistano un aspetto piriforme. Naturalmente, l' insieme di tutte queste code viene a sporgere dal foro della borsetta, il quale intanto è a sua volta chiuso verso 1' esterno da una speciale cupola chitinosa che s' appoggia, e s' inserisce, sul margine del foro, ed è costituita dalla stessa cuticola larvale, che poi nel resto del corpo è distaccata (Tav. 52, Figg. 1 e 6). D'altra parte il corpo delle cellule, specialmente di quelle della base dell' organo, spesso presenta nel suo interno tanti vacuoli, che forse sono riempiti di un liquido limpido ed incolore, da esso segregato (Tav. 52, Fig. 6, v). ') Anche le appendici fogliacee dell' Aaeìhis si formano prima di qualunque altro organo; e poi hanno sempre un corso regressivo. Zool. Station z. Neapel, Faum unti Flora, Golf v. Neapel. Gammarin;. 9O0 Sviluppo. Pelle e sue appendici. La glandola dorsale accompagna il giovane Gammarino per tutta la vita embrionale, fino alla schiusura definitiva dal guscio. Negli stadi più avanzati dello sviluppo degli organi, quando sono già iniziate le estroflessioni che daranno luogo alle appendici articolate del corpo, l'organo si vede bene anche sul vivente, in quegli animali in cui gli embrioni sono alquanto trasparenti, come nel Gammarus pungens e nel Microdeutopus grillotalpa. Ma le osservazioni a fresco non danno dei risultati soddisfacenti, perchè da una parte la traspa- renza non è completa, dall'altra quel poco che si vede è così mal sicuramente determinato, che non si saprebbe trovare alcun risultato per conchiudere. Nondimeno già a fresco, negli embrioni semitrasparenti, si può ben vedere che rela- zione ha l' organo scoperto dal Meissnee col tubo cardiaco ; ossia si può vedere che non ha altro rapporto se non una semplice contiguità, come poi è dimostrato ad evidenza dalle sezioni (Tav. 52, Figg. 7 e 22). Sul vivo, nell'embrione quasi presso a schiudere, la glandola dorsale apparisce come una vescica piriforme, a parete flessibile, adagiata con la sua larga base sul cuore, dalle cui pulsazioni è continuamente scossa. La parete della vescica in quest' ultimo stadio, siccome è dimostrato dalle sezioni (Tav. 52, Fig. 7), consta di un semplice strato di cellule, alcune divenute epitelioidi («), altre (b) ancora prolungate in un sottile collo, che esce fuori dall' orificio. Inoltre, in alcune sezioni riesce di vedere come 1' ipoderma generale che riveste il dorso dell' animale, in corrispondenza di detto orificio, presenta in tutto il contorno una doppia piega (p\ _p2), le cui cellule si vanno assottigliando a mano a mano che si avvicinano al sacco glandolare. La cuticola chitinosa si arresta appena dopo che ha sormontata la curvatura della prima piega. Il resto dell'ipoderma, quantunque sia limitato, nella superficie corrispondente all'esterno, da un contorno molto netto, che è chiaro indizio della presenza di una secrezione chitinosa abbastanza attiva, nondimeno non ha una cuticola distinta e separata. Anzi il contorno netto stesso va perdendo di chiarezza a misura che si avvicina vei'so la parete del vero sacco glandolare, dove poi cessa definitivamente, per dar luogo alla superficie incerta e granulosa delle cellule secernenti. L' organo dorsale esiste in tutti gli Antìpodi e forse anche in tutti i Malacostraci, senza mancare di un rappresentante più o meno probabile in vari Entomostraci *). Nelle Fronime il Claus 2) non lo potè trovare in embrioni che presentavano lo stesso grado di sviluppo di altri embrioni di Gammarini in cui invece esisteva ; e quindi conchiuse che esso avea dovuto atrofizzarsi in uno stadio precedente dello sviluppo embrionale. Io l'ho veduto in vari Iperini, ed anche nelle Fronime, in embrioni che erano in uno stadio di sviluppo abbastanza inoltrato. Di che cosa è il rappresentante questa glandola dorsale, che noi vediamo comparire *) Cf. Claus, Org. d. Phronimiden; in: Arb. zoo!. Inst. Wien, 1879, voi. 2, p. 91; e Grobben, Die Entwicklungs- geschichte der Moina rectirostrìs. III. Das Nackenorgan der Phyllopoden und einiger anderer Crustaceen ; in : Ari», zool. Inst, Wien, 1879, voi. 2, p. 258-263. 2) Claus, 1. e, p. 91-92. Glandola dorsale. 203 così presto nella formazione embrionale, e poi persistere tanto voluminosa per tutto il tempo clie il giovane Gammarino si trova avvolto nella membrana embrionale? Siccome ho già detto avanti (p. 1G6 e 168), varie sono state le opinioni emesse su questo argomento; giacché e Fritz Mììller trovò un ricordo della glandola in esame nel- 1' « Haftorgan » dei Cladoceri, e il Dohrn ed il Bessels espressero l'opinione che essa abbia il suo omologo nella spina dorsale della Zoea, mentre che I'Uljanin invece credette di vedere un certo rapporto fra la glandola dorsale delle Orchestie e la conchiglia dei Molluschi, per la ragione specialmente, che ambedue questi organi nascono per introflessione dell'ectoderma. Che anzi, non contentandosi di questa omologia, I'Uljanin, dall'aspetto di una sezione di un embrione abbastanza avanzato, nella quale si vede il vitello nutritivo e le cellule entodermiche un po' disordinate, vorrebbe pur concludere che forse 1' organo dorsale non è estraneo alla for- mazione dell' entoderma. Finalmente v' è l'ipotesi del Korotneff '), il quale, senza veramente avere fatto un' osservazione propria sullo sviluppo degli Antìpodi, ma fondandosi soltanto sulle cose dette dell' Uljanin, conchiude che 1' organo dorsale è di origine probabilmente entodermica, omologo coli' organo dorsale degT Insetti 8). Le apparenze di forma, e di struttura, ed anche in parte la maniera comune di origine, possono fino ad un certo punto giustificare e 1' omologia sospettata dal Mììller, e quella sostenuta dal Dohrn. Ma, intanto, volendo considerare la cosa anche più in generale, a me pare che si potrebbe vedere nella glandola dorsale eziandio 1' omologo dell' amnios degl' Insetti ; cioè il solo rappresentante di quell' omolog-ia che il Dohrn vorrebbe attribuire alla « Larvenhaut ». E le ragioni che m'inducono a concludere così sono di varia maniera. Prima di tutto l' origine dal margine della piastra embrionale, come le due pieghe del- l' amnios, e poi il suo migrare dal ventre al dorso nello stesso modo che quelle fanno. Né riesce d' ostacolo alla possibilità dell' omologia da me sostenuta, il fatto dell' origine pari dell' amnios negl' Insetti, e dell' impari della glandola nei Gammarini ; giacché e da una parte è noto come anche negl' Insetti sia svariatissima la maniera onde 1' amnios nasce e si svolge, e dall'altro non mancano nei Crostacei esempi di origine pari dell'organo del Meissner. In una serie di ricerche sull' origine dell' organo dorsale, istituite da me negl' Isopodi per cercare di risolvere la questione dell'omologia di questo- problematico organo, ho avuto l'occasione di vedere come nelle Neroeile l'organo abbia origine non da un solo cumulo di cellule, ma da due, situati l' uno a destra e 1' altro a sinistra del corpo, a poca distanza dalla piastra embrio- nale. E, ricercando una serie di embrioni, sono giunto a trovare tutti gli stadi della migrazione dei due accenni dell' organo, dalla periferia della piastra embrionale al dorso, dove in fine gli embrioni più avanzati nello sviluppo ne presentano uno solo, impari, risultato dalla fusione delle due metà migrate. Il Nusbaum3), per la Mi/sis chamaeleo, ha fatto osservazioni somiglianti. ') Korotneff, Die Embryologie der Gryllotalpa; in: Zeitschr. wiss. Zool., 1885, voi. 41. p. 582. 2) Come si sa, l'organo dorsale degli Insetti è il risultato dell' involuzione delle membrane embrionali; e quindi non ha niente di comune coli' organo dorsale dei Crostacei. 3) Jos. Nusbaum, Embryol. de Mijsis chamaeleo; in Ardi. Zool. expér., 1887, (2) voi. 5. p. 127, 163, e altrove. 204 Sviluppo. Pelle e sue appendici. D' altra parte si ricordi che nel caso delle Orchestie spesso si trova che l' origine dell' organo è piuttosto laterale che mediana, quasi che si potesse conchiudere che uno degli abbozzi laterali fosse mancato, e che l'altro lo avesse interamente sostituito. Ed è, secondo me, anche di grande importanza il fatto che, in conchiusione, la glan- dola dorsale nei Gammarini e negli Isopodi esercita, insieme alla « Larvenhaut », siccome appunto ha riconosciuto il Dohrn, lo stesso ufficio dell' amnios e del liquido amniotico dei Vertebrati. Non dico con ciò che non si potrebbe, nel caso in esame, trattare di semplice sostituzione di organi nello stesso ufficio, siccome la Biologia ce ne offre tanti casi ; ma è pur vero che da una parte : 1 .° la variabilità dell' organo negli stessi Insetti, dall' altra 2.° l'origine pari nelle Nerocile e nelle Mysis, 3.° la sua origine dal margine anteriore della piastra embrionale, e finalmente 4." la migrazione dal ventre al dorso, tutte queste considerazioni insieme riunite debbono far conchiudere come assai più verosimile 1' omo- logia appoggiata dai fatti, anzi che una sostituzione ipotetica. Circa all' ufficio della glandola dorsale è noto come il Meissner, che per il primo ebbe ad osservare tale organo nel Gammarus pulex, lo abbia considerato quale un vero micropilo, destinato all' entrata degli spermatozoi nell' uovo. Il Lav alette e tutti gli osservatori poste- riori negarono questo ufficio da micropilo, facendo notare 1' origine tardiva dell' organo, che per essi era anche pili tardiva di quello che le mie osservazioni me le abbiano poi dimostrato, giacché ne ammettevano la formazione nientemeno che dopo la comparsa delle appendici articolate, o al più contemporaneamente ad esse. Il Sars, pur rigettando l' ufficio di micropilo, vorrebbe che quest' organo, da lui intanto detto « appareil micropylique » , fosse destinato ad assorbire 1' umore versato nell' uovo. Per me, l'ho già detto, la glandola dorsale, omologa dell' amnios degl'Insetti, è un organo glandolare destinato a produrre il liquido interposto fra la « Larvenhaut » e la superficie dell' embrione. Confesso però che non sono riuscito a rendermi conto esatto della via che segue questo umore per entrare dalla glandola nel sacco. Le sezioni secondo i meridiani dell' organo non lo fanno capire ; e i preparati distaccati dagli aghi di dissociazione, o le sezioni tangenziali non mi hanno indicato con chiarezza la via che cercavo sapere. Forse, ma non me ne sono potuto convincere, esistono in giro, fra un prolungamento cellulare e l' altro, tanti piccoli fori, corrispondenti ad altrettanti punti in cui la cuticola non aderisce alle cellule ; forse pure, e ciò è più probabile, le code, o prolungamenti assottigliati delle singole cellule glandolari sono altrettanti condottini escretori, che vanno a sboccare nello spazio annulare compreso fra la superficie esterna della glandola e la cuticola, che s' inse- risce sulla parte ristretta di questo speciale follicolo glandolare. Origine della Cavità del corpo e del Tessuto connettivo. Ol •") CAPO IV. Origine della Cavità del Corpo, e Sviluppo del Tessuto connettivo. L' origine della cavità del corpo si deve riconoscere in quella specie di lacuna, che ho detto stabilirsi fra l' ecto-mesoderma primitivo, ed il primo inizio dell' entoderma, in seguito di una specie di screpolamene ( Tav. 51, Figg. 1-3). A misura che si defluiscono più chiaramente le varie parti, anche la cavità del corpo apparisce meglio, e più ampia. Ed infine, quando 1' intestino medio è definitivamente separato, e contemporaneamente sono pure molto avanti nello sviluppo le introflessioni dello stomodeo e del proctodeo, tutto intero il tubo digerente, dalla bocca all' ano, si trova liberamente sospeso in una cavità, che ha per suo confine esterno tutta la parete stessa generale del corpo, cioè l'ectoderma. In questa cavità, che così è nata per successiva scissione delle parti limitrofe, a poco a poco si vanno poi costituendo tutti i diversi organi che prendono origine dalle modi- ficazioni delle cellule dell' ecto-mesoderma, ovvero anche dalle pareti dell' intestino medio. Il Reichenbach ') nell' Astacus fluviatilis ha ricercato invano nel capo, e nel torace, le tracce della formazione di un celoma, o di una cavità del corpo segmentata, quantunque abbia veduto nei tagli trasversali una speciale divisione del mesoderma in masse disposte simmetricamente in corrispondenza degli abbozzi delle estremità, e forse destinate a dar luogo ai muscoli. Invece, in uno stadio relativamente molto inoltrato dello sviluppo, nella parte posteriore del corpo, ha trovato accumulato un numero notevole di cellule mesoder- miche, che si dispongono in grossi cumuli in corrispondenza dei segmenti, e fanno vedere un certo lume nell'interno. L'opinione dell' A. è che probabilmente queste cavità rappre- sentino 1' omologo di parti segmentate della cavità del corpo ; e spiega la loro comparsa tardiva, e limitata esclusivamente alla parte posteriore del corpo, con la considerazione che nella parte anteriore del corpo, che è pure la prima a formarsi, il processo originario venga ad essere disturbato dalla presenza dell' abbondante vitello nutritivo. Confesso che questa spiegazione non mi soddisfa, e tanto più in quanto che, immedia- tamente dopo, nello stadio successivo alle formazioni suddette, non si trova nulla più di somigliante. Ad ogni modo, per ciò che riguarda i Gammarini, e più specialmente le Orchestie, in cui pure P addome e la coda si sviluppano relativamente più tardi del torace, precisamente come nell' Astacus, io non ho trovato mai nulla che possa considerare come celoma segmentato 2), nello stesso modo che non ho mai veduto in esse segmentato il retto, che pure secondo il !) Keichenbach, Stud. z. Entwicklungsgesch. d. Flusskrebses, 1886, p. 118. -') Si noti che anche nelle Orchestie ai lati della parte posteriore del corpo il connettivo è molto abbondante (Tav 51, Fig. 22, et), e la cavità del corpo si forma per scissione {ps). 9QG Sviluppo. Muscoli. Reichenbach ') nell' Astacus si divide in sette segmenti, quanti sono appunto i segmenti posteriori del corpo. Invece, nel suo lavoro sullo sviluppo della Mysis il Nusbaum 2) con- chiude che la cavità del cuore « n' est pas une partie de la cavité secondaire du corps, comprise entre les couches parietale et viscérale du mésoderme, mais présente un reste de la cavité primitive entre 1' ectoblaste et la couche parietale du mésoderme » ; e per spiegare come questo sia avvenuto, dà una figura schematica che non si adatta per nulla a quello che si vede avvenire nelle Orchestie. Le cellule del mesoderma, originate in diversi punti fra i due foglietti, migrano in vari sensi, ovvero rimangono là dove sono nate. Quelle che migrano si vedono emettere prolungamenti di ogni forma, ed attaccarsi qua e là, agli organi vicini, e fra loro ; ovvero situarsi lungo i fasci muscolari per costituire le fasce involgenti, e i setti aponevrotici; ovvero finalmente adagiarsi lungo le masse nervose, e le pareti dell'intestino e delle sue appendici per costituire le così dette membrane proprie. Fra i vari setti merita speciale menzione quello che è stato detto « pericardico » , quantunque non sia precisamente tale da circondare il cuore, e piuttosto costituisca un largo sepimento, che, come in altri Artropodi, divide la cavità del corpo in una metà dorsale ed in una ventrale. Le cellule che si riuniscono per dar luogo a questo sepimento non differiscono per nulla dalle altre adiacenti (Tav. 52, Figg. 11-16, j>); ma sono tutte appiattite ed epitelioidi, e si sollevano tutte a grado a grado dalle pareti dell' intestino e dei sacchi epato-pancreatici 3). Nello stesso modo sono appiattite ed epitelioidi tutte le cellule, che si dispongono 1' una accanto all' altra sulle pareti dei vari organi, per formare le membrane proprie. CAPO V. Sviluppo dei Muscoli. I muscoli nascono in sito per 1' allungamento delle cellule mesodermiche in forma di fusi, con un nucleo nel mezzo. In generale è molto facile constatare lo sviluppo delle singole fibre da una cellula sola ; e 1' osservazione riesce più agevole prendendo ad esame gli embrioni poco lontani dall' epoca della schiusura, e ricercando soprattutto nei piedi addominali (Tav. 52, Fig. 26, m). Anche il cuore, nei Gammarini che hanno gli embrioni ') Reichenbach, 1. e, p. 99, t. 14, f. 217. -) Nusbaum, Arch. Zool. exp., 1887, p. 193, (2) voi. 5. 3) La Rossiiskaya, nell'ultimo suo lavoro (Bull. Soc. Nat. Moscou, Année 1890, p. 91), parlando dei derivati del mesoderma nella Sunamphithoe valida, chiama questo diaframma col nome di « cloison musculaire ». Ma né 1" istologia, né la fisiologia hanno finora dimostrata tale supposta natura muscolare. Sviluppo. Sistema nervoso. 2"7 abbastanza trasparenti, e qui si raccomanda specialmente il Microdeutopus grillotalpa, si presta molto bene per osservare l' allungamento delle cellule mesencliimatose in cellule mu- scolari, perchè le fessure valvolari sono sempre limitate da due di queste giovani fibre, disposte 1' una accanto dell' altra, ciascuna col suo nucleo nel mezzo, che poi viene pure a corri- spondere precisamente nel mezzo delle labbra delle fessure. Costituitesi e allungate le fibre, più tardi si ha il differenziamento in fibrille. Dove i muscoli debbono essere brevi, basta una sola cellula per formare mia fibra ; invece per dare una fibra muscolare lunga, concorrono molte cellule disposte l'una appresso dell' altra, e forse estremo contro estremo '). Intorno ai singoli fasci le cellule connettivali costituiscono il sarcolemma. Come si sa, ed anch'io altrove (p. 163) ho riferito, le pareti dell'ovario mancano
  • ) Reichenbach, Z. Entwickl. d. Flusskrebses, 1886, 1. e, p. 79. 2) Dello sviluppo del sistema nervoso degli Anfipodi discorrono anche le signore russe Pereyaslawzewa e Rossiiskaya; ma, sventuratamente, le loro osservazioni non si possono mettere a profitto, perchè si riducono quasi interamente a descrizioni e disegni di tagli fatti nel capo di animali, di cui non si sa determinare il grado di sviluppo generale del corpo. Ad ogni modo, da quel poco che posso argomentare dai disegni, ma non dalle descri- zioni, che queste io non arrivo a capirle interamente, le cose da me qui sopra esposte non sarebbero essenzialmente contraddette. 212 Sviluppo. Organi dei sensi. CAPO VII. Sviluppo degli Organi dei sensi. Lo sviluppo degli occhi, secondo che avea già detto il Rathke *), per le sue osservazioni nel- 1' animale vivo, e come ha poi confermato anche la Pereyaslawzewa 2) nelle sezioni, comincia in un periodo abbastanza inoltrato, cioè quando son già comparsi e segmentati tutti i piedi, sebbene l'embrione sia ancora ripiegato così che la futura superficie ventrale risulti convessa. Dopo che si sono costituiti i due grandi ammassi nervosi anteriori, effetto del primo differenziamento della piastra embrionale, i tagli trasversi e le dissezioni fanno vedere come non vi sia distinzione alcuna fra quelli che saranno gli occhi, e i lobi cerebroidi. Ma più tardi, quando ormai 1' embrione ha il dorso convesso, distaccando 1' ectoderma con le sue produzioni dall' intestino medio contenuto, si trova che fra il lobo cefalico e il futuro occhio si è stabilito quasi un distacco (Tav. 50, Figg. 7-16); il quale intanto è preceduto da una semplice solcatura. La parte distaccata periferica diverrà l' occhio futuro, insieme al ganglio retinico ; la parte rimasta, cioè la prossimale è il lobo cerebroide col ganglio ottico. Intanto, facendo dei tagli in ' senso trasverso nel capo in questo stadio, si trova che la fessura di sopra accennata, pur sempre rimanendo limitata sotto dell' ectoderma, nondimeno si approfonda nella massa nervosa primitiva in guisa che, in un certo stadio, nelle sezioni apparisce una cavità che si potrebbe scambiare con una vera invaginazione, spe- cialmente quando si esaminasse soltanto a livello delle sezioni disegnate nelle Figg. 12 e 13, se della Tav. 51. Ma che né l'ectoderma, né altra parte dell'embrione s' introfletta in nessun modo per dare quell' apparenza di cui ho parlato, è dimostrato evidentemente oltre che dalle preparazioni di tutto l' organo fatte mediante la dissezione ( Tav. 50, Fig. 16), anche dal- l'esame della sezione (Tav. 51, Fig. 14, se), in cui è capitato il principio della fessura. Separata così dal ganglio ottico la parte che è destinata a dare direttamente 1' occhio, osserviamo in essa un' altra modificazione, la quale si produce nelle cellule dell' ectoderma che sono verso la periferia del futuro globo oculare. Difatti questa porzione si vede a poco a poco inspessirsi ; e nei tagli trasversali, che passano per 1' asse principale dell' occhio (Tav. 52, Fig. 17, o), si modifica successivamente, come nell'adulto3), cioè in ipoderma, cellule cristallogene e cellule retiniche, derivanti queste ultime dal differenziamento di quelle cellule dell' abbozzo, che sono situate più verso la fessura. Or, confrontando le cose da me vedute con quelle che son descritte e figurate dalla Pereyaslawzewa 4), io non trovo molto accordo. Così p. es. l' A. parla di due prominenze 1) Rathke, Zur Morphologie. Reisebenierk. aus Taurien, 1837, p. 76. 2) Pereyaslawzewa, Développ. de Gammarus poecìlurus ; in: Bull. Soc. Nat. Moscou, 1888. 3) Cf. questa Monografia, p. 106, Tav. 46, Fig. 15. 4) Pereyaslawzewa, 1. e, p. 20-21. Occhi. 213 dell' ectoderma, che si formano « de deux còtés de la téte, en face de deux lobes contigua des ganglions céphaliques ; les sommets de ces proéminenccs s' introduisent dans la partie intérieure, y formant une grande dent ». E qui cita la sua fig. 88, oc, la quale dovrebbe servire, naturalmente, per far capire che cosa sia questa sporgenza dentiforme. Ma quella figura nulla dice. Né altro schiarimento si può ricavare da ciò che vien dopo, quando si legge : « Aux stades plus àgés les cellules de la conche externe de l' ectoderme, qui se disposent de deux còtés de 1' enfoncement mentionné, s' épaississant de plus en plus, affectenl une forme pyramidale (fig. 120, y). Les bases de ces pyramides sont tournées en dehors et leurs sommets donnent sur la partie dentiforme de 1' ectoderme, qui s' est élargie visi- blement. Cette dent affecte une forme triangulaire et 1' angle intérieur avance entre les deux lobs arrondis et contigus du cerveau (fig. 88, oc) ». Come si vede, torna di nuovo la stessa citazione della sporgenza dentiforme che rimase non spiegata. La mancanza assoluta di ogni traccia d'invaginazione nello sviluppo dell'occhio dei Gammarini è in completo accordo con le deduzioni fatte già dal Carrière '), in seguito del- l' esame comparativo dell' occhio dei vari Artropodi, quando citò il Gammarus, come esempio di quegli animali di questo tipo, i quali continuano a crescere anche dopo che sono arrivati allo stato d' imagine, e quindi rigettano spesso la cuticola del loro dermascheletro. In essi non si verifica quel che si vede negl' Insetti 2), cioè che la stessa cellula segrega il cono cristallino e la cornea; ma invece una parte delle cellule epiteliali embrionali si appro- fondano, e si trasformano- in cellule cristallogene, ed in sensitive, e il resto si dispongono in forma di membrana, che passa sull' occhio come ipoderma, producendo all' esterno la cornea per lo più liscia, ed all' interno una membrana basale. Perciò nei Gammarini l' occhio viene a trovarsi sotto della superficie del corpo, e può avere luogo la muda, senza che vi prendano parte le cellule cristallogene. Paragonando fra loro i diagrammi che il Watase 3) dà per dimostrare la probabile evo- luzione dell' ommatidio complicato dal più semplice ( e propriamente dell' ommatidio formato di tre strati di cellule, da quello rappresentato da una semplice introflessione della pelle, e quindi risultante di un solo strato di cellule), ed ammettendo il graduale approfondarsi degli elementi neuro-epiteliali, si vede che in sostanza 1' opinione dello scrittore americano è d' accordo con quella del Carrière di sopra citata ; vale a dire che egli pure spiega la mancanza d' invaginazione come un fatto di sviluppo abbreviato. E per me ancora l' ipotesi del Carrière e del Watase riesce molto soddisfacente ; ma mi sarebbe piaciuto di vederla confermata parimenti con qualche fatto dell' ontogenia. •) Carrière, Das Sehorgan der Thiere, 1885, p. 159. 2) Sulla struttura degli occhi degl'Insetti, tanto più complicata che quella degli occhi dei Gammarini, cf. specialmente la bellissima memoria del Ciaccio, Della minuta fabbrica degli occhi dei Ditteri, Bologna, 1880-1885. 3) Watase, On the Morphology of the Compound Eyes of Arthropods; in: Studies Biolog. Labor. Johns Hopkins University Baltimore, 1890, voi. 4, t. 35. 91 A Sviluppo. Organi dei sensi. Nondimeno, o che questa migrazione di alcune cellule dell' ectoderma dalla superficie negli strati sottoposti non si verifichi proprio negli occhi dei Gammarini, ovvero — caso anche questo molto probabile — che avvenga pure, ma che, intanto, sia di difficile osservazione nelle Orchestie, il fatto è che per me è stata vana ogni ricerca in proposito. E dirò insieme, come, dal vedere la moltiplicazione ordinaria per scissione delle cellule che compongono T abbozzo degli occhi, io sia indotto a credere che attualmente più che per novelle e ripetute migrazioni delle cellule ipodermiche superficiali, 1' occhio cominci e si aumenti per scissione degli elementi già derivati a loro volta da scissione radiale delle cellule dell' ipoderma '). Finalmente è d' altra parte da ricordare l' opinione del Parker circa al valore degli ommatidi dei Gammarus rispetto a quelli dei Decapodi. Confrontando la struttura di tali organi, si potrebbe ammettere, — e a me ancora la cosa non pare inverosimile, — che gli ommatidi degli Antìpodi siano in un certo modo più primitivi rispetto a quelli dei Decapodi, a cui essi avrebbero dato origine mercè la moltiplicazione delle cellule componenti delle varie parti. Così le due cellule cristallogene degli Antìpodi sarebbero divenute per scissione quattro nei Decapodi, e le cinque retinule sarebbero aumentate a dieci 2). Prima di schiudere dal guscio i giovani Gammarini presentano già un numero di cri- stallini abbastanza notevole, variabile, siccome s' intende, secondo il numero dei cristallini dello stato adulto. Per lo più sono 10, o poco meno, per lato, ed in questo io posso confermare per la maggior parte dei Gammarini del nostro Golfo le osservazioni del Rathke, che ne vide da 10 a 12 nell' Amphithoe pietà, e quelle del Bate 3) che ne trovò 8 o 10 nei Gammarus. Invece il Mayer 4) in una specie di Gammarino non determinata ne vide solo 7, preci- samente quanti (secondo le osservazioni di lui) sono costantemente i cristallini in tutti i giovani Caprellidi. Gli occhi, quando esistono, nell' embrione dei Gammarini comuni sono sempre due, uno per parte, anche nei casi, in cui poi nell'adulto se ne trova uno solo, come è appunto la condi- zione di molti Oediceridi. La fusione dei due occhi laterali in un solo unico mediano avviene per gradi, e solo nell' adulto si completa (Cf. p. 104); sicché non è raro trovare dei giovani ') Del resto, anche nell' ipoderma primitivo, da cui deriva poi il primo abbozzo degli occhi, è da credere che avvenga quello che in altri casi, cioè là dove non esiste inspessimento, si può osservare tanto più facilmente; ossia che ad aumentare il numero delle cellule che si accumulano al di sotto dell' ipoderma, contribuiscano non solo le cellule nate da scissione radiale degli elementi ipodermici superficiali, ma ancora qualcuno di questi stessi elementi ora nominati, il quale a poco a poco da superficiale migri verso l' interno. Ma questa invaginazione, se pure ancora esiste nell' ipoderma dell' occhio, certo non basta a spiegare tutta 1' attiva produzione di nuovi ommatidi. Così che l' ipotesi del Carrière, pur non perdendo nulla della sua probabilità, nondimeno rimane ancor sempre allo stato di semplice ipotesi. 2) G. H. Parker, The Histology and Development of the Eye in the Lobster; in: Bull. Mus. Compar. Zoo!. Harvard College, Cambridge, U. S. A., 1890, voi. 20, p. 56-58. 3) Bate, Brit. Edriophth.; in: Eeport Brit. Assoc. 1855, p. 29. •*) Mayer, Caprell., p. 122. Sviluppo. Apparecchio digerente. 9 1 K nella tasca incubatrice con gli occhi ancora separati. Del resto questa condizione si ritrova anche in altri Crostacei, come p. es. nelle Cume, dove l' ha veduto il Dohkn '), e nei Cla- doceri, secondo le concordi osservazioni dello Zenker2), del Leydig3), e del Grobben4). Nelle Ampelische 1' embrione presenta, anche nei più giovani stadi da me esaminati, sempre quattro occhi. CAPO Vili. Sviluppo dell' Apparecchio digerente. A. Formazioni dell' ectoderma. Prime a comparire nello sviluppo dell' apparecchio digei-ente sono le parti prodotte dall' ectodenna, le quali secondo la loro posizione si distinguono naturalmente in esterne ed interne. Le prime sono rappresentate dalle così dette « labbra » ; le ultime sono l' inte- stino anteriore ed il posteriore, cioè lo « stomodaeum » ed il « proctodaeum » . a. Labbra. (Tav. 49, Figg. 15 e 22; e Tav. 50, Figg. 12, 14 e 15). Le labbra cominciano a distinguersi nettamente solo quando lo stomodeo è già molti) avanti nella sua progressiva introflessione, e propriamente nello stadio in cui è avvenuta pure la scissione dell' occhio dal suo peduncolo gangliare, e le varie appendici del corpo, specialmente le antenne, hanno subito la prima loro segmentazione. Il labbro superiore prende origine dallo sporgere progressivo che fa tutta la parte anteriore del margine anteriore della bocca sopra dell'apertura boccale stessa. Come dimostrano le Figg. 8, 10, 11 della Tav. 50, questa sporgenza è da principio del tutto indivisa ; ma in seguito, a misura che il labbro si avanza sulla bocca, manifesta una specie di biforcazione, prima nella sua parte anteriore (Fig. 12), poi anche nella sua parte posteriore. Nondimeno nello stadio rappresentato dalla Fig. 14, la bifoi-cazione non è più distinta nella parte ante- riore ; invece nella parte posteriore il labbro apparisce bilobato, mentre ancora una stretta fessura mediana accenna ad una primitiva divisione in due parti. Neil' adulto ogni traccia di divisione è sparita. ') Dohen, Bau u. Entwickel. d. Cumaceen; in Jena. Zeitschr., 1870, p. 59 e 65. 2) Zenker, Physiol. Bemerk. li. d. Daphniden ; in: Ardi. Anat. Physiol., 1851, p. 113. 3) Leydig, Naturg. d. Daphniden, 1860, p. 36. 4) Grobben, Entwickelungsg. d. Moina redirostris ; in: Arb. zool. Inst. Wien, 1879, voi. 2, p. 242. Oi n Sviluppo. Apparecchio digerente. Il labbro inferiore comincia a distinguersi chiaramente un poco più tardi del labbro superiore, dal quale differisce pure per 1' origine pari, perchè, invece di cominciare da un abbozzo impari, nasce da un abbozzo pari, e propriamente si manifesta da principio sotto forma di due piccole eminenze, che si vedono sporgere ciascuna (Tav. 50, Figg. 12 e 13) dal lato interno e posteriore della mandibola corrispondente, ma così vicino all' inserzione di questa, che si potrebbe quasi essere indotti a credere che si trattasse di una vera pro- duzione dipendente dall' appendice ora nominata. Ma l' esame comparativo con le produzioni omologhe che si vedono comparire nelle forme embrionali o larvali degli altri Malacostraci, ci fa intendere subito che non si tratta già, neppure nelle Orchestie, di una dipendenza morfologica, ma solo di una semplice vicinanza accidentale '). Del resto, come si vede nelle Figg. 14 e 15 della Tav. 50, i due lobi originari del labbro inferiore, a misura che procede l' introflessione dello stomodeo, si avvicinano sempre più fra loro ed all' apertura boccale. La maniera di sviluppo dei paragnati, e la mancanza assoluta, anche nell' embrione, di gangli metamerici speciali, dichiarano affatto il loro valore morfologico, dimostrando, cioè, che non si tratta d' altro se non di semplici pieghe esterne dell' ectoderma, e non già di appendici vere del corpo, omologhe ai piedi. /?. Intestino anteriore. Quando 1' ectoderma deve cominciare ad introflettersi per formare l' intestino anteriore, vediamo che prima di tutto esso vi si prepara moltiplicando le sue cellule in vari punti di quella parte, che dovrà più tardi essere il margine della bocca. E questi inspessimenti, come si vede nelle Figg. 6-13 della Tav. 50, prima a contorni incerti, poi a limiti ben distinti, sono propriamente quattro, disposti in croce, cioè : uno anteriore, due laterali, ed uno po- steriore. L' inspessimento anteriore nasce immediatamente dietro del primo paio di gangli dell'embrione, cioè dei gangli ottici primitivi (Fig. 6*), un poco al davanti dei gangli delle antenne anteriori. I laterali (x) stanno fra i gangli antennali anteriori, ed i gangli an- tennali posteriori. E, finalmente, 1' inspessimento posteriore (s), il più tardivo fra tutti, nasce ( Fig. 7 ) alquanto innanzi ai gangli antennali posteriori. In questo modo tutto 1' abbozzo primitivo dello stomodeo si trova compreso fra i gangli ottici primitivi e i gangli antennali posteriori ; mentre i gangli antennali anteriori occupano le parti anteriori dei lati. Nondimeno a misura che lo stomodeo s' invagina, e che i singoli inspessimenti si ren- dono più spiccati, cambia anche la posizione relativa di questi. E già nello stadio rappre- sentato dalla Fig. 8 della Tav. 50, in cui non è neppure comparso 1' inspessimento posteriore, ma viceversa sono molto ben distinti i laterali e 1' anteriore, vediamo che ') Ho detto altrove (p. 23) degli abbozzi del labbro inferiore nelle larve di Euphausia. Nel nauplio disegnato dal Metschnikoff i due lobi sono già molto ravvicinati l' uno all' altro sulla linea mediana, ma in ogni modo stanno molto distanti dalle inserzioni delle mandibole; più tardi, secondo le figure del Claus ( Crustaceensystem, 1876, t. 1, f. 2 e 4), gli abbozzi sono più lontani fra loro, ma anche più ravvicinati alla base delle mandibole. Intestino anteriore. 217 quest' ultimo, il quale ha preso 1' aspetto ci' un arco ben netto, corrisponde co' suoi estremi non più avanti dei gangli antennali anteriori, ma allo stesso livello trasversale, anzi anche alquanto più indietro, mentre che gì' inspessimenti laterali non presentano alcuno sposta- mento rispetto alla posizione relativa che occupavano nell'altro stadio precedente (Fig. 7). Più tardi (Fig. 10) il margine anteriore dell'apertura boccale (q) è divenuto del tutto poste- riore ai gangli delle antenne anteriori, gì' inspessimenti laterali (x) son giunti quasi a livello dei gangli antennali posteriori, e finalmente l' inspessimento del margine posteriore («), divenuto anch' esso della forma d' un arco, trovasi del tutto dietro dei gangli antennali posteriori. E questo progressivo retrocedere dell' apertura dello stomodeo continua ancora negli stadi seguenti, siccome si vede specialmente nelle Figg. 13 e 15, dove, per rendere più evidente la posizione delle varie parti si è disegnato l' embrione, a cui è stato portato via il labbro superiore che cominciava a mascherare, anzi chiudeva quasi già tutta l' apertura boccale. Nella Fig. 13 le antenne posteriori sono del tutto laterali, ma il margine posteriore della bocca si trova dietro di esse; nella Fig. 15, in cui il ravvicinamento delle singole parti boccali, specialmente delle antenne e delle mandibole, è molto progredito, l'invaginazione dello sto- modeo è in buona parte dietro delle antenne. Lo stesso si vede, ed anche meglio, nella Fig. 16, che rappresenta la superficie ventrale rivolta all' intestino del corpo d' un embrione già ripiegato sul ventre, e corrispondente ad uno stadio molto vicino a quello che è dise- gnato nella Fig. 22 della Tav. 49. In quanto poi alla parte interna propriamente detta dell' invaginazione intestinale an- teriore, la stessa Fig. 16, ora citata, fa vedere come dapprima non si tratti d'altro, se non d' un semplice sacco terminato a fondo cieco, le cui pareti sono più o meno inspessite nei lati, o nei margini anteriori e posteriori, siccome si conferma nelle sezioni (Tav. 52, Figg. 1,2). Questo sacco intanto prolungandosi indietro, verso l' intestino medio, dopo che il contatto è avvenuto, non si limita già nel suo sviluppo, ma continua ancora ad avanzarsi più oltre, strisciando alquanto sulla superficie anteriore dell' intestino medio, fra questo e la catena gangliare. Contemporaneamente il fondo cieco si distende dalla parte dorsale in due pieghe trasversali per rendere così più ampia la superficie di contatto fra la parete dorsale dello stomodeo, e la ventrale dell'intestino medio (Tav. 52, Fig. 5). Nella Fig. 19 della Tav. 52 (che rappresenta la sezione del capo d'un embrione corrispondente a quello disegnato nella Fig. 24 della Tav. 49) si vede che lo stomodeo si è già piegato anche nella sezione ventrale, dando origine alla piega mediana corri- spondente. Descrivendo 1' apparecchio digerente dell' adulto, si è già parlato di uno speciale pro- lungamento dell' intestino anteriore, che si addentra nell' intestino medio, tanto che sembra che tutto lo stomaco chitinoso sia invaginato nell' intestino. Le sezioni trasverse e le lon- gitudinali di questo prolungamento, soprattutto nei giovani individui, dimostrano chiaramente che si tratta di una doccia, a doppia parete, e propriamente che in ultimo tutta la porzione dello stomaco invaginata nell'intestino si deve considerare come un sacco terminato poste- riormente a fondo chiuso, ma in tutta la sua estensione appiattito, e poi curvato a doccia, Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Goll'v. Neapel. Gamraarini. . «?- 9io Sviluppo. Apparecchio digerente. che ha la sua apertura rivolta verso il ventre ]). Chi esamina con attenzione i preparati per dissezione, e poi una seria completa di tagli trasversi, specialmente di un embrione presso a schiudere, ma prima che sia ancora aperto il passaggio fra la cavità dell' intestino anteriore e quella del medio, potrà rendersi conto interamente della forma e delle relazioni di tutto il prolungamento e convincersi pure che esso termina, nel suo estremo libero, a fondo cieco. Il Mayer considerò già bene questa doccia nelle Caprelle come una « Duplicatili-», ma, veramente, dal resto della sua descrizione non capisco interamente qual valore egli le attribuisca ; e propriamente se la consideri quale continuazione di tutta la parete dello stomaco chitinoso, ovvero solo di una porzione della medesima. Per conto mio, da quello che ho veduto nell' adulto e negli embrioni mi pare che si debba considerare questa doccia speciale come niente altro che l' omologo dorsale dell' altro prolungamento ventrale che ho detto (p. 122) formare la linguetta. In altri termini, come la linguetta non è altro se non un' introflessione dalla parte ventrale dello stomaco chitinoso dentro la cavità di questo, così pure la doccia di cui è qui quistione, è un' altra linguetta dorsale, risultante dall' estro- flessione della parete dorsale dello stomaco stesso 2). Con questa differenza nondimeno riguardo allo sviluppo, che la linguetta ventrale è molto piccola, e rimane in forma di sacchetto appiattito, ma piano, e la doccia invece si estende enormemente così in lunghezza, fino a penetrare molto profondamente dentro la cavità dell' intestino, come in larghezza, in guisa da non essere più compresa nella cavità dell' intestino medio, ed essere obbligata infino ad accartocciarsi. Data la sua origine e posizione dorsale, s' intende facilmente perchè l' incur- vamento deve essere tale che la doccia risultante abbia la sua apertura dal lato ventrale. Neil' embrione le due introflessioni di cui qui si tratta, cioè la linguetta e la doccia, compariscono piuttosto tardi. Ma prima si forma la doccia, la quale s' incontra già abbastanza sviluppata quando 1' embrione si trova presso a schiudere dal suo guscio. La Fig. 20, della Tav. 52 ne mostra la sezione trasversa. y. Intestino posteriore. L' invaginazione dell' ectoderma che dà luogo all' intestino posteriore avviene assai più tardi dell' invaginazione anteriore, cioè solo quando la piastra embrionale si è già completa- mente allungata sulla superficie dell' uovo, e tutti gli abbozzi delle appendici del corpo sono abbastanza sviluppati (Tav. 49, Figg. 15-17). Completata l'introflessione, essa ha la forma di un semplice tubo aperto da una parte, dove si costituisce così 1' orificio anale, e chiuso dall' altro, ma nondimeno così fatto che col suo fondo cieco rimane sempre addossato contro l' estremità posteriore dell' intestino medio. Anzi si osserva pure che col progredire dello ') La duplicità della parete, e 1' apertura della doccia dalla parte del ventre è stata scoperta dal Mayer nelle Caprelle. Cf. Mayer, Caprell., p. 150, t. 8, f. 5, e t, 9, f. 2. 2) Cf. le due figure semischematiche 29 e 30 della Tav. 52, dove è appunto accennata più semplicemente l' origine e la posizione delle due introflessioni. Intestino medio e suoi annessi. 219 sviluppo il fondo cieco dell' intestino posteriore si rende anche alquanto concavo, model- landosi in tal modo sull'estremità posteriore dell'intestino medio che esso accoglie in questa specie di concavità. La ragione meccanica di questo modellamento si deve forse ricercare nella diversa rapidità di sviluppo delle due parti, più lento nell' intestino medio, più rapido nell'intestino posterioi-e, che poi in ultimo si allunga considerevolmente, quando cresce anche la lunghezza di tutto 1' animale, e, specialmente, aumentano le dimensioni degli anelli ad- dominali. Aggiungerò che questo allungamento del retto è assai più rapido anche di quello dei tubi epato-pancreatici, che pure ci-escono anch' essi a così grande lunghezza. Quindi avviene che, mentre nell' embrione ancora racchiuso nel guscio i fondi ciechi epato-pancreatici giun- gono indietro fino a coprire 1' origine dei ciechi intestinali posteriori, invece nel giovane appena schiuso, ma dimorante ancora nella tasca incubatrice, i ciechi posteriori sono inte- ramente scoperti. Similmente si nota uno spostamento grandissimo della parte estrema del sistema nervoso gangliare. Il quale, siccome si vede nella Fig. 1, Tav. 52, da principio, fino a che le zampe non sono bene sviluppate, sta allo stesso livello del segmento del corpo a cui si riferisce, anzi nell' ultimo segmento, presso all' orificio anale, è tale che l' inspessimento ecto- dermico che ha dato luogo all' ultimo ganglio nervoso si continua direttamente coli' ectoderma che si è invaginato per formare 1' intestino posteriore. Ma in seguito, allorché è avvenuto il distacco definitivo del ganglio dall' ectoderma, questo così nella parte esterna della pelle come nell' interna del proctodaeum si allunga enormemente in confronto del sistema nervoso, che perciò resta molto indietro. B. Intestino medio e suoi annessi. a. Intestino. Virtualmente 1' intestino medio esiste fin da quando da principio si è costituito il bla- stoderma; ed è rappresentato da tutta la massa del vitello nutritivo, attraversata dal reticolo protoplasmatico che è in connessione con le cellule esterne che formano 1' ectoderma. Nondi- meno già nello stadio in cui sono unite alcune cellule per formare il principio della piastra ventrale, 1' esame delle serie dei tagli dimostra che la distinzione fra i due foglietti è avvenuta in alcuni punti, e nei vicini è bene avviata. E propriamente il distacco è com- pleto là dove le cellule cominciano a moltiplicarsi per dare gì' inspessimenti nervosi, ed è invece solamente avviato nelle parti intermedie o vicine. Anzi qui è facile vedere, come la delaminazione si verifichi mediante scissione delle cellule blastodermiche della periferia in due segmenti di grandezza e costituzione molto diversa: uno esterno piccolissimo depresso,, a contorni ben distinti, costituito interamente da protoplasma, con un grosso nucleo, vera cellula, insomma, che si unisce alle altre compagne vicine dell' ectoderma ; 1' altro interno assai più grande, di forma irregolare, anzi di forma indefinita, perchè determinata nel con- •oof) Sviluppo. Apparecchio digerente. torno soltanto dalla parte esterna, cioè dalla parte dell' ectoderma, ed invece fusa interamente dalla parte centrale col resto del vitello nutritivo. E questo grosso segmento solo in parte consta di protoplasma, cioè, e per breve tratto, dal lato periferico (dove è pure poco denso, non ostante che contenga aneli' esso un nucleo ben chiaro ), mentre che nel resto verso la parte centrale manda tanti prolungamenti ramificati, che si vanno insinuando nella massa non differenziata del vitello nutritivo. Così dalla superficie ventrale verso la dorsale, e dal capo verso la coda, a poco a poco la delaminazione si va estendendo, nello stesso tempo che, nelle parti prima separate, l' ec- toderma va prendendo la sua forma e posizione definitiva. L' ultima parte a distaccarsi è il tratto del dorso fra 1' organo dorsale e la coda, dove la delaminazione si può vedere ancora in atto, quando, nello stadio rappresentato dalla Fig. 23, della Tav. 49, 1' embrione è già curvo sul ventre, e questo si è ristretto completamente, fondendo insieme le due metà simmetriche della catena gangliare, e tutte le appendici sono completamente segmentate. In questo ultimo stadio della delaminazione spesso occorre di trovare fra i due foglietti em- brionali, ormai definitivamente formati, dei tratti protoplasmatici comuni che uniscono fra loro le cellule dell' uno con quelle dell' altro, e possono considerarsi come indizio che l' origine comune delle cellule riunite sia da una cellula sola (Tav. 51, Figg. 22, 23). Isolato interamente 1' entoderma, l'intestino medio è completo, ed ora forma un corpo ellissoide, che nondimeno presenta tre fosse superficiali, due agli estremi per lo stomodeo ed il proctodeo ed uno nel mezzo dal lato dorsale, per accogliere l' organo del Meissner. ( Tav. 50, Figg. 18-19). Negli embrioni vivi trasparenti, e più tardi nei giovani tratti dalla tasca incubatrice, è interessante seguire i diversi stadi della digestione della sostanza vitellina contenuta nel- 1' intestino e nei diverticoli epatici, dove quel processo si manifesta così per la diminuzione progressiva della quantità, come per la differenza consecutiva del colorito. Da principio, quando i sacchi epato-pancreatici non sono ancora comparsi, l' intestino esaminato per luce trasmessa, ha 1' aspetto d' un sacco riempiuto di piccole perle, a cagione delle molte gocce di grasso che contiene ; ed è pure diversamente colorato secondo le specie. Ma più tardi, a misura che procede 1' estroflessione dei ciechi suddetti, il colore e l' aspetto del contenuto intestinale si va rendendo sempre più uniforme e sbiadito, e per contrario nelle estroflessioni, insieme alla gran moltitudine di gocce grasse contenute, si conserva ancora la tinta caratteristica, ed un grado di opacità relativamente notevole. Nei preparati coloriti alla maniera ordinaria, la parete dell' intestino medio si presenta sottilissima, e limitata in tutte le parti da cellule nucleate, che, vedute dalla superficie esterna, hanno l'aspetto d'un epitelio poligonale, mentre che nel taglio trasverso sono molto depresse, con protoplasma tutto bolloso. Intanto poco dopo la separazione dell'ultima parte dorsale dell' entoderma, le cellule di questa membrana, appunto nell'ultimo tratto che si è separato, sono un po' più gonfie del resto, e talora anche a dirittura sferiche (Tav. 52, Fig. 1, #), ed infossate dentro della cavità dell'intestino (Tav. 52, Fig. 4, x). In vari casi si vede pure 1' ectoderma prendere parte a questa specie di proliferazione cellulare in Fondo cieco pilorico. Ciechi epato-pancreatici. 221 corrispondenza della linea media del dorso; come pm-e si nota che fra le due membrane, in quel tratto mediano suddetto, esiste una specie di adesione (Tav. 52, Fig. 3, y), prodotta da un cemento che è interposto fra le singole cellule, ma non uniformemente, quasi che sia una maniera speciale di sostanza albuminoide, mista a qualche goccia di grasso. Così almeno si può conchhidere dai preparati coagulati col sublimato bollente, e poi induriti con alcool e rischiarati con essenze; giacché, nel luogo indicato, insieme alle cellule, si vede una sostanza amorfa e bollosa. Molto probabilmente questa speciale adesione è il residuo del blastoderma primitivo, in quel punto non ancora diviso per delaminazione nei «lue foglietti embrionali '). /?. Fondo cieco pilorico. Il fondo cieco pilorico, più che una vera estroflessione dell' intestino medio, si può dire, invece, che rappresenti il tratto anteriore dell' intestino stesso, in parte atrofizzato, in parte modificato in guisa da prendere per la costituzione delle sue pareti 1' aspetto glandoliforme. Per intendere meglio come vanno le cose, giova cominciare l'esame dalla Fig. 1 della Tav. 52. nella quale si vede che l' invaginazione dello stomodeo non entra direttamente nel mezzo del fondo cieco anteriore dell' intestino medio, ma invece gli scorre disotto, fra esso e le coppie dei gangli che daranno origine con la loro fusione al ganglio ipogastrico. Per tal modo il fondo cieco anteriore suddetto dell' intestino medio viene calcato sempre più verso il dorso, a misura che le pieghe dello stomodeo vanno prendendo maggiore sviluppo. Ed in ultimo tutta la parte anteriore del cieco, successivamente compressa, si riduce a minimi termini, sotto forma di un tubo cilindroide, o claviforme (Tav. 52, Fig. 22, fcp), le cui cellule, intanto, divengono ricche di protoplasma. y. Ciechi epato-imncveatici. Tosto che si è compiuto il distacco dell' ectoderma dall' entoderma, 1' intestino medio comincia a formare i tubi epato-pancreatici , verso' il quarto anteriore dell' intestino medio, dai lati della faccia ventrale, in guisa di due piccole bozze, che poi a poco a poco s' allungano verso dietro, costituendo due bisacce, e finalmente due sacchi cilindrici, ma coi fondi ciechi conici. Da principio la larghezza dell' intestino è maggiore di quella di ciascuno dei fondi ciechi ; ma ben presto il diametro si rende eguale, e finalmente 1' intestino apparisce molto più ristretto dei ciechi epatici. Naturalmente, facendo dei tagli di un embrione, in cui i tubi epato-pancreatici siano in un grado di sviluppo pari, od anche inferiore a quello rappresentato nella Fig. 19, della Tav. 50, si troverà che nella parte anteriore, là dove esiste il tratto comune all' intestino e ai due diverticoli, la sezione prende l'aspetto della Fig. 11, nella Tav. 52, vale a dire ') Cf. anche a p. 232. 999 Sviluppo. Apparecchio digerente. che mostra la presenza di tre docce longitudinali. Invece nella parte posteriore del corpo, o nella media, ossia in generale, dietro il livello dello sbocco delle appendici, le tre docce cedono il posto a tre veri tubi, che sono 1' intestino, e i ciechi epato-pancreatici. Chi esamini una preparazione di tutto 1' intestino ottenuto per dissezione di un embrione nello stadio rappresentato dalle Figg. 22-24 della Tav. 49, non ha nessun dubbio sopra la sem- plicità dell' origine delle appendici in esame, nella maniera che qui sopra ho esposto. Eppure la Rossiiskaya, parlando dello sviluppo dei « sacs hépatiques » nelle Orchestie, o-iuno-e a conchiudere che « sur le sac intestinal dans toute sa longueur apparaissent trois enfoncements en forme de gouttières, dont deux se trouvent sur la face dorsale de l' embryon et une sur celle du ventre. Ces gouttières apparaissent d' abord dans la partie abdominale du corps et montent peu à peu vers la tète. Les deux gouttières dorsales, s' enfoncant peu à peu dans 1' intérieur, découpent, pour ainsi dire, l' intestili proprement dit du sac intestinal. La gouttière ventrale partage le reste du tube intestinal en deux sacs hépatiques. Les coupes d' un seul embryon de ce stade donnent la possibilité de suivre graduellement tout le pro- cède de la division du tube intestinal en trois parties-deux sacs hépatiques et 1' intestili moyen » . Certo 1' errore affermato dalla Rossiiskaya ') per le Orchestie è simile a quello che la Pereyaslawzewa ha prima fatto pel Gammarus poeciluriis, e poi per le Caprelle, e dipende sempre in parte dalla circostanza, che si è voluto giudicare di un embrione, sol- tanto dalle sezioni senza eseguire delle dissezioni, ed in parte che si è trascurato di fare i necessari confronti fra i vari gradi dello sviluppo 2). — Quando, come avviene appunto nelle Orchestie e nella massima parte dei Gammarini, i tubi epato-pancreatici sono quattro, ai due tubi di cui finora si è detto seguono assai più tardi anche gli altri due. Le Figg. 20 e 21 della Tav. 52 corrispondono a due sezioni quasi successive di un giovane di Orchestia appena schiuso dall' uovo ; e fanno vedere che la seconda coppia dei tubi epato-pancreatici ( cepi ) ha origine da un' estroiìessione che ha luogo rispettivamente in ciascun lato dalla parte inferiore ed interna. In quanto alla parete dei ciechi epato-pancreatici, essa per lungo tempo risulta inte- ramente di cellule relativamente molto grandi ed altre con protoplasma tutto bolloso, il quale appena si può dire che abbia limiti precisi dal lato rivolto verso il centro, tanti sono i sottili prolungamenti che invia verso 1' interno, residuo a quanto pare della rete pro- toplasmatica delle cellule entodermiche primitive. Così nelle appendici dell' intestino riesce molto chiaro il dimostrare che 1' origine della cavità del tubo digerente si trova nella fusione delle estremità centripete delle cellule entodermiche. Io non dubito che una maniera di ') Rossiiskaya, Développ. d' Orchestia liltorea; 1. e, p. 573. •) Del resto la descrizione data da questa signora, non differisce essenzialmente da quello che sull' Oniscus murarius ha pubblicato il Bobretzky ( Zeitschr. wiss. Zool., 1874, voi. 24, p. 189 e segg. ). Il Nusbaum (Zool. Anz., 9. Jahrg., 1886, p. 455 ) avrebbe, con qualche piccola modificazione, confermate le osservazioni del Bobretzky ; invece il Reinhard (Zool. Anz., 10. Jahrg.. 1887, p. 12) sostiene che i sacchi epatici nel Porcellio scaber, cominciano quali estroflessioni dell' intestino medio. Nondimeno la mancanza di figure non mi fanno intender chiaro come veramente ha veduto il Reinhard che questo sviluppo avvenga. Ciechi epato-pancreatici. Ciechi posteriori. 223 fusione del tutto simile a quella ora descritta per le estroflessioni epato-pancreatiche abbia luogo anche pel vero intestino; nondimeno, forse per la rapidità con cui il processo del hi fusione si opera nel tubo suddetto, non mi è riuscito di accertarmi direttamente della cosa. Intanto credo che l'apparenza bollosa delle cellule, di sopra accennata anche nell'intestino, sia un chiaro indizio della verità dell' identità ammessa '). Come si vede nelle Figg. 20-22 della Tav. 52, e come era d' altra parte da aspettarsi in generale, le cellule della parete gemmificante delle estroflessioni epato-pancreatiche, quando danno origine al secondo paio di ciechi, e le pareti stesse di queste nuove appendici, sono assai più turgide di protoplasma delle cellule solite. Simile turgidezza nelle cellule si trova anche nella parte posteriore dei ciechi principali, destinata appunto ad accrescere le ap- pendici in lunghezza. d. Ciechi posteriori. La comparsa dei ciechi intestinali posteriori avviene solo quando il fondo cieco dell' in- testino medio si è incontrato con quello dell' intestino anteriore, anzi solo quando la con- nessione fra le due membrane incontrate è divenuta abbastanza intima, così da non permettere più una vera distinzione fra le due. L' estroflessione, così nelle Orchestie, dove 1' ho esa- minata nei preparati colorati artificialmente, come nel Gammarus index e nel Microdeutopus gryllotalpa, in cui l' ho veduta nel vivente, comincia precisamente dal punto di contatto delle due membrane che costituiscono rispettivamente il fondo cieco dell' intestino medio e del posteriore, contatto talvolta giunto a tale stato di fusione, che non si saprebbe decidere con certezza se 1' origine dei tubi sia dall' ectoderma dell' intestino posteriore, ovvero dal- l' entoderma dell' intestino medio. Nondimeno ogni dubbio è tolto nei casi in cui riesce d' incontrare nei tagli uno stato di fusione non molto avanzata, vedendosi ivi come le due estroflessioni che danno poi origine ai ciechi posteriori siano effettivamente dovute al fondo cieco dell' intestino medio. E la cosa è confermata anche da quest' altra circostanza, che talvolta mi è capitata, cioè dal vedere che, pur essendo ancora chiusa la membrana che fa da setto fra 1' intestino medio e il posteriore, cioè quella clie risulta dalla fusione del fondo cieco del mesenteron con quello del proctodaeum, nondimeno qualche goccia di grasso era passata dall' intestino medio nelle appendici di cui si discorre. Raramente riesce di vedere con chiarezza le estroflessioni isolate con la dissociazione (Tav. 52, Fig. 24, cp). Come è noto i giovani usciti dal guscio rimangono ancora per qualche tempo nella camera incubatrice, protetti e sostenuti dalle lamine fotorie. Chi esamini il loro tubo inte- stinale in queste circostanze lo troverà quasi sempre riempito di una certa quantità di ') La struttura areolare delle cellule intestinali ed epatiche è descritta e figurata anche dalla PebeYASLAWZEWA e dalla Eossiiskata, quantunque in maniera un po' più schematica, e senza accennare al significato morfologico che si può ad essa attribuire. 224 Sviluppo. Apparecchio circolatorio. materiali fecali, risultanti di detrito di materiale esterno introdotto con la deglutizione. Il Rathke, avendo veduto invece 1' intestino contenere una sostanza finissimamente granulosa, incolore, e semitrasparente, la credette « vermuthlich eine von den Wanden der Bruthohle abgesonderte, von den Jungen verschluckte und verdaute Fliissigkeit » '). Senza dover ricorrere ad una secrezione di liquido dalle pareti della cavità incubatrice, basta a spiegare la pre- senza di materiali estranei nell' intestino dei giovani il fatto che questi, appunto per la posizione in cui si trovano nella tasca incubatrice, ricevono continuamente notevoli cori-enti d' acqua dall' incessante movimento respiratorio dei piedi addominali. CAPO IX. Sviluppo dell' Apparecchio circolatorio. La formazione del cuore comincia molto tardi, cioè solamente quando il giovine Garn- marino è quasi completato nelle sue parti esterne, e poco tarderà ormai a rompere il guscio per vivere una vita libera. Fino a che 1' ultimo segmento dei piedi non è ancora acuminato per formare l'unghia, nessuna traccia si vede sul dorso che accenni alla formazione del vaso dorsale. Del resto, giunto il momento opportuno, la costituzione del cuore riesce facile mercè le varie cellule mesodermiche che vanno migrando fra 1' ectoderma e 1' entoderma. Io, almeno nei numerosi tagli che ho fatto in tutti i sensi degli embrioni che erano in uno degli stadi fra quelli rappresentati nelle Figg. 22 e 24 della Tav. 49, appunto cioè quando il cuore si deve formare, non ho veduto mai altro se non sole cellule mesodermiche, o liberamente migranti nella cavità interposta fra 1' ectoderma più o meno inspessito e l' en- toderma, ovvero fisse co' loro prolungamenti filiformi in parte alla membrana ectodermica, in parte alla parete dell' intestino. E queste cellule le ho vedute sempre sparse indiffe- rentemente qui e là, non in masse aggruppate speciali, indipendenti, e tanto meno in masse dipendenti dalle due membrane vicine, che si potessero considerare come destinate esclu- sivamente, o anche solo in parte, alla formazione del cuore. Invece, tutt' insieme, nei tagli trasversali dello stadio della Fig. 24, nella Tav. 49, si vede, fra 1' ectoderma e l' intestino, comparire un circolo costituito da cellule molto depresse \ mentre che nei tagli longitudinali, dove si può osservare la parete di fronte, le cellule in esame appariscono in certi punti poligonali, in altri per nulla differenti dalle cellule san- guigne vicine o contenute. Ed in conseguenza si deve conchiudere, che sono appunto questi elementi quelli, che in parte formano i globuli sanguigni, ed in parte, riunendosi insieme, danno origine al tubo cardiaco Tav. 52, Figg. 11-14, e). Simile maniera di derivazione si deve ammettere pure che abbiano le due aorte. ') Rathke, Zur Morphologie. Eeisebemerk. aus Taurien, 1837, p. 81. Cuore. 225 L' osservazione degli embrioni trasparenti vivi non permette
  • "> I. 228 Sviluppo. Apparecchio riproduttore. tutte le appendici articolate del corpo, e sono già comparse le prime setole alle estremità delle antenne. I primi accenni da me veduti non li lasciano distinguere dalle cellule delle pareti dell' intestino medio, o delle sue appendici epato-pancreatiche, a cui aderiscono, a destra ed a sinistra, in guisa che io credo di potere assicurare che la loro origine è entodermica. Del resto vicino alle cellule dagli abbozzi degli organi riproduttori se ne trovano pure di quelle che sono certamente connettivali, e formeranno dei sepimenti della cavità del corpo, ovvero delle fasce di protezione all' intestino o agli stessi organi riproduttori. Natu- ralmente là dove 1' abbozzo è più staccato dal resto dell' intestino, esso dà più l' impressione di un organo d'origine mesodermica (Tav. 52, Fig. 16); ed invece nei punti in cui la for- mazione dell' abbozzo è appena iniziata, la derivazione dalle cellule parietali dell' intestino medio con cui si confondono, riesce più evidente (Tav. 52, Fig. 15). Profittando della circostanza che gli abbozzi non si formano contemporaneamente in tutta la loro estensione, ciascuno può convincersi della maniera suddetta di origine delle cellule sessuali coli' esame delle serie delle sezioni di uno stesso individuo. Fin da principio 1' abbozzo è pari, uno a destra della superficie dorsale dell' intestino, o delle appendici epatiche, e 1' altro a sinistra ; come pure fino da principio è rappresentato da un ammasso allungato in cui sono disseminati molti nuclei (Tav. 52, Fig. 16*), senza alcun accenno a cavità centrale, che, d' altra parte, manca pure affatto nell' animale adulto. Invece la Rossiiskaya '), pur ammettendo prima l'origine delle glandole sessuali da cellule distaccate dalla parete dorsale dell'intestino, descrive e figura degli ammassi cellulari che diverrebbero cavi. Se è permessa l'interpretazione delle figure pubblicate da altri, io vorrei dire che i disegni a cui ora ho accennato, lungi dal rappresentare gli abbozzi del sistema riproduttore, corrispondono invece niente altro che alla sezione dei ciechi intestinali poste- riori, cioè ai così detti « tubi del Malpighi » . Non ho potuto vedere 1' origine embrionale del condotto eiaculatore o dell' ovidutto. II Reichenbach 2) per l' Astacus ha trovato 1' origine delle glandole genitali in uno stadio dello sviluppo relativamente molto inoltrato. Nessun accenno di organi riproduttori è dato dal Bobeetzky per 1' Oniscus. Ed in generale per tutti i Crostacei, di cui si è studiata l' embriologia, anzi per tutti gli Artropodi, e direi perfino per tutti gli animali, si parla sempre della formazione degli organi riproduttori come di un fatto che si verifica soltanto molto tardi nello sviluppo dell' animale per uova. Il caso di un abbozzo così precoce come nella Moina, dove secondo il Geobben 3) si potrebbero distinguere delle cellule genitali già fino nei primi stadi della segmentazione dell' uovo, resta quindi del tutto isolato. Tuttavia a me pare che né dalle figure né dal testo del Grobben, si può conchiudere che le cellule da lui dette genitali siano degli elementi destinati davvero a dare 1' abbozzo riproduttore. 1) Eossiiskata, Développ. d'Orchestici lìttorea; 1. e, p. 573, t. 17, f. 51-53. 2) Eeichenbach, Studien z. Entwicklungsgesch. d. Flusskrebses, 1886, p. 120. 3) Geobben, Die Entwicklungsgesch. d. Moina reclirostris ; in: Arb. zool. Inst. Wien, 1879, voi. 2. Conchiusioui e confronti. 229 Né F altra singolarità ammessa dal Grobben a questo riguardo, cioè che l' abbozzo genitale della Moina prima sarebbe unico e poi si scinderebbe in due, trova riscontro in altri Cro- stacei, dove piuttosto si hanno esempi di organi prima pari, che poi si fondono in un organo impari. CAPO XII. Conchiusioui e Confronti. A. SSvlIIìx formazione elei foglietti embrionali. Chi voglia intraprendere lo studio dello sviluppo di un animale con le idee precon- cette delle teorie in voga, siano queste anche le teorie della « Gastraea » , o del « Coeloma » , ovvero quelle del « Mesenchyma » , o del « Parablasto » , rischia, a , mio parere, nella maggior parte dei casi di vedere non come sono le cose in natura, ma come dovrebbero essere, se la teoria favorita fosse esatta. Si fa presto, chi non lo sa? soprattutto nell'interpretazione dei tagli, ed ora specialmente che la smania di far sezioni ha fatto quasi dimenticare il Insogno delle dissezioni, a interpretare un taglio nella propria maniera. Basta vedere una cellula che sporga un poco più in qua o un poco più in là ; al resto supplisce la buona volontà dell'osservatore, e la sua teoria. Tutto divien chiaro come il sole. La matita del- l' embriologo, artista e poeta, schematizzando ed abbellendo, aggiungendo e togliendo sapien- temente, crea un bel disegno, a cui si fa dire tutto quello che si vuole. Non già, intendiamoci bene, che io voglia con questo che dico negare ora qui 1' im- portanza delle teorie. Tutt' altro ! Sono anch' io tra quelli che riconoscono, come appunto la vera importanza degli studii consista nel sapere collegare i fatti conosciuti, e coordinarli secondo un principio unico generale, che li comprenda insieme, tutti. Ma per far questo è necessario prima di ogni altra cosa osservare bene i fatti : e poi, dopo l' osservazione, cer- care se il coordinamento è possibile, e quale sia la teoria, fra quelle note, che può ricevere dai nuovi fatti osservati nuova dimostrazione di verosimiglianza. Che se la teoria non spiegasse i fatti, converrebbe senz'altro conchiudere, che è tanto peggio per essa; oppure, almeno, bisognerebbe che il naturalista ne cercasse un' altra, che si adattasse meglio, o almeno che egli modificasse qualcuna delle già esistenti. E se la nuova teoria non sapesse inventarla l'osservatore, o non volesse inventarla, ad ogni modo pur converrebbe che ei rispettasse la genuinità delle osservazioni sue; e, non potendo adattare la teoria ai fatti, non si tormentasse però per adattare i fatti alla teoria. Così è che, dominati dall' idea delle teorie della « Gastraea », tanti hanno voluto vedere coli' Haeckel sempre, o quasi sempre, la formazione di una gastrula anche negli Artropodi, 0 9Q Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. sia poi questa una « discogastrula », o sia un' « amphigastrula » ; nello stesso modo che, più tardi, altri, sedotti dalla semplicità della teoria del « Coeloma », parlano di « entero- celismo » in tutti gli Artropodi. Or esiste, o non esiste, una gastrula negli Artropodi ? Ed è questa limitata soltanto ai Crostacei, o si trova anche nei Tracheati ? Ed è dessa una gastrula che nasce per inva- ginazione, o dipende da epibolia, od è effetto di delaminazione ? 0 dobbiamo dire che la origine della gastrula varii secondo i diversi casi ; o, almeno, che si debba distinguere il caso dei Crostacei da quello degl'Insetti? E come ha origine il mesoderma? Ed è esso un mesoblasto, o un mesenchima? E sono poi davvero enterocelici gli Artropodi, siccome vorrebbero i fratelli Hertwig? E come si deve considerare il vitello centrale, e i nuclei che tanto spesso questo contiene nel suo interno? E rappresenta il vitello tutto intero 1' entoderma, o ne è solo una parte ? E i nuclei son nati là dove li troviamo, o sono migrati dalla periferia? Ovvero, viceversa, i nuclei migrano dal centro alla periferia; o avviene la migrazione e nell' uno e nell' altro senso ? Io non ho 1' intenzione di agitare qui tutte queste quistioni, che il luogo non vi è opportuno ; ma, intanto, non ho potuto fare a meno di accennare ad alcune di esse nel- T esame dello sviluppo dei vari organi dei Gammarini. Perchè, mentre da una parte conviene pure che si parli di queste teorie, ora che tutti le discutono, dall' altra le scarse notizie che si son raccolte ultimamente sullo sviluppo degli Antipodi, son tutte più o meno date sotto la preoccupazione delle idee preconcette, derivanti dallo studio delle opere del- l' Haeckel e degli Hertwig. Anch' io, perchè non dirlo ? da principio, nelle mie osservazioni sullo sviluppo dei Gammarini, cercavo di spiegarmi i vari fenomeni e con la « Gastraea » dell' Haeckel, e col « Coeloma » degli Hertwig. E mi son provato, ma non son riuscito, a vedere se mai avea dinanzi agli occhi una gastrula per invaginazione, che l' affinità degli Antipodi coi Decapodi mi poteva far sospettare. E, poiché un'invaginazione nelle Orchestie non v'è1), pensai alla gastrula epibolica; che mi pareva di vederla questa nella piastra embrionale delle Orchestie, la quale a poco a poco si va distendendo sull'uovo, e tutto lo ricopre. Ma poi più tardi ho dovuto rinunziare anche alla gastrula epibolica, e mi son convinto che si tratta niente altro che di una semplice delaminazione, di quella tale delaminazione che una volta era tanto in onore, e poi fu abbandonata quasi generalmente. Dicono che 1' osservazione la chiarì ') So bene come l'esperienza ogni giorno ci dimostri l'esistenza di tanti fatti nuovi che nessuno avrebbe mai immaginati, anzi di tanti che finora si reputarono impossibili; ma pure credo che non sia degno d'uomo d'intelletto il fare una concessione completa alle richieste dei preconcetti delle teorie. Così non posso accordarmi, almeno per le Orchestie, col Graber quando dice: « Den Umstand, dass die vielfach als Gastrulation bezeichnete Invagination bisher so selten sicher beobachtet wurde, erklàre ich mir dadurch, dass das Stadium der offenen Einne meist sehr rasch voriibergeht ». ( Cf. Veit Grader, Ueber die primitive Segmentirung des Keimstreifs der Insekten; in: Morph. Jahrb., 1888, voi. 14, p. 354). E perchè non potrebbe davvero mancare l'invaginazione là dove non è stata finora osservata? Se la teoria della gastrulazione ne soffre, pazienza! Si cerchi un'altra teoria. Sulla formazione dei foglietti embrionali. 931 falsa; ed io non starò certo qui a difenderla, per gli embrioni di animali sopra cui non ho osservazioni proprie, e nei quali dicesi pure, che trattasi invece sempre, meno pochis- sime eccezioni, d'introflessioni e di estroflessioni del foglietto blastodermico primitivo. Ma nei Gammarini la delaminazione esiste, ed evidentemente : anzi, se debbo esprimere la mia impressione, personale sulla quistione, in generale, dell' esistenza della delaminazione in altri casi, affermerò, come io creda pure, che la maggior parte delle « discogastrule » . e delle « perigastrule » dell' Haeckel, siano con molta probabilità precisamente altrettanti esempi di questo processo speciale di originarsi dell' entoderma, voglio dire veri esempi di delaminazione. Intanto se grandi sono i dubbi che m'ispira la « Gastraea-Theorie », applicata allo sviluppo dei Gammarini, maggiori anche sarebbero quelli che incontrerei nelle mie osserva- zioni, quando volessi chiarirle con la « Coelom-Theorie », e con la « Mesenchym-Theorie » degli Hertwig, o con la « Parablast-Theorie » dell' His. Poiché, se invaginazione non v'è, non v'è, dunque, neppure bocca primitiva; e senza protostoma come si fa a riconoscere l'origine del mesoderma, che deve poi considerarsi come enterocele? E vero che in tale circostanza potrebbe aiutare un po' anche me l'immaginazione, siccome ne aiuta tanti, e farmi considerare come bocca primitiva quella che sarà la bocca definitiva, o, se non vogliamo giungere ancora fino allo stadio dell' invaginazione dello sto- modeo, riguardare come « Urmund » il punto, in cui si sarebbe formata la bocca, se 1' in- vaginazione avesse avuto luogo; ma confesso che non so aver la fede di supporre come avvenuto ciò che non ho veduto avvenire. E poi sarebbe pur necessario vedere il « me- senterio dorsale », che, secondo i fratelli Hertwig, si trova in tutti gli Artropodi, e che per conseguenza dovrebbe trovarsi anche negli animali da me osservati ; mesenterio, che, quantunque transitoriamente, pui-e dovrebbe riunire sempre nell'embrione l'intestino alla parete del corpo : « Freilich ist die durch das Mesenterium bedingte unvollstandige Trennung der Leibeshohle in eine linke und rechte Halfte nur von kurzem Bestand, indem sie schon wahrend des embryonalen Lebens wieder verloren geht » '). Ma, eppure! io l'ho cercato molto e in ogni stadio questo mesenterio; e, per quanto transitorio, se ci fosse stato davvero, 1' avrei veduto anch' io nei Gammarini 2). Da ultimo la maniera come vedo nascere le cellule del mesoderma per distacco delle cellule una alla volta dalle parti già formate dell' ectoderma e dell' entoderma, od emigra- zione successiva in questa o in quella parte per la formazione delle fibre muscolari, del sangue, o del connettivo, senza che mai si possa constatare la costituzione di due veri foglietti epitelioidi, paragonabili ad un « Darmfaserblatt », e ad un « Hautfaserblatt », o tutte queste cause insieme, mi allontanano dalla teoria della « Gastraea » , non che da quella del « Coelom ». E prendo la via più breve per sfregarmi le sezioni che ho esaminato; la via ') 0. und E. Hertwig, Die Coelomtheorie, 1881, p. 76. '-) Così il mesenterio richiesto dagli Hertwig, per comodo della loro teoria del Celoma, fa il paio, per la sua transitorietà supposta, coli' invaginazione domandata dal Graber per la Gastrulazione. oao Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. più breve, ma nello stesso tempo anche la più naturale ; vale a dire che, considerando come termine dello sviluppo dell'animale la costituzione anatomica delle diverse parti del- l'adulto, e rinunziando a tutte le teorie ed alle idee preconcette, cerco di studiare la formazione dei vari organi, dalla prima segmentazione dell' uovo, fino alla schiusura defi- nitiva del giovane Gammarino. E, prima di tutto, considerando la formazione dei foglietti in generale, a me pare evidente per le Orchestie, che la distinzione dell' organismo in due parti, una esterna de- stinata alla protezione del corpo, e nello stesso tempo alla sensitività ed al movimento, e 1' altra interna, la quale ha forse il solo ufficio di preparare la materia nutritiva, sia già avvenuta nell' uovo fin dal momento che si trova nello stadio della segmentazione in 32 blastomeri. E dico questo, perchè dalle mie osservazioni non mi risulta che quel proto- plasma o quei nuclei una volta giunti alla periferia migrino poi di nuovo verso il centro : ma invece mi è permesso di conchiudere che 1' uno e gli altri rimangono là dove sono una volta arrivati, e dove più tardi danno origine, nella parte più esterna, all'ectoderma. Simil- mente la parte interna dei micromeri e dei macronieri, quantunque non priva di trabecole di sostanza protoplasmatica formativa, specialmente nei primi, pure raccolgono la maggior parte della materia nutritiva. In un periodo successivo, e propriamente poco prima della disgregazione della piastra embrionale, comincia dal lato di questa il distacco delle prime cellule, che si debbono consi- derare pure come le prime che costituiscono il vero ectoderma. Intanto sotto queste prime cellule ectodermiche, per la segmentazione delle cellule avvenuta anche nell' interno dell' uovo in un piano concentrico alla superficie esterna, cominciano a comparire i nuclei vitellini, ossia i merociti, che nelle Orchestie si limitano soltanto alla periferia, ma che si debbono considerare per quello che si vede dopo, come i primi segni della limitazione precisa del vero entoderma. Così in questo stadio abbiamo l' ectoderma costituito in parte dalle cellule della piastra embrionale, ed in parte dalla metà periferica del rimanente dell' uovo, dove la piastra non si distende ; e 1' entoderma rappresentato dai pochi merociti di cui ho detto, e dalla metà interna delle cellule dell' uovo dove la piastra non arriva. Da questo momento in poi il distacco dell'ectoderma dall' entoderma, per la scissione successiva dei macromeri, continua incessantemente, quantunque in una maniera molto lenta, e sempre nella direzione dal ventre verso il dorso. Un terzo stadio è quello della costituzione definitiva dei due foglietti embrionali esterni, e si ha molto tardi, cioè solo quando 1' embrione ha cambiato la flessione della sua su- perficie addominale da convessa in concava, perchè solo in questo grado avanzato dello sviluppo, si trova che, finalmente, anche dal lato dorsale la parete dell' intestino viene ad essere separata dall' ectoderma. Avvenuta la separazione completa della parete del corpo da quella dell' intestino, troviamo completata ancora in tutta la sua estensione, la cavità del corpo. Della quale i limiti sono appunto quelli che risultano fin da principio dalla sua origine : ossia che la Sull'origine dei foglietti embrionali. 233 cavità corrisponde a tutto lo stretto spazio interposto fra la pelle e la parete dell' intestino medio. Più tardi, quando la pelle emette le sue estroflessioni per dar luogo agli arti, ed alle varie altre appendici, naturalmente anche la cavità del corpo si prolunga in questi fondi ciechi, con i quali da principio comunica ampiamente, e più tardi per strette fessure, o angusti interstizii, quando lo sviluppo dei muscoli, dei tendini e delle varie intro- flessioni per le articolazioni, restringono lo spazio dei segmenti delle appendici, e le vie di comunicazioni. L' origine del mesoderma è in quelle cellule che si staccano dall' ectoderma, e dal- l' entoderma, ma prevalentemente dal primo, e s' insinuano nella cavità primitiva del corpo, o adagiandosi all' uno o all' altro dei due foglietti, ovvero rimanendo nel mezzo fra i due, a cui si attaccano mediante qualcuno dei loro prolungamenti. Esiste una sede comune, unica, da cui prenda origine il mesoderma? Io non lo credo punto per le Orchestie; giacche, se è vero che le prime cellule mesodermiche si vedono in corrispondenza della piastra, bisogna pur considerare che ivi appunto, nel polo ventrale, comincia la proliferazione di tutti i tessuti, anzi il primo differenziamento delle cellule. E là pure, in corrispondenza della piastra, comincia il primo distacco delle cellule dell'ecto- derma da quelle dell' entoderma, cioè la prima formazione della cavità primitiva del corpo. Non deve far quindi maraviglia se 1' apparizione delle prime cellule mesodermiche avvenga là dove son comparse le prime dell' ectoderma e le prime dell' entoderma. Maraviglia sa- rebbe invece se le cellule mesodermiche, in luogo di nascere da principio là dove avviene per primo il differenziamento degli altri due foglietti, nascessero altrove, e quindi dove il differenziamento non è avvenuto ancora, o almeno dove è succeduto più tardi. Del resto a misura che progredisce il distacco dei due foglietti propriamente detti del corpo, cioè del- l' ectoderma dall' entoderma, anche nel resto della cavità si veggono comparire delle nuove cellule mesodermiche, le quali se in parte derivano dalla proliferazione delle già esistenti, in parte son pure di origine diretta dai foglietti come le precedenti. In quanto alla quistione poi se le cellule mesodermiche così sviluppate costituiscano un mesoblasto o un mesenchima, è chiaro che data la definizione del mesenchima, e del mesoblasto come la danno gli Hertwig, i Gammarini hanno un vero mesenchima, e in nessun momento della loro vita un mesoblasto. Ed in conseguenza non è il caso di parlare per essi né di « Celoma » né di « Enterocele » . L' Haeckel ') nella sua « Gastraea-Theorie » ricapitolando dice, che le quistioni a cui debbono rispondere gli osservatori sono le seguenti : 1 . Da quale dei due foglietti embrionali primitivi abbia origine il mesoderma ; e come si comportino i primi, in generale, nella formazione dei foglietti embrionali secondari. 2. Se il mesoderma sia composto sempre di un foglietto parietale, e di uno viscerale, « Hautfaserblatt » e « Darmfaserblatt ». I) Habckel, Jena. Zeitsehr., 1877, voi. 11, p. 67. Zool. Statimi 7.. Neapel, Fauna unti Flora, Golf v. N'eapel. Gammai'iiii. 95| Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. 3. Quale accordo o differenza presentino a questo riguardo le varie classi di animali. 4. Se siano per conseguenza anche omologhi i quattro foglietti embrionali secondari dei differenti tipi animali, e fino a che punto arrivi questa omologia generale. Per conto mio, e per quanto riguarda i Gammarini, credo di aver già data risposta alle questioni dell' Haeckel ; perchè dalle mie osservazioni risultano i seguenti fatti : 1. Il mesoderma ha origine da ambedue i foglietti primitivi, ma più dall' ectoderma, per distacco di cellule amiboidi che ha luogo in modo irregolare, in vari punti, e senza né sede fissa, né numero costante. 2. Le cellule amiboidi, derivate nella maniera suddetta, si trovano in parte disposte nella cavità del corpo che si interpone fra 1' ectoderma e 1' entoderma ; in parte si adagiano su di questi, per formare in ultimo, ma molto tardi, su ciascuno dei due uno strato con- nettivo-muscolare. 3. Per conseguenza il risultato ultimo della formazione di un foglietto viscerale, e di uno parietale è identico con quello degli altri animali in cui ha luogo la formazione di due foglietti speciali per estroflessione dell' entoderma, o per differenziamento di masse spe- ciali mesodermiche derivate dalle adiacenze del protostoma o blastoporo. Ma, a differenza, nei Gammarini, non si formano veri foglietti epiteloidi ; e piuttosto si deve dire che è rap- presentata soltanto quella parte del mesoderma che gli Hertwig dicono mesenchima, cioè quella che ha un' origine irregolare per tempo, per sede, per numero di cellule primitive. 4. Dei quattro foglietti embrionali secondari — a) ectoderma secondario, b) foglietto parietale del mesoderma, e) foglietto viscerale del mesoderma, d) entoderma secondario — non sono omologhi co' foglietti secondari degli animali degli altri tipi in cui veramente essi si distinguono (e qui voglio accennare propriamente a quelli derivanti da un' « archigastrula » , o, al più, da un' « amphigastrula » ), che uno solo, cioè 1' ectoderma, e questo neppure interamente. Poiché, mentre nel caso di un' archigastrula 1' ectoderma secondario è appena una metà della membrana periferica della blastula, cioè del blastoderma, invece nei Gam- marini, in cui 1' invaginazione gastrulare non ha luogo, tutta la superficie del blastoderma primitivo si trasforma in ectoderma. L' entoderma dei Gammarini, derivato per delaminazione delle cellule della blastula, corrisponde quindi alla parte interna del vitello, separata dall' esterna per una scissione delle cellule, operata secondo una superficie sferica concentrica alla superficie esterna del- l' uovo. Nei Gammarini, o almeno nelle Orchestie, questa scissione concentrica si limita semplicemente a dividere l' ectoderma dall' entoderma ; in altri Artropodi ed in generale in tutti i casi in cui è stata osservata la presenza di nuclei vitellini, si deve ammettere che la scissione non si è limitata alla periferia, ma è continuata ancora nell' interno della massa del vitello '). ') Del resto è noto come questa segmentazione del vitello nutritivo sia stata già osservata da lungo tempo, e riconfermata in una moltitudine svariata di casi, attribuendosi nondimeno ai nuclei risultanti da essa destini ed uffizii di ogni maniera. Sull' origine dei foglietti embrionali. 235 Insomma, come fin da principio, in ogni novo, la segmentazione avviene secondo tre piani perpendicolari fra loro, così, anche più tardi, ogni cellula derivata dalla primitiva scissione è capace di segmentarsi anch' essa secondo tre piani. Ed allora, seguendo la legge che 1' attività di segmentazione è maggiore là dove è più abbondante la quantità di pro- toplasma nutritivo, la segmentazione più attiva si esegue da principio solo secondo due piani, donde la formazione della membrana blastodermica. In seguito, consumato in parte il vitello nutritivo centripeto, le cellule periferiche di questa « periblastula », volendo usare ancora il linguaggio dell' Haeckel, si scindono finalmente anche secondo il terzo piano; dando luogo così prima, all' entoderma, poi ad una parte del mesoderma, ovvero alle pro- duzioni secondarie dell' ectoderma, come p. es. al sistema nervoso, ed agli occhi. Intanto le cellule entodermiche bene limitate dalla parte della periferia dell' uovo, o, per dire più esattamente, dalla parte della primitiva cavità del corpo, sono invece fuse nella parte interna dell' uovo, cioè nel senso centripeto. Ma qui pure si possono segmentare, ed i nuclei vitellini sono appunto indizio di questa segmentazione, che in taluni casi diviene completa. Digerito finalmente il deutoplasma, le cellule vitelline centrali si atrofizzano, mentre le periferiche costituiscono 1' entoderma definitivo. In questo modo da principio funziona da entoderma tutto il vitello ; più tardi 1' entoderma è rappresentato solo dalla parte periferica del vitello medesimo. Come si vede, adunque, 1' ultimo risultato a cui mi hanno condotto le mie ricerche sull' origine dei foglietti nelle Orchestie, non differisce dall' ipotesi del Lankester r) per la formazione della « diploblastic Planala » che per la maniera e per la fase dello sviluppo generale con cui si avvera il distacco dell' entoderma dall' ectoderma, cioè non contempo- raneamente, in tutta 1' estensione dell' uovo, né in uno stadio affatto embrionale, come nel- 1' ipotesi dello scrittore inglese, ma invece successivamente dal ventre al dorso, e cominciando da uno stadio di semplice segmentazione dell' uovo per terminare solo quando 1' embrione è in uno stadio di sviluppo abbastanza inoltrato. Naturalmente, queste conchiusioni sarebbero anche più sicure, se si potessero trovare dei fusi direzionali nelle cellule che si apprestano a scindersi in due metà, 1' una dal lato dell' ectoderma e l' altra da quello dell' entoderma. Ma questi fusi per quanto li abbia cercato nelle Orchestie non li ho potuto vedere. Tuttavia non ho potuto allontanarmi dal- l' interpretazione esposta, come quella che appare necessariamente richiesta da tutte le altre ragioni già ricordate, tanto più che ben può trattarsi anche pel nostro caso di una divisione diretta del nucleo, siccome in tante altre occasioni si è osservato. Lo sviluppo degl' Isopodi, da cui, data 1' affinità zoologica, si potrebbe ragionevolmente aspettare qualche aiuto per chiarire le difficoltà che lascia 1' esame dello sviluppo degli Anfi- i) E. R. Lankester, Notes oii the Embryology and Classification of the Animai kingdom ; in: Quart. .lourn. Micr. Sience, voi. 17, 1877, p. 403-408, f. 1-7. 236 Sviluppo. Couchiusioni e Confronti. podi, non è stato finora oggetto di studio accurato, soprattutto per ciò che riguarda l' origine dei foglietti embrionali ; sicché il lavoro del Bobretzky siili' Oniscus murarius, quantunque fatto molti anni addietro, allorché la tecnica microscopica era ancora molto lontana dal grado di perfezione che oggi ha raggiunto, nondimeno resta sempre il più importante sull' argo- mento, e però anche oggi in tutti i Trattati viene messo a profitto per i suoi disegni e le sue descrizioni. Senza mettere in dubbio i risultati ottenuti dal Bobretzky, voglio qui solamente notare che poco o nulla essi si accordano con quello che io stesso ho veduto nelle Orchestie; come pure che taluni disegni facilmente possono permettere una spiega- zione diversa da quella loro data dall' Autore. Così noterò che nella sua Fig. 7 della Tav. 21 il cumulo di cellule segnato con kh ben potrebbe interpretarsi come appartenente infatti all' ectoderma da cui poteva essersi distaccato nel taglio, e quindi considerarsi forse, non già come una massa di cellule che poi sia destinato a disperdersi in varia maniera, per dare origine al mesoderma ed all' entoderma, invece semplicemente come la sezione della glandola dorsale. E similmente le cellule vitelline interne della Fig. 13 possono ben supporsi originate in sito per segmentazione secondaria del vitello, e non già per migrazione e dispersione del cumulo suddetto, o anche di quelle dz della Fig. 8. Qui si noti che, mentre Jos. Nusbaum ') conferma presso a poco le conchiusioni del Bobretzky, d' altra parte il Reinhard nel Porcellio scaber, dopo d' avere interpretato anch' egli il cumulo cellulare primitivo descritto dal Bobretzky come un' « isoletta ectoblastica » , osserva che nei suoi preparati egli non trova le così dette « Dotterzellen ». « Die Zellen des primaren Entoderms liegen nicht innerhalb der Dotterkiigelchen, sondern befìnden sich liberali zwischen ihnen » ~). B. Sulla, segmentazione del capo. Di quanti segmenti è formato il capo dei Gammarini ? Seguendo la teoria dell' Oken, ossia che ogni paio di membri, o organi, indichi un segmento separato (o fuso coli' adiacente), il Westwood3) dice che il capo consisterebbe di 9 segmenti, cioè : 1 . Segmento che porta gli occhi ; le antenne anteriori ; » posteriori ; il labbro superiore, formato di due metà laterali riunite ; le mandibole; il labbro inferiore, formato come il labbro superiore ; le mascelle anteriori : !) Jos. Nusbaum, Zool. Anzeiger, 9. Jahrg., 1886, p. 455. -) W. Reinhard, Zool. Anzeiger, 10. Jahrg., 1887, p. 12. 3) Cf. Bate and Westwooti, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1. p. 4. in nota. 2. » » 3. » » 4. » » 5. » » 6. » » 7. » » Sulla segmentazione del capo. 237 8. Segmento che porta le mascelle posteriori ; 9. » » i piedi mascellari. Tuttavia, da questi segmenti lo stesso Westwood sottrae il 4." e il G.", cioè quelli corrispondenti alle così dette labbra, che secondo il Bate sarebbero solamente da considerarsi come le parti sporgenti e calcificate del tubo digerente. E così il capo viene ridotto a sette segmenti, cioè ad altrettanti quanti se ne trovano nel torace, ed anche nell'addome e coda riunite insieme, dato che si voglia considerare come segmento vero e proprio del corpo anche l' appendice codale, o telson. Ma anche il numero di sette segmenti pel capo non può rimanere, se si vuole stare a sentire l'opinione del Claus; il quale per il Branchipus particolarmente, e poi per tutti gli Artropodi in generale, crede di aver dimostrato, che gli occhi, anche quando siano davvero membri staccati dal corpo, ed articolati, e mobili per mezzo di muscoli speciali, non sono punto da riguardarsi come li considerò dapprima H. Milne Edwakds, cioè quali appendici omologhe alle altre che seguono, e servono come organi boccali, o alla locomozione ; ma bensì che hanno soltanto il valore di semplici appendici del capo, distaccate e mobili. Ed è notevole 1' ardore messo dal Claus nel sostenere questa sua opinione circa al valore morfologico degli occhi peduncolati. Se avviene che 1' Huxley si permetta di essere di parere contrario a quello emesso da lui, ecco che egli si maraviglia come, non ostante le sue osservazioni e dimostrazioni, pure : « merkwìirdigerweise werden trotzdem von ein- zelnen Autoren und nodi dazu von Forschern wie Huxley die Stielaugen zu den Gliedmassen gezahlt, und zwar auf Grund der von E d w ards ganz unzureichend besehrie- benen Monstrositat einer am Auge sich erhebenden, antennenahnlichen Extremitat » '). Se invece sono il Reichenbach o il Nusisaum ad arrischiare per ragioni embriologiche una loro idea, ecco che meritano di sentirsi considerare come « wiederum ein schlagendes Beispiel fìir die Zahigkeit, mit welcher veraltete, durch die zutreffendsten Beweisgriinde langst Aviderlegte Irrlehren immer wieder von Neuem auf eine oberflaehliche, veraltete Ar- gumentirung hin hervortauchen, deren eifriges Festhalten freilich nur far die Unbekannt- schaft mit den wohlbegrundeten Ergebnissen neuerer Forschung Zeugniss ablegt. Aus diesem Umstande erklart sich mir hinreichend Reichenbach's und Nusbaum's durch k. in weiteres Argument als das plausible des ausseren Scheines gestutzter Anschluss an jene irrige Deutung; beide Autoren stehen offenbar, trotz ihrer sehr eingehenden Behandlung eines speciellen embryologischen Themas aus dem umfassenden Crustaceengebiete, den mor- phologischen Gesichtspunkten und Lehren fern, welche insbesondere durch vergleichende anatomische und auf die postembiyonale Entwicklung bezugliche Studien gewonnen wurden und sowohl auf die Beurtheilung der phylogenetischen Verwandtschaft der Crustaceengrnp])en als der gesammten Morphologie der Gliederthiere ihren Einfluss iibten » •). ii ') Claus, Neue Beitràge zur Morphologie der Crustaceeu : in: Ari), zool. List. Wien, 1885, voi. 6, i . G. in noti. -) Claus, Ueber den Organismus der Nebaliden und die systematiache Stellung der Leptostraken ; in: Arb. zool. List. Wien, 1888, voi. 8, p. 80-81. 238 Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. Finalmente se l'oppositore è « ein Crustaceenforscher von der Becleutung Spence Bate's », allora la differenza d'opinione si rende « nnr durch den Umstand begreiflich, dass die descriptiv systematisirende Richtung nicht selten fiir sich abgeschlossen einhergeht und oline Beziehnngnahme auf vergleicliend anatomische und entwicklungsgeschiclitliche Forsclinng gar oft von dieser unbeeinflusst ihren eigenen Weg einhàlt » '). Or chi legge i rimproveri che il bellicoso Carcinologo di Vienna muove a quelli che non sono del suo parere, dovrebbe attendersi, che gli argomenti addotti da lui in favore della sua teoria fossero per lo meno molto validi, se non inespugnabili. Eppure, quanto a me, questa gran forza degli argomenti io non giungo a riconoscerla. Perchè, cominciando dai « zutreffendsten Beweisgriinde » del 1861 2), più volte citati, il primo argomento, addotto dal Claus contro la teoria dell' Edwards, è questo : Die Durchfuhrung der gestilten Facettenaugen als Gliedmassen erscheint aber ausseror- dentlich schwierig. weniger desshalb, weil in der Ausbildung des Stiles bis zum volligen Schwunde alle moglichen Uebergange bestehen, sondern weil diese Auffassung den vordern Kopftheil als das Augensegment voraussetzt, auf welchen ini Falle der Reduction des Stiles das Auge beschrankt sein miisste. Auch fiir die Edriophthalmata, gleichviel ob das entspre- chende Augenpaar facettirt oder nicht facettirt ist, wiirden wìr von einem Augensegmente reden miissen, obwohl das zusammengesetzte Auge (man vergleiche nur die in 2 Paare getheilten Augen von Phronima, wovon das eine in der Nahe der Kiefer liegt ) eine hochst verschiedene Lage und Ausbreitung besitzen kann » . « Aber auch die Entomostraken tragen in einzelnen Fallen ihre zusammengesetzten Augen auf beweglichen Stilen, wie zum Beispiel die Gattungen Branchipus, Artemia etc. ; wir wiirden also hier ebenfalls von einem Augensegmente reden und dieses auch fiir die verwandten Branchiopoden, fiir die Daphniden, fiir Evadne, Polyphemtis und selbst fiir die Copepoden, welche das aussere Augenpaar besitzen, z. B. Pontellen, anzunehmen haben » . E continua dicendo, che similmente si dovrebbero pure considerare come membri articolati gli occhi di alcuni Insetti, come Diopsis e Bocijdium, che appunto sono peduncolati. Se non che negl' Insetti, certamente, egli aggiunge, non si tratta d'altro se non di « Erhebungen und Verlangerungen bestimmter Kopfpartien, welche an die Kopfbildung des Hammerfisches bei den Wirbelthieren erinnern. Dieses lasst sich mit Bestimmtheit aus dem Augenstile von Diopsis ableiten, welcher an der Spitze die Antennen tràgt, also nichts weiter als die ausgezogene zapfenformige Verliingerung der Stirn darstellt ». Ossia che, insomma, tutto il valore di questo 1.° argomento si riduce alla difficoltà di ammettere nei Malacostraci un segmento oftalmico anche là dove gli occhi non sono pedun- colati, anzi persino là dove mancano gli occhi, e poi ad ammetterlo questo segmento anche per gli Entomostraci. Ebbene, a me pare che una siffatta conchiusione, lungi dall' annientare, o anche solo indebolire, il valore dell' opinione che attribuisce agli occhi peduncolati dei Mala- ') Claus, Org. d. Nebaliden ; 1.. e, p. 81. -) Claus, Zur Kenntniss der Malakostracenlarven ; in: Wurzburger naturwiss. Zeitschr.. 1861, voi. 2, p. 33-35. Sulla segmentazione del capo. 239 costraci il significato di vere appendici articolate, omologhe alle antenne, alle parti boccali, ed ai piedi, serva invece a dimostrare che, dunque, se il segmento oculare si deve ammet- tere in tutti i Crostacei, esso veramente esiste, cioè esiste un metaniero, il pi-imo metaniero del corpo, il quale talvolta ha pure le sue appendici, come tutti gli altri metanieri seguenti, e talvolta ne manca, come avviene similmente anche in tanti casi nell'addome dei Crostacei, anzi, come è caso quasi comune nell'addome dei Tracheati, senza che, intanto, una siffatta mancanza di appendici faccia perdere il valore di vere appendici articolate ai piedi addo- minali, quando questi invece esistono ai lati del rispettivo segmento. Intanto sentiamo il 2." argomento : « Man konnte indess dem Gelenke des Stiles eine Bedeutung beilegen, una wenigstens die gestilten Malacostracenaugen als Gliedmassen zu retten, hier kommt uns aber das un- paare Entomostracenauge zu Htilfe, uni zu zeigen, dass wir nicht jeden Anhang, der ani Leibe der Gliederthiere beweglich ist, als Gliedmasse eines Segmentes ansehen durfen. Auch das unpaare Entomostracenauge kann sich als einfacher gewolbter Zapfen erheben und auf einem Stile nach verschiedenen Seiten bewegt werden. Das untere gestilte Pon- tellenauge, dessen Verstandniss wir der Auslegung Leuckart's verdanken (vgl. dessen Aufsatz Carcinologisches in Troschel' s Archiv, 1850), beweist, dass wir die Entstehung des beweg- lichen Stiles vornehmlich in einem physiologisehen Zusammenhang mit der vollkommenen Leistung des Sehorgans zu verkniipfen haben, oline dass es uns moglich bleibt, den mor- phologisclien Werth der gestilten Augen als Gliedmassen eines Segmentes festzuhalten » . Ma che dice un tale argomento contro la dottrina dell' Edwaeds che considera gli occhi peduncolati come vere appendici articolate? Ed è certo il Claus che l'occhio impari mobile degli Entomostraci non derivi primitivamente sempre dalla fusione di due occhi pari, in una maniera simile a quella che, come ho detto avanti, (p. 104 e 214) si vede avvenire oggi per gli occhi di vari Oediceridi, delle Cume, e dei Cladoceri ? E finalmente, circa al 3.° argomento del 1861, tratto dall'embrione di Galathea rugosa, in cui « sind die beiden Antennenpaare, die Mandibeln, Kiefer, und Kieferfiisse angelegt, wahrend von gleichartigen Erhebungen der Augenstile ani Vorderkopfe nichts sichtbar ist ( Fig. 12, Taf. Ili) », osservo che esso pure non prova nulla, anche solo considerando che molti altri fatti simili di sviluppo tardivo delle appendici anteriori, quando già sono svilup- pate altre posteriori, si vedono in tante larve di Malacostraci così per i piedi addominali, come per i toracici. Che se il Claus per queste sole ragioni addotte credè di poter dire, fin dal 1861, che, dunque, questi occhi dei Malacostraci non sono « Gliedmassenpaare, die einem bestimmten Leibessegmente angehoren, sondern bestimmte Partien des Kopfes, die zu einer grnssern Selbststandigkeit gelangten » '), nondimeno si deve conchiudere, per contrario, che le sue ragioni non hanno nessun valore per dimostrare che queste parti laterali del capo, divenute mobili, non siano dei veri arti, siccome li considerò pel primo 1' Edwakds. ') Claus, Zur Kenntniss d. Malakostracenlarvenj 1. e, p. 35. 910 Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. Ed ora veniamo alla pubblicazione del 1873, dove è depositato quello invitto fra gli argomenti che l' illustre Carcinologo più volentieri ripete in favore della sua maniera di ve- dere, quando crede di poter conchiudere che v' è una « durch die Entwicklungsweise erwiesene Bedeutung der betceglichen Stilaugen ah selbststàndig gewordene Kopftheile » '). Ma, e appunto — invece ! — guardando la sua figura, ed ascoltando lui quando dice, che « ein guter The il des nach rechts und links ausgezogenen Stirnrandes wird von einer streifigen aus kleinen Zellen gebildeten Wucherung der Hypodermis begleitet, der eigentlichen Matrix des Augenstils » 2), ognuno che abbia veduto la maniera come hanno origine le appendici articolate degli Artropodi, quelle stesse a cui il Claus non nega il valore di vere « Glied- massen », deve conchiudere che, dunque, non vi è differenza neppure per lo sviluppo fra gli ocelli peduncolati o sessili, e le prime estroflessioni dell'ectoderma che formano le zampe, non ostante, anzi tanto più, che lo stesso processo di sviluppo si vede anche negli stessi Malacostraci 3). E così di tutta l' argomentazione resterebbe questa sola differenza, cioè che durante l'accrescimento degli occhi del Branchipus e delle Zoee sarebbero comprese insieme (nei pezzi laterali del capo che si stanno trasformando in peduncoli oculari ) anche le masse gangliari laterali del cervello anteriore, le quali in tal modo, senza perdere il loro rapporto originario col tratto anteriore del capo, passano come gangli ottici nei peduncoli oculari. Tuttavia chi ben badi non darà gran peso neppure a queste obbiezioni, soprattutto se vorrà tener conto del fatto, che, insomma, per tutte le altre appendici del corpo non è veramente ben conosciuto quale relazione passi, nel primo apparire delle protuberanze esterne dell' embrione, fra quella, parte dell' ectoderma, che dovrà essere il vero ganglio centrale, e quella che si dovrà allontanare per dare la lunga estroflessione cutanea, cioè 1' appendice articolata. Chi potrebbe giustamente negare che, quando 1' abbozzo primitivo comune dell' appendice e del ganglio finalmente si distingue nelle due parti definitive, cioè ganglio ed appendice, non resti anche in quest' ultima una parte di cellule, le quali insieme rappresentino 1' omologo del ganglio ottico portato via dal peduncolo degli occhi peduncolati '*. E che nell'interno di alcune appendici articolate esistano degli aggruppamenti cellulari gangliari anche nel- l'adulto è dimostrato dalla Fig. 3, gipm, della Tav. 45, dove se ne vedono nei piedi ma- scellari, nonché dalla Fig. 15, gnu della Tav. 45, e dalla Fig. 23, gna', gnu2, della Tav. 52, in cui son disegnati quelli delle antenne. Se dunque non è permesso negare la probabile esistenza di cellule nervose nelle appendici embrionali, una volta congiunte col ganglio centrale, quando 1' abbozzo comune non lasciava distinguere le varie parti, è da credere che anche la massa maggiore di cellule nervose che si distacca dal ganglio ottico primitivo per entrare a far parte del peduncolo ottico, non rappresenti nessuna formazione novella, ') Claus, Zur Kenntniss des Baues und der Entwicklung von Branchipus stagnalis und Apus cancriformis, 1873, p. 23. 2) Claus, 1. e, p. 23, t. 3, f. 8. 3) Cioè nelle larve di Eupliausia e Penaeus, disegnate dal Claus. e portate come nuova dimostrazione in favore della sua teoria. Cf. Claus, Crustaceensyst.. 1876, p. 18. Sulla segmentazione del capo. 241 ma sia soltanto il risultato dell' ufficio speciale a cui queste appendici del primo somite sono destinate. In fine riferirò ancora il 5.° ed ultimo argomento addotto dal Claus ') recentemente in favore della sua teoria. « In vollkommener Uebereinstimmung mit den Ergebnissen der ontogenetischen Entwicklung, durch welche bewiesen wird, dass die Stielaugen nicht Grliedmassen, sondern die abgeschniirten und beweglich abgesetzten Seitenstiicke des Vorderkopfes sind, welche die Seitenganglien des Vorderbirns ( Augenganglien) einschliessen, stelien die Grundanschauungen iiber die Stammesentwicklung der Gliederthiere und die aus den anatomisclien und entwicklungsgeschichtlichen Beziehungen der Arthropoden, beziehungsweise der Crustaceen zu den Anneliden abgeleitcten fundamentalen Siitze der Phylogenie im besten Einklange. Nicht nur die Uebereinstimmung in der gegenseitigen Lage und metameren Gliederung der Or- gane (Nervensystem, Musculatur, Darmcanal, Riickengefass ), sondern auch die verwandte Entwicklungsweise der Larven, die Knospung der Rumpfsegmente an der Lovén'schen Larve und Naupliuslarve lasst die Gleichstellung der primaren Annelidenfiihler mit den vorderen Antennen der Arthropoden als Anhange des praeoralen Kopfabschnittes, sowie die Zuriick- fiihrung des zweiten Antennenpaares der Crustaceen auf das erste Gliedmassenpaar des Rumpfes als wohlbegriindet erscheinen. Das grosse zusammengesetzte Seitenauge der Arthropoden, welches seine Lage vor den Fiihlern hat, ist eine diesem Thierkreise eigenthiimliche Bildung, welche zwar von dem seitlichen, zuweilen zu hoher Differenzirung gelangten Kopfauge der Anneliden ihren Ausgang genommen haben kann, jedoch in der machtigen Ausbreitung iiber bedeutende Kopfflachen sowie in der specifischen Gestaltung und Struetur erst aus spiiteren nach Abzweigung vom Annelidenstamme eingetretenen Anpassungen zu erklaren ist. Die allgemeine Struetur und Bezielmng zum Gehirn bleibt, mag das Seitenauge als sogenanntes Sitzauge der Kopfflache unmittelbar angehoren oder als Stielauge extremitaten- ahnlich abgesetzt sein und dadurch den Vortheil eines leicht und nach alien Seiten hin veranderlichen Sehfeldes gewahren, so vollkommen dieselbe, dass die Homologie beider Augen auch niemals bezweifelt wurde und merkwiirdig genug von dem Stielauge und dessen vermeintlichem Kopfsegment auch auf ein Segment oder Somit des Sitzauges zuriickgeschlossen wurde. > « Wie aber hatte secundar am Vorderende des Kopfes ein neues Metamer und an diesem ein Gliedmassenpaar entstehen sollen und welche Bedeutung batte das letztere zuvor gehabt haben konnen, bevor dies zusammengesetzte Seitenauge sammt den dazu gehorigen Seiten- anschwellungen des Gehii-ns nach dem Basalgliede desselben aufgeriickt und in dasselbe eingetreten ware? Fiir Jeden, welcher phylogenetisch zu denken vermag und von den Fortschritten unterrichtet ist, welche die Morphologie der Arthropoden durch die ver- 2-leichende Onto^enie der Anneliden und Crustaceen gewonnen hat, eine geradezu unan- nehmbare Vorstellung, die nicht nur mit dem erfahrungsmassig festgestellten Fundamen- ) Claus, Org. d. Nebaliden, 1888; 1. e, p. 83-84. Zool. Station z. Xeapel, Fauna unii Flura, Golf v. Neapel. Gamraarini. 31. 242 Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. talsatze (Vergi. C. Claus, Untersuchungen iiber das Crustaceensystem, 1. e. 1876, pag. 6) vom Wachsthiime des Arthrozoenleibes und dei- mit demselben von vorn nach hinten vorschreitenden Metamerenbildung in directem Widerspruche steht, sondern eines jeden Anhaltspunktes auch nur fiir ihre Wahrscheinliclikeit entbehrt. » Or pi-ima di tutto non è niente affatto dimostrato quello che il Claus, per comodo della sua tesi, ammette come tale, cioè che davvero le antenne anteriori dei Crostacei siano omologhe ai tentacoli primari degli Anellidi, giacché, appunto viceversa, i Zoologi che hanno studiato questi animali sono ben lungi dall' essere di accordo su ciò che in essi si debba considerare come preorale, e ciò che si debba dire postorale. E poi non è neppure davvero « wohlbegriindet » che le antenne posteriori siano i rappresentanti del primo paio di membri articolati del tronco. E d' altra parte tutto concorda nel far credere che la parte preorale del sistema nervoso centrale degli Anellidi consti per lo meno di due paia di gangli, di cui sempre 1' anteriore è quello che è in relazione con gli occhi, e che quindi potrebbe essere appunto quello che corrisponderebbe al segmento oftalmico che in alcuni Crostacei vediamo isolato. Vuol dire, per conseguenza, che la divisione che negli Anellidi non si era mai avverata, si è invece prodotta nei Crostacei. Né credo che faccia ostacolo a questa maniera di vedere l'obbiezione del Claus, quando mette avanti l'ordine dell'accrescimento del corpo degli Artrozoi, e quello della formazione dei metanieri d' avanti indietro ; perchè in tutti gli Artropodi vi sono tanti esempi di distin- zione di metanieri nella parte posteriore del corpo, quando nell'anteriore non si sono ancora distinti, ed anzi non si distinguono mai. Basti citare a questo proposito il capo stesso di tutti gli Artropodi, in cui i vari segmenti posteriori, cioè quelli riconosciuti anche dal Claus, non giungono mai a rimanere distinti, mentre tutti gli altri segmenti del corpo, cioè quelli del torace e dell' addome, nella massima parte dei casi sono liberi ed indipen- denti 1' uno dall' altro. Che se il corpo di un Crostaceo si voglia considerarlo come quello di un Anellide tipo, composto di tre parti, cioè : lobo cefalico ( « Kopflappen » ), tronco e telson, e dare, a guisa di definizione, il nome di metanieri soltanto ai segmenti della parte intermedia, cioè al tronco, in questo caso, trattandosi di semplice convenzione di nomi, e non essendovi più luogo a discutere, si potrà convenire pure col Claus, e dire come lui, che il segmento oftal- mico dei Crostacei non è un vero metaniero, e quindi ancora che le sue appendici non sono da paragonarsi alle appendici articolate dei metanieri del tronco. Ma se, uscendo, come pia- si deve, dalle convenzioni di nomi, il Claus volesse ancora sostenere che nel fatto gli occhi peduncolati non sono veri arti, ma parti del capo separate e divenute mobili, non gli si potrà rispondere altro se non che, appunto, noi vediamo che le appendici dei metanieri del tronco non sono altro che appendici del metaniero isolate e divenute mobili, precisamente come i peduncoli oculari. Naturalmente, discorrendo del valore degli occhi peduncolati come segmenti, s'intende che tutta la forza dell' argomentazione consiste semplicemente nella relazione che passa fra essi e il primo paio di gangli del corpo. Ed a questo riguardo, cioè dal considerare i Sulla segmentazione del capo. 243 peduncoli oculari come omologhi delle appendici, ha pure molto valore il fatto dell' anomalia scoperta da A. Milne Edwakds ') sul famoso Palimirus penicillatus, venuto dall'isola Maurizio, il quale porta un vero flagello inserito sul peduncolo oculare di sinistra, somigliante in tutto ad un flagello delle antenne. Il Claus non vuol dar valore a questa anomalia, giacché, « dass ein supranumerarer Greisselanhang lediglieli an einer Gliedmasse entstehen konne » è, secondo lui, semplicemente « eine Voraussetzung, die durch nichts erwiesen ist -). Perchè non è dimostrata da nulla quest' ipotesi ì Certo, finora, non si conosce alcun caso in cui un flagello si sia sviluppato direttamente su' segmenti del corpo ; e tutti i flagelli conosciuti fanno parte delle appendici. Ma che maniera di argomento mette avanti il Kingsley per difendere anch' egli la teoria del Claus — il quale veramente non è da lui citato — e perchè dovrebbe egli considerare come appendici tutti gli occhi se potesse credere gli occhi peduncolati omologhi delle alt ri- appendici ì Ecco le sue parole in proposito : « Concerning the segmentai value of the eye and its being homodynamous with the other appendages, I see no reason to change the view I have always held that it is not. If it is we must allow ali arthropod eyes arising from invaginations (e. g. spiders) to be appendages, and in this way we should tìnd ourselves in no end of trouble. In Astacus the eye attains the dignity of a stalk at very early date ; in Crangon, at the time of hatching, the constriction which is to make it a mobile organ has hardly begun. Some remarks on this point will be found in my paper on Limulus » s). I quali « remarks » anteriori sono i seguenti, ma non dimostrano più che quelli ora riferiti : « Since in the Decapod and some other crustacea ( Squilla, Branchipus, Tanais, etc. ) the compound eyes are borne on stalks, which are articulated to the body, some morphologists have adopted the idea that these pedicles are homodynamous with the true linibs, and a few have even gone so far as to seek an « ocular segnient » in the head of Hexapods. Without entering into a discussion of the many arguments against this view ( which I be- lieve totally erroneous even in the -case of Squilla), I would say that I regard the eyes of ali Arthropods merely as specialised portions of the epiblast of the head (the peculiar lateral eyes of Euphausia are not included ), and as having a common phylogenetic origin, namely, from an Annelid ancestor » 4). E niente più ! Sicché si tratta come di semplici affermazioni senza dimostrazione alcuna. Senza contare che quell' obbiezione riferita dapprima, cioè del dover considerare come appendici tutti gli occhi, solo perchè si credono omologhi delle altre appendici articolate gli occhi peduncolati, è un' argomentazione che perde ogni valore quando si consideri che non si fa quistione di maniera di sviluppo, o di struttura, 11 i) A. Milne-Edwards, Sur un cas de transformation du pédoncule oculaire eu une antenne, observé chez une Langouste; in: Comptes rendus de l' Acad. des Sciences, Paris, 1864, voi. 59, p. 710-712. Cf. pure: G. B. Howes, in: Proceed. zool. Soc. London, 1887, p. 468-470, dove è dato anche per la prima volta il disegno, tratto dall' originale, di quest' interessante anomalia. -') Claus, Org. d. Nebal., 1888, p. 82, in nota. ■■) Kingsley, Development of the compound eye; in: Journal of Morphology, 1887, voi. 1, p. 61-62. 4) Kingsley, Notes on the embryology of Limulus: in: Quart. .Tourn. Microsc. Science, 1885. (2) voi. 25, p. 545-546. i)AA Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. o d' ufficio, ma bensì di posizione e di rapporto, ossia di morfologia e di omologia, e non <>ià di semplice embriologia, anatomia o fisiologia. Dopo gli occhi, il Claus ' ed altri vorrebbero fare sparire dal novero delle appendici vere e proprie, indizi di veri segmenti a cui le appendici stesse sono attaccate, anche le antennule, o antenne interne, o antenne anteriori, lasciando nel capo solo alle antenne esterne. o posteriori, l' importanza d' indicare un segmento, insieme, beninteso, alle mandibole, alle mascelle, ed ai piedi mascellari, ed escluse le labbra. Ecco le sue parole: « Es ergibt sich namlich aus der Entwicklungsweise nicht nur der Crustaceen, sondern der Arthropoden uberhaupt, dass der Korperabschnitt, welchem die vorderen Antennen (bei den Tracheaten sind nur diese Antennen vorhanden) angehoren, mit den nachfolgenden Metameren keineswi^s gleichwerthig ist, sondern wie bei den Anneliden Besonderheiten zeigt, welche ihm eine separate Stellung den Metameren gegenùber sichern » '). Quanto alle Orchestie io non trovo che vi sia nulla di differente fra lo sviluppo delle antenne anteriori e quello delle posteriori e delle altre appendici ; né veggo che ne abbiano segnalato i diversi Carcinologi che hanno studiato lo sviluppo di animali dei vari ordini, né ne dà alcun cenno lo stesso Claus, se pure non intende della speciale posizione dei gangli antennali anteriori innanzi, o, più esattamente, ai lati dell' invaginazione dello stomodeo. Ma questa diversa posizione, a mio parere, non può niente affatto influire sul valore da dare all'antenna anteriore come appendice omologa alle altre appendici seguenti; e al più potrà servire per determinare, nei diversi Artropodi, quali fra le appendici esistenti siano da con- siderarsi come corrispondenti alle antenne anteriori dei Crostacei. Or come giustifica il Claus la sua asserzione, che le antenne degl' Insetti siano corri- spondenti alle antenne anteriori dei Crostacei ? A me, invece, da una parte 1' origine degli abbozzi di quelle appendici negli Esapodi dietro dello stomodeo 2), e dall' altra la posizione laterale che anche in questi Artropodi prendono le origini dei gangli antennali rispetto alle commessure paraesofagee, danno la convinzione che le antenne degl'Insetti siano piuttosto omologhe delle antenne posteriori dei Crostacei. Anche il Viallanes 3) scrive che « la tète de l' Insecte présente comme celle du Crustacé trois zoonites pré-buccaux. Le premier porte les yeux, le second les antennes, le troisième le labre. L' antenne de l' Insecte est par conséquent l' homologue de l' antennule du Crustacé ; le labre répond, sinon aux antennes externes du Crustacé, au moins à une partie du zoonite antennaire » . Ma, se il labbro degl' Insetti corrisponde alle antenne posteriori dei Crostacei, di che cosa è allora il rappresentante il labbro dei Crostacei, che nasce e si sviluppa pre- cisamente come quello degl' Insetti ? Il dire che corrisponde « au moins à une partie du zoonite antennaire » non ha valore, se prima non si definisce 1' omologia delle antenne degl' Insetti, che nascono accanto al labbro '). Giacché se le antenne degli Esapodi corrispondono alle ') Claus, Neue Beitrage zur Morptologie der Crustaceen, 1885. 1. e, p. 6. ~) Cf. Heidek, Die Embryonalentwicklung von Hydrophilus piceus L.: 1889, t. 2. f. 7 b. nn. ■■) Viallanes, Bull. Soo. philomatique, Paris, 1886, (7) voi. 10. p. 86. •i) Heidek, 1. e. t. 3, f. 10 a. Sulla segmentazione del capo. 245 antennule dei Crostacei, allora è chiaro che il labbro si dovrebbe considerare come parte non del segmento antennale posteriore, ma bensì dell' anteriore. E a questo proposito vorrei anche dire che non credo giustificata neppure la nomen- clatura che il Patten ') dà alle varie appendici del capo dell' Acilius, quando l'embriologo americano ammette pel labbro il valore di antenne anteriori, chiamando posteriori le antenne esistenti. Perchè fa questo? Limitandosi per ora l'Autore alle sole indicazioni, occorre di attenderne ancora la spiegazione. Per conto mio nel numerare i segmenti del capo, più che della forma o della mobilità delle appendici di cui essi sono forniti, credo che si debba tener conto di quello che vien dato dallo sviluppo ; e quindi considero come determinato un segmento solo quando in corrispon- denza di esso l' embriologia ci può dimostrare la presenza di una coppia speciale di gangli. Or è noto a tutti che anche gli occhi hanno la loro coppia speciale di gangli, cioè i gangli ottici primitivi ; che, anzi, in tutti i Crostacei sono appunto essi quelli che compariscono come primo indizio del sistema nervoso. Che se più tardi questi gangli si distinguono in più parti, e danno da una parte i gangli ottici propriamente detti, e dall' altra i così detti lobi cerebroidi, ciò non diminuisce per i gangli oculari primitivi la dignità d'indicare per sé stessi un segmento, tanto più che la sostanza del così detto nervo ottico, nella parte che è interposta fra il ganglio ottico e il lobo cerebroide, non è punto diversa dal resto della massa nervosa cerebrale pro- priamente detta, ma invece bene è tale che si possono considerare come un solo organo tutte le tre parti prese insieme, cioè il lobo cerebroide, il nervo ottico, e il ganglio ottico. Se dunque agli occhi corrispondono dei gangli ben determinati, anzi i più determinati fra tutti quelli del sistema nervoso dei Crostacei, perchè sono gli stessi lobi cerebroidi con le loro dipendenze ottiche, è strano che proprio ad essi, che sono i più importanti, si debba negare l'importanza di organi indicatori di un segmento; segmento, che, d'altra parte, in alcuni animali, come le Squille, si trova pure isolato e mobile sui segmenti antennali che lo seguono. Dico lo stesso anche pel segmento che porta le antenne anteriori. Dal vedere che nell'embrione i gangli antennali anteriori sono formazioni che si avverano a parte fin da principio, e tali rimangono per qualche tempo, mandando il nervo alle antenne vicine, fino a che poi si fondono e tra loro, e co' gangli adiacenti, risulta chiaro che eziandio così la parti- dei capo clic ad essi corrisponde, come le appendici che ne partono, debbono avere dignità, rispettivamente, e di vero segmento del capo, e di vere appendici. Invece ai paragnati, o labbra, non corrispondono, nell'embrione, dei gangli nervosi speciali, come d' altra parte non ve ne corrispondono neppure nell' adulto. E quindi, sebbene siano anch' esse appendici mobili, come le antenne, e le mandibole, e le mascelle, e i piedi, ed uno anche appendice mobile con un' articolazione vera e propria, cioè il labbro superiore, pure, per non avere la corrispondenza di una coppia speciale di gangli, la parte del capo a cui sono esse attaccate, ed esse stesse non sono rispettivamente da considerarsi né come segmento speciale del capo, né come membri. Fatten, Studies on the Eyes of Aithropods. II. Eyes of Acilius; in: Journal of Morphology, 1888, voi. 2. p. 17"). 246 Sviluppo. Conchiusioni e Confronti. C. Sul telson. Io mi attengo, per i Gammarini, all' opinione di quelli che considerano il telson come semplice appendice dell' ultimo segmento della coda. E la ragione che mi spinge a far ciò è da una parte la mancanza di una speciale coppia di gangli, che invece si trova in tutti gli altri segmenti, compreso l' oculare, e dall' altra la sua frequente divisione in due parti per effetto d' una fessura longitudinale. Anche all' Edwards questa divisione recò meraviglia, ma pure non parve così importante da impedirgli di considerare tutta l' appendice come un vero segmento; che egli, anzi, si fa premura di affermare questo come esempio notevole della divisione d'un anello in due metà simmetriche e laterali1). Alle due ragioni suddette, cioè l.a della mancanza di una coppia speciale di gangli nervosi, e 2.a della divisione in due metà laterali, si può aggiungere ancora come 3.a la costante mancanza di appendici di questo preteso 21.° segmento del corpo. E vero che da vari Autori si citano, come rudimenti d' appendici del telson, quei due intacchi, e conseguenti rilievi che si vedono verso i lati dell' appendice codale di molti Microdeutopidi ; ma chi bene osservi non darà a questi rilievi e a questi intacchi altra importanza che quella d' ogni altro carattere accidentale. Maggiore importanza per la questione del valox-e morfologico del telson sarebbe la presenza dell' intestino retto nell' interno dell' appendice appunto negli stessi Microdeutopus, siccome vorrebbe averlo osservato Feitz Muller •). E difatti se così fosse, anche con la mancanza di una coppia speciale di gangli, riuscirebbe più difficile immaginarsi il telson come altra cosa che non fosse un vero segmento del corpo; precisamente come, secondo il mio avviso, si deve considerare nell' Astacus ed in altri Malacostraci quale vero segmento del corpo la prima parte del telson, che è appunto percorsa dal retto. Nondimeno il telson nei Microdeutopus non è attraversato già dall'intestino, il quale anche in questo genere, come in tutti i Grammarini, sbocca indipendentemente da esso, all' estremità del 3.° articolo codale. Conchiudendo, io credo che il telson, almeno quello che così si chiama nei Grammarini, abbia lo stesso valore morfologico del labbro superiore ; cioè che sia niente altro che una semplice ripiegatura dei comuni tegumenti, destinata a proteggere l'apertura del tubo digerente. Similmente al labbro superiore, anche il telson dei Gammarini è articolato al margine di uno dei segmenti estremi del corpo ed è messo in movimento da speciali muscoli, e perciò anche nei Gammarini meriterebbe di essere chiamato « valvola anale », come 1' « Afterklappe » delle Caprelle, di cui parla il Mayer, e che io ho altrove ricordata (Cf. p. 11). *) Edwards, Hist. Crust., voi. 1, 1830, p. 23. -) Fritz Muller, Fur Darwin, 1804, p. 9, in nota. Biologia. La massima parte dei Naturalisti che hanno preso a trattare dei Gammarini, preoc- cupandosi esclusivamente di descrivere gì' individui conservati nell' alcool, o preparati a secco, e fabbricare così sempre nuove specie, hanno trascurato di osservare e far note le condizioni di vita in cui si trovano questi animali, e le loro abitudini. Quindi è avvenuto che appena qualche notizia sparsa ed incompleta si trovi qui e là riportata nell' enorme bibliografia, che ormai si è accumulata sulla descrizione e classificazione della specie. Anzi chi ben consideri la fonte dei pochi dati che si conoscono, vedrà che essi derivano molto spesso da semplici dilettanti, cioè da tali che con tutta la buona volontà di osservare bene, e riferire esattamente, pure, per difetto di educazione scientifica, in molti casi imma- ginarono forse più che non abbiano veduto. Ricorderò a tal riguardo molte di quelle notizie svariate che dai loro corrispondenti ') hanno avute e riportate il Bate e il Westwood per la descrizione degli Edrioftalmi britannici, e poi, e specialmente, citerò la relazione del Desmars, trascritta dal Lateeille, siili' accoppiamento di un Gammarino d' acqua dolce, e quella sulle abitudini del « Corophium longicomis », che fu data da C. D' Okbigny. Come è naturale, tutte le mie osservazioni che seguono hanno avuto per oggetto quasi esclusivo i Gammarini del Golfo di Napoli, che per molti anni ho potuto vedere vivi, o in istato di cattura nelle vasche dell' Acquario della Stazione Zoologica, ovvero in piena libertà saltellare sulla riva, e aggirarsi fra le alghe degli scogli. Perciò, se non è altrimenti indicato, quando mi occorre di accennare in generale a famiglie varie di Gammarini senza determinare il luogo, s' intende che il discorso è fatto per le specie che vivono nel nostro Golfo. A queste osservazioni sui Gammarini di Napoli aggiungo pure quelle fatte sulle con- dizioni di vita e sulle abitudini delle due specie che vivono nelle acque dolci di Modena. 1 ) Tra questi bisogna eccettuare il Robertson, nelle cui osservazioni sulle abitudini di vari Gammarini, e par- ticolarmente dei Corofi e dei Talitri, ognuno deve riconoscere il talento di un vero Naturalista. 248 Biologia. CAPO I. Dimensioni. Le massime dimensioni nei Gammarini del Golfo di Napoli le ho vedute raggiunte da alcuni individui dell' Orchestici spinimana, e del Gammarns locusta ; ma non oltrepassa- vano 30 mm. Siamo quindi ben lontani dalle dimensioni colossali di 80 nini, del Gam- marns Kietlinskii trovato dal Dybowsky nel Baikal, o dai 4 pollici e mezzo dell' Eunjtenes gryllus preso nelle profondità dell'Atlantico dai Naturalisti dell' « Albatross » nel 1883 '). Similmente notiamo in generale la mancanza nel nostro mare delle varie altre specie di Lisianassidi giganteschi, nello stesso tempo che si osserva come, per le specie comuni alla Fauna nostra ed a quella dei mari settentrionali, per lo più, non esista una differenza nelle dimensioni medie degl' individui. Così il Gammarus locusta, che secondo il Buchholz '-) sulle rive del Baltico ha le dimensioni medie di 10-15 mm., e raramente di 20 mm., mentre che invece nel Groenland orientale sta fra 25 e 40 mm., tra noi in media misura 20-25 mm., ed in casi non molto rari raggiunge anche i 30 mm. 3). S' intende che fra gì' individui di una stessa specie che vivono in diversi ambienti si nota anche una differenza nelle dimensioni, la quale talora si può fino ad un certo punto riferire del pari alla maggiore o minore abbondanza del cibo. Valgono ad esempio gì' indi- vidui di Lilljeborgia pallida e Melila palmata, i quali se si trovano nel porto, dove i detriti organici sono così abbondanti, si presentano assai più robusti e grandi di quelli che la ') Cf. S. I. Smith, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 14. 2) Buchholz, Crustaceen, in: Die zweite deutsche Nordpolarfahrt, p. 344. 3) A questo proposito mi sembra importante il rettificare un' inesattezza in cui è caduto il Gerstaecker ( Am- phipoda, in: Bronn's Klassen etc, Voi. 5, Parte II, p. 428), quando riferisce che il G. locusta, secondo il Buchholz e il Goés, raggiunga, quando è pelagico, nel Groenland, « zuweilen eine viel bedeutendere Grosse, bis 40 Mm », facendo quasi credere cosi che la vita pelagica possa influire nell' aumentare le dimensioni, dell' individuo. Invece il Buchholz (1. e. ) dice espressamente: « Die sehr weit von der Kiiste im Eismeer pelagisch lebenden besitzen dieselben Grossenverhaltnisse wie diejenigen von der Kiiste ». Né trovo che il Goés, parimenti citato dal Gerstaecker, abbia detto nulla di dimensioni diverse fra le forme litoranee e le pelagiche, poiché, a p. 531 dei suoi : Crustacea Am- phipoda maris Spetsbergiam alluentis, scrive, parlando dell' « Jlab. » : « ad Spetsbergiam inter Algas ubique frequens, interdum pelagicus errans procul a terra ». Non è dunque dimostrato che la vita pelagica valga ad aumentare le dimensioni degl' individui di una specie. Anzi, secondo 1' Humbkkt ( 1877 ), gì' individui di Niphargus puteanus che vivono nei laghi sono di dimensioni minori di quelle dei Niphargus dei pozzi, ossia delle acque sotterranee. Am- mettendo che i primi arrivino nei pozzi dai laghi, egli conchiude che 1' ampiezza maggiore dell' ambiente ha fatto diminuire la statura. In quanto a mie osservazioni proprie, non posso dir nulla in proposito del G. locusta, che tra noi è molto raro, ed è stato da me trovato soltanto fra le alghe. La sola specie che io potrei considerare come vivente forse in schiere pelagiche, in cerca di preda animale abbondante, è V Atylus Swammerdamii, di cai intanto non conosco individui litoranei. Colorito. 249 draga trae su qualche volta dalla sabbia del litorale. Del resto questa diversa dimensione nel caso riferito si potrebbe anche considerare come accidentale, ovvero pure, non ostante che si tratti d' individui con tutti i segni della maturità sessuale, come nuovo esempio di "iovani dimoranti sulla sabbia, nella stessa maniera che avviene della Pherusa elegans e di altre specie. (Cf. p. 225). Invece del Gammarus pungens ho trovato due varietà notevolmente diverse per le ri- spettive dimensioni: una, che vive nei canali di Modena, nelle acque della cascata di Ca- serta (Lobianco), nel fiume Sarno (Lobianco), nelle acque dolci di Venezia (Ninni), ed è forse la comune, di forme abbastanza robuste, l'altra trovata a Rovereto, presso Carpi, dal mio assistente Arm. Benzi, in numero strabocchevole d' individui, ma tutti gracili e piccoli, e di pelle sottile, non ostante che fossero tutti in pieno sviluppo sessuale. Tenendo conto del gran numero d' individui, e della perfetta identità tra loro, mi pare impossibile anche il semplice sospetto che si tratti anche qui, come forse si può supporre per la Lilljeborgia e la Melila, di forme sessualmente mature, ma pur sempre giovanili. CAPO II. Colorito. Molti Gammarini sono in vita riccamente e splendidamente colorati ; quantunque, al vederli conservati nelle collezioni, sembrino quasi tutti incolori. Le tinte sono svariatissime : nerastre, verdicce, color giallo di zolfo, giallo dorato, rosso di sangue, rosso di vino, rosso di fuoco, azzurrognolo, violaceo, brunastro, bianco di neve ; ma per lo più è un colore gialliccio o grigio-perlaceo quello che predomina. Né la tinta è uniforme nella stessa specie, anzi nello stesso individuo; e basterà guardare le Tavv. 1-6 di questa Monografia per accertarsene immediatamente. Dal bianco si va al grigio per gradi, e da questo al bruno, al giallo, al ranciato, al rosso, senza regola costante ; e talora la tinta è diffusa, altre volte è disposta in anelli, o a sprazzi irregolari qui e là sul capo, sul tronco, sulle antenne, sui piedi del torace, su quelli della coda. E vi sono delle specie in cui la superficie del corpo è variegata, come V Ampelisca brevicornis (Tav. 4, Fig. 4), altre, come la Pherusa elegans (Tav. 3, Fig. 5), il Pontocrates norvegicus (Tav. 3, Fig. 15), la Leueothoe Richiardii (Tav. 3, Fig. 4), in cui su tutto il capo, e sul dorso e sulla coda, su gli epimeri e su gli articoli dilatati dei piedi toracici posteriori sono sparse innumerevoli macchiettine, le cui forme, e dimensioni, e la cui frequenza sono varie, perchè ora circolari, ora elittiche, qui a contorni regolari, là bizzarramente angolose, sul dorso frequenti, su gli epimeri scarsi, ovvero viceversa, ed anche abbondanti su entrambe le superficie, o per contrario rare, ed infine mancanti. E gli occhi ora spiccano meglio in mezzo alle tinte vivaci del corpo, perchè essi stessi più brillantemente colorati; ora per contrario sono più pallidi e meno appariscenti Zool. Station ?.. Npapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. ««■ 250 Biologia. delle parti vicine, sì che occorre un esame speciale per vederli. Negli occhi prevale il color bianco di neve, e il rosso carmino ; questo che forma la tinta di fondo, quello che a guisa di reticolo si distende variamente sulla superficie. Se non che il colore degli occhi si altera sempre nei liquidi in cui ordinariamente si conservano i Gammarini, e soprattutto, come ho detto, nell' alcool ; e la tinta bianca e la rossa svaniscono interamente, in parte sciogliendosi, in parte trasformandosi in una sostanza nera, come appariscono di fatto gli occhi in tutti i Gammarini delle collezioni. Del resto anche le splendide tinte del corpo non resistono ; almeno nella massima parte dei casi, in guisa che tutti o quasi tutti i Gammarini conservati sono pallidi, giallicci, o grigio-perlacei, o addirittura incolori, meno gli occhi che sono neri. Solo la tinta nera resiste. Alla fine del suo « Report » su gli Antìpodi raccolti dai Naturalisti del « Challenger » , lo Stebbing riferisce a proposito del colorito la seguente notizia : « Mr. Murray inforni s me that nearly ali the Amphipoda taken in the dredge and trawl from deep water were of a red or rose colour, the eyes being frequently golden coloured » '). In quanto ai Gam- marini del Golfo di Napoli a me non è riuscito avere degl' individui viventi da profondità superiori a poche decine di metri, onde manca una condizione essenziale per istituire un confronto ragionevole con le specie del «. Challenger » . Tuttavia dirò che il colore roseo, quantunque frequente nelle specie che vivono nella sabbia dei fondi dove l'acqua è alta 10-20 metri, pure non vi si può dire prevalente, e tanto meno esclusivo, e dippiù che i Phoxidi che son tratti su dal fang-o, e vengono da maggiore profondità, son tutti incolori, o appena grigiastri. Le specie dei fondi coralligeni sono pure variamente colorate. CAPO III. Mimetismo. Molto spesso non è possibile intendere quale utile possa arrecare all' animale il suo vario colorito. Ma certo la fitta punteggiatura rossa del corpo delle Lisianasse che vivono su i Paguri, e che imita così perfettamente la massa delle uova tra cui 1' animale semi- parassito si trova, deve servire a quest' ultimo molto bene a proteggerlo contro qualche possibile nemico, che veramente non mi riesce d' indovinare quale possa essere. Invece, è evidente che il colorito variegato dell' Orchestici Deshayesii rende più difficile il distinguere la sua presenza fra i granelli multicolori della sabbia, di cui essi imitano l' aspetto, e anche che 1' Orchestici cjammarellus trae profitto dal suo colore grigio violaceo per dissimularsi in mezzo alla sabbia fangosa ed al terriccio. ') Stebbing, Rep. Challenger, p. 1729, alla parola Colouring. Mimetismo. Frequenza. 2ól Similmente si possono considerare come colori protettivi quelle righe bianche del dorso con la trasparenza cremisina degli organi interni die si vedono nella Lysianassa bidentata, la quale, soprattutto quando è rannicchiata (Tav. 1, Fig. 5), poco si distingue fra i ceppi di Protula dai bianchi tubi calcarei e dai fiammeggianti pennacchi branchiali. E le Ulve che hanno la loro fronda or verde, or bruna, ed ora di mille altre tinte intermedie, albergano pure 1' Hi/ale Prevostii, che tanto muta di colore nei suoi individui di una stessa schiera (Tav. 2, Fig. 6). Intanto altre specie, come il Platophium brasilien.se (Tav. 2, Fig. 7), e la Dexamine spinosa (Tav. 5, Figg. 9 e 12), variano anche più dell' Hi/ale suddetta, perchè il colore non è solo fra il bruno ed il verde, ma secondo le tinte diverse delle Floridee, ora gì' individui di tali specie algicole sono rosei, ed ora son bruni, o verdi, e talvolta hanno il manto uniforme, altre volte lo dispiegano vagamente screziato. Del resto questa variabilità di tinte, che sembrerebbe doversi estendere a tutte le specie che vivono fra le alghe multicolori, non si verifica per molti Gammarini, e talora manca pure in animali molto affini. Così 1' Amphithoe rubricata si annovera fra le specie che pili differiscono nel colorito dei singoli individui ; ma la Grubia lare/inuma, che tanto le è vicina per organizzazione, ed anche per abitudini, e vive con lei fra le stesse alghe, ha il corpo costantemente tinto in verde, appena con piccole punteggiature rosse (Tav. 2, Fig. 12). Finalmente dirò del caso del Pereionotus testicelo (Tav. 3, Fig. 7), il quale dissimula assai bene la sua presenza fra le alghe e sui detriti coralligeni, non solo mercè il suo particolare colore giallo-bruniccio, ma anche per la forma particolare appiattita del corpo; anzi la cosa giunge a tale che, dato anche lo stato abituale d' immobilità, in cui 1' animale se ne rimane, solo un occhio molto esercitato giunge a distinguerlo da un piccolo fram- mento d' alga. CAPO IV. Frequenza. Non sempre si è sicuri di trovare nei luoghi noti del Golfo di Napoli le specie che la lunga e continuata esperienza mi ha dimostrato per molti anni che vi hanno abituale dimora. 0 sia che ciò dipenda dalle grandi modificazioni che il litorale delle nostre spiagge va continuamente subendo per le costruzioni del nuovo porto mercantile, e dai riempimenti per fare le nuove strade sul mare (modificazioni che certamente debbono influire così fisi- camente, come chimicamente, nella composizione del suolo e dello stato dell' acqua, anche ad una certa distanza dalle costruzioni suddette), ovvero che siano anche altre ragioni d' indole ignota, il fatto è che spesso riesce impossibile di avere anche un solo individuo di quelle specie, che altre volte negli stessi luoghi popolavano le alghe e il fondo del mare '). Così nel ') Per la diversa frequenza dei Gammarini d'acqua dolce cf. pure in seguito, a p. 255. 252 Biologia. porto dell' Immacolatella non mancano mai l' Erichthonius difformis e la Melita brevicaudata ; ma intanto non sempre li accompagnano il Microdeutopus grillotalpa, e il Coropkium acheru- sicum. E dalle sabbie del fondo del mare, dalla profondità di 10-20 metri, si può sempre avere 1' Urothoe irrostrata, V Ampelisca diadema, VA. brevicornis, e la Bathyporeia pilosa, ma, viceversa, possono riuscire vane le ricerche ripetute anche più volte per le due specie di Leucothoe, che ivi si trovano, per gli Oediceridi, e pel Microdeutopus Stationis. E così pure il Siphonoecetes typicus, che in alcuni anni è frequentissimo, in altri manca affatto ; e l' Autonoe spiniventris, tanto notevole per le sue splendide righe colorate del dorso, solo due volte l'ho potuto avere. Molto probabilmente in parecchi casi tutta questa varietà nella frequenza degl'individui di una stessa specie in una data località, dipende in gran parte dall'inclemenza della stagione, troppo calda o troppo fredda, che obbliga gli animali ad emigrare, o almeno a cercare rifugio nella sabbia del fondo, o nel fango, o in altro nascondiglio, ma è forse anche vero che pur spesso si tratta soltanto di semplice distruzione degl'individui, dovuta o alle condizioni chimico-fisiche contrarie alla vita, ovvero a nemici che li abbiano divorati. Similmente a Modena in certi canali talora si trovano i Gammarini in numero gran- dissimo d'individui, talaltra riesce impossibile d'averne pur uno, come avviene p. es. quando nella primavera si tagliano le erbe per dar corso libero alle acque, e quando le anitre capitano in ischiere a dare attiva caccia. E qui merita di essere ricordato in confronto il caso del « Corophium longicornis », citato dal D'Orbigny, il quale nelle sue osservazioni sulle abitudini di questi Gammarini li vide comparire a miriadi nel fondo fangoso dove si fa 1' allevamento dei Mytilus, verso il mese di Maggio, per abbandonare definitivamente quei luoghi quasi tutti insieme, verso la fine di Ottobre, così che talvolta in questo tempo non si trova più un solo individuo là dove alcuni giorni prima essi erano frequentissimi 1). Si tratterebbe dunque, a quanto pare, di una vera emigrazione, la quale, nondimeno, ha forse bisogno di essere ancora confermata, tanto più che dei tanti Carcinologi che hanno parlato delle abitudini del Corophium bicaudatum , tutti citano, a questo proposito, le osservazioni del D' Orbigny, e nessuno le proprie. Eppure la cosa meriterebbe proprio che tali osservazioni si ripetessero, tanto più che una delle cose annunziate da lui con tanta sicurezza, cioè la lotta contro gli Anellidi, per esperienza fatta da vari Naturalisti, pare ormai non corrispondente alla verità ~). Probabil- mente, come in generale tutti i dilettanti, anche il D' Orbigny, « ancien médecin militaire » e Carcinologo per occasione, qualche cosa ha veduto, poi ha chiuso gli occhi, e molto ha immaginato, alla maniera che anche oggi vediamo fare, e in iscala ben più vasta, dal- l' Hesse con tutti i suoi « Crustacés nouveaux ou peu connus des cótes de France » . ') C. D'Orbigny, Journal de Physique et Cliimie, 1821, voi. 93, p. 199. -) V. in seguito a p. 273. Dimora. 253 CAPO V. Dimora. La dimora comune dei Grammarini è l' acqua. Soltanto poche specie, cioè alcuni Orche- stidi, fanno eccezione a questa regola generale, e sono : il Talitrus locusta, le varie specie di Orchestra, e 1' Hi/ale Prevostii. I Talitri e le Orchestie vivono per lo più dentro della sabbia del litorale, là dove 1' onda non giunge se non quando il mare è abbastanza agitato, ma pur sempre 1' am- biente è molto umido, perchè tra per la porosità del suolo, e tra per le ondate più forti, che ogni tanto oltrepassano il limite ordinario, 1' acqua invade da ogni parte il sito dove gli animali si sono ricoverati. La presenza di queste « pulci di mare » viene denunziata, oltre che dai pochi in- dividui che saltano qui e là, sopratutto dalla minuta e fitta cribratimi del suolo, dove vanno ad affiorare i mille sbocchi del vasto sistema di cunicoli sotterranei scavati dai sin- goli animali. E si nota pure che in generale nei cunicoli più vicini alle onde dimorano le Orchestie più giovani, e sono più lontane le più adulte; anzi che di solito, quelle che hanno raggiunto la maturità sessuale sono le più lontane, e non stanno annidate nella sabbia, ma se ne rimangono nascoste fra i cumuli di alghe, che i marosi hanno strappate dagli scogli, e gettate sulla riva, insieme ad ogni altro genere di materie organizzate. In guisa che chi volesse considerare la respirazione all' aria libera come un progresso nell' organizzazione, troverebbe un altro argomento per dimostrare la sua tesi appunto nelle Orchestie, le quali, a misura che avanzano nell' età si allontanano dalla riva. Intanto è da ricordare qui per ultimo, come esempio di massima distanza dall' acqua, quella maravigliosa specie cosmopolita che tanto facilmente si adatta ad ogni maniera di ambiente torrido o gelato, o vicino al mare, o lontano da esso per varie miglia, voglio dire 1' Orchestia gammarellus, che anche a Napoli si trova tanto in mezzo alle altre specie di Orchestie abitatrici esclusivamente del litorale, quanto nell' humus dei giardini, lontani qualche chilometro dal mare dove 1' acqua salsa non è mai arrivata, e il sale non entra fra i componenti del suolo. Del resto, anche quando si trova 1' 0. gammarellus sulla riva battuta dalle onde del mare, insieme alle altre specie, a me è capitato sempre di vederla prediligere i luoghi dove abbondano i detriti organici, che vengono fuori dalle fogne della città. E nei giardini ancora, dove intanto non è già frequente, sono sempre sua dimora preferita i luoghi umidi posti in vicinanza dei letamai e dei cessi. Le Hyale, che per la forma del corpo e delle appendici si possono considerare come 1' anello di passaggio fra le Orchestie e i Gammaridi, anche per la dimora danno a vedere questo loro stato di transizione, in quanto che se ne stanno fra le alghe attaccate agli scogli, sulle Floridee che rimangono appena sommerse, come fa l' Hyale pontica, ovvero pure su quelle che di solito sono emerse, ma ogni tanto coperte da un' ondata più forte, come 254 ' Biologia. si vede avvenire per 1' H. Prevostii. Che anzi per quest' ultima specie merita di essere no- tata la circostanza, che esse nel cespuglio di alghe ( Ulva lactuea) dove vivono, occupano a preferenza la parte più alta, quella cioè dove 1' acqua arriva e rimane più difficilmente, e 1' aria invece è più abbondante. Tale istinto di rifuggire dall' avere il corpo continuamente bagnato, insieme al grande bisogno di aria, viene confermato anche dall' esperimento, il quale dimostra che volendo man- tenere in vita delle Hyale Prevostii nel laboratorio, non vi si riuscirà altrimenti che adope- rando dei vasi in cui si trovi dell' Ulva non sommersa tutta nell' acqua, ma solo in condizione tale, che lasci piena libertà agli animali di andare pascolando come pecore sui cespi che rimangono a secco. Meno le Orchestie e le Hyale, tutti gli altri Grandmarmi non possono tollerare molto a lungo di rimanere fuori dell' acqua. E il luogo di dimora presenta grandi varietà. Talune specie, come il Mierodeutopus gryllotalpa, il Corophium acherusicum, Y Erichthonius difformis e la Melita brevicaudata preferiscono le acque stagnanti dei porti, il che vuol dire acque torbide e inquinate di sostanze organiche d' ogni maniera, e miste anche ad una certa quantità d' acqua dolce, che sbocca dalle fogne. Anzi, a questo proposito è da aggiungere pure che le stesse specie si trovano anche nel lago Fusaro, le cui acque, come è noto, comunicano col mare per mezzo di uno stiletto canale. ]) Per contrario le Amphithoe, il Mierodeutopus edgicola, Y Ampelisea rubella, la Grubia largimana, YAora graeilis, dimorano soltanto nelle acque limpide e pure, fra le Floridee sommerse ad una certa profondità; ed altri Gammarini, come Y Atylus Swammerdamii, vivono in schiere pelagiche, correndo di qua e di là in cerca di preda. La sabbia fina, il fango, il detrito di conchiglie e di corallari che costituisce il fondo del mare in diversi punti del nostro Golfo, sono la dimora abituale ed esclusiva di talune specie determinate. Nella sabbia fina che la draga porta su dal fondo del mare che è fra il Castello dell' Uovo e Mergellina, alla distanza di qualche centinaio di metri dalla spiaggia, il crivello facilmente sceglie le due grosse specie d' Ampelisea ( A. brevicornis e A. diadema ), la Bathyporeia pilosa, Y Urothoe irrostrata, due specie di Leucothoe (L. pachycera, e L. serratiearpa) , il Corophium runcicorne, il Siphonoecetes typicus, il Mierodeutopus Stationis, e diversi Oedice- ridi ; mentre che se la distanza della riva è maggiore, e la draga cade sul fondo fangoso, 1' osservatore rimane sorpreso nel non vedere più nessuna delle specie ora nominate, anzi nel notare una mancanza quasi assoluta di ogni manifestazione di vita. Soli in tanta difficile dimora vivono i Phoxidi, dei quali altrove non troviamo neppure un individuo. D' altra parte i fondi coralligeni sono abitati da parecchie belle specie, ma a preferenza dalla Lysia- nassa longicomis, e dall' Ichnopus taurus. ') Anche il Corophium bicaudatum, al pari del nostro C. acherusicum, frequenta le acque salmastre, siccome notano i diversi Autori, e specialmente il Lindstrom ( Bidrag till kannedomen om Ostersjons invertebrat- fauna; in: Òfvers. Vet. Akad. Fòrhandl. 1855), e il Beady (On the Crustacean Fauna of the Salt-marshes of Northum- berland and Durham ; in: Nat. Hist. Trans. Northumberl. and Durham, voi. 3, 1870). — Invece l'altra specie di Corophium, che si trova nel Golfo di Napoli (C. runcicorne), abita esclusivamente la sabbia fina delle acque profonde e limpide, lontane, siccome ho detto, qualche centinaio di metri dalla riva. Dimora. •> gg Finalmente è da dire dei vari Gammarini che hanno una dimora tutta loro speciale, e di cui talora riesce impossibile conoscere la ragione. Di fatto, p. es., mentre che a niuno reca maraviglia il sapere che la Chelura terebrans si trova nei pezzi di legno galleggianti, perchè ognuno sa che l'animale appunto nel legno si scava delle gallerie; d'altra parte non si sa perchè lo Scopelocheirus Hopei, e nelle acque del nostro Golfo, e in tutto il Mediterraneo ed anche nei mari settentrionali, si debba trovare ammassato in così gran numero dentro i gusci vuoti di Echinidi. Acque dolci, o salmastre. — Nelle acque dolci d' Italia albergano soltanto due specie di Gammarini, il Gammarus pungens che predilige le erbe acquatiche che crescono sulle rive dei canali fluenti, e il Nìphargus puteanus che di solito se ne sta nascosto nei pozzi sotterranei, ma pure non di raro rimonta alla superficie, mescolandosi al G. pungens assai di lui più numeroso x). Anche fuori d' Italia le specie d' acqua dolce non sono molto numerose di forme, nella maggior parte dei paesi. Ma non così si può dire delle acque di alcuni laghi del setten- trione d' Europa e del centro dell' Asia, dove le ricerche del Lindstrom, di G. 0. Saes, e ilei Dybowsky hanno scoperto una fauna tutta caratteristica, ricchissima di forme svariate, alcune delle quali comuni ancora alle acque dei mari vicini, da cui forse quei laghi si sono separati in tempi geologici molto remoti. E similmente la fauna d' acqua dolce dell' Au- stralia e dell'America Settentrionale presenta, a quanto pare, una ricchezza di forme supe- riore a quella corrispondente di Europa. Influenza dell'età. — In alcuni casi possiamo notare che la dimora dei Gammarini varia alquanto per la stessa specie anche secondo l'età. Così, siccome ho già detto, le Orchestie giovani sono più vicine all' acqua che gì' individui adulti. E, similmente, fra i Gammarini abitatori della sabbia fina, dove 1' altezza dell' acqua marina giunge a 10 o 20 metri, per qualche specie gì' individui giovani sono pelagici, o almeno vivono non nascosti nella sabbia ma liberi e vaganti negli strati profondi dell' acqua, donde li porta su la rete sottile accomodata per pescare a tale livello 2). !) Del resto anche il Niphurgus puteanus può diventare numerosissimo d' individui in certe circostanze speciali, come p. es. è avvenuto a Venezia, in seguito di una nuova canalizzazione d' acqua della città. Cf. Ninni, Il Xifargo delle cisterne di Venezia; in: « L'Adriatico », Giornale del mattino. Anno 14.° N. 9, Venezia, 9 Gennaio 1889. L'A., dopo di aver notato che « questi ospiti si associano spesso coli' Orchestici mediterranea e coli' Orchestici Deshayesii », conchiude così: « Adunque si può ammettere con fondamento che i tuoi adoperati per fornire d'acqu;i Venezia abbiano artificialmente preparato un ottimo ambiente pel Nifargo ( già da me precedentemente trovato nel Veneto in luoghi propizii) per cui esso s'introdusse nei condotti diffondendosi rapidamente per ogni dove in città con sorpresa degli abitanti, alcuni dei quali si allarmarono per l'insolito caso. Questo è un nuovo fatto che com- prova l'azione che esercita l'uomo sulle faune locali, azione troppo spesso dimenticata ma che genera molte volte un perturbamento nell'equilibrio dei viventi e fenomeni inaspettati ». ?) Nella serie di ricerche eseguite dal sig. S. Lobianco per conoscere gli animali che nel Golfo di Napoli vivono in acque piuttosto profonde, le specie di Gammarini raccolti furono tre: Oediceros ìongimanus, Bexamine spinosa e Pherusa eìegans, delle quali la prima, quando gl'individui sono adulti, vive di solito nella sabbia, e le altre due sono state trovate fra le alghe, e nella sabbia, dove forse non si fermano mai, ma si arrestano alla superficie per riposare. 95(] Biologia. CAPO VI. Nascondigli e Ricettacoli. Mentre che molte specie di Gammarini si contentano di ripararsi semplicemente, e alla meglio, fra i cespugli di alghe, o dietro un ostacolo qualunque, molte altre invece cercano dei mezzi particolari per sfuggire ai loro nemici, o per attendere più comodamente il pas- saggio della preda. Tutte le specie che vivono nella sabbia hanno l'abitudine di nascon- dervisi dentro; il che fanno con grande abilità, quasi sempre spingendo avanti il capo (Tav. 6, Fig. 12), terminato in una maniera più o meno aguzzo, e reso privo d' impacci pel ripiegamento delle antenne verso i lati ed il ventre. Anzi nella Bathyporeia filosa le antenne anteriori, lungi dall' opporsi alla penetrazione del capo nella sabbia, la rendono anche più facile, per la modificazione speciale del primo articolo del peduncolo, che prende la forma di uno scalpello. Tenendo in un bacino, con un po' di sabbia nel fondo, dei Gammarini tratti su dalla draga dalla profondità di 10-20 metri nel mare fra il Castello dell' Uovo e Mergellina, dopo qualche minuto tutti gì' individui si sono nascosti. Scovati fuori per mezzo d' una bacchetta, immediatamente ed ostinatamente vi ritornano. E la BatJn/poreia appunto, di cui sopra ho detto, è quella che meglio e più rapidamente riesce ad ottenere tale scopo, senza nessuno sforzo apparente, insinuandosi di corsa nella sabbia con la testa in avanti con tanta facilità, come se continuasse a nuotare nell'acqua libera1). Invece gli altri suoi compagni di bacino, chi più chi meno, si vede che fanno un certo sforzo per rimuovere d'innanzi al loro corpo i granellini di sabbia coli' aiuto delle zampe anteriori, o della coda. Anzi a questo riguardo merita una speciale attenzione la maniera come procede avanti 1' Urotlioe irrostrata, la quale lascia sulla sabbia dei solchi simili a quelli che sono stati descritti per Y Haustorius arenarius da diversi osservatori 2), e che forse possono anche in certe condizioni lasciare tracce di sé come impronte fossili. Ma per le Orchestie il lavoro è ben più arduo che non quello delle Bathijporeia e delle Urothoe, sì perchè la sabbia in cui esse vivono è formata di granelli in generale assai più grossi di quelli che costituiscono la sabbia del fondo, e sì perchè alla sabbia sono com- misti fuscelli di paglia, frustoli di alghe, e mille altri corpi estranei che ne rendono più diffìcili i cambiamenti di posizione, e finalmente, e in principal modo, sì perchè la sabbia è all' asciutto, e quindi i granelli gravitano l' uno sull' altro, anzi quasi aderiscono insieme, ') Cf. puro Stebbing, Rep. Challenger, p. 310, dove si parla dei solchi fatti nella sabbia anche dalla Ba- thyporeia. -) V. specialmente Hancook, Remarks on certain Vermiform Fossils etc. ; in: Ann. Mag. N. Hist., (3) Voi. 2, ].p. 443 e 457, t. 14-19. Nascondigli e Ricettacoli. 257 oltre all'essere più pesanti per la mancanza dell'acqua, che, altrove, s'interpone fra gra- nello e granello, e ne alleggerisce il peso. Nondimeno la valida costituzione delle zampe e i muscoli robusti aprono facilmente alle Orchestie il varco attraverso la sabbia del lito- rale, in cui esse s' insinuano assai rapidamente, non sempre con la testa in avanti, ma anche quasi rinculando, ovvero verticalmente, col ventre in giù, approfondando sempre più una fossa che vanno scavando rapidissimamente mediante potenti colpi di coda, e raspamenti solleciti delle zampe anteriori. Quando si osservino le abitudini delle Orchestie nel laboratorio, dopo che il vaso con la sabbia dove sono nascoste sia stato agitato per far venir fuori gli animali, lasciandolo poi in riposo, si vedrà presto come tutti gl'individui, dopo di essersi sforzati per qualche tempo a saltare vanamante contro le pareti del recipiente, infine si decidono a nascondersi di nuovo. Il che fanno tutte nello spazio di appena qualche minuto. Esaminando poi nel giorno seguente la sabbia nella sua superficie liberamente esposta all' aria, ed in quella che si può vedere attraverso le pareti trasparenti del vaso, si troverà che la superficie libera anzi detta è attraversata da tanti foi-i regolari rotondi (Tav. 44, Fig. 19), mentre che dalle pareti trasparenti (Tav. 44, Fig. 18) si vedono tanti canali tortuosi, dentro di cui qui e là è rifugiata un' Orchestia, rannicchiata variamente, ma non immobile, sibbene piuttosto irrequieta, e tale che cambia ogni tanto posizione, disponendosi ora con la testa in alto e ora in basso. Intanto dal vedere quella disposizione particolare dei granelli di sabbia che formano le pareti così abbastanza regolari dei canali, in cui u'ii animali sono ricoverati, e dalla forma circolare perfetta dei buchi posti alla superficie, già alla prima si dovrebbe conchiudere che se i granelli della sabbia rimangono in quella posizione deter- minata, e non precipitano, come di solito, 1' uno addosso all' altro, ciò dovrebbe dipendere anche dalla presenza di una sostanza conglutinatrice comune, che tutti li riunisca. Ma questa supposizione non vien confermata agevolmente dall'osservazione microscopica, che, per la sua scarsezza, non riesce sempre di discoprire fra i granelli la sostanza cementante, pro- dotta, come si è dichiarato altrove, dalle glandole cutanee di cui è tanto abbondantemente provveduta la pelle delle Orchestie. E chiaro che questa crivcllatura della sabbia, dove sono nascoste le Orchestie, si ritrova pure sulla spiaggia del mare, dove riesce più facile di osservarla nei punti in cui le alghe rigettate sono meno abbondanti, e precisamente in quel tratto della riva che scendendo in dolce pendio è coperto da sabbia molto fina. Anche per i Talitri si sono descritti dei fori dentro cui gli animali si ricettano, so- pratutto durante il giorno. Il suolo, dove i Talitri sono, è tutto bucherellato, come \m crivello; ed ogni bucherello accoglie un solo individuo, o al più due, rivolti con la testa in giù. Mentre che durante il giorno, sopratutto se il sole dardeggia, 1' intera famiglia dei Talitri è nascosta nei suoi ricettacoli, invece, sul far della sera, tutti vengono fuori in grosse schiere e si mettono a saltellare vivacemente '). ') Gerstaecker, Amphipoda, in: Rronn 's. Klassen und Ordnungen d. Thierreichs, Voi. 5, parte 2, p. 426, 188C. L' A., a p. 442, nega alle Orchestie la proprietà di scavarsi dei buchi. Zool. Station z. Neapel, Fauna nml Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 33. 258 Biologia. Più numerose delle specie dei Gammarini che si nascondono nelle sabbie, sono invece quelle che si costruiscono un vero ricettacolo proprio, particolare per ciascun individuo, col- 1' aiuto della secrezione delle glandole contenute per lo più nei piedi toracici medi. Il primo a richiamare 1' attenzione sopra questo argomento è stato il Say, il quale descrive il Ce- rapus tubularis come munito di un tubo trasparente gelatinoso, libero, che 1' animale tra- sporta con sé qui e là, muovendosi nella maniera che fanno alcune larve d' Insetti. Dopo di lui molti hanno descritto i tubi formati da diversi Grammarini, fra i quali meritano specialmente di essere ricordati il Keoyer e il Bate, il primo che ripete quello che gli venne riferito dal capitano Holboll sulle abitudini del Siphonoecetes typicus, e 1' altro che pubblicò -) diverse notizie sulla forma e posizione dei tubi in varie specie. Se non che il Bate col nome da lui adottato potea dar luogo a confusione, cioè a far credere che i tubi costruiti dai Corofi, dagli Erichthonius, e dai Podoceridi, non siano già semplici ricettacoli, ma bensì veri nidi, in cui le femmine depongano le uova, come già gli fu contrastato dall' Editore degli Annali francesi di Storia Naturale, quando fu pubblicata in quel perio- dico la traduzione dell'articolo*'). Ma il Bate non volle accettare l'obbiezione dell'EDWARDs; la quale intanto è puntualmente giustificata dai fatti, poiché non vi è alcuna specie di Gammarini, di cui si conosca quello che il Bate ha asserito, cioè che porti le uova non con sé, ma le tenga custodite nel tubo. E quindi non è neppure oggi opportuno quel nome che il Bate volle attribuire a un gruppo di Gammarini, cioè di Antìpodi « nidifici > 3). Tra i Gammarini del nostro Golfo io ho veduto il ricettacolo costruito dalle seguenti specie : Ampelisca diadema, Erichthonius difformis, > brevicornis, Microdeutopus gryllotalpa, Amphithoe rubricata, Corophium acherusicum, Grubia largimana , Siphonoecetes typicus; e non mi è riuscito di distinguere, almeno senza dubbio, quelli delle altre specie afiìni, che pure, tenendo conto della presenza dell'abbondante apparecchio glutinifero, ne costrui- scono uno simile. La ragione di tale mancata osservazione si deve attribuire al fatto, che tutte queste specie non sono mai in Napoli molto numerose d' individui, e molte vengono spesso insieme a specie assai meglio rappresentate nel nostro Golfo, come l' Erichthonius difformis, e il Microdeutopus gryllotalpa, o le Amphithoe, con cui essi hanno comune la forma dei ricettacoli. Comunque sia di queste specie di Gammarini più rari, riesce interessante esaminare un po' più particolarmente le costruzioni delle varie specie da me osservate, talune delle quali ho potuto anche seguire nei diversi momenti del loro lavoro. ') Bate, On the Nidification of Crustacea; in: Ann. Mag. N. Hist., 1858, (3) voi. 1, p. 161-169, t. 8. -) Cf. Annales des Sciences Naturelles, (3) voi. 9, p. 255. ") Il Bate dice pure di avere osservato un gruppo di nidi di « Podocerus capillatus », « one of which upon being opened was fouud to he occupied by a parent animai and a swarm of young, evidently of two ages, therefore two broods. Cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi, 1, 1862, p. 443. Nascondigli e Ricettacoli. 259 Ampelische. — Il ricettacolo, in cui sono rinchiuse le Ampelische che vengono dalla sabbia del fondo del mare di Mergellina, è ben povera cosa, come quello che si riduce sem- plicemente ad una capsula informe, costituita di sabbia impastata con sostanza glutinosa. La capsula che avvolgeva le Ampelische io non 1' ho potuto vedere costruire, perchè gli ani- mali, quando son tratti su dalla riva, se ne rimangono in uno stato d' inerzia asssoluta, ovvero fuggono spaventati di qua e di là pel vaso, senza badare punto a costruire nulla. Lasciando della sabbia nel fondo del recipiente, vi s' insinuano con relativa facilità, ma anche ivi rimangono poi inerti per molto tempo. Solo il giorno seguente, scavando nella sabbia con una bacchetta, si scoprono, e pur non sempre, come dei mucchietti di sabbia agglutinata senza forma regolare : sono i ricettacoli delle Ampelische, ciascuna delle quali ha costruito intorno a sé una capsula senza uscita apparente, tale insomma che si direbbe invece che si fosse circondata di una cisti. Le altre specie di Gammarini da me enumerate costruiscono invece il loro ricettacolo regolarmente e con molta rapidità. Anfitoi. — L' Amphithoe rubricata e la Grubia largii/nana, che vivono fra le Floridee, quando son lasciate per qualche ora tranquille nel fondo di un recipiente, subito si mettono al lavoro di costruzione, raccogliendo con prontezza e molto abilmente, con le antenne posteriori, e con i gnatopodi o con i piedi toracici medi, tutti i granelli di sabbia e i frustoli di alghe che sono a loro portata. E mentre che l'animale fa questa raccolta, contempora- neamente versa pure dalle punte delle ungine dei suoi apparecchi glutiniferi grandi quantità di cemento, che a guisa di gelatina limpida ed incolore si distende sul fondo del vaso, e vi aderisce, incollando insieme anche i corpi estranei che il Gammarino ha raccolto, e costi- tuendo così un impasto che in breve copre tutto il suo corpo. Costruito il tubo, 1' animale vi resta dentro rannicchiato interamente, ovvero solo in parte, sporgendo dal suo ricettacolo con tutta la parte anteriore del corpo, o con le sole antenne, che stanno a guardia del- l' entrata. Spesso il ricettacolo non è che un tubo terminato a fondo cieco, nel quale l'Anfipodo si volge e si rivolge con grande facilità; ma altre volte l'abitatore e costruttore sente il bisogno di una nuova apertura, e riduce il suo ricettacolo ad un tubo aperto a' due estremi, 1' uno di contro all' altro. Del resto ogni ricettacolo, piuttosto che essere un vero tubo, è una doccia, attaccata con i suoi margini liberi al corpo su cui il Gammarino ha fissato la sua dimora, e che serve in questo modo a completare la parete. . Qualche volta, quando esiste nel vaso anche un ramoscello d' alghe, 1' Amphithoe e la Grubia, ma particolarmente quest' ultima, non trovando granelli di sabbia o altri corpi estranei, provvede altrimenti alla costruzione del suo ricettacolo, accartocciando una fronda dell' alga, e completando la parete del cilindro interamente con una lamina di sostanza gelatinosa, limpida e incolora. La Fig. 12 della Tav. 2 rappresenta appunto un caso di tal natura, in cui il Gammarino, che è dentro il tubo, era rimasto per due o tre giorni dimenticato nel vaso, con delle alghe. Si noti che il tubo costruito in questa circostanza 260 Biologia. è quasi interamente fatto di sostanza gelatinosa, ed è aperto ai due lati. L' animale vi stava per lo più fermo nella posizione in cui è disegnato, con le antenne fuori di una delle due aperture. Erittoni e Microdeutopi. — Questi Crostacei fabbricano tutti dei tubi somiglianti fra loro, di forma cilindrica, e costruiti di fango impastato di materia glutinosa. Solo in casi eccezionali, come quando la costruzione avviene sulle pareti di un bacino in cui si faccia circolare una corrente d' acqua, ogni animale, preparando il suo tubo lungi da quelli dei suoi compagni di prigionia, lo fabbrica con doppia apertura. Invece nel mare libero, sulle colonie di Ascidie, che vengono dal porto, su' pezzi di legno strappati dalle vecchie costru- zioni subacquee, e su' frammenti di sughero galleggianti nel mare, i tubi numerosissimi sono aggruppati in maniera disordinata 1' uno addosso dell' altro, e di solito aperti soltanto ad un estremo. Entrando nel tubo, 1' animale, almeno per quanto ho potuto vedere negli Erittoni, vi penetra non col corpo rivolto in avanti, ma sempre colla coda, e quindi rinculando. S. I. Smith ') ha descritto la maniera onde il « Microdeutopus grandìmanus » costruisce il suo tubo. La quale maniera non differisce poi essenzialmente da quella da me veduta seguire dalle Amphiihoe. Nondimeno, secondo lo Smith, l'animale da lui osservato farebbe prima una specie di rete trasparente con la sua materia tessile, e poi riempirebbe le maglie con pezzetti di alghe, e con escrementi finamente triturati dalle parti boccali. Del resti) stando a quel che egli dice « in several allied species of Amphipoda, the excrement enters largely into the composition of the tube ». Io non ho potuto mai assicurarmi direttamente di questa strana abitudine, e vorrei credere piuttosto alla probabilità che l' animale adoperi tutti i materiali che trova più vicini. Così per esempio ho veduto una volta un'Anfitoe, che nella costruzione del suo tubo avea fatto intervenire come materiale di costruzione una spoglia di Oorophium acherusicum. Corofi. — Osservando i Corofi, è interessante il notare come facciano a riparare le loro costruzioni, quando per caso siano avvenute delle rotture. E nella Fig. 11 della Tav. 1 è appunto rappresentata la maniera onde gli animali provvedono a questa riparazione, ado- perando specialmente le antenne posteriori, con cui prendono i pezzi di fango dalle parti vicine, e cementandoli con la sostanza glutinosa che geme dai piedi toracici medi. Stando a quel che si riferisce del Corophium bicaudatwm , così comune sulle coste del- l' Atlantico, ma finora da me non ricevuto mai dalle coste d'Italia 2), parrebbe che si dovesse conchiudere che questo Gammarino non costruisca un vero tubo, ma si limiti a scavare dei buchi nel fango, a somiglianza di quelli che fanno le Orchestie e i Talitri nella sabbia. Anzi, il Robertson riferì pure la maniera come tale scavamento avviene : « I bave again seen it burrowing. which it does rather sluggishly. In this operation it brings the ') S. I. Smith, in: Trans. Connecticut Acad., voi. 4, 1880, p. 274, in nota. 2) Lo Heller dice d' averlo trovato nell' Adriatico, a Curzola. Nascondigli e Ricettacoli. ->{\] points of the long antennae together, and pushes them into the mud; the fore-feet assist in widening the hole, and in turning the mud sideways; the hind-feet throw it backwards ; the tail is carried at an angle downwards, which it presses against the mud, and forces rtself fòrwards. My experience leads me to think that they do not burfow very deeply. I find them plentifully in the soft surfaee mud, but when 1 removc that away to the deptli of about three inches, I have not found them in the firmer subsoil » '). Se non che ai Corofi, sulla fede del D' Okbigny, si attribuisce comunemente pure un'azione « livellatrice » del fondo del mare, che, se fosse vera, sarebbe molto importante. Giova quindi dire un po' più minutamente di essa, tanto più che le osservazioni del medico francese sono spesso citate, ma forse da pochi sono state lette, e da nessuno controllate, meno per ciò che riguarda il preteso combattimento fra i Corofi e gli Anellidi. Ecco dunque ciò che riferisce il D' Okbigny: Sulle coste « des communes d'Esnaudés et Charon, près la Rochelle », dove durante la buona stagione si sono costruiti degli apparecchi per la pesca dei mitili, « Bouchotz à moules », invece, nel eorso dell' inverno, il mare, traspor- tando il fango del fondo contro i piuoli del « bouehot», rende il suolo tutto irregolare, così da dare origine a dei solchi, talvolta alti tre piedi. « Lorsque la saison devient plus chaude, les sommets de ees sillons, restant exposés à l' ardeur du soleil pendant le temps de la mer basse, s' égouttent, se durcissent et il s' y forme mème un encroùtenient see à la surfaee, qui rendrait très-pénible 1' usage des pousse-pieds, lesquels ne pourroient plus glisser sul- la vase, si nos petits crustacés ne venoient au secours des pécheurs. Les boucheleurs Ics nomnient perni ; et 1' on pourroit les nommer corophie appldnissant. Ce qui des milliers d' hommes ne parviendroient pas à exécuter dans tout le cours de 1' été. une réunion de chétifs animaux, à peine longs de quatre lignes, et larges d'une ligne et demie, l'achevent en quelques semaines ; ils démolissent et aplanissent plusieurs lieues carrées couvertes de ces sillons; ils délaient la vase, qui est remportée hors des bouchots et mème de la baie, par la mer à chaque maree ; et peu de temps après leur arrivée, le sol de la vasière se retrouve avoir une surfaee aussi piane qu' à la fin de l' automne pre'cédent. Soit que les eorophies s'enfoncent profondément dans la vase pour y passer l'hiver, soit qu' ainsi que la plupart des crustacés, ils se retirent pendant la saison froide dans des mers plus pro- fondes, ce qui me paroit plus probable, ils ne commencent à paroitre dans les bouchots que vers le milieu du mois de mai ». E poi conchiude come ho detto già avanti (p. 252), cioè che « ils quittent ordinairement nos buchots vers la fin d'Octobre, et presque toufi à la fois; souvent, à cette epoque, on n'en rencontre pas un seul là où ils étoint très-nombreux quelques jours avant » 2). Sifonoceti. — I Sifonoceti nuotano molto bene mediante le prime tre paia di piedi addominali, che agitano con una certa velocità. Muovendosi verso l'alto tengono avvicinate ') Cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, 1868, p. 529. -') C. D' Oebigny, Journ. de Physique et Chimie ecc., voi. 93. 1821, p. 194-200. 2£2 Biologia. le antenne, specialmente quelle posteriori, che rimangono pure del tutto estese, e fanno continuazione diretta col resto del corpo in una sola linea. Del resto 1' animale non nuota volontieri ; ed invece se ne resta nel fondo pigramente per metà nascosto in un tubo di sabbia costruito da lui stesso, mediante la secrezione delle glandole dei piedi toracici medi con cui conglutinano insieme i vari granelli. Questi tubi non sono attaccati al fondo, come quelli costruiti dai Corofi, ed altri Gammarini, ma del tutto liberi, e talora terminano a fondo cieco, altre volte sono aperti in ambedue gli estremi, quando il Sifonocete, rincu- lando, ne sforza con la coda il fondo chiuso dell' estremità posteriore. La costruzione del ricettacolo avviene piuttosto rapidamente. Se. la sabbia circostante è scarsa, 1' animale prima di tutto raduna in un cumuletto i granelli vicini, servendosi delle antenne posteriori, e propriamente del flagello di queste, che esso usa nello stesso modo, come noi facciamo del dorso del dito indice per radunare della sabbia sparsa su di un tavolino. Indi afferrati con le zampe del primo e del secondo paio i vari granelli, li cementa col liquido glutinoso, che geme dai piedi toracici medi. Intanto, fatta una piccola parte del tubo, e propriamente un pezzo di un lato della parete inferiore, l' Anfi- podo costruttore ruota intorno al proprio asse longitudinale, trasportando con sé il pezzo compiuto in guisa da farlo divenire superiore al proprio corpo. Di poi si volge di nuovo con le zampe in giù verso la sabbia, e costruisce un altro pezzo di parete in continua- zione del primo, e così successivamente, rivolgendosi più volte, ed aggiungendo pezzo a pezzo, finché costituisce un anello, da cui rimane circondato verso la metà del corpo. Allora bentosto con un movimento rapido l'animale rigetta indietro, fino a livello delle zampe posteriori, 1' anello formato, in cui esso rimane come infilato ; e si estende ancora di nuovo come nel primo caso, in cerca di nuova sabbia con le antenne posteriori. Terminato il suo lavoro, si ritira nel tubo, tenendo fuori soltanto parte del capo con le antenne divaricate. Irritato, prima cerca di nascondersi meglio nel tubo, ritirandosi più dentro, ma sempre mantenendo all' esterno in esplorazione i flagelli delle antenne posteriori ; poi spaventato esce fuori, ora spingendo avanti la metà anteriore del corpo, ora la metà posteriore. D' ordinario subito rientra nel suo abitacolo ; altre volte ne fugge lontano. Nel rientrare spinge avanti sempre la coda. Stuzzicato ancora più fortemente, esce e scappa via nuotando nel modo che si è detto, ma subito si lascia ricadere al fondo, ciò che fa tranquil- lamente, divaricando le antenne ed incurvandole in guisa da servirsene come di paracadute. Se in questo stato di libertà viene stimolato ancora, cerca di schermirsi ricorrendo all' astuzia di fingersi morto, rimanendo del tutto inerte, dopo di avere attorcigliata l' estremità poste- riore del corpo (Tav. 4, Fig. 12), come fa un Paguro. Se la sabbia è abbondante, e 1' ani- male giace su di essa, la costruzione del tubo è anche più rapida, ma non può osservarsi egualmente bene in tutti i suoi particolari. Se si lasciano in quiete vari Sifonoceti in un recipiente con un po' di sabbia, dopo qualche tempo tutti si troveranno muniti del proprio tubo (Tav. 4 Fig. 13), e tutti sopra della sabbia, che si spingono rinculando di qua e di là, con una maniera di locomozione del tutto caratteristica, giacché incurvate le antenne poste- riori ad arco, con un movimento di scatto spingono indietro tutto il corpo, ed insieme a questo anche il tubo. Nascondigli e Ricettacoli. 263 Di questa maniera di muoversi insieme col tubo, che è simile a ciò clic il Bay ricorda del suo Cerapus tubularis, parla eziandio il Kkoyer come osservata dal capitano Holboll sulle rive del Groenland. E il Kkoyer figura pure i tubi costruiti dal Siphonoecetes , ma li dice depressi; il che costituirebbe una differenza notevole dalla forma di lunghi tubi che si vedono neir Anfipodo napoletano. Anche il Metzger ha veduto dei frammenti di tubi pendere dagli Antìpodi da lui raccolti. E Gr. 0. Sars riferisce del suo S. pallidus, che 1' animale se ne sta nelle conchiglie di Dentalium '), mentre che un altro Anfipodo (il suo Cerapus crassicomis , Sp. Bate, o Siphonoecetes crassicomis n. sp. di Bate, 1862) si fabbrica dei tubi cilindrici regolari di fango, e li trasporta con sé, come alcune larve d' Insetti. Tritete. — E certamente da considerarsi come un vero ricettacolo anche quello che la Tritaeta gibbosa si scava sopra le Spugne, e le Ascidie 2). Una Suberites o una Rhopalaea che abbia su di sé tali ospiti, lo dimostra subito per la presenza sulla sua superficie di tante piccole fessure (Tav. 6, Fig. 10), da ciascuna delle quali sporgono dei filamenti, che sono le antenne dell' Anfipodo. Ogni fessura si può paragonare per la forma ad una botto- niera, o meglio ad una rima palpebrale, presentando anch' essa i suoi due margini prolungati alquanto in forma di membranelle, quasi fossero due valvole. La profondità di questa fes- sura, e la forma si adattano precisamente alle dimensioni ed alla forma dell' abitatore, il quale vi sta sempre immobile, in una stessa posizione, e precisamente col dorso rivolto verso il fondo, con i piedi toracici medi e posteriori afferrati ai margini liberi della valvola, e con le antenne liberamente fluttuanti fuori dalla cavità. Ad ogni apparenza di pericolo, l' animale ripiega subitamente le antenne dentro del suo nascondiglio, stringe con quelle speciali morse delle estremità dei piedi toracici medi e posteriori i lembi della valvola, e li tira fortemente a sé, come fa un Lamellibranchio delle sue valve, obbligandole così ad avvicinarsi 1' una all' altra molto bene, e chiudere ermeticamente l' entrata alla dimora. Lasciando per qualche tempo la Spugna in un bicchiere, quando le condizioni vitali cominciano a diventar penose o per la scarsa aerazione, o per la morte già avvenuta del- l' animale ospitante, le Tritete, imitando in ciò quello che avviene in condizioni somiglianti anche in altri Antìpodi, escono spontaneamente dai loro nascondigli, e strisciano su per la superficie della massa, su cui avevano fissata la loro dimora. Se non che, di solito, in questo caso sono già in triste stato anche esse, e muoiono senza manifestare nessun altro segno delle loro abitudini. Invece, se si ha cura di cavare alcuni individui per forza dalla Spugna, incidendo questa convenientemente, senza offendere la Triteta, si noterà che anch' esso, questo Gammarino così singolare per la sua dimora, nuota molto bene, e cammina abbastanza ') Anche 1' Unciola crenatipalmuta, secondo il Bonnier, non costruisce ricettacolo proprio, ma si ripara dentro dei tubi di Serpulidi, abbandonati dai loro abitanti. Cf. Bonnieu, Bull. Scient. de la France et de la Belgique, 1889, voi. 20, p. 384. -) Una tal maniera di nascondiglio delle Tritete richiama alla memoria quello che il Prof. A. Costa ha descritto di un Iperino in un Sifonoforo ( Cf. A. Costa, Osservazioni sulla Diphya quadrivalvis, e su' Crostacei che si svi- luppano entro i bottoni delle appendici urticanti; in: Annuario Mus. Zool. Univ. Napoli, anno 1.°, 1862, p. 90). 2£4 Biologia. velocemente, procedendo, come le Dexamine, sempre sul lato, e mediante 1' aiuto dei piedi toracici medi e posteriori. In un caso mi è anche riuscito di vedere la maniera come l' An- fipodo procede a scavarsi il suo nascondiglio sulla superficie di una Spugna. L' animale «-•inceva sulla Suberites stando ferma sul dorso, come fanno le Dexamine ordinarie sul fondo del recipiente ; e, servendosi delle pinze dei suoi piedi toracici medi e posteriori, si teneva afferrato fortemente al parenchima del Porifero. Avendo atteso per qualche tempo invano, cioè senza poter vedere un risultato chiaro, m' indussi ad allontanare la Tritaeta dalla Spugna, e notai, che, quantunque nulla si 'fosse ancora potuto scorgere dall'esterno, pure 1' effetto della pressione esercitata dal dorso del Crostaceo contro il parenchima cedevole della Spugna avea già ottenuto in buona parte 1' effetto, poiché era già avvenuta sulla su- perficie dell' animale ospitante un solco mediocremente profondo. ' ) Chelure. — Finalmente è da ricordare pure quella maniera speciale di ricettacoli che si scavano le Chelure nei pali, tavole e somiglianti oggetti sommersi o immersi nel mare. Altrove pare che questo Anfipodo distruttore sia più frequente che nel nostro Golfo, dove 1' ho trovato varie volte, ma sempre in piccolissimo numero d' individui sopra pezzi di legno galleggianti quasi interamente marciti, senza che mi fosse stato possibile di fare alcuna osservazione sulla maniera come 1' animale proceda nello scavare la sua galleria. CAPO VII. Atteggiamento durante il riposo. Anche 1' atteggiamento durante il riposo varia nei diversi Ganimarini, anzi si può dire che costituisce un carattere distintivo d' intere famiglie, o almeno di un determinato genere. Così è risaputo da lungo tempo che i Gammarus, e tutti i veri Gammaridi, nel riposo giacciono sempre sul fianco, indifferentemente se sul destro o sul sinistro ; e mai non se ne vede nessuno stare su, col ventre rivolto in basso, appoggiato sulla coda e su' piedi toracici. E similmente non possono giacere altrimenti che sul fianco gli Ampeliscidi, e sopratutto le Ampelische, a cagione della grande larghezza degli scudi epimerici. Viceversa, quando riposa sulla sabina un Orchestide se ne sta sempre dritto su' piedi, col ventre in giù, come un vero Insetto; e nell' acqua, quando son fermi sulla sabbia o sulle alghe, questi Gam- marini sempre rimangono nella stessa posizione carponi. Come gli Orchestidi, sono dritti su' piedi abitualmente anche molti Corofidi, e specialmente, come è naturale, quelli che hanno il corpo poco compresso, e gli epimeri brevi, quali sono i veri Corophium. ') Sull" abitazione delle Tritete cf. anche in seguito a p. 286. Atteggiamento durante il riposo. 2G5 I Lisianassidi abitualmente giacciono sul fianco; ma chi li osservi con attenzione vedrà che ogni tanto or 1' uno ed or 1' altro individuo si drizza su' piedi, col ventre in giù, man- tenendosi così con fatica in questa posizione difficile, in equilibrio instabile, data la forma a cuneo del loro tronco, e la lunghezza talvolta enorme degli epimeri. Da quanto si può capire, sembra che la posizione, senza paragone per loro più comoda, della giacitura sul fianco sia abbandonata per quella carponi, faticosa ed instabile, quando 1' animale vuol di- sporsi a camminare sul fondo. Fra tutti i Gammarini fa eccezione la posizione di riposo delle Dexamine, in quanto che queste invece di giacere sul fianco o sul ventre, se ne stanno sul dorso, siccome lo dimostrano le Figg. 9 e 12 della Tav. 5. E poiché tale posizione sul dorso sarebbe poco sicura, a cagione della rotondità degli ardii toracici, l'Anfipodo provvede alla stabilità dell'equilibrio del suo corpo, ripiegando i piedi toracici posteriori fortemente verso il dorso, in guisa da poggiarsi con essi a destra ed a sinistra solidamente al suolo, a guisa d' una nave in can- tiere, che è ferma su' suoi puntelli. Circa poi alla posizione che nello stato di riposo le varie appendici prendono rispetto al tronco, vediamo che le differenze non sono molte. Le antenne anteriori son dritte innanzi, e alquanto allontanate 1' una dall' altra, formando insieme un angolo abbastanza aperto, ma sempre minore di un retto. Le antenne posteriori sono rivolte indietro e in basso; e se hanno un lungo flagello, questo è adagiato strettamente lungo la superficie ventrale dell' animale. Delle parti boccali basterà dire soltanto dei palpi delle mandibole, i quali sono diretti in avanti, paralleli fra loro, e situati fra le antenne. Dei piedi toracici il gruppo anteriore, cioè i gnatopodi, sono quelli che rimangono sempre nascosti sotto il ventre, o meglio sotto la gola, in guisa che, se non si tratta di casi spe- ciali, come di maschi con grosse mani o grosse chele complicate, di solito guardando un animale, anche di fianco, nello stato di riposo, non è possibile osservare la forma della estremità distale dei gnatopodi. I piedi toracici medi non fanno notare niente di straor- dinario; sono diretti in avanti ed in fuori. Invece i piedi toracici del gruppo posteriore spesso prendono degli atteggiamenti molto strani, e specialmente i piedi del 5.° paio, i quali, p. es. negli Erichthonius, e nei Gammaridi, sono rivolti sul dorso, in direzione diametralmente opposta a quella che sembrerebbe la veramente naturale, e propriamente 1' incrociano ad angolo retto. Le due paia seguenti, dirette indietro, sono inclinate meno, così che i piedi del 6.° paio incrociano il tronco sotto un angolo di 4ó°, e i piedi toracici posteriori o giungono appena a toccare coli' estremità distale la coda, ovvero ancora rimangono inte- ramente di qua dalla regione ventrale. Circa ai jfiedi addominali, oscillanti di sotto al ventre a guisa di pendoli, si sa che non stanno mai fermi, dovendo provvedere a rinnovare la corrente per la respirazione. I piedi eodali, la cui articolazione è in generale così poco mobile, stanno, come s' in- tende, secondo la posizione che loro è imposta dall' articolazione stessa, e quindi son diretti secondo 1' asse del corpo. Del resto la coda intera è in tutti Gammarini sempre ripiegata, nello stato di riposo, contro il ventre. Zoo]. Station z. Neapel. Fauna u;i'l Fiori, Golf v. Xeapel. Gammarini. 34- 2(5 (> Bioloffia. CAPO Vili. Movimenti. I primi segni di movimento nell' embrione trasparente sono quelli dell' intestino medio e dei ciechi epatici ; le cui pareti ialine si contorcono variamente con movimenti vermi- colari, che agitano in mille guise il contenuto molle e granuloso risultato dalla digestione del vitello. Quando il vitello è (piasi esaurito, i ciechi epatici rimangono in quiete, o almeno si muovono solo di raro. Invece sono più frequenti le contrazioni dell' intestino medio, e più ancora quelle dei muscoli dell' intestino anteriore e posteriore, così intrinseci come estrinseci. Similmente sul dorso, il vaso cardiaco, che si è frattanto sviluppato, pulsa con grande rapidità. I muscoli delle zampe entrano in azione soltanto eccezionalmente nel gio- vane ancora rinchiuso nel guscio dell' uovo. Divenuto libero, il piccolo Gammarino nuota con molta vivacità, senza presentare differenza dall'adulto; e. se appartiene alle specie sal- tanti, salta anche esso benissimo. Considerando i movimenti dei Gammarini adulti, si trovano tre maniere diverse, che solo nelle Orchestie sono riunite nello stesso individuo: il nuotare, il camminare, il saltare. Tutti i Gammarini nuotano, e tutti molto agilmente, anche le specie che vivono abitual- mente dentro di tubi, anche le Chelure che scavano il legno, e le Orchestie che vivono nella sabbia. Tuttavia vi sono delle specie che si agitano, si direbbe quasi, continuamente, p. es. i vari Gammaridi e le Urotho", altri che preferiscono la quiete, come sono in generale i Lisianassidi, e le Ampelischc; senza che, intanto, possiamo vedere una relazione fra la vita sedentaria, o anche semiparassita, di alcuni Gammaridi e la facoltà di muoversi in una maniera più o meno vivace e continua ; precisamente come non si trova un evidente rap- porto fra le abitudini parassitarie della maggior parte degT Iperini e il grande sviluppo • lenii organi natatori, sopratutto dei muscoli dei piedi addominali, e della conseguente vivacità ed energia dei loro movimenti. L7 Edwaeds '), dividendo la sua « Famille des Crevettines » nella « Tribù des Sau- teurs » ed in quella « des Marcheurs », assegnava ai Gammarini del primo gruppo, fra gli altri caratteri, anche questo : « extrémité postérieure du corps constituant un organo de saut ; » mentre che nei « Marcheurs » trovava « 1' extrc'mité postérieure du corps ne constituant pas un organe de saut ». E più oltre, spiegando, aggiungeva che i saltatori nuotano sempre sul fianco, e saltano con un' estrema agilità ; e i camminatori, quando sono ) Edwards, Annales Se. Natur., 1830, (1) Voi. 20, p. 359. La stessa divisione con gli stessi caratteri è adot- tata pure nell" Histoire des Crustacés. voi. 3, 1S40, p. 10 e segg. Movimenti. 2G7 sul suolo, camminano invece di saltare, e nuotano sul ventre, non sul fianco, come i Gam- marini della tribù precedente. Or chi osservi i Gammarini vivi, vedrà che 1' ufficio di saltare non è punto così comune, come potè credere 1' Edward* ; giacché di tutti i parecchi generi da lui enumerati solo i Talitrus e le Orchestici sono dotati di questa facoltà; e gli altri, come i Gammarus, le Lysianassa, ed anche le Ampkithoe genuine '), non hanno altro potei-e, quando sono fuori T acqua, se non quello di flettere con maggiore o minore energia la coda contro il ventre, senza che pertanto riescano a sollevarsi punto dal suolo. Ma pure, intanto, la stessa facoltà di flettersi fortemente ed estendersi fuori dell' acqua, è posseduta similmente da tutti i così detti «Camminatori», fra cui specialmente dagli Erichthoviiis e dai Podocenis, i quali insiemi' ai Corophium sanno nuotare benissimo in tutti i sensi, nello stesso modo che nuotano non solo di fianco, ma ancora e sul dorso e sul ventre, e i Gammarus, e le Lisianasse, e infine tutti i Gammarini senza eccezione. Nuoto. — Nel primo slanciarsi al nuoto è sempre la coda che dà la spinta, mediante una rapida ed energica flessione. In seguito il movimento è continuato dai piedi natatori, salvo ad essere rinforzato di quando in quando da nuovi colpi della coda. E la maniera onde il corpo si muove può essere varia; poiché ora l'animale nuota sul fianco, ed ora col dorso in alto, cioè nella posizione che vorrei dire più conforme al naturale 2). Cammino. — Due sono le maniere di camminare che si osservano nei Gammarini ; 1' una di riposo sul ventre, 1' altra di giacitura sul fianco. La maggior parte dei Gammarini sanno camminare sul ventre, il che avviene coli' aiuto dei piedi toracici medi e posteriori; ma non tutti lo possono fare egualmente bene, a cagione della varia forma del corpo. Così se la forma è depressa, come nei Pereionoti, nei Corofi e nelle Urothoe, il corpo si regge facilmente sul ventre e senza sforzo. Ma se quella è invece compressa, come nei Lisianassidi, l'animale, che però giace ordinariamente sul fianco, si solleva con molta difficoltà sulle zampe toraciche, e, se cammina, procede assai lentamente e con grande precauzione. La maniera di camminare sul fianco è molto meno comune, ma si ammira specialmente nelle Amphithoe e nei Gammarus, ed in altri Antìpodi, in cui il corpo mediocremente depresso e gli epimeri brevi lasciano abbastanza libero il movimento delle articolazioni del 1.° articolo col 2.° delle zampe toraciche. In tale occasione i piedi toracici medi, e più i po- steriori, riversati contro il fianco, e propriamente lungo la superficie laterale degli archi dorsali corrispondenti, si muovono con grande agilità, sì che 1' animale avanza rapidamente. ') Dico le Ampkithoe genuine, perchè veramente salta anche 1' Ampkithoe PreVQStii. Ma questa specie è un Orclie- stide (oggi parte del gen. Ihjale), ben diverso dalle altre specie di Ampkithoe appartenenti a tanti diversi generi, fra i più disparati. Torse dall' aver veduto saltare un' « Ampkithoe », 1' Ehwards ha potuto credere che saltino tutte le altre specie da lui considerate come affini. -') Sopra di questo argomento sono da ricordare le interessanti osservazioni del Gerstaecker (Bronn's Klassen u. Ordnungen d. Thierreichs, Arthropoda. Voi. 5, 2." parte, p. 439-440 ), il quale nel Gammarus puìex ha esaminato con accuratezza la maniera diversa onde questo animale adopera nell' acqua le sue appendici articolate. 2(38 Biologia. Quando la forma del corpo è molto compressa, e gli epimeri molto larghi, s' intende che 1' animale non può né camminare sul ventre, né sul fianco. Così almeno io mi spiego il fatto osservato nelle Ampelische, le quali nuotano solamente, senza mai camminare. Salto. — Gli Orchestidi, oltre a saper camminare molto bene nell' acqua e fuori di questa, ed oltre al saper nuotare speditamente, sono anche dotati di una terza maniera di movi- mento, cioè del salto, per cui si servono esclusivamente della coda, come di una molla che scatti. Di solito dopo il primo salto 1' Orchestia, almeno 1' 0. Desilo y e sii, sopra cui ho fatto più frequenti osservazioni, si riposa alquanto; poi cammina per qualche poco, indi salta di nuovo, e così di seguito, avanzandosi per ogni salto di circa mezzo metro. In quanto alla direzione secondo cui l' animale si muove, è da notarsi che essa è sempre in avanti sia nel nuoto, sia nel cammino, sia nel salto. Comunque stimolato, nelle antenne, nel tronco o sui piedi, il Gammarino cercando di fuggire, sempre si slancia in avanti. Solo i Siphonoccetes, quando si trovano rinchiusi nel loro tubo mobile, facendo scattare le antenne posteriori, si spostano a piccoli salti, lentamente, verso dietro. E similmente ricor- derò che retrocedono pure gli stessi Sifonoceti, e gli Erittoni, ed altri Antìpodi simili, quando debbono entrare nel ricettacolo da loro costruito, perchè, siccome ho già detto, essi nel rientrare spingono avanti sempre la coda. Inoltre è da dire che le Ampelische, quando lasciano il loro stato abituale di apatia, nuotano molto velocemente, ma spesso non propriamente in avanti, sibbene in senso circo- lare. Il movimento avviene d' improvviso e come di scatto ; dura per tre o quattro giri del bicchiere, e poi si arresta di botto come era cominciato. Tutti gli altri Gammarini che si trovano nello stesso recipiente con le Ampelische si muovono quasi continuamente, o cani- minando sul fondo, o nuotando in tutti i sensi. Sicché, riepilogando, gli organi che servono a far muovere il corpo del Gammarino, sono : nel nuoto i piedi addominali e la coda; nel cammino i piedi toracici medi e i posteriori; nel salto la coda, o le antenne posteriori. Non prestano nessun uso pel movimento totale del corpo né le antenne anteriori, né alcuna delle appendici boccali, né i gnatopodi. Le antenne anteriori sono di tanto in tanto, e lentamente, piegate or qua or là, quasi ad esplorare l'ambiente co' bastoncelli ialini di cui son fornite; le parti boccali sono attivissime nel lacerare 1' alimento. Doppio iifficio è riserbato alle antenne posteriori, ai gnatopodi ed ai piedi addominali ; giacché le prime nei Corofì servono per fabbricare il tubo, e nei Siphonoecetes per saltare, e forse nelle Chelure aiutano a scavare il legno; e i gnatopodi, oltre ad essere adoperati come organi di presa pel cibo, servono pure per tener ferma la femmina, o ad accarezzarla; e finalmente i piedi addominali fanno muovere il corpo nel nuoto, ma più di tutto ser- vono a spingere continuamente delle nuove correnti di acqua verso le branchie. Anzi tale movimento dei piedi addominali è 1' ultimo a cessare nell' animale morente. Sensibilità per la luce. 26!) Volendo determinare l' azione della mussa cerebroide nei moeiitieuti delle Orchestie, ho distrutto la sostanza nervosa d'un lato, introducendo un ago p. es. nel lato destro del capo, e lacerando profondamente nell'interno. Lasciato libero, l'animale che è stato così maltrat- tato, resta per qualche tempo immobile, come stordito, quantunque si regga bene sulle gambe. Dopo due o tre minuti, comincia a riaversi, ma non salta più; bensì cammina, e — cosa molto notevole — esegue dei movimenti rotatori, girando sempre verso il lato opposto a quello in cui si è fatta la puntura, in maniera somigliante a quella che è stata già osser- vata in vari Artropodi ed altri animali. Così continua per tre o quattro minuti : dopo di (In- cessa il movimento rotatorio, e il Gammarino, come se fosse ristabilito, procede di nuovo dritto verso la luce della finestra, sia camminando, sia saltando '). CAPO IX. Sensibilità per la luce. Come regola generale si può dire che la maggior parte dei Gammarini amano poco la luce viva e cercano di nascondersi il più che possono o fra le alghe e fra le pietre, o nella sabbia, o nei loro particolari ricettacoli; e che questo fanno tanto le specie fornite di bellissimi occhi come i Lisianassidi, quanto quelle che hanno occhi meno sviluppati. Così quando molti Grandmarmi sono riuniti in un bacino, se nell' acqua si trovano pure delle alghe, ovvero un pezzo di sughero galleggiante, in breve la maggior parte degli animali si vanno a rifugiare sotto del sughero, ovvero fra le alghe. Tuttavia una certa tendenza verso la luce si può constatare nelle Orchestie, le quali quando si agita il vaso con la sabbia che le ricetta si raccolgono tutte verso la parte illuminata; e se giungono a scappar fuori, saltano non già in maniera disordinata, bensì sempre verso la finestra, quasi attirate dalla luce, come avviene per tanti altri animali. Ma in questi Gammarini arenicoli la tendenza verso la luce è così potente, che si dichiara subito anche nei primi momenti che seguono alla mancanza di coordinazione dei movimenti dovuta alla puntura della massa cerebroide '-'), perchè non sì tosto l' animale ha cessato di rotare intorno a sé stesso, prima ancora che ricominci a saltare, si avvia camminando e barcollando verso la finestra ; e, rivolto per forza indietro dalla mano dell'osservatore, quando è lasciato libero, riprende di nuovo la prima direzione. 1) Intanto mi sembra pure degno di essere notato il fatto, che, quantunque la distruzione, anche profonda, della sostanza nervosa del capo operata dall'ago non dà dei disturbi permanenti, invece l'asportazione di un pezzo del capo per mezzo di un colpo di forbici, che a prima vista per la sua estensione si potrebbe prevedere di minor effetto disastroso per 1' animale, nondimeno, forse per la perdita enorme di sangue, riesce sempre di assoluta rovina, perchè 1' Orchestia, o qualunque altro Gammarino da me provato, rimane del tutto paralizzata. -) Cf. qui sopra, in questa stessa pagina. 270 Biologia. Una quistione si è fatta intanto pel Niphargus puteanus, il quale sarebbe apparso a più d'un osservatore come aborrente dalla luce. Anzi il Plateau1), mettendo alcuni individui viventi di questa specie in un tubo disposto orizzontalmente e circondato per un terzo della sua lunghezza da un pezzo di carta nera, ha veduto, che, allorché il tubo era esposto alla luce diffusa, gli animali se ne rimanevano preferibilmente nella porzione resa oscura dalla carta, ma pur ne uscivano ogni tanto per un momento ; e se invece era esposto al sole, i Niphargus non abbandonavano più la parte oscura. Il Plateau conchiuse da ciò, che « les yeux du G. puteanus percoivent la lumière et présentent mème, à cet égard, une sen- sibilité assez considérable ». Nondimeno non osa supporre che l'animale vegga nel senso proprio della parola, perchè l' assenza del pigmento indica uno stato troppo rudimentale dell'apparecchio. E il de Rougemont aggiunse: je m'explique l'impression qu'exerce la lumière su ces crustacés par la transparence de l'intégument, qui laisse pénétrer la lumière jusqu'au rudiment du nerf optique. Ce qu'ils percoivent ne peut étre que des impressiona désagréables, mais quant à voir et à distinguer les objets, la chose est impossible. » '-) Or che i Niphargus abbiano un occhio rudimentale, senza coni cristallini l'ho già detto io pure altrove (p. 107), dove ho descritto eziandio quel che si vede nelle sezioni successive dell'organo, e la macchia di pigmento citrino che si trova negl'individui che vivono nelle acque di Modena. Ma che essi aborriscano dalla luce più degli altri Gammarini a me non pare, tanto più che, siccome ho avvertito, discorrendo della dimora (p. 255), i Nifarghi, a Modena oltre al ritrovarsi da soli nei pozzi che corrispondono alle acque sot- terranee della città, in vari casi se ne vivono anche nei canali aperti, associati col Gammarus pungens, che è una specie benissimo fornita di coni cristallini. Ed in questi canali aperti, alla piena luce del giorno, gì' individui delle due specie non mostrano di essere differenti nel prediligere una j)arte oscura del canale ovvero l'illuminata. Al quale proposito io non posso quindi neppure associarmi a tutte le conchiusioni che E. v. Beneden ha voluto trarre da certe osservazioni fatte, non intendo bene, se direttamente da lui stesso, ovvero se fatte fare per conto suo dal Morren. Ad ogni modo, ecco le sue parole : « Je me permettrai de relater sominairement une observation qui confirme pleine- ment les conclusions que M. Plateau a tirées de ses expériences, en ce qui concerne la sensibilité pour la lumière de la " Crevette des puits „. Il est facile de voir que les yeux sont totalement dépourvus de pigment et que ces organes, sans ètre total ement atrophiés, sont cependant considérablement réduits. Pour m' assurer si, malgré cet état rudimentaire des organes visuels, le Niphargus est sensible à la lumiere, j'ai fait introdurre dans un long tube, bouché à ses extrémités et recouvert de papier noir dans la moitié de sa lon- gueur, un certain nombre d'individus, que mon collègue Morren voulut bien taire recueillir ') Plateau, Recherches sur les Crustacés d' eau douce de Belgique, in Mèm. couronnés Acad. Belgique, voi. 34, 1868 (secondo la relazione di Hujibekt, Descript, du Niphargus puteanus; in: Bull. Soc. Vaudoise des Se. Natur., voi. 14, 1877, p. 312). 2) De Rotjgemoxt, Etude de la Faune des eaux privées de lumière. Paris, 1876, p. 17. Sensibilità per la luce. 971 à mon intention. Au bout de peu de temps, tous s'étaient retirés dans la partie obscure du tube; ils la parcouraient de droite à gauche et de gauche à droite. Chaque ibis qu'uu individu s'approchait lentement de la lumière, il rebroussait brusquement chemin de facon à regagner l' obscurité. Parfois la vitesse acquise par les animaux, au moment où ils at- teignaient la portion du tube exposée àia lumière, était assez forte pour leur taire depasser de 3 à 4 centimètres la limite de la partie obscure du tube. Ils cherchaient alors à retourner sur leur pas ; mais ne réussissant pas à regagner immédiatement les ténèbres, ils rebrous- saient chemin une seconde fois ; et alors, au lieu de retrouver leur retraite, ils s' en écartaient de plus en plus, se livraient à des mouvements rapides et désordonncs tantót à droite, tantót à gauche. Ils étaient visiblement désorientés, et le hasard seul les ramenait dans la direction manifestement désirée, mais maladroitement perdue. Il résulte de cette observation : 1.° que ces animaux sont sensibles à la lumière; 2.° qu' ils sont gènés par elle, probablement à la facon des Albinos qui ne peuvent supporter le grand jour; 3.° qu'ils ont conscience des mouvements (pi' ils doivent exécuter pour regagner une retraite où ils se trouvaient à l'aise, dès le moment où ils percoivent l' impression des rayons lumineux, à la condition toutefois de ne pas se trouver tro}) écartés, par suite d'une impulsion inconsidérée, de la limite entre la lumière et l'obseurité. » ') Prescindendo dal fatto che i nostri Nifarghi hanno tutti, quando sono vivi, la macchia oculare citrina, ed invece perdono il pigmento quando sono rimasti per qualche tempo nell'alcool (dove solamente pare che li abbia veduti il Beneden), ho voluto anch'io ripetere con i Gammarini di Modena l'esperienza del Plateau e nelle stesse condizioni. Or bene, con mia meraviglia, ho veduto che i Nifarghi di Modena a differenza di quelli del Belgio tollerano la luce, anche quella diretta del sole, con la più completa indifferenza. Anzi quando son messi nel tubo insieme ad individui dell' altra specie con cui vivono associati, cioè col Gammarus puiigens, essi passano dalla parte del tubo oscurata dalla carta nera a quella illuminata, e poi restano alla luce, ed anche al sole, ovvero ritornano indietro, ma sempre francamente, ora procedendo oltre lenti, ora nuotando rapidi, ora soffermandosi, e a tutto loro agio, senza punto mostrare mai di essersi disorientati, ovvero di non saper ritrovare la strada. E i Gammarus, che sono insieme ai Niphargus, fanno precisamente come questi, e insieme con essi ora sono nella parte oscura, or vengono all'illuminata. Vero è che. quando il tubo è esposto al sole, la maggior parte degl'individui racchiusi è rifugiata sotto della carta nera ; ma questa preferenza io non vorrei attribuirla ad un orrore per la luce che sia maggiore nei Gammarini di quello che si trovi in altri animali. Già il vedere che i Niphargus e i Gammarus sono sempre insieme vale ad indicare che, dunque, i Niphargus non hanno nessuna avversione speciale; ma poi si noti che in casi somiglianti ogni animale, anelie non Crostaceo, ed anche non cavernicolo, quando è esposto alla luce troppo viva, cerca di sfuggirla. Sicché in conchiusione i Nifarghi, quantunque abbiano gli occhi costruiti più sempli- ') É. van Beneden, Sur la présence à Liège du Niphargus puteanus; in: Bull. Acad. Belg., (3) voi. 8. p. 650. 979 Biologia. cernente che altri Gammarini, nondimeno hanno come questi la stessa sensibilità per la luce. Del resto che non vi sia relazione diretta fra lo sviluppo dell' organo della vista e la man- canza di luce nell' ambiente in cui si vive, è dimostrato, non solo dai tanti esempi di animali cavernicoli, o di grandi profondità marine, e pur dotati di occhi assai bene sviluppati, ma anche dai Phoxidi che vivono nel fango del fondo del nostro Golfo, avanti alla Stazione Zoologica, perchè la draga porta su insieme mescolati senza distinzione e l' Harpinia piumosa che non ha traccia apparente di occhi, e due specie di Phoxus, che invece sono perfetta- mente munite di occhi con cristallini. CAPO X. Voracità dei Gammarini. Cibo. Le prime notizie che si hanno nella storia bibliografica dei Gammarini parlano della grande voracità con cui questi animali assaliscono i pesci raccolti nelle reti, le quali per opera loro in breve rimangono vuote, anche perchè, forse prima che siano attaccati i pesci, sono rotte ed aperte le maglie stesse della rete dalle potenti mandibole di una schiera innu- merevole dei famelici e voraci assalitori. E tutte le relazioni sono pure concordi nell' at- tribuire ai Gammarini che vivono sulle spiagge dei mari settentrionali l' ufficio di liberare le rive dai cadaveri di ogni maniera che vengono rigettati dalle onde. Or, stando a quello che è riferito dal Bate e dal Westwood sulla fede dello Swain, il Talitrus locusta sarebbe una delle specie più voraci, e più feroci : « Upon the sands of Whitsand Bay, our friend Mr. Swain informs us tliat one day. at a picnic party, he saw " not millions, but cartloads „, of this species lying piled together along the margin of the sea. They hopped and leaped about, devouring each other as if for very wantonness. A handkerchief, wliich a lady let fall amongst them, was soon reduced to a piece of open work by the minute jaws of these small creatures. » l) Ma, per contrario, il Robertson 2) assicura che tenendo dei Talitri per molti giorni insieme senza dar loro da mangiare, pure essi non si attaccarono mai fra loro. E diciotto di essi chiusi in un sacchetto di sottile mussolina non fecero nemmeno il tenta- tivo di perforarlo. Qui tra noi nel nostro Golfo una sola volta mi è accaduto di notare una grande ra- dunata di Gammarini presi fra le reti dei pescatori. E si è trattato dell' Atylus Swammer- damii, che mi fu portato a migliaia d'individui dalle rive di S. Lucia, un giorno di febbraio ') Bate and Wkstwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 21. 2) Robertson, Jottings from my Note-book; in: Proc. and Trans. Nat. Hist. Soc. Glasgow, voi. 1 (new Series )„ 1S86, citato da Stebbing, Rep. Challenger, p. 585. Voracità dei Gammarini. Cibo. 273 del 1883. Da quel giorno, quantunque abbia tante volte fatto tare ricerche in proposito, nulla ho potuto più ottenere di simile, anzi per molti anni non si potè più avere neppure un solo individuo della specie suddetta, finché il sig. S. Lobianco non 1' ebbe di nuovo ad incontrare nella pesca pelagica notturna fatta in acque abbastanza profonde, ma in numero di pochi individui. Perciò è da credere che solamente (piando la preda è vicina. 1' Atylus si riunisca in schiere numerose; e che di solito gl'individui vivami sparsi. Un' altra volta ebbi dai pescatori alcune centinaia di Scopelocheirus Hopei, che stavano dando 1' ultima ripulitura ad uno scheletro di merluzzo. E finalmente a proposito della vo- racità dei Gammarini dirò di ciò che m'ha riferito il sig. LOBIANCO, il (piale, avendo abbassato delle reti da « palangresaro » con molti chilogrammi di pesce sminuzzato come esca alle varie centinaia di ami ivi sospesi, ebbe ad avere la non grata sorpresa di vedere, al sol- levare poi delle reti, tutti gli ami vuoti. Solo fra le maglie del tessuto erano rimasti due piccoli individui dell' Anonyx Goesii. Come si vede, sono dunque molte le specie dei Gammarini che mangiano i pesci, ed appartengono alle diverse famiglie. Pure fra queste quella dei Lisianassidi pare che conti gli animali più voraci. Secondo il D'Oebigny1) il « Corophium longicomis » dà, sulle rive del mare della Ro- chelle, un'attiva caccia di distruzione agli Anellidi, che perciò li fuggono quanto più pos- sono. Invano! I Corofì « Ics porsuivent sans relàche jusque dans leur retraite la mieux cachée. 11 n'est rien de plus intéressant que de voir à maree montante, des myriades de ces petits crustacés s'agiter en tout sens, battre la vase de leurs grandes antennes, la délayer pour tàcher d'y découvrir ou faire sortir leur proie ». E poi continua: « ont-ils rencontré une néréide, une arenicole, souvent cent fois plus grosse que chacun d' eux, ils se réunissent et semblent agir d' accorci pour l'attaquer et ensuite la dévorer; ils ne cessent leur carnage que lorsq' ayant fouillé et aplani toute la vasière, ils ne trouvent plus de quoi assouvir leur voracité ; alors ils se jettent sur les mollusques et poissons qui sont restés à sec pendant la marèe basse, et sur les moules qui se sont détachées des palissades des bouchots. » A questa descrizione l' History of the British sessile-eyed Crustacea aggiunge anche per conto suo una vignetta2), che rappresenta appunto un « combat between an Annelid and Corophium longicorne », in cui si vede quest'ultimo animale avvinghiato fieramente con la coda e con le antenne posteriori contro il corpo di un enorme Anellide, che però an- ch'esso assale ferocemente il nemico, dispiegando le formidabili armature del capo. Invece il Robertson, citato dagli stessi Autori dell' « History » ;i), tenne dei Corofì insieme ad Anellidi nello stesso recipiente fino a che morirono, senza notare attacco di sorta dei Crostacei contro i Vermi. E, similmente, anche lo Stebbing non crede a questo combattimento: « That they prey on Annelids is a very doubtful opinion. An Annelid and a Corophium, which ') D*0kbigsy, Journal de Physique et Chimie, voi. 93, 1821. '-') Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. voi. 1. p. 496. 3) Bate and Westwood, 1. e, voi. 2, p. 529. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. (-ammarini. 274 Biologia. I kept for some time alive together in a bottle, made no attempts to injure one another. » ') Si noti pure che il Corophium acherusicum, che nel porto di Napoli sta in mezzo ad un gran numero d'animali d'ogni ordine, non mostra mai alcun indizio d'indole battagliera; ma vive in buona compagnia con tutti, passando tranquillamente accanto ai Serpulidi, che non lo temono punto, e seguitano a tenere con tutta fiducia spiegati i loro ciuffi branchiali. I Gammarini che vivono nella sabbia fina del fondo del mare, o nel fango, hanno lo stomaco chitinoso e 1' intestino infarcito di gusci di diatomee e di granelli di sabbia, il clie potrebbe significare che inghiottiscono la sabbia per mangiare gli animaletti che vi sono annidati, ovvero per mangiare le diatomee stesse. Un certo numero di specie si nutre delle alghe, fra cui vivono. E di ciò mi sono assicurato particolarmente per 1' Hycile Prevostii e per 1' Orchestici Deshayesii ; che anzi per quest' ultima ho notato che i giovani, i quali vivono di solito più presso alla riva, trovano in tal modo più facilmente le fronde fresche e tenere dell' Ulva lactuca, che essi rodono (come ho veduto io stesso tenendone alcuni in osservazione) alla maniera che fanno i bachi da seta della foglia di gelso, mentre che gli adulti nascosti fra i mucchi più lontani dalle onde debbono contentarsi di alghe già morte e fermentanti. CAPO XI. Muda. Prima di uscire dal guscio, forse negli ultimi momenti della vita negl' inviluppi em- brionali, il giovane Gammarino subisce una muda; la quale si manifesta chiaramente per la presenza di una cuticola, che forma come un fodero alle varie parti del corpo, ed è visibile specialmente alle estremità delle antenne e dei piedi. Io ho veduto questo processo nel Gammams pungens (Tav. 52, fig. 25), nell' EHchthonius difformis e nell' Ampelisca dia- dema ; ma probabilmente esso si verifica in tutti i Gammarini. Durante la vita postembrionale la muda è da credere che avvenga ogni volta' che sia resa necessaria dall' accresciuto volume del corpo, o dalle modificazioni di volume e di forma di singole appendici, come p. es. delle estremità dei gnatopodi dei maschi. Allora, se cam- biamenti debbono avvenire, di sotto alla vecchia cuticola traspare la nuova forma che è già pronta prima dell' uscita. E similmente, se vi sono delle appendici da rigenerare, al tempo della muda, dentro del moncone rimasto, la cuticola nasconde tutta la nuova appendice più o meno ripiegata e completata nelle sue parti2). Nelle femmine è probabile che avvenga ') Stkbbiniì, Rep. Challenger, p. 112. •i V. questa Monografia, Tav. 54, Figg. 25-27. Muda. 275 un cambiamento della cuticola ad ogni deposizione di uova, come, almeno, posso assicurare del Gammarus pungens, in cui ho veduto sempre che l'emissione è preceduta da una muda. Non lio potuto convincermi coli' osservazione diretta se il processo del cambiamento della cuticola sia nei Gammarini preceduto da una specie di essudazione sierosa che valga ad allontanare la vecchia spoglia, siccome è appunto opinione del Mayer per le Caprelle '), ma sono disposto a crederlo facilmente. Né mi è riuscito di osservare mai fin da principio tutta la maniera come la muda si avvera, perchè d' ordinario ho trovato solo la spoglia accanto all' animale che se ne era privato. Del resto noterò che 1' animale mudato non mi è sembrato mai più debole e pauroso del solito. Comunque sia, le spoglie da me vedute delle specie di varie famiglie si rassomigliano tutte per la maniera onde si sono divise per 1' uscita del corpo dell' animale. E questa divisione è tutta nel torace, e più propriamente si limita a distaccare da una parte la giuntura dell' arco dorsale del primo segmento toracico dal corrispondente margine poste- riore dello scudo cefalico, e dall' altra le inserzioni laterali degli ardii dorsali di tutti i segmenti toracici dai margini superiori degli epimeri con cui erano in relazione. Tutte le altre parti delle spoglie, le antenne, le parti boccali, le zampe, le branchie rimangono perfettamente intere con tutte le spine corrispondenti e con le setole, e fino con i condot- tai cintinosi delle glandole, nelle specie che di queste sono provvedute. Così, come è sta tu notato fino dai primi osservatori, accanto all' animale spogliato sembra di vedere nella sua spoglia un altro animale somigliante, tanto più che gli archi dorsali dei sette anelli toracici, che si erano separati dalle loro aderenze laterali, e dall' aderenza anteriore, rimangono invece uniti insieme fra loro nelle articolazioni dorsali proprie, e tutti e sette congiunti in un sol pezzo, che ha la forma di una doccia articolata al margine anteriore del primo arco dorsale dell' addome. L'ho già detto che non ho potuto mai vedere come avvenga la muda da principio; ma forse l' animale comincia indifferentemente, or liberando prima dalla vecchia spoglia il capo e la parte anteriore del torace con le rispettive appendici, ed in ultimo la parte posteriore, ed altre volte viceversa. E credo che sia lecito argomentare questa supposizione dal fatto che ho osservato in una femmina di Gammarus pungens, la quale, sorpresa da me verso la fine della muda, vidi aiutata dal maschio che la sosteneva fra le sue zampe. Tutta la metà anteriore del corpo era già fuori dell'antica spoglia, e la femmina, a furia
  • insieme alle Nottiluche sulle coste del mare di Boulogne. Cf. Della Valle, La Luce negli Animali, Napoli, 1874, p. 64; e Stebbing, Eep. Challenger, p. 1735, al vocabolo Phosphoresccntìa, da cui si rimanda a vari lavori citati nella Bibliografia. Mutilazione. Rigenerazione delle parti perdute. 293 toracici posteriori, ed i medi ; con quest' avvertenza, clie, di solito, i piedi toracici posteriori si distaccano più facilmente nella giuntura fra il 1.° e il 2.° articolo, e i piedi toracici medi, che hanno invece quella membrana articolare più solida, e meglio riparata dall' epimero, raramente soffrono lacerazione in quel punto. La quale differenza nella caducità dell* arto dipende certamente anche dalla diversa maniera onde viene eseguito il movimento nei piedi dei due diversi gruppi, siccome s'è già detto a p. 45. Come regola ordinaria, i gnatopodi non vanno mai soggetti a mutilazione; quantunque terminino con articoli molto ingrossati, che ne accrescono il peso, e quantunque l'ufficio loro speciale di servire come organo di presa li esponga a continui pericoli di strappamento. Nondimeno vediamo che fanno ecce- zione a questa regola alcune specie, soprattutto di Gannnaridi, fra le quali meritano parti- colare menzione le Melitu, il Clteìrocratus assimilis, ed il Podocerus falcatus. Questi Antipodi, appunto per la grande facilità onde perdono ora uno ed ora un altro dei loro gnatopodi posteriori, spesso sono stati incontrati con un arto ancora imperfettamente riprodotto, e quindi di forma diversa da quello dell'altro lato, ed hanno dato origine alla creazione di varie nuove specie '). CAPO XVIII. Durata della vita. Cause della morte. Quanto tempo vivono i Gammarini? Più volte mi son proposto l'esame di tale qui- stione, ma non ho potuto avere nessun risultato preciso ; perchè da una parte questi animali, allo stato di libertà, si trovano troppo lontani dalle nostre osservazioni, e troppo in gran numero per potere argomentare della vita di ciascuno ; e d' altra parte la prigionia nel- 1' acquario dopo un tempo più o meno lungo li uccide. In conclusione non si può dare una risposta neppure approssimativa, tanto più che, a quanto pare, la maggior parte dei Gam- ') Il l'atto della mutilazione e della rigenerazione di una nuova appendice che differisce per qualche tempo dall'antica è stato notato già da vari Autori per la Mélita palmata. Così il Bate nella sua « Synopsis » degli An- tìpodi britannici, pubblicata nel 1857, avea descritto una nuova specie di Gammarino sotto il nome di Gammarus inacquimi mus ; ma più tardi, nel 1862, così nel « Catalogue », come nell' « History », pubblicata insieme al Westwoou, soppresse la n. sp., essendosi convinto che si trattava evidentemente della Melita palmata « with one of the second pair of legs imperfectly developed (whence the specific name ), after having been lost through some probable injury ». ( Cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 339). D'altra parte lo Stebbing (Ann. Mag. N. H., (4) voi. 17, p. 78) dice della « Melita gladiosa: « A specimen of the male dredged at Salcombe has one of the second gnathopods normal, the other much smaller and alinosi without trace of denticulation. A specimen of Melita palmata taken at Torquay presents a similar inequality in the second pair of gnathopods. Another example of M. palmata in the sanie condition has been described by Mr. Spenge Bate; who suggests in explanation that a limb has been lost by some injury, and then replaced by a new one imperfectly developed. These casualities would seem to argue a combative disposition in the genus Meliti ». •_".U Biologia. marini non muoiono di vecchiaia, ma di morte violenta, mangiati da altri Crostacei, o da altri animali e particolarmente da Pesci. I Gammarini di fondo sono quelli che soprattutto soggiacciono come preda dei Pesci che abitano i fondi sabbiosi. E lo prova il trovare frequentemente tale contenuto nello stomaco di quelli, che, pertanto, talora possono servire come ospiti intermediari degli Echi- norinchi ' ). Ma anche le specie liberamente nuotanti, e perfino le Orchestie che saltano su per le spiagge, hanno i loro nemici, che sono da una parte i Pesci, dall' altra gli Uccelli acquatici. Così fin dal 1 743 il Klein 2) dice della « Squilla saltatrix » : « Uberrima hujus se°-es est in littoribus, qvam, tanqvam pestem, qvodammodn mitigantes gallinulae acqvaticse, scolopaces, similesque aves vermivorae avide sectantur ». E similmente J. C. Fabricius nel suo viaa-o-io in Norvegia riferisce del numero strabocchevole di piccoli Crostacei che servono di pasto alle aringhe. In quanto poi alle altre cause che determinano la morte, queste possono essere di diversa natura, come la mancanza di cibo, e le variazioni chimiche o fisiche dell' ambiente. Per la scarsezza del cibo nelle specie marine non si possono avere notizie sicure, perchè esse ap- punto, forse anche più delle altre d'acqua dolce, muoiono molto prima per altre ragioni. Invece per le specie d' acqua dolce che si possono conservare per molte settimane, ed anche vari mesi, nel laboratorio, si nota, e così pel Gammarus pungens come pel Niphargus pu- teanus, che questi Gammarini nell' acqua pura, senza nessun cibo visibile ad occhio nudo, durano in vita tanto tempo, cibandosi forse solo di qualche organismo microscopico che il polviscolo atmosferico fa cadere e prosperare nell' acqua ; ma ad ogni modo contentandosi di ben poca cosa. Le variazioni di temperatura dell' atmosfera non hanno influenza diretta sulla vitalità dei Gammarini, almeno nei nostri climi. Di fatto a Napoli così dalie sabbie del litorale, come dalle sabbie del fondo del mare, e dal porto, o dalle alghe attaccate agli scogli, sempre mi è capitato in tutte le stagioni di avere un numero variabile d'individui, molti o pochi, senza relazione con la differenza di temperatura. E lo stesso posso ripetere anche delle specie delle acque dolci di Modena. Che le Orchestie e le Hyale Prevostii muoiano facilmente, quando sono obbligate a rimanere sommerse per molto tempo nell' acqua, è un fatto già da me notato in altre oc- casioni3); ma qui voglio aggiungere che in taluni casi, mantenendo una circolazione di acqua molto attiva, mi è riuscito di mantenere in vita per vari giorni anche alcuni individui di Orchestico Deshaijesii, interamente sommersi nell' acqua. L' esperienza riesce tanto più fa- cilmente quanto più giovani sono gì' individui su cui si sperimenta, confermando così ancora una volta l'osservazione dell'adattamento progressivo dei Gammarini abitatori della sabbia alla respirazione aerea secondo l' età. ») Cf. p. 291. '-') Klein, Summa dubiorum, p. 35; secondo la relazione in: Stebbing, Eep. Challenger, p. 13 :() Cf. p. 17-1 e 254. Durata della vita. Cause della morte. 295 Del resto che anche tutti i Grammarini come le Orchestie sentano un vivo bisogno di una ricca aerazione per vivere bene, è dimostrato anche da un'altra circostanza, ossia da] fatto che per mantenere a lungo per quanto più è possibile le varie specie marine, ed anche quelle d'acqua dolce, il miglior sistema è di tenerle in recipienti molto larghi, con acqua che appena giunga all' altezza di pochi centimetri. Chi credesse di riuscir* meglio a con- servare in vita dei Grammarini, anche se tratti da acque molto profonde, in recipienti con uno strato d'acqua alto, p. es. un paio di decimetri, si troverebbe ingannato. Anche cam- biando spesso l'acqua, tutti i Grammarini muoiono in poche ore, a meno che a questo inconveniente dell'imperfetta aerazione, dovuta allo strato d' acqua troppo alto, non si ripari in altro modo, come p. es. con un' attiva circolazione di acqua aerata. Pur tuttavia fra i diversi Grammarini vi è una certa differenza nel tollerare i cambia- menti nelle condizioni vitali dell' ambiente, specialmente riguardo alle alterazioni chimiche. Le specie più resistenti sono quelle che vivono nel porto; ma più delle altre si fanno notare i tre Corofidi ( Mierodeutopus gryllotalpa, Corophium acherusicum, ed Erichthonius difformis\ e i due Grammaridi ( Melita brevicaudata, ed Elasmopus rapaz), i quali seguitano a rimanersene tranquillamente, perfino quando i Serpulidi, le Attinie, le Cione, ed altri loro compagni di abitazione sono morti e putrefatti '). Aggiungerò pure un' altra osservazione, la (piale dimostra come la Melita e V Elasmopus resistano anche più dei Corofidi. E 1' osservazione è questa, che, quando il materiale del porto con le Ascidie, Vermi, Antipodi, ecc. è ormai divenuto pel resto un ammasso di cadaveri in putrefazione, invece i Corofidi, quantunque ancora vivi, nondimeno escono tutti fuori dei loro ricettacoli, e galleggiano sull'acqua, o si accumulano sulla superficie dei corpi emersi, ovvero sull' orlo del vaso, quasi in cerca d'aria. Finalmente, dopo di essere rimasti per qualche tempo in uno stato d' inerzia tale che non reagiscono più agli stimoli d' una pinzetta, periscono tutti, mentre che le Melita e gli Ela- smopus sopravvivono ancora qualche tempo e, toccati con uno stiletto, guizzano via con pieno vigore. Fra le specie ci' acqua dolce, notevolissima è pure la resistenza che il G. pungens pre- senta contro ogni maniera di condizioni esterne sfavorevoli. Così i Grammarini dei canali di Modena tenuti nel laboratorio si contentano per settimane intere di quantità d' acqua minime, quasi di tanta solamente che giunga appena a mantenere umido il fondo di una vaschetta, senza che vi sia bisogno alcuno di rinnovare 1' acqua ; ed anche in queste tristi circostanze continuano a prolificare ed accoppiarsi -). Talora se si abbandonano insieme per molti giorni, in un piatto nel laboratorio, dei cespuglietti di piante acquatiche con tutti gli animali che vi vivono in mezzo, come Spinarelli, larve d' Insetti, Palaemonetes, Grammarini, ecc., 1' acqua non tarda ad intorbidarsi per la morte e decomposizione della maggior parte ') La tolleranza dei Corofidi per le aeque torbide, già causa di morte di altri animali, è stata notata pure da] Maykk ( Caprell. p. 174): « In dieser Beziehung ist es bemerkenswerth. dass in ein und demselben kleinen Wasser- becken, in welcliem nach kurzer Zeit bereits die Caprelliden fast alle abgestorben sind, die mit ilinen lebenden Coro- phideu trotz der Gegenwart so vieler todter Thiere noch Stunden lang ruhig weiter existiren konnen. » -) Della Valle, Atti Soc. Naturai. Modena. (3) voi. S. Anno 23 (1889), p. 109. 296 Biologia. degli animali ed anche delle piante. Soli, in quel liquido torbido e putrido, corrono ancora vivaci i Gammarini. Più tardi, s'intende, finiscono per soccombere anch'essi, ma con questa differenza dalle specie marine, compresi pure i Corofidi delle acque del porto di Napoli, che questi ultimi, quando le condizioni dell' ambiente diventano finalmente contrarie alla vita, muoiono, si direbbe, tutti insieme ; laddove invece gli Antìpodi dei canali di Modena muoiono soltanto uno alla volta, mentre che i superstiti continuano ad aggirarsi come prima in mezzo ai cadaveri. E quindi non farà maraviglia se, come dice il Ray, le « pulci fluviatili » che si trovano « in specu Custozae, prope Vincentiam in Italia », dimorino « in aquis calidis...., ubi nulla ammalia vivunt » '). Diversamente dal G. puwjms, il Nipliargus puteanus tollera, in assai minor grado la scarsezza dell'acqua, e resiste poco all'intorbidamento e all'inquinamento derivante dalla decomposizione dei cadaveri degli altri individui della sua specie. E dippiù i Nifarghi muoiono più facilmente tutti insieme, come i Gammarini marini. ') Eay, Historia Insectorum, 1710, p. 43, 44, secondo Stebbing, Rep. Challenger, p. 9-10. Anche 1' Edwards (Hist. Crust., voi. 3, p. 47), parlando del G. pungens, nota: « Habite les eaux thermales du mont Cassini en Italie ». A me non è riuscito di avere da sorgenti termali propriamente dette individui di questa specie, che d' altra pai-te è forse diffusa in tutte le acque dolci d' Italia. SISTEMATICA. Sottordine dei GAMMABINI (Latreille, 1802). 1802. (Famiglia) Crevettines ; Gammarìnae. 1802. Latreille, Hist. Crust. et Insectes, voi. 3, p. 35. 1814. (Tribù) Gammarides. 1814. Leacii, Edinburgh Eneyel. Appendix. 1830. (Famiglia) Crevettines. 1830. Edwards, Annales Se. Nat, (1) voi. 20. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 8. 1849. ( Sottotribù ) Gammaracea. * 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8, p. 135. 1850. (Tribù) Gammarita. 1850. White, List. Brit. Crust., p 94. 1852. (Sottotribù) Gammaridea. 1852. Dana, IL S. Exped. 1856. (Divisione) Gammarina. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 94 1857. (Sezione) Amfipodi genuini. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli. 18(ì0. (Tribù) Gammaridae. 1860. Boeck, Bemitrkn. norske Amphip. (Trad. in: Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3.) 1870. (Divisione) Gammaridae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct. 1888. (Tribù i Amphipoda Gammarina. 1888. Stebbing, Rep. Challenger. Furine esterne. — Capo diviso interamente dal 1." segmento del torace. I sette segmenti del torace quasi sempre liberi fra loro. Addome composto di tre segmenti molto sviluppati. Coda risultante quasi sempre di tre segmenti. Tutte le appendici del corpo in generale bene sviluppate. Antenne anteriori spesso fornite di flagello accessorio. Antenne posteriori varie, ma sempre bene sviluppate. Zool. Station ?.. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 38. 298 Sistematica. Labbro superiore vario. — Mandibole varie, in molti casi munite di palpo. — Labbro posteriore bene sviluppato, con due lamine o con quattro. — Nelle mascelle anteriori per lo più esiste un palpo, e una lamina interna, la quale spesso ha l'estremo distale ornato di setole piumose. — Mascelle posteriori di solito formate da due lamine munite nel loro margine libero di lunghe setole. — Nei piedi mascellari il 1.° articolo basilare è del tutto indiviso, ma il 2." ha solo una piccola parte dell' estremo prossimale intera ; il resto è profondamente separato in due metà, ciascuna delle quali si prolunga in una lamina, cioè nella lamina interna. Le due lamine interne sono perfettamente distinte fra loro. A ciascuno degli estremi distali delle due metà del 2.° pezzo basilare seguono altri articoli, di cui il primo forma la lamina esterna, e gli altri (2-4) il palpo. Piedi toracici sempre al numero di 7 paia, e divisi in tre gruppi : gnatopodi, piedi toracici medi, e piedi toracici posteriori. I piedi del 1.° e del 2.° gruppo son diretti in avanti, coli' unghia piegata indietro; quelli del gruppo posteriore invece sono diretti indietro, coli' unghia quasi sempre rivolta in avanti. Epimeri sempre bene distinti, e spesso anche molto estesi, soprattutto quelli delle 5 paia anteriori. — Le branchie sono quasi sempre presenti negli epimeri del 2.°, o.°, 4.°, 5.° e 6.° paio di piedi toracici. Qualche volta hanno una lamina branchiale anche gli epimeri dei piedi toracici posteriori; qualche altra (Erichthonius, Cerapus) ne mancano gli epimeri dei gnatopodi posteriori della femmina. — Nelle femmine le lamine marsupiali sono sempre al numero di 4 paia, e pendono dai piedi toracici del 2.°, 3.°, 4.° e 5.° paio. Costantemente son fornite di lacinie. Grnatopodi spesso col G.° articolo rigonfio, in forma di mandorla, e subchelati, o elidati. Di solito sono nascosti sotto il ventre. — I piedi toracici medi e i posteriori non sono mai né subchelati, né chelati. Piedi addominali al numero di tre paia, e formati da un peduncolo e due rami. Questi sono multiarticolati, con due setole piumate per ogni articolo. Nel lato interno dell' estre- mità distale dei due peduncoli esistono dei retinacoli. Piedi codali per lo più anch' essi al numero di tre paia, e risultanti di un peduncolo, e di due rami; ma questi appena 1 -articolati. — Nei piedi codali posteriori talora esiste il solo peduncolo ( Platophium ) ; in molti casi il ramo è unico ; in altri il ramo interno è rudimentale ; in altri il ramo esterno è 2 - articolato. — Solo per eccezione ( Cerapm ) hanno un sol ramo anche i piedi codali medi. Telson vario. Organizzazione interna. — Il dermascheletro è relativamente molto robusto, e munito di molte setole e spine. Le glandole glutinifere, sparse o aggruppate, sono piuttosto comuni. I muscoli del tronco sono molto sviluppati anche nel torace. La catena gangliare postesofagea quasi sempre risulta di 11 nodi gangliari, riuniti da due cordoni connettivi. Gli occhi prendono uno sviluppo mediocre. Cenno storico. — Da Aristotile (4.° seca. C.) a Pallas (17 generi: Talitrus, Orchestici, Gammarus, Maera, Melita, e Leucothoe; Fani. XV. Corophixi, col solo genere Corophium. Ma poco più tardi (1814), dando un' « Appendix » all'articolo suddetto, la classifi- cazione fu cambiata di nuovo, e il numero dei generi venne ancora accresciuto. Tutti i presenti Gammarini in quella classificazione furono aggruppati in una sola tribù, clié il Leach chiamò dei « Gammarides » '),- dell' « order » dei « Gasteruri », e della « Subclass » dei « Malacostraca »-e divise in 4 famiglie, cioè: Tribe Grammarides, Leach, 1814. I. Orchestid.e, con 2 generi {Talitrus, ' >frlt<*ti), dal Rathke (1837-1843), e dal Lilljerorg ( 1850-18G5 ), con altre contribuzioni alla conoscenza delle specie dei mari meno freddi, ed anche del Mediterraneo, siccome avvenne per opera di A. Costa nella « Fauna di Napoli », e nel « Catalogo dei Crostacei italiani, e di molti altri del Mediterraneo », pubblicato dall' Hope nel 1851. L'anno 1852 è celebre nella Storia bibliografica della descrizione e classificazione delle specie dei Gammarini per la pubblicazione del voluminoso lavoro del Dana, sui Crostacei riportati dall' « United States Exploring Expedition », durante gli anni 1838-1842, descri- zione e classificazione già precedute, fin dal 1849, da altri lavori preliminari dello stesso Carcinologo, e poi seguite, nel 1855, da un magnifico Atlante. Se non che la classifica- zione variò abbastanza; perchè quantunque e nei lavori preliminari, e nella pubblicazione definitiva i nostri Gammarini costituiscano una delle tre divisioni, o « subtribes », della tribù degli Antìpodi, e si distinguano in famiglie, ed in sottofamiglie, pure tanto il numero (pianto la disposizione delle famiglie, e la loro suddivisione in sottofamiglie sono in molti casi diversi. Ecco la classificazione preliminare: Subtribe Gammaracea, Dana, 1849. Fam. I. Orchestidae Fani. III. Corophidae Lysianassinae » IV. Icilidae II. Grammaridae . ■ ■ l Gammarinae » V. Cheluridae Isaeinae » VI. Dulicliidae ') Al Kroyer si attribuiscono pure comunemente le bellissime figure dei Gammarini cbe fanno parte dell' « Atlas » dei « Voyages de la commission scientifìque du Nord en Scandinavie, en Laponie. au Spitzberg et aux Fero. pendant les années 1838-1840 ». Cenno storico. — Da Edwaeds (1830) a Bate (1856). :;i»:ì Come si vede, in questo primo metodo di divisione il Dana si attenne di più al sistema proposto dal Leach e dall' Edwaeds; e non ebbe suddivisione in sottofamiglie se non per i soli Gammaridi. Invece nel 1852 gì' Icilidi e i Corofidi propriamente detti cessarono del- l' essere considerati come famiglie separate, nello stesso tempo che si moltiplicava il numero delle sottofamiglie dei Gammaridi. Subtribe Gammaridea, Dana, 1852. Fani. I. Dulichiclae » II. Cheluridae Clydoninae ') III. Corophidae. I Corophinae Icilinao Fani. IV. Orcbestidae V. Garnmaridae Stegocephalinae Lysianassinae Leucotboinae Gammarinae Pontoporeinae Isaeinae Nel « Meeting » tenuto a Glasgow dalla « Britisli Association for the Advancement of Science », nel 1855, il Bate, facendo il suo « Report on the Britisli Edriophthalmata », diede anch' egli una nuova classificazione dei Gammarini, con un elenco dei nomi delle singole specie. In questa classificazione, che poi fu pubblicata 1' anno dopo, e d' accordo col Westwood in seguito leggermente modificata, la « divisione » dei « Gammarina » costituisce una parte del gruppo « Normalia », insieme all'altra divisione degl' Iperini. Division Gammarina, Bate, 1856. Subdivision Tribe Saltatoria . Vagantia . . Natatoria . Family Orcbestidae Gammaridae . ( Division ) 2) Subfamily 1. Stegocephalides 2. Lysianassides 3. Tetromatides 4. Pontoporeides 5. Gammarides (5. Leucothoides Doniicola. Corophidae Cheluridae Nidifica Podocerides Tubifica. t 1. Cerapides ' 2. Corophiides ') Come si sa, i Clidonini oggi sono ascritti fra gì' Iperini. Lo Stebbing ( Rep. Challenger, p. 1270) li chiama « Scinidae ». 2) Si noti che la parola « Division » è adoperata nella stessa classificazione per indicare gruppi di estensione molto diversa. 304 Sistematica. I cambiamenti apportati nel 1857 furono principalmente la soppressione della sottofa- miglia dei Leucotoidi, e la creazione di una nuova famiglia dei « Dyopedides » , che nondi- meno non fece parte dei Gammarini normali, ma degli « Aberrantia », in compagnia delle Caprelle e dei Ciami. Un anno dopo del lavoro principale del Dana, cioè nel 1853, A. Costa pubblicava un sunto delle proprie osservazioni sii' Crostacei Antipodi del Regno di Napoli. Nel 1857 comparve la Memoria per esteso, che è per la Fauna del nostro Golfo di grande impor- tanza, così per il gran numero di n. sj). che fece conoscere, come perchè era fino allora, ed è poi rimasta interamente anche dopo, quasi1) l'unico lavoro che descriva i Gammarini napoletani. Anche il Costa, tenendo conto delle molte aggiunte fatte dai vari Carcinologi, e da lui stesso, ordinò in nuova maniera i Gammarini, che nel suo sistema prendono il nome di « Amfipodi genuini ». Sezione Anifìpodi genuini, A. ("osta, 1857. Ampeliscini Talitrini / Podocerini Fam. I. Gammaridei . . . . { Lisianassini Fam. II. Podoceridei . . . . ] Uneiolini Gammarini ' Corofini Leucotoini Nei tre anni seguenti (1858-1860) l'attenzione dei Carcinologi fu richiamata di nuovo su gli Anfipodi della Scandinavia per opera del Bruzelius e del Boeck, il primo che accom- pagnò il suo elegante lavoro con tavole molto bene eseguite, e l'altro che contribuì tanto a dare un più giusto valore nelle classificazioni ai caratteri delle parti boccali. Il Bruzelius divise i Gammarini, o « Amphipoda Gammaridea », in 4 famiglie, cioè: Dulichidae, Coro- phidae, Orchestidae, e Gammaridae, seguendo, come egli dice, la classificazione del Dana, ma in verità allontanandosene in parecchi punti, soprattutto nella definizione delle famiglie, e per la mancanza di suddivisione in sottofamiglie. Invece il Boeck limitò il numero delle famiglie dei veri Gammarini a tre (Orchestidae, Gammaridae, Corophidae), che riunì insieme in una « tribù », sotto il nome di « Gammaridae », ed inoltre istituì una nuova tribù « Prostomatae », che servì per contenere il n. g. Trischizostoma. II notissimo « Catalogue » degli Anfipodi del Musco Britannico, del Bate, ha la data del 18G2, e comprende non solo la descrizione delle specie conservate davvero nel Museo suddetto, ma ancora quella di tutte le altre che nel Museo non si trovano, e che il rinomato Carcinologo raccolse insieme, o per averle esaminate direttamente nelle collezioni inviategli dai suoi corrispondenti, o in quelle dell' Edwards nel « Jardin des plantes » , ovvero per averle tolte in sunto (piasi da tutte le diverse pubblicazioni comparse fino ai suoi tempi su gli Anfipodi. Così riunite tutte le specie di Gammarini, che all' A. parvero buone, sono ') Cf. la Distribuzione geografica, alla fine di questa Monografia. Cenno storico. — Uà Bate (1857) a Boeck (1876). 305 distribuite come appare dal seguente quadro, preso dall'altro lavoro sui Gammarini britan- nici pubblicato dallo stesso Bate dal 1861 al 1863 insieme al Westwood, come 1." volume dei « Britisli sessile eyed Crustacea », con un'aggiunta alla- fine del 2.° volume (nel 186S). Division Gammarina, Bate and Westwood, 1861. Subd i vision Vaerantia . . TriLe Saltatoria Natatoria Family Orchestidae Grammaridae Sabfarnily Stegoeephalides Lysianassides Ampeliscides lJ]lOXÌili"< ( rammai'ides Domicola . ì Corophiidae . j Cheluridae Podocerides Corophides Nell'intervallo che passa fra la pubblicazione del « Catalogne » del Bate. e quella dei « Crustacea amphipoda borealia et arctica » del Boeck, in mezzo ad un gran numero di lavori minori, compariscono fra gli altri come più eminenti quelli del Grube (1861-1871 ) su gli Antipodi di Trieste e dell'Istria, del GoÈ.s (1865) su gli Antìpodi dello Spitzberg, e insieme la revisione dei Lisianassini fatta dal Lilljeborg (1865), la descrizione degli Antìpodi dell'Adriatico dello Heller (1866), e lo studio di G. 0. Sars(1867)su i « Cru- stacés d' eau douce de Norvège » . Oltre alla sua revisione, il Lilljeborg dà pure dei quadri sistematici, in' uno dei quali divide il « Sottordine » degli Antìpodi in 8 famiglie (Gamma- ridae, Orchestidae, Corophidae, Cheluridae, Hyperidae, Dulichidae, Caprellidae e Cyamidae), ed in un altro distingue la famiglia Gammaridae in 9 sottofamiglie (Lysianassina, Ponto- poreina, Gammarina, Phoxina, Trischizostomatina, Oedicerina, Leucothoina, Atylina, Am- peliscina ). Il lavoro di Axel Boeck « De skandinaviske og arktiske Amphipoder », comparso fra il 1872 e il 1876, in gran parte dopo la morte dell'Autore ed a cura del fratello Hakon, ha il merito di avere largamente contribuito alla conoscenza più precisa dei Gammarini del Settentrione, non solo per le molte osservazioni originali che contiene, ma ancora per la gran copia di figure, quantunque troppo piccole, e per la nuova classificazione, già pub- blicata in sunto nel « Prodromus » del 1870. In questo nuovo sistema i Gammarini costi- tuiscono la « Divisio II » degli Antipodi, e, senz'altro, sono distinti in famiglie, il cui numero è di dieci, con molte sottofamiglie, che anche oggi si veggono conservate in molti scritti destinati ad illustrare questa o quella fauna, particolarmente dei mari freddi. Eccone i nomi : Zuol. Station ?.. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. '.' 300 Sistematica. Divisio Gamniarina, Boeck 1872,-76. Fani. I. Prostomatae » II. Orchestidae III. Gammaridac IV. Leucotkoidae . Lysianassinae Pontoporinae Phoxinae Epimerinae i Iphimedinae Oedicerinae Dexaminae Atylinae Gammarinae Stegocephalinae Amphiloehinae Stenothoinae Syrrhoinae Pardaliscinae Leucotkoinae Fam. V. Ampeliscaidae » VI. Photidae .... » VII. Podoceridae . . Vili. Corophidae. . IX. Cheluridae X. Dulickidae Leptocheirinae Photinae Microdeutopinae Amphithoinae Podocerinae Corophinae Helainae Insieme al Boeck, od anche poco prima o poco dopo di lui, molti Carcinologi hanno pure lavorato per lo studio delle faune di altri mari o di quelle delle acque dolci. E so- prattutto richiamano l' attenzione le molteplici contribuzioni alla conoscenza delle specie che vivono sulle coste britanniche, e che si debbono in particolar modo alle ricerche del Norman e dello Stebbing, le osservazioni del Buchiiolz su gli Antìpodi riportati dalhi « Zweite Deutsche Nordpolarfahrt in den Jahren 1869 und 1870 », lo studio del Dybowsky sulle specie dei Gammaridi del Lago Baikal, la Zoografia politica del Czerniawsky, e le pubblicazioni sui Gammarini delle coste degli Stati Uniti d' America che son dovute allo Smith. Finalmente in quest'ultimo decennio si sono succedute ricerche d'ogni maniera sopra i Gammarini di tutti i mari e di tutte le acque dolci, e salmastre, così per opera di vari tra i valenti Carcinologi già ricordati, come di molti altri, che gareggiarono e gareggiano tuttavia di attività nel far note le forme viventi nelle loro regioni, o riportate da escursioni scientifiche in diversi mari. Basterà citare a questo proposito pochi nomi, che o per 1' esat- tezza, o per l'estensione, o per la novità della cosa, richiamano di più l'attenzione. E quindi fra gli Scandinavi e gì' Inglesi, sempre infaticabili per questi studi, oltre al Sars, al Norman, ed allo Stebbing di cui sopra si è detto, ricorderò lo Sparre Schneider, lo Hansen, ed il Mieks : fra i Francesi il Catta, lo Chevreux ed il Bonnier; e per la fauna d'Australia il Thomson, I'Haswell ed il Chilton. Aggiungerò che il Bonnier, insieme alla descrizione delle specie, ha pubblicato pure alcuni quadri di nuova classificazione, in cui gli Antìpodi Cenno storico. — Da Boeck (1876) a Stkbbing (1888). 3Q7 si distinguono in « Hyperina, Grammarina, Corophina, Cerapina, Dulichina; e Laemodipodà »; e i « Corophina » si suddividono in quattro famiglie, cioè: Orchestidae, Stenothoidae, Micro- protopidae, e Corophiidae ». ') Ma, fra tutti questi molteplici lavori più recenti su' Gammarini, il « Report 011 the Amphipoda collected by H. M. S. Challenger during the years 1873-187G », scritto dallo Stebbing, è incontestabilmente quello che riesce di maggiore interesse per i Carcinologi, non tanto pel gran numero di nuove specie e nuovi generi aggiunti, e per le particolareggiate descrizioni e figure, quanto per la Bibliografia che 1' A. ha curata con amore singolare, riunendo insieme in ordine cronologico tutti'-) i lavori che trattano, talvolta anche per semplice incidente, degli Antìpodi, e dando della maggior parte di essi dei larghi sunti, che agevolano di molto il compito a chi non vuole o non può ricorrere ai libri originali, molti di cui rarissimi, ed altri a dirittura inaccessibili. Si aggiunga ancora che nella sua Bibliografia, oltre ad avere trascritto la diagnosi originale di tutti i nuovi generi proposti, lo Stebbing ha pure registrato i nomi di tutte le nuove specie, riportando inoltre per molte di esse, dalle opere dei vari Carcinologi, dei brani più o meno lunula di descrizione, ovvero almeno la frase caratteristica. Se non che a me pare che tutto l' immenso materiale bibliografico accumulato dal diligente Carcinologo inglese rimanga ancor troppo allo stato grezzo nell' opera di lui, in quanto che troppo, relativamente, di raro egli fa seguire le diagnosi altrui dalle osser- vazioni critiche proprie. E solo in ultimo per esprimere la sua opinione sulle diverse pro- ') Qui si debbono ricordare ancora la classificazione dei Gammarini data da V. Carus, nel « Prodromus Faunae Mediterraneae », e quella di A. Gerstaecker contenuta nella 2.a parte del 5.° volume delle « Bkonn 's Klassen und Ordnungen des Thierreichs », perchè, quantunque non basate su ricerche originali dei loro Autori, piure ambedue hanno la qualità speciale di essere il risultato di una compilazione fatta in condizioni diverse da quelle dei trattati or- dinari. Difatti la prima di queste classificazioni, quella del Carus, ha un interesse che direi più locale, giacché viene in seguito a ricerche estese a tutte le specie di Gammarini del Mediterraneo ; e l'altra, del Gerstaecker, ha un interesse più generale, essendo la conseguenza di una revisione complessiva non solo dei lavori di descrizione e classificazione pubblicati in diversi tempi e diversi luoghi, ma ancora di quelli sulla struttura, vita e sviluppo degli Antipodi. Il Carus divide la « tribù » dei « Crevettina » in 5 famiglie ( Dulichiidae, Cheluridae, Corophiidae, Orchestidae e Gammaridae); e poi suddivide la famiglia dei Corophiidae in due sottofamiglie ( Corophinae e Podocerinae ) e quella dei Gammaridae in sei ( Atylinae, Ampeliscinae, Leucothoinae, Phoxinae, Gammarinae. Lysianassinae ). Il Gerstaecker, a sua volta, fa prima una separazione della « divisione » dei Gammarina in due « tribù », cioè « Corophina », e « Gammarina genuina »; e poi distingue nella 1.* tribù cinque famiglie ( Cheluridae, Dulichidae, Corophiidae, Icilinae, e Clydoninae ), e nella 2.a una sola, quella dei « Gammaridae », che suddivide in sei sottofa- miglie ( Lysianassina, Phoxina, Prostomatae, Ampeliscina, Gammarina, Orchestiina ). Tuttavia, non ostante l' importanza locale o generale dei lavori del Carus e del Gerstaecker, occorre pur- troppo di osservare nella scelta dei generi e delle specie assegnate ai diversi gruppi, delle omissioni e delle am- missioni strane, e soprattutto delle identificazioni curiose, che non si possono addebitare ad altro se non alla man- canza di conoscenze derivanti da ricerche originali. 2) Ho detto «tutti» i lavori, e certo ben si può dire così, soprattutto se si consideri che in un'opera di tanto vasta mole erano da aspettarsi inevitabilmente parecchie omissioni. Stando alle mie ricerche, che pure proseguo da vari anni, le lacune nella lista bibliografica dello Stebbing sarebbero ben poche. Cf. in proposito la lista che e in fine di questa Monografia. 308 Sistematica. babilità di validità, lo Stebbing dà in un elenco alfabetico tutti i nomi e sinonimi, proposti per i vari generi e le varie specie, segnati con diverso carattere, avvertendo ') che « of the specific names printed in plain letters many are of more or less doubtfullv validity, the descriptions hitherto given not sufficing for their accurate determination ». Pure, con tutta questa avvertenza, fa meraviglia il numero stragrande di nomi che sono stampati col carattere destinato a rappresentare le buone specie ; e, insomma, si vede che l' Autore del « Report » è inclinato a molto concedere. Intanto le specie dei Gammarini del « Challenger », formanti insieme una sola « tribù », sono ordinate, senza alcuna suddivisione, direttamente in 23 famiglie, di cui due sono lasciate allo stato indeterminato, e le altre son queste : Tribe Amphipoda Gammarina, Stebbing, L888. Orchestidae Syrrhoidae Ampeliscidae Lysianassinae Synopidae Photidae Valettidae Pontoporeiidae Podoceridae Stegocephalidae Oediceridae < )orophidae Amphilocbidae Pleustidae Dulichidae Stenothoidae Epimeridae Icilidae Leucothoidae Gammaridae Helaidae Le due famiglie « undetermined » sono situate una fra gli Oediceridi e i Pleustidi. per comprendere i generi Amaihillopsìs , e Zaramiìla; l'altra fra i Corofidi e i Dulichidi per i due generi: Haplocheira e Camacko. E molto si vede che concede anche G. 0. Sars, 1' instancabile descrittore delle specie della Scandinavia, particolarmente nella formazione di tante nuove specie, e di tanti nuovi generi di Lisianassidi, molti di cui. già così incerti nei lavori del Boeck, oggi quasi si possono dire indecifrabili, non ostante le bellissime illustrazioni di cui è ornato l'« Account of the Crustacea of Norway, with short descriptions and figures of ali the species », che si va appunto oggi pubblicando. La classificazione adottata dal Saks, almeno nelle cinque dispense finora2) pubblicate, è qitella del Boeck. ormai divenuta comune a tutti i Carci- nologi scandinavi. Osservazioni. — La storia dei vari nomi che ha ricevuto il gruppo dei Gammarini dai diversi Carcinologi (nomi che son vari, talora, anche nei lavori successivi dello stesso Au- tore), il valore di tribù, sottotribù, famiglia o divisione, che al gruppo è stato assegnato, e finalmente i limiti in cui esso è stato ristretto da questa o quella classificazione, tutte queste notizie risultano dal cenno storico generale che di sopra ho dato. Ma come sguardo rias- suntivo è bene esaminare ancora rapidamente le diverse fasi. ') Stebbing, Rep. Challenger, p. 1685. -) Maggio 1891. Osservazioni generali. .'li ili Si vede, adunque, che il nome di « Gfaminarini » o « Crevettini » compare perla prima volta nel 1802. nel Latkeille, quando appunto vengono distinti come « famiglia » speciale tutti i Crostacei che poi furon detti « Antìpodi ». La costituzione dei veri Gammarini in «tribù» separata fu invece proposta nel 1S14, dal Leach, che cangiò il uome di « Gamma- rinae » in « Grammarides ». L' Edwards (1830) accettò la divisione del Leach, ma non il nome « Gfammaridi ». che sostituì coli' altro antico « Crevettines ». usato <>ià dal L\- treille in senso più largo. Il Dana fece dei Gammarini una sottotribù che nel lavoro preliminare (18-49) chiamò Gammaracea, e nel definitivo (1852) Grammaridea. Tuttavia nella classificazione del 1852 è compreso fra i Grammaridei anche il gen. « Clydonia ». che è un Iperino. Pel Bate (1856) la « divisione » dei « Gfammarina » accoglie tutti i veri Gammarini dei moderni, ma esclude i Dyopedidi, cioè le Dulichie. La « sezione » degli « Antipodi genuini » di A. Costa (1857) corrisponde interamente alle «Crevettines » del- l' Edwards. E vi corrisponde pure la tribù dei « Gammaridae » del Boeck (1860), il (piali'. intanto, instituisce pel gen. Trischizostoma una nuova tribù, che chiama « Prostomatae ». La divisione « Gammarina » di Bate e Westwood (1861) comprende gli stessi Antipodi che quella del Bate del 1856, ed ha la stessa esclusione dei Dulichidi. Ma questi, invece. nella classificazione del Boeck (1872) e dello Stebbing (1888), rientrano di nuovo nei Gammarini, dove li avea situati la prima volta il Daxa. Nella medesima occasione il Boeck passa il gen. Trischizostoma fra i Gammarini genuini. In conchiusione gli Antìpodi che sono rimasti or dentro ed or fuori del gruppo dei Gammarini propriamente detti, sono da una parte i Dulichidi, che furono riuniti alle Ca- prelle ed ai Ciami; e dall'altra i Clidonini e le Prostomatae, clic si avvicinano dippiù agi' Iperini, ed oggi o sono compresi fra questi, ovvero formano un gruppo a parte. In quanto poi ai caratteri del sottordine, fra tutti quelli di sopra enumerati, quelli più importanti sono: 1.' la divisione completa del capo dal primo segmento del torace: 2.° la separazione parimenti completa delle lamine interne dei piedi mascellari, e la pre- senza in questi dei palpi; 3.° la presenza di tre paia di piedi addominali. Pel 1.° e pel 3.° carattere i Gammarini si distinguono dai Lemodipodi : pel 2.° si separano dagl' Iperini. Fra i Gammarini e gi' Iperini si trovano come intermedi, e pertanto si possono riu- nire in un gruppo a parte, che si può chiamare dei Subiperini, i due generi Gueriiria e Colomastix, poiché in essi, mentre che la forma del telson e dei piedi codali, e la riunione completa delle lamine interne dei piedi mascellari accenna ai caratteri degl' Iperini, vice- versa poi la presenza nei piedi mascellari suddetti di un palpo molto bene sviluppato, e tutto F aspetto generale dell' animale fa ricordare piuttosto un Gammarino. A questo si aggiunge pure che nella Guerinia le antenne anteriori sono fornite di un flagello accessorio pari a quello di molti Lisianassidi. Per conseguenza nell' ordine degli Antìpodi si possono distinguere quattro gruppi, che, per evitare ambiguità di voci, a me sembra meglio chiamare semplicemente sottordini ; e questi sono: 1. Lemodipodi, 2. Gammarini, 3. Subiperini, 4. Iperini. 31 Q Sistematica. Or quali sono i migliori caratteri per fare delle suddivisioni, e che nome daremo a queste '. Siccome avviene di solito nella classificazione dei gruppi minori di ogni classe di ani- mali, e come poi si verifica soprattutto negli Artropodi, la riunione dei diversi generi in un gruppo unico è determinata più che da altro dall' esame delle parti esterne del corpo e delle sue appendici. Ma per i Gammarini la suddivisi! me non è niente affatto agevole, non solo per la grande uniformità di caratteri che regna in tutto il gruppo, ma anche per la somma variabilità d' importanza delle poche differenze che qui e là si presentano nei di- versi organi. Una volta il flagello accessorio nelle antenne anteriori veniva considerato come segno di grande distinzione, anzi, a dirittura, si chiamavano tutti Gammarus quelli che avevano una tale appendice, e Amphithoe quelli che ne mancavano; ma non si tardò molto a scoprire che quell'aggiunta nelle antenne anteriori è in verità molto più frequente che non si potesse prima immaginare, anzi che essa si trova perfino in taluni Gammarini che per la forma del corpo, e di tutte le appendici articolate, somigliano interamente alla tipica Amphithoe rubricata. Voglio qui parlare della Grubia largimana, la quale, inoltre, giunge fino a tale somiglianza con le Amphithoe vere, da avere anche il labbro inferiore con le lamine, esterne incise. Né la presenza del palpo nelle mandibole è un fatto tale che si connetta sempre alla presenza o mancanza di altri caratteri, perchè ad esempio ne notiamo l'assenza nei generi Orchestici, Dexamine e Stenothoe che nessun Careinologo vorrebbe mai riunire insieme in un gruppo solo, e la presenza nei gen. Gammarus, Amphithoe, Chelura, Dulichia, che tutti convengono nel situare in famiglie molto lontane fra loro. Dicasi pure lo stesso di tutto ciò che riguarda le altre parti boccali e tutti i piedi, non esclusi i piedi codali posteriori, che intanto, per la mancanza del ramo interno, ben sembrerebbe che potessero servire come argomento di Intona classificazione. Ma v'ha dippiù. Chi avrebbe potuto credere che, in mezzo a tanta uniformità di caratteri dei Gammarini, la mancanza di un segmento della coda non dovesse costituire un segno ili primissimo prdine per dividere i vari gruppi? Eppure questa mancanza di un segmento codale, che pareva dividere nettamente i Dulichidi dagli altri Gammarini si ritrova ancora nel gen. Pereionotus, che co' Dulichidi non si accorda punto nò per 1' aspetto generale del corpo, né per quello delle appendici. E simil- mente la fusione dei tre segmenti codali che per molti Carcinologi costituisce un carat- tere, si direbbe quasi esclusivo, delle Chelure, invece nel gen. Corophium è appena una differenza fra le varie specie, e fra i Gammaridi si ritrova nel gen. Goplana. Né dai caratteri degli organi interni possiamo aspettarci maggiore sussidio per la suddivisione, perchè anch' essi sono assai poco in armonia fra loro, e con i caratteri esterni. Così p. es. è un buon carattere per gli Ampeliscidi la presenza di una cornea lenti- colare negli occhi, ma non può avere nessuna importanza quella delle glandole nel 7.° paio di piedi toracici, o nella coda e nel 1.° paio di piedi eodali, giacché or l'uno or l'altro carattere non si trova. E se alle Melite vogliamo assegnare come carattere l' unicità del diverticolo intestinale posteriore, dobbiamo escludere da questo genere la Melita brevicau- data, che nondimeno per i caratteri esterni somiglia tanto alle altre specie di Melita. Invece Osservazioni generali. 3 1 1 è un buon carattere pel gen. Leucothoe la brevità dei ciechi intestinali posteriori, e la sem- plicità dello stomaco chitinoso; e per le Orchestie vere la lunghezza dei ciechi sopranominati, e le glandole abbondantissime sottocutanee. Ma anche qui le glandolo della pelle non ci aiutano a caratterizzare altri Orchestidi come sono le Hyale, nello stesso modo che le glandole dei piedi, che pur si direbbero esclusive e indispensabili dei Corofidi, intanto si trovano anche e negli Ampeliscidi e nei Dulichidi, e mancano invece nell' Isaea Montagui, che del resto presenta una grande somiglianza co' Podocerus. Onde, riepilogando, si vede che nessuna buona guida abbiamo nel fare una buona classificazione dei Gammarini, per potere riunire insieme il più che è possibile tutte le specie che più si rassomigliano fra loro. Le transizioni s' incontrano ad ogni passo, le eccezioni s'intralciano con altre eccezioni, e son tante e cosiffatte che in ultimo l' aspetto generale del gruppo che si vorrebbe stabilire, ne rimani' quasi sempre del tutto sbiadito ed irriconoscibile. S'intende facilmente come i primi tentativi di classificazione dei Gammarini debbano risentire dell' artifizio, anche più di quello che si è oggi oblìi igati a mettere in opera per stabilire i vari gruppi; poiché all'imperfezione di quelle prime prove si aggiungeva ancor;i l'altra della mancanza di notizie precise sull'organizzazione delle varie specie, donde il pericolo di troppo generalizzare '). Così nella classificazione dell' « Histoire des Crustacés » dell' Edwards nel 1840 si vede che le due tribù dei Saltatori e dei Camminatori, anche prescindendo dal fatto che non saltano tutti, né tutti camminano s) i Gammarini contenuti nei due gruppi, questi pur tenendo conto semplicemente dei caratteri esterni, comprendono ciascuno dei generi a cui mancano, o in cui esistono alcuni dei caratteri che dovrebbero essere or presenti ed ora assenti. Si confrontino i caratteri delle due tribù : « Tribù des Sauteuks. Corps très-comprimé ; les pièces épimériennes très-grandes, écailleuses et encaissant la base des pattes des quatre premières paires. Extrémité postérieure du corps constituant un organo de saut ». « Tribù des Marcheurs. Corps peu ou point comprime; pièces épimériennes petites et n' encaissant pas les pattes. Fausses pattes des trois dernières paires terminées par de petites lames natatoires et ne constituant pas un organe de saut ». 3) Chi guardi ai generi compresi in ciascuna delle due tribù, si accorgerà subito dell' im- perfezione della classificazione, poiché vede che se avesse innanzi a sé uno dei generi compresi nell'elenco, e non sapesse a quale tribù dell' Edwards attribuirlo, certo, nella massima parte dei casi, non potrebbe ritrovare il posto giusto, seguendo la guida segnata !) È curioso il notare a tale proposito la circostanza, che la prima definizione degli « Amphipoda ». che si conosca, cioè quella del Latreille ( Nouveau Dict. Hist, Nat., voi. 1, p. 407, 1816, citato secondo Stebbing, Eep. Challenger, p. 1727) registri come primo carattere questo: « mandibules portant un palpe », quantunque comprenda tanti Crostacei (e per citare uno dei più comuni ed il più ovvio, il Talitrus locusta), che di palpo non hanno traccia di sorta. 2) Cf. questa Monografia a p. 266. 3Ì Edwards, Hist. Crust., voi. 3. 18-10. tabella di fronte alla p. 11. 312 Sistematica. dall' illustre autore dell' « Histoire des Crustacés » . Difatti, se ne eccettuiamo il gen. Coro- phium, e forse anche il gen. Unciola, per tutto il resto quale dei caratteri o per la forma del corpo, o per la grandezza degli epimeri, o per la costituzione generale dei piedi codali posteriori deve far separare tutti i Gammarini della 2.a tribù da quelli della l.a? E d'altra parte come fare rimanere nella 1." tribù le Lisianasse che hanno epimeri tanto grandi, e il Gammarus grossimanus che ha epimeri relativamente così piccoli, certo minori di quelli dei Podoceri, e degli Erittoni, che pur appartengono alla seconda tribù insieme ai Corofi? Del resto che i caratteri riportati non possano avere grande valore in certi casi, è dimo- strato anche dallo stesso Edwards per i due generi Ischyrocerus e Podocerus, i quali si trovano collocati uno nella 1." tribù, e l'altro nella 2.a. Eppure Y Ischyrocerus anguipes Krover, sopra cui è fondato appunto il genere Ischyrocerus, non è esso stesso che un vero Podocerns. Somiglianti, se non più gravi, obbiezioni si possono fare, e si son fatte, anche alle altre proposte di classificazione, e soprattutto a quelle del Dana ed a quella del Bate. Più risparmiata è la classificazione del Boeck, quantunque essa abbia forse dei difetti maggiori ancora delle altre, e particolarmente quella d' aver molto sbiadito e stemperato i cai-atteri, moltiplicando le famiglie, e le sottofamiglie, e i generi e le specie. Quanti generi! quante specie! Ma saran poi tutte giuste queste divisioni e queste sot- tigliezze di sottodivisioni? Chi lo sa! Intanto la confusione si accresce sempre più ad .uni nuovo lavoro che si pubblica, e i nomi nuovi, ed anche le figure nuove, si sovrap- pongono alle figure ed ai nomi antichi molto spesso senza che si tenga conto di tutto quello che fino a quel momento è conosciuto, soprattutto quando ogni discussione è omessa con molta disinvoltura, o al più è limitata a quel che fa maggior comodo, perchè risulti chiaro il bisogno che la Carcinologia sentiva di avere ancora tante n. sp. e tanti n. g. col nome di ciascun autore di ciascun libro novello. Per conto mio, se mi è permesso di giudicare dall' esame prolungato delle specie dei Gammarini del Golfo di Napoli nei diversi stadi della loro esistenza, dal confronto delle descrizioni dei vari Carcinologi, ed anche dall'esame di una ricca collezione di Antìpodi di mari stranieri, dovuta alla cortesia di gentili persone, io rimango in dubbio purtroppo sulla perfetta validità di un numero assai considerevole delle specie dichiarate come nuove. E ne propongo il passaggio fra i sinonimi ; come pure propongo l' abolizione pura e sem- plice non solo di tutte le specie che finora nessuno è ancora giunto ad identificare, e forse nessuno giungerà pur mai, ma anche di molte altre che, ammesse di solito o come buone specie, o come buoni sinonimi, invece, secondo il mio avviso, o per la descrizione imperfetta, o per le figure mancanti, mal si saprebbero riconoscere. Tutta questa zavorra è un vero im- paccio al progresso delle nostre conoscenze, e non giova a nessuno. Pertanto mi sono sforzato nelle pagine che seguono di riunire in un certo numero di famiglie che mi sono sembrate le meno artificiali tutte le specie di Gammarini, che, sole, a mio avviso, hanno il dritto di essere considerate come buone, e per ciascuna di esse ho dato prima l'elenco dei sinonimi da me ammessi, con le necessarie indicazioni bibliografiche, ' o 7 e poi una brevissima esposizione dei caratteri principali, la distribuzione geografica, e la Quadro analitico delle famiglie. 313 dimora. Ed ecco i nomi delle famiglie da me allottate, ed insieme la maniera di potare distinguere queste facilmente 1' una dall' altra, coli' indicazione delle pagine di questa Mo- nografia in cui di esse si tratta. Famiglie del sottordine dei Gammarini. ! Corpo gracile filiforme; epimeri brevissimi; 2 sole paia di piedi eodali. . Dttlichidi pag. 314 — di varia robustezza; ma, quando è gracile e filiforme, sempre con tre paia di piedi eodali 2 . Epimeri brevissimi; 1 sol ramo nei piedi codali posteriori; piedi senza glan- 2. < dole glutinifere aggruppate; telson intero Icilidi » 325 \ Non mai tutti questi caratteri riuniti insieme 3 Piedi codali anteriori col peduncolo enormemente dilatato Cheluridi » 345 — — normale 4 i Piedi toracici con glandole aggruppate 5 | — senza glandole aggruppate (> Telson quasi sempre intero, raramente bilobo; 2 occhi, della forma ordinaria Corofidi » ."'>."> 1 5. 1 — per lo più profondamente diviso; 4 occhi, forniti di cornea lenticolare biconvessa Ampeliscidi » 467 Antenne anteriori senza flagello accessorio 7 - con - 9 Antenne anteriori molto più brevi delle posteriori ; mandibole senza palpo ; mascelle anteriori con palpo nullo o rudimentale 1 -articolato; piedi co- i . lali posteriori con 1 sol ramo Orchestidi » 489 Non mai tutti questi caratteri riuniti insieme 8 Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti, e col 7.° articolo lunghissimo, dritto e stiliforme Oediceridi » 531 Q / j Piedi toracici del 7.° paio di lunghezza poco diversa dei precedenti, e col ' 7.° articolo linguiforme normale Dexaminidi » 556 j II terzo articolo dei gnatopodi posteriori di lunghezza normale Gammaridi » 620 •'• | — — molto lungo Lisianassidi » 769 Dei Gammarini che si trovano nel Golfo di Napoli (e che per me, naturalmente, hanno avuto il valore di veri tipi, come quelli che ho potuto osservare tutti direttamente, e con maggiore agio) ho creduto bene di dare oltre all'esposizione dei caratteri principali, anche Zool. Station z. Neapel. Fauna und Flora, Golf v. Neapel, Gammarini. i0 ■ ai 4 Sistematica. una descrizione particolareggiata, ed inoltre le figure di, quasi sempre, tutte le appendici del corpo, e dell' animale intero, così come è nel suo stato di vita. Invece per le altre specie straniere al nostro Golfo mi son limitato soltanto alle figure di alcune parti caratteristiche. E molte di queste ho pure io stesso disegnate dal vero, ma altre dio preso da diverse fonti, secondo che ho giudicato più conveniente, ovvero è stato necessario per la mancanza di materiale da riscontro. Per la maggior parte dei generi ho dato la figura di un individuo intero d'una specie, perchè si abbia presente anche l'aspetto generale dell'animale. Del resto, in quanto poi all'altra quistione, cioè al nome da dare alle suddivisioni, come si vede, ho creduto anch' io che il miglior partito sia quello preso dallo Stebbing nel suo « Report », cioè di chiamarle direttamente famiglie, senza formar dei gruppi mag- giori, che tutti riescono artificiali. Fani. I. Dulichidi (Dana, 1849). 1849. Dulichidae. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8, p. 135. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 827. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammav., p. 10. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 347. 1870. Boeck, Ampliip. bor. arct , p. 181. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 649. 1857. Dyopedidae. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist,, (2) voi. 19. 1857. Dulichiadae. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2)' voi. 20. 1861. Duliehiidae. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 10. 1868. Bate and Westwood, 1. e, voi. 2, p. 28. Forme esterne. — Corpo gracile, non segmentato regolarmente. Coda composta di due soli segmenti, ciascuno fornito di un paio di piedi. Antenne varie, ma per lo più molto lunghe, e col peduncolo lunghissimo. Parti boccali bene sviluppate. Le mascelle anteriori spesso con la lamina interna rudi- mentale. — I piedi mascellari col 4.° articolo del palpo cilindroide, non linguiforme. Piedi toracici in generale molto gracili, con gli epimeri brevissimi e col 2." articolo non dilatato. Gnatopodi subchelati ; gli anteriori minori dei posteriori. Nei maschi la mano dei gna- topodi posteriori è molto maggiore che nelle femmine. Telson intero. Organizzazione interna. — Manca ogni notizia meno questa, che nelle Dulichie si tro- vano delle glandole nei piedi toracici medi. Le ha osservate il Mayer, ') e ne posso con- fermare la presenza anch' io. Le cellule glutinifere si vedono ammassate specialmente nel ') Mayer, Nachtrag z. d. Caprelliden, 1890, p. 145. Fani. I. Dulichidi. ;; ] ;, 2." articolo, sono un po' più scarse nel 4.°, si riducono nel 3." a due o tre; e mancano negli altri articoli, come nei Corotidi in generale. L'uncina somiglia a quella delle Anfitoi. Distribuzione geografica e Dimora. — I Dulichidi mancano nel Mediterraneo. Le specie descritte appartengono quasi tutte ai mari freddi settentrionali. Osservazioni. — La famiglia dei Dulichidi fu fondata dal Dana nel 1849 per com- prendere il gen. Dulichia, poco prima (nel 1847) descritta dal Kroyer. La definizione ori- ginale fu la seguente: « Fani. 6. Dulichidae. — Isopodis affines. Corpus depressimi, lineare. Antennae pediformes. Abdomen abnormale, 5-articulatum, stvlis duobus. Antennae pediformes. Pedes tertii quartique breves, sex sequentes elongati. Caprelliformes. » Nel 1852, lo stesso Dana cambiò così la definizione: « Dulichidae. — Habitu Caprelloideae. Corpus lineare, epimeris obsoletis. Pedes 6 postici longi, subprehensiles. Abdomen 5-articulatum. » Così diede valore alla brevità degli epimeri, e lo diminuì alle antenne. Ad ogni modo né la prima, né la seconda volta descrisse nessuna nuova spe'cie. limitandosi soltanto a citare il Kroyer. Nel 1857 il Bate diede il nome di Dyopedidae ad una nuova famiglia fondata da lui pel suo nuovo genere Dyopedos, che poi egli stesso riconobbe come sinonimo di Dulichia, onde fece 1' altro nome: Dulichiadae. Nel 1859 il Bruzelius riunì insieme i caratteri delle due diagnosi del Dana, ed aggiunse al genere Dulichia il suo nuovo: Laetmatophilus. La maniera di scrivere il nome della famiglia: Dulichiidae si trova adoperata solo dall' Hist. brit. sess. ey. Crust., e comprende ancora semplicemente il gen. Dulichia. Nel « Catalogne », del 1862, il Bate riduce il gen. Laetmatophilus del Bruzelius nel gen. Cyrtophium, e ritiene per i Dulichidi il solo gen. Dulichia. Il Boeck nel 1870, e nel 1876 ha conservato alla famiglia ambedue i ge- neri: Dulichia e Laetmatophilus, anzi le ha aggiunto altri due nuovi: Paradulichia e Xenodice. Lo Stekmxg nel Rep. Challenger accoglie in questa famiglia anche il gen. Pla- topliium, seguendo in ciò il Carus ed il Cerstaecker, le cui diagnosi egli nondimeno critica a ragione. Ma, data la scarsezza dei buoni caratteri nei Gammarini, per me la man- canza di un segmento nella coda, e di un paio di piedi eodali, è carattere tanto impor- tante, che non so indurmi al parere di lui. E intanto, accordandomi col Boeck, comprendo con questi nella famiglia dei Dulichidi soltanto i generi Laetmatophilus, Xenodice, Paradulichia, e Dulichia, che si possono distinguere fra loro mediante la seguente chiave analitica. Generi della famiglia dei Dulichidi. Antenne anteriori senza flagello accessorio Laetmatophilus pag. 31G Sesto e settimo segmento del torace non fusi insieme. . Xenodir, » 318 Antenne anteriori con flagello accessorio. . Sesto e settimo segmento del torace fusi insieme . Piedi cedali posteriori for- niti di un sol ramo . . Paradulichia » 319 Piedi codali posteriori for- niti di dm; rami. . . . Dulichia » 320 ;) \ i; Sistematica. Meno che nel gen. Pereionotus fra i Dexaminitli (cf. p. 559), il carattere di avere la coda costituita da due soli segmenti, con due sole jjaia di piedi, è esclusivo dei Dulichidi. Tanto il Dana, quanto il Bate riconoscono in questi animali un aiuto caprelliforme ; anzi il Bate escluse le Dulicliie dai Grammarini, e le riunì a dirittura con le Caprelle e co'Ciami in uno stesso gruppo, cioè in quello degli Antìpodi aberranti. Gli altri Carcinologi mettono i Dulichidi fra i veri Grammarini, dove appunto meritano di stare per tutti i loro caratteri, siccome recentemente ha confermato anche il Mayek. Crn. 1. Laetmatophilus, Bruzelius, 1850. 1859. Laetmatophilus. 1859. Bruzelils, Skandin. Gammar., p. 10. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 1S5. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 662. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1197. Antenne lunghe : le anteriori alquanto più brevi delle posteriori ; entrambe col flagello principale formato di pochi (tre) articoli, di cui il primo è grandissimo, e i due ultimi sono rudimentali. Le antenne anteriori non hanno flagello accessorio. (Parti boccali non ben note. Secondo lo Stebbing, e in parte anche secondo il Bru- zelius, le mandibole hanno un tubercolo molare prominente, e un palpo 3-articolato. — Le mascelle anteriori portano una lamina interna piccola, e un palpo 2-articolato. — Nei piedi mascellari il 4.° articolo del palpo non è linguiforme, ma cilindroide. ) Piedi codali del 2." paio affatto rudimentali, tubercoliformi. Distribuzione geografia e Dimora. — V. L. tuberculatus. Osservazioni. — La specie descritta dal Bruzelius fu dal Bate trasportata nel gen. Cyrtopltium Dana, da cui, intanto, il gen. Laetmatophilus differisce per molti caratteri. Simil- mente si vede che il Norman e 1' Has'well hanno prima collocato nel gen. Gyrtophium le loro n. sp., che secondo me non differiscono per nulla dalla specie tipica. Anche il Boeck e lo Stebbing hanno descritto ciascuno una n. sp. ; ma esse pure, se ben si consideri, non reggono come nuove. E quindi delle 5 specie (armatus, Jiystrix, purus, spinosissimus e tuber- culatus), che il Rep. Challenger segna come probabilmente buone, non resta che la specie originale del Bruzelius, che comprende in sé tutte le altre. Le maggiori differenze segnate per fare le cinque n. sp., di sopra enumerate, riguar- dano l' armatura del corpo con tubercoli o con spine. Le forme più provvedute di spine sono quelle descritte dal Boeck e dall' Haswell, cioè il L. spinosissimus, e il L. hystrix; invece la forma L. armatus del Norman e quella tipica, L. tuberculatus del Bruzelius ha solo tubercoli. Nella descrizione del L. purus lo Stebbing non parla uè di spine uè di tubercoli; () dentatimi, inconspicmimj, e 4 di Cyrtophium fchelonophilum, minutum, orientale, parasiticumj il die vuol dire, data la riunione del genere Cyrtophium e Platophium, che ìi quest'ultimo si dovrebbero assegnare ben 10 specie. Invece a me, se debbo esprimere io pure la mia opi- nione, le descrizioni e le figure dei Platophium, dei Cyrtophium, e delle Dexiocerella, finora comparse, fanno tutte la stessa impressione; sicché direi (piasi die si trattasse di pure e semplici varietà dipendenti dall'età, dal sesso, ed anche da condizioni locali. L'unica cosa che m' impedisce di affermare con tutta franchezza che, insomma, non esiste clic la sola specie Platophium brasiliense Dana, è la presenza notata nelle varie specie talvolta di molti retinacoli e talaltra della solita coppia isolata sul peduncolo di ciascuno dei piedi addo- minali. E pertanto considero come ben determinate solo due specie, così : Specie del genere Platophium. Piedi addominali con molti retinacoli brasiliense pag. 329 » 2 solamente orientale » 332 (i)1) Sp. lo. IPlatophium brasiliense, Dana, 1852. (Tav. 2, Fig. 7; e Tav. 7, Figg. 39-58). 1852. Platophium brasiliense. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 838, t. 55, f. 9. 1850. Cyrtophium Darwinii. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist , (2) voi. 19, p. 148. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 274, t, 46, f. 8. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 481, con tic;. 1881. Delage, Arch. zool. expér., (1) voi. 9, p. 153. 1862. Cyrtophium brasiliense. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 274, t. 46, f. 6. 1866. Cyrtophium laeve. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 49, t. 4, f. 9-11. 1888. Cyrtophium chelonophilum. 1888. Chevreux et de Guerne, Comptes rendùs Acad. Se, voi. 106, p. 626. 1888. Platophium Darwinii. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 292. 1888. Platophium cheloniae. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1191», t. 30. Lunghezza 3-4 min. Colore variabile, ma più frequentemente roseo, con macchie gialliccie. Dorso affatto liscio. Mano dei gnatopodi posteriori nel maschio relativamente molto robusta. Molti retinacoli nei piedi addominali. ') Ho creduto bene contrassegnare le specie che si trovano nel Golfo di Napoli anche con un numero pro- gressivo, per rendere così più agevole il confronto della nostra Fauna con quella generale. Zool. Station z. Neapcl, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 42. 33l • Sistematica. Descrizione. — Negl' individui che si trovano nel Golfo di Napoli il colore è molto variabile. Uno dei casi più comuni è quello rappresentato nella Fig. 7 della Tav. 2, dove l'animale appare col dorso e con le appendici fittamente tempestate di minuti punti rosei. Più pallide sono le appendici, e particolarmente i piedi toracici. Oltre al pigmento rosso, sui lati del corpo, e sulla superficie dei piedi, è diffuso anche del pigmento giallo-citrino, che contribuisce a dare all'animale un aspetto molto elegante. Altre volte si trovano degl'indi- vidui di colore verdiccio, ovvero screziati di macchie verdi e rosee mescolate insieme senza regola fissa. Il colore degli occhi è di un bel rosso cinabro. L' aspetto generale è relativamente poco robusto, ma pure non si può dire gracile. Il maschio ha una forma più cilindroidea, quantunque apparisca depresso, per la piccolezza degli epimeri, e per la disposizione dei piedi in fuori. Nelle femmine, sopratutto in quelle cariche di prole, la depressione appare maggiore. Il capo è depresso, con un piccolo rostro frontale fra le antenne; gli occhi sono piuttosto piccoli, di forma circolare. I segmenti del torace sono quasi eguali fra loro per lunghezza, meno i due primi, che sono alquanto più angusti. Mediocremente, e tutti egualmente larghi, sono pure i seg-menti addominali. Invece i tre segmenti della coda sono molto diversi fra loro per dimensioni, poiché il primo supera per grandezza i due seguenti presi insieme ; anzi il terzo è a dirittura rudimentale. Tutto il dorso è affatto liscio. Nelle antenne anteriori il 1.° articolo del peduncolo è più breve degli altri due, e pro- priamente rappresenta circa la metà della lunghezza del 2.° ; ma invece è pili grosso, e fornito di poche setole nell' estremo distale. Il 2.° articolo è alquanto più lungo del 3.° ; ambedue sono relativamente sottili, e forniti di molte e lunghe setole nella superficie infe- riore. — Il flagello principale conta 4 o 5 articoli, di cui il primo è più lungo di ciascuno dei seguenti. Talora è molto notevole l'abbondanza e la lunghezza dei bastoncelli ialini, che si trovano in quest' appendice. — Il flagello accessorio consta di un solo articolo, medio- cremente sviluppato, ma sempre più breve dell' articolo del flagello principale. Le antenne posteriori si possono dire costituite quasi interamente dal peduncolo, i cui tre articoli principali stanno per lunghezza fra loro nella jn'oporzione come 3 : 4 : 5 ; tutti hanno poche setole. Il cono glandolare del 2.° articolo è poco sviluppato. — Il flagello rap- presenta un po' più del terzo di tutta l'antenna, e si compone di 4 articoli, di cui il primo è più lungo di ciascuno dei seguenti. Oltre a piccole setole, si notano nella superficie inferiore dei vari articoli diverse spine piegate ad uncino, che trasformano l'organo in un valido apparecchio di presa. Il labbro sìiperiore è quasi circolare, col margine posteriore leggermente incavato. Le mandibole sono valide e robuste, con tutte le loro parti bene sviluppate. — Il palpo è relativamente molto grande, e largo, col 1.° articolo breve e più sottile degli altri, col 2." largo e lungo, col 3.° spatoliforme, e munito nell' estremità distale di varie setole. Il labbro inferiore presenta abbastanza bene sviluppate le lamine interne. Le mascelle anteriori si fanno notare per la mancanza quasi assoluta di ogni traccia di lamina interna, e per la robustezza del palpo, la cui estremità distale è pure armata ili valide spine (Tav. 7. Fig. 42). Fara. IL Ioilidi. — Platophium brasiliense. 331 Le mascelle posteriori hanno lamine di mediocre grandezza, ma relativamente poche setole. I piedi mascellari sono bene sviluppati in tutte le loro parti, meno che nelle lamine esterne, le quali raggiungono appena i ~ .s del 2.° articolo del palpo. Del resto la lamina interna presenta spine nell'estremo distale; e l'esterna è armata di mediocre spine odon- toidi. — Nel palpo il 4.° articolo è cilindroide. In tutti i piedi toracici gli epimeri sono molto brevi, così che resta coperta appena 1' inserzione del 2.° articolo. Nei gnatopodi anteriori, si nota specialmente la t'urina romboidale dell' epimero, e la sottigliezza del 2." articolo. Il 5.° articolo è abbastanza sviluppato, essendo largo quanto il seguente, e lungo la metà. Il G.° è relativamente poco largo; ma l'unghia è valida, den- tata verso 1' apice. Le setole sono scarse. I gnatopodi posteriori, a differenza degli anteriori, sono robusti in tutte le loro parti. L* epimero è subrettangolare; il 2." articolo molto allargato verso l'estremità distale; il f).0 articolo assai breve, sì che si può dire appena rudimentale di fronte alla mano che è enorme, particolarmente nel maschio, col margine unguicolare leggermente irregolare per la presenza di tubercoli di diversa grandezza. L' unghia è molto aguzza, ma non molto grande. Poco sviluppate le spine prensili. I piedi toracici del gruppo medio e posteriore sono quasi somiglianti fra loro per le dimensioni, ed anche fino ad un certo punto per la forma. Tutti sono relativamente molto robusti, con unghie molto valide. Il 3.° articolo dei piedi toracici medi è molto breve ; quello dei piedi toracici posteriori è poco largo. I piedi addominali hanno 1' articolo basilare cilindroide, del tutto glabro. I retinacoli sono molti. Nei rami non si notano spine biforcate. I piedi codali anteriori e medi sono costruiti alla maniera ordinaria; ma gli anteriori sporgono oltre i medi. Entrambi hanno il ramo interno più breve dell'esterno, ed ogni ramo armato di forti spine per lo più appendicolate. Il margine interno del ramo interno dei piedi codali medi è in parte seghettato. I piedi codali posteriori sono del tutto anomali e rudimentali, essendo costituiti appena dal peduncolo, il quale è anche più breve di quello del 2.° paio di piedi codali, e in forma di coppa, adattata con la sua concavità contro il telson. II telson è breve, più del peduncolo del 3.° paio di piedi codali ; è intero, subtriangolare, con apice arrotondato, munito di alcune spine. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! sulle scogliere di Mergellina, abbastanza frequente fra le alghe, di cui imita il colore, e dove se ne sta acquattato sulle zampe alla maniera di un Ragno (Tav. 4, Fig. 7), come dice appunto il Dana; Lesina (Heller); Trieste (Nebeski). Coste britanniche: Falmouth, St. Michael 's Mount (Webster, secondo Bate). — Coste francesi dell'Atlantico: Roscoff (Delage). Su d'una Thalassochelys caretta L., presso le Az- zorre (Chevreux et De Guerne). « On Cìtelonia imbricata, Atlantic » (Stebbing). — Coste orientali dell'America meridionale: Rio Janeiro (Dana). 332 Sistematica. Osservazioni. — E notevole l'abitazione di questo Gammarino sul dorso delle tartarughe, mediante cui può quindi trovarsi anche in alto mare. Sul dorso della Thalassochelys lo Chevkeux e il De Guerne ne contarono 77 individui, di cui 26 maschi, 22 femmine, e 29 giovani. Invece i Naturalisti del « Challenger » ne raccolsero sulla Ghelonia uno solo, forse giovane ( Stebbing ). Il Nebeski (Amphip. Adria, p. 156) ha notato la mancanza di glandolo nei piedi toracici medi, e quindi ha proposto F esclusione de'l gen. « Cyrtophium » dai Corofidi. Sp. 11. Platophium orientale i Dana, 1852). ' Tav. 55, Figg. 17 e 18 . 1852. Cyrtophium orientale. 1 352, Dana, U. S. Exped., p. 839, t. 56, f. 1. 1862, Hate, Cat. Brit. Mus., p. 274, t. 46, f. 7 (Eiprod. del Dana). 1879. Cyrtophiwm cristatum. 1879. G. M. Thomson, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 4, p. 331, t. 16, f. 9-15 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 219, t. 8, f. 8. 1880. Cyrtophium dentatum. 1880. Haswell, Pi-oc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 343, t. 22, f. 5. 1882. Haswell, Cat. Austral. sess. ey. Crust., p. "_'72. 1886. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 109. 1886. Dexiocerella dentata. 1886. Haswell, Proc. Liun. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 109. , 1888. Platophium dentatv/m. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 566 e 1190. 1888. Platophium danae. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1185, t. 128 e 129. Lunghezza 6-10 nini., e più. Colore (non descritto). (Superficie dorsale liscia, o armata più o meno di prominenze dentiformi, in guisa di una cresta). Gnatopodi posteriori del maschio con la mano grossa e lunga (munita di un gran numero di setole). Piedi addominali con due soli retinacoli. Distribuzioni geografica e Dimora. — Coste meridionali dell'Asia: Singapore (Dana); Hongkong (Chierchia, Coli. V. Pisani). — Oceania: Dunedin, 4-5 fathoms, fra le alghe (G. M. Thomson); Porto Jackson (Haswell). — Kerguelen, 127 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — L' identificazione del « Cyrtophium orientale » e delle altre specie notate nella Bibliografia si fonda veramente più che altro sulla distribuzione geografica ; giacché il Platophium brasiliense viene così ad essere la specie dell' Oceano Atlantico, e il Platophium oriento/e quella degli Oceani Indiano e Pacifico. Gl'individui di Honkong (i quali, se il PI. parasiticum fosse una buona specie, forse si potrebbero meglio ridurre proprio ad essa ) sono stati presi dal Chierchia su d' ima Fam. II. Icilidi. — Platophium orientale. ;',;',;', catena di bastimento rimasta in acqua per 69 giorni, nel novembre de] L 8 84, a Hongkong. Erano in numero abbastanza considerevole insieme a molti altri animali di ogni maniera, ed anche ad altri Gammarini, come Y Erichthonins difformis, e il Podocerus falcatus. Il Chieechia cita questa raccolta come « una prova della prepotente vita animale in quei paraggi in condizioni di quiete » '). Paragonando la dimora del Platophium orientale con quella del Platophium brasiliense, si vede che le condizioni sono diverse; perchè mentre quest'ultima specie ama le acque libere e pure dell' alto mare, o delle alghe tresche degli scogli, invece il PI. orientale vive nelle acque torbide dei porti. Ho lungo tempo esitato prima di riunire insieme il « Cyrtophium orientale » di Sin- gapore con gli altri individui presi in Australia, e sopratutto con quelli delle isole Ker- guelen, tanto più- che questi ultimi provengono, quantunque forse non tutti -'), da una certa profondità, e da un fondo vulcanico. Ma da una parte la probabilità che anche a Kero-uelen questi Gammarini siano stati presi da acque torbide, dall' altra la dichiarazione dello Stebbino che il suo PI. Danae « bears a strong resemblance to the Australian speeies », e finalmente pure la considerazione che nella figura del Dana (di un individuo preso a Sin- gapore) vi è qualche segno delle creste dorsali, tutto ciò mi fa conchiudere che forse si tratta soltanto di semplici varietà. E quindi, ammettendo che, come d'ordinario, la cresta dorsale cresca coli' età, credo probabile che la specie molto crestuta del «Challenger», descritta dallo Stebbing, coincida con quelle del Dana, del Thomson e dell' Haswell. Anzi, che l'individuo figurato dallo Stebbing sia appunto un individuo più adulto degli altri descritti e figurati dal Dana, e dai due Carcinologi Australiani, si potrebbe, forse, argomentare da ciò, che il Platophium del «Challenger» misurava. ben due quinti di pollice nella linea solo del dorso del torace e dei due primi segmenti dell'addome; laddove il Cyrtophium orientale era lungo soltanto due linee, e il più grande individuo dell* Australia appena giungeva alla lunghezza di pollici 0,25. Probabilmente sono pure varietà della stessa specie il Cyrtopkium parasiticum, il C. laeve (detto più tardi Dexiocerella laeris) e la Dexiocerella lobata dello stesso Haswell, trovate tutte a Porto Jackson, ma descritte e figurate incompletamente. E similmente il Platophium inconspicuum, di cui lo .Stebbing ha descritto e figurato un piccolo individuo femmina, e incompleto, preso nello stesso Porto Jackson, non presenta buoni ca- ratteri per mantenersi come specie distinta dal Platophium cristallini, se non la condizione del dorso che è in esso liscia. I retinacoli son due in entrambe le specie. Tuttavia occorre notare che gì' individui, presi a Hongkong dal Chierchia, e da me esaminati, sono tutti senza cresta dorsale, ma pur tali per quasi tutti gli altri caratteri, che io non posso fare a meno di considerarli come appartenenti alla stessa specie descritta dallo Stebbing. E dico quasi tutti gli altri caratteri, e non tutti, perchè qualche dubbio mi i) Chierchia, Collez. Vettor Pisani 1882-85. in Eiv. Maritt. 1885. (Estr. p. 100 ). Ne ho disegnato lo gnatopodo posteriore del maschio nella Tav. 55, Fig. 18". -') Lo Stebbixc; ( Rep. Challenger, p. 1189) dice : « Nine specimens, including males and females, were obtained at Kerguelen. some, prohably ali, from Station 149 H ; off Cumberland Bay: Jan. 2:» lsT-1; depth 127 fathoms, bottoni volcanic mud. » 334 Sistematica. rimane sempre per le antenne ; giacché nei Platophium del porto cinese il flagello delle antenne anteriori è composto talvolta soltanto di 4 articoli, di cui il primo è lungo quasi quanto gli altri presi insieme, ed altre volte di 5 ; ed il flagello delle antenne posteriori è sempre formato di 4 articoli, relativamente brevi. La mano dei gnatopodi posteriori nella femmina è piccola, e larga, con poche setole ; nel maschio è molto più grande, e più allungata, regolarmente amiddaliforme, col margine posteriore intero, senza alcun prolun- gamento, ma munito di una fitta serie di ciuffetti di lunghe setole, che s' inseriscono anche sul margine posteriore del carpo e del 4.° articolo. Sul telson sono impiantate 6 lunghe e robuste setole, 3 per lato. Per questi caratteri, che intanto sono così variabili secondo 1' età, gì' individui di Hongkong si avvicinano di più alla terza specie di Platophinm, del Rep. Challenger, cioè al PI. inconspicuum ; anzi, se non fosse per il numero dei retinacoli che in essi si limita a due, si potrebbe anche dire che sono più affini ai Platophium che vivono fra le alghe del nostro Golfo. Aggiungasi ancora, che, per rendere maggiore la confusione, il « Cijrtophium minutimi Haswell », esaminato dallo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1131), presentava 6 retinacoli. Così, se si vogliono considerare come distinte le specie con 2 retinacoli e col dorso liscio, e quelle con (J retinacoli e dorso cristato, le specie di Platophium potrebbero essere da due aumentate a quattro, nel seguente modo : Pleopotli con 9 retinacoli. Dorso liscio brasiliense — 6 retinacoli. Dorso cristato minutum 2 retinacoli a. Dorso con cresta; antenne anteriori con tlagello principale risultante di 8-10 articoli; 3.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori molto lungo. . orientale <«(. Dorso senza cresta; antenne anteriori con flagello composto di 4-6 articoli; 5.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori relativamente poco lungo parasiticum Ma pure, in conchiusione, a me pare più sicura via, almeno nello stato presente delle nostre conoscenze, di ridurre, come ho fatto di sopra, solo a due le specie di Platophium, cioè quella con 2, e quella con molti retinacoli. Del resto le altre due specie ( PI. minutum, e parasiticum ), se son buone, stanno con le seguenti note: Platophium minutum (Haswell, 1880). 1880. CyrtopMum minutum. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 343, t. 22, f. 6. 1SS6. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 109, t. 18, f. 1-5, e f. 9. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1193. Lunghezza 2,5 mm. Colore quasi nullo, con piccole macchie brune, ed una striscia bruna trasversale sul capo, alla base delle antenne anteriori. Fani. II Icilidi. — Platophium. ;;■;;, Dorso liscio. Antenne anteriori con flagello di 3 articoli, di cui il 1." è molto più lungo desìi altri due. Gnatopodi posteriori con mano grande (prolungata nell'angolo prensile fi Piedi addominali con 6 retinacoli. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari stranieri. Oceania: Porto Jackson (Haswell). Osservazioni. — L' Haswell dice delle antenne anteriori : « no appendage » . Questo carattere negativo, insieme alla descrizione del flagello delle stesse antenne anteriori, ed anche alla forma speciale della mano dei gnatopodi posteriori, mi fanno dubitare molto della buona diagnosi del genere. L' assicurazione che i retinacoli dei piedi addominali sono sei, è, come ho detto, dello Stebbing. Platophium parasiticum, Haswell isso. 1880. Cyrtophium •parasiticum. 1830. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 271, t. 12, f. 1. 1882. Haswell, Catal. Austral. sess. ey. Crust., p. 271. 1886. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S, Wales, voi. 1U, p. 108, t. 17, f. 1-7. 1881. Cyrtophium laeve. 1881. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5. 1886. Dexiocerella laevis. 1886. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. ili, t. 18, f. 10-12. 1888. Cyrtophium Hasieclli. 1888. Ohevkeux et de G-uerne, Comptes rendus Acad. Sciences, voi. 106, p. 627. 1888. Platophium inconspicuum. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1194, t. 131. Lunghezza 8-9 mm. Colore ( non descritto ). Dorso liscio. Antenne anteriori con flagello composto di j)Ochi articoli. Piedi addominali con due soli retinacoli. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari stranieri. Coste meridionali dell' Asia: Hongkong (Chierchia). — Oceania: molti individui trovati aggruppati sulla superficie di una Cani uhi ria, dragata alla profondità di 3-4 fathoms in Porto Jackson; inoltre a Porto Molle fra le alghe nella Nuova Galles del Sud (Haswell); Porto Jackson (Stebbing). Osservazioni. — Il nome di Rastrelli fu dato a questa specie dallo Chevreux e dal De Guerne, tenendo conto che il nome laeve era preoccupato dallo Heller. Lo Stebhim: ne ha avuto un individuo solo ed incompleto. Forse appartiene anche a questa specie la Dexiocerella lobata (Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 110, t. 18, f. 6-S ;. dragata presso Stephens, nella N. Galles del Sud. Sistematica. Gen. 6. Unciola, Say, L818. IMS. Unciola. 1818. Say, Journ. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 388. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 69. 1-1)2. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 278. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 517. 1880. S. I. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 4, p. 280. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1168. 1889. Bonmer, Bull. Scient. de la France et de la Belgique, (3) 2'" Année, p. 389. 1845. Glauconome. 1845. Kròyer, Xaturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 501. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 178. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 636. 1862. Dryope. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus , p. 276. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 487. Corpo mediocremente robusto, piuttosto largo. Antenne di lunghezza quasi eguale ; le anteriori con flagello pluri-articolato, e con flagello accessorio composto di uno o più articoli ; antenne posteriori col flagello pluri- articolato. Parti boccali bene sviluppate. — Le mandibole col 3.° articolo del palpo di larghezza poco diversa da quella del 2." articolo. — Le mascelle anteriori con la lamina interna piuttosto grande, con molte setole. — I piedi mascellari col 4.° articolo del palpo termi- nato in punta, ma non linguiforme. Gnatopodi subchelati ; gli anteriori più grandi dei posteriori. ■ Piedi codali posteriori forniti del solo ramo esterno. L'articolo basilare si prolunga per sostituire il ramo interno mancante. Distribuzione geografica e Dimora. — Tutte le specie di Unciola finora descritte, siano poi esse buone specie o semplici sinonimi, appartengono all'Atlantico settentrionale, e a quella parte dell' Oceano glaciale artico che ne è continuazione. Osservazioni. — Questo genere offre molte difficoltà per la diagnosi delle specie, so- pratutto a cagione di un notevole dimorfismo sessuale, e dell' imperfezione delle descrizioni finora pubblicate. Giacché, sebbene sia vero che talune di queste descrizioni, come quelle del Kroyer, di G. O. Sars, del Bonnier, e dello Stebbing, sono molto minuziose, nondimeno si deve pure riconoscere che sono tutte fatte sopra materiale conservato nell' alcool. A me pare che nello stato attuale delle nostre conoscenze non si possa ammettere come buona che una sola specie, cioè la primitiva del Bay, Unciola irrorata ; ma, intanto, non mi son risoluto interamente per questa via, poiché ho voluto tenere conto, quantunque in semplice maniera provvisoria, dei caratteri delle varie appendici. Il Bonnier, che ha pubblicato un'accurata descrizione di Fam. II. Icilidi. linciala. 337 una «li queste diverse forme
  • >l>t. ingrossato irrorata . . . pag. 338 Peduncolo delle antenne posteriori | cilindroide. Ramo in- { setole . . crenatipalmata . » 340 terno dei piedi codali posteriori forniti di ' 1 spina . planipes 341 !) ti. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 214. '-) Questa revisione, forse meglio che altrove, si potrebbe fare sulle coste Nord-Est dell' America Settentrionale, dove, secondo S. I. Smith, 1' « Unciola irrorata » appartiene agli Antìpodi più comuni. Zool. Station z. Neapel. Fauna unii Flora, Golf v. Xeapel. Gamraarini. ™. 338 Sistematica. Altri buoni caratteri si possono pure trovare nel numero degli articoli del flagello accessorio ') delle antenne anteriori, e nella forma e dimensioni dei vari articoli dei gna- topodi posteriori. Sp. 12. Unciola irrorata, Say, 1818. (Tav. 55, Figg. 37-41). 1818. Unciola irrorata. 1818. Say, Joura. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 389. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 69. l^r>l. Stimpson, Invert. Grand Manali, p. 45. 1802. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 279. 1874. Verrill and Smith, Invert. Vineyard Sound, p. 310 (46, 273), t. 4, f. 19. 1S80. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 4, p. 281. 1887. Hansen, Malacostr. Groenl. occid., p. 164, t. 6, f. 5 e 5 a. 18S8. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1165, t. 138, e. 1845. Glauconome leucopis. 1845. Kroter, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 491, t. 7, f. 2. 1846. Kròyer, Voy. Scandin., t. 19, f. 1. 1858. M. Sars, Norske arkt. Krebsd., p. 150. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 179. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 636. 1876. G. O. Sars, Prodromus Crust. Exped. Xorveg. 1876, p. 360. 1876. Norman-, Proc. Soc. R. London, voi. 25, p. 208. 1859. Cyrthophium Darwini. 1859. Danielssen, Nyt Mag. Naturw., voi. 11, p. 8. 1862. Unciola leucopes. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 279. 1876. Glauconome planipes. 1876. G. O. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1876, p. 360. 1880. Glauconome petalocera. 1880. G. 0. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 78, p. 462. 1885. Unciola petalocera. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 212, t. 17, f. 5 ax. 1887. Uncinhi. crassipes. 1887. Hansen, Malacostr. Groenl. occid., p. 165, t. 6, f. 6 e 6 b. 1887. Unciola laficomis. 1887. Hansen, Malacostr. Groenl. occid., p. 166, t. 6, f . 7 e 7 n. Lunghezza 8-10 mm. Colore rossiccio, per la presenza di un numero variabile di punti rossi. Antenne anteriori con flagello accessorio composto di 2 (o più?) articoli; antenne po- steriori col 3.° e 4.° articolo del peduncolo molto dilatati nel maschio. ') Nondimeno a questo proposito occorre ricordare che le Unciole vengono raccolte, o almeno esaminate, spesso con le antenne mutilate. Gl'individui veduti da me, meno quello d' Unciola planipes, aveano tutti il flagello acces- sorio in tali condizioni che ben sembrava, che qualche articolo si fosse distaccato. E lo Hansen dice della sua « Unciola laticornis n. sp. ... : Antennae primi paris in specimiue mutilatae ». Cosi pure 1' Unciola planipes da lui veduta era « en Hun med molesterede Antenner ». Fam. II. Ioilidi. — linciala irrorata. 339 Mano dei gnatopodi anteriori del maschio grande, col margine non crennlato. Mano dei gnatopodi posteriori lunga quanto il carpo, subchelata, col margine unguicolare retto. Ramo interno dei piedi codali. posteriori ovale, tornito di setole. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano glaciale artico (G. 0. Sars). Groenlandia (Kroyer, Hansen). — Coste norvegiche (Boeck). — Coste orientali dell'America settentrionale: non raro fra i rami di Fucus, Sertularia, ecc., negli estuari di Newjersey (Say) ; abbondan- tissimo sulle coste Nord-Est dell'America settentrionale, in acque superficiali, o profonde, tino a 400 fathoms, e oltre, e in ogni specie di fondo, quantunque meno numeroso nella sabbia, e nel detrito di conchiglie (S. I. Smith). — Nuova Scozia, in fondo sabbioso (Stebbixg). Osservazioni. — Secondo il Boxniei: (1. e. p. 393), invece, stando alle figure ed alle descrizioni pubblicate dai diversi Careinologi, 1' U. irrorata sarebbe caratterizzata così: il .")." articolo delle antenne anteriori appena due volte più breve del secondo ; le antenne quasi simili nei due sessi, ma le inferiori un po' più larghe nella femmina (Hansen); gna- topodi anteriori robusti, con mano somigliante a quella dell' U. crenati palmata, ma col mar- gine unguicolare non crennlato ; gnatopodi posteriori chelati, con la mano di lunghezza pari a quella del corpo ; margine pleurale del primo articolo codale nettamente diviso in molti denti (Stebbing); articolo basale del 3.° paio di piedi toracici improvvisamente dila- tato verso la parte interna. Nondimeno debbo dire che per vari punti questa diagnosi non mi pare conveniente, p. es. quando dice che le antenne sono simili nei due sessi, e che il 3.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è - ,, del 2.°, e soprattutto quando aggiunge che (secondo lo Hansen) le antenne posteriori della femmina sono alquanto più larghe; e che il peduncolo del o.° paio di piedi codali si dilata improvvisamente. Debbo alla cortesia del Rev. Can. A. M. Norman un esemplare di « Unciola irrorata », proveniente dal N. E. America. Le antenne posteriori di questo individuo, che è un ma- schio (lungo 9 mm. ), presentano gli articoli 2.°, 3.'J, 4.° e 5.° del peduncolo di una forma precisamente simile a quella dell' « Unciola petalocera » , figurata dal G. 0. Sars nella sua Tav. 17, Fig. 5 b, della Norske Nordhavs-Exped. Intanto l'identificazione di queste due specie non ò completa, perchè i piedi codali posteriori del mio esemplare somigliano ai piedi figurati dallo Stebbing nel Rep. Challenger, ed anche a quelli dell' Unciola crenati- palmata disegnati dal Bonnier, ma non già punto a quelli del Sars (1. e, 5, /). Oltre a ciò è da notare la diversa lunghezza del :>." articolo del peduncolo delle antenne anteriori, il quale nell' U. petalocera è relativamente molto breve, e nel mio esemplare è circa una metà del 2.° articolo. Per queste ragioni, piuttosto che dare la copia di parti dell' U. irrorata prese da questa o quell'altra pubblicazione, ho creduto meglio fatto dare il disegno originale di varie appendici dell'individuo di cui sopra ho detto che ho, ricevuto dal Norman. Il « Cijrthophium Darwini, Spence-Bate », citato dal Danielssen, come trovato a « VadsiJe paa sandig Leerbund fra 40-GO Favne », invece, secondo il Boeck ( Skandin. arkt. Amphip. p. 636), è un « Glauconome leucopis, Kroyer »; e quindi deve stare anch'esso fra i sino- nimi dell' Unciola irrorata. 340 Sistematica. Sp. 13. Unciola crenatipalmata (Gosse, 1855) Bonnier, 1889. (Tav. 55, Figg. 32 -Hi!). 1855. Uncinili irrorata. 1855. Gosse, Mar. Zool., voi. 1, p. HI, f. 256. 1862. Dryope irrorata. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 276, t. 47, f. 1. 1S63. Bate and 'Westwooh, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 488, con tìg. 18(52. Dryope crenatipalma. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 277, t. 47, f. 2. 1863. Dryope crenatipalmata. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 490, con tìg. 1889. Unciola crenatipalmata. 1889. Bonnier, Bull, scient. de la Franee et de la Belgiquc, voi. 20, p. 373, t. 12 e 13. Lunghezza 7 mm. Colore ranciato e giallo, soprattutto sul dorso del torace, e nel peduncolo delle antenne. Antenne anteriori con flagello accessorio I-articolato; antenne posteriori (anche del maschio?) con peduncolo cilindroide, non dilatato. Mano dei gnatopodi anteriori col margine unguicolare e renula to; mano dei gnatopodi posteriori subchelata, col margine unguicolare concavo. Ramo interno dei piedi codali posteriori ovale, munito di setole. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche: Weymouth (Gosse); Torba y ! (Stebbing, in lit.). — Coste sull'Atlantico di Francia e Spagna (Chevkeux); Boulonnais, aux Platiers, dragati in un ammasso di tubi di Serpule, i cui abitanti erano spariti ( Bétencourt, secondo Bonnier ). Osservazioni. — Ho un certo sospetto che gl'individui descritti dal Bonnier come maschi siano stati anch'essi delle femmine, o almeno dei maschi giovani1), con le antenne poste- riori non ancora modificate. Ho potuto esaminare alcuni individui di questa specie presi sulle coste inglesi a Torbay (inviatimi gentilmente dallo Stebbing), e corrispondono esattamente alla descrizione del Bonnier. Se non che quantunque anch' essi siano tutti femmine, pure presentano una certa variabilità nella crenatura del margine unguicolare dei gnatopodi ante- riori, e nelle setole del 3.° paio di piedi codali. Inoltre mi sembra che il flagello acces- ') Che i maschi esaminati dal Bonnier siano probalìilmente dei giovani, potrebbe essere sosjjettato anche dalle dimensioni minori: « La femelle adulte . . . mesure du rostre au telson, environ 7 millimètres; le male, généralement plus petit, n' atteint que 5n"".5. » Come si vede, sarebbe un caso di eccezione alla regola generale nei Gammarini, dove, come si sa, il maschio è più grande delle femmine. Ma, come ho detto, credo piuttosto che si tratti sempli- cemente di maschi giovani, tanto più che G. 0. Sars ( Norske Nordhavs-Exped. p. 215), parlando della sua Un- ciola petalocera, dice: « Length reachiug 10mm. As a rule, the males are somewhat larger than the females ». E vero che si tratterebbe di un'altra specie; ma ad ogni modo, ciò prova che l'eccezione indicata dal Bonnier rimarrebbe più circoscritta, e quindi anche più improbabile. Fani. II. Icilidi. — Unciola, BAI sorio delle antenne anteriori, che anche negli esemplari da me veduti è I-articolato, non abbia 1' aspetto di organo intero, ma sia invece mutilato. Molto notevole è in questa specie la presenza di uno speciale lobo, munito di setole che si stacca da entrambi i lati del- l'articolo basilare dei piedi mascellari (V. Fig. 36, x, sulla Tav. 55), e corrisponde al pro- lungamento degli angoli distali. Neil' U. irrorata questo prolungamento esiste pure, ma è molto meno sviluppato. Sp. 14. Unciola planipes, Norman. L867. (Tav. 55, Figg. 42-45). 1867. Unciola planipes. * 1867. Norman, Nat. Hist. Trans. Northumb. and Durham 1865-67, voi. 1, t. 7, f. 7-13. 1886. Norman, Mus. Norm., p. 17. 1887. Hansen, Malac. Grocnland. occid., p. 167. 1868. Unciola leucopes. 1868. Bate and Wesuvood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 2, p. 517, con fig. 1870. Glauconome Kroyeri. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 179. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 639, t. 30, f. 1. 1870. Glauconome Steenstrupi. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct. p. 180. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 641. 1888. Unciola Steenstrupii. 1888. Chevreux, Amphip. Lorient, p. 2. Lunghezza G - 7 mm. Colorito (non descritto?). Antenne anteriori con flagello accessorio 2 -articolato; antenne posteriori (anche del maschio?) col peduncolo cilindroide non dilatato. Mano dei gnatopodi anteriori col margine unguicolare concavo, non crenulato ; mano dei gnatopodi posteriori stretta, non subchelata. . Ramo interno dei piedi codali medi sottile, con 1 spimi grossa e breve. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche : « off Holy Island, on the coast of Northumberland and Durhani » (Norman, secondo Bate and Westwood); Nor- thumberland! (Norman, in lit. ); Haaf Ground, Shetland (Bate and Westwood). — Coste scandinave: Haugesund, Christianiafjord, 40 Favne (Boeck); Aalesund ( G. 0. Sars, se- condo Boeck). — Coste di Francia sull'Atlantico: Lorient (Chevreux). — Groenlandia occidentale ( Hansen ). Osservazioni. — Non giungo a comprendere chiaramente se sia stato mai descritto il maschio. Anch' io ho potuto esaminare soltanto una femmina, inviatami dal Norman, e pro- veniente, dalle coste del Northumberland. Potendo considerare 1' esemplare a me donato come individuo tipico, ho creduto ben fatto di disegnare alcune parti di esso direttamente 342 Sistematica. dal vero. — Nelle antenne anteriori il flagello accessorio è composto di 2 articoli, di cui il 2.° è affatto rudimentale ; ma pure tutta insieme 1' appendice non raggiunge neppure la lun- ghezza del 1.° articolo del flagello principale. — Nei gnatopodi anteriori la mano, schiettamente amiddaliforme, ha una lunghezza circa doppia del carpo, con leggiero prolungamento del- l'angolo prensile; l'unghia è leggermente dentata. — Nei gnatopodì posteriori il carpo è lungo due volte la mano, ed ambedue questi articoli hanno i margini ornati di gruppi di setole molto fitte. L' inserzione dell' unghia avviene, non alla maniera solita, cioè nell' angolo distale anteriore, sibbene nel posteriore, così che resta libero tutto il margine distale della mano, che è rettilineo. L'unghia è piccola, irregolare nell'apice. — Nei piedi e odali posteriori il ramo esterno è allungato, ma sempre largo, e di forma ellittica: l'interno è allungato, terminato in punta, che è armato da una spina relativamente robusta. Gerì. 7. Neohela (Boeck, 1860) S. I. Smith, 1881. 1860. Hela. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 6G9. (Traci, in: Ann. Mag. N. Hist , (3) voi. 3, p. 413). 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 180. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 643. 1881. Neohela. 1881. S. I. Smith, Proe. Nat. Mus. Washington, voi. 3, p. 448. 1882. Helella. 1882. G. O. Sars, Norges Crust, p. 31. Corpo gracile. ( Antenne non ben descritte ; secondo lo Hansen, le antenne anteriori avrebbero un flagello accessorio.) Parti boccali bene sviluppate. — Il palpo delle mandibole ha il 3.° articolo angusto, e terminato in punta. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna è piccola, con alcune setoline. — I piedi mascellari hanno la lamina interna piuttosto breve, e il palpo col 4.° articolo linguiforme. I gnatopodi anteriori e posteriori sono subchelati ; i gnatopodi anteriori più robusti dei gnatopodi posteriori. Entrambi hanno il 5.° e 6.° articolo dilatato e subeguali. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 5.° articolo brevissimo. (Il 3.° paio di piedi codali, a quanto pare, forniti di un solo articolo e senza dilata- zione o prolungamento del peduncolo. ) Distribuzione geografica e Dimora. — V. N. monstrosa. Osservazioni. — Né dalla descrizione, né dalle figure del Boeck, si sa come è fatto il peduncolo del 3.° paio di piedi codali, nò se presenta il prolungamento che si vede nei generi Unciola ed Icilius. I nomi di Neohela e Helella sono soltanto sinonimi, proposti perchè il nome Hela era già preoccupato; anzi il nome di Helella è dal Sars, per errore, attribuito allo Smith. Fam. II. Icilidi. — Ncohcìa. 343 Sp. 15. Neohela monstrosa (Boeck, 18(10) S. I. Smith, 1881. (Tav. 55, Figg. 10-24). 1860. lidia monstrosa. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 669. (Trad. in: Ann. Mag. N. Hist., (3) voi. 3, p. 413 | 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 181. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 613, t. 32, f. 1. 1881. Neohela phasma. 1881. S. I. Smith, Proc. Nat. Mus. Washington, voi. 3, 1880, p. 448. 1881. Neohela monstrosa. 1881. S. I. Smith, Proc. Nat. Mus. Washington, voi. 3, 1880, p. 450. 1887. Han-sex, Malacostr. Groenl. occid., p. 168. 1882. Helella monstrosa. 1882. 6. O. Sars, Norges Crust., p. 31. Lunghezza 30,5 nini. (Hansen). Colore ( non descritto ). Piedi codali anteriori col ramo esterno dilatato nel maschio. Pel resto cf. i caratteri del genere. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia occidentale, 122-225 Fv. (Hansen). — Coste norvegiche: Christianiafjord, 20-30 Favne (Boeck). — Coste orientali dell'America settentrionale : N. Bretagna meridionale ( S. I. Smith ). Osservazioni. — Lo Hansen- ha esaminato 2 esemplari di questo interessante Gamnia- rino, 1 maschio ed 1 femmina. Il maschio era più lungo ( 30,5 m. ), ma aveva le antenne con i flagelli più brevi (antenne anteriori: peduncolo 14,5 nini., flagello principale 16 mm.; antenne posteriori: peduncolo 19 mm., flagello 17,5 mm.). La femmina era più gracile, e più piccola (25,8 nini, di lunghezza), ma con le antenne più lunghe. Nelle antenne ante- riori il 1.° articolo del peduncolo è poco più breve del 3.°, e circa la metà del 2.°: il flagello accessorio ha 6-7 articoli. Nella femmina, il ramo esterno dei piedi codali poste- riori non è dilatato. Lo Smith dice della sua Neoliela phasma: « This species is apparenti v verv closely allied to N. monstrosa Boeck, but has well developed cyes, and the propodus in the second pair of gnathopods is different in forni, besides other slight differences » . La differenza poi si riduce a questo, che « the unarmed prehensile edge » è « much lesa oblique than represented in the figure of N. monstrosa » . Or questi caratteri non bastano a fondare una n. sp., di cui intanto lo Smith non ha dato neppure la figura, e quindi non si sa fino a che punto arrivi l' obliquità del margine prensile. D'altra parte lo Stebbing ( Rep. Challenger, p. 1215, t. 136) dà la descrizione e le figure di un' altra n. sp., da lui detta Neohela serrata ; ma così la descrizione come le figure sono state fatte dall' A. sopra due esemplari molto incompleti, così che non so capire come si possa credere da lui giustificato, anche « at least provisionally » , il riferire tali frani- 344 Sistematica. menti al gen. Neohela, tanto più ohe mancano le antenne, e i piedi codali. Le parti boc- cali, meno i piedi mascellari, non si somigliano alle figure pubblicate dal Boeck ; e soprat- tutto è notevole la differenza nella lamina interna delle ]nascelle anteriori, la quale nella X. monstrosa è figurata dal Boeck con 2 setole, e nella N. serrata è disegnata dallo Stebbing con 8 setole. Inoltre il telson nella N. monstrosa è intero, e nella N. serrata è profonda- mente diviso. Molto probabilmente quell'individuo così mutilato figurato dallo Stebbing, più che un « Helaide », è un Gammaride, affine alla Maera rubromaculata rappresentata nello stesso Report degli Antipodi del Challenger, nella tav. 95. I due individui furono presi dalla profondità di 127 fathoms, da un suolo vulcanico, presso le isole Kerguelen. Gen. 8. Icilius, Dana, 1849. 1849. Icilius. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts., (2) voi. 8, N. 22. * 1852. Dama, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2. 1852. Dana, U. S. Esped., pp. 833, 844, 1441. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 284. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1202. Corpo molto depresso. Antenne anteriori brevi, munite di flagello principale pluriarticolato, e flagello accessorio 1 -articolato. — Antenne posteriori con flagello molto lungo, pluriarticolato. Mandibole col 3.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna bene sviluppata. — Piedi mascellari col 4.° articolo del palpo linguiforme. Gnatopodi non subchelati, col 5.° articolo uguale al 6.°, entrambi lunghissimi, e rela- tivamente sottili, stiliformi. Piedi codali posteriori forniti del solo ramo esterno. Per compensare la mancanza del ramo interno il peduncolo si prolunga dal lato corrispondente. Distribuzione geografica e Dimora. — V. I. ovalis. Osservazioni. — Lo Stebbing, nel suo Rep. Challenger, ammette tre specie di questo genere, due note (I. ovalis Dana, e /. australis Haswell) e una nuova ( /. danae), che egli descrive minutamente da un esemplare femmina, insistendo in ultimo anche sopra al- cuni dei caratteri principali che valgono a distinguerlo dalle altre due e riguarderebbero particolarmente così le sporgenze dentiformi che sono sul dorso, come i piedi codali posteriori. Non avendo veduto io stesso alcun individuo di questo genere non posso natu- ralmente dare alcun giudizio sull'argomento. Nondimeno dirò, che visto da una parte l' in- sufficienza delle figure e delle descrizioni del Dana e dell' Haswell, e dall' altra- conside- rando che lo Stebbing non ha avuto a sua disposizione se non un solo individuo, e questo anche femmina, credo che per ora sia meglio fatto l'accettare come buona soltanto la pri- mitiva specie del Dana. Fam. III. Cheluridi. a^g Sp. 16. IciliUS OValiS, Dana, 1852. (Tav. 55, Figg. 25-31). 1852. Icilius ovalis. * 1852. Dana, Pi-oc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2. 1852. Icilius ellipticus. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 844, t. 56, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 285, t. 47, f. 10. 1880. Icilius australis. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 274, t. 12, f. 2. 1882. Haswell, Cat. Austral. sess. ey. Crast., p. 275, t. 4, f. 4. 1880. Icilius punctatus. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 343, t. 23, f. 1. 1888. Icilius danae. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1203, t. 133. Lunghezza 6-12 mm. Colore rossiccio. Pel resto cf. i caratteri del genere. ov Distribuzione geografica e Dimora. — Mari stranieri. « Balabac Passage, north of Borneo ; bronght up on corallines in 31 fathoms » (Dana). — Australia: Porto Jackson, in acque poco profonde, in colonie sulle spugne calcaree (Haswell); Melbourne, da un fondo sabbioso, alla profondità di 33 fathoms ( Stebbing ). Fani. III. Cheluridi (Allman, 1847). 1847. Cheluridae. 1847. Allman, Ann. Mag. N. Hist, (1) voi. 19, p. 361. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 829. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 149. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 285. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 501. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., tabella annessa a p. 18. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Ampliip., p. 645. ls.Vi. Cheluracea. 1855. Cosse, Mar. Zoo]., voi. 1, p. 138. 1870. Chelurinae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 172. Forme esterne. - - Corpo depresso, piuttosto robusto, non segmentato regolarmente, es- sendo la coda composta di un sol segmento. Antenne anteriori munite di flagello accessorio. — Antenne posteriori col flagello non diviso in articoli. Zool. Station ?.. Neapel, Fauna unti Flora, Golf v. Neapel. Garamarini. 44- :U6 Sistematica. Parti boccali bene sviluppate. — Il 4.° articolo del palpo dei piedi mascellari è cilindroide. I piedi toracici robusti con epimeri brevissimi. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2." articolo abbastanza dilatato. Tre paia di piedi codali. — Gli anteriori anomali, col peduncolo molto dilatato. — I piedi codali posteriori sono forniti di un sol ramo. Telson intero. Organizzazione interna. — Piedi toracici medi non glandoliferi. Un solo paio di ciechi epato-pancreatici. • Distribuzione geografica e Dimora. — V. Chelura terebrans. Osservazioni. — La famiglia « Cheluridae » fu determinata dall' Allman nel 1847, Con i seguenti caratteri : « Fourtli and fifth abdominal segmenta confluent. Abdominal appendages of the fourth and fifth pair very different in forni ( heteromorphous ) » . La famiglia comprendeva un sol genere, e questo pure una sola specie, cioè la Chelura tere- brans, in cui tutti i Carcinologi posteriori hanno sempre tenuto gran conto della fusione dei segmenti della coda, dell' eteromorfia delle prime due paia dei piedi codali, e della mancanza di segmentazione nei flagelli delle antenne posteriori. Gen. 9. Chelura, Philippi, 1839. 1839. Chelura. 1839. Philippi, Arch. f. Naturg., 5. Jahrg., p. 120. 1847. Allman, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 19, p. 362. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 149. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 285. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Ciust., voi. 1, p. 502. 1868. Czerniawskv, Zoogr. Pontica, p. 93. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 173. 1876. Boeck, Skandin. aikt. Amphip., p. 646. 1847. Nemertes. 1847. Leach, mss., secondo White, List Crust. Brit. Mus., p. 90. Per i caratteri del genere, v. i caratteri della famiglia. Distribuzione geografica e Dimora. — V. C'h. terebrans. Osservazioni. — Il Philippi descrisse la Chelura terebrans, « ehi neues Amphipoden- G-enus », senza dare i caratteri distintivi del genere, i quali invece furon indicati più tardi dall' Allman. Il Thompson (Ann. Mag. N. Hist. 1847, (1) voi. 20) osserva che la Chelura terebrans era già nota al Leach, che aveva scritto il nome di Nemertes nesaeoides sul car- tellino destinato ad indicare gì' individui da lui conservati, e che il nome di Nemertes è stato pubblicato la prima volta dal White nel 1847 nella sua Lista dei Crostacei del Brit. Mus. ( p. 90 ). I nomi Nemertes e Chelura sarebbero stati intanto, secondo lo stesso Thompson, ambedue già usati in Zoologia. Prescindendo da tale quistione di nomi usati, o nuovi, non Fara. III. Cheluridi. — Chelura terebrans. 347 avendo il Leach pubblicato mai un cenno di descrizione dell' Anfipodo in esame, è chiaro che il merito della scoperta del nuovo genere resta sempre al Philippi. Anche oggi di questo genere, anzi di questa famiglia dei Cheluridi, non esiste che una sola specie, quantunque il Czerniawsky abbia creduto di poterne aggiungere anche una seconda, del Mar Nero. (3) Sp. 17. Chelura terebrans, Philippi, 1839. (Tav. 6, Fig. 3, e Tav. 7, Figg. 1-22, C). 1839. Chelura terebrans. 1839. Philippi, Arch. f. Naturg., 5. Jahrg., p. 120, t. 3, f. 5. 1847. Allman, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 19, p. 363, t. 13 e 14. 1855. Gosse, Mar. Zool., voi. 1, p. 138, f. 250. 1857. Baie, Ann. Mag. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 149. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 285, t. 48, f. 1. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 503, con fig. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 52. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 173. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 647. 1879. S. I. Smith, Proc. U. S. Nat. Mus., voi. 2, p. 232, con fig. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 231. 1847. Nemertes nesaeoides. 1847. White, List Crust. Brit. Mus., p. 90. 1868. Limnoria xylophaga. 1868. Hesse, Annales Se. Nat., (5) voi. 10, p. 101, t. 9, f. 1-37. 1868. Chelura pontica. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 95, t. 7, f. 1-18. Lunghezza 4-6 mm. Colore gialletto rugginoso. Pel resto vedi i caratteri della famiglia. Descrizione. — Il colorito delle Chelure si presenta più intenso sul dorso, e degrada, diven- tando più pallido, nel resto del corpo e delle appendici. Gli occhi sono di colore rosso-bruno. L' aspetto generale è piuttosto robusto, e nell' insieme somigliante a quello di un Isopodo. Ma, più che per la forma generale del corpo, la Chelura riesce distinta a prima giunta per le grosse antenne posteriori, e per le larghe e voluminose lamine che sporgono dalla coda. Il capo è breve e molto largo, sì che gli occhi, che del resto sono relativamente piccoli, rimangono assai distanti l'uno dall'altro. Non esiste un vero rostro frontale, quan- tunque il margine anteriore del segmento cefalico sia molto sporgente fra le basi delle antenne. I segmenti del torace e dell' addome sono di larghezza poco diversa fra loro ; tuttavia, come di solito, gli anteriori sono alquanto più angusti. L' ultimo segmento addo- minale nel suo margine posteriore si prolunga in tre apofisi di cui due laterali più piccole, ed una mediana più grande, che sporge liberamente sopra della coda. Questa, come si è già notato, quantunque abbia tre paia di piedi, pure non presenta traccia di segmentazione. 348 Sistematica. I tre articoli del peduncolo delle antenne anteriori vanno gradatamente diminuendo dal 1." al 3.°, e sono relativamente grossolani. Il 1.° è lungo circa il doppio della lar- ghezza; negli altri due la lunghezza relativa è minore, ma pure rimane sempre mag- giore della larghezza. — Il flagello principale è la metà più sottile dell' ultimo articolo del peduncolo ; conta 5 articoli, che vanno per gradi diminuendo di lunghezza e larghezza dal 1.° al 5.° Tutti sono un po' più lunghi che larghi. — Il flagello accessorio è formato da un solo articolo, piuttosto sviluppato, più lungo, quantunque più sottile, del 1.° articolo del peduncolo. — Tutti gli articoli dell' antenna portano setole; ma il 1.° articolo del peduncolo ne ha solamente alcune verso l' estremo distale ; gli altri, così del peduncolo come del flagello, ne sono molto meglio provvedute. Le antenne posteriori sono di forma e robustezza eccezionale, così che bastano per sé sole a fin- distinguere a prima giunta la Chelura. Il peduncolo non lascia vedere con pre- cisione i limiti fra i primi due articoli. Il 3.°, il 4." e il 5.° articolo del peduncolo stesso vanno aumentando in lunghezza, dal prossimale al distale; ma son tutti coitalmente ro- busti e subconici. — Il flagello non è segmentato ma è rappresentato da un semplice pezzo robustissimo cilindro-conico. — Tutti gli articoli, così del peduncolo come del flagello, sono muniti di setole sottili ed abbastanza fitte. Non vi sono spine. II labbro superiore è alquanto allungato, coli' apice molto largo, intero. Le mandibole hanno il corpo valido, ma il palpo relativamente piccolo. Bene svilup- pate son tutte le parti del corpo, ma specialmente il tubercolo molare. Oltre alle spine incisive si vedono anche, accanto ad esse, varie setole ciliate. Nel palpo il 1.° articolo è breve; gli ultimi due sono presso a poco eguali fra loro; ma il 3.° si fa notare per la sua robustezza, per la forma che si va assottigliando in punta ottusa, e pel fitto ornamento di piccole setole che si vedono sul margine interno. Il labbro inferiore è di forma ordinaria, costituito da due paia di lamine, con varie setole sul contorno anteriore delle lamine esterne. Le mascelle anteriori hanno la Iantina interna mediocremente sviluppata, con varie setole nell" estremo distale. Valida è la lamina esterna, armata di robuste spine molto ramose ; e il palpo, che è pure piuttosto sviluppato, ed è formato di due articoli, ha varie spine nell'estremo distale. Nelle mascelle posteriori le lamine, normalmente sviluppate, hanno un numero mediocre di setole. I piedi mascellari hanno la lamina interna abbastanza lunga e sottile, senza spine ottuse. La lamina esterna è relativamente angusta, ed anche breve, superando essa di poco la metà del 2." articolo del palpo. In quest' ultima appendice i due primi articoli non fanno notare nulla di straordinario; ma il 3.° è piuttosto allungato e sottile, ed inoltre presenta un' appendice di rinforzo nell' estremo distale. Il 4.° articolo non è linguiforme, ma cilin- droide, alquanto incurvato. Termina con una grossa spina curva. II 1.° articolo dei gnatopodi anteriori è subquadrato; il 2.° lungo, e piuttosto dilatato; i due seguenti brevi ; il carpo più breve della mano ; la quale è robusta, ma non molto Fam. III. Cheluridi. — Chelura terebrans. ;)4!) gonfia ed è notevole soprattutto per lo speciale prolungamento del suo angolo distale poj steriore che in forma di dito costituisce insieme all' unghia una vera chela didattile. Il rivestimento di setole è mediocre nei vari articoli ; più fitte sono quelle del carpo e della mano. I rjnatopodi posteriori sono più lunghi, ma anche più gracili degli anteriori; del resto sono foggiati sullo stesso tipo. L'epimero è subtriangolare; la mano più lunga e sottile di quella dei piedi del 1.° paio, ma similmente ad essa costituita in guisa da formare insieme all'unghia una vera chela valida : le setole del 4." e 5.° articolo sono più numerose che nella mano. I piedi toracici medi sono fra loro somiglianti, e presentano l'epimero subtrapezoidale; il 2." articolo piuttosto dilatato ; il 4.° articolo più lungo del seguente, coli' angolo distale anteriore prolungato: il 5." articolo imitante per forma il precedente; il 6.° poco più lungo del 4.°, cilindroide, alquanto incurvato, con varie robuste spine sul margine concavo; e 1' uno-hia breve, ma valida ed uncinata. I piedi toracici del gruppo posteriore sono di aspetto valido, vanno gradatamente cre- scendo, quantunque non molto, dal 5.° paio al 7.°, e tutti hanno forma press' a poco eguale, e molte setole piumate che ornano il margine posteriore degli articoli 2.°, 4.° e 5.°; il 2.° articolo è poco dilatato: gli articoli seguenti piuttosto brevi, come nei piedi toracici medi : il 5.° articolo è il più breve di tutti, anzi nei piedi del quinto paio è brevissimo. Simil- mente si vede che è prolungato l'angolo distale posteriore degli articoli 4.° e 5.°, cioè, data 1' articolazione inversa, 1' omologo di quello dei piedi toracici medi. I piedi addominali si dilatano enormemente nella parte interim del peduncolo, la quale prende la forma speciale di un lobo piuttosto angusto, munita di 2 retinacoli, e di 4 setole filiate. I retinacoli hanno forma e dimensioni alquanto diverse dall' ordinario, giacché, son rappresentati ciascuno da un lungo stiletto ricurvo all' apice, alquanto tubercolato nel suo margine concavo. Le 4 setole ciliate sono relativamente grandi. Il resto dei margini del peduncolo è ornato di molte piccole setole, quasi pelurie. — 1 rami sono di lunghezza inu- guale, l'interno più breve dell'esterno. Non esistono spine biforcate ; il 1.° articolo del ramo interno ha setole ciliate come il ramo esterno. I piedi codali sono fra gli organi più caratteristici di questa specie, e soprattutto i piedi del 1." paio, poiché, a differenza di ciò che si vede in tutti gli altri Grammarini, nelle Chelure il peduncolo non ha più la solita forma cilindroidea o prismatica, ma è divenuto laminare, essendosi grandemente allargato, per una particolare espansione del margine esterno, il quale si fa notare ancora per la sua divisione seghettata, ovvero per 1' armatura di tubercoli ottusi. I rami sono molto brevi, e muniti anch' essi di seghettature o tubercoli. Anche i piedi codali medii non si possono dire del tutto costruiti sul tipo normale, quantunque fra le tre paia sieno essi quelli che riescono i meno aberranti : perchè il pe- duncolo è cilindroide, e l' anomalia si può ridurre veramente ad una larghezza maggiore del ramo esterno. Finalmente i piedi codali posteriori si fanno notare per la loro grande robustezza, per la brevità del peduncolo, e per la grande espansione dell'unico ramo, che ha la forma di una lamina di varia forma e di varie dimensioni, secondo le diverse condizioni in cui 350 Sistematica. 1' individuo si trova. Sull' angolo distale interno del peduncolo vedesi anche come una cica- trice, che forse è l'ultima traccia del ramo interno (Tav. 55, Figg. 11 e 15). E pure interessante osservare a proposito dei piedi codali, che quelli delle prime due paia rimangono molto distanti dai piedi codali posteriori, così che non giungono con le loro estremità distali nemmeno all' inserzione di questi. Il telson è triangolare, e breve, ma pur giunge coli' apice, che è variamente acuto, a livello dell' inserzione del ramo dei piedi codali posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! ma non molto frequente, su' pezzi di legno marcito che si trovano qui e là galleggianti; Trieste (Philippi); Lesina ! Verbosca, Lissa (Heller); Algieri (Marion, secondo Carus); Mar nero ( Czerniawsky). Mari stranieri. Coste norvegiche : Christianiafjord (Boeck). — Coste britanniche! (Leach, Bate, Norman, Stebbing, ecc.). — Coste olandesi (Hoek). — Coste francesi dell'Atlantico (Hesse). — Coste orientali degli Stati Uniti d'America (S. I. Smith). Osservazioni. — Le Chelure hanno una considerevole durezza e consistenza del der- mascheletro, dovuta al grande infiltramento di carbonato di calce. Nel maschio, come nota anche il Czerniawsky, il dente che sporge indietro dal mezzo del margine posteriore del 3.° segmento addominale, è molto più lungo che nella femmina. Similmente variano molto il peduncolo dei piedi codali anteriori, e il ramo dei piedi codali posterioi'i, come si può vedere anche confrontando fra loro le Figg. 11 e 17 della Tav. 7, che corrispondono ad un maschio adulto, e la Fig. 15, che appartiene ad un maschio giovane. In un maschio che misurava 6 mm. di lunghezza del tronco, le appendici dei piedi posteriori erano lunghe un po' più di 3 mm. Altre differenze minori sono pure le seguenti: 1.° Nelle antenne anteriori del maschio il flagello principale conta un articolo dippiù che nelle fem- mine. Invece nel giovane il flagello del primo segmento delle antenne posteriori presenta oltre all' articolo principale solito, che non è veramente neppure molto sviluppato, anche il rudimento di un 2." articolo distale. Si vede che coli' età quest'articolo si consuma e non più riajjpare. 2.° Tutti i piedi nel maschio adulto sono in generale più tozzi che nel giovane, e fino ad un certo punto anche più che nella femmina. 3.° Il telson nel maschio adulto ha sulla linea mediana inferiore un prolungamento, o eminenza cristata, tale, che, facendo una sezione trasversale dell' appendice, essa è di forma triangolare. Quest' apofisi si adatta fra i peduncoli degli uropodi posteriori. 4.° Nel maschio le anténne posteriori, i piedi toracici del gruppo medio e del gruppo posteriore, e i piedi codali anteriori e posteriori sono molto setolosi. Il Czerniawsky vorrebbe trovare una differenza sessuale anche negli occhi della sua Chelura politica: ma nelle nostre Chelure questa differenza io non la so vedere. Altrove, come pare da ciò che assicurano i vari Autori, la Chelura terebrans è molto più abbondante che a Napoli. Anche sulle coste di Dalmazia è più frequente che da noi, e, secondo lo Heller, si associa con la Teredo navalis. Io ne ho veduto esemplari di Lesina, appartenenti alla collezione del Dott. Valle. Invece sulle coste del Mare del Nord la Chelura sta con la Limnoria terebrans, insieme a cui distrugge le costruzioni di legno sottomarine. Fam . IV. Corofidi. 35 1 Fam. IV. Corofidi (Leach, 1813). 1813-14. (Famiglia). Corophini. * 1813-14. Leach, Edinburgh Eneycl , voi. 7. 1814. (Famiglia). Podoceridae. * 1814. Leach, Edinburgh Eneycl., voi. 7, Append. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip , p. 586. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped, p. 205. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1112. 1831. (Famiglia). Podocerides. * 1831. Latreille, Cours d' Entomologie. 1849. (Famiglia). Corophidae. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Aita, (2) voi. 8. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2. * 1852. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14. 1852. Dana, U. S. Exped., pp. 829 e 1140. 1859. Bruzelius, Gammar. Skandin., p. 12. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip. ( Trad. in Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 3, p. 410). 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., tabella annessa a p. 18. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 619. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1154. 1852. (Sottofamiglia). Corophinae. * 1S52. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14. 1852. Dana, U. S. Exped, pp. 829 e 1140. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 174. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip, p. 621.- 1855. (Famiglia). Corophiadae. 1855. Gosse, Mar. Zool, voi. 1, p. 140. 1856. (Famiglia). Corophiidae. 1856. Bate. Rep Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 146. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 10. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 233. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 414. 1856. (Sottofamiglia). Podocerides. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate. Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 147. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 233. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 415. 1856. (Sottofamiglia). Corophiides. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 149. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 10. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 273. 1862. Bate and Westwood. Brit. sess. ey. Crust. voi. ]. p, 478. 1856. (Sottofamiglia). Cerapides. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 148. oro Sistematica. 1857. ("Famiglia). Podoceridei. 1857. A. Costa, Arafip. Napoli, p. 227. 1857. (Sottofamiglia). Podoeerini. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 227. 1857. (Sottofamiglia). Caroti irti. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 232. 1857. (Famiglia). Unciolini. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 230. 1870. (Sottofamiglia). Phot in ae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 151. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 552. 1870. (Sottofamiglia). Leptocheirinae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 149. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 546. 1870. (Sottofamiglia). Microdeutopinae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 155. 1872. Boeck. Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip, p. 563. 1870. (Sottofamiglia). Amphithoina . 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 162. 1872. Boeck. Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 586. 1870. (Sottofamiglia). Podocerinae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 165. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 598. 1872. (Famiglia). Photidxe. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip , p. 74. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 546. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1061. 1880. (Famiglia). Cerapinae. 1880. S. I. Smith, Trans. Connecticut Acad.. voi. 4, p. 276. 1882. (.Famiglia |. Microdeutopidae. 1885. G. O. Saes, Norske Nordhavs-Exped , p. 203. Forme esterne. — Corpo per lo più robusto, depresso o compresso, segmentato quasi sempre regolarmente. Antenne varie. (Raramente con dimorfismo sessuale; le anteriori spesso con flagello accessorio; le posteriori robuste, con valido peduncolo.) Parti boccali varie. ( Spesso anormali, specialmente pel poco sviluppo, o assenza com- pleta, della lamina interna delle mascelle anteriori.) Labbro inferiore con lamine interne bene sviluppate. — 4.° articolo del palpo dei piedi mascellari non linguiforme, ma cilindroide. Piedi toracici vari. (Epimeri non mai molto grandi, talvolta piccolissimi. — I gnato- podi spesso con dimorfismo sessuale. — I piedi toracici del gruppo posteriore crescono quasi sempre in lunghezza dal 5.° al 7.° paio. ) — Lamine branchiali semplici. Piedi codali tre paia. (I piedi coda-li posteriori con un ramo o con due. Nel gen. Ce- ra/pus hanno un ramo solo anche i piedi codali medi.) Fam. IV. Corofidi. 353 Telson intero ( o appena bilobo ). Organizzazione interna. — Occhi del tipo normale, senza cornea biconvessa. Grlandole glutinifere aggruppate nei piedi toracici medi. Stomaco masticatorio bene sviluppato. — Ciechi epato-pancreatici 2 o 4. (Nei Corophium il cuore ha un sol paio di fessure valvolari laterali). Distribuzione geografica e Dimora. — Tu tutti i mari esplorati, ed anche nelle acque salmastre. La dimora è così nelle acque limpide abbastanza profonde come nelle torbide dei porti, e tanto nella sabbia quanto fra le alghe. Tutti i Corofidi costruiscono dei tubi coli' aiuto della secrezione ') delle glandolo glutinifere dei loro piedi toracici medi. Osservazioni. — Chi guardi nel lungo elenco di sinonimi che è <|iiassù riportato, vede che le idee dei Carcinologi, anche solo a riguardo dei nomi con cui debbono essere indicati i Gammarini di questo gruppo, son pur troppo ben lungi dall' essere concordi. Ecco il Leach che in due volumi della stessa opera, cioè nell'Enciclopedia di Edin- burgo, sente il bisogno di cangiare il nome di « Corophini », da lui stesso creato poco prima per comprendere il solo genere Corophium, in quello di « Podoceridae », che comprende i Corophium, e poi i Podocerus e Jassa. Perchè questa mutazione? È chiaro che essa fu l'ef- fetto immediato dell' impressione che facevano agli occhi dell'autore della « Crustaceology » le grosse antenne posteriori del nuovo genere « Podocerus », allora nuovamente fondato, e quelle del gen. Jassa (= Podocerus), ed anche quelle del genere Corophium. Ad ogni modo il nuovo nome fece fortuna; e più tardi lo troviamo adottato dal Lateeille (1831), dal Bate (1856), da A. Costa (1857), dal Boeck (1870), ora per indicare un'intera famiglia, ora per limitarsi ad una semplice sottofamiglia. Ma pure il nome di « Corophidae » , con tutte le sue varietà di desinenze, grazie alla sua antichità di origine, ritornò ben presto in onore, e tenne definitivamente il campo, mentre che con la scoperta di nuove forme si veniva sempre più aumentando il numero dei generi compresi nel gruppo, e molte suddivisioni o sottofamiglie si andavano formando. Io non starò certamente qui ad enumerare tutte le variazioni che i Carcinologi hanno intro- dotto nella definizione della famiglia, e nell' ammissione od esclusione di generi. E lunga la lista, e sarebbe anche del tutto inutile, perchè in verità non s' intende bene che cosa vogliano gli Autori comprendere sotto questo nome. Il Dana, -nel 1849, dava la seguente definizione: « Corophidae: Gressoriae. Corpus plus minusve depressimi, lineare, abdomine recto normali, epimeris angustissimis vel obsoletis. Mandibola palpigera. Antennae pediformes. » E vi comprendeva i generi : Cerapodina, Milne Edwards, Cerapus, Say, Corophium, Latreille, Podocerus, Leach, Unciola, Say, Atylus, Leach, Clydonia, Dana. — Nel 1852 la famiglia dei « Corophidae» era scissa in tre sottofamiglie : Clydoninae, Corophinae, Icilinae, di cui la prima comprendeva il gen. Clydonia, che oggi sta meglio fra gì' Iperini, e la terza i due generi Icilius e Pterygocera, che non hanno alcuna ') V. Biologia, e particolarmente il capo VI, dove si parla dei Nascondigli e Bicettacoli ( p. 256). Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora. Golf v. Neapel. Gammarini. •'•'• 354 Sistematica. affinità fra loro, e forse nessuna pure con i veri Corofidi (Cf. p. 326). Intanto la definizione della famiglia veniva modificata nella seguente maniera: « Corophidae. — Grressoriae, pe- dibus partim lateraliter porrectis. Corpus plus minusve depressimi, sive latum sive lineare, epimeris perbrevibus interdum obsoletis. Abdomen forma appendicibusque normale. Antennae saepe pediformes ». — I caratteri della sottofamiglia « Corophinae » furono : « Antennae plus minusve pediformes. Styli caudales Imi 2dique biramei ». E ad essa furono assegnati 10 generi, cioè Corophium, Latreille, Siphonoecetes , Kròyer, Platophium, Dana, Cyrtophium, Dana, Unciola, Say, Podocerus, Leacli, Cratophium, Dana, Cerapus, Say, Cerapodina, Edward*. ed Erichthonius , Edwards. Nel Catalogo degli Antìpodi del Museo Britannico la revisione generale della famiglia dei « Corophiidae », fatta dal Bate, fa ammontare a 14 il numero dei generi raggruppati in due sottofamiglie, ciascuna con 7 generi, cioè: « Podocerides » ( Amphithoe, Sunamphithoe, Podocerus, Dercothoe ( = ? Cerapus femmina), Cerapus, Siphonoeeetus , Naenia), e « Coropliiides » (Cyrtophium, Cratippus, Dryope, Unciola, Corophium, Clydonia, ed Icilius). La famiglia « Corophidae » del Boeck comprende soltanto 4 generi, suddivisi in 2 sottofamiglie: « Corophinae » con 3 generi (Corophium, Siphonoecetes, Glauconome), e « He- lainae » con uno solo (Hela); tutti gli altri Grammarini da me compresi sotto il nome di Corofidi sono contenuti in altre due famiglie che il Boeck chiama « Photidae, » e « Podo- ceridae » . Delle « Photidae » si fanno tre sottofamiglie : « Leptocheirinae » con 2 generi ( Leptocheirus e Go'èsia), « Photinae » con 3 (Photis, Microprotopus, e Xenoclea), e « Microdeu- topinae » con 6 ( Microdeutopus, Aora, Autonoe, Protomedeia, Gammaropsis , e Podoceropsis). Invece le « Podoceridae » abbracciano soltanto 5 generi, di cui 2 nella sottofamiglia delle « Amphithoinae » (Amphithoe, Sunamphithoe), e 3 in quella delle « Podocerinae » (Podo- cerus, Janassa, Cerapus). Finalmente lo Stebbing, associandosi in generale al Boeck, unisce i Gammarini ripor- tati dai Naturalisti del « Challenger » in tre famiglie: « Photidae », con 5 generi (Photis, Aura, Autonoe, Gammaropsis, Podoceropsis)1 « Podoceridae », con 4 generi (Amphithoe, Po- docerus, Dryopoides, Paradryope), e « Corophidae » con 2 generi (Cerapus, Unciola). Quale criterio bisogna adottare? Certo la risposta non è punto agevole. Ma pure il fatto che fin dal principio i Carcinologi hanno messo insieme i Corofi e i Podoceri, e poi più tardi vi hanno aggiunto anche le Anfitoi (sebbene queste per la presenza del lungo flagello delle antenne posteriori, relativamente gracile, e composto di molti articoli piccoli, non autorizzino certo per esse il nome di Podoceridi ), indica che grande affinità tali Gammarini debbono avere fra loro. E un' affinità appunto venne espressa dall' Edwards, quando fondò la sua « Tribù des Marcheurs », e dal Bate, che volle distinguere i « Domi- cola nidifica » e « tubifica » . Or, ben considerando le cose, io sono venuto alla conchiusione che il miglior partito sia quello di ricorrere alla presenza delle glandole glutinifere, come di quegli organi che poi, insomma, sono precisamente i soli che la maggior parte dei « Marcheitrs » e dei « Tubifica » e « Nidifica » hanno di comune, e, fino ad un certo punto, anche di esclusivo. Pam. IV. Oorofidi. gg5 Pertanto i Gammarini che in questa Monografia si raccolgono sotto il nome di Corofidi si riconoscono tutti specialmente per i seguenti tre caratteri : 1.° occhi fatti sul tipo ordinario, cioè senza cornea biconvessa; 2.° tre paia di piedi eodali; 3.° glandole aggruppate esclusivamente nei piedi torneici medi, nell'interno del 2." e del 4.'J articolo. Come ho già detto altrove (pp. 67 e 314), oltre ai ('orofidi, hanno glandole nei piedi toracici medi anche gli Ampe- liscidi e le Duliehie ; ma nessuno esiterà mai ad escludere subito dai veri Corofidi tanto le Ampelische che si fanno distinguere immediatamente per i loro 4 ocelli dalla cornea lenti- colare biconvessi!, quanto le Duliehie, in cui i piedi codali son ridotti a due sole paia. A me pare che solo così facendo rimanga giustificata la riunione delle Amphithoe con i Compili uni, Podocerus, Photis, e con tutti, quasi, gli altri generi che il Boeck e lo Stebbing raccolgono nelle loro tre famiglie. Altrimenti, perchè chiamare « Photidae » la riunione di generi cosi disparati fra loro nelle forme esterne, precisamente come sono i Gammarini che vanno sotto i nomi di Photis, Leptocheirus , Microprotopus ; e perchè dire « Microdeuto- pinae » i generi Protomedeia, Gammaropsis e Podoeeropsis, nei quali i gnatopodi posteriori sono maggiori degli anteriori, anzi che più piccoli, come vorrebbe indicare il nome? E perchè chiamare « Podoceridae » le Amphithoe, se il flagello delle loro antenne posteriori è, come ho detto, lunsro e multiarticolato, anzi tale che il simile difficilmente si ritrova nei veri Gammaridi? Intanto, d'altra parte, vedo anch'io che il carattere della presenza delle glandole glu- tinifere nei piedi obbliga ad escludere dalla famiglia dei Corofidi i Pkdophiiun , che a buona ragione per le robuste antenne posteriori si potrebbero dire veri Podoceridi, e le Unciola, che sono così evidenti « Microdeutopidi » . come pure Y Isaea Montagui, che tanto Maniglia ad una vera Protomedeia. Ma come si fa altrimenti? Inconvenienti ne sorgono ad ogni parte nei tentativi di classificazione di animali così somiglianti fra loro come sono i Gammarini. Il più che si può ottenere è che gì' inconvenienti sieno della minore importanza ed anche del minor numero possibile. Forse, volendo pur fare un tentativo di suddivisione di questa vasta famiglia dei Corofidi, si potrebbero raggruppare insieme 1.° i Siphonoecetes con i Corophium; 2.° i Cerapus con gli Erichthonius, e le Ccrapopsis ; 3.° le Autonoe con le Aora, i Microdeutopus , e le Stimpso- nella; 4.° le Protomedeia, con i Podocerus, gY IscHyrocefus e le Podoceropsis ; e 5.u le Am- phithoe con le Grubia. E 1' aggruppamento sarebbe giustificato fino ad un certo punto dalla comunanza di taluni caratteri; come p. es. pel 1.° gruppo la mancanza di flagello acces- sorio nelle antenne anteriori, la grossezza delle antenne posteriori, e l'unico ramo nel 3.° paio di piedi codali; pel 2.° la mancanza di flagello accessorio nelle antenne anteriori, le antenne posteriori col flagello breve ma debole, i grossi gnatopodi posteriori, e l'unico ramo nel 3.° paio di piedi codali; pel 3.° gruppo il flagello accessorio nelle antenne anteriori, le antenne posteriori più brevi delle anteriori, i gnatopodi posteriori più piccoli degli ante- riori, specialmente nel maschio, e i due rami nel 3.° paio di piedi codali; pel 4." il flagello accessorio nelle antenne anteriori, i gnatopodi posteriori più grossi degli anteriori, e i piedi codali posteriori con 2 rami; e finalmente pel 5.° la grande lunghezza del flagello delle antenne, 1' incisura delle lamine esterne del labbro superiore, la brevità dei due rami del 3.° paio di piedi codali. — Gli altri generi rimangono isolati. 356 Sistematica. Generi della famiglia dei Coeofidi. ) Le lamine esterne del labbro inferiore col contorno anteriore intero 2 i — — — — . inciso 17 j II peduncolo dei piedi codali posteriori con un processo distale interno . Siphonoecetes pag. 357 2. ) „ ' — — senza — o j Mandibole col palpo composto di due articoli Corophium » 362 3' \ - - tre - 4 I Piedi codali medi con un sol ramo Ccrapus » 376 ' — due rami 5 j Piedi codali posteriori con un sol ramo 6 ' — — due rami 8 , 1 Gnatopodi posteriori del maschio con chela composta Erichihonìus » 381 — — senza — t _ i Antenne anteriori senza flagello accessorio Cerapopsis » 388 ' con — Microprotopus » 391 j Antenne anteriori senza flagello accessorio Photis » 394 M _ con _ 9 10 11. ( i Gnatopodi posteriori, soprattutto del maschio, minori degli anteriori IO ' — — maggiori o eguali 13 Nei gnatopodi anteriori del maschio gli ultimi 3 articoli non formano una chela composta; carpo largo quanto la mano 11 Nei gnatopodi anteriori del maschio gli ultimi 3 articoli formano una chela composta; carpo molto più largo della mano . .12 Nei gnatopodi anteriori 1' angolo distale del 4.° articolo non è pro- lungato assai notevolmente Autonoe » 398 Nei gnatopodi anteriori del maschio l'angolo distale del 4.° articolo \ è prolungato assai notevolmente Aora » 40(i j L' angolo prensile dei gnatopodi posteriori non è prolungato . . . Microdeutopus » 410 — è prolungato Stimpsonella » 421 I Mano dei gnatopodi posteriori stiloide o appena ingrossata .... Leptocheirus » 4:.'(i ' — amiddaliforme, molto ingrossata . 14 ) Pisello accessorio delle antenne anteriori 1- o 2-articolato . . .15 — pluriarticolato .... Protomedeia » 434 ( Palpo mandibolare col 3.° articolo tanto lungo quanto largo . . . Podocerus » 442 — — molto più lungo che largo . . 16 .. j Piedi codali posteriori con rami molto brevi Ischyrocevus » 449 Uì- i i- d / ■ - A-, — lunghi Podoceropsis » 4ol ( Antenne anteriori senza flagello accessorio Amphithoe » 454 — con — (! rnbid » 4H4 Fam. IV. Corofidi. — Siphonoecetes. 357 Gen. 10. Siphonoecetes, KrByer, 1845. 1845. Siphonoecetes. 1845. Kroyek, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 491. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1. p. 463. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Arapbip., p. 630. 1856. Siphonoecetus. 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 149. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 268. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 177. Corpo quasi depresso, sottile, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale composto di pochi ( 5-6 ) articoli ; senza flagello accessorio. — Antenne posteriori grandi, con flagello 3-articolato, di cui il 1.° è molto maggiore degli altri due presi insieme. Mandibole col palpo I-articolato. — Labbro inferiore col margine anteriore delle lamine esterne intero — Mascelle anteriori senza lamina interna. Epimeri brevissimi. — Gnatopodi subchelati, gli anteriori più piccoli dei posteriori. — Piedi toracici medi col 2.° articolo molto dilatato ; col 5.° articolo rudimentale. — Piedi toracici del gruppo posteriore poco diversi fra loro per lunghezza. Piedi addominali col peduncolo molto dilatato; rami normali. Piedi codali medi con due rami. — Piedi codali posteriori forniti di un sol ramo ; ma in compenso 1' angolo distale interno dell' articolo basilare si prolunga quasi per formare un altro ramo. Telson intero. Distribuzione geografica e Dimora. — V. S. typicus. Osservazioni. — 11 gen. Siphonoecetes, fondato dal Krìjyer per ricevere un Anfipodo avuto dal Groenland nel 1844 per mezzo del capitano Holkoll, fu in generale ben carat- terizzato dal suo fondatore, meno per ciò che riguarda il labbro superiore, e il palpo man- dibolare, per i quali caratteri vennero segnate le correzioni dal Boeck. Il Kroyer descrive una sola specie, il S. typicus, che, secondo me, è anche 1' unica conosciuta del genere. Il Boeck, il Metzger ed il Sars ne hanno aggiunto ciascuno un' altra, ma i caratteri asse- gnati come distintivi non mi sembrano sufficienti. Delle altre due specie di Gammarini descritte nel Catalogo del Bate sotto il nome di « Siphonoecetus >, una, cioè il S. crassicornis , è da cancellare da questo genere, e da considerarsi come Cera-pus ; V altra, ossia il « S. Withei » , quantunque fondata sopra un individuo mutilato, mi pare che si possa conside- rarla come sinonimo del S. typicus. La presenza di un solo articolo nel palpo delle mandibole, e il prolungamento del pe- duncolo dei piedi codali posteriori mettono il genere Siphonoecetus fra i generi meglio determinati. Non esistono differenze notevoli fra il maschio e la femmina. 358 Sistematica. (3) Sp. 18. Siphonoeeetes typicus, Kroyer, 1845. (Tav. 4, Figg. 11-13; e Tav. 7, Figg. 23-38, Sì. 1845. iSijihiuioicefes typicus. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1. p. 481, t. 7, f. 4. 1846. Kroyer, Voy. Scandio., t. 20, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 465, con fig. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 632. 1856. Siphoìioecetus Kroyeranus. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 149. 1862. Siphonoecetus Whitei. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 270, t. 45, f. 10. 1862. Siphonoeeetes Whitei. 1862. Bate and Westwood, p. 467, voi. 1, con fig. 1862. Siphonoecetus typicus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 270, t. 46, f. 1. 1870. Boeck, Amphip. bor. arci, p. 177. 1870. Siphonoecetus Colletti. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 178. 1871. Siphonoeeetes cuspidatus. 1871. Metzoer, 21. Jahresb. Nat. Ges. Hannover 1870-71, p. 30. 1873. Metzoer, Jahresb. Unters. Kiel, I. Jahrg., p. 174. 1875. Metzger, Jahresb. Unters. Kiel, II. III. Jahrg., p. 297. 1S74. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 501 e 566. 1876. Siphonoeeetes Colletti. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 633, t. 28, f. 9. 1882. Siphonoeeetes pallidus. 1882. G. O. Sars, Xorges Crust., p. 113, t. 6, f. 7. Lunghezza 5-6 mm. Colore gialliccio, con macchie brune. Pel resto cf. i caratteri del genere. Descrizione. — Il colorito degl' individui che si dragano a Napoli è in generale d' un bianco-gialliccio sudicio sul dorso, con larghi tratti bruni o verdicci su' lati, e sulla coda. Le antenne hanno un bellissimo aspetto variegato, anzi anellato, perchè successivamente colorate di bianco e di bruno. Gli occhi spiccano per il loro abbondante pigmento bianco. L' aspetto generale del corpo, quantunque poco crasso, è nondimeno abbastanza robusto ; e per la brevità degli epimeri appare quasi depresso. Il capo fa vedere nel mezzo delle antenne un rostro frontale, piuttosto notevole per lunghezza, molto aguzzo. I lati del capo si prolungano considerevolmente fra le inserzioni delle antenne anteriori e delle antenne posteriori, e terminano anch' essi in punta. Gli occhi, piccoli, rimangono dietro della base di questo lobo interantennale. Il 1.° segmento del torace è circa la metà più angusto del 2.°; i seguenti, dal 3.° al 7.°, sono quasi eguali fra loro; ma ciascuno un po' meno largo del 2.°. I segmenti dell' addome sono poco larghi, meno di quelli del torace. I segmenti della coda Fani. IV. Corofidi. — Siphonoecetes typicus. ;;;,;) sono ben distinti fra loro, ma di dimensioni mugliali, perchè il 1." è molto più largo del 2.", e il 2." più del 3.", il quale è poco più che rudimentale (Tav. 7, Fig. 38). Le antenne anteriori (molto più Vìvevi delle posteriori, di cui raggiungono appena l'estremo distale del 4.° articolo del peduncolo) hanno il peduncolo più lungo del flagello, e notevole anche perchè presenta i suoi tre articoli di lunghezza quasi eguali fra loro, e tutti piuttosto sottili, anche il primo, che di poco supera la grossezza dei seguenti. — Il flagello principale ha solo 5 articoli, di cui i primi quattro sono leggermente più lunghi che larghi; e 1' ultimo è rudimentale. — Il flagello accessorio manca. — Tutta 1' appendice è munita di rare e mediocri setole. Le antenne posteriori sono lunghe, valide, quantunque non molto crasse. Abbastanza distinti i primi due articoli del peduncolo ; il 3.° è allungato assai più del solito, sempre però meno del 4.° e del 5.'J, che sono molto lunghi, il 4.° più del 5.°. — 11 flagello si può dire costituito interamente da un solo articolo, lungo circa 2/„ del 5.° articolo del peduncolo. A questo grande articolo seguono due rudimentali, armati di forti spine uncinate. Le setole sono sottili e poco abbondanti su tutta 1' antenna. Le parti boccali, quantunque in generale bene sviluppate, pure presentano qualche anomalia. Il labbro superiore è largo, semicircolare, con apice intero. Le mandibole hanno il corpo grosso, e il palpo mediocre per grandezza, ma costituito da un solo articolo, senza traccia degli altri due. I processi incisivi, e il tubercolo molare sono grandi; le spine incisive relativamente deboli. Il labbro inferiore ha le lamine esterne larghe, intere ; e le interne piuttosto grandi. Nelle mascelle anteriori manca ogni traccia della lamina interna. La lamina esterna ed il palpo sono allungati, ambedue provveduti di spine nel loro estremo distale. Le lamine delle mascelle posteriori sono mediocremente sviluppate, con molte setole. I piedi mascellari sono molto robusti. La lamina interna porta spine ottuse grandi ; la lamina esterna, larga e lunga, sì che giunge oltre l' inserzione del 3.° articolo del palpo, ha il suo margine interno armato di grosse spine odontoidi. Il palpo è robusto, e si fa notare pel suo terzo articolo piriforme, a cui segue il 4.° non linguiforme, ma cilindroide, terminato da una «rossa spina. Tutti gli epimeri sono brevissimi. I gnatopodi sono organi molto validi, i posteriori più degli anteriori, ma così gli uni come gli altri subchelati, col 6.° articolo in forma di mandorla. L' epimero dei gnatopodi anteriori è quasi triangolare, coli' apice ottuso, ed è munito per gran parte del suo contorno da molte setole, piuttosto lunghe. Lai-go è il 2.° articolo, ma non molto lungo ; brevi e sottili il 3.° e il 4.° ; il carpo e la mano di lunghezza quasi pari, ma questa più angusta di quello. Sull' angolo distale posteriore del carpo è inserita una valida spina; e similmente sono molto robuste le spine prensili, e l'unghia. Quest'ul- tima è alquanto seghettata. Nei gnatopodi posteriori Y epimero è un po' più grande che il precedente, ed ha forma 360 Sistematica. subquadrata, con gli angoli distali arrotondati. Il 2.° articolo si allarga molto verso la metà distale: il 4.° articolo ed il 5.° hanno l'angolo distale posteriore molto prolungato, sì che giungono ad un quarto circa della lunghezza della mano, ma ambedue si debbono dir brevi, per ciò che riguarda il corpo principale dell' articolo. La mano è grossa, amiddaliforme, con margine unguicolare alquanto concavo, e con forte spina prensile. L'unghia è robusta, col margine fortemente seghettato. I piedi foratici del gruppo medio si fanno notare per vari caratteri singolari. L' epimero è subtriangolare, col margine libero fornito di molte setole. Il 2.° articolo è straordinaria- mente allargato per contenere il grande ammasso di gìandole glutinifere. Similmente è molto largo il 4.° articolo, e per la stessa ragione, ma relativamente meno del 2.°, è di forma obcordata. Nel cavo distale di questo articolo è nascosto il seguente, cioè il 5.", che è a dirittura rudimentale. Il fi.0, anch'esso breve, è cilindro-conico. L'unghia è molto lunga, più del 5.° e G.° articolo riuniti insieme, valida, stiliforme, dritta. — Le setole nei vari articoli dal 2.° al 6.° sono mediocri. I piedi foratiti del gruppo posteriore deviano anch' essi alquanto dal tipo normale, e so- pratutto quelli delle prime 2 paia, che sono anche abbastanza più brevi di quelli del 7.° paio. Nei piedi foratici del 5." e del 6° paio V epimero, pur rimanendo sempre breve, si di- lata molto nei suoi due lobi laterali, che nondimeno sono di grandezza e forma diversa. Il 2." articolo comincia angusto, e poi si va allargando, ma mediocremente e non alla ma- niera ordinaria. Il 4." articolo è cilindi-oide, abbastanza largo e lungo; il 5.° è breve, sub- conico, munito di piccole setole su quasi tutta la sua superficie esterna, e di una grossa e lunga spina impiantata siili' angolo distale posteriore. Il G.° articolo è lungo quanto il 4.°, ma è relativamente molto più angusto, ed inoltre è alquanto incurvato ad arco. L'un- ghia è breve e robusta, con una piccola intaccatura, e denti sul margine convesso. Nel 7° paio di piedi toracici il 1." articolo è subrettangolare, notevole pel gran numero di setole piumate che ornano i suoi margini laterali. Grli articoli 4.° e 5.° sono fra loro eguali in lunghezza e forma ; il 6.° è un po' più lungo, articolato con un' unghia, che ha un dente sul margine convesso. I piedi addominali presentano il loro peduncolo enormemente dilatato, soprattutto a causa dell' espansione del margine interno. I retinacoli son due, ciascuno con 2 coppie di uncini molto aguzzi. In quanto agli ornamenti del peduncolo, il margine distale porta poche e brevi setoline; l'esterno ha 3-4 grosse setole ciliate ; l'interno è del tutto nudo. — Il ramo interno comincia molto stretto, e procede così 'per tutto il 1.° articolo, che ha il mar- gine interno senza spine biforcute, anzi senza nessuna specie ili appendici. Il ramo esterno è normale, di lunghezza pari all' interno. I piedi codali anteriori sono molto più lunghi dei medi e posteriori. Il peduncolo, più lungo dei rami, è molto robusto, armato di grosse e brevi spine nel margine superiore. I rami sono subeguali, laminari, piuttosto larghi, terminati da un' estremità distale arroton- data; ambedue con spine e grosse setole. Le spine sono abbondanti e robuste, specialmente sul margine esterno del ramo esterno. Là dove avviene 1' articolazione dei rami col peduncolo, Fam. IV. Corofìdi. — Siphonoecetes lypicus. 3gi questo si prolunga, nella superficie esterna, in un lobo arrotondato, che è posto quasi a difesa dell' articolazione stessa. I piedi codali medi sono brevi, giungendo appena a livello dell' estremità dei posteriori, e alla metà dei rami degli anteriori. Aneli' essi sono armati di setole e spine, ma in nu- mero molto più scarso, e di robustezza anche minore. I piedi codali posteriori sono caratteristici pel genere, perchè son brevi, larghi, muniti di un sol ramo, ma col peduncolo prolungato nell' angolo interno distale, in guisa da sembrare un secondo ramo. Questo lobo è molto largo, più largo del ramo, ed è munito nel margine libero di molte setole, non molto forti. Il ramo è breve, quasi circolare, ornato anch' esso di varie setole. II telson è pentagonale, con uno dei lati, e precisamente quello rivolto al terzo arti- colo della coda, molto largo. Il lato distale è arrotondato. Su' margini latero-posteriori si vedono due chiazze, una per lato, di piccole spine. Finalmente nel contorno libero si notano pure talune piccole setole. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! a 10-20 m. di profondità, nel fondo di sabbia fina, innanzi alla Villa Nazionale, a qualche centinaio di metri dalla riva. Costruisce dei tubi liberi, e li trasporta con sé (v. p. 261). Mari stranieri. Groenland, 16-18 Favne, fondo sabbioso (Holboll, secondo Krìjyer). — Coste scandinave: Haugesund, Christian iafjord, Christiansund, 50-100 Favne (Boeck); «ad oras Norvegiae occidentalis usque ad Finmarchiam in testis Dentaliorum » (G. O. Sars). — Coste britanniche: 60 miglia ad Est delle Shetland, 70-90 fathoms (Jeffreys, Norman). — Coste orientali degli Stati Uniti d' America ( S. I. Smith ). Osservazioni. — Non pare che il Boeck abbia formulato la sua descrizione del 8. typicus da altra parte che dalla diagnosi latina, e dalle figure del Kroyee. Eppure, mentre questi dice semplicemente : « Antennae inferiores pediformes », e nelle figure le medesime appariscono più corte del corpo, il Boeck invece asserisce: « Antennae inferiores longitu- dinem animalis superantes». La figura data dal Bate ha appunto le antenne inferiori più lunghe del corpo. Per questo lato quindi il S. Col/etti Boeck coincide col S. typicus, essendo segnato per l' uno e per 1' altro che le antenne inferiori sono più brevi del corpo del- l' animale. Circa poi al S. Colletti, dalla descrizione e dalla figura del Boeck è chiaro che si tratta non di una vera specie nuova, ma soltanto di un giovane del Siphonoecetes tgpicus Kroyer. Conchiudo così badando soprattutto al piccolo numero (3) degli articoli del flagello delle antenne anteriori, nonché alla brevità delle antenne posteriori rispetto al corpo, ed alle piccole dimensioni del corpo (« Lsengden er 4 mm. »). La divisione del palpo delle mandibole in tre articoli che egli disegna, e a cui accenno anche io (p. 22), forse sono dovute a false apparenze. Nuove ed accurate osservazioni dei Siphonoecetes del nostro Golfo mi hanno convinto che in essi non vi è traccia alcuna degli articoli estremi. Il nome di S. cuspidatus è stato la prima volta proposto dal Metzger per alcuni indi- vidui dragati nel mare del Nord, nell'estate del 1871, dalla sabbia bruna, alla profondità Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 46. 362 Sistematica. di 16 piedi. Più tardi lo stesso A. parla dei tubi di questi animali, di cui ha veduto solo qualche pezzo. I caratteri su cui egli particolarmente fonda le sue differenze ( « zierlich ge- schnabelte Stirn, Dimension der Fùhler und Beine », e « Bewaffnung der Springfiisse ») si riscontrano anche press' a poco nella descrizione originale del Kroyer, e corrispondono pure alla specie napoletana. Più tardi lo stesso nome di S. cuspìdatus è stato dato dallo Smith ad un' altra n. sp. di Siphonoecetes, la quale del resto conviene perfettamente cól S. typicus. Secondo il Sars il 1 dilatato, molto ingrossato, e coli angolo distale interno prolungato in un dente . crassicorne » obi Segmenti della coda distinti. Il ramo dei piedi codali posteriori è .... allungato e sottile. L'un- / liscia .... runcicorne » 369 1 ghia dei gnatopodi e posteriori è . . . ' dentata. . . . affine » 371 di forma ovalare bicaudatum » 372 Nei Corophium è molto notevole il dimorfismo delle antenne posteriori, che sono assai più robuste nel maschio che nelle femmine. Quasi sempre è il solo peduncolo che varia; 364 Sistematica. ma nel C. runcicornc il dimorfismo appare anche nel flagello. Anche le antenne anteriori possono variare ; nondimeno le differenze sono meno diffuse fra le diverse specie, e anche meno vistose di quello che si vede nelle antenne anteriori, poiché si limitano al 1.° arti- colo del peduncolo, il quale si arma di uncini o di tubercoli, quasi che anche le antenne anteriori debbano servire all' animale come organo di presa. (4) Sp. IH. Corophium ach.erusi.cum, A. Costa, 1853. (Tav. 1. Fig. 11; e Tav. 8, Figg. 17, 18 e 20-41, Ca). 1853. Corophium acherusicum. 1853. A. Costa, Read. Accad. Se. Napoli, p. 178. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, voi. 1, p. 232. 186H. Heller, Amphip. Adriat, p. 51, t. 4, f. 14. Lunghezza 4 mm. Colore grigio nericcio. Ultimi tre segmenti del corpo fusi insieme. Antenne posteriori del maschio meno lunghe del corpo dell' animale : antenne poste- riori della femmina col 4.° articolo del peduncolo cilindrico. Unghia dei gnatopodi anteriori di lunghezza alquanto superiore a quella del margine unguicolare. — Unghia dei gnatopodi posteriori fornita di uno o due denti. — Unghia dei piedi toracici medi di lunghezza pari agli ultimi due articoli congiunti insieme. Ramo dei piedi codali posteriori di forma ovale. Descrizione della femmina. — Il colore è bigio sporco, con macchie nerastre sparse sul corpo, specialmente in corrispondenza del margine posteriore del lato dorsale degli anelli del corpo e delle antenne inferiori, e sur lati del tronco. Gli occhi sono neri. L' aspetto generale del corpo è depresso, somigliante fino ad un certo punto a quello degl' Isopodi. In generale si può dire che la forma è quella d' un semicilindro ; senonchè essa è un poco più allargata verso la parte media, in guisa da diventare leggermente fusiforme. Gli occhi sono molto piccoli. Le antenne inferiori raggiungono appena il terzo della lun- ghezza totale del corpo. — Il segmento cefalico è alquanto più stretto del 1.° anello tora- cico ; nella parte media del suo margine anteriore presenta un piccolo rostro, di forma trian- golare che si curva in basso fra le due antenne anteriori. Similmente ai lati, fra 1' an- tenna anteriore e la posteriore del lato corrispondente, il margine anteriore del segmento si allunga in un altro prolungamento, ma più largo ed ottuso che giunge fino all' artico- lazione del 2.° articolo delle antenne posteriori col 3.° (Tav. 8, Fig. 24). Le antenne anteriori hanno il primo articolo del peduncolo molto più robusto, e senza apofisi, ma armato di grosse spine, molto numerose, distinte in due serie longitudinali ; il 2.° articolo è inerme; il 3.° molto breve, appena un terzo, o meno, della lunghezza del 2.°. — Il flagello principale è circa %/ della lunghezza del peduncolo; consta di 7-8 articoli, quasi eguali fra loro, muniti di qualche setolina. Fani. IV. Corofidi. — Gorophium ackerusicwm. ;ii;."i Le antenne posteriori sono costituite quasi esclusivamente dal peduncolo, i cui articoli, sebbene molto robusti, non s' ingrossano mai straordinariamente, e tutti sono di forma, cilindrica, ed armati di valide spine. Gli articoli più grossi sono il 2.°, il 3.° e il 4.". — Il flagello è composto di tre articoli, di cui il primo è molto più lungo degli altri due presi insieme, e 1' ultimo termina con due grosse spine uncinate. Il labbro superiore è quasi semicircolare, coli' estremo distale arrotondato. Le mandibole sono normali per ciò che riguarda il corpo e tutte le sue parti : ma il palpo è, per eccezione fra tutti i Gammarini, composto di soli due articoli. Di questo il primo è più breve, ma anche più largo del secondo, e si fa notare per uno speciale prolungamento dell' angolo distale interno, che è sormontato anche da una setola piumata molto vistosa. Il 2.° articolo del palpo si va assottigliando verso 1' estremo distale, dove porta esso pure una grossa setola ciliata. Il labbro inferiore ha le lamine interne bene sviluppate; le esterne col margine intero. Nelle mascelle anteriori manca ogni traccia di lamina interna. La lamina esterna è lunga, con spine terminali poco forcute. Il palpo è 2-articolato, anch' esso lungo e sottile. Le mascelle posteriori hanno le lamine relativamente anguste ; 1' interna è più breve. Nei piedi mascellari la lamina interna, piccola e angusta, si va assottigliando nel- 1' estremo distale. Anche la lamina esterna è angusta ma abbastanza lunga, senza spine odontoidi. Nel palpo il 4.° articolo è cilindroide. I gnatopodi si fanno notare anzi tutto per le fitte e lunghe setole piumose che sono inserite particolarmente sul 4.° e 5.° articolo. Nei gnatopodi anteriori V epimero è trapezoidale, poco allungato, con alcune setole piumate ed altre semplici inserite sul contorno libero. Il 2.° articolo è relativamente angusto, ma si va allargando verso l'estremo distale; il 3.° e 4." son brevi; il 5.°, più lungo della mano, è cilindro-conico, e relativamente angusto; il 6.° è leggermente ingrossato verso l'estremo distale, dove presenta pure un breve margine unguicolare. L' unghia è breve, con un grosso dente presso 1' apice nel margine concavo. I gnatopodi posteriori hanno 1' epimero subrettangolare, quasi privo di setole. Il 2." articolo è abbastanza largo e robusto ; il 3.° è brevissimo ; il 4.° ed il 5.° sono fusi insieme, senza segno che ne mostri i rispettivi limiti, e formano riuniti un articolo lungo poco meno del 6.°, ma più largo e molto convesso nel suo margine posteriore, che è pure no- tevole per il gran numero di lunghe setole piumose di cui è ornato. La mano è subret- tangolare, non rigonfia, munita anch' essa di lunghe setole piumose nella faccia esterna. L' unghia, relativamente robusta, è armata nel suo margine concavo di due grossi denti, situati nella metà distale. I piedi toracici medi hanno 1' epimero cordiforme; il 2.° articolo col margine anteriore relativamente molto dilatato; il 4.° articolo anch'esso largo per dilatazione del margine posteriore ; il 5.° rudimentale ; il 6." lungo poco meno del 4.°, ma assai più stretto ; l' un- ghia lesiniforme, lunga un po' meno degli ultimi due articoli presi insieme. I piedi toracici del gruppo posteriore crescono assai di lunghezza dal 5.° al 7.° paio; oca Sistematica. tutti hanno epimeri larghi ma poco alti, bilobi, col lobo anteriore assai maggiore del po- steriore; e tutti si presentano col 2.° articolo in generale abbastanza dilatato. I piedi toracici del 5." e 6.° paio sono assai più somiglianti fra loro che non con quelli del 7.° paio. In essi il 5.° articolo è molto breve, ma non rudimentale, ed ha forma conica, con la superficie esterna munita di due serie di uncini. Il G.° articolo è angusto e piegato leggermente ad arco. II 7." paio di piedi toracici, lunghi quasi il doppio di quelli del 5.°, sono distinti dal- l' avere anche il 2." articolo ellittico, con i due margini laterali forniti di molte setole ciliate. Gli articoli 4.° e 5.° sono molto allungati, e più ancora il 6.°, il quale è rettilineo. L' unghia è della forma ordinaria a falcetta. Nei piedi addominali il peduncolo ha il margine interno enormemente dilatato, nudo, con due retinacoli (Tav. 8, Fig. 40*), forniti di 3 o 4 coppie ili punte; invece il margine esterno porta molte setole ciliate. — I rami sono ineguali, con prevalenza dell' interno sopra F esterno. Mancano affatto le spine biforcute. Le prime due paia di piedi cadali hanno i rami più brevi del peduncolo; ma tutti sono armati di valide e grosse spine. — I piedi codali posteriori hanno un sol ramo, subovale, senza prolungamento del peduncolo. Il telson è di forma quasi esagonale, più largo nella parte anteriore che nella poste- riore, dove presenta pure due piccole incisure. Descrizione del maschio. — Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo piuttosto grosso, in confronto del 2.°. ed armato sulla superficie interna di 2 o 3 spine brevi e robuste, una delle quali è impiantata sull' estremità di una particolare eminenza. Le antenne posteriori, formate quasi esclusivamente dal peduncolo, sono assai robuste. Nel maschio adulto (Tav. 8, Fig. 21) il 4." articolo del peduncolo è più allungato che nel giovane (Fig. 25), e presenta pure una certa insenatura nel suo margine posteriore inferiore. Si- milmente vi è pure qualche differenza dipendente dal differente sviluppo nelF armatura dell'estremo distale di questo articolo, il quale nel suo angolo inferiore -posteriore si pro- lunga in un valido dente, seguito, verso l'articolazione, da altri due più piccoli. Anche F ultimo articolo del peduncolo varia alquanto, come si vede dal confronto delle due figure sopra citate, giacché nelF adulto è relativamente sottile ed incurvato ad arco, con un piccolo dente verso il terzo prossimale, e nel giovine è più grosso, dritto e senza apofisi. In ambedue i casi la superficie postero-inferiore di questo 5.u articolo si prolunga nei lati in due creste, che la trasformano in una specie di doccia, che insieme all' armatura del 4.° articolo servono a rendere l'antenna un valido organo di presa. — Il flagello come nella femmina, con le due grosse spine uncinate. — Meno queste spine del flagello tutta l'antenna posteriore del maschio adulto non ne porta nessun' altra ; mentre che il giovine ne ha qualcuna nel 3.° articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! nelle acque sudice e poco salate del porto mercantile, e nel lago Fusaro ; Pirano, Lesina, Curzola, Ragusa (Heller); Venezia, Laguna! S. Giorgio! (coli. Ninni). Fam. IV. Corofidi. — Corophium crassicome. 367 Osservazioni. — Nel catalogo dei Crostacei italiani dell' Hope, pubblicato nel 1851. è registrata un' Audouinia acherusica, Costa, di cui nondimeno non si conosce che il nome, e quindi non si può sapere se si tratti del C. acherusicum o di altro Crostaceo. Intanto è da ricordare che il Costa vide questa specie « frequentissima nel lago Fusaro, tra i fuchi "». Io 1' ho avuta non solo dal Fusaro, ma anche, siccome ho detto, dalle acque del porto mercantile, dove una volta era abbondantissima, ma poi è divenuta molto rara, forse per i nuovi moli che si son gettati per 1' ampliamento del porto. Per le abitudini v. Bioloffia, p. 260. Nella collezione Chierchia della « Vettor Pisani » ho trovato un piccolo Corophium femmina, indicato come preso ad ovest delle Galapagos, il 3 Giugno 1884, « pesca pelagica. » Per la massima parte dei caratteri quest'individuo si accorda con la femmina del C. ache- rusicum, e particolarmente per la fusione dei tre segmenti della coda, per la presenza di un dente nell' unghia dei gnatopodi posteriori, e per la forma ovale del ramo dei piedi codali posteriori. Tuttavia rimango un po' incerto sull'identità completa, giacché 1.° le an- tenne posteriori non hanno spine ; 2.° il margine unguieolare dei gnatopodi anteriori è un po' più breve dell' unghia, e 3." sul telson il margine esterno delle piccole solcature laterali è armato di spinuzze, che mancano nel C. acherusicum. Sp. 20. Corophium crassicorne, Bruzelius, 1851). (Tav. 55, Figg. 58 e 59). 1859. Corophium crassicome. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 15, t. 1, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 282, t. 47, f. 6. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 499, con fig. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 176. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 626. 1879. Hoek, Carcmol., p. 115, t. 8, f. 4-10. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 230. 1862. Corophium spinicorne. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 281, t. 47, f. 5. ' Il 4." articolo del peduncolo delle antenne posteriori delle femmine è molto dilatato. Pel resto è eguale al C. acherusicum. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari stranieri. Coste occidentali della Scandinavia, raro (Bruzelius, Boeck). — Coste britanniche: Shetland ( Jeffreys); Outer Skerries Harbour, 2-5 fathoms (Norman); Plymouth (Hudson, secondo Bate): Yarmouth (Jeffreys); Cumbrae ( Robertson, secondo Bate ) — Coste olandesi ( Hoek ). Osservazioni. — Questa specie è molto somigliante al C. acherusicum, Costa, sicché vari Carcinologi 1' hanno considerata come sinonimo di esso. L' esame di vari individui inviatimi dal Norman e dallo Sparre Schneider mi ha convinto che si tratta di due specie, bensì molto somiglianti, ma nondimeno distinte per la forma differente del 4.° articolo 3fi,S Sistematica. del peduncolo delle antenne posteriori nelle femmine; il quale mentre nel C. acherusicum, di Napoli è sempre cilindrico, al pari dell' articolo precedente, invece nel C. crassicorne, dei mari settentrionali, è molto dilatato dalla parte interna, in guisa di lamina, il cui mar- gine interno è armato di molte spine. GÌ' individui da me esaminati vennero con le seguenti indicazioni: « Corophium crassicorne, Shetland» (Norman); « Tromso » ( Sparre Schneider). — « Corophium spinicorne, Shetland » (Norman). Con molta probabilità appartengono sempre allo stesso Corophium crassicorne quei Gammarini che sono stati descritti sotto il nome di Corophium Bonellii, Edwards, 1830. 1830. Corophium Bonellii. 1830. Edwards, Annales Se. Natili-., (1) voi. 20, p. 385. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 67. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust , voi. 1, p. 497, con fig. 1868. Czerniawskv, Zoogr. Pontica, p. 96. 1874. Bos, Hedriophth. Nederl., p. 54. 1882. G. O. Sars, Norges Crust., p. 112. L' Edwards lo distinse dal C. longicome per avere : « le troisième article des antennes inférieures dépourvu de dents à son bord inférieur »; e poi, più tardi (1840) « par 1' exi- stence de deux grandes épines au bord inférieur de 1' article basilaire des antennes supé- rieures » . Ma così il primo come il secondo carattere citati per le antenne si adattano a quasi tutte le femmine delle sjoecie note. — Il Bate descrive e figura una femmina di Anfi- podo che egli ha per lungo tempo creduta essere quella del C. longicome, ma che, non avendola mai trovata insieme con la specie suddetta, considera provvisoriamente come una specie a parte. Prima l'aveva chiamata C. spinicorne, poi la riunisce al C. Bonellii dell' Edwards. Il Czerniawsky (1868) aggiunge ancora: « Articuli pedùncnli antennarum inferiorum 3-ius et 4-tus margine interiore spinis fortibus insiti, art. 5-tus spinis duabus armatus et unguibus duobus terminatus »; ma questi son caratteri comuni anche alle femmine di altre specie. — Il Bos (1874), pur avendo veduto insieme mescolati C. longicome e C. Bonellii, si ostina a considerare provvisoriamente le due forme come specie differenti, solo perchè non le ha trovate mai accoppiate insieme. Ma questa ragione non è sufficiente ; e la quistione sarebbe stata decisa subito, quando il Bos avesse avuto cura di esaminare se tra gli individui del C. longicome vi erano così i maschi, come le femmine ; e similmente se vi erano am- bedue i sessi nel C. Bonellii. E chiaro che se tutte le forme C. Bonellii fossero state fem- mine, e quelle C. longicome tutte maschi, ambedue le forme sarebbero state semplicemente i due sessi differenti di una stessa specie. Invece pel Norman (Rep. Brit. Ass. 1868, p. 286) il C. Bonetti Bate and Westwood « is unquestionably the female of C. crassicorne ». Ed a tale opinione si associò anche 1' Hoek ( 1&79, Carcinol., p. 116), quantunque il Boeck desse solo dubitativamente questa sinonimia. Pam. IV. Corofidi. — Corophium runcicorne. 3g9 Recentemente G. 0. Sars (1882) ha voluto richiamare in onore il C. Bonellii, distin- guendolo dal G. erassicorne per i lati del capo arrotondato, e per la maggiore delicatezza delle antenne posteriori così nel maschio come nella femmina. Nondimeno a me pare che bisognerebbe attendere figure precise, e confronti più accurati, prima di riammettere l' esi- stenza di questa specie, che rimane ancora molto dubbia. (5) Sp. 21. Corophium runcicorne, n. sp. (Tav. 4, Fig. 7; e Tav. 8, Figg. MG e 19, Cr). Lunghezza 4-5 mm. Colore grigio, con macchie brune irregolari. Segmenti codali distinti. Antenne -anteriori del maschio munite di un'appendice runcinata nel 1.° articolo del peduncolo. Unghia dei gnatopodi anteriori molto più lunga del margine unguicolare. — Unghia dei gnatopodi posteriori affatto liscia. — Unghia dei piedi toracici medi più lunga del 5.° e 6.° articolo riuniti insieme. Ramo dei piedi codali posteriori sottile, allungato. Descrizione della femmina. — Il colorito somiglia in generale a quello del C. acherusieum, ma è più pallido, più grigiastro, e tendente quasi al gialliccio. Sul dorso prevale il bruno, con alcune macchie giallo-citrine. Le antenne sono più pallide ; e così pure i piedi. Gli occhi sono bianco-rossicci. La forma del corpo è depressa ; il capo è breve, e non si prolunga in un rostro frontale distinto (Tav. 8, Fig. 3), ma intanto si presenta con lobi interantennali abbastanza svi- luppati, e notevoli pel fatto che terminano in punta aguzza (Tav. 8, Fig. 19). I primi due articoli del torace sono uguali; gli altri si. somigliano quasi tutti per larghezza. La coda presenta tutti i suoi articoli molto ben distinti. Nelle antenne anteriori il l.° articolo del peduncolo, piuttosto robusto, comincia largo, ma poi si restringe notevolmente. Dei suoi due margini laterali 1' interno è munito verso 1' estremo prossimale di varie spine ricurve ad uncino, e nel resto di molte setole piumate ; e P estremo porta alcune setole semplici spiniformi. Il 2.° articolo ha lunghezza quasi eguale al precedente, ma è più sottile; il 3.° è molto breve. — Il flagello principale conta 8-10 articoli cilindroidi, poco più lunghi che larghi. Le antenne posteriori non sono molto grosse. Nel 2." articolo del peduncolo dalla super- ficie interna sporge un' eminenza conica, armata di due spine brevi robuste ; il 3.° articolo è breve, ma largo, più del 4.° ; il quale è cilindroide, e senza processo uncinato, ma lungo ed armato al pari del 3.° di grosse spine; il 5.° articolo è sottile, più breve del 4.°, con qualche piccola setola e qualche piccola spina. — Il flagello consta di tre articoli semplici Zool. Station z. Neapel. Fauna iind Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 4'- 370 Sistematica. come nel C. acherusicum, senza alcuna traccia di quelle sporgenze nodiformi, che poi si vedono nel maschio. L' ultimo articolo termina con le solite due grosse spine uncinate. Le parti boccali come nel C. acherusicum . I gnafopodi anteriori hanno 1' epimero di forma triangolare coli' apice molto allungato, ricurvo, e munito nel margine convesso di varie setole piumate. Gli articoli seguenti somi- gliano in generale a quelli della specie precedente ; meno la mano, che è piuttosto angusta, e. meno 1' unghia, che è molto piti lunga dell' estremo distale del 6.° articolo. Inoltre 1' unghia stessa, prima del grosso dente, presenta nel margine concavo una seghettatura. Nei gnatopodi posteriori V epimero è subquadrato, coli' angolo distale posteriore prolungato leggermente. Il pezzo risultante dall' unione del 4." e 5.° articolo è più convesso nel mar- gine posteriore, ma la fusione è meno completa, perchè vi si vedono molto chiaramente i limiti delle parti primitive (Tav. 8, Fig. 12). Il 6.° articolo è relativamente angusto, ed incitrvato. L'unghia (Fig. 12, a) è del tutto liscia, senza denti; un po' prima della punta il suo margine posteriore si abbassa improvvisamente. I piedi toracici medi hanno tutti gli articoli, ma soprattutto il 2.°, in generale più angusti che nel C. acherusicum ; e 1' unghia molto sottile, lesiniforme, più lunga degli ultimi due articoli presi insieme. I piedi toracici del gruppo posteriore sono anch' essi più gracili, ma con uncini più robusti nel 5.° articolo dei piedi del 5." e 6.° paio. I piedi addominali presentano 1' angolo distale interno del peduncolo alquanto acuto. I piedi codali anteriori sono più allungati e più gracili, con spine relativamente deboli. — Nei piedi codali posteriori il ramo è relativamente sottile. II telson è arrotondato nella parte posteriore. Descrizione del maschio. — Il maschio del C. runcinatum ( Tav. 4, Fig. 7 ) ha un aspetto robusto, e colorito giallo più vivace della femmina. Il suo capo si prolunga fra le antenne anteriori in un'eminenza acuta (Tav. 8, Fig. 5, r), che intanto neppure merita ancora il nome di vero rostro frontale. In quanto alle antenne le differenze sono molto più notevoli, poiché le antenne anteriori vi partecipano largamente. Le antenne anteriori hanno il primo articolo del peduncolo relativamente sottile, armato, sul margine esterno, del caratteristico processo runcinato che fa dare il nome alla specie, e che è abbastanza lungo e ricurvo con la concavità rivolta in avanti. Oltre a ciò si nota verso la metà del margine esterno un piccolo tubercolo armato di sottili setoline. Il resto del peduncolo, come pure il flagello, si presenta come nelle femmine ; ma nel maschio in generale tutta 1' antenna anteriore è sfornita di setole e di spine. Le antenne posteriori sono molto crasse. Il 3.° articolo del peduncolo è breve, cilindroide, relativamente debole. Il 4.° è il più robusto, e il più grande, tale che costituisce da solo circa la metà dell' antenna ; nell' estremo prossimale comincia non molto largo, ma poi s' in- grossa verso 1' estremo distale, dove prolunga il suo angolo inferiore in un processo unci- nato, che concorre insieme al 5.° articolo a trasformare 1' antenna in un valido organo di presa. Il 5.° articolo è cilindroide, assai pili lungo del 3.°, ma alquanto più sottile, e si Fani. IV. Corofìtli. — Corophium affine. 371 fa notare pure pel suo margine inferiore irregolarmante ondulato. — Il flagello è al solito formato in tutto di 3 articoli, di cui nondimeno il 1.° è assai maggiore degli altri due presi insieme. Nel margine inferiore di questo flagello è notevole la presenza di varie spor- genze nodiformi disposte in serie come i denti di una sega. Come continuazione di questa serie, anche gli ultimi due articoli del flagello, quasi rudimentali in confronto del primo, sporgono alquanto verso il margine inferiore. Il 3." articolo termina con qualche spina uncinata. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! lungo la spiaggia di Mer- gellina alla profondità di 10-20 metri, nella sabbia fina. Poco frequente. Osservazioni. — Questa specie somiglia molto al C. affine, da cui si distingue soprattutto per 1' appendice runcinata delle antenne posteriori del maschio, e per 1' unghia dentata dei gnatopodi posteriori. I movimenti dell' animale sono molto lenti sul fondo del recipiente, dove sta sempre fermo su' piedi come un Isopodo ( Tav. 4, Fig. 7 ). In una serie di ricerche metodiche del fondo del mare fatte eseguire dal Prof. Dohkn seguendo la linea retta che unisce Capri e la Stazione Zoologica di Napoli, fu dragata dal Dott. F. Raffaele, il 10 Luglio 1888, a pochi chilometri da Capri, alla profondità di 126', ni., in fondo di fango misto a pietre pomici, e detriti di conchiglie, una femmina giovane di Coropliium, che si avvicina a questo C. runcicome, ma che non gli è completamente identica, perchè il margine unguicolare dei gnatopodi anteriori è più esteso, e l' unghia dei gnatopodi posteriori, pur essendo completamente inerme nel margine concavo, nondimeno non presenta neppure quel salto caratteristico dell' unghia del C. affine. Forse si tratta di una nuova specie ; ma per accertarla bisogna aspettare di avere degl' individui adulti di ambo i sessi. Sp. 22. Corophium affine, Bruzelius, 1859. (Tav. 55, Pig. 60). 185!». Corophiv/m affine. 1859. Brczelrs, Skandin. Gammar., p. 16. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 176. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 629, t. 28, f. 7. Lunghezza 4 min. Colore (non descritto). Ultimi tre segmenti del corpo distinti. Antenne posteriori del maschio meno lunghe del corpo. Unghia dei gnatopodi anteriori di lunghezza molto superiore a quella del margine unguicolare. — Unghia dei gnatopodi posteriori dentata. — Unghia dei piedi toracici medi di lunghezza superiore a quella dei due articoli precedenti presi insieme. Ramo dei piedi codali posteriori sottile, allungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Gulliiiarsfjord in Bohuslan (Bru- zelius); Nordland, 80-100 Favne (G. O. Saes, secondo Boeck ); Christianiafjord ( Boeck). 372 Sistematica. Osservazioni. — Non esiste una buona figura dell' unghia dei gnatopodi posteriori, per- chè 1' unica volta che questa specie è stata disegnata, cioè dal Boeck, il disegno è molto piccolo, ed anche confuso. Del resto che 1' unghia sia dentata non vi è dubbio, perchè ciò viene recisamente affermato così dal Bruzelius ( « Unguis pedum.... secundi paris uno dente armatus » ), come dal Boeck ( « Pedes 2di paris ungve prope apicem marginis posterioris dente uno armato » ). Sp. 23. Corophium bicaudatum (Linneo, 1761). ( Tav. óti, Figg. 2-(3). 1761. Oniscus bicaudatus. 1761. Linné, Fauna Svecica. 1766. Oniscus volutator. 1766. Pallas, Misceli. Zool., p. 192, t. 14, f. 20 1772. Pallas, Spicil , fase. IX. 1767. Cancer grossipes. 1767. Linné, Syst. Nat., 12/' Edit., p. 1055, n. 80. 1777. Gammarus grossipes. 1777. J. C. Fabricius, Gen. Insect, p. 248. 177'.'. Gammarus longicornis. * 1779. J. C. Fabricius, Reise Norweg, ( Trad. francese, p. 247). 1793. J. C. Fabricics, Entom. system., voi. 2, p. 515. 1806. Corophium longicome. 1806. Latreii.le, Gen. Crust., voi. 1, p. 59. * 1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 403. 1821. C. d' Orbignv, Journ. Phys. et Chim., voi. 93, p. 194. * 1825. Brèbisson, Crust. Calvados, p. 252. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 385. 1836. Guébin, Iconograph. Règne Anim., t. 27, f. 1 e 2. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 66, t. 29, f. 16. 1836-49. Edwards, Règne Anim. Cuvier, t. 61, f. 1. 1859. Brczelics, Skandin. Gammar., p. 14. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 280, t. 47, f. 4. 1863. Bate and Westwood, Brit sess. ey. Crust., voi. 1, p. 493, con fig. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 529. 1874. Bos, Crust. Nederl., p. 52. 1881. Delage, Arch. Zool. expér., (1) voi. 9, p. 104, t. 9. 18*4. Bi.anc. Amphip. Kiel. Buclit, p. 82, t. 9, f. 102, t. 10, f. 103-114. 1836. Corophium grossipes. 1836. Templeton, The Mag. of. N. Hist. and Journ. of Zool. Bot. etc, voi. 9, p. 12. 1870. Boeck, Amphip bor. arct., p. 175. Is76. Boeck, Skandiu. arkt. Amphip., p. 623, t. 28, f. 6. 1889. Hoek, Crust. *Neerl. II, p. 230. 1888. Corophium volutator. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 12. Lunghezza 8-10 mm. Colore grigio punteggiato di nero. Ultimi tre segmenti del corpo distinti. Fano. IV. Corofidi. — Corophium bicaudatum. 373 Antenne inferiori del maschio lunghe quanto il corpo dell' animale. Unghia dei gnatopodi anteriori di lunghezza pari al margine unguicolare. — Unghia dei gnatopodi posteriori liscia. — Unghia dei piedi toracici medi più breve dei due ultimi articoli congiunti insieme. Ramo dei piedi codali posteriori di forma ovale. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: (dubbio). Mari stranieri. Coste francesi, britanniche, scandinave e tedesche dell' Atlantico, della Manica e del Mare del Nord, nel fango di acque salmastre paludose. Io ne ho avuto dalle coste britanniche dal Norman e dallo Stebbing, con le seguenti indicazioni : « Corophium grossipes (= longicorne) Co: Mayo, Ireland » (Norman); e « Corophium grossipes (longi- corne) North Wales » (Stebbing). Osservazioni. — Il nome di Oniscus bicaudatus fu dato da Linneo, perchè, scambiando la testa con la coda, credette questo Anfipodo fornito di due code, che sarebbero state le due antenne posteriori. Il Pallas invece lo disse « volutator » tenendo conto dell' abitudine che ha tale Gammarino di aggirarsi continuamente nel fango e nell' acqua. Finalmente gli appellativi grossipes e longicomis furono adoperati per indicare il carattere più evidente dell'animale, cioè l'enorme lunghezza e robustezza delle antenne posteriori. Il « Gammarus parvus, Fabricius », citato nella sinonimia degli ►Skandin. arkt. Amphip. (p. 624), è eviden- temente un errore di lettura del Boeck, il quale credette che fosse un altro nome quello che era semplicemente la prima parola della diagnosi del Fabricius. Forse sono altri sinonimi del Corophium bicaudatum anche i seguenti, di cui esistono notizie molto incomplete: 1710. Pulex marina* comùtus. 1710. Ray, Hist. Insect, p. 43. 17i>2. Astacus muticus. * 1762. Gkonovius, Acta Hell. phys. mathem., voi. 5. 1764. GrKÒNOVitts, Zoophil., p. 232. 1777. Astacus linearis. * 1777. Pexxaxt, Brit. Zool., p. 17. t. 16, f. 31. Questo Corophium è citato pel Mediterraneo dall' Hope (Catal. Crost. Ital. ) in Antibo, e dallo Heller l) a Curzola, ma, trattandosi di sole citazioni di nomi, senza descrizioni e senza figure, non si può essere ben sicuri dell' esattezza della diagnosi. Io non 1' ho trovato nella collezione del Ninni, fatta nelle lagune di Venezia, né fra i Gammarini del porto di Trieste inviatimi dal Dott. Valle. Probabilmente il Corophium bicaudatum può abituarsi anche al fango delle acque dolci, almeno stando alle assicurazioni del Rathke, il quale lo avrebbe raccolto insieme alla « Pro- i) Lo Heller (Amphip. Adriat., p. 51) dice: « Diese Art scheint im adriatischen Meere selten zu sein. Ich faud sie nur ein einziges Mal zu Curzola. » 374 Sistematica. tomedeia pilosa », nel 1843, nel lago Geserich, che è molte miglia dentro terra sulle coste prussiane. Lo Zaddach, il quale riferisce questo fatto, ed ebbe egli stesso in esame i detti Crostacei, aggiunge che avendo visitato più tardi il lago non potè trovarne nessun esem- plare ; onde crede che forse dopo quel tempo per le mutate condizioni delle sponde i Gammarini siano morti, o forse ne vivevano ancora alcuni nella parte settentrionale del lago, clie egli non avea potuto raggiungere da Deutsch-Eilau '). A proposito del gen. Corophium occorre di far menzione di vari altri nomi, che si tro- vano registrati nella Bibliografia, ma di cui non si può essere ben sicuri di che si tratta. Corophium quadriceps, Dana, 1852. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Se. Arts , voi. 2. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 836, t. 55, f. 8 ( Riprod. in Bate, Cat. Brit. Mus., p. 283, t. il, f. 7). Osservazioni. — Sembra un giovane, forse di un vero Corophium. Del resto lo stesso Dana dà questa specie con un segno d' interrogazione al nome del genere. Corophium contractum, Stimpson, 1856. * 1856. Stimpson, Proceed. Ac. Nat. Se. Philadclphiu, 1855, voi. 7. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 282. 1880. G. M. Thomson, Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 6, p. 6. 1881. G. M. Thomson, Trans. X. Zealand List., voi. 13, p. 220, t. 8, f. 9. 1886. G. M. Thomson and Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. Osservazioni. — La descrizione data dallo Stimpson di questa specie (almeno quella che riferisce il Bate), è troppo incompleta. Né vale a far vivere questo nome la descrizione del Thomson, perchè anch' essa non tiene conto dei caratteri del maschio, della condizione della saldatura o divisione dei tre ultimi articoli del corpo, del rostro frontale, ecc. D' altra parte, non si sa comprendere come abbia fatto il Thomson a riconoscere nell' Anfipodo da lui esaminato e descritto la stessa specie a cui lo Stimpson diede il nuovo nome. Similmente non è determinabile la figura aggiunta più tardi dallo stesso Thomson nella riproduzione del suo lavoro, perchè prima di tutto rappresenta soltanto una femmina, e poi è troppo schematica ed incompleta. Recentemente lo stesso Carcinologo australiano inclina a credere poco alla stabilità della sua specie, giacché, parlando del C. crassicorne, Bruzelius, dice : « This species is taken along with C. contractum, and it is probable that they are only male and female of the same species. » E da credere semplicemente una femmina giovane con le antenne poco sviluppate. J) Zaddach. Die Meeres-Fauna a. d. preussischen Kiiste, p. 18. Fam. IV. Corofidi. — Corophium ; specie incerte. 375 Corophium dentatum, Fr. Moller, 1864. 1864. Fritz Muller. Fiir Darwin, p. 51. Osservazioni. — L' A. cita solo il carattere della fusione dei segmenti della coda ; anzi secondo lui sarebbero fusi insieme « die beiden letzten Hinterleibsringe mit dem Schwanze » . Ma ciò non basta a distinguerlo dal C. acherusicum, 0 dal C. crassicorne, in cui si verifica la stessa condizione. Corophium spinicorne, Stimpson, 1857. I^">7. Stimpson, Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6, p. 514. * 1857. Stimpson, Proc. Califoin. Acad. Se, voi. 1. Osservazioni. — Cita caratteri comuni a tutti i Corophiini). Corophium Salmonis, Stimpson, 1857. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6, p. 514. « In examining anatomically a species of salmon from Puget sound, in the Museum of Smithsonian Institution, the stomach was found to be filled with Amphipoda, chiefly a species of Corophium. The specimens were not in a very good state of preservation. but enough remained to show that although agreeing with the preceding species in most cha- racters, particularly in the spines of the antennae and the hairiness of the feet, they are yet specifically distinct. The body is rather more elongated and depressed than in C. spi- nicorne ; the inferior antennae are much longer, and the superior ones smaller. The color is a reddish purple. » Osservazioni. — Naturalmente, tutto questo non basta a far distinguere la 11. sp. Corophium bidentatum, Marcusen, lsi>7. 1867. Marcusen, Arch. f. Naturg., 33. Jalirg., p. 360. Osservazioni. — Di questa nuova specie, che il Marcusen ha fondata per un Corophium trovato nel Mar Nero, non si conosce altro che il nome. Corophium tenuicorne, Norman, 18, sec. Bate, Ann. Mag. N. Hist, 1857, (2) voi. 19, p. 148. 1857. Erichtonius rapar. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc , voi. 6, p. 514. 1862. Dercothoe (Cerapus) speculali*. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 260, t. 44, f. 8. 1862. Dercothoe (Cerapus) punctatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 260, t. 44, f. 10. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey- Crust, voi. 1, p. 461, con fig. 1862. Cerapus àbditus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 263, t. 45, f. 2. 1863. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 455, con fig. 1870. Boeck, Ampbip. bor. arct., p. 171. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 613, t. 28, f. 4. 1862. Cerapus Hunteri. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 264, t. 45, f. 3. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 618, t. 28, f. 5. 1862. Cerapus difformi.?. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 265, t. 45, f. 5. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 457, con fig. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 172. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 615. 1879. Hoek, Carcinol., p. 119, t. 8, f. 11 e 13. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 229. 1862. Cerapus macrodactylus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 266, t. 45, f. 6. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 97; e p. 98 (var. Politica). ' 1862. Cerapus pugnax. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 267, t. 45, f. 7. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p: 98 (var. Pontica). 1862. Cerapus Brasiliensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 267, t. 45, f. 8. 1862. Cerapus Leachii. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 268. 1864. Cerapus latimanus. 1864. Grube, 41 Jahresb. Schles. Ges. fui- 1863. 1864. Grube, Insel Lussin, p. 74. 1867. Cerapus rubriformis. 1867. Packard, Mem. Boston Soc. Hist. Nat., voi. 1. 1868. Cerapus bidens. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 98. Fam. IV. Corofidi. — Erichthonius difformis. 383 1870. Cerapus longimanus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 172. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 616, t. 28, f. 3. 1872. Cerapus rapax. 1872. Boeck, Californ. Amphip., p. 40 e 49, t. 1, f. 2. 1880. Erichthonius longimanus. 1880. S. I. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 4, p. 270. 1880. Cerapus megalops. 1880. G-. O. Saks, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 461. 1885. Erichthonius megalops. 1885. G. 0. Saes, Norske Nordhavs — Exped., p. 210, t. 17, f. 4. 1887. Ericthonius abditus. 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. O. Bretagne, p. 316. Lunghezza 3-4 mm. Colore bruno - gialliccio. Pel resto cf. i caratteri del genere. Descrizione della femmina. — Il colorito dell'individuo è abbastanza variabile, non tanto per la varietà della tinta, che è presso a poco sempre giallo-bruniccia, quanto per la sua intensità, che può variare dentro limiti abbastanza considerevoli. L' aspetto generale del corpo è mediocremente robusto. Il capo, alquanto voluminoso, si prolunga leggermente fra le antenne anteriori, per formare un piccolo rostro frontale, e più in ambo i lati, fra le antenne anteriori e le posteriori, dove costituisce due lobi, che terminano con una sottile punta ( Tav. 9, Fig. 3 ). Gli occhi occupano il mezzo e la base di questi lobi. I segmenti del torace vanno aumentando in larghezza successivamente d'avanti indietro; quelli della coda sono tutti bene sviluppati. Tutto il dorso è liscio e glabro; ma sulla coda si notano alcune setole (Tav. 9, Figg. 12 e 13). Le antenne anteriori sono di lunghezza poco superiore a quella delle posteriori; il peduncolo, lungo quanto il flagello, ha i suoi tre articoli di lunghezza poco diversa fra loro. Il 1.° articolo, che è il più breve, è anche più gonfio; il 2.° è il più lungo di tutti. Tutti gli articoli del peduncolo, ma specialmente il 2.° e il 3.°, sono muniti di parecchie setole. — Il flagello principale ha una dozzina di articoli. Le antenne posteriori sono poco robuste, con gli ultimi due articoli del peduncolo eguali fra loro per lunghezza. — Il flagello è lungo un poco più del 4.° e 5.° articolo del peduncolo presi insieme. Il labbro superiore, largo, ma breve, ha 1' estremo distale leggermente incavato, e il prossimale prolungato in un epistoma di dimensioni piuttosto notevoli, che si avanza a guisa di punta aguzza fra le basi delle antenne posteriori. Le mandibole sono relativamente molto sviluppate e con grande palpo; ma i due pro- cessi dentati sono mediocri. Cinque grosse spine dentate e curve seguono al processo dentato accessorio, e di esse le più grandi sono le due prime, che terminano con un' estremità molto allargata, e 1' ultima è la più breve, notevole anche per le sottili ciglia, che ornano og4. Sistematica. il suo margine posteriore. Il tubercolo molare è di mediocri dimensioni. — Il palpo ha i primi due articoli alquanto curvi ; il secondo munito di alcune setole, più numerose nella faccia esterna. L'ultimo articolo, terminato con estremità ottusa arrotondita, presenta poche setole lungo la sua metà posteriore, ed alcune anche nell' anteriore, fra cui meritano atten- zione particolarmente le tre anteriori, che sono arcuate e ciliate, e 1' ultima che è la più lunga. Circa a lunghezza degli articoli, il più lungo è il secondo. Il labbro inferiore è del tipo ordinario, con le lamine esterne intere, e con le interne mediocremente sviluppate. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna piuttosto piccola, terminata in punta, e munita sul margine interno di due piccole setole. La lamina esterna, poco larga, è armata di mediocri spine. Il palpo, 2-articolato, presenta il 1.° articolo brevissimo, meno della quinta parte del 2.°, il quale termina con molte e forti spine. Le mascelle posteriori hanno le lamine larghe e brevi. Nei piedi mascellari la lamina interna è larga, armata di tre spine odontoidi nel mar- gine distale, oltre a varie setole ruvidamente ciliate ; la lamina esterna è relativamente angusta e breve, poiché appena si può dire più larga della lamina interna, e giunge sol- tanto poco più che alla metà del 2.° articolo del palpo ; nel suo margine interno ha la solita serie di spine odontoidi, che vanno a gradi a gradi aumentando di lunghezza verso l'angolo distale interno, per essere poi seguite da lunghe setole incurvate. — Il 1.° articolo del palpo è breve; il 2.° è mediocremente lungo, e poco ingrossato; il 3.° comincia stretto, e poi si gonfia verso 1' estremo, in guisa da diventare quasi piriforme ; il 4.° non è lingui- forme, ma cilindroide, terminato da due setole non robuste. I gnatopodi anteriori hanno 1' angolo anteriore-inferiore largo ed arrotondato ; il 2.° articolo piuttosto stretto; il 3.° ed il 4.° brevi, il carpo lungo appena poco più della mano, di forma triangolare, con la base distale larga più della mano ; questa, anch' essa di forma triangolare, e non già in forma di mandorla, con lungo margine unguicolare, ma pivre non abbastanza ]:>er adattarsi contro tutta 1' unghia, che scorre anche alquanto più lontano. I (jnatopodi posteriori sono più voluminosi dei gnatopodi anteriori; non formano mai una chela composta, ma sono sempre subchelati. L' epimero è, relativamente al maschio, più grande ed irregolare ; il 2.° articolo breve e largo ; anche il 4.° articolo è breve ; il carpo è largo più della mano, ma non giunge neppure alla metà della lunghezza di questa ; che è della forma ordinaria a mandorla, con spine prensili molto valide. Notevoli son pure alcune spine brevi e forti, che armano il margine posteriore del carpo. L' unghia è mediocre. I piedi toracici medi si fanno notare per 1' epimero breve e largo, eguale nei piedi di ambedue le paia ; e pel 2.° articolo molto dilatato, così che la larghezza raggiunge i due terzi della lunghezza. Il 4.°, 5.°, e 6.° articolo sono di lunghezza quasi eguali, ma il 4.° è un po' più largo degli altri, e prolunga leggermente il suo angolo distale posteriore. L' unghia mediocremente sottile, arcuata, larga meno del 6.° articolo. II 5." paio di piedi toracici presenta 1' epimero co' due lobi di sviluppo molto ine- guale, perchè 1' anteriore è molto maggiore del posteriore, ed è inoltre ornato di molte Fam. IV. Corofidi. — Erichthonius diffbrmis. 335 setole ciliate. Del resto tutti gli altri articoli sono tozzi, e 1' unghia stessa è poco sviluppata. In questo modo l' intero piede rimane assai più breve dei seguenti. I piedi del 6." e 7." paio sono molto somiglianti fra loro, lunghi e robusti ; quelli del 6.° un po' più brevi di quelli del 7.°, e con gli epimeri un po' più prolungati nel lobo anteriore. L' unghia è larga ma breve, e con la punta molto acuta, munita di un' apofisi sul margine convesso. I piedi addominali hanno il peduncolo cilindrico, di dimensioni mediocri, interamente glabri, con 2 retinacoli, armati di 4 uncini, cioè 2 terminali e 2 posti vicini a quelli. Il ramo interno, più sottile e più lungo dell' esterno, non ha spine biforcute, ma, invece, 4 setole poco ciliate e terminate in punta a guisa di spine semplici. Il ramo esterno è al- quanto dilatato alla base, con le setole ciliate mediocri, ma un po' divergenti a ventaglio. II peduncolo dei piedi codali anteriori giunge fino al terzo anteriore dei rami del secondo ; ha la superficie dorsale del margine interno e dell' esterno armato di varie spine, ed il contorno del margine interno seghettato con denti che sono più sviluppati verso la parte distale, meno proprio all' estremità posteriore, dove la seghettatura è molto fina. I due rami sono di eguale lunghezza; depressi come ferri di lancia, con i margini finamente seghettati, ed armati di due serie di forti spine poste alquanto verso la parte interna della superficie dorsale. Il ramo esterno ha spine su di entrambi i margini, ma più sull' esterno che sull' interno ; il ramo interno ha spine solo sul margine interno, essendo il margine esterno inerme. L'estremità distale di ambedue i rami termina con una forte e lunga spina. Nei piedi codali medi il peduncolo giunge fino al quarto anteriore del peduncolo del primo; ed i due rami si estendono per la metà della lunghezza dei rami dei piedi ante- riori. Ambedue i rami hanno margini seghettati ; il peduncolo è intero. Anche qui si trovano spine, ma sono limitate alla superficie dorsale del margine esterno del peduncolo, al mar- gine esterno del ramo esterno, ed al margine interno del ramo interno. Le estremità di ambedue i rami terminano pure con lunghe spine. Un' altra lunga spina si trova inserita sull' angolo interno e posteriore del peduncolo. Il peduncolo dei piedi coda!) posteriori, relativamente all' unico ramo, è molto sviluppato ma è in parte coperto dal telson. È pure armato di spine, ma ha i margini interi. Il ramo non supera in lunghezza il terzo del peduncolo, ed è molto attenuato verso l'estremità distale, che è incurvata in fuori, coli' apice diviso in vari denti. Il telson è largo ma breve, subrettangolare, con una leggiera insenatura nel margine posteriore, nella parte media del quale si eleva una piccola sporgenza. Sulle superficie latero-dorsali del telson, a destra ed a sinistra, sono molto notevoli due bozze armate di un gran numero di uncini ricurvi in sopra. Descrizione del maschio yiovane. — Le differenze nei gnatopodi posteriori si notano nel processo carpale e nel margine posteriore della mano. Come si vede nella Fig. 18, della Tav. 9, nel processo carpale esiste una sola punta, cioè l'esterna, che è anche relativamente più aguzza che quella dell'adulto; la punta interna si sviluppa più tardi, e nel disegno se ne vede un accenno. Il margine posteriore della mano è quasi liscio. Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammariui. ^- 3gg Sistematica. Descrizione del maschio adulto. — Nei gnatopodi posteriori V epimero è quadrato, con gli angoli arrotondati; il 2." articolo lungo e relativamente gracile; il 4." assai breve, poco più lungo del 3.°; il carpo enorme, di foi-ma conica, coli' apice diretto verso il 4.° articolo, con la base verso la mano, e prolungato nell' angolo distale posteriore in un grandissimo processo bifido con le due punte inuguali ; la mano è la metà più angusta del carpo, e lunga circa i due terzi, di forma quasi rettangolare, ma col margine posteriore molto irregolare per ondulazioni di diversa maniera che vi sono ; 1' unghia, grande e robusta, in- curvata ad arco, va con la sua punta contro la punta maggiore del processo carpale, e così contribuisce ad armare lo gnatopodo di una formidabile chela composta. Distribuzione geografica e Dimora. — E una specie cosmopolita, che abita nelle acque torbide dei porti, dove prospera specialmente sulle chiglie dei bastimenti. A Napoli è ab- bondante così nel porto militare, come nel mercantile ; e si trova anche nel lago Fusaro. Durante il viaggio della « Vettor Pisani » il Chiekchia ne ha raccolto, sempre in gran numero, in quattro luoghi diversi; cioè: a Coquimbo (Febbraio 1883), dalla carena delle barche; a Panama (Marzo 1884), dagli scogli ; a Hongkong (Novembre 1884), da una catena, che era rimasta per molti giorni in acqua; e finalmente a Singapore (Febbraio 1885), da un tronco galleggiante. Osservazioni. — Il dimorfismo sessuale molto notevole di questa specie nei gnatopodi posteriori, come pure una certa differenza nella robustezza del corpo che si vede nei varii individui non solo secondo l'età, ma anche secondo le circostanze in cui si trovano, e d'altra parte la grande diffusione e la facilità di potersela procurare dalle acque dei porti, tutto ciò ha avuto per risultato la descrizione ripetuta, e talvolta contemporanea dello stesso animale sotto molti nomi diversi. Lasciando stare da parte la confusione che per lungo tempo si è fatta degli Erichthonius co' Cerapus ( confusione che s' intende facilmente per la grande somiglianza di forme fra i Gammarini dei due generi ), 1' E. difformis, come si vede dalla lista bibliografica dei sinonimi, è stato, secondo che a me pare, successivamente con- siderato come nuova specie più di venti volte, ed ha cambiato nome più di trenta, facendo parte, oltre che del genere in cui si deve trovare, anche di altri generi diversi. — Ma forse neppur ciò basta; e molto probabilmente alla sinonimia dell' Erichthonius difformis si debbono aggiungere anche questi altri seguenti : 1318. Cancer Algensis. * 1818. Chiereghin, Crost. laguna veneta (mss.) (Cf. Stebbing, Rep. Challenger), p. 220 e 390). * 1847. Nardo, Sinonimia Crost. lagune venete di Chiereghin. 1847. Lusyta algensis. * 1847. Nardo, Sinonimia Crost. lagune venete di Chiereghin. * 1869. Nardo, Annot. Crost. Adriat. 1852. Gammarus emissitius (in parte). * 1852. Dana, Proe. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2. 1852. Dercothoe emissitius. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 969, t. 66, f. 10?. Fara. IV. Corofidi. — Erichtkonius difformis. 3H7 1853. Cerapus WhiUi. * 1853. Gosse, A Naturalist 's rambles on the Devoushire coast, p. 383, t. 22, f. 12 1855. Gosse, Mar. Zool., voi. 1, p. 140, f. 253. 1854. Cerapus fasciatus. 1854. Stimpsox, Invert. Grand Manali, p. 49, t. 3, r'. 35. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 267 (Copia da Stimpson). 1874. Cerapus minax. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, p. 565. 1888. Ericthonius minax. 1888. Stebeisg, Rep. Challenger, p. 437. Nella Tav. 66 dell'Atlante dell' LI. S. Exped., il Dana dà il nome di Dercothoe emissitius, die è poi a sua volta un nuovo nome invece di Gammarus emissitius, a due figure, che cer- tamente non rappresentano la stessa specie, poiché la Fig-. 9 porta un flagello accessorio sulle antenne anteriori, e la Fig. 10 ha i piedi di un vero Erichtkonius. Del resto lo stesso Dana avea veduto qualche differenza, per cui ha segnato la Fig. 10 ( Eriehthonius ) con un i al nome di Dercothoe emissitius. Manca per entrambe le figure l' esame delle parti boccali, ma (.'■ molto probabile che la Fig. 9 corrisponda alla Protomedeia maculata, e la Fig. 10 ad una femmina di Eriehthonius difformis. Il Bate fa sinonimo del suo « Sipltoiwecetus Whitei » il « Cerapus Whitei » del Gosse, che forse è, invece, una femmina di Eriehthonius difformis, se vogliamo tener conto della quantità, forma e disposizione dei tubi, in cui abita l'animale. Difatti secondo la descrizione del Gosse i « Caddis Shrimp » si trovano sulle fronde di « Chondrus crispus » dentro « conical tubes, varying from one-sixteenth to one-eight of an inch in length, made of a somewhat tough papery or leathery substance, of a dusky colorir, and of rough surfaee. They are stuck upon the fronda of the seaweed in ali directions, without any order, some laid along, others standing erect, sometimes singly, sometimes associateci. » ') D' altra parte niente giustifica l'identificazione del « Cerapus Whitei » , descritto sopra individui presi a llfracombe, col « Siphonoecetus Whitei » del Bate, proveniente da Weymouth. Il BoecK (Skandin. arkt. Amphip., p. 604 e 613) fa la Dercothoe (Cerapus) punctatus del Bate sinonimo di Podocerus anguipes, e di Cerapus abditus. Ma si tratta certamente di uno sbaglio di scrittura, perchè la figura che il Bate dà dei piedi codali posteriori e del telson, non lasciano luogo a dubbio. Parlando del suo Cerapus minax, lo Smith non dice se ha esaminato i piedi codali medi; e quindi non ci assicura dell'esattezza della sua diagnosi circa al genere. Del resto, forse si tratta anche del Cerapus tubularis, di cui nel paragrafo seguente è scritto il nome preceduto da un ?. Lo Stebbing, considerando che lo Smith nel 1880 attribuisce al gen. Cerapus la sola specie tubularis, viene alla conchiusione che il vero nome sia « presumably Eriehthonius minax. » L' Ericthonius megalops, descritto da G. O. Sars come specie nuova, e distinta soprat- tutto per la grandezza degli occhi, e per la forma dei gnatopodi posteriori del maschio, non 1) Cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crnst., voi. 1, p. 468. 388 Sistematica. è una buona specie, quando si considera che la stessa grandezza di occhi e la stessa forma di piedi s\ incontra anche nell' Erichthonius difformis. Piuttosto mantiene un po' in riserbo la provenienza dell' Ericthonhis megalops da grande profondità ( 620 fathoms ), quantunque un altro individuo sia stato ottenuto anche da una profondità assai minore, cioè 95 fathoms. A Napoli 1' Erichthonius difformis io non l' ho mai ottenuto da acque profonde, ma solo da acque superficiali, per lo più in vicinanza del porto. Del resto anche per gli Antipodi esaminati dal Sars non è esclusa 1' ipotesi che, quantunque trovati nella draga risalita da grandi profondità, tuttavia i vari individui possano provenire da acque superficiali, forse da qualche pezzo di legno galleggiante, preso dalla draga alla superficie. Gen. 14. Cerapopsis, n. g. Corpo compresso, relativamente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale composto di pochi (3) articoli ; senza flagello accessorio. — Antenne posteriori con flagello di pochi (3) articoli, quasi tutti eguali fra loro. Mandibole col palpo 3-articolato ; il 3.° articolo del palpo mediocremente largo, col- 1' estremo distale arrotondato. — Lamine esterne del labbro inferiore col margine anteriore intero. — Mascelle anteriori con lamina interna bene sviluppata. Epimeri grandi. Gnatopodi anteriori minori dei posteriori. Ambedue le paia di gna- topodi subchelati nei due sessi, ma assai maggiori nel maschio, dove nondimeno non formano una chela composta. — Piedi toracici medi col 2.° articolo angusto ; col 5.° di lunghezza normale. — Piedi toracici del gruppo 2)Osteriore per lunghezza non molto diversi fra loro. Piedi addominali col peduncolo non dilatato; rami normali. Piedi codali medi con due rami. — Piedi codali posteriori con 1 sol ramo, e col peduncolo non prolungato. Telson intero. Distribuzione geografica e Dimora. — V. C. longipes. Osservazione. — Le differenze sessuali in questo genere riguardano il colorito del corpo e la forma e dimensioni dei gnatopodi. (?) Sp. 28. Cerapopsis longipes, n. s. (Tav. 3, Fig. 10; Tav. 9, Figg. 20-40, C; e Tav. 56, Fig. 1). Lunghezza 3 mm. Colore grigio bruno, con varie zone giallastre. Pel resto v. i caratteri del genere. Descrizione della femmina. — Nelle femmine il colore non è così regolarmente distri- buito in zone come nel maschio ; manca quasi interamente il grigio, ed invece predomina Fam. IV. Corofidi. — Cerapopsis longipes. 389 il giallo-bruno uniforme su tutto il dorso, ma interrotto sui lati a volte a volte da macchie gialle di solfo. Le uova relativamente grosse, ma pochissime (non ne ho vedute mai più di due ), hanno il vitello giallo-rossicio. Le antenne anteriori sono alquanto più brevi delle posteriori. Il 1." articolo del pedun- colo è cilindroide, ma grosso, di lunghezza pari a 2/3 di quella del 2.°; questo è gracile; il 3.° ha lunghezza pari al 1." — Il flagello principale, lungo meno della metà del peduncolo, conta non più di 3 articoli, relativamente allungati. — Non vi è traccia di flagello accessorio. Il 3.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è piuttosto lungo ; il 4.° articolo è più breve del 5.". — Il flagello è appena composto di 3 articoli allungati, ma nell' in- sieme supera di poco la lunghezza del 5.° articolo del peduncolo. Le parti boccali sono bene sviluppate, e somiglianti quasi in tutto a quelle del genere Erichthonius. meno le seguenti differenze. — Il 3.° articolo del palpo delle mandibole è alquanto lungo, ed ha 1' estremo distale arrotondato. Nelle Mascelle anteriori la lamina interna è più sviluppata, e sopratutto più lunga, con due setole sulla punta, 1 grande, e 1 rudimentale. Nei piedi mascella?! la lamina esterna giunge quasi al livello dell' articolazione del 2.° col 3.° articolo del palpo. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero romboidale, poco allungato, con gli angoli arro- tondati; il 2.° articolo mediocre; il 4." breve; il 5.° largo quanto il 6.°, ma un poco più lungo; la mano amiddaliforme, senza alcun prolungamento dell'angolo prensile; l'unghia grande, ma lunga meno della mano. I gnatopodi posteriori sono appena un poco maggiori degli anteriori. Il loro epimero è alquanto più largo, e più lungo, sì che copre tatto il 2.° articolo; il 3.° e 4.° sono brevi; molto breve anche il 5.°, che è più largo che lungo; la mano amiddaliforme, mediocre- mente gonfia, senza prolungamento dell' angolo distale ; 1' unghia robusta, ma breve. I piedi toracici medi si rassomigliano in tutto, meno che negli epimeri, i quali variano per dimensioni, essendo quello del 3." paio un po' più piccolo del seguente, ed anche alquanto per la forma, perchè i piedi toracici del 4.° paio hanno l' epimero di forma rettangolare e i piedi del 3.° l' hanno trapezoidale. Del resto ambedue discendono fino a coprire quasi interamente il 2.° articolo, che non è dilatato; e similmente tutti gli altri articoli seguenti sono relativamente gracili, coli' unghia molto piccola e sottile. Nei piedi toracici del gruppo posteriore si nota la grande larghezza del 2.° articolo delle due paia anteriori, in confronto di quello dei piedi del 7.° paio, come pure si vede che i piedi toracici del 5.° e 6.° paio hanno 1' unghia retroversa. Oltre a ciò è da osservare nel 5.° paio di piedi toracici la grande altezza dell' epimero, ed anche la relativa larghezza, con lo sviluppo maggiore del lobo anteriore, che giunge fino al livello dell' epimero prece- dente; il 2.° articolo è quasi circolare, co' margini interi; tutti gli altri articoli sono brevi e tozzi ; ed anche l' unghia è breve e grossa, niente curva, coadiuvata da qualche setola, non molto robusta, che è inserita sull' estremo distale del 6.° articolo. — Il 6." paio di piedi toracici, poco più lunghi di quelli del 5.°, hanno invece l' epimero piccolo, il 2." articolo ;(<((( Sistematica. meno largo, e, nell' estremo distale del 6.° articolo, una grossa spina che simula una seconda unghia. — I piedi toracici del 7." paio sono a loro volta più lunghi ancora di quelli del 6.° paio, ma non molto ; e si distinguono subito per la poca larghezza del 2." articolo, che non raggiunge neppure la metà della lunghezza. L'unghia è incurvata ad arco; non vi è spina di rinforzo. Nei piedi addominali il peduncolo è piuttosto grosso, ma quasi affatto glabro. Dei due rami l' interno è più angusto, ma alquanto più lungo dell' esterno, ed è privo di spine bifor- cate, anzi manca del tutto di appendici nel margine interno del 1." articolo. Il ramo esterno lui la metà prossimale molto larga, con le setole assai divergenti, disposte a ventaglio, e notevoli pure per la grossezza della loro rachide. I piedi codali sono in generale molto semplici, e appena forniti di qualche piccola spina o setola. I piedi codali anteriori oltrepassano alquanto le altre paia ; i piedi codali posteriori hanno il peduncolo più lungo del ramo, il quale è leggermente incurvato in fuori, e si va assottigliando un po' verso l'estremo distale, dove termina con qualche spina. II telson è anch' esso molto semplice ; di forma triangolare, ha 1' apice arrotondato, e la superficie superiore fornita di 4 piccole setoline, 2 per lato. Descrizione del maschio giovane. — Le differenze riguardano i gnatopodi, e cominciano con le modificazioni nelle dimensioni relative di tutte le appendici nel loro complesso, e dei singoli articoli in particolare, che diventano tutti molto più voluminosi, cambiando rela- tivamente poco di forma. I gnatopodi anteriori differiscono da quelli della femmina, meno dei posteriori. L'epimero è relativamente più largo, ed ha 1' angolo anteriore-inferiore più prolungato : l' unghia è grande, più lunga della mano. Nei gnatopodi posteriori Y epimero già comincia ad arrotondare la parte distale, ed a divenire di molto insufficiente a coprire il 2.° articolo. Ma le differenze maggiori riguardano la mano, che diviene molto grande, e sviluppa il suo angolo prensile in un processo bifor- cato molto robusto. Anche 1' unghia è grossa e larga, assai più che nella femmina. Descrizione del maschio adulto. — Il colorito del capo è giallo nella parte anteriore, e bruno nella posteriore; e, similmente, tutti gli anelli del torace e dell'addome sono colo- rati nella metà anteriore in giallo-solfo, e nella posteriore in bruno-verdastro. Gli epimeri delle prime quattro paia presentano pure ciascuno una macchia bruna. I gnatopodi diventano enormemente lunghi, mentre tutte le altre appendici del corpo rimangono nelle stesse condizioni che nella femmina e nel maschio giovane. Nei gnatopodi anteriori V epimero è divenuto triangolare coli' apice anteriore-inferiore molto prolungato; il 2." articolo è gracile; il 4.° è breve; il carpo è molto lungo ma rela- tivamente stretto (la larghezza è contenuta più di quattro volte nella lunghezza); la mano è alquanto più breve del carpo, ma anch'essa angusta; l'unghia è sottile, lunga poco meno della mano. I gnatopodi posteriori sono molto più robusti dei gnatopodi anteriori ed anche alquanto più lunghi. L'epimero è più breve, semicircolare; il 2.° articolo è relativamente breve e Fara. IV. Corofìdi. — Microprotopus. am robusto; i tre articoli seguenti sono tutti brevi, anche il carpo, mentre la mano prende uno sviluppo enorme, e prolunga il suo angolo prensile in un processo biforcuto, che nel margine posteriore presenta pure varie irregolarità. L' unghia è grandissima, arcuata, e tale che adattandosi contro il processo della mano trasforma questa in una vera chela didattile ; non si assottiglia in punta, come di solito, ma tutt' insieme all'estremo distale, così che può dirsi un cono molto allungato, e anche un vero cilindro. Distribuzione geografica e Dimani. — Mediterraneo. Napoli! nella sabbia fina, alla pro- fondità di 10-20 metri, lungo la spiaggia innanzi alla Villa Nazionale. Frequenti nella primavera del 1886 ; poi non ho potuto più riaverli, quantunque si sia dragato per molti giorni di seguito negli stessi tratti di mare, e nella stessa stagione negli anni successivi. Osservazioni . — Veduti ad occhio nudo, gì' individui di questa specie si confondono facilmente pel colore, se stan fermi, co' giovani Halimedon rectirostris ; ma, se si muovono, se ne distinguono tosto perchè molto meno vivaci. Geli. 15. Microprotopus, Norman, 18t>7. 1867. Microprotopus. 1867. Norman, Rep. Brit. Ass. 1866, p. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 419. 1870. BoEfK, Amphip. bor. arct., p. 154. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Ainphip., p. 558. 1880. Nebeski, Ainphip. Adria, p. 155. 1889. Hoek, Crust. Neerìand., II, p. 224. 1890. Bonnier, Bull. Scient. de la France et de la Belgique, voi. 22. p. 183. 187'.). Orthopalame. 1879. Hoek, Carcinol.; p. 123. Corpo mediocremente robusto, compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori (col flagello principale composto di un numero vario [5-9] di arti- coli); con flagello accessorio 2-articolato. — (Amtenne posteriori eon flagello costituito da un numero vario [3-8] di articoli.) Epimeri piuttosto grandi. — Gnatopodi subchelati; gli anteriori minori dei posteriori (nei quali ultimi è molto notevole il dimorfismo sessuale). — Piedi toracici medi col 2." articolo non dilatato; col 5.° di lunghezza normale. — Piedi toracici del gruppo posteriore poco crescenti in lunghezza dal 5.° al 7.° paio. Piedi addominali normali. Piedi codali medi con due rami. — Piedi codali posteriori con un sol ramo, senza prolungamento del peduncolo. ( Telson vario. ) Osservazioni. — Il gen. Microprotopus, fondato dal Norman, nel 1867, con la sola specie M. maculatus, rimase così fino al 1887, quando lo Chevreux vi aggiunse 1' altra specie •>q9 Sistematica. M. longimanus. Intanto il Bonnier considerando come accidentali le differenze fra le due forme riunì la n. sp. dello Chevreux a quella del Norman. Ma lo Chevreux ha chiaramente mostrato che si tratta di due specie differenti, dando le figure comparative delle antenne, e dei gnatopodi posteriori di ambedue i sessi, e facendo inoltre notare la forma diversa delle mani dei gnatopodi anteriori, nonché la varia dimora. Per conto mio. avendo potuto esa- minare alcuni individui del M. maculatus delle coste britanniche, inviatimi dal Norman, posso confermare le conchiusioni dello Chevreux rispetto alle antenne, ed ai gnatopodi posteriori della femmina carica d' uova. Circa ai maschi non ho osservazioni proprie, essendo i Mi- croprotopus da me veduti tutti femmine. Debbo nondimeno notare pure un' altra circostanza, che mi sembra d* una certa impor- tanza, in vista particolarmente della poca variabilità dell' organo in generale. E la circo- stanza è questa che il telson varia anch'esso nelle due sjjecie, almeno se, come pare certo, si può prestare piena fiducia alle figure ed alla descrizione del Bonnier. Già nella defini- zione del gen. Microprotopus il Boeck avea detto : « Appendix caudalis in apice insinuata » ; e poi, nell' enumerazione dei caratteri della specie M. maculatus, avea aggiunto : « in mar- gine posteriore trianguliter sinuata ». Or, mentre parlando dei caratteri della sua n. sp., M. longimanus, lo Chevreux, nel Catalogo degli Antìpodi della Bretagna, dice espressamente: « Les pattes sauteuses et le telson ressemblent aux organes correspondants de l'espèce pré- cédente » (cioè al M. maculatus'), il Bonnier descrive e figura il telson come un'appendice a contorno intero. Negl" individui speditimi dal Norman il telson è insinuato ( Tav. 56, Fig. 16), alla maniera che dice il Boeck. Pertanto le due specie di Microprotopus sono molto bene distinte fra loro nella seguente maniera : Specie del genere Microprotopus. Antenne posteriori col flagello di 3 articoli ; telson intero longimanus pag. 392 — — molti articoli; telson incavato all'apice . . maculatus » 395 Sp. 29. Microprotopus longimanus. Chevreux, 1887. (Tav. 56, Figg. 7-12). 1887. Microprotopus longimanus. 1887. Chevreux, Proe. verb. Soc. Zool. France, voi. 11, Séance 28 Dèe. 1886. (Estr. p. 3). 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. O. Bretagne, p. 311, t. 5, f. 510; e fig. 5, a p. 295. 1890. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 15, p. 148, con fig. 1890. Microprotopus maculatus. 1890. Bonnier, Bull. Scieut. de la France et de la Belgique, voi. 22, p. 173. t. « e 9. Lunghezza 2 mm. Colore giallo-pallido, con macchie brune. Antenne anteriori col flagello principale formato di 5 articoli. — Antenne posteriori col flagello di 3 articoli. Fam. IV. Corofidi. — Microprotopus maculatus. 393 Gnatopodi posteriori del maschio col processo carpale relativamente largo, con la mano ovalare, e col margine unguicolare non esteso a tutto il margine posteriore. — Gnatopodi posteriori della femmina con la mano non rigonfia, e relativamente lunga e sottile. Telson intero, arrotondato all' a] lice. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo (dubbio). Mari stranieri. Coste francesi dell' Atlantico : abbastanza comune nei cespi di alghe, su o-li scogli del Croisic e di Piriac, e nei fondi rocciosi del Groisic e di Basse -Henro, alla profondità di 2-5 m. ; Passo di Calais (Bonnier). Osservazioni. — Considero come dubbia la presenza del .1/. longimanus nel Mediterraneo per le ragioni dette a proposito della specie seguente. La descrizione di questa specie è stata data molto accuratamente, e con molte figure, dal Bonnier, sotto il nome di M. maculatus. Sp. 30. Microprotopus maculatus, Norman, 18G7. (Tav. 56, Figg. 13-16). L867. Microprotopus maculatus. 1867. Norman, Rep. Brit. Ass. 1866, p. 203. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. Ili», t. 23, f. 7-11. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 154. 1874. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14. p. 13, t. 2, f. 5. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 559, t. 26, f. 3. ( 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 155. ) (1888. Barrois, Crust. marins des Aeores, p. 50.) 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 224. 1890. Chevreux, Bull. Soc. zool. France, voi. 15, p. 148. con figg. 1879. Orthopàlame Terschellingii. 1879. Hoek, Carcinol., p. 124, t. 9, f. 4-7. Lunghezza 2 mm. Colore giallastro, con macchie brune. Antenne anteriori col flagello principale di 8-10 articoli. — Antenne posteriori col flagello di 6-7 articoli. Gnatopodi posteriori del maschio col processo carpale molto angusto, con la mano grande, e col margine unguicolare che occupa tutto il margine posteriore della mano. — Gnatopodi posteriori della femmina con la mano amiddaliforme, attenuata all' estremo distale, col margine unguicolare leggermente incavato. Telson incavato all' apice. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo (dubbio). Mari stranieii. Coste britanniche: Isole Ebridi, fra le Laminariae (Norman); « Oban, Scotland! » (Norman, in lit. ) ; Torbay, abbondante dragando (Stebbing ). — Coste scandinave: Farsund, Haugesund (Boeck). — Coste olandesi (Hoek). — Coste francesi dell'Atlantico: Zool. Station z. Neapel, Fauna uno* Flora, Goll' v. Neapel. Gammariui. 50. oqì Sistematica. Croisic, nei fondi di sabbia bianca della baia, alla profondità di 5-10 metri, in compagnia di altre specie arenicole (Chevreux). Osservazioni. — Il Nebe.ski dice di aver trovato questa specie a Trieste; ma non essendovi né descrizione né figure, non si può essere sicuri di che veramente si tratti. Io non 1" ho trovata nella collezione di Trieste inviatami dal Dott. Valle, né in quella di "Venezia del Ninni. Similmente si deve considerare come dubbia la diagnosi della specie segnata dal Babeois alle Azzorre. Il Boeck dice che la lunghezza degl' individui di M. ma- culatus è di circa 10 mm; ma probabilmente è un errore. Gen. 16. Photis, Kroyer, 1842. 1842. Photis. 1842. Krover, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 155. 1870. Boeck. Amphip. bor. arct., p. 152. 1S76. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 553. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1063. 1862. Eiscladus. 1862. Bate and Westuood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 411. Corpo mediocremente robusto e compresso, segmentato regolarmente. Antenne subeguali, col flagello principale multiarticolato; le antenne anteriori col 3." articolo del peduncolo relativamente lungo, senza flagello accessorio. Epimeri piuttosto sviluppati. Gnatopodi anteriori e posteriori subchelati; gli anteriori più piccoli dei posteriori, con leggiero dimorfismo sessuale. — Piedi toracici medi col 2.° arti- colo angusto, col 5.° normalmente sviluppato. — Piedi toracici del gruppo posteriore di lunarhezza non molto diversa fra loro. Piedi addominali col peduncolo e co' rami normali. Piedi codali medi forniti di due rami. — Piedi codali posteriori con due rami, di cui nondimeno il 1." è tubercoliforme, affatto rudimentale. Telson intero. Distribuzione geografica e Dimora. — V. Ph. Reinhardi. Osservazioni. — La definizione originaria del genere, fatta dal Kroyer, mette fra gli altri caratteri anche quello delle setole nel margine inferiore degli epimeri; ma ciò, come s'intende, forse appena potrebbe servire per distinguere una varietà. Lo Stebbing fa notare che nella diagnosi che il Boeck dà del genere, la frase « pedes Imi paris carpo brevi » va soggetta a modificazione, per la condizione dei gnatopodi anteriori del « Photis macrocarpus », n. si», del Rep. Challenger, che ha il carpo piuttosto lungo. A me pare che la brevità del carpo non sia più notevole del solito neppure nella figura del Boeck. Dopo la scoperta della specie tipica: Ph. Reinhardi, più tardi sono state descritte molte altre specie di questo genere; ma non giungo veramente a comprendere sopra quali caratteri distintivi, e quindi credo che questo genere rimanga sempre semplicemente con una sola specie, la quale presenta qualche differenza sessuale soltanto nei gnatopodi. Fam. IV. Corofidi. — Photis Reinkardi. 395 (8) Sp. 31. Photis R.einh.ardi, Kroyer, 1842. (Tav. 3, Fig. 3; e Tav. 10, Figg. 1 - 19, l'h ). 1842. Photis Reinhard!. 1842. Kròyer, Naturhist. TiJsskr., (1) voi. 4, p. 155. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 153. 1876. Boeck, Skandiu. arkt. Amphip., p. 554, t. 26, f. 1. 1852. Amphithoe pygmaea. 1852. Liljeborg, Òfv. Vet. Akad. Fòrhandl. Stockholm, p. !t. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 32. 1862. Eiscladus longicaudàtus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 412, con fig. 1865. Amphithoe Reinhardi. 1865. Goks, Amphip. Spetsberg., p. 532. 1870. Photis Lutlceni. 1870. Boek, Amphip. bor. arct., p. 153. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 556, t. 26, f. 2. 1877. Photis longicaudata. 1877. Meinert, Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 11, p. 142. 1888. Photis macrocarpus. 1888. Stebbinq, Rep. Challenger, p. 1004, t. 107. 1888. Photis brevieaudata. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1068, t. 108. Lunghezza 3-5 mm. Colore grigio -bruniccio, con macchie giallo -rossastre. Pel resto v. i caratteri del genere. Descrizione della femmina. — Il fondo comune del colorito del corpo è di una tinta grigio-bruniccia; ma questo colore viene ad essere sostituito in diversi punti da macchie varie. Così nel capo esiste spesso una fascia giallo-pallida che contorna la fronte, i lobi interantennali, e il margine inferiore dello scudo cefalico. Gli occhi son piccoli e bruni. Nel torace la stessa fascia di giallo-chiaro si continua dal capo nel margine inferiore degli scudi dei vari archi dorsali. Al di sotto degli epimeri dei piedi toracici medi e del gruppo poste- riore traspariscono grosse macchie gialle di cromo. L'addome, la coda e i piedi toracici sono poco colorati. Le antenne riescono notevoli per la colorazione cremisina dei loro flagelli. L' aspetto generale è mediocremente robusto ; il corpo poco compresso. Il capo è rela- tivamente piuttosto sviluppato, senza rostro frontale, ma con lobi interantennali prominenti, su cui appunto si trovano situati gli occhi. I primi due archi dorsali del torace sono angusti : gli altri si vanno per gradi allargando dagli anteriori ai posteriori. La coda è composta di 3 segmenti distinti. — Le antenne di ambedue le paia, presso a poco subeguali, hanno una lunghezza pari a quella del capo e torace riuniti insieme. Gli epimeri dei piedi toracici medi e il lobo anteriore di quello del 5.° paio di piedi toracici sono alti quanto gli ardii dorsali corrispondenti. 396 Sistematica. Nelle antenne anteriori il peduncolo e il flagello sono quasi eguali in lunghezza; e nel peduncolo il 3.° articolo è di lunghezza eguale al pi-imo, mentre il 2.° è più lungo di circa la metà. — Il flagello principale è formato di 12 articoli, tutti allungati, e il primo più degli altri, ma 1' ultimo rudimentale. Anche nelle antenne posteriori il peduncolo ha lunghezza eguale al flagello, col 3.° articolo lungo, e gli altri due di eguali dimensioni. — Il flagello conta più di 10 articoli lunghi e sottili. Il labbro superiore è largo, alquanto assottigliato all' estremo. Nelle mandibole il corpo è piccolo relativamente al palpo, ma ha tutte le parti bene sviluppate. Nel palpo il 2.° articolo è il più lungo; il terzo è ~/% del secondo, e termina con un estremo arrotondato. Nel labbro inferiore le lamine esterne sono intere, le lamine interne mediocremente sviluppate. t Le mascelle anteriori hanno una lamina interna debole ma senza setole. La lamina esterna è armata di deboli spine. Il palpo risulta di due articoli, di cui il secondo è molto più grande del primo, e porta alcune setole e qualche spina. Le mascelle posteriori presentano la lamina interna più piccola dell' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna è armata di tre spine; la lamina esterna ha un margine interno provveduto di spine degradanti, e giunge sino ai due terzi del secondo articolo del palpo; questo ha il terzo articolo poco gonfio, e il quarto cilindroide, con una spina all' apice. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero trapezoidale con gli angoli distali arrotondati ; il 2.° articolo un po' allargato ; il 4." breve; il 5.° più breve del 6.°, ma allargato quanto questo ; la mano amiddaliforme col margine unguicolare obliquo ; 1' unghia piuttosto lunga. I gnatopodi posteriori ripetono la forma degli anteriori, ma ne sono alquanto più grandi; ed inoltre il 4.° articolo è un po' più lungo; il carpo è minore della metà della lunghezza della mano; quest'ultima piuttosto gonfia, col margine unguicolare concavo con un dente nel mezzo, e coli' angolo prensile alquanto prolungato ; 1' unghia grossa. I piedi toracici, medi hanno gli epimeri di forma eguale ; il 2.° articolo relativamente angusto ; il 4.D largo e più lungo del 5.° ; il 6.° di lunghezza doppia del 5.° e molto gracile. terminato da un' unghia breve e sottile. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno lunghezza poco diversa tra loro, ma non si somigliano per la forma, specialmente per ciò che riguarda 1' epimero ed il 2.° articolo. Nel 5." paio di piedi toracici l' epimero è grande, col lobo anteriore molto sviluppato; il 2.° arti- colo molto largo, di forma ovalare ; il 4.°, il 5.°, e il 6.° articolo sono di lunghezza quasi eguale fra loro, ma successivamente minori per larghezza; l'unghia grossa e curva, singolare per un grosso dente che porta sul suo dorso. — Il 6." paio di piedi toracici presenta il 2.° arti- colo molto più lungo che largo, col margine posteriore dritto, gli altri articoli come nel 5.° paio. — Nel 7." paio di piedi toracici il 2.° articolo è ancora più stretto, perchè la larghezza è la metà della lunghezza; l'unghia è più sottile e più gracile dei piedi precedenti. Fam. IV. Corofidi. — Photis Reinhardi. 397 I piedi addominali hanno il peduncolo cilindroide, glabro, meno sul margine esterno dei piedi addominali anteriori, dove sono alcune setole ciliate. I retinacoli sono due, al- quanto incurvati ad arco, ciascuno con 2-3 piccoli tubercoli nel margine concavo. — Il ramo esterno è leggermente più breve dell'interno, il quale non ha spine biforcute, ma setole ciliate nel margine interno. I piedi codali anteriori e medi hanno i rami eguali lisci, e quasi senza spine. — I piedi cadali posteriori hanno un peduncolo relativamente breve ; il ramo esterno è più lungo del peduncolo, ed è biarticolato, coli' articolo distale rudimentale ; il ramo interno ha appena la forma di un tubercolo alquanto allungato. Descrizione del maschio. — I gnatopodi anteriori non differiscono essenzialmente da quelli della femmina, se non perchè sono relativamente alquanto più gracili; la mano è più allun- gata, e l'unghia si estende un po' più oltre. I gnatopodi posteriori si presentano col 2." articolo dilatato, e prolungato nell' angolo distale anteriore in una specie di lobo arrotondato che si adagia sopra il 3.° articolo; la mano è più larga che nella femmina; e particolarmente ha più sviluppato il processo del- l' angolo prensile, ed il margine unguicolare più concavo. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli! la varietà con antenne gracili nella sabbia fina alla profondità di 10-20 ni. innanzi alla Villa Nazionale; la va- rietà con antenne crasse sulle alghe degli scogli di Nisida e Pozzuoli. Mari stranieri. Groenlandia meridionale (Holboll, secondo Kroyeiì ). — Islanda ( Torell secondo Goès). — Coste scandinave: Kullen ( Liljeboro ) ; Aalesund, 50-100 Favne (Gr. O. Sars, secondo Boeck). — Coste britanniche: Shetland, 4-5 fathoms (Norman and Jeffreys, secondo Bate and Westwood); Devonshire! (Norman in lit.). — Kerguelen (Stebbing ). — Mari d'Australia: presso Melbourne, 33 fathoms, da fondo sabbioso (Stebbing). Osservazioni. — Probabilmente sono sinonimi di questa specie anche i seguenti: 1855-1856. Dercothoe? productus. * 1855-1856. Stimpson, Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 7. 1862. Dercothoe f (Cerapus) productus. 18G2. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 261. 1874. Xenoclea megachii: 1874. S. I. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 3, p. 32, t. 3, f. 1-4. 1882. Photis tenuicornis. 1882. G. O. Sars, Norges Oust., p. 110, t. 6, f. 4. La maggiore differenza notata dal Boeck per la sua Pi/. Liitkeni, cioè: carpo dei piedi del 1.° paio più stretto che nella Photis Rei ni/ardi, può dipendere da diverso stadio di sviluppo dell' individuo, ed anche da semplice diversa posizione del piede, per cui quell' articolo può apparire di lunghezza varia secondo che è più o meno piegato, e veduto di scorcio, o di profilo, o di fronte. In quanto all' « Eiscladus longicaudatus », io ho potuto esaminare due individui del Devonshire, speditimi dallo stesso Norman, che è stato il primo raccoglitore SQg Sistematica. della u. sp. descritta nell' Hist. brit. sess. ey. Crust. ; ina non vi ho veduto differenze che ini autorizzino a crederli diversi né dagl' individui di Napoli, né da quelli figurati dal Boeck. La Ph. macrocarpus dello Stebbing differirebbe per la lunghezza del carpo dei gnatopodi anteriori (di cui già ho detto avanti, che è un carattere che merita conferma); come pure non so accordarmi con lui nel ritenere come buona la Ph. brevicaudata , solo perchè il telson è stato trovato un po' più breve dell' ordinario. A questo proposito bisogna ricordare che la specie è stata fondata sopra un solo individuo, e questo pure piccolo, e femmina. Similmente mi pare che la Dercothoe productm ( al cui nome generico 1' Autore della specie, cioè lo Stimpson, ha premesso un segno di dubbio, e che il Bate nel suo Catalogo del Museo Britannico tenderebbe ad assegnare al gen. Cerapus), volendo tener conto della breve diagnosi riferita dal Bate, piuttosto che al gen. Cerapus, Erichthonius, o Naenia, invece si possa far rientrare nel gen. Photìs, soprattutto pel carattere del 3.° paio di piedi codali : « Posterior pair of pleopoda with short rami, the outer ones uniform, the inner minute, spine like » . Gen. 17. A-Utonoe (Bruzelius, 1859) Boeck, 1870. 1856. Lembos ( parte ). 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Baie, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 142. 1859. Autonoe ( parte ). 1859. Bkuzelius, Skandin. Gammar., p. 23. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 158. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 572. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1081. Corpo mediocremente robusto, compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale multiarticolato ; con flagello accessorio multi- articolato. — Antenne posteriori poco diverse dalle anteriori, con flagello composto di pochi articoli. Mandibole col palpo 3-articolato : il 3.° articolo del palpo angusto, lanceolato. — Lamine esterne del labbro inferiore col contorno intero. — Mascelle anteriori fornite di lamina interna rudimentale. Epiineri non molto brevi. — Gnatopodi anteriori maggiori dei posteriori, in entrambi i sessi semplicemente subchelati, senza formazione di chela composta, e senza prolungamento eccessivo dell' estremo distale del 4." articolo nel maschio. — Piedi toracici medi col 2.n articolo poco dilatato; col 5.° di lunghezza normale. — Piedi toracici del gruppo posteriore molto crescenti in lunghezza dal 5.° al 7.° paio. Piedi addominali col peduncolo e rami normali. Piedi codali medi e piedi codali posteriori forniti di due rami. Fani. IV. Corofidi. — Autonoe. 399 Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo, e Atlantico, fra le alghe e nei fondi sabbiosi, a profondità non molto grandi. Osservazioni. — Siccome ho già detto altrove (p. 355), i generi Autonoe, Aora, Microdeu- topus e Stimpsonella hanno molti caratteri cornimi, così che ben si potrebbero riunire insieme in un gruppo solo, al quale converrebbe il nome di « Microdeutopidi » , perchè, in tutti, la condizione principale è che i gnatopodi posteriori sono più piccoli degli anteriori, e più nei maschi che nelle femmine. E questi caratteri comuni, che per la maggior parte si vedono enumerati a proposito del genere Autonoe, si trovano in ogni maniera di appendici del corpo, e son tali che fanno credere che, più che trattarsi di generi diversi, sia invece il caso di parlare solamente di diverse specie di un medesimo genere, o al più soltanto di diversi sottogeneri. E così da principio io mi era risoluto di fare tanto più che la distinzione tra i generi non è possibile quando si cerca di farla tenendo conto soltanto delle femmine, che tutte si somigliano fra loro per i caratteri generali delle antenne, delle parti boccali dei piedi toracici del gruppo medio e posteriore, dei piedi addominali e codali, ed anche del telson. Ma poi mi son risoluto per l'adozione di tanti generi distinti, perchè prima di tutto in pratica trovo che questo sistema è il pili comodo, e pronto per giungere alla determinazione delle varie specie che si raggruppano sotto i diversi nomi, e poi perchè i maschi dei varii generi presentano nelle forme dei loro gnatopodi stadii molto precisi di uno sviluppo sempre più progredito, che ben possono meritare per sé soli l' onore di costi- tuire un carattere generico. In questa scala progressiva dello sviluppo il genere Autonoe è il gradino più basso, perchè i maschi delle specie, che sono inscritte in esso hanno i gnatopodi così anteriori come posteriori quasi per nulla differenti da quelli delle femmine, eccetto clic pel relativo volume maggiore dei gnatopodi posteriori. Dopo seguono le Aora in cui i gna- topodi anteriori si modificano nel maschio, oltre che per le dimensioni maggiori di tutto 1' organo, soprattutto per lo straordinario sviluppo del 4.° articolo ; i gnatopodi posteriori rimangono quasi senza mutazione. Un terzo grado di sviluppo è presentato dai Microdeu- topus, nei quali i gnatopodi anteriori costituiscono una chela composta, e i gnatopodi po- steriori hanno di solito il 2.° articolo straordinariamente dilatato, senza modificare la mano. Finalmente le Stimpsonella rappresentano il grado più avanzato delle modificazioni sessuali secondarie del maschio, in quanto che in questo nei gnatopodi anteriori si vede la chela composta e nei posteriori si dilata anche la mano, la quale si adatta fino a formare una vera chela nella Stimpsonella cheli/era. Così, come si vede, le modificazioni di forma inva- dono più generalmente i gnatopodi anteriori, e meno i posteriori, i quali, anzi, rimangono quasi immutati nei generi Autonoe e Aora. Quando finalmente le modificazioni si sono estese anche ai gnatopodi posteriori, quelle dei gnatopodi anteriori si sono avanzate fino a formare una chela composta. Nel 1856 il Bate riunì sotto il genere Lcntbos 4 specie (Cambriensis, Damnoniensis, versiculatus, Websterii), che poi egli stesso più tardi metteva tutte nel gen. Microdeutopus. Intanto nel 1859 il Bkuzelius fondò egli pure un nuovo genere, che disse Autonoe, ed a cui assegnò 6 specie, cioè 2 nuove, e 4 già descritte da altri Autori con altri nomi. 400 Sistematica. E da notare che la definizione originale del genere fatta dal Bruzelius è troppo vaga, e che, se potesse rimanere per diritto di priorità, avrebbe bisogno di essere molto più parti- colareggiata per potersi distinguere dai generi vicini. Ma il fatto è che questa priorità è contrastata al gen. Autonoe dal gen. Lembos, Bate, denominato nel 1856, e caratterizzato nel 1857, mentre che il lavoro del Bruzelius è comparso nel 1859, o, al più presto, nel 1858. Nondimeno anche la definizione del gen. Lembos non è tale da non ammettere dubbio ; tanto che il genere Lembos dallo stesso Bate è stato fatto sinonimo del genere Microdeutopit*. Che cosa si deve conchiudei*e in simili circostanze? Si potrebbero, è vero, considerare come nulli tutti i nomi precedenti, e coniarne uno nuovo; sarebbe la via più facile fra tutte, e forse anche la più sicura. Ma non ho potuto seguirla, perchè la definizione del genere Autonoe data dal Boeck stabilisce bene i limiti che anch'io credo convenienti per esso. E per conseguenza mi sono deciso a ritenere il genere Autonoe, a cui, intanto, ho voluto dare il nome del Boeck, che è il vero autore della definizione, mentre che fra parentesi ricordo il nome del Bruzelius primo inventore del nome. Al gen. Autonoe si possono ascrivere tre specie : Specie del genere Autonoe. I non prolungato spiniventris pag. 400 Angolo prensile dei j gnatopodi posteriori , prolungato in un proces- ( arniddaliforme . J,s » 403 del maschio. . . [ so spiniforme. Mano ) trapezoidale . . arctica » 406 (9) Sp. 32. Autonoe spiniventris, n. sp. (Tav. 5, Fig. 7; e Tav. 56, Fig'g. 17-34, Às). Lunghezza 5-7 mm. Colore. Dorso rigato di zone rosee alternanti con zone gialle di zolfo, o bianche. Superficie ventrale del torace armata di molte spine. Antenne anteriori con lungo flagello accessorio, formato di 8 o più articoli. Lamina interna delle mascelle anteriori senza setole. Nei gnatopodi anteriori del maschio il 4.° articolo è breve ; la mano non ha 1' angolo prensile prolungato. — I gnatopodi posteriori del maschio col 1.° articolo non dilatato. Neil' estremo distale del telson un largo incavo angolare. Descrizione della femmina. — Il colorito è molto splendido, per le bellissime zone di diversa tinta che si alternano su tutto il dorso. Nel capo il colore predominante è il giallo di cromo, con macchie rosse irregolari. Gli occhi son bruni. Sul torace cominciano le zone, le quali son disposte in maniera che 1' arco dorsale di ogni segmento ne ha due, 1' anteriore di colore carminio, la posteriore gialliccia. A misura che dai segmenti anteriori si procede Fani. IV. Corofirti. — Autonoe spiniventris. 401 verso la parte posteriore, le zone cremisine diventano più strette, e le gialle più larghe nel senso antero-posteriore, ma meno estese nel trasversale. Neil' addome la tinta gialla sparisce interamente per dar luogo alla grigia, sicché nel 1.° segmento della coda le zone sono una cremisina e l'altra grigia. Le antenne e i piedi hanno una tinta sbiadita, leggermente vinosa. L' aspetto generale del corpo è mediocremente robusto. 11 capo, breve, si fa notare pel suo acutissimo rostro frontale, che si avanza dritto fra le antenne anteriori. I primi due archi dorsali toracici sono stretti; i segmenti vanno aumentando di larghezza a misura che si va verso 1' addome. Il 1.° articolo delle antenne anteriori ha una lunghezza eguale a circa % di quella del 2/', ma è più gonfio di questo; il 3.° più breve della metà del 1.° — Il flagello prin- cipale conta una ventina di articoli piuttosto brevi. — Il flagelli) accessorio è lungo, formato di S articoli, lunghi quanto quelli del flagello principale. Nelle antenne posteriori il 2.° articolo è piuttosto sviluppato, il 3.° breve; i due segmenti sottili, e di lunghezza eguale. — Il flagello consta appena di S articoli. Il labbro superiore è semicircolare, col margine distale intero. Le mandibole presentano il corpo molto robusto, con tutte le sue parti bene sviluppate. Il 3.° articolo del palpo è più lungo del 2.°, e si va leggermente assottigliando verso l'estremo. Il labbro inferiore ha le lamine interne mediocremente sviluppate, e le esterne col con- torno anteriore intero. La lamina interna delle mascelle anteriori è rudimentale, senza setole ; la lamina esterna è breve e robusta ; il palpo, 2-articolato, ha il 2.° articolo allargato verso l' estremo distale, che è sollevato in tante piccole punte, alternate con alcune spine di mediocre robustezza. La lamina interna delle mascelle posteriori è alquanto più angusta dell'esterna; ambedue hanno poche setole. I piedi mascellari sono validi. La lamina interna porta 3 spine sul margine distale, e 1 sull' angolo distale interno ; la lamina esterna è armata di molte e forti spine larghe odontoidi, degradanti. Il palpo è relativamente gracile, col 3.° articolo piriforme, e col 4.° cilindroide terminato da una spina. L' epimero dei gnatopodi anteriori ha l'angolo distale anteriore leggermente prolungato; il 2.° articolo prima stretto e poi alquanto allargato; il 4.° articolo breve; il carpo più stretto e più breve della mano, la quale è amiddaliforme, col margine unguicolare poco obliquo, rettilineo ; 1' unghia mediocre, seghettata nel margine concavo. I gnatopodi posteriori sono di lunghezza quasi uguale agli anteriori, ma di robustezza notevolmente minore. L' epimero è sub-quadrato, con gli angoli distali arrotondati, spe- cialmente il posteriore ; il 2.° articolo è sottile ; il carpo e la mano serbano fra loro la stessa proporzione che nei gnatopodi anteriori, a cui però rimangono inferiori in dimensioni, e specialmente nella larghezza. Nei piedi toracici medi 1' epimero è come nei gnatopodi posteriori; il 2." articolo e il 4.° sono poco larghi; il 6.° è lungo quanto il 4.°, ma è gracile e incurvato un po' ad arco; 1' unghia sottile, lesiniforme, è lunga poco meno dell' articolo che la porta. Zool. Station z. Neapel, Fauna linci Flora, Guli'v. Neapel. Gammarini. 51. 4.(19 Sistematica. I piedi toracici del gruppo posteriore sono tutti gracili e costruiti sul medesimo tipo, ma variano molto per la lunghezza, dagli anteriori ai posteriori, tanto che quelli del 5.° paio sono appena % della lunghezza di quelli del 7.°. Come di solito, la diversa lunghezza dipende dal relativo sviluppo del 4.°, 5.° e 6.° articolo. In tutti 1' unghia è gracile, lesi- niforme, leggermente incurvata ; nei piedi del 5.° e 6." paio il 5.° articolo è armato di più serie di spine incurvate ad uncini. Nei piedi addominali il peduncolo è piuttosto grosso; e il ramo esterno è più breve dell' interno. I piedi codali sono provveduti di molte spine nei loro articoli basilari e nei rami, i quali giungono quasi tutti allo stesso livello. — I piedi codali posteriori hanno 1' articolo basilare relativamente molto grosso e breve in confronto dei rami che sono di lunghezza eguale fra loro, e circa doppia di quella del peduncolo. II telson è più lungo che largo, co' margini laterali convessi, e coli' estremo distale arrotondato : le apofisi laterali sono mediocremente sviluppate. Descrizione del maschio. — Le differenze dalla femmina non sono di molto riguardo, perchè si riducono al maggiore prolungamento dell'angolo distale anteriore dell' epimero in ambedue le paia di gnatopodi, e ad una certa irregolarità nel margine unguicolare ; il quale, nel maschio, nei gnatopodi anteriori presenta un incavo poco prima dell'angolo prensile; e nei gnatopodi posteriori non è così liscio come nella femmina, ma tutto ondulato. Del resto i gnatopodi anteriori del maschio sono relativamente a quelli della femmina alquanto più voluminosi. La superficie ventrale del torace è armata di molte e grosse spine. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! dalla sabbia fina, alla pro- fondità di 10-20 metri, ed a qualche centinaio di metri dalla riva, dirimpetto alla Stazione Zoologica. Osservazioni. — Nella primavera del 1884 questa specie comparve piuttosto abbon- dantemente, così che non passava giorno che i marinai incaricati del servizio della draga non me ne portassero vari esemplari insieme alle Ampelische, alle Vrothoe ed alle Batht/- poreia, che sono gli abitatori più frequenti. In seguito non ne avea potuto più ottenere dallo stesso fondo di mare, fino a che appunto nell'estate del 1890 ricomparve un giorno un certo numero di esemplari di questo variopinto e splendido Gammarino. Il suo atteg- giamento durante il riposo è quale è disegnato nella Tav. 5. Fig, 7, cioè fermo sulle zampe, col dorso rivolto in alto. Fani. IV. Corofidi. — Autonoe ìongipes. 403 (IO) Sp. 33. Autonoe Ìongipes i Liljeborg, 1852) Bruzelius, 1859. (Tav. 3, Fig. 13; e Tav. 10, Figg. 20-30, A) 1852. Gammarus ìongipes. 1852. Liljeborg, Ufv. Vet. Ak. Forhandl. Stockholm, p. 10. 1855. Liljeborg, Vet. Ak. llandl. Stockholm, p. 457. 1856. Liljeborg, Ufv. Vet. Ak. Fòrhandl. Stockholm 1855, p. 138. 1855. Gammarus ( Gammaropsis ) ìongipes. 1855. Liljeborg, Vet. Ak. Handl. Stockholm, p. 457. 185G. Lembos Websterii. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 142. 1859. Autonoe ìongipes. 1859, Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 28. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 158. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Araphip., p. 572, t. 25, f. 2. 1862. Microdeutopus Websteri. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 164, t. 30, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 291, con fig. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 282. 1862. Microdeutopus ìongipes. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 166. 1870. Autonoe piumosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 159. 1876. Boeck, Skandin., arkt. Amphip., p. 574, t. 25, f. 3. 1876. Microdeuteropus bidentatus. 1876. Stebbing, Ann. Mag. Nat. Hist., (4) voi. 17, p 73, t. 4, f. 1. 1880. Microdeuteropus austraìis. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 271, t. 11, f. 5. 1886. Autonoe Websteri. 1886. Norman, Mus. Norm., p. 17. Lunghezza 4-5 min. Colore grigio-gialliccio. Antenne anteriori col flagello accessorio di 3 articoli, più lungo dei primi due articoli del principale. Nei gnatopodi anteriori del maschio la mano ha 1' angolo prensile prolungato in un processo spinoso, preceduto e seguito da altri processi spinosi più piccoli. — Nei gnatopodi posteriori il 1.° articolo non è dilatato; il G.° non ha l'angolo prensile prolungato. Telson quasi tanto lungo quanto largo, obovato, coli' estremo posteriore largo, troncato da una linea leggermente curva. Descrizione della femmina. — Il colorito è grigiastro, ma nei primi cinque archi dorsali del torace è giallo, brizzolato di nero. Anche il capo ha delle piccole macchie gialle. Gli occhi sono bianchi, su fondo rossiccio. 404 Sistematica. L' aspetto generale dell' animale è mediocremente robusto ; il capo è piuttosto grande, ma gli occhi sono piccoli. I segmenti del tronco vanno come di solito aumentando dalla parte anteriore fino alla coda, e sono tutti lisci. Le antenne anteriori sono lunghe circa quattro quinti del corpo. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è mediocremente ingrossato. — Il flagello principale è poco più lungo del peduncolo, e composto di pochi (circa 10) articoli. Il flagello accessorio consta di 3 articoli, di cui 1' ultimo è affatto rudimentale. Le antenne posteriori sono mediocremente robuste, con breve flag*ello, di 4 articoli. I gnatopodi anteriori presentano 1' epimero romboidale, ma non allungato; il 2.° articolo è poco dilatato ; il carpo è più breve della mano ; la quale ha il margine unguicolare breve, affatto intero e senza denti. Nei (j ii otopodi posteriori 1' epimero è sub-quadrato; il 2.° articolo leggermente dilatato: il carpo breve ; la mano, lunga il doppio del carpo, è subrettangolare, col margine ungui- colare quasi retto, più breve dell' unghia. I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono mediocremente robusti. Nei piedi del 5.° e 6.° paio, il 5.° articolo è piuttosto breve, con poche spine sulla superficie esterna; in quelli delle ultime due paia il margine esterno del 2.° articolo è munito di setole ciliate. I piedi addominali hanno il peduncolo cilindrico; i rami di lunghezza inuguale, l'in- terno più lungo dell' esterno. I retinacoli son due, ognuno con due coppie di punte uncinate. La superficie esterna del peduncolo dei piedi addominali anteriori porta una serie di setole ciliate. Le spine forcute sono tre, ma non molto sviluppate. Tutti i piedi cadali presentano i rami armati di brevi e forti spine ; e tutti giungono press' a poco allo stesso livello. Nei piedi codali anteriori e nei medi il ramo esterno è al- quanto più breve dell'interno. — Nei piedi codali posteriori i rami sono abbastanza sottili, alquanto più lunghi del peduncolo, ma di lunghezza uguali fra loro. Nel ramo esterno si vede un principio di divisione in 2 articoli (Tav. 10, Fig. 26'). II telson è tanto largo quanto lungo ; nella parte anteriore ha un contorno semicircolare ; nella posteriore è limitato da tre linee rette, di cui due laterali, e una che forma il margine posteriore tronco dell' appendice. Inoltre sulla superficie dorsale del telson si vedono due lunghe setole, che s' inseriscono, una per lato, sul contorno delle incisure latero-posteriori. Descrizione del maschio. — Le differenze si trovano, come al solito, nei gnatopodi, così anteriori, come posteriori, i quali nel caso del maschio sono molto più ornati di setole che nella femmina, soprattutto in corrispondenza del carpo e della mano, dove formano un fitto ciuffo in ambedue i margini laterali. Le modificazioni principali nella forma degli articoli del maschio in confronto di quelli della femmina sono le seguenti : Nei gnatopodi anteriori V epimero, romboidale, ha 1' apice anteriore inferiore alquanto più allungato; il 2." articolo più largo; il carpo, egualmente breve, ma largo e lungo quanto la mano ; questa di forma ellittica, col margine unguicolare diviso in 4 grossi processi spinosi, di cui il più sviluppato è il 2.° prossimale. L' unghia è seghettata. I gnatopodi posteriori sono ancora più somiglianti a quelli corrispondenti della femmina ; Fani. IV. CorofiJi. — Autonoe longipes. 405 se non che i vari articoli sono in generale un poco più allungati, specialmente il carpo e la mano. Inoltre il 2.° articolo, leggermente dilatato, prolunga alquanto indietro l' angolo inferiore- posteriore. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! Fra le alghe delle scogliere intorno al Castello dell' Uovo. Molto raro. Coste scandinave: Kullaberg, 14-16 fathoms (Lilljeborg); Bohuslan (Bruzelius); Chri- stiansund, 20-30 Farne, fondo sabbioso (Danielssen secondo Boeck); Christianiafjord Aalesund, 30-100 Favne (Boeck); Riswser, 180-200 Favne (G. O. Sars, secondo Boeck). — ■ Mar di Kara, 50 Fv. (Hansen). — Coste britanniche: Falmouth (Webster, secondo Bate); isole Skye, isole Shetland (Barley, secondo Bate); Bressay Sound, Shetland, 4 fathoms (Norman and Jeffreys); St. Magnus Bay, fra le Laminarie (Norman); Salcombe (Stebbing). — Australia: Porto Jackson (Haswell). Osservazioni. — Il Boeck diede i seguenti caratteri per la sua Autonoe piumosa: « An- tennae superiores articulo pedunculi secundo multo longiore qvam apud speciem praece- dentem. Pedes Imi 2diqve paris validiores et scopis multis setarum instructi. Pedes sal- tatori! ultimi paris ramis duplo longioribus qvam pedunculo. Caeteroqvin ferme ut apud speciem praecedentem ». Ora riguardo ai piedi del 1.° e 2." paio osservo che le figure del Microdeutopus Websterii Bate, che lo stesso Boeck dà come sinonimo dell' Autonoe longipes, sono forse più grossi e più forniti di setole dell' A. piumosa. Inoltre circa ai piedi saltatori del- l' ultimo paio si noti che per 1' A. longipes il Boeck scrive : « ramo exteriore multo longiore qvam pedunculo », mentre che per 1' A. piumosa dice : « ramis duplo longioribus qvam pedunculo » . Da ciò parrebbe che nell' A. piumosa i rami, rispetto al peduncolo, dovessero essere più lunghi relativamente che nell' A. longipes. Invece il confronto delle figure date dallo stesso Autore mostra il contrario. Sicché in conchiusione non resta per distinguere le due specie che la lunghezza maggiore dell' articolo 2.° delle antenne anteriori. Io credo che per ritenere definitivamente questa specie, bisognerebbe che qualcuno riconfermasse il diverso rapporto di lunghezza dei primi due articoli delle antenne anteriori in entrambe, le specie di Autonoe ammesse dal Boeck. Forse sono anche sinonimi dell' Autonoe longipes, o, almeno, stanno molto vicini ad essa, i seguenti : 1880. Autonoe megacheir. 1880. G-. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg., 1877 et 78, p. 458. 1885. G. O. Sabs, Norske Nordhavs-Exped., p. 203, t. 16, f. 7. 1888. Autonoe philacantha. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1082, t. 110. 1888. Autonoe kergueleni. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1087, t. 111. Della sua n. sp., Autonoe megacheir, il Saks non ha osservato che un solo esemplare, e questo, a quanto pare dalla figura, anche alquanto mutilato, particolarmente nelle antenne. 406 Sistematica. La mancanza d' occhi, se fosse confermata anche dall' osservazione dell' animale vivo, po- trebbe far ritenere come buona questa nuova specie, che altrimenti non mi par che regga con gli altri caratteri che il suo Autore le assegna. L' individuo fu trovato a N. 0. della Finmarchia, nell' « area temperata » alla profondità di 107 fathoms. L' A. philacantha fu descritta dallo Stebbing sopra un solo individuo preso nello stretto di Bass, alla profondità di 38 fathoms, in fondo sabbioso e conchiglioso. E similmente 1' A. kergueleni fu fondata sull' esame di un individuo solo, femmina, dragato a Kerguelen, alla profondità di 127 fathoms, in fango vulcanico. Sp. 34. Autonoe arctica (Hansen, 1887). (Tav. 56, Figg. 35-3G). 1887. Microdeutopus arcticus. 1887. Hansen, Dijmphna Krebsd. Rara, p. 231, t. 22, f. 3. Lunghezza 29 mm. Antenne anteriori col flagello accessorio di 7 articoli. Nei gnatopodi anteriori la mano non è amiddaliforme, ma trapezoidale, con la metà distale più larga della prossimale, col margine unguicolare quasi perpendicolare all' asse dell' articolo, e coli' angolo prensile leggennente prolungato, senza denti accessori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mar di Kara, 20-51 Fv. (Hansen). Osservazioni. — Questa specie, tanto somigliante all' A. longipes, secondo me si distingue bene pel gran numero degli articoli del flagello accessorio delle antenne anteriori, e per la forma particolare della mano dei gnatopodi anteriori. Gen. 18. A.ora, KrSyer, 1845. 1845. Aora. 1845. Kboyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 335. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 160. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 279. 1870. Boeck, Amphip. boi', arct., p. 157. 1876. Boeck, Skand. arkt. Amphip., p. 569. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst, voi. 13, p. 216. 1885. Chilton, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 16, p. 369. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1072. 1847. Lalaria. * 1847. Nicolet, Gay 's Hist. fis. y poi. de Chile, Zool., t. 3. 1856. Lonchomerus. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 143. Nei gnatopodi anteriori del maschio 1' angolo distale del 4.° articolo è assai prolungato. Il resto come nel genere Autonoe. Fam. IVi Corofidi. — Aora gracilis. 407 Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari ; fra le alghe e nei fondi sabbiosi, a varie profondità. Osservazioni. — Le modificazioni che soffrono in queste specie i gnatopodi anteriori del maschio sono molto notevoli, particolarmente nell' Aora typica, a cui il Chilton ha ridotto varie forme descritte come appartenenti a specie distinte. Possiamo ammettere due Specie del genere Aora. Nei gnatopodi anteriori del maschio il margine anteriore del 2." articolo, nelle forme bene sviluppate, è: interamente liscio . . gracilis pag. 407 munito d' un' apoiisi . typica » 409 (il) Sp. 35. Aora gracilis (Bate, 1856) Bate, 1862. (Tav. 2, Fig. 9; Tav. 12, Figg. 25-39, A; e Tav. 56, Fig. 37). 1856. Lonchomerus gracilis. 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 143. 1859. Autonoe punctata. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 24, t. 1, f. 3. 1862. Aora gracilis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 160, t. 29, f. 7. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 281, con fig. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 158. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 570, t. 25, f. 9. 1889. Hoek, Crust. Neerl., p. 226. Lunghezza 6-7 mm. Colorito grigio -gialliccio. Antenne anteriori col flagello accessorio di molti (6) articoli. Nei gnatopodi anteriori del maschio il margine anteriore del 2.° articolo non porta nessun' apofisi; il 4." articolo ha 1' estremo distale molto acuto, e prolungato quasi fino al- l' estremo distale del carpo. Descrizione della femmina. — Il colorito è in generale grigio, tutto macchiettato di pic- coli punti rosso-rugginosi, più frequenti nel margine posteriore degli archi dorsali dei vari segmenti. Attraverso le pareti del corpo trasparisce una grossa fascia longitudinale giallo- citrina, che corrisponde all' apparecchio digerente. Altre macchie citrine sono sparse qui e là su i piedi toracici ed addominali. Gli occhi sono rossicci, piccoli, circolari. L' aspetto generale è jioco robusto. Il capo è piccolo, senza rostro frontale e con lobi interantennali appena accennati. Gli archi dorsali dei segmenti toracici ed addominali vanno aumentando dalla parte anteriore alla posteriore. I segmenti della coda sono ben distinti. i/»o Sistematica. Le antenne anteriori sono lunghe poco più della meta del corpo. Gli epimeri hanno un' altezza minore della metà di quella degli archi dorsali. Il peduncolo delle antenne anteriori è ingrossato in forma di botte; il 3.° articolo è più breve della terza parte del 2.° articolo. - - Il flagello principale è lunghissimo, essendo mag- giore del doppio del peduncolo, e consta di circa due dozzine di articoli, piuttosto brevi nella parte prossimale dell' appendice, e alquanto più lunghi nella distale. — Il flagello accessorio, anch' esso molto lungo, è composto di 6 articoli, lunghi quanto quelli del flagello principale. Le antenne posteriori sono relativamente molto brevi, e formate quasi interamente dal peduncolo. — Il flagello è composto di 6 articoli brevissimi, armati di corte spine. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero quasi rettangolare, con gli angoli arrotondati, senza prolungamento dell'angolo inferiore-anteriore; il 3.° articolo poco dilatato; il 4.° molto breve, poco più lungo del 3.° ; il carpo un poco meno largo della mano, e lungo soltanto i due terzi ; la mano amiddaliforme, con una grossa spina prensile. I gnatopodi posteriori ripetono press' a poco la forma dei gnatopodi anteriori, dei quali, nondimeno, sono più piccoli. La mano non è amiddaliforme, ma subrettangolare, col mar- gine unguicolare poco obliquo. I piedi toracici medi sono abbastanza robusti, col 2.° articolo angusto, col 5.° dilatato, coli' unghia valida, ma breve. I piedi toracici del grappo posteriore presentano una forma quasi somigliante fra loro. Il 5° paio di piedi toracici è armato di varie spine nel 5.° e 6.° articolo. — E qualche spina ha pure il 6.° paio. I piedi addominali sono come in generale nei Microdeutopidi, cioè col peduncolo cilin- droide ; e col ramo esterno più breve dell' interno. Il margine esterno dei piedi addominali anteriori è ornato di una serie di setole ciliate. Le spine forcute sono tre. I retinacoli due, con due coppie di tubercoli uncinati. I piedi codali giungono tutti allo stesso livello : i rami sono lunghi, gracili, con varie spine non molto grosse. II telson, è ovalare, co' margini laterali convessi; l'estremità posteriore è largamente incavata, ed armata su'lati dell'incavo di alcuni uncini, e di qualche grossa setola (Tav. 56, Fig. 37). Descrizione del maschio. — Fra i gnatopodi anteriori e posteriori esiste nei maschi adulti una differenza di volume maggiore che nella femmina. Nei gnatopodi anteriori l' epimero è romboidale, ma prolunga l'angolo anteriore infe- riore; il 2.° articolo è ugualmente stretto. Le differenze più singolari riguardano il 4.° articolo, il quale prolunga il suo angolo distale in una sottile apofisi, che raggiunge quasi 1' estremo distale del carpo ; questo è alquanto più lungo della mano ; e il 6.° articolo è amiddaliforme, con forte spina prensile. I gnatopodi posteriori presentano 1' epimero subrettangolare; il 2.° articolo non dilatato; il carpo lungo più della mano, e di pari larghezza; la mano amiddaliforme piuttosto grande, poco più lunga che larga; 1' unghia mediocre. Pam. IV. Corofidl. — Aora typica. 409 Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! fra le alghe delle scogliere di Mergellina. Poco frequente. Mari stranieri. Coste britanniche: Oxwich Bay, in Glamorgan (Bate); Polperro (Loughrin, secondo Bate and Westwood); Loeh Fyne, St. Ives in Cornwall (Baklee, secondo Bate and Westwood); Shetland! (Norman). — Coste norvegiche (Bkuzelius, Boeck). — Kergnelen, 30-38 fathonis (Stebbing). Osservazioni. — Dalle sabbie del mare che è dirimpetto alla Stazione Zoologica, dalla profondità di 10-20 metri, ed alla distanza di qualche centinaio di metri dalla riva, viene portata su talora anche qualche Aora, la quale sarei tentato quasi a considerare come specie distinta, perchè, quantunque somigli nlYAora gracilis delle alghe, pure se ne distingue per essere sempre più gracile dell' altra, e poi, inoltre, pel flagello accessorio composto appena di 2 articoli, di cui il 2." è rudimentale, come pure per l' unghia dei gnatopodi posteriori del maschio che ha il margine posteriore non liscio. Nondimeno, chi conosca la grande variabilità dei gnatopodi anteriori delle Aora, dubiterà molto prima di risolversi ad ammettere un' altra nuova specie. Sp. 36. Aora typica, Kroyer, 1845. (Tav. 56, Figg. 38-40). 1845. Aora typica. 1845. KnoYER, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 328, t. 3, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 161, t. 29, f. 8. 1879. G. M. Thomson, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 4, p. 331. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p 216. 1885. Chilton, N. Zealand Journ. Se, voi 2, p. 561. 1885. Chilton, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 16, p. 369, t. 10. * 1886. Chilton and Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. 1849. Lalaria longitarsis. * 1849. Xicolet, Gay 's Hist. fis. y poi. de Chile, ZqoI., voi. 3, t. 2, f. 8. 1870. Microdeutopus maculatus. 1879. G. M. Thomson, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 4, p. 331, t. 16, f. 5-8. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 217, t. 8, f. 7. A, B e C. 1882. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 173, t. 8, f. 3, a, b. 1880. Microdeuteropus tenuipes. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 339, t. 22, f. 1. 1884. Chilton, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9, p. 1040. 1880. Microdeuteropus Mortoni. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4. p. 339, t. 22, f. 2. 1882. Haswell, Cat. Austral. Crust., p. 264. 1884. Chilton, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9, p. 1040. Lunghezza 6-8 rum. Colore gialliccio, punteggiato di nero. Antenne anteriori col flagello accessorio composto di molti articoli. Zoo]. Station z. Neapel, Fauna urici Flora, Golf v. Xeapel. Gammarini. 52 410 Sistematica. Nei gnatopodi anteriori del maschio (quando (pasto è al massimo del suo sviluppo?) il margine anteriore del 2.° articolo presenta una sporgenza triangolare; 1' estremo distale del processo del 4.° articolo può prolungarsi anche oltre dell'estremo distale del carpo. Distribuzione geografica e Dimora. - Coste occidentali dell' America Meridionale : Val- paraiso (Kroyer). — Coste d'Australia: Porto Jackson (Haswell, Chilton). — Coste della Nuova Zelanda: Dunedin! (G. M. Thomson); Lyttelton (Chilton). Osservazioni. — Ho veduto anch' io le varie forme di maschi dell' Aora typica, invia- temi gentilmente dal Chilton e dal Thomson, e posso attestare l' esattezza dalle figure date dal Chilton negli Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 16, t. 10. Ma pure considero ancora come degno di particolare considerazione e riprova il paragone di tutte queste modificazioni, soprattutto per quelle, in cui il carpo è molto gonfio. Se sono davvero, come pare molto probabile, forme varie della stessa specie tutte quelle descritte dal Chilton, è da supporre che siano sinonimi dell' Aora typica anche le due seguenti : 1888. Aora kergueleni. 1888. Stbbbino, Rep. Challenger, p. 1073, t. 109, f. A, D. 1888. Aora Irichobostrychus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1078, t. 109, f . B e C. entrambe prese alle isole Kerguelen, dalla profondità di 30-38 fathoms. Gen. 19. Microdeutopus, A. Costa, 1853. 1853. Microdeutopus. 1853. A. Costa, Rend. Acc. Se. Napoli, p. 171. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 176 e 230. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 163 (in parte). 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 287 (in parte). 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 156. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 564. 1885. Chilton, Ann. Mag. N. Hist , (5) voi. 16, p. 368. 1885. Chilton, N. Zealand Journ., voi. 2, p. 560. Gnatopodi anteriori del maschio con chela composta, formata dagli ultimi tre articoli presi insieme. — Angolo prensile dei gnatopodi posteriori del maschio non prolungato. Il resto come nel gen. Autonoe. Distribuzione geografica e Dimora. — Tutti i mari, e varia dimora, ma non mai a pro- fondità molto considerevole. Osservazioni. — Il Costa comprese in questo genere soltanto la specie M. grillotalpa; ma gli Autori posteriori, allargando più o meno la definizione, vi riunirono anche le forme di altri generi, e soprattutto quelle del genere Autonoe (Lembos). Fani. IV. Corofidi. — Microdeutopus gryllotalpa. 411 Stabiliti i confini del genere nella maniera che di sopra è indicata, si possono am- mettere le seguenti quattro Specie del genere Microdeutopus. Il processo carpale dei gnatopodi an- teriori del ma- schio è armato di denti. Due denti, o più. Mano relativamente crassa . . . gryllotalpa pag. 41 1 gracile . . . Stationis » 41f) Un solo dente esterno anomalus » 417 mplice, senza denti algicola » 41 8 (12) Sp. 37. Microdeutopus gryllotalpa, A. Costa, 1853. (Tav. 1, Fi- 12; e Tav. 11, Figg. 25-43, Mg). 1853. Microdeutopus gryllotalpa. 1853. A. Costa, Rend. Acc. Se. Napoli, p. 17S. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 231, t. 4, f. 10. ? 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 156. ? 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 565, t. 29, f. 6. ? 1886. Chevkeux, Amphip. S. 0. Brntagne, p. 312. ? 1889. Hoek, Crust. Neerl.. II, p. 226. 1859. Autonoe grandìmana. ? 1859. Bruzehus, Skandin. Gramolar., p. 26, t. 1. f. 5. 18ti2. Microdeutopus grandimanus. ? 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 378. Antenne anteriori col flagello accessorio 2-articolato, che non supera il 1.° articolo del flagello principale. Lamina interna delle mascelle anteriori con una sola setola. Nei gnatopodi anteriori del maschio il 4.° articolo è breve : il carpo è grosso, e quasi tanto largo quanto lungo, con un grosso processo principale ed uno accessorio; il margine posteriore del 6.° articolo è crenulato. — Nei gnatopodi posteriori dello stesso maschio il 2." articolo è molto dilatato; il 6." è amiddaliforme, senza prolungamento dell' angolo distale. Telson più largo che lungo, co' margini laterali leggermente concavi e coli' estremo posteriore mediocremente largo, ed alquanto insinuato. Descrizione della femmina. — Il colore è violetto bruno, con macchie giallastre sparse qui e là pel dorso, e particolarmente verso il margine anteriore e inferiore degli archi dorsali del torace. Gli occhi sono grigio-bianchicci. Nel maschio le grosse chele sono tinte leggermente di roseo. Le antenne e tutte le altre appendici sono sbiadite. 412 Sistematica. L' aspetto generale del corpo è piuttosto robusto. Il capo non ha rostro frontale, nò lobi interantennali. I primi segmenti del torace sono poco più piccoli dei seguenti. Non vi sono apofisi spinose nella superficie ventrale. Le antenne anteriori sono lunghe meno della metà del corpo. Gli epimeri sono poco alti, meno della metà dell' altezza degli archi dorsali. Il primo articolo del peduncolo delle antenne anteriori è di lunghezza eguale al secondo, ma ne è molto più rigonfio; il o.° appena raggiunge la terza parte della lunghezza di uno degli altri due. — Il flagello principale è poco più lungo del peduncolo, e consta di IO articoli, presso a poco di eguale lunghezza. — Il flagello accessorio è più breve del 1." articolo del flagello principale, ed ha il 2." articolo rudimentale. Nelle antenne posteriori il 3.° articolo è piuttosto grosso ; il 4.° e 5.° di lunghezza eguale fra loro. — Il flagello consta di 6 articoli, ma nell' insieme è più breve del 5." articolo del peduncolo. Le mandibole hanno il corpo e tutte le sue parti bene sviluppate, con 5 spine incisive notevoli per la loro torsione ad elica ( Tav. 11, Fig. 36). Il palpo è triarticolato, col 3." articolo più lungo del 2.°, con la metà prossimale larga, e con la metà distale assottigliata in punta, soprattutto a spese del margine interno, che è pure fornito di moltissime setole ruvidamente ciliate. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è rudimentale con una setola ciliata all' estremo distale. La lamina esterna ed il palpo sono normali. I piedi mascellari, robusti e bene sviluppati, portano alcune spine odontoidi ottuse sul- 1' estremo distale della lamina interna, e molte spine degradanti nella lamina esterna. Il 3." articolo del palpo è alquanto piriforme ; il quarto, cilindroide, è terminato da alcune setole. I gnatopodi anteriori sono chiaramente subchelati, del resto differiscono dai gnatopodi anteriori del maschio anche nella forma e relative dimensioni di tutti gli articoli, come si vede paragonando fra loro le Figg. 40 e 43 della Tav. 11. Nella femmina 1' epimero è romboidale, poco allungato; il 2.° articolo di larghezza press' a poco eguale in tutta la sua estensione ; il 4.'1 articolo relativamente breve ; il 5.° è alquanto più piccolo del 6.° ; il quale si rigonfia a mandorla, non molto grande, con breve margine unguicolare ; l'unghia è se- ghettata, poco robusta. I gnatopodi posteriori sono lunghi e relativamente gracili. L' epimero è bene sviluppato e si va allargando verso l' estremità distale ; il 2.° articolo è mediocremente largo ; il carpo è piti largo della mano, ma assai più breve ; la mano è lunga e sottile, con piccolo mar- gine unguicolare ; 1' unghia breve, robusta, col margine seghettato. I piedi toracici medi, piuttosto validi, presentano l' epimero breve, subrettangolare; il 2.° articolo alquanto dilatato; il 4.° articolo alquanto più lungo del 6.°; il quale è a sua .volta un po' maggiore del precedente; l'unghia mediocremente sviluppata, non lesiniforme, ma in forma di uncino incurvato. I piedi toracici del grappo posteriore vanno crescendo molto di lunghezza dal 5." al 7 0 . paio. Fani. IV. Corofidi. — Microdeutopus gryllotalpa. 413 Nel 5." paio V epimero ha i suoi lobi mediocremente .sviluppati ; il 2.° articolo breve e largo ; e tutti gli articoli raccorciati. L' unghia è introversa. — I piedi del 6° paio rassomigliano, come di solito, più a quelli del paio precedente che a quelli del seguente ; nondimeno presentano il 2.° articolo largo ma allungato. — I piedi del 7° paio sono ornati di varie setole ciliate nel margine posteriore del 2.° articolo, che è abbastanza dilatato. Il 4.°, il 5.° e soprattutto il 6." articolo sono molto allungati. L'unghia è piuttosto valida, curvata ad uncino, con punta poco ottusa. I piedi addominali sono del tipo normale, con due retinacoli. I piedi codali anteriori superano in lunghezza le altre due paia, ma tutti i piedi codali hanno i rami armati di molte forti e brevi spine. — I piedi codali posteriori hanno il peduncolo grosso in forma di barile; co' rami anch'essi grossetti, e di lunghezza quasi pari a quella del peduncolo. Il ramo interno è alquanto più breve dell' esterno. II telson è breve, più largo che lungo, sì che giunge appena a metà del peduncolo. Il suo margine posteriore è leggermente incavato. Descrizione del maschio giovane. — Nella Fig. 38, della Tav. 11, è disegnato uno dei gnatopodi anteriori; il quale fa vedere che il 2.° articolo è ancora abbastanza largo nell'estremo prossimale; il 4.° articolo è relativamente breve; il carpo già molto ingrandito non è però divenuto ancora così gonfio, come nell'adulto, come pure i denti dell'angolo distale poste- riore sono per ora rappresentati da uno solo; e finalmente il G.° articolo è ancora relati- vamente grande. Descrizione del maschio adulto. — Le differenze si riferiscono solamente ai gnatopodi, e più agli anteriori che ai posteriori. I gnatopodi anteriori h&wio V epimero lungo e angusto; il 2.° articolo molto allargato verso l' estremità distale ; il 4.° prolungato contro la superficie interna del seguente; il carpo enormemente ingrossato, appena più lungo che largo, e diviso nell' angolo distale posteriore in due denti, di diversa grandezza ; il 6.° molto più piccolo del 5.°, perchè più angusto e più breve di esso di circa la metà. Quest' articolo, che nel suo margine posteriore si presenta tutto irregolare, con alcune sinuosità e protuberanze ottuse, si rende notevole anche perchè non ha la forma ordinaria di mandorla, ma è subrettango- lare, senza un vero margine unguicolare. L'unghia è abbastanza robusta, seghettata nel suo margine concavo. I gnatopodi posteriori presentano dimorfismo sessuale minore che i gnatopodi anteriori, giacché le differenze si limitano quasi interamente all' epimero, ed al 2.° articolo. L' epi- mero nel maschio è molto ridotto; il 2." articolo comincia con un peduncolo stretto, ma poi subito si allarga, per finire di nuovo angusto, laddove nella femmina ha la forma ordinaria, cioè di un triangolo isoscele allungato. In quanto agli altri articoli, il 4.° è breve; il .r>." è lungo circa due terzi del 6.°; e questo è relativamente meno lungo e stretto che nella femmina con breve margine unguicolare. L' unghia è piccola e seghettata. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! Abbondantissimo nelle acque torbide del porto, e nel lago Fusaro ; Venezia, S. Giorgio! (Ninni, in lit. ); Marsiglia? (Catta). 414 Sistem0 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! Nei fondi corallini delle secche di Benda Palummo, piuttosto raro ; Istria ( Grube ). Mari stranieri. Coste francesi dell' Atlantico : Bretagna, « banc de Houat, fond de gravier avec Corallines, 7 m. » (Chevreux). Sp. 45. Leptocheirus pinguis (Stimpson, 1854) Stebbing, 1888. (Tav. 57, Figg. 1-3). 1854. Ptilockeirus pinguis. 1854. Stimpson, Invert. Grand Manan, p. 56. 18G2. Gammarus fimbriatus. 1862. Stimpson, mss., secondo Bate, Cat. Brit. Mus., p. 169. 1862. Protomedeia fimbriata. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 169, t. 31, f. 1. 1862. Protomedeia pinguis. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 170, t. 31, f. 2. 1888. Leptocheirus pinguis. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 279 Lunghezza 15 mm. Colore grigio-oscuro. Antenne anteriori col flagello accessorio pluriarticolato, relativamente lungo. Gnatopodi anteriori col 3.° articolo dilatato; mano trapezoidale, più larga verso l'estre- mità distale, dove termina con un margine unguicolare molto lungo, perpendicolare all' asse dell'articolo. — Gnatopodi posteriori col 2.° articolo dilatato e fornito di molte setole di- rette avanti; 7.° articolo linguiforme. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste orientali dell' America Settentrionale : molto abbondante su tutte le coste della Nuova Inghilterra e del Grand Manan, a diversa pro- fondità, nei fondi sabbiosi. Osservazioni. — Il disegno dato nella Tav. 37 di questa Monografia è preso da uno degl' individui gentilmente donatimi dal Norman, che me li inviò coli' indicazione : « Ptilo- cheirus pinguis. N. E. America ». Il più lungo degl' individui da me esaminati misura 12 mm. ; il numero degli articoli del flagello accessorio delle antenne anteriori è di 4: ma si vede chiaramente che 1' organo è mutilato. Il Bate, nella spiegazione delle tavole, a pie della pag. 387 corregge la citazione della sua figura della Protomedeia pinguis che nella Tav. 31 e nel testo è segnata col numero 3, ma la confusione non è tolta. Il fatto è che la figura segnata col numero 2 nella tavola 31 può essere quella di un Leptocheirus, sebbene vi manchino le setole che sono organi tanto caratteristici del genere; e quella segnata col numero 3 è forse un Gammaride, del gen. Cheirocratus. Fani. IV. Corofidi. — Leptocheirns harbìmanus. 433 Sp. 46. Leptoclieirus barbimanus (G. M. Thomson, 1879) (Tav. 57, Figg. 4, 5). 1879. Gammarus barbimanus. 1879. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst. 187% voi. 11, p. 211, t. 10, t'. 1) 1. 1880. Ilaplocheira typica. 1880. Haswell, Pi-oc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 273, t. 11, f. 2. 1886. Hasweli,, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 10G, t. 16, f. 7 e 8. 1884. Corophium lendenfeldi. 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, 1883, p. 262, t. 20, f. 1. 1880. Corophium barbirnanum. * 1886. Thomson and Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. 1888. Haplocheira piumosa. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1172, t. 126. 1888. Haplocheira barbimana. 1888. Sterbino, Rep. Challenger, p. 1177. Lunghezza 7-8 min. Colore grigio-oscm-o ( secondo Haswell ). (Antenne anteriori col flagello accessorio non ben noto). Gnatopodi anteriori col 3.° articolo non dilatato ; con la mano non gonfia, ma assot- tigliata verso l'estremo distale, e non subclielata. — Gnatopodi posteriori col 2.° articolo non dilatato, e senza setole ; 5.° e 6." articolo sottili, con molte e lunghe setole piumose dirette indietro ( Stebbing). Piedi codali posteriori col ramo interno molto breve. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari stranieri. Coste della Nuova Zelanda (Thomson and Chilton); Lyttelton Harbour (Chilton). — Coste d'Australia: « Port Jackson; under stones at low water mark » (Haswell). — Kerguelen, 127 fathoms, fango vulcanico. Osservazioni. — Questa specie merita di essere ancora molto studiata, prima che si possa dire bene stabilita. Nel testo del suo ultimo lavoro su tale argomento, cioè nel 1886, 1' Haswell dice che corrispondono all' Haplocheira typica le figure 4-8; invece nella spiegazione delle tavole si assegnano a quella specie soltanto le figg. 7 e 8. Del resto tutti i disegni sono incompleti, e, secondo me, poco concludenti. La presenza di un flagello ac- cessorio nelle antenne anteriori, e di due rami nel 3.° paio di piedi codali, esclude chia- ramente questo animale del gen. Corophium, a cui lo hanno ripetutamente assegnato il Chilton e il Thomson. Forse si può aggiungere alle specie di Leptocheirns la Xenocheira fasciata di Haswell, (1880, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 272, t, 11, f . 6 ; e 1886, 1. e, voi. 10, p. 105, t. 16, f. 1-3). L'animale fu preso a Porto Jackson ; ma è descritto e figurato troppo imperfettamente, per potere rimanere come specie sicura. Z"ol. Station z. Neapel. Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 55. io « Sistematica. Anche Y Autonoe depressa, Goès, 1865 (Amphip. Spetsberg., p. 532, t. 41, f. 32) si potrebbe quasi bene mettere fra le specie del gen. Leptocheirus, se si sapesse con sicurezza in che condizione si trovano le antenne anteriori rispetto al flagello accessorio. Esiste, o no, il flagello accessorio? Il Goès dice: « Antennae supernae flagello appendiculari obsoleto »; imi il Boeck (Amphip. bor. arct., 151; e Skandin, Arkt. Amphip., p. 550) cambia, e as- serisce: « Antennae superiores flagello accessorio fere obsoleto ». Donde esce quel «fere?» Lo ha scritto il Goès, o ve l'ha aggiunto il Boeck, il quale, come pare evidente, descrive soltanto tenendo avanti la figura del Goès, e non già per 1' esame diretto dell' animale '. Similmente non mi sembra giustificato quello che fa il Boeck, quando si crede autorizzato a fondare sopra così debole base il n. g. Goesia. Qui debbo osservare che probabilmente il Boeck cita il Goès da un estratto diverso da quello che ho veduto io. L' esemplare del lavoro del Goès da me consultato porta solo il numero delle pagine corrispondenti agli Òfvers. af K. Vet. Akad. Forlì. Arg. 20, N.° 3. Gen. 2i'. Protomedeia, Kroyer, 1842. 1842. Protomedeia. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 154. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 159. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 575. 1855. Gammaropsis. 1855. Liljebokg, Vet. Akad. Handl. Stockholm, 1853, p. 443. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 160. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 580. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1092. 1856. Eurystheus. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist , (2) voi. 19, p. 143. 1862. Bate, Cat. Brit, Mus., p. 196. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 353. Corpo compresso, mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale composto di molti articoli ; con flagello ac- cessorio multiarticolato. — Antenne posteriori con flagello multiarticolato. Mandibole col palpo 3-articolato ; il 3.° articolo del palpo lungo, poco largo. — Lamine esterne del labbro inferiore a contorno anteriore intero. — Mascelle anteriori provvedute di lamina interna. Epimeri mediocri. Gnatopodi subchelati, gli anteriori minori dei posteriori. — Piedi toracici medi col 2.° articolo poco largo; col 5.° articolo normalmente sviluppato. — Piedi toracici del gruppo posteriore non molto diversi fra loro per lunghezza. Piedi addominali normali. Piedi codali medi e posteriori con due articoli. I due rami dei piedi codali posteriori lunghi. Telson intero. Fam. IV. Corofidi. — Protomedeia fasciata. 435 Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari; e in diversa dimora. Osservazioni. — Il gen. Protomedeia fu fondato dal Kroyer nel 1842, per comprendere una sola specie, la Pr. fasciata; ma dopo, dal Bate, quel nome ha ricevuto un significato molto elastico. Io credo utile di fondere col gen. Protomedeia il gen. « Gammaropsis » = Eiirystlirux, perchè non trovo nessun carattere preciso per fare una buona distinzione. Specie del genere Protomedi ia. senza setole fasciata pag. 435 Lamina interna delle mascelle anteriori con 2 setole. Gnato- / normale . . . maculata » 436 ' podi posteriori col 2.° articolo di lun- ghezza molto notevole . exsertipes » 440 o' Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1178) sopra un individuo mutilato ha fondato il nuovo genere Camacho, che dice avere qualche affinità col gen. Haplocheira, Haswell, so- prattutto per le mandibole e per i piedi codali posteriori. Veramente non pare che si possa esprimere nessun giudizio a questo proposito, perchè la mancanza della massima parte delle antenne anteriori non fa saper nulla circa alla lunghezza relativa del 3.° articolo del pe- duncolo, uè sulla presenza o mancanza del flagello accessorio. Similmente non si può nep- pure dire con certezza se si tratti davvero di un Corofide, perchè i piedi toracici del gruppo medio erano anch'essi mancanti. Tuttavia voglio far notare che se nel n. g. dello Stebbing le mandibole e i piedi codali posteriori somigliano all' Haplocheira, d'altra parte i gnatopodi sono molto diversi ed anche i piedi mascellari, e il 1." articolo del peduncolo delle antenne. Forse tutti questi organi ricordano un po' più le Airfonoe, o le Protomedeia. L' animale fu preso presso la Nuova Zelanda, alla profondità di 1100 fathoms. E una femmina. La specie, detta C. batltjipìous, è descritta a p. 1179 e figurata nella tav. 127. Sp. 47. Protomedeia fasciata, Kroyev, 1842. (Tav. 57, Figg-. G, 7). 1842. Protomedeia fasciata. 18511. Autonoe macronyx. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 154. 1859. Bruzemus, Skandin. Gammar., p. 29, t. 1, t'. 6. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 159. 18(55. Goés, Auiphip. Spetsberg., p. 531. t. 40, f. 31. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 576, t. 25, f. 1. 1802. Microdeutopus macronyx. 1884. Sfarre Schneider, TromsS Mus., 7 Aarsh., p. 124. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 167. 1855. Gammarus (Gammaropsis) macronyx. 1870. Protomedeia longimana. 1855. Liljeborg, OfV. Akad. Fò'rhandl. Stoekholm, 12 1870. Boeck, Amphip. bor. arct , p. 160. Arg, p. 125. 1*76. Boeck, Skandin. arkt. Amphip. p. 578, t. 25. 1855. LiiJEBORG,Vet. Akad. Handl. Stoekholm, 1853, p. 458. f. t; e t. 29, f. 5. Lunghezza 8-10 mm. Colore grigio, con fasce nere sul dorso. 436 Sistematica. Antenne anteriori con flagello accessorio composto di tre articoli. Lamina interna delle inascelle anteriori senza setole. Grnatopodi posteriori col carpo molto grosso, più lungo della mano. Telson breve. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Keoyee). — Spitzberg (Goès). — Coste scandinave: Skraaven, 10-20 Favne ; Aalesund (G. O. Saks, secondo Boeck); [Autonoe macronyx] « habitat oras occidentales a Finmarcbia usque ad promontorinm Kullen » (Bku- zelius); Tromso! ( Spakke Schneider). 18) Sp. 48. Protomedeia maculata (Jolmston, 1827-28) (Tav. 14, Figg. 20-40, Pm; e Tav. 57, Figg. 8-11). 1827- 1852. 1852. 1852. 1855. 1855. 1856. 28. Gammarus maculatus. 1859. * 1827-8. Johnston, Zool. Journ., voi. 3, p. 176. 1862. Bate, Cat. Brit., Mus., p. 223. 1862. 1862. Bate and "VVestwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 399. Gammarus hirsuticomis. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p.210. 1862. Gammarus emissitius. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 211. 1862. Dercothoe ? hirsuticomis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 972, t. 67, f. 2. 1870. Gammarus erythrophthahn us. 1855. Liljeborg, Òfvers. Akad. Forhandl. Stockholm, 12 Arg, p. 124. Gammarus ( Gammaropsìs) erythrophthahnus. 1882. 1855. Liljeborg, Vet. Akad. Handl. Stockholm 1853, p. 455. 1887, 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 226. Kit rystheus tridentatus. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1888. 1857. Bate, Anu. Mag. N. Hist , (2) voi. 19, p. 143. Autonoe erythrophthalma. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar , p. 27. Eurystheus erythrophthalmus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 196, t. 35, f. 7. 1862. Bate and AVestwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 354, con figg. Dercothoe ( Cerapus) emissitius. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 259, t. 44, f. 7. Dercothoe ( Cerapus) hirsuticomis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 260, t. 44, f. 9. Gammaropsìs erythrophthalmus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 161. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 581, t. 25, f. 6. Gain maropsis melanops. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. Ili, t. 6, t 5. Podocerus nanoides. 1887. Hansen, Malacostr. Groenl. oecid., p. t. 6, f. 4. Gammaropsìs maculata. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 131. 162, Lunghezza 5-6 mm. Colore del corpo pallido, gialliccio ; degli occhi rosso-cinabro. Antenne anteriori col 3.° articolo del flagello principale più lungo del 1.°; il flagello accessorio è composto di 6 articoli. La lamina interna delle mascelle anteriori è fornita di 2 setole. Nei gnatopodi posteriori il carpo è più breve della mano. Telson breve. Descrizione della femmina. — L' animale è quasi senza colore. Solo sui lati del tronco si vedono qui e là alcune piccole macchie nere, insieme ad altre giallo-citrine. Gli occhi sono grandi, di colore rosso-cinabro vivace. Le uova, poco numerose, sono di un bel roseo. Fara. IV. Corofidi. — Protomcdciu maculata. 437 L' aspetto generale del corpo è poco robusto. Il capo non si prolunga in rostro frontale, ma i lobi interantennali sono molto sporgenti. I segmenti del corpo si vanno allargando dal 1 .° del torace all' ultimo dell' addome ; quelli della coda differiscono poco fra loro, e presentano ciascuno qualche setola sul margine posteriore. Le antenne sono gracili, fornite di molte e lunghe setole. Per lunghezza sono fra loro quasi eguali, e raggiungono circa la metà della lunghezza del tronco. Il 3.° articolo delle antenne anteriori è più lungo del 1.°, il quale è poco ingrossato. — Il flagello principale è formato di una dozzina di articoli, piuttosto lunghi. — Il flagello secondario è lungo, e risulta di 5-6 articoli, di cui l' ultimo è molto breve, ma gli altri sono relativamente lunghi. Il peduncolo delle antenne posteriori è gracile. — Il flagello è lungo quanto gli ultimi due articoli del peduncolo presi insieme, e consta anch' esso, come il flagello principale delle antenne anteriori, di una dozzina di articoli tutti alquanto allungati. Il primo articolo del flagello non supera che di un terzo la lunghezza del secondo. Il 3.° articolo del palpo delle mandibole, lungo quanto il 2.°, ed anche di larghezza eguale, è mediocremente ampio, e termina con un margine arrotondato, dove sono inserite varie lunghe setole. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è piccola, e si assottiglia in una punta, dove sono inserite due setole molto minute. La lamina esterna porta spine relativamente poco forti. Il palpo è armato nell' estremo distale del 2.° articolo di brevi spine. La lamina interna dei piedi mascellari è armata nel suo estremo distale di spine odon- toidi. La lamina esterna giunge fino all' articolazione del 2° articolo col 3.° del palpo, e porta nel margine interno spine odontoidi degradanti. Il palpo ha il 4.° articolo cilindroide, terminato da forti spine. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero rettangolare, con gli angoli distali arrotondati ; il 2.° articolo angusto; il 4." breve; il carpo largo e lungo quanto la mano ; questa amid- daliforme, assottigliata verso 1' estremità distale ; 1' unghia mediocre. I gnatopodi posteriori sono fatti sul tipo degli anteriori, ma più robusti in tutte le loro parti. Il carpo è lungo meno della metà della mano; la quale ha un margine ùnguicolare con tre brevi processi, di cui uno corrisponde all' angolo prensile, ed è appena accennato, e gli altri due si trovano ad eguale distanza fra loro ed intermedi fra 1' angolo prensile e F estremo distale, e terminano in punta relativamente aguzza. L' unghia è mediocre. Nei piedi toracici medi il 2.° articolo e il 4.° sono relativamente non dilatati ; il 5.° è lungo poco meno del 4.°; il 6.° è mediocremente sviluppato; e l'unghia è incurvata, e relativamente breve. Tutti i piedi toracici del gruppo posteriore hanno il 2.° articolo largo per espansione della metà posteriore, ma la larghezza è maggiore nel 5.° paio di piedi toracici e va di- minuendo verso i piedi posteriori. Del resto i vari articoli si succedono nella maniera tipica; e 1' unghia pure prende uno sviluppo mediocre. Circa a lunghezza relativa il 7." paio di piedi toracici non è molto più lungo delle paia precedenti. 438 Sistematica. I piedi codali giungono tutti allo stesso livello, e tutti hanno i rami armati di spine, ma pure relativamente gracili e lunghi, 1' interno più dell' esterno. — Nei piedi codali po- steriori il ramo esterno è alquanto più lungo anche dell' articolo basilare ; invece il ramo esterno ne è alquanto più breve. II telson è quasi semicircolare, con due grosse spine sulla superficie superiore. Descrizione del Diaseli io. — Le differenze si limitano ai gnatopodi posteriori, i quali sono relativamente più grandi che nella femmina, e particolarmente hanno più voluminosa la mano, i cui tre processi del margine unguicolare diventano molto evidenti (Tav. 14, Fig. 35). In taluni maschi adulti tutte le appendici del corpo acquistano un' insolita robustezza, che a prima giunta può far credere ad una specie diversa. Sulla Tav. 14 (Figg. 28-31) ne ho figurato i gnatopodi, uno dei piedi toracici del 4.° paio, e uno di quelli del 5.° paio. Notevoli sono soprattutto nei gnatopodi posteriori le modificazioni del margine unguicolare, il quale perde, quasi interamente, i processi ; e nel 5.° paio di piedi toracici 1' allargamento del 2.° articolo e del 4.° Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! Riva di Posilipo, nel detrito di Posidonia. Non molto frequente. Mari stranieri : Coste britanniche : « Bezwick, among corallines, dredged from deep water » (Johnston, secondo Bate and AVestwood); Moray Fritli, Skye, Oxwich Bay, Glamorgan, Plymouth Sound (Bate and Westwood); Shetland! (Norman). — Coste scan- dinave: « fra Nordcap, hvor den er taget af R. Collett, til Bohuslan og Kullen, efter Lilljeborg og Bruzelius » (Boeck); Finmarchia (G. 0. Sars); Tromso! ( Sparre Schneider). — Groenlandia occidentale 200 Fv. (Hansen). — « Sooloo Archipelago, dredged in (51 „ fathoms water » (Dana). Osservazioni. — Il Bate diede il nuovo nome di Dercothoe {Cerapus) hirsuticornis alla Dercothoe ? hirsuticornis Dana, di cui riproduce la descrizione e parte delle figure. Così il Bate ha considerato come appartenente veramente al gen. Dercothoe quella specie sul cui genere il Dana, e ragionevolmente, avea qualche dubbio. Invece la presenza del flagello accessorio, e l' insieme delle altre parti del corpo — meno le parti boccali, non descritte e non disegnate — fanno considerare la specie del Dana come corrispondente alla Proto- medeia maculata. Il Sars vorrebbe distinguere la nuova sua specie « Gammaropsis melanops », che egli dice corrispondere a« G. ergthrophthalma Boeck, non Lilljeborg », per caratteri di varie parti che, come bene a proposito osserva lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 286), o sono notate dal Boeck e non dal Liljeborg, o viceversa. Circa al colore degli occhi che il Sars dice neri nella specie del Boeck, è da considerare che il colore nero è appunto quello che prende il pigmento roseo degli occhi di tutti i G ammarini, quando è sottoposto all' azione dell' alcool. Intanto lo Stebbing, pur dubitando del valore delle opposizioni del Saks all' identificazione della specie del Boeck con quella del Liljeborg, finisce per credere anch' egli alla differenza fra le due specie, come si può argomentare dalle sue parole ( 1. e, Fani. IV. Corofidi. — Protomedeia maculata. 439 p. 286 ) : « A point wliich Saks does not mention is that in Boeck 's species the fourtli pleon-aegment lias, on the middle of the hinder rim, two small teeth, whereas Lilljeborg expressely says: annuii abdominia supra sine aculeis ». Negl'individui di Napoli, corri- spondenti per tutti gli altri caratteri interamente alla specie del Saks e del Boeck, mancano pure questi due denti del margine posteriore del 1.° anello codale. Ma se l' animale si guarda di profilo, siccome appunto fa il Boeck, nella sua fig. 6 della tav. 25, si vedi un' apparenza di denti, dipendente dallo sporgere indietro del margine posteriore traspa- rente dei varii articoli in generale, e del 1.° codale in particolare, sporgente ed embricato su' segmenti posteriori. Del resto ho veduto io stesso degli esemplari di « Gammaropsis mela- nops » , che quasi si potrebbero dire tipici, poiché provenienti da Tromso, e dovuti alla cortesia dello Sparre Schneider, il quale, secondo il Sars, ha pure raccolto questa specie nella Finmarchia. Ora il confronto fra gì' individui di Napoli e quelli di Tromso non mi ha presentato nessuna differenza. E gli aculei, che il Boeck disegna e lo Stebbing ricorda, son dovuti in essi come negli esemplari di Napoli alla trasparenza del margine posteriore dell' arco dorsale corrispondente. Forse sono sinonimi della Protomedeia maculata, o ne differiscono poco, anche i seguenti : 1862. Eurystheus bispinimanus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 107, t. 35, f. 8. " 1862. Bate and Westwood. Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 3ó7, con fìgg. 1877. Autonoe karmoensis, « Boeck mss. ». 1877. Meinert, Naturhist, Tidsskr., (3) voi. 11, p. 151. 1887. Eurysth&us hirsutus. 1887. Giles, Jouin. Asiat. Soc. Bengal, voi. 56, part 2, p. 227, t. 8. Dell' Eurysiheus bispinimanus il Bate figura un individuo incompleto, senza antenne. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1535) dice che la figura del Bate rappresenta forse una femmina ; ma io credo piuttosto che sia essa pure quella di un maschio, giacché il margine unguicolare dello gnatopodo posteriore figurato a parte non ha due spine, come vorrebbe dire il nome specifico, ma tre, e bene sviluppate. In quanto all' Autonoe karmoensis il Meinert riferisce soltanto che con questo nome è segnato un cartellino per un Gammarino preso a Nyborg, e che egli ha riconosciuto essere il « Gammaropsis erythrophtlialmus ». La n. s., a cui il Giles diede il nome di Eurystheus hirsutus, e che lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1643) cambia in Gammaropsis hirsuta, fu fondata sopra un esemplare unico, trovato pelagico nella baia di Bengala, lungo 4 nini., trasparente, quasi incolore, con qualche macchia rossa. Il Giles figura solo l' animale intero, in cui sono notevoli soprattutto i molti peli, che coprono i piedi toracici. Nelle antenne anteriori il 1." articolo del peduncolo è minore del 2.°, e di lunghezza eguale al 3.° Il flagello accessorio è 5-articolato. Il flagello principale è più breve del peduncolo in ambedue le paia di antenne, ma molto più nelle posteriori. — I piedi codali posteriori sono molto brevi. iiA Sistematica. Sp. 49. Protomedeia exsertipes (Stebbing, 1888). ( Tav. 57, Fig. 12 ). 1888v Gammaropsis exsertipes. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1093, t. 112. Lunghezza 10 mm. Antenne anteriori col 3.° articolo del peduncolo più lungo del 1.°; flagello accessorio composto di 4 articoli. Lamina interna delle mascelle anteriori fornita di 2 setole. Nei gnatopodi posteriori il 2.° articolo è molto dilatato ; il carpo è più breve della mano. Il telson è allungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen. Osservazioni. — La dilatazione del 2.° articolo dei gnatopodi posteriori è maggiore nel maschio. Nel telson, verso la parte posteriore di ciascuno dei margini laterali, si tro- vano per ciascun lato moltissime piccole spine disposte in gruppo. Non mi sembrano abbastanza sicure le seguenti specie : Protomedeia afra (Stebbing, 1888). 1888. Gammaropsis afra. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1097, t. 113. 1888. Gammaropsis thomsoni. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1103, t. 115. Lunghezza 7 mm. Lamina interna delle mascelle anteriori con molte setole. Del resto come nella Protomedeia maculata. Distribuzione geografica e Dimora. — Presso il capo Agulhas, al sud dell' Africa, 150 fathoms, fondo sabbia verde (Stebbing). — Presso la Nuova Zelanda, 1100 fathoms, fango turchino ( Stebbing ). Osservazioni. — Di ambedue queste specie, che a me sembrano coincidere, è nota soltanto la femmina, per la quale, meno il diverso numero delle setole nella lamina interna delle mascelle anteriori, io non so vedere altri caratteri distintivi. Ad ogni modo, fino a che non si conosce qualche cosa di più di questi animali, è meglio lasciare la specie fra le dubbie, soprattutto tenendo conto del fatto che di ciascuna delle due sue nuove specie lo Stebbing non ha avuto ad esaminare che un solo individuo. Fani. IV. Corofidi. — Specie incerte di Protomedeia. 44 j Protomedeia atlantica (Stebbing, 1888). 1888. Gammaropsis atlantica. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1101, t. 114. Lunghezza 7 miri. (Lamina interna delle mascelle anteriori con molte setole?). Mano dei gnatopodi posteriori della femmina larga, coli' angolo prensile prolungato. Del resto come nella Protomedeia maculata. Distribuzione geografica e Dimora. — Atlantico, Isole Capo Verde, (jn individuo, femmina ( Stebbing). Osservazioni. — Lo Stebbing enumera alcune piccole differenze che farebbero distinguere questa specie dalla Gammaropsis afra. A me pare ohe il principale carattere della Proto- medeia atlantica, se essa è una buona specie, stia nel prolungamento dell' angolo prensile dei gnatopodi posteriori. Non è figurata la mascella anteriore; né è detto espressamente se le setole sulla lamina interna siano 2 o più. Probabilmente appartengono anche al gen. Protomedeia i seguenti Gammarini, di cui nondimeno le descrizioni e le figure sono molto incomplete, né si sa se abbiano glandole nei piedi toracici medi. Paranaenia dentifera (Haswell, 1880) Chilton, 1884. 1880. Moera dentifera. 1884. Paranaenia typiea. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1884. Chilton, Trans. N. Zealaud Inst., voi. 16, p. 332, t. 20, f. 4. p. 259, t. 19, f. 1. 1884. Paranaenia dentifera. 1884. Paranaenia longimanus. 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, p. 260, t. 21, f. 2. p. 261, t. 20, f. 2. Lunghezza 10 mm. Colore verde chiaro-oliva, con piccole macchie nere. Antenne di lunghezza subeguale. — Antenne anteriori col 3.° articolo del peduncolo prolungato. 3.° articolo del palpo mandibolare breve, arrotondato. Gnatopodi posteriori coli' angolo prensile prolungato in processo spiniforme. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste d'Australia: « Clark Island, Port Jackson ; among sea-weed » (Haswell). — Coste di Nuova Zelanda: Lyttelton Harbour ( Chilton ). Osservazioni. — Veramente il Chilton descrive delle sue due n. s. (P. typiea e longimanus) così il maschio come la femmina. Ma, intanto, a proposito della P. dentifera dice (p. 261): Zool. Station z. Neapel, Fauna iind Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 56- 442 Sistematica. « This species so closely resembles the pi-eceding one in everything but the second gnatlio- poda that it must be placed in the sanie genus » . E più oltre : « I do not know the female of this species as sueh. It probably would be almost indistinguishable from that of Pavana enia ti/pica ». Se a ciò si aggiungano ancora le differenze di statura ( che nella P. denti/era e nella P. longimanus misura '. di pollice, e nella P. ti/pica soltanto ' „ ) ed inoltre l'abita- zione comune ( Lyttelton Harbour ), si vedrà che non si può far a meno di sospettare che si tratti molto probabilmente di forme diverse, per età o per sviluppo sessuale, della stessa specie. Harmonia crassipes (Haswell, 1880). 1880. Harmomia crassipes. 1880. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 330, t. 19, f. 3. 1883. Chilton, Trans. N. Zealand Inst, voi. 15, p. 82, t. 2, f. 5. 1886. Harmonia crassipes. ISSÒ. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 106, t. Iti, f. 9. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col 3.° articolo del peduncolo breve. Distribuzione geografica e Pianini. — Coste d'Australia: Clark Island, Port Jackson (Haswell). — Coste di Nuova Zelanda: Lyttelton Harbour, Timaru (Chilton). Gen. 23. Podocerus, Leach, 1*14. 1814. Podocerus. 1814. Jassa. * 1814. Leach, Edinburgh Eucycl., voi. 7, App., p. 433. * 1814. Leach, Edinburgh Eucycl., voi. 7, Appendix, 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 361. p. 433. 1825. Desmabest, Consid. Crust., p. 269. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, 1830. Edwaeds, Annales Se. Nat, (1) voi. 20, p. 384. p. 361. 1840. Edwaeds, Hist. Crust., voi. 3, p. 63. 1825. Desmaeest, Consid. Crust., p. 269. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8. 1859. Beuzelius, Skandin. Gammar., p. 18. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 832. 1852. Cratophium. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 148. 1852. Dana, U. S. Exped., pp. 832 e 840. 1859. Beuzelius, Skandin. Gammar.. p. 20. 1870. Janassa. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 252. 1S70. Boeck, Amphip. bor. aret, p. 169. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust,, 1376. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 608. voi. 1, p. 434. 1880 Wywillea. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret, p. 166. lg8a Haswell> Proc. Lian. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 599. oo^ 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1129. Corpo compresso, robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale breve, composto di pochi articoli ; con flagello accessorio I-articolato. — Antenne posteriori con flagello di pochi articoli, per lo più 3-ar- ticolato (il 1.° articolo assai più lungo degli altri due presi insieme). Mandibola col palpo 3-articolato ; il 3.° articolo del palpo breve e largo. — Lamine esterne del labbro inferiore col contorno anteriore intero. — Mascelle anteriori fornite di lamina interna (senza setole). Fam. IV. Corofidi. — Podocerus tuberculatus. 443 Epimeri piccoli. — Gnatopodi subchelati, gli anteriori minori dei posteriori. - Piedi toracici medi col 2.° articolo non dilatato; col 5.° articolo breve (ma non rudimentale). Piedi addominali col peduncolo e co' rami normali. Piedi codali medi e posteriori forniti di due rami; i rami dei piedi codali posteriori molto brevi. Telson intero. Osservazioni. — Stando ai nomi pubblicati le specie di Podocerus sarebbero molto numerose; ma a me paiono sicure soltanto le seguenti, che riunisco in parte sotto il genere Podocerus propriamente detto, e in parte sotto i generi affini Tschyrocerus e Podoceropsis. Questi tre generi, e il gen. Protomedeia, potrebbero riunirsi insieme sotto il nome di Podo- ceridi, o, forse meglio, aggrupparsi nell' unico genere Podocerus. Specie del genere Podoct rus. Mano grossa . non è prolungato . Nei gnatopodi posteriori del maschio adulto 1' angolo prensile della mano Mano sottile è molto prolungato. Il mar- gine unguieolare è. ///A, rculat US pag. 443 lllll/lli/n s » 444 falcatus » 445 intero dentato . . . ocins » 448 Sp. 50. Fodocerus tuberculatus. Hook, 1882. (Tav. 57, Fig. 17). 1882. Podocerus tuberculatus. 1SS2. Hobk, Crust. Willem Barents, p. 64, t. 3, f. 32 1888. Podocerus hoeki. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1136, t. 120. Lunghezza 5 mm. Nel maschio adulto (?) la mano dei gnatopodi posteriori è grossa, ma non ha l'an- golo prensile prolungato in un processo speciale. Distribuzione geografica e Dimora. — Lat. 71° 23' N; long. 49° 38' 0, profondità G7 Faden (Hoek). — « Off New Zealand, lat. 40° 28' S, long. 177° 43' E, depth 1100 fathoms, bottoni blue mud » (Stebbing). Osservazioni. — Questa specie, descritta sopra pochissimi individui (1 dell' Hoek e 2 dello Stebbing), non è abbastanza sicura. Secondo lo Stebbing il Gammarino dragato dal « Chal- lenger » ha 1' unghia dei gnatopodi col margine concavo denticulato. Inoltre, se la condi- zione del margine unguieolare dei gnatopodi posteriori fosse certa e costante, il P. hoeki potrebbe costituire anche per questo una buona specie, perchè in esso il margine suddetto è ondulato nel maschio, non seghettato, come nel P. tuberculatus. 444 Sistematica. Sp. 51. Podocerus anguipes (Kroyer, 1838) Bruzelius, 1859. (Tav. 57, Fig. 18). 1838. Ischyrocerus angvipes. 1838. Kroyer, Grónlands Amphip., p. 283, t. 3, f. 11. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 5fi. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 162. 1859. Podocerus anguipes. 1859. Bruzelius, Skandin. Gamrnar., p. 21. 1865. GoÉs, Amphip. Spetsberg., p. 532. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 167. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 378, t. 13, f. 2, e t. 14, t. 27, f. 5 e 6. 1876. Boeck, Skaodiu. arkt. Amphip., p. 603. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., Aarsh. 7, p. 128. 1862. Podocerus cylindricus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 256, t. 44, f. 4. 1880. Wywillea ìongimanus. 1880. Haswell, Pi-oc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 337, t. 22, f. 7. 1884. Podocerus ìongimanus. 1884. Chilton, Trans. N. Ze.aland Inst., voi. 16, p. 255, t. 17, f. 2. Lunghezza 10-13 min. Colore gialletto, variegato di rosso. Nel maschio adulto la mano dei gnatopodi posteriori è molto allungata e sottile, col- F angolo prensile non prolungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave ( Bruzelius, Liljeborg ecc. ). — Spitzber»- (Goès). — Groenlandia e Islanda (Torell). — Coste orientali dell'America Settentrionale: Grand Manan (Stimpson). — Australia, Porto Jackson (Haswell). — Nuova Zelanda, Lyttelton Harbour ( Chilton ). Osservazioni. — Altri sinonimi assegnati a questa specie sono i seguenti, che a me paiono troppo incerti : 1. Podocerus cylindricus, Say, 1817 (Journ. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 387) riportato anche in Edwards, Hist. Crust,, voi. 3, p. 64. Il Kirk (Trans. N. Zealand Inst., voi. 11, 1878, p. 402) cita pure sotto questo nome un Gammarino, che il Chilton riferisce al P. ìongimanus. 2. Gammur/is Zebra, Rathkc, 1843 (Fauna Norweg., p. 74, t. 3, f. 4). E una femmina. Il Liljeborg mise questa specie prima (Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 1851) nel gen. Ischyrocerus, e poi (1855, 1. e) nel gen. Podocerus. 3. Ischyrocerus minutus, Liljeborg, 1851 (Vet, Akad. Handl. 1850, p. 335; e 1855, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, p. 128). 4. Cerapus fucicola, Stimpson 1854 (Invert. Grand Manan, p. 48, t. 3, f. 34). Fani. IV. Corofidi. - Podocerus falcatus. 445 (19) Sp. 52. Podocerus falcatus (Montagu, L808) Bate, L862. (Tav. 14, Figg. 1-10, Pv; e Tav. 57, Figg. 13-16). 1808. Cancer Gammarus falcatus. 1808. Montagu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9, p. 100, t. 5, f. 2. 1812. Astacus falcatus. * 1812. Pennant, Brit. Zool. 1811. Podocerus oariegatus. * 1814-15. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 433. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 361. * 1816. Leach, Suppl. Encycl., p. 426. 1830. Edward», Annalea Se. Nat, (1) voi. 20, p. 384. 1836-49. Edwards, Kègne Anim. Cuvier, 3.e édit., Crust., t. 61, f. 4. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 63. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 254, t. 43, f. IO. 1862. Bate and Westwood, Brit. scss. ey. Crust., voi. 1, p. 439, con figg. 1814-15. Jassa falcata. * 1814-15. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 433. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 361. 1814-15. Jassa pelagica. * 1814 15. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 433. 1814. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 361. 1829-1844. Gcérin Méneville, Iconogr. Règne Anim. Cuvier. t. 27, f. 3. 1836-49. Edwards, Règne Anim. Cuvier, 3.e édit, Crust., t. 61, f. 2. 1814-15. Jassa pulchella. * 1814 -15. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 433. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 361. 1836-49. Edwards, Règne Anim. Cuvier, 3.e édit., Crust., t. 61, f. 3. 183U Podocerus pulchellus. 1S30. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 384. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 64. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 253, t. 43, f. 8. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 436, con figg. 1840. Gerapus pelagicus. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 61. 1843. Podocerus capillatus. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 89, t. 4, f. 8. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 255, t. 44, f. 3. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 442, con figg. 1843. Podocerus calcaratus. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 91, t. 4, f. 9. 1859. Bruzemus, Skandin. Gammar., p. 22. 1847. Gerapus falcatus. 1847. Thompson, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 20, p. 244 1851. Ischyrocerus calcaratus. * 1851. Liueborg, Ofv. Vet. Akad. Fòrhandl. Stockholm. 1852. Cratophium validum. 1852. Dana, U. S. Exped., p. ali, t. 56, f. -'. 1852. Gammarus orientalis. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se. voi. 2. 1852. Cratophium orientale. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 843, t. 56, f. 3. 1859. Jassa capi! lata. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 19. 1862. Podocerus raiidus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 253, t. 43, f. 9. 1888. Stebbins Rep. Challenger, p. 1135, t. 138, B. 1862. Podocerus falcatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 255, t. 44, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 445, con figg. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 168. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 605, t. 27, f. 4 e 7 ; e t. 28, f. 2. 1879. Hoek, Carcinol., p. 120, t. a, f. 13-15; e t 9, f. 1-3. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 151, t. 13, f. 44. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 228. 1862. Podocerus pelagicus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 255, t. 44, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 447, con figg. 1862. Podocerus orientalis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 258, t 44, f. 6. 1866. Podocerus monodon. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 45, t. 4, f. 4 e 5. 1870. Janassa carie fiata. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 170. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 60^, t. 28, f. 1; e t. 29, f. 2. 1872. Podocerus californicus. 1872. Boeck, Califoin. Amphip., p. 41 e 19, t. 1, f. 6. 1880. Podocerus australis. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 338, t 21, f. 8. 1884. Mikrs, Alcrt, p. 319. 1882. Podocerus minutus. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust, p. 112, t 6. f. 6. 1888. Podocerus iinjrns. 1888. Pfeffer, Krebse S. Georgicn, p. 131, t. 3, f. 1. 1891. Podocerus cumbrensis. 1891. Stebbing and Robertson, Trans. Z. Soc. Lon- don, Voi. 13. p. 38, t. 0, B. il,- Sistematica. Lunghezza 8-10 mm. Nel maschio adulto la mano è molto grossa, ed ha 1' angolo prensile molto prolungato. 11 margine unguicolare è intero. Descrizione della femmina. — Il colore è giallo-sudicio, variegato di macchie bruno- nericce. L' aspetto generale è molto robusto, con le antenne assai più brevi del corpo. Le antenne anteriori sono più brevi delle posteriori, così che appena giungono alla lunghezza del peduncolo di queste. Del resto nel loro peduncolo il 1." articolo è più grosso degli altri due, ma nello stesso tempo è anche il più breve, perche il 3.° lo supera quasi della quinta parte. — Il flagello principale è lungo circa la terza parte del peduncolo; conta 0 articoli, di cui il primo ha una lunghezza pari a quasi tutti gli altri articoli presi insieme. — Il flagello accessorio è rudimentale, formato da un piccolo e sottile cilindretto. Le antenne posteriori sono costituite quasi interamente dal peduncolo, in cui il 3." ar- ticolo ha lunghezza pari alla larghezza; il 4.° articolo è più breve del 5.°, ma più grosso, soprattutto verso 1' estremo distale; ed il 5.° è cilindrico. — Il flagello è composto di '3 soli articoli molto inuguali fra loro per lunghezza, perchè il 1.° è lungo la meta del 5.° articolo del peduncolo, il 2.° è minore dell' ottava parte, e 1' ultimo è affatto rudimentale. — All'estremità del 1.° e del 2.° articolo è impiantato un forte uncino; il 3.° ne ha due. Il labbro superiore è di mediocre grandezza, con leggiera insenatura nel mezzo del margine distale. Dall' estremo anteriore parte un piccolo epistema. Il corpo delle mandibole è bene sviluppato in tutte le sue parti, ma è piccolo rela- tivamente al palpo, il quale prende enormi proporzioni, e si fa notare pel 2." articolo di- latato, e pel 3.° breve e coli' estremo semicircolare armato di molte lunghe setole. Le mascelle anteriori presentano la lamina interna piccola e senza setole. La lamina esterna è pur breve, con spine non molto robuste ; e il palpo ha il 2." articolo alquanto dilatato verso 1' estremo distale, dove sono impiantate varie grosse spine. Le mascelle posteriori hanno la lamina interna più angusta e più breve dell' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna non porta spine, e 1' esterna, che giunge ai - 3 del 2.° articolo del palpo, porta nel margine interno delle spine molto deboli; il palpo ha il 3.° articolo gonfio verso 1' estremo distale, e il 4.° articolo cilindro-conico. L' epimero dei gnatopodi anteriori è romboidale con gli angoli arrotondati ; il 2.° articolo si allarga nella metà distale, dove l'angolo anteriore si dilata in un lobo speciale; i tre articoli seguenti son tutti brevi ; la mano è amiddaliforme, non molto gonfia, con varie spine prensili; l'unghia è mediocre. I gnatopodi posteriori, assai maggiori degli anteriori, hanno 1' epimero subtriangolare, coli' apice anteriore poco allungato ; il 2.° articolo dilatato nella metà distale ; il carpo bre- vissimo; la mano molto grande, amiddaliforme, col margine unguicolare rialzato nel mezzo da un dente, il quale, insieme all' angolo prensile molto sviluppato, riesce di valido aiuto a dare all' organo la, proprietà di servire come organo prensile, (piando contro di essa venga stretta la preda dall' unghia, che è molto grossa. Fani. IV, Corofidi. — Podocerus f'alcatus. 447 I piedi toracici inerii sono brevi e tozzi ; ma 1' epìmero è mediocre, di forma romboidale, irregolare, con gli angoli arrotondati. Il 2.° articolo è dilatato all' estremo distale, il quale allunga pure il suo angolo posteriore in un largo lobo, munito di setole ; il 4.° è aneli' esso largo, per espansione del lato postero-distale; molto breve il 5.° articolo; poco sviluppato e tozzo il ti.", col margine posteriore convesso; l'unghia breve e debole. I piedi toracici del gruppo posteriore sono di forme e dimensioni presso a poco eguali. Tutti sono relativamente brevi, ed hanno il 2." articolo poco dilatato; largo il 4."; breve il 5.°, e robusto il fi." Anche 1' unghia è valida. Fra i piedi codali i medi sporgono poco più degli altri. Negli anteriori e nei medi i rami, armati di brevi e forti spine, sono di lunghezza inuguale (perchè l'esterno è più breve dell' interno) e raggiungono appena la lunghezza del peduncolo, come nei piedi codali medi, ovvero ne sono anche minori. — In (pianto poi ai piedi codali posteriori essi differiscono dagli altri, perchè hanno il peduncolo molto lungo, e i rami brevissimi, lunghi meno della metà di quelli. I rami sono validi, con forti e brevi spine. II telson è brevissimo, cordiforme, con 1' apice molto aguzzo. Descrizione del maschio. — Le modificazioni che il giovine maschio subisce durante il suo sviluppo si riducono quasi esclusivamente ai gnatopodi posteriori ( anzi più che ad altro alla forma ed alle dimensioni della mano e dell'unghia); ma pure son tali, che ben si prestano a far credere, a chi non abbia molto materiale di confronto, che si tratti di diverse specie. Aggiungasi ancora, che in questa specie i maschi, o per lesioni derivanti da muda avvenuta in condizioni infelici, ovvero per ferite ricevute, abbastanza sovente si presentano con le loro chele deformi. Nelle Figg. 13-16 della Tav. 57 sono disegnate appunto alcune di (pieste forme, che possono servire a dare un'idea delle varie differenze. Nel maschio adulto la mano diventa molto voluminosa, e prolunga il suo angolo prensile in un pro- cesso digitiforme molto considerevole (Tav. 14, Fig. 3). Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari, nelle acque dei porti. Osservazioni. — Il Costa non cita questa specie, che pure è comunissima, a quanto liare, nei porti delle coste di Europa bagnate dall'Atlantico. Io pure a Napoli l'ho avuta una sola volta, e precisamente dal porto militare, dove fu raccolta fra i materiali presi nel ripulire la chiglia di una nave. Pare quindi che il P. falcatus sia per la fauna del Golfo di Napoli soltanto una specie avventizia, la quale, quantunque possa giungere viva nelle nostre acque, pure non arrivi a stabilirvisi permanentemente. Il Podocerus frequens, Chilton, 1883 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 15, p. 85, t. 3, f. 2), per la forma del flagello delle antenne così anteriori come posteriori, mi sembra che somigli non ad un vero Podocerus, ma ad un Iscìnjrocerus, od anche alla Protomedcia macu- lata. Ma a quest' ultima diagnosi si oppone soprattutto la forma del processo prensile dei gnatopodi posteriori del maschio, disegnata nella fig. 2, b, per la quale il P. frequens si avvicina al P. falcatus. Del resto a me pare che la specie aspetti conferma, che deve essere data particolarmente dall' esame delle parti boccali. 44S Sistematica. Forse, tenendo conto della figura, dei gnatopodi posteriori, è un sinonimo della specie precedente anche il Pudocerus latipes, Cliilton, 1884 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 1G, p. 258, t. 19, f. 2). Il nome di latipes gli viene dai piedi toracici del 6.° paio, i cui articoli sono quasi tutti molto dilatati. (SO; Sp. 53. Podocerus ocius, Bate, 1862. (Tav. 14, Figg. 11-27, Po). 1862. Pudocerus ocius. 1862. Bate, Cat. Biit. Mus., p. 257, t. 44, f. 5. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 450, con figg. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 45. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 154, t. 13, f. 43. 18*18. Podocerus dentex. 1868. Czerniawskv, Zoogr. Pontica, p. 100, t. 6, f 35. Lunghezza 3-5 mm. Nel maschio adulto la mano ha l' angolo prensile prolungato in uno speciale processo, e il margine unguicolare dentato. Il colore è gialletto pallido. L' aspetto poco robusto in confronto della specie precedente. Nelle antenne anteriori il flagello principale conta 4 articoli, di cui il primo non dif- ferisce molto dai seguenti. Tutto il flagello nell' insieme è lungo quanto il 3." articolo del peduncolo. Le atitenne posteriori sono assai meno valide che nel P. falcatus, e specialmente sono poco ingrossati il 3.° e 4.° articolo del peduncolo. — Il flagello ha tre articoli, di cui il primo più grande degli altri due presi insieme, e 1' ultimo armato di due spine curve ad uncino. I gnatopodi anteriori hanno la mano amiddaliforme, ma piuttosto assottigliata verso 1' estremo distale. Nei gnatopodi posteriori V epimero è quasi ellittico ; il 2." articolo si va dilatando verso 1' estremo distale, dove 1' angolo anteriore si prolunga anche in un lobo ; la mano è grande, col margine unguicolare, che presenta, oltre all' angolo prensile mediocremente al- lungato, .pure altri due processi, di cui quello più vicino all' angolo prensile è semplice, e 1' altro ha il margine distale suddiviso in molti dentini ottusi. L' unghia è grande. I piedi toracici medi hanno il 2.° articolo molto largo : il 4.° è poco più dilatato degli altri seguenti; il 5.° non è molto più breve del 6.°; l'unghia è mediocremente sviluppata. I piedi toracici del gruppo posteriore si somigliano per forma; ma quelli del 7.° paio sono alquanto più lunghi degli altri, più che nella specie precedente, e sono relativamente gracili, col 2.° articolo mediocremente dilatato. I piedi codali anteriori e medi hanno i rami inuguali fra loro, tutti più brevi del pedun- colo. L'articolo basilare dei piedi codali posteriori è grosso; nondimeno si va assottigliando Fani. IV. Corofidi. — Ischyrocerus. 441) verso la parte posteriore, dove porta i due rami, che sono relativamente molto piccoli, sì clic sembrano appena come due tubercoli, di cui 1' esterno ha il margine interno concavo, e l'esterno ha ambedue i margini laterali convessi. Non esistono spine su' margini laterali dei rami; ma una è impiantata sull'estremo distale di ognuna delle appendici. 11 telson è triangolare, allungato, co' margini laterali convessi, e con due forti setole sulla superficie superiore, poco lontane dalla punta. Descrizione del maschio. — Nei gnatopodi posteriori (Tav. 14, Fig. 18) la mano prende uno sviluppo maggiore in tutte le sue parti, e specialmente nel processo dell'angolo pren- sile e neir unghia. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! nella sabbia fina, alla pro- fondità di 10-12 m., innanzi alla Stazione Zoologica; Lesina (Heller ); Trieste (Nebeski); Mar Nero ( Czerniawsky ). Mari stranieri. Coste britanniche: Ilfracombe (Gosse, secondo Bate and Westwood). Osservazioni. — A Napoli pare molto raro, almeno a giudicare dal fatto che l'ho otte- nuto una volta sola, quantunque in un certo numero d' individui. • ion. 24. Ischyrocerus, KrSyer, 1838. 1838. Ischyrocerus. 1838. Kiìòvee, Grdnlands Amfip., p. 2s7. 1840. Edwauds, Ilist. Crust., voi. 3, p. 55. 1812. Keoyer, Naturhiat. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 162. 1851. Lil.jeboro, Vet. Akad. Handl., 1850, p. 335. 1851. Liljehorc, Ofvers. Vet. Akad. Forhandl., voi. 8. 1855. Lii.jeborg, Ofvers. Vet. Akad. Forhandl., voi. 12, p. 128. Corpo compresso, mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale multiariicolato; con flagello accessorio I-ar- ticolato. — Antenne posteriori con flagello multiartieolato. Mandibole col palpo 3-articolato ; il o.° articolo del palpo lungo e poco largo. — Lamine esterne del labbro inferiore col contorno anteriore intero. Epimeri brevi. — Gnatopodi subchelati, gli anteriori minori dei posteriori. — Piedi toracici medi col 2.° articolo non dilatato, col 5.° articolo normalmente sviluppato. — Piedi toracici del gruppo posteriore non molto diversi fra loro per lunghezza. Piedi addominali col peduncolo e co' rami normali. Piedi codali medi e posteriori con due rami. — Rami dei piedi codali posteriori molto brevi. Telson intero. Osservazioni. — Questo genere si avvicina molto ai veri Podoeerus per la brevità dei rami dei piedi codali posteriori ; ma ne differisce per le antenne, e pel palpo mandibolare, Zool. Station z. Neapel, Fauna inni Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 57. 450 Sistematica. pei* cui conviene dappiù con le Protomedeia. Il Kkoyek lo fondò per comprendere la specie I. angvipes, che deve appartenere definitivamente al genere Podocerus, propriamente detto, per avere il 3.° articolo del palpo mandibolare breve e molto largo. Più tardi lo stesso Kkoyek aggiunse una seconda specie, cioè I. latipes, di cui nondimeno non diede figura. Ma il Boeck invece rappresentò abbastanza minutamente le varie parti di questa specie, nella quale il palpo delle mandibole ha il 3.° articolo più lungo che largo. Trovandosi nella stessa condizione anche il Podocerus tristanensis, Stebbing, ho creduto bene di riunire in- sieme le due specie sotto il nome generico Ischyrocerus, che ricorda quello prima creato dal Kròyek. Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori Specie del genere Ischyrocerus. regolare, convesso .... latipes pag. 450 irregolare, con un grosso dente tristanensis » 450 Sp. 54. Ischyrocerus latipes, Kròyer, 1842. (Tav. 57, Fig. 19). 1842. Ischyrocerus latipes. 1842. Kboyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 162. 1862. Podocerus latipes. 1862. Hate, Cat. Brit. Mus., p. 257. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 167. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 600, t. 29, f. 1. Lunghezza 14-15 mm. Mano dei gnatopodi posteriori del maschio amiddaliforme, subchelata, col margine un- guicolare convesso, regolare, inerme. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia meridionale (Holboll, secondo Kroyer). Sp. 55. Ischyrocerus tristanensis (Stebbing, 1888). (Tav. 57, Fig. 20). 1888. Podocerus tristanensis. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1141, t. 121. Lunghezza 2-3 mm. Mano dei gnatopodi posteriori del maschio rigonfia, ma non perfettamente amiddaloide. Il margine unguicolare è irregolare, armato di un grosso dente, che è situato poco lontano dall' inserzione dell' unghia. L' angolo distale è alquanto prolungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Tristan da Cunha, 110 fathoms (Stebbing). Pam. IV. Corofidi. — Ischyrocerus tristanensis. 451 Molto affine al gen. Ischyrocerus è il gen. Paradrijope, fondato dallo Stebbing, nel 1888, sopra un solo individuo, di cui si è formata la specie P. orguion (Rep. Challenger, p. 1151, t. 123). Ma questa, se pur non è avvenuto uno scambio fra i gnatopodi delle due paia, sarebbe invece un Microdeutopide, perdio i gnatopodi posteriori sono assai più piccoli degli anteriori. Inoltre il o.° articolo del palpo mandibolare è molto sottile e lungo, così che la lunghezza comprende quattro volte la larghezza. L' individuo fu preso nel Pacifico setten- trionale, alla profondità di 2300 fathoms. Gen. 25. Podoceropsis, Boeck, 1860. 1860. Podoceropsis. 1860. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip., p. 666. (Trad. in: Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 3, p. 411). 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 162. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 583. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1108. 1862. Naenia. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 271. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 471. 1870. Xenoclea. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 154. 187(5. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 561. Corpo compresso, mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello principale multiarticolato ; con flagello accessorio com- posto di 1 solo articolo. — Antenne posteriori col flagello multiarticolato. Mandibola col palpo 3-articolato ; il 3.° articolo del palpo molto più lungo che largo, non acuminato. — Lamine esterne del labbro inferiore col contorno anteriore intero. — Mascelle anteriori fornite di lamina interna. Epimeri piccoli. — Gnatopodi subchelati, gli anteriori più piccoli dei posteriori. — Piedi toracici medi col 2.° articolo poco dilatato; col 5.° articolo normalmente sviluppato. Piedi addominali col peduncolo e co' rami normali. Piedi codali medi e posteriori con 2 rami ; i rami dei piedi codali posteriori lunghi. Telson intero. Osservazioni. — Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1108) sospetta che il gen. Megamphopus, Norman, 1869 (Last Rep. Shetland, p. 282) sia forse da fondere col gen. Podoceropsis. Converrebbe in questa diagnosi la forma delle antenne anteriori con la probabilità della presenza di un flagello accessorio « very minute » . La singolarità del genere consisterebbe intanto nella grandezza dei gnatopodi anteriori. L' unica specie fu detta M. cornutus, perchè il 1.° segmento del torace è prolungato così dalla parte anteriore, come dalla posteriore, da ciascun lato, in un notevole processo in forma di corno. — La presenza di un flagello accessorio nelle antenne anteriori è un carattere aggiunto dallo Stebbing nella diagnosi del gen. Podoceropsis. 452 Sistematica. Specie del gen. Podoceropsis. Nei gnatopodi posteriori l' unghia batte contro il margino unguicolare . . . Sophiae pag. 452 — contro la superficie interna della mano megacheir » 453 Sp. 50. Podoceropsis Sophiae (Boeck, 1860). (Tav. 57. Figg. 21, 22). 18(30. Podoceropsis Sophia. 1877. l^iìO. Boeck, Bemarkn. norske Amphip ., p. 666. (Trad. in: Ann. Mag. N. Hist., [4] voi. 3, p. 411 ). 1862. Naenia il uni [ialina. 1878. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 272, t. 4(5, f. 3. 1862. Naenia rimapalmata. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1879 voi. 1, p. 474, con figg. 1862. Naenia ereticata. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 272, t. 46, f. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 476, con figg. 1862. Naenia tubercuhsa. 1879, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 271, t. 46, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 472, con fig. 1885 1870. Xenoclea Batei. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 155. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 561, t. 25, f. 8. 1886 1870. Podoceropsis Sophiae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 162. 1888 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 584, t. 25, f. 7. Podoceropsis excavata. 1877. Meinert, Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 11, p. 152 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 227, t. 9, f. 5. Podoceropsis intermedia. 1878. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 2, p. 367, t. 15. f. 3. Podocerus brevicornis. 1879. G. 0. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 1878, p. 460. 1885. G. O. Saks, Norske Nordhavs- Exped., p. 207, t. 17, f. 2. 1887. IIansen, Krebsd. Kara Dijmphna, p. 232. Podocerus longicom is. 1879. G. O. Saks, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 78, p. 461. Podocerus tenuicornis. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 209, t. 17, f. 3. Podoceropsis rimapalma. 1886. Norman, Mus. Nomi., p. 17. Podoceropsis kermadeci. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1109, t. 116. Lunghezza 5-7 min. Nei gnatopodi posteriori 1' unghia batte contro il margine unguicolare. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici (G. 0. Sars). — Coste scandinave: Farsund, 15 Favne (Boeck); Hvidingsoerne (CI. 0. Saks). — Coste britanniche: Plymouth, Oxwich Bay (Bate and Westwood); Belfast Bay, Ireland (Thomson, secondo Bate and Westwood); Shetland, 70-90 fathoms (Norman). — Isole Kermadec, hit, 29°, 45' S, long. 178°, 11' W, 630 fathoms (Stebbing). Osservazioni . ■ Non sono ben certo di tutti i sinonimi riferiti di sopra per questa specie, che non si trova nel nostro Golfo, ma che intanto sembra molto diffusa, e molto variabile, soprattutto nella forma dei gnatopodi. 11 Saks per la sua n. sp. Podocerus tenuicornis insiste sulla mancanza assoluta di occhi e di pigmento negli esemplari catturati da poco. Anche dell' altra sua n. sp. Podocerus brevicornis nota la mancanza di occhi in individui conservati. Due altre specie di Podoceropsis, fondate una dallo Chevkeux ( P. abyssi, Bull. Soc. Zool. Fam. IV. Corofidi. — Podoceropsis megacheir. 4.0,") France, 1887, voi. 12, p. 577) e l'altra dallo Han.sen ( P. Lindahlii, Malac. Grroenland. occid., p. 157, t. 6, f. 2), mi sembrano poco sicure. Il P. abyssi fu preso a 500 m. di profondità, dal fango, al Capo Finisterre. La Naenia nudata (Bate, Cat. Brit. Mus., p. 272, t. 46, f. 5; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 477, con figg.), secondo il Norman (Mus. Normaniuni, p. 17 ). è un sinonimo della Podoceropsis rimapalma, insieme alla Naenia. rimapalma, ed all' escavata. Lo Stebbing invece (Rep. Challenger, p. 336) dice: « may perhaps belong to some other genus ». A me pare che, così come è ora descritta e figurata, questa specie non permetta di conchiudere nulla di sicuro. - - La Naenia caudadentata (Metzgek, 1875, Jahresb. Unters. Meer Kiel, II und III Jahrg., p. 308), secondo lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 446), è forse un nome dato per errore in cambio di N. tuberculosa , Bate. Ad ogni modo il Metzgek non ha dato che il solo nome. Sp. 57. Podoceropsis megacrieir (Boeck, 1870). (Tav. 57, Figg. 23, 24). 1870. Podocerus megacheir. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret., p. 167. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 602, t. 29, f. 4. 1879. Podocerus assimili*. 1879. G. O. Sars, Prodromus Exped. Norveg. 1877 et 78, p. 459. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs- Exped.. p. 205, t. 17, f. 1. 1891. Podocerus palmatus. 1891. Stebbino and Robertson, Trans. Z. Soc. London, voi. 13, p. 36, t. 6, A. Lunghezza 6-8 mm. L' unghia dei gnatopodi posteriori batte contro la superficie interna della mano. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici (G. O. Sars). — Coste scandinave: Haugesund, Skraaven, 300 Favne (Boeck). — Coste britanniche: Cumbrae ( Stebbing and Robertson ). Osservazioni. — Secondo lo Stebbing il flagello accessorio delle antenne anteriori è 2-articolato, col 2.° articolo minutissimo; e la mano dei gnatopodi posteriori è molto gonfia. Invece secondo il Boeck ed il Sars la mano è più angusta. Tuttavia non mi pare che le differenze sian tali che si possano considerare le due forme come specie distinte. Specie incerte di Podoceridi. 1. Allorchestes Sayi, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 39, t. 6, f. 5). La figura e la descri- zione del Bate (prese « from one of two or three unnamed damaged specimens in the British Museum labelled « Say », being some tliat were presented by Professor Say ») starebbero bene egualmente per una femmina di Podocerus falcatus, quantunque il Bate dia la sua descrizione sotto 1' indicazione di « Male » . 454 Sistematica. 2. Gammarus? Indicus, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 961, t. 66, f. 4). La lunghezza del 3.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori mi fa sospettare che si tratti piuttosto di un Podoceride, o forse anche di un' Isaea o almeno di un Elasmopus, se si badi alla larghezza del 6.° articolo dei piedi toracici posteriori. Nulla si può dire di preciso sili telson, giacché nel testo non è menzionato, e nelle figure è disegnato di profilo. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 232, t. 40, f. 9) ne fa una Megamaera. 3. Gammarus? Peruvianus, Dana, 1852 ( U. S. Exped., p. 958, t. 66, f. 2). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 231, t. 40, f. 8) mette nel suo gen. Megamaera anche questa specie (M. PeruviensisJ che pel peduncolo delle antenne anteriori potrebbe rientrare più facilmente fra i Podoceridi, quando si accertasse la presenza di un flagello accessorio. Forse è pure una specie indeterminata di Elasmopus. Il Dana stesso prima (Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 215) ne avea fatto un' Amphitkoe. 4. Gammarus spinipes, Johnston, 1829 (Zool. Journ., voi. 4, p. 417Ì. Forse è il Podocerus falcatus. Il White (Hist. Brit. Crust., 1857, p. 199) lo metterebbe nel gen. Jassa. 5. Jassa punctata. Con questo nome il Bate (Ann. Mag. Nat. Hist., (3) voi. 1, p. 167) indica un « Leach 's specimen » esistente nel British Museum. Ma il nome non è riportato dal White, né è citato dallo Stebbing. 6. Podocerus nitidus. Stimpson, 1854, (Invert. Grand Manan, p. 45; e Bate, Cat. Brit. Mus., p. 258). Irreconoscibile, citandosi caratteri comuni a varie specie di Podocerus e Amphithoe. 7. Podocerus omatus, Miers, 1875 (Ann. Mag. Nat. Hist. (4) voi. 16, p. 210; e Philos. Trans. London, voi. 168, p. 210, t. 11, f. 6). Le figure non permettono un giudizio probabile sulla bontà di questa specie; tanto piti che l'individuo figurato è una femmina. Gen. 26. Amphithoe (Leach, 1813-14) Latreille, 1816. 1813-14. Gammarus (Ampithoe). 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 587. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 1113. 1814. Ampithoe. 1856. Pleonexes. * 1814. Leach, Edinburgh Encycl. App. . 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 360. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 147. 1816. Cymadusa. 1856. SunamphithoS. 1816. Savigny, Mém. Anim. sans vert., pt. 1, p. 109. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1816. Amphithoe. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19. * 1816. Latreille, Xouv. Dict. Hist. Nat., voi. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 250. 1840. Edwaeds, Hist. Crust., voi. 3, p. 28. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 233. voi. 1. p. 429. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 164. p. 416. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 593. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 163. Corpo compresso, robusto, regolarmente segmentato. Antenne con flagelli composti di moltissimi articoli ; le anteriori più lunghe delle po- steriori. — Antenne anteriori senza flagello accessorio. Fam. IV. Corofidi. — Amphithoe. 45.r> Mandibole col palpo 3-articolato ; il 3.° articolo del palpo di larghezza quasi pari al 2.° non assottigliato all' apice. — Labbro inferiore con le lamine esterne incise nel margine anteriore. — Mascelle anteriori senza lamina interna. Epimeri piuttosto grandi. — Gnatopodi subclielati, gli anteriori più piccoli dei poste- riori ( senza grande dimorfismo sessuale ). — Piedi toracici medi col 2.° articolo non dilatato notevolmente ; col 5.° di lunghezza poco diversa da quella del G.° Piedi addominali normali. Piedi codali medi con 2 rami, normali. — Piedi codali posteriori con 2 rami molto brevi. Telson intero. Osservazioni. — Il gen. Amphithoe, se si volesse tener conto di tutti i nomi dati ai Gam- marini, comprenderebbe un grandissimo numero di specie. Nondimeno già da lungo tempo molte di queste sono state classificate sotto altri generi, e molte pure restano sempre inde- terminabili. A me pare che si possano considerare come buone specie soltanto le seguenti : Specie del gen. Amphithoe. i Estremità distale dei piedi toracici posteriori normale 2 ' — — — dilatata 7 j Gnatopodi posteriori del maschio con la mano amiddaloide ... 3 ' \ — — — con la mano non amiddaloide . 4 { Angolo prensile prolungato in un processo rubricata pag. 456 ' — non prolungato grandimana » 460 | Mano trapezoidale Mitsukurii » 460 ' — subquadrata 5 _ j Unghia incavata all' apice ' cuniculus » 460 \ — non incavata ali apice | Nei gnatopodi posteriori 1' angolo prensile è prolungato .... 6 lacertosa » 461 ' — — — non è prolungato bicuspis » 461 7. La mano dei gnatopodi posteriori del maschio è grande col margine unguicolare concavo gammaroides » 462 La mano suddetta è relativamente piccola, col margine unguicolare rettilineo hamulus » 463 Non credo abbastanza giustificato il gen. Sunamphithoe, perchè il Bate non seppe assegnare ad esso altra differenza dal gen. Amphithoe che la forma uncinata del telson. 11 Boeck trascurò questo carattere, ed invece tenne conto dei piedi toracici del gruppo poste- riore, che presentano il 6.° articolo dilatato. Ma anche tal carattere è poco sicuro. t56 Sistematica. (gi, Sp. 58. Amphithoe rubricata (Montagli, 1808) Leach, 1813-14. (Tav. 2, Fig. 2; Tav. 13, Figg. 1-17, .1/: e Tav. Fis 25, 26 [808. Cancer Gammarus rubrieatus. 1808. Montagu, Trans. Limi. Soc. London, voi. 9, p. 99. 1812. Astacus rubrieatus. * 1812. Pennant, Brit. Zool. 1813-14. Gammarus rubrieatus. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 402. 1813-14. Amphithoe' rubricata. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 402. 1815. Leach, Trans. Limi. Soc. London, voi. 11, p. 360. 1825. Desmakest, Consid. Crust., p. 208, t. 45, f. 9. 1830. Edwakds, Annalcs Se. Nat., (1) voi. 20, p. 377. 1810. Edward*, Ilist. Crust., voi. 3, p. 33. 1855. Cosse, Mar. Zool., voi. 1, p. 141, f. 258. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. ls.Y>, p. 59, t. 20, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 233, t. 41, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 418, con figg. 1874. Stebbino, Ann. Mag. N. Ilist-, 14) voi. 14, p. 113, t. 11, f. 2. 1881. Delage, Ardi. Zool. expér., (1) voi. 9, p. 153. 1830. Amphithoe pelagica. 1830. Edwards, Aunales Se. Nat, 11) voi. 20, p. 378. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 36. 1845. Goodsir, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 15, p. 75, t. 7, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 235, t. 41, f. 3. 1837. Amphithoe pietà. 1837. Rathke, Iìeisebemerk. aus Taurien, p. 7. 1837. Rathke, Fauna d. Krym, p. 379, t. 5, f. 15-19. 1850. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 31. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 241, t. 42, f. 4. 1843. Amphithoe podoceroides. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 79, t. 4, f. 4. 1859. Bruzelius, Gammar. Skandin., p. 31. 1859. Bruzelius, Ardi. f. Naturg., 35. Jahrg. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 1G4. 1876. Boeck, Skandin. aikt. Amphip., p. 588, t. 26, f. 5; e t. 27, f. 3. 1845. Amphithoe femorata. 1845. Kròyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, pp. 335 e 342, t. 3, f. 4. 1845. Amphithoe albomacutata. 1845. Kròyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 67. 1846. Kròyer, Voy. Skandin., t. 11, B., f. 1. 1849. 1852. 1852. 1853 185G. 1862. 1862. 1862. 1874. 1880. 1880. 1880. 1880 1888. 1888. Amphithoe Vaillantii. 1849. Lucas, Explor. Algerie, p. 54, t. 5, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 245, t. 42, f. 6. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Politica, p. 102, t. 7, t'. 19-27. Amphithoe Brasiliensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 943, t. 64, f. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 248, t. 43, f. 3. Amphithoe filicornis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 944, t. 65, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 249, t. 43, f. 4. Amphithoe penicillata. L853. A. Costa, Rend. Accad. Napoli, p. 174. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 207, t. 2, f. 9. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 43, t. 3, f. 29-34. 1^76. Catta, Anuales Se. Natur., (6) voi. 3, p. 27, t. 2, f. 2, i. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 149, t. 13, f. 42, rJ. Amphithoe littorina. b-v)6. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 148. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 234, t. 41, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 422, con figg. Amphithoe Falklandi. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 237, t. 41, f. 6. Amphithoe Australiensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 237, t. 41, f. 7. Sunamphithoe podoa roides. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 251, t. 43, f. 7. Amphithoe longimana. 1871. Smith, [nvert. Vineyard Sound, pp. 370, 563. Amphithoe grandimanus. 1880. Haswell, Proc. Liuu. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 270. Amphithoe setosa. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, vol.4,p. 270. 1885. Chii.ton, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 9, p. 1040. Amphithoe quadrìmana. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 337, t. 21, f. 7. Ampli itimi-' erythraea. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 134, 1. 14, f. 12-13. Amphithoe fiindersi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1120, t. 118. Ampli ithoe japonica. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1124, t. 138, A. Fani. IV. Corofidi. — Amphithoe rubricata. 457 Lunghezza 15-20 mm. Grnatopodi posteriori del maschio adulto con la mano di mediocre grandezza, amid- daliforme, coli' angolo prensile prolungato in piccolo sperone digitiforme, col margine un- guicolare breve, concavo. L' unghia senza incavo alla punta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo relativamente non molto dilatato. Telson terminato da 2 uncini. Descrizione della femmina. — Il colore è variabile fra il rosso rugginoso, e il verdiccio, sempre macchiettato di piccoli punti rossi sparsi per tutto il corpo. La Fig. 2, della Tav. 2, presenta la varietà più comune, cioè la rugginosa, con le grosse macchie bianche circolari su gli epimeri dei gnatopodi posteriori, dei piedi toracici medi, e dei piedi toracici del 5." paio. Altre macchie bianche sono pure negli ultimi articoli dei piedi toracici del gruppo posteriore, siili' estremo distale, non che in vari punti delle antenne. L' aspetto generale del corpo è robusto ; il capo quasi cubico, gli articoli del torace e dell' addome crescenti in larghezza dall' innanzi all' indietro. Le antenne lunghe circa */ del tronco. Gli epimeri alti quanto gli archi dorsali. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo di lunghezza alquanto maggiore del 2.°, e circa tripla del 3.° — Il flagello principale, lungo il doppio del peduncolo, è composto di circa 40 articoli, molto brevi. — Non vi è traccia di flagello accessorio. — Le setole sono scarse. Le antenne posteriori sono più brevi delle anteriori, e un po' meglio fornite di setole. Il peduncolo assai più lungo del flagello, circa il doppio, ha il 4.° e il 5.° articolo piut- tosto lunghi. — Il flagello consta di circa 20 articoli brevi, meno il primo che è lungo più dei due seguenti presi insieme. Il labbro superiore è quasi circolare, con la parte posteriore del margine ben fornita di piccole setole. Le mandibole si fanno notare pel volume del loro corpo, che è bene sviluppato in tutte le sue parti. Il palpo ha il 1.° articolo brevissimo; gli altri due di lunghezza e larghezza quasi eguale; l'ultimo non assottigliato all'estremo distale, ma, intanto, non arrotondato, col margine anteriore-inferiore munito di molte setole. Il labbro inferiore presenta le lamine interne mediocremente sviluppate. Il margine anteriore ed interno delle lamine esterne è diviso da un' incisura molto larga e profonda. Le mascelle anteriori si può dire che mancano di lamina interna, perchè il rudimento che la rappresenta è ben poca cosa : la lamina esterna è robusta, con forti spine dentate ; il palpo è biarticolato, col 1.° articolo brevissimo, e col 2.° armato di piccole spine nel- 1' estremo libero. Le mascelle posteriori hanno le lamine mugliali e irregolari ; 1' interna è più stretta e termina assottigliandosi ; 1' esterna invece comincia angusta e poi si allarga, soprattutto per espansione dell' angolo distale interno, quasi per compensare il minore sviluppo della lamina esterna. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 58. 458 Sistematica. Nei piedi mascellari, che sono robusti, la lamina interna porta delle spine odontoidi nell' estremo distale ; 1' esterna ha il margine interno armato di brevi ma forti spine piatte co' margini seghettati (Tav. 13, Fig. 6 ), e col suo estremo distale giunge oltre l'artico- lazione del 2.° col 3.° articolo del palpo; questo ha il 2.° articolo relativamente poco svi- luppato, ed invece il 3.° alquanto più lungo e poco ingrossato. La forma dell' epimero dei gnatopodi anteriori è trapezoidale, coli' angolo anteriore in- feriore molto arrotondato ; il 2.° articolo è relativamente sottile ; il 4.° breve ; il carpo lungo circa y% del 6.° articolo, non molto ingrossato verso l'estremo distale; la mano amiddali- forme, senza prolungamento dell'angolo prensile, ma con una grossa spina prensile; l'un- ghia è di mediocre lunghezza, e sottile. I gnatopodi posteriori sono per grandezza e forma di poco diversi dagli anteriori, ma più robustamente costituiti, perchè in generale i singoli articoli sono più tozzi e più so- lidamente articolati 1' uno coli' altro. L' epimero è rettangolare, con gli angoli distali arro- tondati ; il carpo è lungo metà della mano ; la quale è amiddaliforme, ma, a differenza della mano dei gnatopodi anteriori, prolunga 1' angolo prensile in uno speciale processo, per cui il margine unguieolare diventa concavo. L' unghia è mediocre. Gli epimeri dei piedi toracici del 3." e 4." paio si somigliano interamente fra loro, cioè sono rettangolari. Così pure vi è perfetta somiglianza negli altri articoli, di cui il 2.° è leg- germente dilatato, il 4.° è appena più largo e più lungo del 5.°, e il 6.° è più lungo di tutti, con un' unghia conica relativamente breve, e leggermente incurvata ad arco. I piedi toracici del gruppo posteriore vanno alquanto crescendo di lunghezza dagli anteriori ai posteriori. Nel 5." paio è notevole la grande espansione del lobo anteriore dell' epimero, che scende fino a livello dell' epimero del 4.° paio. In quanto agli altri articoli di questi piedi toracici del gruppo posteriore, il 2.° non è molto dilatato, spe- cialmente nei piedi del 6.° e 7.° paio, e gli altri sono robusti. Come al solito il 6.° articolo è più lungo del 4.°, e questo più del 5.° L' unghia è larga, conica e robusta. Nei piedi addominali il peduncolo ha la forma ordinaria cilindroide; i retinacoli son due, con una sola coppia di tubercoli, di forma mammellonare ; le spine bifide sono al numero di tre. I piedi codali anteriori e medi giungono co' loro rami quasi allo stesso livello ; ed hanno entrambi i rami più brevi del peduncolo, ed armati di molte valide spine. Il ramo esterno è più breve dell' interno. — Invece i piedi codali posteriori prendono un aspetto caratteri- stico per la brevità e forma speciale dei loro rami. I quali sono assai più brevi (circa la metà) dell'articolo a cui sono attaccati; e l'esterno, che è più piccolo dell'interno, ha la forma di un tubercolo, armato di due grosse e brevi spine, che sembrano uncini ; 1' interno si espande in lamina ovale, armata anch' essa nel suo estremo distale di varie piccole spine, insieme ad alcune setole. II telson è trapezoidale, con la base minore rivolta indietro e rettilinea, e co' lati alquanto incurvati indietro. Gli angoli distali si prolungano ciascuno in un piccolo uncino ricurvo ad elica (Tav. 57, Figg. 25 e 26). La superficie è ornata di alcune setole. Fam. IV. Corofidi. — Amphithoe rubricata. 459 Descrizione del maschio. — Le differenze riguardano i gnatopodi, i quali sono relati- vamente più robusti. Nei gnatopodi anteriori V epimero è quasi triangolare, poco largo ; il 2.° presenta una speciale espansione arrotondata verso il terzo prossimale del margine posteriore, e un' apofisi di rinforzo all' articolazione del 2.° col 3.° articolo, apofisi derivante dal prolungamento dell' angolo distale anteriore ; il carpo robusto e largo, lungo s/ della mano ; questa amid- daliforme, ma non regolarmente come nella femmina, anzi col margine unguicolare ondulato per la presenza di una sporgenza ottusa nel mezzo, e pel prolungamento dell' angolo pren- sile in un processo acuto. Anche 1' unghia è robusta. I gnatopodi posteriori somigliano quasi interamente a quelli della femmina, più che gli anteriori. L' epimero è relativamente breve ; il 2.° articolo ha le due sporgenze come nei gnatopodi anteriori ; la mano è grossa, col processo dell' angolo prensile più sviluppato. Distribuzione geografica e Dimora. — Sulle coste delle rive di tutti i mari esplorati. A Napoli vive fra le alghe attaccate alle scogliere sommerse. Manca fra le fronde dell' Ulva lactnca. Osservazioni. — Grli uncini del telson appariscono chiaramente solo con un' osserva- zione molto accurata; altrimenti si possono scambiare con vere spine, come si vede nella Fig. 16 della Tav. 13. Ogni dubbio è poi tolto quando si guardi il telson di lato (Tav. 57, Fig. 26). Essendo una specie cosmopolita e molto diffusa sulle coste, V Amphithoe rubricata è stata descritta per nuova assai volte, come è riferito nella sinonimia che di sopra ho riportata. Anzi è da credere che alla lunga lista siano da aggiungere anche i seguenti sino- nimi, quantunque con maggior dubbio degli altri: 1830. Amphithoe Reynaudii. 1830. Edwaeds, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 378. 1840. Edwaeds, Hist. Crust, voi. 3, p. 35. 1S62. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 243. L852. Amphithoe rubella. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acacì. Arts Se, voi. 2, p. 215. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 936, t. 64, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 246, t. 42, f. 8. 1852. Amphithoe brevipes. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 216. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 941, t. 64, f. 5. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 248, t. 43, f. 2. 1852. Amphithoe peregrina. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 940, t. 64, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 247, t. 43, f. 1. 1854. Amphithoe maculata. ls:,4. Stimpson, Invert. Grand Manan, p. 53. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 242. 1862. Amphithoe Desmarestii. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 238, t. 41, f. 8. 1866. Amphithoe Brusinae. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 44, t, 4, f. 2, 3. 1871. Amphithoe Stimpsortit. 1871. Boeck, Californ. Amphip., p. 43 e 49, t. 1, f. 5. 1874. Amphithoe rutili,/. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 315, 363. 1880. Amphithoe cinerea. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 269, t. 11, f. 4. L* Amphithoe albo-maculata, Bate and Westwood, 1862 (Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 426, con fig.) certamente non corrisponde alla specie omonima del Keoyer, giacché nella specie inglese il margine posteriore del 3.° segmento addominale è rilevato in uncino, e il lobo interantennale è molto sporgente. D' altra parte, mancando le figure, ed anche la 460 Sistematica. descrizione delle parti boccali e della maggior parte delle altre appendici, 1' Amphithoe albomaculata, B. and W., rimane indeterminabile. Sp. 59. Amphithoe grandimana, Boeck, 1860. (Tav. 57, Fig. 27). 1860. Amphithoe grandimana. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 668. (Trad. in: Aun. Mag. N. Hist., (3) voi. 3, p. 412). 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 164. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 591, t. 26, f. 4. Lunghezza 8 mm. Gnatopodi posteriori del maschio adulto (?) con la mano allungata, amiddaliforme, coli' angolo prensile quasi mancante, col margine unguicolare irregolare, quasi rettilineo. L' unghia senza incavo alla punta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo poco dilatato verso 1' estremo. Telson senza (?) uncini. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Farsund, a poca profondità (Boeck). Sp. 60. Amphithoe Mitsukurii, n. s. (Tav. 57, Figg. 30-32). Lunghezza 17 mm. Gnatopodi posteriori del maschio adulto con la mano molto grande e lunga, più larga nell' estremo distale che nel prossimale, coli' angolo prensile leggermente prolungato, col margine unguicolare breve leggermente concavo, ed interrotto nel mezzo da 2 tubercoli, di cui uno è bilobo. L' unghia coli' estremo non incavato. — Piedi toracici del gruppo poste- riore col 6.° articolo poco dilatato verso 1' estremo distale. Telson con 2 piccoli uncini, che sono prolungamento degli angoli distali. Distribuzione geografica e Dimora. — Inviata (4 individui, maschi) da Tokio, Giappone, al Prof. A. Dohrn, dal Prof. Mitsukuri. Sp. 61. Amphithoe cuniculus, Stebbing, 1874. (Tav. 57, Fig. 38). 1874. Amphithoe cuniculus. 1874. Stebbinq, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14, p. 112, t. 11, f. 1. Lunghezza 5 mm. Gnatopodi posteriori del maschio adulto (?) con la mano breve e larga, che ha l'an- golo prensile prolungato, ed il margine unguicolare molto concavo. L' unghia è incavata Fam. IV. Corofidi. — Specie del gen. Amphithoe. 461 all' apice. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo appena dilatato verso l'estremo distale. Telson terminato da uncini. Distribuzione geografica e Dimora. — Torquay (Stebbing). Sp. 62. Amphithoe lacertosa, Bate, 1858. (Tav. 57, Fig. 37). 1858. Amphithoe lacertosa. 1858. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (3) voi. 1, p. 362. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 236, t. 41, f. 5. Lunghezza 21,5 mm. Gnatopodi posteriori del maschio adulto (?) con la mano breve e larga, coli' angolo prensile prolungato in uno sperone digitiforme, col margine unguicolare non molto concavo. L'unghia non è incavata all'apice. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo appena dilatato verso 1' estremo distale. Telson non (?) terminato da uncini. Distribuzione geografica e Dimora. — « Arctic Seas » (Bate). Sp. 63. Amphithoe bicuspis, Heller, 1866. (Tav. 57, Figg. 33-35). 1866. Amphithoe bicuspis. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 44, t. 4, f. 1. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 149, t. 13, f. 42. Lunghezza 3'/2-5 mm. Gnatopodi posteriori del maschio adulto con la mano piuttosto voluminosa, subtrian- golare, dilatata verso la metà, indi di nuovo assottigliata, coli' angolo prensile non pro- lungato, col margine unguicolare molto concavo, regolare, non ondulato. L' unghia senza incavo alla punta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo relativamente non molto dilatato verso 1' estremo distale. Telson con la superficie superiore armata di 4 uncini; di questi due sono continua- zione degli angoli distali, e due s' impiantano un poco avanti dei primi. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Lesina (Heller); Trieste (Nebeski); Lagune di Venezia! (Ninni in lit.). Osservazioni. — L' incavo del margine unguicolare fa somigliare molto questa specie alla Sunamphithoe gammaroides dello Stebbing. Nondimeno la forma generale della mano, e 4(j2 Sistematica. la presenza di 4 uncini sulla superficie del telson sono caratteri troppo spiccati per per- mettere fin da ora quest' identificazione, che forse si potrà fare quando saranno meglio studiate le Amphithoe dei mari settentrionali. Sp. G4. Ampliitrioe gammaroid.es (Bate, 185G). ( Tav. 57, Fig. 36 ). 1856. Pleonoxes Gammaroides. 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 117. 1862. Amphithoe Gammaroides. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 235, t. 41, f. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 427, con fig. 1870. Sunamphithoe lonrjicornis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 165. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 596, t. 27, f. 2. 1874. Sunamphithoe gammaroides. 1874. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14, p. 114, tt. 11 e 12, f. 3, 3 a-f. Lunghezza 7,5 mm. Grnatopodi posteriori del maschio adulto con la mano di grandezza mediocre, sub- quadrata, coli' angolo prensile non prolungato, col margine unguicolare sinuoso, incavato. L' unghia senza incavo alla punta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo dilatato verso l'estremo distale. Telson terminato da uncini. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Haugesund (Boeck). — Coste britanniche: Penzance (Baelee, secondo Bate and Westwood); Torquay (Stebbing). Osservazioni. — La sinonimia di sopra riferita è molto dubbia. Nei Brit. sess. ey. Crust. il margine anteriore della mano dei gnatopodi posteriori ha un incavo, che si ritrova pure nella figura del Boeck, ma non in quella del Cat. Brit. Mus., né nelle figure dello Stebbing. D' altra parte le figure dei Carcinologi inglesi convengono fra loro per 1' incavo del mar- gine unguicolare. Secondo il Bate in questa specie le antenne anteriori sarebbero più brevi delle posteriori. Invece lo Stebbing sopra 5 individui ne ha trovati 4, in cui delle due paia di antenne le anteriori erano le più lunghe. Probabilmente nel caso del Bate si sarà trat- tato di antenne in rigenerazione. Nella Sunamphithoe longicornis del Boeck le antenne anteriori sono lunghe quasi quanto le posteriori. Del resto non mi pare neppur sicuro che queste ultime due specie di Amphithoe da me qui registrate, cioè A. gammaroides e hamithis, siano fra loro ben distinte. Forse, quando saranno meglio studiate si riuniranno in una sola ; e forse pure si aggiungerà ad esse VA. bicuspis. Fam. IV. Corofidi. — Specie incerte di Amphithoe. 463 Sp. 65. Ampliatilo e hamulus (Bate, 1856). (Tav. 57, Figg. 28. 29). 1856. Sunamphithoe hamulus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. p. 430, con figg. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 147. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct, p. 165. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 250, t. 43, f. 5. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 594, t. 27, f. 1. Lunghezza 18 mm. Gnatopodi posteriori, del maschio adulto (?) con la mano piccola, rettangolare, col- 1' angolo prensile non prolungato, col margine unguicolare intero, e regolare. L' unghia, senza incavo alla punta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo relativa- mente molto dilatato verso 1' estremo distale. Telson terminato da uncini. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Haugesund, Farsund ( Boeck ). — Coste britanniche: Moray Frith (Gordon, secondo Bate); Penzance (Harris, secondo Bate); Shetland (Barlee, secondo Bate); Plymouth (Bate and Westwood). Specie incerte di Amphithoe. 1. Amphithoe annidata, 0. e A. Costa, 1851 (Fauna del Regno di Napoli, Crostacei). E citato solo il nome. 2. Amphithoe Chilensis, Nicolet, 1S49 (Hist. fis. y jjoI. Chile; e Atlas, t. 2, f. 5) Cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 243, t. 42, f. 5. 3. Amphithoe compta, S. I. Smith, 1874 (Invert. Vineyard Sound, p. 370 e 564). Nelle antenne anteriori lo Smith nota anche un « rudimentary secondary flagellimi, not longer than the first two segments of the primary flagellimi and very slender ». Probabil- mente non si tratta neppure di una Grubia. 4. Amphithoe fucorum, Dana, 1852 (Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2). 5. Amphithoe Gayi, Nicolet, 1849 (Hist. fis. y poi. Chile, t. 2, f. 6). 6. Amphithoe humeralis, Stimpson, 1864 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, p. 156). « Loc. Puget Sound. » — Irreconoscibile. 7. Amphithoe inda, Edwards, 1830. (Annales Se. Nat. [1] voi. 20, p. 376). Neil' Hist. Crust., voi. 3, p. 31, F Edwards mutò inda in indica. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 240, t. 42, f. 3 ) traduce la descrizione dell' Edwards, ed aggiunge una figura « drawn from the type, which is preserved in the Museum of the Jardin des Plantes. » Ma, sventu- ratamente, neppure la figura dice nulla di preciso. 8. Amphithoe kergueleni, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 1116, t. 117 ). Somiglia molto ad una femmina dell' A. rubricata, ma vi si oppone la forma del telson, la quale intanto non è tale che escluda la possibilità di una semplice varietà. 4(54 Sistematica. 9. Amphithoe punctata, Say 1818 (Journ. Acad. Nat. Se. Philadelpliia, voi. 1, p. 383). Non è una vera Amphithoe, avendo le antenne anteriori più brevi delle posteriori. Ma non riesco a determinare neppure a quale genere appartenga. L' Edwards (Hist. Crust., voi. 3, p. 35), e il Bate (Cat. Brit. Mus.. p. 241) davano questa specie senza conienti. Il Bate la fa sinonimo dell' A. virescens, Stimpson, del Grand Manan. 10. Amphithoe Sabini, D. Walker, 1862 (Journ. Dublin Soc.; voi. 3). Citato da Stebbing, Rep. Challenger, p. 1626. 11. Anisopus dubius, Templeton, 1836 (Trans. Entom. Soc. London, voi. 1, p. 185, t. 20, f. 1). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 245, t. 42, f. 7) ne fa un' Amphithoe. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 167) sospetta che sia la Sunamphithoe hamulus, Bate 1856. 12. Gammarus punctatus, Johnston, 1828 (Zool. Journ., voi. 3, pp. 177, e 490). Il Johnston dà la descrizione delle forme esterne e delle abitudini di un Gammarino, che pare sia un Amphithoe, anche secondo il White (Catal. Brit. Crust., 1850, p. 50). 13. Sunamphithoe valida, Czerniawsky, 1868 (Zoogr. Politica, p. 101, t. 6, f. 36). Gen. 27. G-rubia, Czerniawsky, 1868. 1868. Grubia. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 103. 1880. Amphithoìdes. 1880. Kossmann, Zool. Koth. Meer., p. 135. Antenne anteriori con flagello accessorio I-articolato. Del resto come in Amphithoe. (33) Sp. 66. G-rubia crassicornis (Costa, 1853). (Tav. 2, Fig. 12; e Tav. 13, Figg. 18-29, Ad). 1853. Amphithoe. crassicornis. 1866. Podoccrus largimanus. 1853. A. Costa, Eend. Accad. Napoli, p. 174. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 46, t. 4, f. 6. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 206, t. 3, f. 1. 1866. Podocerus longicomis. 1856. Sunamphithoe confoi-mata. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 47, t. 4, f. 7. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1868. Grubia taurica. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 103, t. 8, f. 1-10. P- 148. 1880. Amjjhitho'ides longicomis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 251, t. 43, f. 6. 1880. Kossmann, Zool. Koth. Meer., p. 135. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1880. Amphithoe largimana. p. 432, con fig. 1880 NebeskIi Amphip. Adria, p. 150, t. 13, f. 42, e. 1874. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14, p. 116, 1880. Amphithoe longicomis. t. 12, f. 4, 4 a-d. 18ga NebeskI) Amphip- Adria) p t50j t 13j f> 42; b Lunghezza 10-12 mm. Colorito verde-chiaro, con punti rossi. Pel resto v. i caratteri del genere. Fani. IV. Corofìdi. — ■ Grubia erassicornis. 465 Descrizione della femmina. — Il colorito è verde-chiaro, con leggiera sfumatura di giallo; attraverso il corpo, che è alquanto pellucido, traspaiono gli organi digerenti di colore giallo r andato. Numerosi cromatofori rossi sono sparsi in tutti i punti del corpo, ma special- mente nelle antenne, e nel margine posteriore degli archi dorsali dei segmenti del corpo. Gli occhi sono circolari, non molto grandi, rossicci, consparsi di molto pigmento bianco. L' aspetto generale del corpo è mediocremente robusto, con gli epimeri dei piedi toracici anteriori più alti degli archi dorsali. Il capo non ha rostro frontale ; i lobi interantennali sono appena accennati. L'arco dorsale del 1.° segmento del torace è piccolo; gli altri segmenti del torace e poi dell' addome vanno successivamente aumentando in larghezza. I segmenti della coda sono quasi eguali fra loro. Le antenne sono molto lunghe, quasi quanto il capo, torace e addome riuniti insieme. Le antenne anteriori sono più lunghe delle posteriori. Il peduncolo è lungo circa la terza parte del flagello, col 1." articolo leggermente ingrossato, ma di lunghezza pari al 2.°; col 3." brevissimo, lungo appena un poco più della terza parte del 2.° — Il flagello prin- cipale consta di un grandissimo numero di articoli (circa 50) tutti relativamente brevi, e muniti di piccole setole nell' estremo distale. — Il flagello accessorio è rappresentato da un piccolo tubercolo, che raggiunge soltanto la metà del 1.° articolo del peduncolo. Le antenne posteriori somigliano a quelle dell' Amphithoe rubricata, ma hanno il flagello relativamente più lungo, così che questo riesce superiore in lunghezza ai due ultimi articoli del peduncolo presi insieme. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero piccolo subromboidale, coli' angolo distale anteriore non prolungato ; il 4.° articolo alquanto allungato ; il carpo di poco più breve della mano ; questa amiddaliforme, con unghia mediocre. I gnatopodi posteriori non differiscono molto da quelli dell' A. rubricata. La mano è alquanto più gonfia, e manca del prolungamento dell' angolo prensile. Il margine unguico- lare è appena concavo, con una piccola sporgenza nel mezzo. Nei piedi toracici medi 1' epimero è eguale in ambedue le paia; e il 2.'1 articolo è re- lativamente dilatato per accogliere una grande massa di glandole glutinifere. Il 4.", 5.° e 6.° articolo sono di lunghezza poco diversa fra loro, ma variano per larghezza, che va di- minuendo dal 4.° al 6.° L' unghia è breve e valida, piegata ad uncino. Le setole sono brevi, in generale frequenti in tutto il contorno del 2.°, 4.°, 5." e G.° articolo. I piedi toracici del gruppo posteriore vanno crescendo di molto dal 5.° al 7.° paio, e si somigliano tutti per la forma generale, e specialmente per la poca dilatazione del 2." articolo. Inoltre nel 5." paio di piedi toracici è da notare il grande sviluppo del lobo an- teriore dell' epimero, come nelle Amphithoe, ed inoltre la retroversione del G.° articolo, il quale appare anche relativamente robusto. Nel 6.° paio di piedi toracici e nel 7." paio il 6.° articolo è alquanto dilatato nell' estremo distale. Circa ai piedi codali è da notare la grande lunghezza dell' articolo basilare, e la brevità dei rami, molto somiglianti a quelli dell' Amphithoe rubricata. II telson è quasi semicircolare; con due piccole apofisi sulla superficie superiore. Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 59- Aaa Sistematica. Descrizione del maschio. — Il maschio adulto differisce per lo sviluppo relativamente molto maggiore dei guatopodi posteriori, i quali (Tav. 12, Fig. 21) hanno la mano amid- daliforme, col margine unguicolare intero, ma rilevato nel mezzo da un dente molto spor- gente. L' unghia nell' adduzione si adagia contro la superfìcie interna della mano. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! fra le alghe delle scogliere di Mergellina, piuttosto frequente; Lesina (Heller); Trieste ( Nebeski ). Mari stranieri. Coste del Mar Rosso (Kossmann). Osservazioni. — Lo Heller (Amphip. Adriat., p. 47), avvicinando Y Amphithoe cras- sicornis al suo « Podocerus longicornis », osserva come nella specie del Costa le antenne siano notevolmente più brevi, ed inoltre nella descrizione non sia detto se nelle antenne superiori esista un flagello accessorio. A me 1' Amphithoe crassicornis del Costa fa l'im- pressione della Grubia, soprattutto per quell' adattarsi dell' unghia dei guatopodi posteriori contro la faccia interna della mano. E la credo pure identica alla Sunamphithoè conformata, almeno a giudicarne dalla somiglianza delle figure che lo Stebbing e il Costa danno dei guatopodi posteriori del maschio. — Non so intanto vedere la « grosse Ahnlichkeit » che, secondo lo Heller, il suo Podocerus largimanus avrebbe anche coli' Elasmopus rapar del Costa, appunto, anche se non fosse per altro, per i caratteri che lo stesso Heller cita, cioè dei piedi eodali e del telson doppio. Nondimeno lo Heller conchiude col dichiarare che non si può « mit Sicherheit bestimmen, ob jene Art wohl in Wirklichkeit mit Podocrnts vereinigt werden kann ». — La sinonimia che il Boeck (Skandin. arkt. Amphip., p. 604) dà del Podocerus largimanus, Heller coli' « Ischyrocerus anguipes, Kroyer 1S38 » non è esatta per tante ovvie ragioni, ma più particolarmente per le antenne anteriori; le quali nel Podocerus largimanus sono più lunghe delle posteriori, e nell' Ischyrocerus anguipes sono invece più brevi. — Il Kossmann nella descrizione della sua Amphitho'ides longicornis assegna al flagello accessorio delle antenne anteriori due articoli, ed al ramo esterno dei piedi codali posteriori un solo uncino. Forse si tratta di un semplice errore di osservazione ; ma, se si confermasse il fatto, si potrebbe anche mettere la quistione di specie diverse. Con molta probabilità son pure sinonimi della stessa specie i seguenti nomi di (ram- ina rini, le cui descrizioni e figure non mi fanno acquistare una convinzione sufficiente. 1810. Cymadusa filosa. 1830. Amphithoe Pausilipae. 1S16. Savigny, Meni. Anim. saiis Vertèbres, p. 109, t.4,f. 1. 1830. Edward», Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 376. 1825. Amphithoe filosa. 1840. Amphithoe Pausilipii. * 1825. Audouin, Expl. planches Savigny (Atlas Egypte, 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 30. t. 11, f. 4). 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 240. 1830. Edwards, Annales Se. Nat, (1) voi. 20, p. 377. 1840. Amphithoe Gaudiehaudii. 1840. Edwards, Hist. Ciust., voi. 3, p. 32. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 31. 1829-1844. Glkrin-Méneville, Iconogr. Eègne Anim. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 244. CrviER, t. 26, f. 9. i£47. Elamis viridis. 1825. Amphithoe (Gammarus) Ramondi. 1847. Leach, mss., secondo White, List Crust. Brit. * 1825. Audouin. Expl. planches Savigny (Atlas Egypte. Mus., p. 87. t- 11, f- 6). 1847. Amphithoe viridis. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 32. 1847. White, List Crust. Brit. Mus., p. 87. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 239, t. 42. f. 1. Fani. V. Anipeliscidi. 4(17 1851. Amphithoe gracilis. 1853. Amphithoe elongata. 1851. A. Costa, in: Hope. Cat. Crust. Ital-, p. 45. 1853. A. Costa, Rend. Acc. se. Napoli, p. 175. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 208, t. 3, f. 4 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 209, t. 3, f. 5. L852. Amphithoe Tongensis. 1854. Amphithoe virescens. * 1852. Dana, Proc. Amer. Aead. Arts Se., voi. 2, p. 216. 1854. Stimpson, Invert. Grand Manan, p. 53. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 939, t. 64, f. 3. 1855-6. Amphithoe filigera. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 247, t. 42, f. 10. 1855-6. Stimpson, Proc. Acad. Nat. Sciences Phiia- 1S.Y_\ Amphithoe orientalis. delphia, voi. 7. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 937, t. 64, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 242. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 246, t. 42, f. 9. L' Audouix crede pure che sia un' Amphithoe, e forse anche la stessa « A. filosa » , 1' animale rappresentato dalla Fig. 5 dell' Atlante del Savigny. 11 Bate cangiò A. (Gam- marusj Ramondi in « A. JRaymondi », e cita pure male la fig; 5 invece della fig. 6. — Del- l' Amphithoe Pausiligii V Edwards dice che « Inibite la baie de Naples ». Può essere così VA. rubricata, come la Grubia crassicornis, ma nondimeno forse più la seconda che la prima, per la mancante indicazione d' una concavità nel margine unguicolare. Del resto potrebbe anche darsi che 1' Edwards avesse veduto una femmina giovane. — L' A. viridis avrebbe per la nostra fauna italiana particolare importanza, perchè il White ne indica la prove- nienza dalla Sicilia. Tuttavia di essa non si conosce che il solo nome. Nell'altro Cat. Brit. Mus., cioè in quello del Bate, non è menzionata. Fam. V. Ampeliscidi (Bate, 1857). 1850. Tetromatid.es. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 139. 1857. Ampeliscades. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 20, p. 525. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 90. 1857. Ampel 'istilli. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, pp. 173, e 177. Forme esterne. — Corpo mediocremente robusto, per lo più molto compresso. I primi due segmenti codali non distinti. Antenne con flagello multiarticolato. — Le anteriori senza flagello accessorio. Parti boccali normali. — Labbro inferiore fornito di lamine interne. Epimeri assai grandi. — Gnatopodi subchelati. — Piedi toracici medi con unghia lunga, lesiniforme. — Piedi toracici del gruppo posteriore anomali, specialmente quelli del 7.° paio, che sono pure più piccoli dei precedenti. — Lamine branchiali spesso con estroflessioni laterali. Piedi codali tre paia. — I piedi codali posteriori con due rami. Telson diviso profondamente (meno che nell' Ampelisca Gaimardii). Organizzazione interna. — Occhi al numero di due paia, di struttura speciale e forniti di lente biconvessa (cf. p. 108). j(;ts Sistematica. Glandolo glutinifere aggruppate nella cavità del corpo, e nei piedi toracici dei gruppi anteriore e medio (ed anche nei piedi codali posteriori o nei piedi codali anteriori; cf. p. (57 ). Stomaco masticatorio bene sviluppato. — Ciechi epato-pancreatici 2 o 4. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari e con varia dimora ; ma soprat- tutto nei fondi di sabbia fina, ad una profondità non molto notevole. Osservazioni. — Come si vede dalla lista bibliografica, la prima volta (1856) che gli Ampeliscidi furono distinti quale gruppo a parte, furono chiamati « Tetromatidi », parola che il Baie formò dal genere Tetromatus, da lui contemporaneamente fondato. E questa denomina- zione rimase anche l'anno seguente, quando la semplice lista di nomi pubblicata preceden- temente fu seguita dall' esposizione di un certo numero di caratteri. I quali per la nuova « subfamily », che fece parte della famiglia dei « Gammaridae », furono i seguenti : « Eyes four ; not compound. Upper antenna in advance of the lower » . Dopo pochi mesi, rico- nosciutasi 1' identità del gen. Tetromatus con Ampelisca , anche il nome della famiglia si dovè mutare, e divenne « Ampeliscades » . Quasi contemporaneamente al Bate anche il Costa avea richiamato 1' attenzione sulle Ampelische, come degne di formare una particolare sottofamiglia dei « Gammaridei », la quale egli chiamò « Ampeliscini », e distinse per avere « capo con soli ocelli, senza occhi reticolati ». Intanto, mentre il Bate avea compreso nella sua nuova sottofamiglia solo il gen. Tetromatus = Ampelisca, il Costa riconobbe l'affinità del nuovo genere Haploops, fondato poco prima (1855) dal Liljeboeg, con le sue « Araneops», che pure egli vide somiglianti al gen. Ampelisca. E questi due generi, Ampelisca ed Haploops, furono in seguito ritenuti dal Bate ora sotto 1' antico nome di « Ampeliscades » (Cat. Brit. Mus.), ora sotto il nuovo di « Ampeliscides » (Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 124). Nuove desinenze furono date anche al gruppo, che il Lilljeborg (Lys. magell., 1865, tabella 1, annessa a p. 18) chiamò « Ampe- liscina» (ma ritenne formato esclusivamente dai due già noti generi), e il Boeck disse ora « Ampeliscinae » (1870, Amphip. bor. arct., p. 1-40) ed ora « Ampeliscaidae » (1872-76, Skandin. arkt. Amphip., pp. 74 e 516), aggiungendo un terzo genere Bgblis. Finalmente G. 0. Saks (1882, Norges Crust., p. 29) cambiò il nome in « Ampeliscidae ». che fu adottato anche dallo Stebbing (1888, Rep. Challenger, p. 1034). Nessun dubbio vi è che il gen. Ampelisca sia distinto dal gen. Haploops; ma così non può dirsi del gen. Bgblis, la cui differenza dalle Ampelische genuine si limita quasi esclu- sivamente al telson, e precisamente alla forma poco allungata di questa appendice, ed alla minore estensione dell' incisura. Gli altri caratteri, come quello preso dalla forma del 2.° articolo del palpo mandibolare, e soprattutto quello dei piedi toracici del 7.° paio, variano molto, siccome si può vedere paragonando le figure delle varie specie, che si trovano nelle tavole di questa Monografia. Generi della famiglia degli Ampeliscidi. |..,.,i: ,, , ; • i i - o ico.., / normalmente sviluppato . . . Ampelisca pae. 469 i udì toracici ael i. paio col b. articolo. . ( lL 1 l & I rudimentale Haploops » 485 Fam. V. Ampeliscidi. — Ampelisca. 4(39 Gen. 28. Ampelisca, Kroyer, 1842. 1840. Aeanthonotus (parte). 1853. Araneops. 1slo. Edwaeds, Hist. Crust., voi. 3, p. 24. 1853. A. Costa, Rend. Acc. Se. Napoli, p. 169. 1842. Ampelisca. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, ]j. 177. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., fi) voi. 4, p. 154. 1854. Pseudophthalmus. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 20, p. 525. 1854. Stihpson, Inveri. Grand Mainili, p. 57. 1859. Bruzei.ius, Gammar. Skandin.', p. 82. 1850. Tetromatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 90. 1856. Hate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1857. 15ate, Ann. Mag. N. Hist., (2) vo\. 19, p L39. voi. 1, p. 125. 1870. Byblis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 141. 187u_ BoECKi Amphip. boi- arct, p. 148. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 518. 1876 BoECKj Skandin. arkt. Amphip., p. 543. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1035. Piedi toracici del 7.° paio col G.° articolo normalmente sviluppato. Osservazioni. — Sotto il nome di «Aeanthonotus Nordmannii» I'Edwaeds, nel 1840, nella sua « Histoire des Crustacés », dava la seguente descrizione: «.Front dépourvu de rostri-, mais formant, au dessus de la base des antennes inférieures, une grande protubérance qui loge les yeux, et qui porte à son extrémité les antennes supérieures ( à peu près cornine chez les Isehy- rocères ). Antennes très-grèles et assez longues ; le pédoncule de celle de la paire antérieure très-court, et le filet terminal long, mais ne dépassant que de peu le pédoncule des an- tennes inférieures. Tliorax et abdomen arrondis et sans dents ni épines en dessous. Pièces épimériennes des quatre premiers anneaux extrémement grandes. Pates de la première paire ayant leur penultième article elargì en dessous, près de sa base et la griffe assez longue de facon à ressembler à une petite main très-imparfaite. Pates de la seconde paire filiforme.-; et sans trace d' une main préhensile. Pates de la troisième et de la quatrième paire ayant leur troisième article très-grand, et elargì, les deux suivants très-petits, et le derider très-long, mais grèle et styliforme. Pates des trois dernières paires courtes, mais ayant leur premier article très-grand et presque aussi large que long. Fausses pates de la dernière paire beaucoup plus saillantes que celle des deux paires précédentes, et pourvues de deux Limes lancéolées de niéme longueur. Abdomen termine par deux lames sublancéolées dont le boni interne est droit. Longueur environ 3 lignes. Habite les cótes de la Criméc. » Che cosa è questo Gammarino descritto dall' Edwaeds? Il Keoyee (1842, Naturliist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 161) osservò clic: « medens de tre nordiske Arter af SI agten Aean- thonotus vise et sardeles nitrt Slagtskab til hverandre, synes E' s Ac. Nordmannii at vare saa forskjallig fra dem, at den maaskee ikke med Foje kan forblive i samme Slagt ». Ed il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 171) ascrisse la specie dell' Edwaeds nel gen. Protomedeia, senza che però nulla della diagnosi pubblicata giustificasse questa nuova posizione, tanto che lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 186) termina col dichiarare che: « this species ap- pears to be stili unidentified » . A me non pare dubbio che Y Aeanthonotus Nordmannii sia una vera Ampelisca, perchè trovo che tutti i caratteri enumerati dall' Edwaeds si accordano con la diagnosi del 470 Sistematica. genere che è quassù riferita, e particolarmente la forma del capo, la grandezza degli epi- meri, e la forma e le proporzioni delle varie parti dei piedi toracici medi e dei piedi Go- dali posteriori. Naturalmente la diagnosi della specie riesce impossibile così per la mancanza di notizie sulla forma del margine postero-inferiore del terzo segmento addominale, come perchè non si sa nulla delle parti boccali. Così 1' Edwaeds avrebbe descritto un' Ampelisca ■/ih nel 1840, cioè ben due anni prima che il Kroyer fondasse il suo nuovo genere. Ed è curioso il vedere come il Kroyer, mentre discute dell' Acanthonotus Nordmannii, e lo dichiara incapace di rimanere insieme agli altri « Acanthonotus », non siasi intanto accorto di avere innanzi a sé una diagnosi quasi completa del gen. Ampelisca da lui fondato poche pagine prima. Specie del gen. Ampelisca. Telson appena inciso all' estremo distale Gaimardìi pag. 472 — profondamente diviso 2 Terzo segmento addominale coli' angolo posteriore inferiore uncinato e rivolto in sopra 3 Terzo segmento addominale coli' angolo posteriore inferiore non un- cinato 4 L' angolo posteriore del 4.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio si espande in un grande lobo, che si adagia sull' articolo seguente . brevicornis » 473 L' angolo suddetto non si prolunga Eschrichtii » 475 Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori ... 5 — più lunghe di esso o almeno uguali. . . 8 Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo non ol- 5. { trepassa il 3.° articolo acinaces » 476 L' espansione del 2.° articolo oltrepassa il 3.° G L' espansione del 2.° articolo non oltrepassa il 5.° 7 — oltrepassa il 5.° kaUarthrus » 47G / L' unghia dei piedi toracici medi è più breve della mano .... minuticornis » 477 ' — — è molto più lunga della mano . . abyssicola » 477 Nei piedi toracici del 7.° paio l' espansione del 2.° articolo non oltrepassa il 3.° articolo 9 L' espansione oltrepassa il 3.° articolo 11 « 4 Mascelle anteriori con una setola sulla lamina interna. . , . . . aequicornis » 478 ' — senza setole 10 *rv j Antenne anteriori lunghe assai meno delle posteriori diadema » 47!> ' — lunghe quanto le posteriori rubella » 482 Il j Antenne anteriori molto più brevi delle posteriori 12 — di lunghezza pari a quella delle posteriori . . . fusca » 483 ÌNei piedi toracici del 7.° paio il margine inferiore del 2.° articolo è molto convesso propinqua » 484 Il margine suddetto è troncato quasi in linea retta odontoplax » 485 ; < Fani. V. Ampeliscidi. — Amp elisca. 47 \ Le altre specie lasciano tutte dei dubbi, ovvero sono interamente da cancellare, perchè rappresentate da soli nomi. L'Orstedt nel 1845 (Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1), discorrendo di alcuni animali presi « i Cristianiafjord ved Droback » , dà pure ( p. 408 ) un elenco di Crostacei determinati dal « Dott. Kroyer » . E tra questi Crostacei è citata anche « Am- pelisca rotondata, Kr., et lille esemplar fra 35 Favnes Dybde og Leerbund. Forekommer i Kattegattet og Orensundet paa ringere Dybder og af meget betydeligere Storrelse » . Ma il Kroyer non ha mai nei suoi lavori pubblicato tal nome, che per conseguenza resta inde- terminato, mancando ogni altra descrizione, siccome ebbe a far notare anche il Lil.tep.org (1852, Ofv. Akad. Forhandl. Stockholm). Così pure sono fra le specie indeterminabili i due Grammarini che lo Stimpson (1854, Invert. Grand Manan, p. 57) descrisse sotto il nuovo nome generico Pseudophthahnus (limicola e pelagicusj e che il Bate riporta nel suo Cat. Brit. Mus. sotto il nome di Ampelisca, quantunque di uno di essi, e propriamente dell' A. limicola, egli dia anche una sua descrizione originale, ed una figura (p. 93, t. 15, f. 4) presa da un individuo ricevuto direttamente dallo Stimpson. E sono da mettere nella stessa categoria lo « Pseudophthalmus ingens, Stimpson, MS. », che il Bate nel suo Cat. Brit. Mus., p. 92, t. 15, f. 2, registra sotto il nome di Ampelisca ingens, e 1' « Ampelisca Japonica, Stimpson, MS. » , che lo stesso Bate descrive e figura (1. e, p. 94, t. 15, f. 5) da individui mandatigli dallo Stimpson; e finalmente V Ampelisca Piigetica, di cui lo Stimpson (1864) enumera i caratteri nelle sue « Descriptions of new species of Marine Invertebrata from Puget Sound » (p. 158). Altre specie imperfettamente descritte sono pure : 1. Ampelisca australis, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 257, t. 9, f. 1; e 1. e, voi. 10, 1886, p. 97, t. 12, f. 7-16 e t. 13, f. 1-4). Non ostante le molte e ripetute figure questa specie non è riconoscibile, perchè non sono stati mai né descritti né disegnati esattamente gli organi caratteristici. Le antenne anteriori sono lunghe quanto il peduncolo delle posteriori ; 1' unghia dei piedi toracici del gruppo medio è lunga quanto gli ultimi due articoli precedenti presi insieme. Del 7.° paio di piedi toracici e del margine postero- inferiore del 3.° segmento addominale nulla si può asserire con certezza. 2. Ampelisca compacta, Norman, 1882 (Proc. Soc. Edinb., voi. 11, p. 688). Pare A. diadema. 3. Ampelisca dulia, Boeck, 1872 (Amphip. bor. arct., p. 144; e Skandin. arkt. Amphip., p. 527 ). Di questa specie non esiste né la descrizione minuta, né la diagnosi latina com- pleta. Dei caratteri essenziali è noto che il margine postero-inferiore del 3.° segmento addominale è prolungato in uncino rivolto in sopra; che le antenne anteriori sono lunghe quanto il peduncolo delle inferiori; e finalmente che l'unghia dei piedi tora- cici del gruppo medio è più lunga degli ultimi due articoli presi insieme. Manca la descrizione del 7.° paio di piedi toracici. 4. Byblis Guernei, Chevreux, 1887 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 576). Secondo lo Chevreux si distinguerebbe dalle altre specie di « Byblis » per il 7.° paio di piedi toracici, in cui la dilatazione del 2.° articolo arriva alla fine del 4.°. Le antenne anteriori sono lunghissime, poco più brevi del corpo. 5. Byblis serrata, S. I. Smith, 1874 (Invert. Vineyard Sound, pp. 501 e 561). I7-} Sistematica. Altre .specie di cui furono pubblicati solo i nomi sono tre: Ampelisca typicus, Kinahan, 1861 (Rep. Brit. Ass. 1S60, p. 31), presa nella baia di Dublino; A. Koreni, Jarzynsky, 1870, citata dal Catal. degli Antìpodi del Museo Zoologico dell'Università di Pietroburgo (voi. 1); e A. pietà, Stuxberg, 1880 (Bihang Svenska Akad. Handl., voi. 5, p. 764). Sp. G7. Ampelisca G-aimardii, Kroyer, 184G. (Tav. 57, Figg. 39-41). 184G. Ampelisca Gaimardii. 1846. Kroyer, Voy. Scandii]., t. 23, f. 1. 1858. M. Sars, Norske arkt. Krebsd., p. 130. 1858. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 86. 1867. Packard, Meni. Boston Soc. N. H., p. 299, t. 8, f. 1. 1870. Byblis Gaimardii. 1870. Boeck, Ainphip. boi-, arct., p. 148. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Araphip., p. 543. 1875. Byblis crassicornis. 1875. Metzger, Jahresb. Unters. Kiel, IL, III. Jahrg., p. 297, t. 6, f. 9. 1880. Byblis abyssi. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Xorveg. 1877 et 78, p. 456. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Expcd., p. 201, t. 16, f. 6. 1882. Byblis erythrops. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 109, t. 0, f. 3, 3 a. Lunghezza 12-15 mm. — Colore grigio-gialliccio. — Occhi con pigmento bruniccio (Kroyer). — Margine postero-inferiore del 3." segmento addominale intero, arrotondato. Antenne anteriori un poco più lunghe del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna fornita di una setola all' estremità. Unghia dei piedi toracici medi più breve del 6.° articolo. — Nei piedi toracici del 7." paio il 2.° articolo raggiunge 1' estremità prossimale del 5.° articolo. Telson quasi quadrato, appena inciso nel margine distale. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici. 350 e 620 fathoms (G. O. Sars). — Coste scandinave, 30-80 Favne (M. Sars, Bruzelius, Boeck). — Labrador, 30 fathoms (Packard). Osservazioni. — Non ho mai trovato a Napoli questa specie ; nò il Costa la cita. Invece lo Heller (Ainphip. Adriat., p. 59), facendola sinonimo col Bate dell' Araneops diadema, A. Costa, la dice (1. e, p. 28) « bei Neapel nicht selten ». Dubito, pertanto, che sia stata buona la diagnosi per 1' Ampelisca Gaimardii da lui trovata a Lagosta. Delle due nuove Bgblis descritte dal Sars forse solo la B. erythrops potrebbe conside- rarsi come specie di Ampelisca diversa dall' A. Gaimardii, per la maggiore lunghezza re- lativa delle sue antenne anteriori. Naturalmente il color rosso del pigmento degli occhi ha poco valore caratteristico; come ne ha poco anche la diversa proporzione degli ultimi due articoli del peduncolo delle antenne posteriori, sapendosi che questa proporzione varia se- condo lo sviluppo sessuale (cf. Tav. 37, Figg. 23 e 26). — La B. abyssi, Gr. O. Sars, come la B. crassicornis, Metzger, mancherebbe d' occhi. Fani. V. Aropeliscidi. — Ampclisea brevicomis. 473 (33 | Sp. 68. Ampelisca brevicornis (A. Costa, 1853) Bate, 1802. (Tav. 4, Fig. 4; Tav. 37, Figg. 29, Ab; e Tav. 38, Figg. 3, 5, G, ecc., Ab). 1853. Araneops brevicomis. 185G. Tetromatus typicus. 1853. A. Costa, Rend. Acc. Napoli, p. 171. 185G. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1856. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 180, t. 1, f. 2. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 139. 1855. Ampelisca laevigata. 1862. Ampelisca Urli;, uni. 1855. Liljeborg, Òfv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 93, t. 15, f. 3. p. 123. L862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1858. M. Sars, Norske arkt. Krebsd., p. 130. voi. 1, p. 135, con figg. 1859. Bruzemus, Skandin. Gamtnai'., p. 84. 1862. Ampelisca brevicornis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 96. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 95. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 145. 1882. Ampelisca gibba. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 534, t. 31, f. 6. 1882. G-. 0. Sars. Xorges Crust., p. 107, t. li. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 221. f, j_ i a_ 185G. Tetromatus Belliaiius. 1887. Ampelisca uncinata. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1887. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 12. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist.. (2) voi. 19, p. 139. p. 573. Lunghezza 7-9 mm. — Angolo posteriore-inferiore del 3.° segmento addominale pro- lungato in uncino ricurvo diretto in alto (Tav. 38, Fig. 13). Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2." articolo del palpo dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina in- terna munita di due setole ciliate. Unghia dei piedi toracici medi lunga quanto i due articoli precedenti presi insieme. — Nel 7." paio dei piedi toracici l'espansione del 2.° articolo non giunge all'articolazione del 3.° articolo col 4.°; l'angolo postero-inferiore del 4.° articolo è prolungato in grosso lobo. Telson profondamente diviso. Descrizione della femmina. — Il colore (Tav. 4, Fig. 4) è grigiastro-cinereo, con ten- denza al violaceo, variopinto con diverse macchie giallo-brune, giallo-ocra, o giallo-citrine. Dopo il grigio-cinereo la tinta più appariscente è la bruno -castagna, la quale costituisce principalmente delle zone di diversa forma e larghezza situate nella metà posteriore degli archi dorsali di tutti i segmenti del corpo, e delle macchie irregolari negli epimeri, e nelle squame del 2.° articolo dei piedi toracici del gruppo posteriore. Una lunga fascia giallo-ocra corre lungo tutta la metà inferiore della parte laterale degli archi toracici e addominali. Finalmente il pigmento giallo -citrino è sparso irregolarmente su i lati del capo, su gli epimeri anteriori, e sul margine posteriore di alcuni archi dorsali. Gli occhi sono circondati di pigmento vermiglio. Nelle varie appendici qua e là appare una tendenza al violaceo. La forma generale del corpo apparisce molto compressa a cagione del grande sviluppo degli epimeri. Il capo, più lungo dei due primi articoli del torace riuniti insieme, non si prolunga in rostro frontale, nò in veri lobi interantennali. L' inserzione delle antenne Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 60. \ 474 Sistematica. anteriori è molto distante da quella delle posteriori. I primi due segmenti del torace sono relativamente molto angusti; gli altri si vanno allargando come di solito fino a quelli della coda. Le antenne anteriori (Tav. 38, Fig\ 3) non giungono neppure all'articolazione distale del 4.° articolo delle antenne posteriori. — Il flagello principale ha pochi articoli ( 7-8 ), e questi di mediocri dimensioni. Nelle antenne posteriori (Tav. 38, Fig. 3 ) il 3.° articolo è brevissimo, ma grosso; il 4." articolo è molto lungo e sottile ; il 5.° è lungo circa SA del 4.° — Il flagello è lungo (pianto i due ultimi articoli del peduncolo presi insieme ; e conta poco più d' una dozzina di articoli cilindroidei. Le mascelle anteriori (Tav. 37, Fig. 29) si distinguono per la loro lamina interna relativamente piuttosto sviluppata, sebbene non molto larga, arrotondata all'estremo distale, che del resto non si assottiglia in punta, e porta due setole ciliate caratteristiche. Il 5." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 6) differiscono da quelli dell' A. diadema nel 2.° articolo per la maggior espansione del margine anteriore, e per la minore del poste- riore; nel 4.° per la mancanza della spina; nel 5.° per le spine che sono sulla superficie esterna disposte in molte serie trasversali; nell'unghia che è, come pure nel 6.° paio di piedi toracici (Fig. 5*), armata nel margine posteriore di 6 denti, quasi tutti eguali. Il 6." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 5) ha il 2.° articolo poco diverso per forma da quello della regola comune negli altri Gammarini. Tuttavia si nota una particolare bozza del margine anteriore. Il resto come nel 5.° paio. Il 7." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 9) presenta il lobo posteriore dell' epimero relativamente piccolo, 1' anteriore saldato col corrispondente margine laterale dell' arco dorsale corrispondente. Il 2.° articolo ha la forma di un triangolo, la cui base, rivolta in basso, è leggermente convessa. Neil' angolo distale anteriore esiste un largo incavo che accoglie quasi tutto il 3.° articolo. Il 4.° articolo è breve quanto il 3.°, ma presenta un lobo caratteristico, prolungamento del suo angolo distale posteriore, che si adagia contro la superficie interna dell' articolo seguente ( Fig. 9* ). Il 5." articolo, breve anch' esso, ha Imre gli angoli distali alquanto prolungati. Il 6.° è ovale, piuttosto largo. L' unghia è lunga poco meno dell' articolo precedente ; comincia larga, ma poi verso la metà si restringe improvvisamente, e incurvandosi ad arco, termina con punta acutissima. Il resto come nell' A. diadema (p. 479). Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! frequente nella sabbia fina insieme all' A. diadema, innanzi alla Stazione Zoologica ; inoltre 1 individuo a 100 m. di profondità, a metà distanza fra Capri e la Stazione Zoologica (dragato dal Dott. F. Raf- faele); Trapani, varii individui (dragati dal sig. Lobianco). Mari stranieri. Coste scandinave, 50-60 Favne (Bruzelius, Boeck, G. 0. Saes, ecc.). — Coste britanniche (Bate, Norman). — Coste olandesi (Hoek). — Coste francesi del- l' Atlantico, a diverse profondità ( Chevreux ). Fam. V. Ampeliscidi. — Amjielisca Eschricldii. 475 Osservazioni. — L' A. laevigata, Bate and Westwood, 1868 (Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 504, con fig. ) potrebbe bene riportarsi a questa specie, per avere le antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori, ma non per il margine postero-inferiore del 3.° segmento addominale che è arrotondato. Certamente non è sinonimo di A. tenuicornis, Lilljeborg, come vorrebbero il Boeck e il Norman, perchè questa ha le antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. Nondimeno le due specie converrebbero per le antenne posteriori in ciò che gli ultimi due articoli sono uguali. Sp. 69. Ampelisca Esch.rich.tii, Kroyer, 1842. (Tav. 57, Fig. 42). 1842. Ampelisca Eschrichtii. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., voi. 4, p. 155. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 144. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 375, t. 13, f. 1. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 528, t. 31, f. 7. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 120. 1852. Ampdìsca macrocephala. 1852. Liljeborg, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, p. 7. 1855. LitJEBORO, Ùfv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, p. 137. 1859. Bruzelics, Skandin. Gammar., p. 85. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 94. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 278. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 145. 1875. Metzoer, Jahresb. Unters. Kiel, IL, III. Jahrg., p. 298, in nota. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 531, t. 30, f. 8. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 122. Lunghezza fino a 25 mm. — Colore variegato di bianco e rosso. — Angolo posteriore inferiore del 3.° segmento addominale prolungato in uncino. Antenne anteriori poco più lunghe del peduncolo delle antenne posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con 2 setole piumate sulla lamina interna. L' unghia dei piedi toracici medi è lunga quanto i due articoli precedenti presi in- sieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio l'espansione del 2.° articolo giunge alla metà del 4.° articolo; e l'angolo postero-inferiore di quest'ultimo non è prolungato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia australe (Holboll, secondo Kroyer); Greenland, Valorous Cruise 1875! (Norman). — Coste scandinave: a diverse profondità (Liljeborg, Danielssen, Boeck, ecc. ) — Coste britanniche: Shetland (Norman). — Coste orientali dell'America settentrionale: Labrador (Packard); Grand Manan (Stimpson); « N. E. America »! (Norman, in lit. ). Osservazioni. — A dir vero la descrizione data dal Kroyer non è sufficiente per l' e- satta determinazione di questa specie, poiché son citati solo dei caratteri comuni a tutte le a ne Sistematica. Ampelische. Nondimeno la descrizione e le figure del Boeck riportate sotto lo stesso nome non permettono altri cambiamenti. Intanto è da notare che questo Carcinologo dà due figure del capo, che differiscono molto fra loro per la lunghezza delle antenne anteriori rispetto a quella delle posteriori. Sp. 70. Ampelisca acinaces, Stebbing-, 1888. (Tav. 57, Fig. 43). 1888. Ampelisca acinaces. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1036, t. 101 e 102. Lunghezza circa 20 mm. — Angolo postero - inferiore del o.° segmento addominale arrotondato. Antenne anteriori poco più brevi del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — La lamina interna delle mascelle anteriori è fornita di 3 setole. Unghia dei piedi toracici medi più lunga dei due articoli precedenti presi insieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio l'espansione del 2.° articolo non giunge all'estremo distale del o.°; l'angolo postero-inferiore del 4.° non è prolungato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. -- Coste d'Australia: « Port Jackson, depth, 5 fathoms; bottoni, hard ground » (Stebbing). Osservazioni. — A questa specie somiglia molto 1' A. Sarsi, descritta dallo Chevkeux (Assoc. Francaise pour 1' avancement des sciences. Congrès de Toulouse, 1887). L'ani- male fu dragato a 15-20 ni. di profondità, nei fondi fangosi dei dintorni del Croisic. Assai probabilmente si tratta di una specie diversa dall' australiana, soprattutto tenendo conto della grande differenza di dimensioni, che nell' A. Sarsi raggiungono appena 7 mm. Con tutto ciò niente esclude che VA. Sarsi sia un giovane di A. acinaces, cosa che finora riesci ancora più dubbia per la brevità della descrizione dello Chevkeux, e per la mancanza di figure. *&' Sp. 71. Ampelisca kallarthrus (Stebbing-, 188(5). (Tav. 57, Fig-. 44). 1886. Byblis kallarthrus. 1886. Stebbino, Proc. Zool. Soc. London, p. 4. 1887. Stebbixg, Trans. Zool. Soc. London, voi. 12, p. 199, t. 38. Lunghezza (non riferita). — Margine postero -inferiore del 3.° segmento addominale non uncinato. Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori. Fam. V. Ampeliscidi. — Ampelisca abyssicola. 477 Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con una setola sulla lamina interna. Uno-hia dei piedi toracici medi più breve del 6.° articolo. Nei piedi toracici del 7." paio F espansione del 2.° articolo giunge fino al G.° ; F angolo postero-inferiore del 4.° non è prolungato. Telson diviso fino alla metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Singapore (Stebbing). Sp. 72. Ampelisca minuticornis, G. O. Sars, 1880. (Tav. 57, Fig. 45). 1880. Ampelisca minuticornis. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 455. 1885. G. 0. Saks, Norske Nordhavs-Exped., p. 198, t. 16, f. 5. Lunghezza 8 mm. — Colore bianchiccio. — Angolo postero-inferiore del 3.° segmento addominale arrotondato. Antenne anteriori molto più brevi del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo alquanto dilatato. — Mascelle anteriori con 2 setole all' apice della lamina interna. Unghia dei piedi toracici medi meno lunga del 6.° articolo. — Nei piedi toracici del 7." paio l'espansione del 2.° articolo oltrepassa il 4.° articolo, ma non il 5.°; il 4.° ha V angolo infero-posteriore non prolungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano glaciale artico, area fredda, da 350 a G34 fatboms (G. 0. Sars). Osservazioni. — Secondo il Saks questa specie sarebbe distinta anche per la totale mancanza di occhi. La stranezza del fatto merita conferma, quantunque sia una condizione ripetuta anche da altri e da lui stesso per altre specie (cf. pp. 472 e 485). Sp. 73. Ampelisca abyssicola, Stebbing, 1888. (Tav. 57, Fig. 46). 1888. Ampelisca abyssicola. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 1017, t. 104. Lunghezza circa 18 mm. — Angolo postero-inferiore del 3.° segmento addominale arrotondato. Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna provveduta di una setola. j7 X Sistematica. L' unghia dei piedi toracici medi è più lunga degli ultimi due articoli presi insieme. Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo giunge all' estremo distale del 4.° articolo ; V angolo infero-posteriore del 4.° articolo non è prolungato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — « Off Culebra Island, Si Thomas; lat. 18° 38' 30" N., long. 65° 5' 30" W., depth, 390 fathoms; bottoni, Pteropod ooze. One specimen, fe- lli ale. » ( Stebbing). Sp. 74. Ampelisca aequicornis, Bmzelius, 1859. (Tav. 57, Fig. 47). 1859. Ampelisca aequicornis. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 82, t. 4, f. 15. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 276. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 143. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 524, t. 31, f. 3. 1879. Hoek, Carcinol., p. 144. 1860. Ampelisca spinipes. 1860. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip,, p. 653. Trad. in Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 3, (1869), p. 401. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 143. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 526, t. 31, f. 5. 1887. Hoek, Crust. Neerl., II, p. 223. 1882. Ampelisca anomala. 1882. G. O. Sars, Norges Crust., p. 108, t. 6, f. 2. Lunghezza 5 '/, mm. — Angolo postero -inferiore del 3.° segmento addominale arro- tondato. Antenne anteriori poco più brevi delle posteriori Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna munita di una setola. Unghia dei piedi toracici medi lunga quasi quanto la mano e il carpo pi'esi insieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo raggiunge appena il margine distale del 3.° articolo ; il 4.° non ha 1' angolo distale inferiore prolungato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : « Habitat in sinu Gullmarsfjorden Bohusiae et ad Drobak in sinu Christianensi » (Bruzelius); Risvaer, 180-200 Favne, Chri- stiansund, 50-100 Favne (G. O. Sars, secondo Boeck); Skraaven, 2-300 Favne (Boeck). — Coste olandesi (Hoek). — Coste britanniche: Shetland, Skye, Northumberland, Durhani, frequente (Norman). Osservazioni. — Questa specie somiglia assai all' .4. rubella ; ma se ne distingue soprat- tutto pel 2.° articolo del palpo mandibolare che non è dilatato, e per la presenza di una setola nella lamina interna delle mascelle posteriori. Fam. V. Arnpeliscidi. — Ampelisca diadema. 479 (34) Sp. 75. Ampelisca diadema (A. Costa 1853) A. Costa, 1864. (Tav. 4, Fig. 2; Tav. 37, Figg. 19, 20, 22-24, 28, ecc. Ad; e Tav. 38, Figg. 2, 7,-8, ecc., Ad). 1853. Araneops diadema. 1862. Ampelisca Gaimardii. 1853. A. Costa. Rend. Acc. Nap., p. 171. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 91, t. 15, f. 1. 1856. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 178, t. 1, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1855. Ampelisca temiicornis. voi. 1, p. 127, con figg. 1855. Liljeborg, Ófv. Vet. Akad. Fòrhandl. Stockholm, 1864. Ampelisca diadema. p. 123. 1864. A. Costa, Ann. Mus. Zool. Napoli, Anno 4.", p. 45. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 84. 1870. Ampelisca assimilis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 96. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 142. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 276. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 521, t. 31, f. 2. 1870. Boeck, Amphip. bor. ai-ct., p. 141. 1870. Ampelisca typica. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 519, t. 31, f. 1. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 142. 1881. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 8, p. 371. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 522, t. 31, f. 4. 1859. Ampelisca cavillata. 1887. Ampelisca spinimana. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 87, t. 4, f. 16. 1887. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 574. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 371. 1888. Ampelisca zamboangae. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 277. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1057, t. 106. Lunghezza 7-12 mm. — Angolo posteriore del 3.° segmento addominale arrotondato, non prolungato in uncino (Tav. 38, Fig. 15). Antenne anteriori poco più lunghe del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina in- terna senza setole. Unghia dei piedi toracici medi lunga quanto i due articoli precedenti presi insieme. — Nel 7.° paio dei piedi toracici 1' espansione del 2.° articolo non raggiunge neppure il margine distale del 3.° articolo ; il 4.° non ha 1' angolo infero-posteriore prolungato. Telson profondamente diviso. Descrizione della femmina. — Il colorito nella sua tinta fondamentale è grigiastro, ma su i lati è giallo-bruno, mentre negli epimeri anteriori ai lati della coda, e in parte anche nei piedi toracici, diventa rosso o violetto. La forma generale del corpo come nell' A. brevicornis. La superficie ventrale del torace (Tav. 38, Fig. 14) è armata di varii nodi ed uncini, più sviluppati nel 6.° e 7.° segmento. Gli epimeri sono più alti delle parti laterali degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne anteriori sono lunghe appena poco più del peduncolo delle posteriori ( Tav. 38, Fig. 2). Il 1.° articolo del peduncolo è alquanto ingrossato; il 2." più sottile, ma più lungo del 1.°; il 3.° brevissimo, somigliante ad uno degli articoli del flagello principale (Tav. 37, Fig. 26). — Questo, lungo circa il doppio del peduncolo, consta di una decina di articoli cilindroidi, piuttosto sottili. Le antenne posteriori (Tav. 37, Fig. 26; e Tav. 38, Fig. 2) presentano il 3." articolo breve, relativamente sottile ; i due articoli seguenti, sottili anch' essi, ma molto lunghi, ioa Sistematica. il 4.° poco più del 5.° — 11 flagello, molto più lungo del peduncolo, ma non il doppio, è t'ormato di più di 20 articoli. Il labbro superiore lia il margine posteriore leggermente bilobo. Le mandibole ( Tav. 37, Fig. 32) hanno il corpo molto grosso con 9 grosse spine in- cisive, e con un enorme tubercolo molare. Anche i processi incisivi sono grandi. — Il palpo si fa notare pel 2." articolo, che è molto lungo e molto largo; il 3." articolo è più breve del 2.". ila cui differisce anche perchè molto sottile ed incurvato ad arco. Il labbro inferiore è fornito di due coppie di lamine piuttosto crasse; le esterne col contorno intero, le interne abbastanza sviluppate. La lamina interna della mascella superiore (Tav. 37, Fig. 28) è poco sviluppata, col- 1' estremo distale assottigliato in punta, senza setole ; la lamina esterna è armata di forti spine dentate; il palpo, 2-articolato, ha il 2." articolo molto largo, col margine distale dentato, ed inoltre armato di brevi ma forti spine, che s' impiantano negT intervalli lasciati dai denti. Nei piedi mascellari (Tav. 37, Fig. 31 ) la lamina interna porta una grossa spina odon- toide nell'estremo distale; la lamina esterna è mediocremente larga e giunge oltre l'arti- colazione del 2.° col 3.° articolo del palpo ; ha una serie di spine odontoidi degradanti molto sviluppate. — Il palpo ha il 3." articolo piriforme ; il 4." articolo, cilindroide, è ter- minato da una grossa spina. I gnatopodi anteriori (Tav. 37, Fig. 19) si presentano con un epimero che si va leg- germente allargando verso l'estremo distale, dove è ornato di molte piccole setole. Il 2." ar- ticolo si va per gradi allargando verso l'estremo distale; il 4.° articolo è breve; il 5.° è lungo quanto il 6.°, ina un poco più largo; la mano, amiddaliformé, si va assottigliando verso 1' estremo distale. L' unghia è mediocre. L' epimero dei gnatopodi posteriori (Tav. 37, Fig. 24) somiglia a quella degli anteriori, ma è meno allargato. Il 2." articolo e il 4." come nei gnatopodi anteriori ; il carpo assai più lungo (circa il doppio) della mano; questa relativamente allungata, sottile, non amid- daliformé, con la superficie laterale interna armata di molte serie parallele di piccole setole, cibate solo dal lato posteriore (Tav. 37, Fig. 25). L'unghia è relativamente lunga e sottile, col margine concavo intero, armato di piccole spine dentate nei margini (Fig. 30). I piedi toracici medi differiscono fra loro per dimensioni e per forma. — Quelli del H." paio (Tav. 37, Fig. 38) sono i più piccoli, con un epimero che ha la forma dì un ret- tangolo allungato, ma con gli angoli distali arrotondati. Il 3.° articolo è relativamente angusto. Il 4." è molto più lungo degli altri due presi insieme (sebbene non lungo il doppio), molto largo, più del 2.°, e terminato nell' esti'emo distale in un margine concavo, che accoglie 1' ar- ticolo seguente. Il 5." è alquanto più largo del 6.°, lungo poco meno della metà. Il 6.° è sottile. L'unghia è lesiniforme, piegata ad arco, molto più lunga dei due articoli precedenti riuniti insieme. Poche e brevi setole semplici adornano i margini del 2.° articolo ; il 4.° ha solo qualche setola cibata sul margine posteriore, e poche pure sull'angolo distale anteriore; altre setole cibate si trovano ancora sul 5.° e 6.° articolo. Fam. V. Ampeliscidi. — Ampelisca diadema. 481 Il 4.° paio di piedi toracici (Tav. 37, Fig. 37) ha un epimero molto largo, a cagione dell' enorme espansione della metà inferiore del margine posteriore. Il 2.° articolo è alquanto dilatato. Il 4.° è molto largo, ma anche molto lungo, più lungo dei due articoli seguenti presi insieme; co' margini laterali alquanto convessi; e col distale poco incavato. Il 5.° arti- colo è brevissimo e tozzo. Il 6.° è sottile, lungo più del doppio del precedente. L' unghia lesiniforme, poco più lunga dei due articoli precedenti presi insieme. Le setole ciliate sono assai più numerose che nel 3.° paio di piedi toracici, e particolarmente sono sviluppate su' margini laterali del 4.° articolo. I piedi toracici del 5." e 6." paio sono di forme e dimensioni quasi uguali, tutti col- 1' unghia retroversa. — Nel 5." paio (Tav. 38, Fig. 8) 1' epimero relativamente è poco alto, co' lobi uguali, ma per compenso è molto dilatato il 2.° articolo, che si espande irregolar- mente in vari sensi, e non già solamente per parte del margine posteriore. Il 4.° articolo è molto breve, poco diverso dal 3.° Il 5.° è alquanto più lungo del 6.°, armato di molte piccole spine disposte sulla superficie esterna ( in serie longitudinali ) e nel margine distale (dove sono unite ad altre molto lunghe). L'unghia brevissima, inserita sull'angolo distale posteriore del 6.° articolo, ha forma di lama triangolare, con tre denti sul margine ante- riore, il distale molto più grande dei prossimali (Tav. 38, Fig. 7*). II 6." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 7) si presenta coli' epimero più largo del precedente, quasi circolare. Il 7." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 12) ha 1' epimero col lobo posteriore rela- tivamente sviluppato, e con la metà anteriore saldata all' arco dorsale. Il 2.° articolo co- mincia molto angusto, poi si va dilatando molto per gradi verso la parte inferiore, dove espande moltissimo la sua metà posteriore in un grande lobo arrotondato, armato di piccole spine, ed ornato di molte setole ciliate. Il 3.° articolo è più lungo dei due seguenti riuniti insieme, e non ha neppure la forma ordinaria, perchè è subrettangolare, con la superficie esterna armata di 4 spine disposte in serie diagonale. Il 4.° e 5.° articolo sono brevi, senza espansione degli angoli distali; il 6.° è lungo, relativamente non molto largo; l'unghia comincia larga, poi si va assottigliando per gradi verso la punta. I piedi addominali hanno 2 retinacoli, e molte spine forcute. (Tav. 37, Fig. 35). Dei piedi codalì (Tav. 37, Fig. 20) i più sporgenti sono i posteriori, e i meno i medi. Del resto tutti sono conformati alla maniera ordinaria, col peduncolo prismatico allungato e con due rami lunghi. — Nei piedi codali anteriori il ramo esterno non porta né spine uè setole. — Nei piedi codali posteriori i rami sono lunghi e larghi e articolati così che il ramo esterno passa nell' adduzione sotto dell' interno, che ne limita i movimenti mediante una speciale apofisi della sua superficie inferiore (Tav. 37, Fig. 34). II telson è di forma ellittica allungata, ma profondamente diviso, quasi fino alla base. L' estremo margine posteriore è armato di varie piccole spine. Descrizione del maschio. — Nel maschio differiscono la forma e gli ornamenti delle antenne e dei gnatopodi anteriori. Nelle antenne anteriori (Tav. 37, Fig. 23) la superficie posteriore dei primi due ar- Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. G1- 1*2 Sistematica. ticoli del peduncolo è ornata di piccoli ciuffetti di setole minute. Il 3.° articolo del pe- duncolo ha la forma e le setole come nella femmina. Varia anche il 1.° articolo del fla- bello, il quale ( Tav. 37, Fig. 22) nel maschio è pili allungato, cilindro-conico, munito di un gran numero di bastoncelli ialini. Le (infoine posteriori (Tav. 37, Fig. 23) hanno il 3.° articolo del peduncolo breve. e gonfio, (piasi cubico; il 5.° articolo molto allungato, così che supera la lunghezza del 4." Tutti insieme questi ultimi tre articoli del peduncolo, cioè il 3.°, il 4.° e il 5.°, nella loro superficie anteriore, cioè in quella che corrisponde alle antenne anteriori, sono ornati di molti ciuffetti di piccole setole. La mano dei gnatopodi anteriori presenta il margine unguicolare concavo; e molte spine prensili (Tav. 37. Fig. 33). Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! Frequente nella sabbia fina alla profondità di 10-20 metri, ed alla distanza di qualche centinaio di metri dalla riva; Trapani (S. Lobianco). Mari stranieri. Coste scandinave (Liljeboeg, Bruzelius, Boeck, ecc.). — Coste britan- niche!, a diverse profondità (Norman, Bate). — Coste francesi dell'Atlantico: Croisic 15-20 m. (Chevreux). — Isole Filippine, Zamboangan, da acque della superficie (Stebbing). Osservazioni. — Nella superficie ventrale delle femmine di questa specie si trovano talora parassiti un Copepodo ed un Isopodo (cf. p. 289). (35) Sp. Ti;. Ampelisca rubella, A. Costa, 1864. (Tav. 2, Fig. 4; Tav. 37, Fig. 21, Aa, e tav. 38, Figg. 1, 10 e 16, Aa). 1864. Ampdisca rubella. 1864. A. Costa, Annuario Mus. Zool. Napoli, anno 2. ", p. 153, t. 2, f. 7. 1889. Ampdisca serraticauda. 1889. Chevreux, Assoc. frane, avanc. sciences, Congrès d' Oran, 1888. Estr. p. 7, t. 6, f. 3-9. Lunghezza 6 mm. — Angolo posteriore -inferiore del 3.° segmento addominale terminato in punta, ma non prolungato in vero uncino (Tav. 38, Fig. 16). Antenne anteriori di lunghezza poco diversa dalle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna senza setole. Unghia dei piedi toracici medi più breve dei due articoli precedenti presi insieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo raggiunge appena il margine distale del 3.° articolo ; il 4.° non ha 1' angolo infero-posteriore prolungato. Telson profond amente diviso. 11 colorito (Tav. 2, Fig. 4) è quasi uniformemente grigio-perlaceo, più che nell' A. diadema. La parte laterale del torace e dell' addome è giallo-bruna per la trasparenza del- Fam. V. Àmpeliscidi. — Ampelisca rubella. 483 l'intestino e dei tubi epato-pancreatici. Gli occhi sono circondati di pigmento cremisino poco brillante. Le varie appendici hanno una leggiera tendenza al violetto. La forma generale del corpo è come nell' A. diadema. Le antenne (Tav. 38, Fig. 1) sono di lunghezza quasi eguale. Nelle anteriori il pedun- colo è relativamente allungato. — Nelle posteriori il 4.° articolo del peduncolo è di lun- ghezza pari al 5.°. — In entrambe le paia di antenne il flagello è lungo più del doppio del peduncolo e conta circa una ventina di articoli. L' epimero del 7." paio di piedi toracici (Tav. 38, Fig. 10) ha il lobo posteriore poco sviluppato. Il 2.° articolo si dilata molto nel margine posteriore ed inferiore, che costi- tuisce un lobo molto largo, il quale giunge quasi a livello dell' articolazione distale del .">. " articolo ed è ornato di setole ciliate, piccole. Il 3.° articolo è più grande del 4.°, senza spine. Il 4.° e il 5.° sono brevi, senza espansione. Il 6.° è relativamente largo, con gli sbocchi glandolari molto evidenti. L' unghia è breve ma molto larga, con grossi fori per lo sbocco dei canaletti delle glandole. I piedi eodali anteriori (Tav. 37, Fig. 21) sono più lunghi dei medi, ed hanno ambe- due i rami forniti di spine. — Il peduncolo dei piedi codali posteriori è relativamente largo e gonfio ; i rami sono larghi, 1' interno più dell* esterno. II telson porta solo una spina all' estremo di ciascuna metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! fra le alghe che vivono attaccate agli scogli di S. Lucia, Gajola, Punta di Posilipo, ma non molto frequente ; Coste algerine, Cherchell, « dans des paquets de racines rejetés à la còte » (Chevreux). Osservazioni. — Secondo il Costa questa specie è « saturate rosea ». Ma io l'ho trovata sempre grigia. Lo Chevreux, dopo di aver ricordato che VA. serraticauda fu da lui presa sulle radici di Zostere, aggiunge: « elle doit habiter les fonds de sable vaseux du voisinage ». Ma forse anche sulle coste algerine la dimora abituale dell' A. rubella è fra le alghe. Sp. 77. Ampelisca fusca, Stebbing, 1888. i Tav. 57, Fig. 50). 1888. Ampelisca fusca. 18S8. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1052, t. 105. Lunghezza circa 15 mm. — Angolo postero - inferiore del 3.° segmento addominale arrotondato. Antenne anteriori di lunghezza pari alle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna senza setole. L' unghia dei piedi toracici medi è più lunga degli ultimi due articoli presi insieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo raggiunge quasi 1' estremo 484 Sistematica. distale del 5.° articolo ; l' angolo infero-posteriore del 4.° articolo è prolungato fino alla metà dell' articolo seguente. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — « Off Cape Agulhas, lat. 35° 4' S., long. 18° 37' E.. deptli 150 fathoms; bottoni, green sand. » (Stebbing). Osservazioni. — « The specific name refers to the colour of the specimens in spirita, which were dark, the branchial vesicles in particular beeing port-wine coloured. » ( Stebbing ). Sp. 78. .Ampelisca propinqua, Boeck, 1870. (Tav. 57, Fig. 48). 1870. Ampelisca propìnqua. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 145. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 533, t. 31, f. 8. 1888. Ampelisca chiltoni. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1042, t. 103. Lunghezza fino a 15 (?) mm. — Angolo posteriore-inferiore del 3.° segmento addo- minale non prolungato in uncino. Antenne anteriori poco più lunghe del peduncolo delle posteriori. Mandibole col 2.° articolo del palpo non dilatato. — Mascelle anteriori con la lamina interna fornita di 2 setole. L' unghia dei piedi toracici medi è più lunga degli ultimi due articoli presi insieme. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo giunge quasi fino al 5." articolo ed ha il margine posteriore molto incurvato ; il 4.° articolo non ha 1' angolo infe- riore - posteriore prolungato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Christianiafjord (Boeck). — Presso la Nuova Zelanda, 150 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Non ho potuto mettere fra i caratteri sicuri quello della lunghezza, perchè non sono veramente ben persuaso dell' identità della specie descritta dal Boeck con quella dello Stebbing, soprattutto a cagione del margine postero-inferiore del 3.° segmento addominale, il quale neìY A. propinqua è terminato in punta, e nell'ai, chiltoni è arro- tondato. Del resto non si accordano neppure interamente gli articoli 4.°, 5.°, e 6.° dei piedi toracici del 7.° paio, e neanche 1' unghia, poiché nella specie scandinava il Boeck disegna questi articoli tozzi, mentre che nella specie della Nuova Zelanda lo Stebbing li figura abbastanza allungati. Fam. V. Ampeliscidi. — Ampelisca. — Haploops. 4S.~> Sp 79. Ampelisca odontoplax, G. 0. Sars, 1880. (Tav. 57, Pig. 49 >. < 1880. Ampelisca odontoplax. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 454 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs- Exped., p. 196, t. 16, f. 4. Lunghezza 24 mm. — (Parti boccali non descritte). - - Nei piedi toracici del 7.° paio il margine inferiore del 2.° articolo è troncato secondo una linea quasi retta. — Il resto come ìiell' A. propinqua. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici, area temperata, al largo della costa di Helgeland, Norvegia, alla profondità di 142 fathoms (Gr. 0. Sars). Osservazioni. — Secondo il Sars 1' A. odontoplax è di colore bianco pellucido, con una leggiera tinta rossiccia ; e si distinguerebbe dalle altre specie conosciute anche « by its total want of eyes, and the peculiar dentiform projection on eaoh of the 3 anterior pairs of epi- mera». Ma chi rifletta che le lenti biconvesse dei piccoli occhi delle Ampelische possono passare facilmente inosservate, soprattutto quando non sono circondate da pigmento, come forse è il caso dell' ^4. odontoplax, ed inoltre che delle sporgenze dentiformi se ne vedono anche in altre specie (cf. A. diadema, Tav. 37, Figg. 24 e 38), dovrà conchiudere che i caratteri dati dal Sars non sono sicuri. Intanto voglio pure notare che l' A. odontoplax differisce essenzialmente dall' A. spinipes, Boeck (con cui il Sars dice che la sua specie ha « closest resemblance ») per la brevità assai maggiore delle antenne anteriori. Gen. 29. Haploops, Liljeborg, 1855. 1855. Haploops. - 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, 1855. Liljeborg, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, P- 505. p. 153. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 411. 1859. Brozelius, Skandin. Gammar., p. 88. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 146. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 371. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 536. Piedi toracici del 7." paio col 6.° articolo rudimentale. Specie del genere Haploops. lunga e stretta. . . . t ubicala pag. 4*»> L' espansione del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è lanra e breve .... setosa » 48'J Osservazioni. — Lo Stuxberg ( Biliang Svenska Akad. Handl., voi. 5, 1880, p. 764) cita una nuova specie di Haploops ( H. lineata J, senza descrizione, né figura. i^C Sistematica. 36 i Sp. 80. Haploops tubicola, Liljsborg, 1855. (Tav. 3, Fig. 2, e Tav. 37, Figg. 1-18, II '). 1852. Ampelisca Eschrichtiif 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 146. 1852. Liljebobo, Ofv. Vet. Ak. Forh. Stockholm, p. 6. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 537, t. 30, f. 5. 1855. Haploops tubicola. 1855. Haploops carinata. 1855. Liljeborq, Ofv. Vet. Ak. Forh. Stockholm, p. 135. 1855. Liljeborg, Òfv. Vet. Ak. Forh. Stockholm, p. 136. 1859. Bbuzelios, Skandin. Gammar., p. 88. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 89. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 371. 1862. Bate, Cat, Brit. Mus., p. 372. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 528. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 147. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 539, t. 30, voi. 2, p. 505, con figg. f- 6. 1868. Xokman, Rep. Brit. Ass. 1867, p. 279. 1882. Haploops laevis. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 2, p. 411, 1882. Hoek, Niederl. Arch. Suppl. I, p. 61, t. 3, t. 31, f. 1-3. f. 31. Lunghezza 12-14 mm. — L'espansione del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è lunga e stretta (larghezza x/3 della lunghezza). Descrizione. — Il colorito degl' individui di Napoli è alquanto somigliante a quello dell' Ampelisca diadema, poiché nella sua tinta fondamentale è grigio- perlaceo ; ma poi si cambia in giallo-bruno nei fianchi. Una larga macchia cremisina occupa parte del capo, del 1.° segmento del torace, e del 1.° epimero. Gli occhi sono di colore amaranto, e spic- cano in mezzo al fondo giallo-chiaro brillante delle parti del capo circostanti. L' aspetto generale dell'animale è mediocremente robusto, ma, relativamente alle Ampe- lische, poco compresso. Il capo non è allungato ; e quindi fra le inserzioni delle due paia di antenne l' intervallo non è troppo lungo. I due primi segmenti del torace sono poco pili angusti dai seguenti. Gli epimeri sono più brevi degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne sono lunghissime, sì che superano la lunghezza del corpo intero, ma la maggior parte della loro lunghezza la debbono al flagello. Nelle antenne anteriori il peduncolo ha il 1.° articolo relativamente non molto ingros- sato, cilindrico; il 2.° più sottile e lungo la terza parte più del 1.°; il 3.°, brevissimo (appena la quarta parte del 2.°), differisce poco dal 1.° articolo del flagello. — Il flagello principale è lungo circa sette volte il peduncolo ; consta di un grandissimo numero di articoli (circa 30), di lunghezza e larghezza mediocre, tutti forniti di lunghissime setole. 11 peduncolo delle antenne posteriori è pure assai breve in confronto del flagello, e non ha nessun articolo ingrossato. Il 3.° articolo è brevissimo ; il 5.° un poco più lungo del 4.°. — Il flagello ha moltissimi articoli (30 e più), somiglianti a quelli delle antenne anteriori. Il labbro superiore (Tav. 37, Fig. 18) è alquanto allungato, ed anche un po' più largo nell' estremo distale. Il margine distale libero è leggermente incavato. Tutte le parti delle mandibole sono bene sviluppate ; le spine dentate incisive sono 4, con alcune setole ciliate. Il palpo è molto grande, relativamente al volume del corpo ; ma Fani. V. Ainpeliscidi. — Haploops tubicola. 4*7 pure il 1.° articolo è molto breve; mentre i due articoli seguenti sono lunghi, il 3.° più del 2° Circa alla forma il 2." articolo non è dilatato, ma quasi rettangolare ; e il 3.°, che differisce poco per larghezza dal precedente, ha la forma di un pugnale a larga lama, perchè i suoi margini laterali si vanno a mano a mano accostando a misura che si va verso l'estremo distale. Oltre a ciò è da notare in questo 3." articolo del palpo un gran numero di lunghe setole, che ornano tutta la metà distale dei margini laterali. Il labbro inferiore è piuttosto piccolo, con lamine interne poco sviluppate, e con le esterne normali. Le mascelle anteriori hanno una lamina interna di grandezza mediocre, che si va asso- tigliando in punta, alquanto incurvata verso 1' interno, e termina con una setola ciliata. La lamina esterna è armata di spine non molto forti. Il palpo, 2-articolato, ha il 1.° ar- ticolo breve, e il 2.° mediocre, con alcune brevi spine odontoidi sul margine distale, nelle cui vicinanze s' impiantano pure alcune setole ciliate. Nelle mascelle posteriori la lamina interna è alquanto più stretta dell' esterna. I piedi mascellari hanno le lamine strette e il palpo grande. La lamina interna, lunga e sottile, non porta spine odontoidi, ma solo alcune setole ciliate. La lamina esterna è pure poco valida ; tanto più che nel suo margine interno le spine odontoidi degradanti sono poche e deboli. Nel palpo il 1.° articolo è relativamente sviluppato; il 2.° è alquanto ingrossato; il 3.° è obovato e gonfio ; il 4.° s' impianta sull' articolo precedente, non come al solito al- l' estremo distale, ma invece sulla superficie interna di quello, verso la metà, ed è cilindro- conico, terminato da una spina molto robusta. I gnatopodi sono somiglianti fra loro nella forma generale, ma differiscono per molti particolari. Nei gnatopodi anteriori V epimero è molto più grande, ed ornato di un numero di setole assai maggiore ; comincia angusto, e poi si allarga a ventaglio, terminando con un margine semicircolare, che è appunto quello fornito di setole. Queste sono molto lunghe e tutte ciliate. Il 2.° articolo è alquanto incurvato con una lunghezza quadrupla della larghezza. Il 4.° articolo è breve, poco più lungo del 3.° Il carpo è poco più largo della mano, ed anche alquanto, ma non molto, più lungo. La mano è amiddaliforme, con unghia di mediocre grandezza. L' epimero dei gnatopodi posteriori è piuttosto angusto, anzi si va assottigliando leg- germente verso 1' estremo distale, dove porta pochissime e brevi setoline, non ciliate. Il 2.° articolo è allungato ed angusto così che la lunghezza è quintupla della larghezza. Il 4.° articolo è lungo più del doppio del 3.° Il carpo ha la stessa larghezza della mano, ma una lunghezza molto maggiore. La mano è amiddaliforme, alquanto allungata. L' unghia come nei piedi precedenti. I piedi toracici del 3." paio hanno l' epimero che comincia largo e termina restringendosi leggermente con un margine semicircolare. Il 2." articolo è alquanto dilatato, lungo quanto il 4.°, 5.° e 6." presi insieme. Il 4.° è lungo circa '-'., del 2.°; il 5.° è molto breve; il 6.", mediocre, è alquanto incurvato, e si va assottigliando verso l' estremo distale. L' unghia, (SS Sistematica. sottile, lesiniforme, incurvata leggermente ad arco, è lunga un po' meno dei due articoli precedenti presi insieme. I piedi toracici del 4." paio differiscono da quelli del 3.° prima di tutto per le dimen- sioni, perchè alquanto più grandi. Ma la differenza maggiore riguarda l' epimero che è molto più largo, e soprattutto si espande nella metà posteriore in un grosso lobo, che va a situarsi sotto 1' epimero dei piedi del 5.° paio. Nei piedi toracici del 5." paio V epimero è piuttosto breve, co' due lobi quasi eguali fra loro. Il 2.° articolo è molto largo nel mezzo, ma più stretto nei due estremi, quantunque non molto. Il 4.° articolo è più breve del 5.°, il quale si va dilatando verso l' estremo distale, ed è armato di più serie di piccole spine uncinate. Il 6.° articolo, lungo circa il doppio del 4.°, è molto sottile, quantunque si vada allargando leggermente verso l' estremo distale, dove espande pure alquanto l' angolo anteriore. L' unghia è conica, incurvata ad uncino alla maniera ordinaria. I piedi toracici del 6." paio sono costituiti sullo stesso tipo di quelli del 5.°, ma hanno al solito 1' epimero più ridotto. Oltre a ciò il 2.° articolo è più irregolare, e si va assot- tigliando più fortemente verso 1' estremo distale. II 7." paio di piedi toracici si presenta con un epimero mediocremente sviluppato, e di forma ordinaria. Le irregolarità cominciano fin dal 2.° articolo, che si potrebbe dire quasi trapezoidale allungato, ma che, come si vede nelle Figg. 10 e 11 della Tav. 37, presenta un lobo molto sviluppato, risultante dall' espansione dell'angolo distale posteriore. Questo lobo è ornato di molte setole ciliate, impiantate soprattutto nella superficie posteriore. Il 3.° articolo è breve come al solito. Il 4.° e il 5.° sono di forma quasi eguale fra loro; am- bedue larghi e fortemente armati nei margini di brevi spine. Il 6." articolo è del tutto rudimentale; nascosto in uno speciale incavo dell'estremo distale del 5.° articolo, si riduce ad un piccolo tubercolo, di poco dissomigliante dal 7.° che è anch' esso rimasto atrofico. Nei piedi addominali (Fig. 6) il peduncolo è relativamente breve, adorno di più setole ciliate. I retinacoli (Fig. 9) sono due, sottili, lunghi, e terminanti con due o tre tubercoli, di cui uno è molto aguzzo. Non esistono vere spine forcute, ma solo 4 spine aguzze, col gambo munito di piccole setole. In quanto ai piedi codali ( Fig. 8)1' attenzione è richiamata soprattutto da quelli del 1° paio, giacché essi non hanno, come al solito, i due rami subeguali, ed armati di spinuzze, ma invece presentano il ramo interno assai più breve dell'esterno, ridotto quasi ad una semplice e grossa spina; e tutti e due assolutamente inermi e glabri. — I piedi codali medi sono normali, più brevi dei posteriori, co' rami armati di spine alla maniera ordinaria. — I piedi codali posteriori hanno il peduncolo breve e tozzo ; e i rami, più lunghi del peduncolo, e larghi, di forma laminare, assottigliati verso 1' estremo, armati nei margini di piccole spine, e adorni di setole di varia dimensione e di diversa foggia. Do Il telson è eordiforme, relativamente breve, diviso quasi fino alla base, con 2 piccole setole verso 1' apice. Fani. VI. Orchestidi. 48fl Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! dai fondi corallini, alla profondità di 20-40 metri, ma molto rara. Mari stranieri. Spìtzberg, fondo argilloso, frequente, prof. 14-200 org. (Goès). — Groen- landia ( Tokell, secondo Goès). — Islanda ( Torell, secondo Goes). -- Coste scandinave : « habitat vulgaris in fundo limoso a Norvegia meridionali ad oram kullensem » (Bruzelius), — Coste britanniche: acque profonde (Norman). — Coste olandesi (Hoek). Osservazioni. — Le Haploops ( o almeno 1' II. tubicola ) differiscono dalle Ampelische propriamente dette non solo per le forme esterne diverse, ma anche per una speciale strut- tura degli occhi (cf. p. 111). È diverso pure il numero dei ciechi epato -pancreatici, che nelle Haploops è ridotto a due (cf. p. 126). Ambedue le condizioni sembrano accennare ad uno stato più primitivo delle Haploops rispetto alle Ampelische. Sp. 81. Haploops setosa, Boeck, 1870. (Tav. 57, Fig. 51). 1870. Haploops setosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 148. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 541, t. 30, f. 7. Lunghezza 12 nini. — L'espansione del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è larga e relativamente breve (larghezza % della lunghezza). Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Christiansund, 40-100 Favne (Danielssen e G. O. Sars, secondo Boeck); Karmoen (Boeck). Osservazioni. — Questa specie è notevole anche per la forma allungata del corpo, e per la presenza di fascetti di setole inseriti fra i tre segmenti posteriori del torace, e gli addominali. Fam. VI. Orchestidi (Leach, 1814). 1814. Orchestidae. 187°- Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 11. * 1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, Append. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 99. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8, p. 135. 1857. Talitrini. 1850. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 9, p. 295. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 173. * 1852. Dana, Proc. Amer. Aead. Arts Se., voi. 2. 1861. Orchestiidae. 1852. Dana, U. S. Exped. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 33. voi. 1, p. 12. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 4. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, voi. 1, p. 21. Forme esterne. — Corpo robusto, non molto compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, senza flagello accessorio. Mandibole senza palpo ( cf. pp. 22 e 517). — Labbro inferiore senza lamine interne. — Mascelle anteriori con palpo I-articolato (cf. p. 517), talora affatto rudimentale. — ( Piedi mascellari varii ). (Gnatopodi varii, spesso con dimorfismo sessuale). Piedi codali tre paia; i posteriori con 1 solo ramo (nella Ceina senza rami). Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 62- a tu I Sistematica. Organizzazione interna. — Piedi toracici medi non glandoliferi. — Glandole glntinifere diffuse nella pelle dei Talitri e delle Orchestie (cf. p. 68). Due paia di ciechi epato-pancreatici. Distribuzione geografica e Dimora. — Sulle rive di tutti i mari esplorati, fra le alghe sommerse della superficie, o semisommerse delle scogliere ; inoltre nelle sabbie umide del litorale, ed anche nel terriccio di luoghi più o meno lontani dal mare. Osservazioni. — Neil' assegnare i caratteri alla famiglia degli Orchestidi il Sars, a quelli del Boeck, aggiunge pure degli altri che sono proprio soltanto di alcuni generi, ma non di tutta la famiglia. Così egli dice delle antenne posteriori che hanno « its basai joint coalesced with the cephalon », laddove invece questo carattere non si trova nelle Hyale. E similmente non è esatto dire per tutti gli Orchestidi che gli occhi siano « comparatively small » , quando si rifletta che ne\V Orchestia megalophthalma essi occupano quasi tutta la superficie laterale del capo. Fin da quando il Leach, nel 1814, fondò la famiglia « Orehestidae », furono in essa compresi i due generi Talitrus ed Orchestia. Fr. Mììller, nel 1848, mise in dubbio l'esi- stenza di limiti precisi fra questi due generi, richiamando l'attenzione sopra i caratteri di alcune specie in cui le femmine somigliano ai Talitrus, ed i maschi alle Orchestia. 11 Dana, da principio (1849 e 1850), sostenne la differenza dei due generi, a cui aggiunse anche altri due, « Allorchestes » e « Talitronus », distinguendoli fra loro nella maniera seguente: « 1. Pedes primi non cheliformes noe subeheliformes, articulo styliformi confecti ; sccundi saepe subeheliformes, marni sive parvulà et debili sivc nulla. Antennae superiores basi inferiorum breviores Talitrus (Lateeille). 2. Tallirò pedes primos antennasque similis. Pedes maris secundi valde siib- cheliformes, marni grandi Talitronus (Dana). 3. Pedes primi secundique plus minusve subeheliformes. Antennae superiores basi inferiorum breviores. Maxillipedes apicem obtusi Orchestia (Leach). 4. Pedes primi secundique plus minusve subeheliformes. Antennae superiores breviores, basi inferiorum longiores. Maxillipedes apicem unguiculati . Allorchestes (Dana). » Ma poi, nel 1852, associandosi all' opinione del Mììller, il Dana fece le seguenti mu- tazioni, cambiando anche le definizioni. « G. 1. Orchestia. — Maxillipedes non unguiculati. Antennae lmae basi 2darum breviores. Epimerae 5tae 4tis parce breviores. Subgen. 1. Talitrus. — Pedes Imi maris feminaeve manu non instructi. Subgen. 2. Talorchestia, D. — Pedes Imi maris ac in Talitro, feminae manu parvulà instructi. Subgen. '■>. Orchestia. — Pedes Imi maris feminaeque manu plus minusve instructi. G. 2. Allorchestes, Dana. — Maxillipedes unguiculati. Antennae lmae minores, basi 2daruni longiores. Epimerae 5tae 4tis saepius multo breviores ». Stando alla legge di priorità, il gen. Talitronus = Talorchestia, se fosse buono, do- vrebbe cedere il posto al nome più antico Orchestoidea, Nicolet, 1849. Ma se, come è pro- babile, è vero quel che dice lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 262), cioè che « the Fam. VI. — Orchestidi. 4^] defìnition of Talorchestia should evidentlv read: — Pedes Irai feminae ac in Talitro, maris raanu parvulà instructi », anche il gen. Orchestoidea deve mettersi fra i sinonimi di Or- chestici, perchè accennante a caratteri molto indeterminati, e che variano pure nella stessa femmina secondo lo sviluppo '). In quanto al gen. Allorchestes , Dana, tutto contribuisce a far credere che sia sinonimo del gen. Nicea, fondato quasi contemporaneamente dal Nicolet nello stesso anno 1849; come pure che ambedue questi nuovi generi, Allorchestes e Nicea, siano semplicemente sino- nimi dell' antico genere Hyale, descritto dal Rathke nel 1837. Generi della famiglia degli Orchestidi. . j Le antenne anteriori molto più brevi del peduncolo delle posteriori . 2 ' — — più lunghe — — 3 ÌNei maschi bene sviluppati la mano dei gnatopodi posteriori è de- bole, non rigonfia, con unghia rudimentale, come nelle femmine. . Talitrus pag. 492 Nei maschi bene sviluppati la mano dei gnatopodi posteriori è ro- busta, rigonfia, amiddaloide Orchestici » 494 , Telson intero HyaleUa » »12 °* ( — diviso 4 I / Gnatopodi posteriori subchelati Hyale » 517 — — elidati Ce/ina » 530 ') Eecentemente lo Stebbing (Ann. Mag. N. Hist., 1891, ((3) voi. 8, p. 324, t. 15) ha descritto una nuova specie di Orchestide, che veramente è forse una varietà dell' Orchestri chilensis, ma che l' A. ascrive sotto il genere Talorchestia, perchè i gnatopodi anteriori della femmina non sono subchelati. Verso la fine della descrizione dà poi la seguente tavola che può essere, come egli dice, « useful as explaining the fine distinctions which separate four very closely related genera: Gn. 1, cf- Gn. 2, d*. Gn. 1, 5. Gn. 2, $. Talitrus, Latreille . . Simple. Feebly chelate. Simple. Feebly chelate. Orchestici, Leach . . . . Subchelate. Strongly subchelate. Subchelate. Feebly chelate. Talorchestia, Dana .... Subchelate. Strongly subchelate. Simple. Feebly chelate. Orchestoidea, Nicolet . . . Simple. Strongly subchelate. Simple. Feebly chelate. » Or a me non pare punto sicuro che i quattro generi suddetti possano sussistere, non solo per quello che ho detto di sopra ( cioè perchè nella femmina la larghezza dell' estremità distale dei gnatopodi anteriori varia molto secondo le specie e secondo 1' età, e per gradi, cosi che in molti casi mal si salirebbe dire se si tratta di un piede subche- lato o semplice), ma ancora perchè per la maggior parte delle specie chiamate con uno di quei nomi ora è descritto solo il maschio, ed ora solo la femmina. Che cosa dunque autorizza a pigliare uno di quelli? Ma v'ha dippiù; che i generi Talorchestia e Orchestoidea peccano dalle fondamenta. Così pel gen. Orchestoidea. stando alla definizione del Nicolet (riferita dallo Stebbing nel Re]?. Challenger, p. 231), dovrebbero servire come carattere distintivo i gnatopodi anteriori « tarso styliformi terminati ». L' unica sjjecie descritta (0. tuberculata) il Dana la fece sino- nimo del suo Talitronus insculptus. Se non che poco durò il gen. Talitronus, poiché lo stesso Dana l'abolì sosti- tuendolo col nuovo nome Talorchestia. E chiaro che, cambiandosi il nome del genere, la specie tipica sarebbe dovuta divenire Talorchestia inscillpta ; e quindi essa, conservando il carattere dei gnatopodi anteriori stiliformi anche nel maschio, avrebbe dovuto fare sì che nella diagnosi del genere Talorchestia si dicessero i maschi con gnatopodi anteriori terminati come nei Talitri. Coni' è dunque che esce fuori il genere Talorchestia con gnatopodi anteriori subchelati nel maschio, e somiglianti a quelli dei Talitri nella femmina? Ad ogni modo come mai si possono con- siderare distinti oggi i due generi Talorchestia e Orchestoidea, se fin da principio furono essi adoperati per indi- care la stessa specie, e quindi furono coincidenti? 492 Sistematici!. Gen. 30. Talitrus, LatreilTe e Bosc, 1802. 1802. Talitrus. * 1802. Bosc, Hist. nat. Crust., voi. 1, p. 4S. 1802. Latreille, Hist. nat. Crust. Ins., voi. 3. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 363. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 11. 1850. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 9, p. 295. 1851. J. F. Brandt, Bull. phys. mathém. Acad. se. St. Pétersbourg, voi. 9, p. 165. 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se., voi. 2. 1852. Dana, U. S. Exped , p. 851. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 13. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 5. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 13. 1876. Boeck, Skandiu. arkt. Amphip., p. 104. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 22. 1891. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8, p. 324. Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori. Mascelle anteriori con palpo affatto rudimentale. — Piedi mascellari col palpo composto di soli tre articoli. In ambedue i sessi i gnatopodi anteriori hanno la mano assottigliata all' estremo di- stale, e quindi non subchelata; i gnatopodi posteriori sono deboli, con la mano quasi foliacea. Telson quasi intero ( appena smarginato all' apice ). Nella pelle esiste un apparecchio glutinifero diffuso, ma molto ricco di cellule glandolare Osservazioni. — La definizione del gen. Talitrus, formulata già dal Latreille, fu pub- blicata col consenso dell'Autore la prima volta dal Bosc (cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 14,; e Stebbing, Rep. Challenger, p. 67). Sotto il nome di Talitrus sono stati descritti molti Orchestidi ; ma, meno l' unica specie che qui registro, delle altre dubito molto che siano state confuse con femmine di Orchestia. Sp. 82. Talitrus locusta (Pallas, 1766) Latreille e Bosc, 1802. (Tav. 57, Figg. 52, 53). 1766. Ouiscus locusta. 1766. Pallas, Mise. Zool, p. 476, t. 14, f. 15. 1772. Pallas, Spicil. Zool., fase. 9, t. 4, f. 7. 1802. Talitrus locusta. * 1802. Bosc, Hist. nat. Crust., voi. 1, p. 48. 1803. Latreille, Hist. nat. Crust. Ins., voi. 6, p. 299. 1825. Desmarest, Consid. Crust., p. 260, t. 45, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 5, t. 1, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. ]6, con figg. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 13. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 105. 1881. Delage, Arch. Zool. exépr. et gén., voi. 9, p. 91 . 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 23, t. 9. 1808. Cancer Gammarus Saltator. 1808. Montaqu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9, p. 94, t. 4, f. 3. 1813-14. Talitrus littoralis. * 181314. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7. 1830. Talitrus saltator. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 364. 1840. Edwards, Hist. nat. Crust., voi. 3, p. 13. Lunghezza 16 mm. — Colorito grigiastro, con macchie nero-azzurrognole nella parte posteriore del corpo. — Pel resto cf. i caratteri del genere. Fani. VI. Orohestidi. — Talitrus locusta. 493 Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo (dubbio). Mari stranieri : Coste del Mare del Nord e d' altri mari settentrionali. Osservazioni. — Le antenne posteriori dei Talitri, al pari di quelle delle Orchestie propriamente dette, si distinguono per avere i due primi articoli del peduncolo saldati al capo (cf. p. 17). Manca un vero cono glandolare nel 2.° articolo1). Per quante ricerclie io abbia fatte, non mi è riuscito mai di avere Talitrus delle coste del nostro Golfo o di altre coste d' Italia. Nondimeno il prof. A. Costa (Amfip. Napoli, p. 184) cita due specie delle coste delle provinole napolitano, cioè T. locusta e T. platycheles. E della prima dice: « Frequentissima è questa specie sopra tutte le spiagge del regno sotto le pietre, e tra fuchi ed altri corpi marini rigettati dalle onde : per modo che a questa in preferenza dal volgo si applica il nome di pulci di mare. Vive pur essa presso le sponde de' laghi, siano assolutamente salsi, siano comunicanti col mare, insieme all' Orchestici littorea. » Quest' ultima circostanza potrebbe far credere che si sia trattato di femmine dell' 0. gammarellus , che appunto vive anche nei luoghi non perfetta- mente marini; laddove dei Talitrus delle coste europee dell'Atlantico non si è mai accen- nato ad altra dimora che a quella esclusivamente delle sabbie del litorale. Similmente non credo sicura la diagnosi di un vero Talitrus pel « T. platycheles » che si troverebbe anche sulle coste del Regno di Napoli, quantunque rarissimo. Giacché la figura che ne dà la « Fauna del Regno di Napoli » (Tav. 8 bis, f. 2) non mi pare che escluda la diagnosi di una femmina di Orchestia di specie indeterminata. Né credo assicurata la presenza di Talitrus sopra altre coste del Mediterraneo, essen- dovi sempre lupgo a sospettare dello scambio con le femmine delle varie specie di Orchestia. E che lo scambio sia molto facile, può assicurarlo solo chi sappia per esperienza propria come riesca talora impossibile per varii giorni di seguito 1' ottenere dei maschi di Orchestia da taluni punti delle coste, che pure d'ordinario in altre occasioni ne hanno a profusione. Aggiungasi pure a questo la presenza dei maschi con organi sessuali interni maturi, ma ancora con forme esterne femminili ; e s' intenderà come la diagnosi di Talitrus segua na- turalmente invece di quella di Orchestia. — Le figure che il Czekniawsky (Zoogr. Politica, p. 120, t. 8, f. 42-44) dà del suo « Talitrus (locusta L.) saltatoi- Edw. » non mi fanno convinto della presenza di Talitrus sulle coste del Mar Nero. ') Che la glandola autennale non sia punto rappresentata nei Talitri dall' organo piriforme descritto dal De- lage, 1' ho già avvertito a p. 141 di questa Monografia, e viene confermato anche dal Bonniek ( Comptes rendus. 1891, voi, 113, p. 808). Secondo quest'osservatore nelle « Orchestiidae » la glandola è costituita da un lungo cana- licolo ripiegato sopra sé stesso, e shoccante all' esterno con un orificio arrotondato, « dont le diamètre ne dépasse guère un centième de millimètre et situé à 1' angle inférieur et interne de la plaque frontale formée par le basi- podite. » E più oltre aggiunge: « Dans l' embryon, encore contenti dans la cavité incubatrice de la fornello et ne comptant que dix articles à 1' antenne, la glande débouche au sommet d' un petit tubercule conique rappelant ce que 1' on voit chez les autres Amphipodes adultes ; ce tubercule disparait aux mues qui suivent la mise en liberté de 1' embryon. » Io non ho veduto mai nei giovani delle Orchestie propriamente dette un vero cono glandolare; o, almeno, questo non ha mai in essi uno sviluppo relativamente maggiore di quello che presenta nell'adulto ( cf. p. 17: e t. 50, f. 7-16 di questa Monografia ). 494 Sistematica. Gen. 31. Orchestia, Leach, 1813-14. 1813-14. Orchestia. 1849. Orchestoidea. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7. * 1849. Nicolet, in Gay, Hist. fis. y poi. Chile, Zool., 1814. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11. voi. 3. 1830. Edwards, Annales Se. Natur., (1) voi. 20, p. 360. 1858. Bate, Ann. Mag. X. Hist., (3) voi. 3. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 15. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. IO. 1849. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8, p. 135. 1891. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8, p. 328. 1851. J. F. Brandt, Bull. pbys. matbém. Acad. se. 1850. Tal Uro mix. St. Pétersbourg, voi. 9, p. 169. 1850. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 9, p. 295. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 851. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se., voi. 2. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 33. 1851. Talitrorchestia. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1851. J. F. Brandt, Bull. pbys. matbém. Acad. se. voi. 1, p. 24. St. Pétersbourg, voi. 9, p. 171. 1862. Bate, Cat, Brit. Mus., p. 17. 1851 Megalorchestia. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jabrg., p. 378. 1851 j F Brandt, Bull. pbys. mathém. Acad. se. 1866. Heller, Ampbip. Adriat., p. 2. gt pétersbourg, voi. 9, p. 270. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 12. 1852_ ^alorchestia. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Ampbip., p. 100. lg52 Dana Amer Joum Sc_ ^ (2) ^ u 1891. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8, p. 328. lg52_ Dana. tj. g. Exped. 1847. Scamhaììa. 1891_ StebbinGj Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8. p. 324. 1847. Leach, Mss. in: White, List Crust. Brit. Mus., p.86. Gnatopodi con dimorfismo sessuale. Le femmine e i giovani maschi come nei Talitrus ; ovvero il 6.° articolo dei gnatopodi anteriori nelle femmine adulte, senza divenire amidda- loide, ha 1' estremo distale largo, così da divenire suhchelato. Invece nei maschi adulti tutti i gnatopodi diventano subchelati ; ma negli anteriori il 6.° articolo non è rigonfio; nei posteriori la mano diventa ovoide, amiddaliforme, grande e talvolta enorme, terminata da un'unghia molto considerevole. — Il resto come nel gen. Talitrus. Distribuzione geografica e Dimora. — Le Orchestie vivono in tutti i climi, nascoste in buche che si scavano nella sabbia umida del litorale, ovvero fra i mucchi di alghe rigettate dalle onde. L' O. gammarelliis si adatta anche al terriccio di luoghi molto distanti dal mare. Osservazioni. — Le modificazioni sessuali dei maschi non si limitano soltanto ai gna- topodi posteriori, ma riguardano anche i gnatopodi anteriori, la cui mano, particolarmente nel suo estremo distale, si dilata, fino a far prendere all'arto una forma subehelata, anche nelle specie in cui i gnatopodi anteriori della femmina rassomigliano a quelli dei Talitri. Per tale ragione i generi Orchestoidea e Talorchestia , fondati appunto su queste differenze, debbono entrare fra i sinonimi del gen. Orchestia, insieme ai generi Talitronus, Talitrorchestia e Megalorchestia, che sono a loro volta sinonimi di essi, o press' a poco. In mezzo alla grande folla dei Gammarini descritti col nome di Orchestia ( cf. p. 508 ) <> con uno dei suoi sinonimi, a me sembrano sicure soltanto poche specie, come appare dalla seguente tabella, in cui tutti i caratteri sono presi dal maschio adulto. Dove non è indicato altrimenti, s' intende parlare dei gnatopodi posteriori. — Per la descrizione particolareggiata d' un' Orchestia cf. O. gammarellus, p. 501. Fani. VI. Orchestidi. — Orchestici. 495 Specie del gen. Orchestia. Occhi grandi megabphthalma pag. 496 — piccoli 2 Superficie del corpo sparsa di tubercoli tuberculata » 496 — — liscia ■ . . 3 . Archi dorsali dell' addome con punte sporgenti Fùcherii » 4'.'T — — senza punte 4 Il 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è prolungato indietro in 4. | forma di largo scudo scutigerula » 497 Il 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è di larghezza normale. 5 11 margine posteriore del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è seghettato serrulata » 498 Il margine posteriore del 2." articolo dei piedi toracici del 7." paio non è seghettato 6 L' angolo prensile dei gnatopodi posteriori non è prolungato ... 7 — — — è prolungato 8 Mano dei gnatopodi posteriori quasi triangolare, col margine unguico- lare molto obliquo, regolare chilensis » 4(J8 'j l Mano suddetta ellittica, col margine unguicolare poco obliquo, spesso irregolare gammarellus » 499 Mano suddetta subquadrata, col margine unguicolare concavo .... quadrimana » 504 Il prolungamento dell' angolo prensile dei gnatopodi posteriori è ottuso 8. \ e bifido limicola » 505 Il prolungamento suddetto è semplice ed acuto 9 Il prolungamento è poco accennato 10 — è grande, spiniforme 11 Il margine unguicolare è sinuoso Aucklandiae » 505 — — convesso, con un lobo nel mezzo longicornis » 505 Il prolungamento dell' angolo prensile è molto sottile Quoyana » 506 — — — è robusto 12 . Il prolungamento ha una base molto larga capensis » 506 — — mediocre Deshayesii » 507 1D0 Sistematica. Sp. 83. Orchestia megaloplitlialma l Leach, mss. ) White, 1847. (Tav. 57, Fig. 54). 1847. Scamballa megalophthalmus. 1S47. Leach, Mss. secondo White, List Crust. Brit. Mus., p. 86. 1847. Orchestia megalophthalmus. 1847. White, List Crust. Brit. Mus., p. 86. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 22, t. 3, f. 8. 1874. Talorchestia megalophthalma. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, p. 556. Lunghezza 19 min. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi molto grandi rispetto al vo- lume del capo. Mano dei gnatopodi anteriori della femmina assottigliata all'estremo distale; quella del maschio suhchelata. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio col margine unguicolare intero leggermente convesso, e coli' angolo prensile alquanto prolungato. — I piedi toracici del gruppo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Il Bate segna « Hab. Unknown ». Intanto lo Smith, sotto il nuovo nome di Talorchestia megalophthalma, dice che abita « Cape Cod to New Jersey, and probably farther south » . Io ho avuto in dono dal Norman due individui, femmine, provenienti appunto dall' America settentrionale. Sp. 84. Orchestia tubereulata ( Nicolet, 1847 ) Dima, 1852. (Tav. 57, Fig. 55). 1847. Orchestoidea tubereulata. 1852. Orchestia (Taìitrus) insculpta. s 1847. Nicolet, in: Gay, Hist. fis. y poi. Chile, Zool., 1852. Dana, U. S. Esped., p. 855, t. 57, f. 1. voi. 3, t. 2, f. 4. 1852. Talitronus insculptus. 1857. Bate, Ann. Mag. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 524. * 1852. Dana, Proc. Amor. Acad. Arts Se., voi. 2, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 12, t. 2, f. 2. p. 202. 1852. Taìitrus ornatus. 1852. Orchestia tubereulata. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 201. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 1595. Dorso rivestito di tubercoli, ma senza processi spinosi nell' addome. — Occhi mediocri. Mano dei gnatopodi anteriori assottigliata all' estremo distale in entrambi i sessi. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio amiddaliforme, ma alquanto allungata, coli' an- golo prensile non prolungato, e con un grosso dente nel mezzo del margine unguicolare. — Piedi toracici del 6.° e 1." paio col 2.° articolo normale. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste del Chili (Gay, Dana). Osservazioni. — La figura che si riproduce in questa Monografia è presa dal Bate, il • piale la disegna ombreggiata, segno che 1' animale esiste nella collezione del Museo Bri- tannico. Nondimeno non se ne indica la provenienza. Fani. VI. Orchestidi. — Orchestici scutìgerula. 497 Sp. 85. Orchestia Fischerai, Edwards, 1830. (Tav. 57, Fig. 56). 1830. Orchestia Fischerii. - (?| 1830. Edwards, Móm. Soc. Hist. Nat. Paris, voi. 5, t. 25, f. 14. 1830. Edwards, Annales Se. Natur., (1) voi. 20, p. 362. 182944. Guérin-Méneville, Iconograph. Regna Auim. Covier, t. 26, f. 3. 1840. Edward», Hist. Crust., voi. 3, p. 19, t. 29, f. 4. 1862. Orchestoidea Fischerii. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 11, t. 2, f. 1. Lunghezza 12 mm. — Dorso non tubercolato. — Il margine posteriore dorsale dei tre segmenti addominali si prolunga a destra ed a sinistra in un processo spinoso. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori di entrambi i sessi non (?) dilatata all'estremità distale. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio come nell' 0. tuberculata. Il 2.° articolo dei piedi toracici del 6.° paio è enormemente dilatato; quello dei piedi del 7.° paio è normale. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Baia di Calamati, presso Petalidi, Morea ( Guérin ). Osservazioni. — Delle mani dei gnatopodi anteriori non esiste una buona figura. L' Edwards dice « petites et non chelifères » ; il Bate ( che pare abbia osservato l' individuo tipico conservato « in the Museum of the Jardin des plantes ») descrive i gnatopodi anteriori come « long and slender ». La femmina è ignota. Sp. 86. Orchestia seutigerula, Dana, 1852. (Tav. 57, Figg. 57-60). 1852. Orchestia seutigerula. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 863, t. 58, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 26, t. 4, f. 7. Lunghezza 19 mm. — Dorso non tubercolato e inerme. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori subchelata in entrambi i sessi. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio larga, coli' angolo prensile leggermente prolungato, e con un piccolo processo nel mezzo del margine unguicolare. — Il 2.° articolo del 6.° paio di piedi toracici è normale; quello del 7.° paio si prolunga nella parte posteriore in una larga espansione. Distribuzione geografica e Dimora. — Hermit Island, abbondante fra le alghe rigettate sulla riva della Baia di Nassau, nella Terra del Fuoco ( Dana ). Osservazioni. — Nella figura del Bate la mano dei gnatopodi posteriori è diversa da quella del Dana; e similmente la squama del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è molto più grande. Forse si tratta di un' altra specie. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora Golf v. Neapel. Gammarini. 63. 498 Sistematica. Sp. 87. Orchestia serrulata, Dana, 1852. (Tav. 57, Figg. 61, 62). 1852. Orchestia serrulata. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 204. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 870, t. 58, f. 7. 1S62. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 31, t. 5, f. 4. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst, voi. 13, p. 209. Lunghezza 12-15 min. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. La mano dei gnatopodi anteriori è subchelata in entrambi i sessi. — La mano dei gna- topodi posteriori del maschio si va assottigliando verso 1' apice ; il margine unguicolare è obliquo. In tutti i piedi toracici del gruppo posteriore il 2.° articolo è normalmente svi- luppato, ed ha il margine posteriore seghettato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste della nuova Zelanda (Dana, Gt. M. Thomson). (2?i Sp. 88. Orchestia chilensis, Edwards, 1840. (Tav. 2, Fig-. 8; e Tav. 15, Figg. 31-38, Om). 1840. Orchestia Chilensis. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 181. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 18. 1861. Bate aud YVestwood, Brit. sess. ey. Crust., 1852. Dana, U. S. Exped., p. 867, t. 58, f. 4. voi. 1, p. 31, con figg. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 30, t. 1. a, f. 8; e t. 5, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 24, t. 4, f. 5. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 4, t. 1, f. 7. p. 209. 1868. Czerniawskv, Zoogr. Pontica, p. 119, t. 8, f. 40,41. 1852. Orchestia spini-palma. 1874. Bos, Crust. Nederl., p. 43. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. ArtsSc, voi. 2, p. 203. 1857. Orchestia lai vis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 875, t. 59, f. 4. 1857. Baie, Ann. Mag. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 136. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 28, t. 4, f. 9. 1S57. White, Hist. Brit. Crust., voi. 3, p. 163. 1852. Orchestia nitida. 1862. Orchestia trir/onocheirus. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 204. 1862. Leach, mss., in: Baie, Cat. Brit. Mus., p. 26, 1852. Dana, U. S. Exped., p. 868, t. 58, f. 5 e 6. t. 4, f. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 29, t. 5, f. 1. 1891. Talorchestia hrito. 1853. Orchestia mediterranea. 1891. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (6) voi. 8, p. 324, 1853. A. Costa, Rendic. Acc. Se. Napoli, p. 171. f. 15. Lunghezza fino a 20 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. La mano dei gnatopodi anteriori è subchelata in entrambi i sessi. — La mano dei gnatopodi posteriori del maschio si va assottigliando verso 1' apice ; il margine unguicolare è molto obliquo. — Il 2.° articolo dei piedi toracici del 6.° e 7.° paio è normale. Descrizione della femmina. — Il colorito è per lo più uniforme, giallo -verdiccio, con tinta rosea sul dorso. L' aspetto generale è molto robusto, col dorso inerme. Le antenne posteriori raggiungono quasi la metà del torace. Fara. VI. Orohestidi. — Orchestici gammarellus. 499 Le antenne posteriori hanno gli articoli del peduncolo relativamente poco robusti ; e il flagello con un numero grande (20 e più) di articoli. I gnatopodi anteriori si presentano coli' cpimero abbastanza sviluppato, quasi triango- lare, col margine distale non bilobo. Gli altri articoli sono piuttosto gracili ; la mano nella femmina adulta ha un margine distale brevissimo (Tav. 15, Fig. 33). Nei gnatopodi posteriori V epimero è grande, di forma subquadrata, con gli angoli distali arrotondati, e coli' apofisi del margine posteriore molto pronunziata. Il 2.° articolo è molto dilatato; la mano è relativamente larga; e l'unghia è piccola. Descrizione del mascliio. — I gnatopodi anteriori hanno i varii articoli, e specialmente il 5.° e il 6.°, relativamente gracili. Il margine distale della mano è più breve dell' unghia. Nei gnatopodi posteriori la mano è molto grande, più lunga di tutti gli articoli pre- cedenti presi insieme ; ed ha una forma di mandorla, che si va per gradi assottigliando verso la punta, acquistando così un margine unguicolare molto lungo ed obliquo, e sinuoso. L' unghia è molto sviluppata. I piedi toracici del 7° paio presentano in taluni casi molto dilatati il 4." ed il 5.° articolo (Tav. 15, Fig. 34). Distribuzione geografica e Dimora. — Sul litorale di tutto il Mediterraneo e forse anche di tutti i mari, soprattutto dei climi temperati e caldi. A Napoli non è molto frequente. Osservazioni. — Le figure dell' 0. chilensis date dal Dana rappresentano una femmina indeterminabile ; quelle del Bate sono in parte, cioè per la femmina, copia delle figure del Dana, in parte, ossia pel maschio, originali, prese dall' individuo tipico dell' Edwards. « I bave had the opportunity of examining the type, j)reserved in the Museum of the Jardin des Plantes, from which the second gnatopod (PI. 1. «, f. 8) was drawn » — Del- le, figure date dal Dana per 1' 0. nitida, quella segnata col n.° 5 non si distingue essen- zialmente dall' 0. chilensis ; la fig. 6 rappresenta una femmina indeterminabile. Probabilmente è da ridursi all' 0. chilensis anche Y Amphitltoe Gain/ardii, Edwards, 1840 (Hist. Crust., voi. 3, p. 37), che il Dana (U. S. Exped., p. 885) dubitativamente, ed il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 41) senza farvi dubbio, considerarono come sinonimo della loro Allorchestes Gaimardii. Ma questo ravvicinamento non è giusto, perchè 1' Edwards dice : « Antennes supérieures un peu plus courtes que le pédoncule des antennes inférieures » . (38) Sp. 89. Orchestia gammarellus (Palla*, 1772) Boetk, 1872. (Tav. 2, Fig-. 11; v Tav. 15, Figg. 1-12, e 39-43). 1772. Oniscus gammarellus. 179G. Cancer Gammarellus. 1772. Pai.las, Spicil. Zool., Fase. 9, t. 4, f. 8. 1796. Herbst, Naturg. Krabben, voi. 2, p. 129, t. 3(5, 1780. Oniscus Stroemianus. ' *■ 1-qa r> r r* n ì ori 1802. Talitrus Gammarellus. * 1(80. O. Iabricics, Fauna Groenl., p. 261. 1802. Latreille, Hist. Crust., voi. tì. 1808. Cancer Gammarus littoreus. 1808. Montagu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9. Rep. Challenger, p. 57 ). % fc ^ f 4 1791. G iimmar us gammarellus. * 1791. Olivier, Hist. Ins., voi. G ( secondo Stebbino, 500 Sistematica. 1812. Astacus littoreus. * 1812. Penxant, Brit. Zool. (secondo Stebbing, Eep. Challenger, p. 82 ). 1813-14. Orchestici littorea. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. T, t. 221, f. 6. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 16. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 181. 1859. Brizelius, Gammar. Skandin., p. 33. 1801. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 27, con figg. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 27, t. 4, f. 8. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 2, t. 1, f. 1-2. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 12. 1884. Blanc, Amphip. d. Kiel. Bucht, p. 55, t. 6, f. 18-32. 1887. Barrois, Morphologie des Orchesties, p. 12, con figg. 1887. Barrois, Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 19. 1888. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 92, con figg. 1889. De Guerne, Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, p. 356. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 24, t. 10. 1825. Orchcstia Montagui. 1825. Audooix, Explic. Planches Savigny, t. 11, f. 7. 1830. Edwakds, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 361. 1840. Edwakds, Hist. Crust., voi. 3, p. 17. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 23. Jahrg., p. 380. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p 2, t. 1, f. 3 e 4. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Politica, p. 119, t. 8, f. 34-39. 1829-1844. Orchestici Gamarella. 1829-1844. Gcérix- Méneville, Iconograph. Eègne Anim. Cuvier, t. 26, f. 4. 1840. Orchestici Bottai: 1840. Edwakds, Hist. Crust., voi. 3, p. 17. 1851. J. F. Brandt, Bull. phys. mathém. Acad. St. Pétersbourg (1850), voi. 9, p. 177. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 28. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 117, t. 8, f. 28-33. 1845. Orchcstia Platcnsis. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 304. t. 2, f. 2. 1848. Fr. Mììller, Arch. f. Naturg., 14. Jahrg., p. 61. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 19, t. 3, f. 3. 1847. Scamballa Tristensis. 1847. Leach, mss., secondo White, List Crust. Brit. Mus., p. 86. 1847. Orchcstia Tristensis. 1847. White, List Crust. Brit. Mus., p. 86. 1848. Orchcstia Euchore. 1848. Fr. Mììller, Arch. f. Naturg , 14. Jahrg., p. 53, t. 4, f. 1-17. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 33, t. 5, f. 9. 1851. Orchestici Ochotensis. 1851. F. Brandt, Middexdorff 's Reise, p. 130, t 6, f. 18-26. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 369, t. 1. a, f. 9. 1851. Megalorchestia Californiana. 1851. J. F. Braxdt, Bull. phys. mathém. Acad. St. Pétersbourg (1850), voi. 9, p. 271, t. 1. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc, voi. 6, p. 516. 1852. Orchestici (Taiitriis) Brasiliensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 757, t. 57, f. 2. 1852. Orchcstia ( Talitrus ) Pugettensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 859, t. 57. f. 3. 1852. Orchestici (Talitrus?) scabripes. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 860, t. 57, f. 4. 1852. Orchcstia (Talorchestia) gracilis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 861, t. 57, f. 5. 1852. Orchcstia dispar. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se., voi. 2, p. 203. 1852. Dana, -U. S. Exped., p. 878, t. 59, f. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 32, t. 5, f. 5. 1852. Orchestici Pickeringii. 1852. Dana. U. S. Exped., p. 882, t. 59, f. 9. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 32, t. 5, f. 6. 1857. Orchestia Stroemianus. * 1857. Reinhardt, Grónlands Krebsdyr, p. 30 (secondo Stebbing, Rep. Challenger, p. 301 ). 1857. Megalorchestia scabripes. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc, voi. 6, p. 516. 1862. Orchestoidea scabripes. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 11, t. 1, f. 3. 1862. Orchestoidea Pugettensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 13, t. 2, f. 3. 1862. Orchestoidea Brasiliensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 13, t. 2, f. 4. 1862. Orchestoidea < 'alifomiana. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 14. 1862. Talorchestia gracilis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 15, t. 2, f. 5. 1862. Orchcstia Fuegensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus , p. 17, t. 1. ci, f. 2. 1862. Orchestia Teliti ris. 1862. Bate, Cat. Brit Mus., p. 20, t. 3, f. 6; e t. 4, f. 4. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zeaiand Inst., voi. 13, p. 208. 1864. Orchestia Tucuratinga. 1864. Fritz Mììller, Fiir Darwin, p. 54, figg. 50 e 51. 1865. Orchestia cavimana. 1865. Heller, Verh. zool. bot. Ges. Wien, voi. 15, p. 979, t. 17, f. 113. 1879. Hoek, Carcinol., p. 130. 1880. Nebesei, Amphip. Adria, p. 142, t. 11-13. Fam. VI. Orchestidi. — Orchestici gammarellus. 501 1867. Orchestici crassicomis. 1884. Allorchestes recens. 1867. A. Costa, Annuario Museo Zool. Napoli, 1884. G. Al. Thomson7, Trans. X. /.calami Inet. 1883, Anno 4, p. 42. voi. 16, p. 235, t. 13, f. 2-5. 1868. Orchestici feminaefcrrmis. 188,i- Talorchestta tumida. 1868. Czkumawsky, Zoogr. Pontica, p. 118. 188B- G- M Thomson, mss , secondo Stebbihg, Proc 1872. Orchestici gammarellus. 1872. Boeok, Skandin. arkt. Amphip., p. 102. Zool. Soc. London 1886, p. 5. 1887. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 12, p. 202, t. 39, f. A. 1874. Orchestia agilis. ioa- n i i- ni 1887. Urcnestia < hevreuxn. 187 1. S. 1. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 314 e * 18g7 De Guebne< u Xatllralistei Rev. illustrée Se. 555, t. 4, t. 14. Xat ^ parja (Eiprod. in Stebbing, Rep. 1874. Orchestia palustris. Challenger, 1888, p. 1643). 1874. S. 1. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 468 1888. De Guerne, Bull. Soc. Zool. Franee, voi. 13, e 555. P- 59, con fig. 1880. Orchestia Macleayana. 1888- Che™^>, Bull. Soc. Zool. Franee, voi. 13, 1^80. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 250, t. 7, f. 2. p. 92, con fig. 1888. Orchestia selkirki. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 603, t. 1 e 2. Lunghezza la-17 min. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. La mano dei gnatopodi anteriori è subchelata in entrambi i sessi. — La mano dei gnatopodi posteriori del maschio è amiddaloide, con o senza incisura nel margine unguicolare. — I piedi toracici del gruppo posteriore sono normali. Descrizione della femmina. — 11 colore è vario, per lo più rossiccio, o grigio-violaceo, con tinta uniforme in quasi tutto il corpo, meno nelle appendici, che sono più pallide. L' asjjetto generale del corpo è robusto. Il capo, di forma quasi cubica, non presenta rostro frontale; anche i lobi interantennali sono appena accennati; gli occhi sono piccoli, circolari. I segmenti del torace e dell' addome vanno per gradi aumentando. La coda, rego- larmente segmentata, ha il 3.° segmento bene sviluppato nelle parti laterali ed inferiori, ma ridotto a minimi termini nella parte superiore. Le antenne sono brevi in confronto del corpo, perchè le posteriori appena raggiungono la terza parte del tronco. Gli epimeri sono alti più della metà degli archi dorsali. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è alquanto ingrossato; gli altri due vanno per gradi decrescendo. — Il flagello principale si compone di 5 articoli ;.nche essi decrescenti per lunghezza, e larghezza dal 1.° all'ultimo. — Tutti gli articoli del pe- duncolo, e tutti quelli del flagello meno l'ultimo, sono muniti di spine appendicolate e bifide, o trifide, col margine interno dei rami quasi sempre denticulato. (La stessa armatura si ripete anche nelle altre appendici). Le antenne posteriori hanno il 4.° articolo del peduncolo più robusto, ma anche più breve del 5.° — Il flagello è più breve degli ultimi due articoli del peduncolo presi insieme e si compone di 10-13 articoli relativamente brevi, meno il primo che è alquanto più sviluppato. Il labbro superiore è largo, col margine distale arrotondato. Le mandibole hanno tutte le parti del corpo bene sviluppate, con varie setole ciliate dopo la serie delle spine incisive. Manca ogni traccia del palpo (cf. p. 22, in nota). 502 Sistematica. Il labbro inferiore manca di lamine interne ; le esterne sono larghe e robuste, col mar- gine anteriore intero. Le mascelle anteriori presentano la lamina interna sottile, ma relativamente molto lunga, perchè giunge quasi a livello dell' estremità distale della lamina esterna; porta 2 lunghe setole ruvidamente ciliate. La lamina esterna è robusta. Il palpo manca, ovvero si può dire rappresentato da un semplice tubercolo (Tav. 15, Fig. 20). Le mascelle posteriori sono anch' esse valide, con le lamine mediocremente larghe. Molto notevole è lo sviluppo di una setola ruvidamente ciliata, impiantata verso il margine interno della lamina interna. I piedi mascellari hanno la lamina interna armata di 3 grosse spine odontoidi, ottuse. La lamina esterna è piccola, giungendo appena al terzo distale del 2.° articolo del palpo; non presenta spine nel suo margine interno, ma piccole setole. — Il palpo è composto di 3 soli articoli, tutti della stessa lunghezza; il 2.° articolo è il più largo; il 3.° termina restringendosi leggermente in un' estremità arrotondata, tutta irta di piccole setole pungenti. Manca ogni traccia del 4.° articolo. L' epimero dei gnatopodi anteriori è mediocremente, sviluppato nella parte che intercede fra il margine inferiore dell' arco dorsale e 1' articolazione del 2.° articolo ; ma del resto non sporge quasi per nulla oltre 1' articolazione suddetta. Il breve margine libero è bilobo, co' due lobi inuguali, armati di piccole spine. Il 2.° articolo è di forma ordinaria; il 3.° e il 4." brevi; il 5.° più lungo del G.°, ma di pari larg-hezza; la mano angusta, non sub- chelata, con un margine unguicolare più breve dell' unghia, che è di dimensioni mediocri. Anche nei gnatopodi posteriori V epimero è sviluppato soltanto nella metà prossimale ; l'estremità libera non è biloba, ma irregolare; del resto l' epimero è più largo dei due adia- centi. Il 2.° articolo è molto largo, e quest' ampiezza la deve all' espansione specialmente della parte media del margine anteriore, che è divenuto perciò convesso. Il 3.° e il 4." articolo sono relativamente alquanto più lunghi dell'ordinario; il 5.°, più lungo del 6.°, ha la metà prossimale .sottile ed incurvata ad arco, la distale più larga, di forma irregolare. La mano è spatoliforme, col margine anteriore incavato verso l' apice. Neil' incavo è annidata l'unghia, relativamente molto piccola, la quale viene così a battere contro il margine anteriore suddetto della mano, formando una vera chela, speciale nella sua forma, ma molto debole. I piedi toracici medi, meno che per 1' epimero, si somigliano fra loro in tutto il resto. L' epimero dei piedi del 3.° paio è più piccolo. Quello dei piedi del 4.°, oltre che per le maggiori dimensioni, si fa pure notare per un" apofisi verso il mezzo del margine poste- riore; del resto in entrambe le paia di piedi è di forma subquadrata, con la metà distale molto sporgente, così che copre più della metà del 2.° articolo. Tutti gli altri articoli hanno la forma tipica; il 4.° è alquanto allargato; il 5.° mediocremente lungo, ma sempre più breve del 4.° e del 6.° L' unghia è piccola, robusta, arcuata. I piedi toracici del gruppo posteriore vanno aumentando di lunghezza dal 5.° al 6.° paio, ma non di molto. In tutti 1' epimero è bene sviluppato, ma più nei piedi del 5.° paio, dove i due lobi sono press' a poco eguali. Relativamente molto largo il 2.° articolo; tutti gli Fani. VI. Orchestidi. — Orchestici gammarellus. 503 altri robusti, di forma tipica, co' margini armati di molte spine grosse e brevi. L'unghia è breve, conica, incurvata ad arco. I piedi addominali hanno il peduncolo cilindroide, piuttosto sottile, armato di poche e piccole spine. I retinacoli son due, brevi, tozzi, senza veri tubercoli, ma terminati da un largo uncino. I rami sono quasi eguali, di lunghezza maggiore del peduncolo, con leggera prevalenza del ramo interno sull' esterno. Non esistono spine biforcute. I piedi cadali anteriori sporgono oltre il livello di quelli delle altre due paia ; e sono del tipo ordinario, co' rami più brevi del peduncolo, che è relativamente sottile. — I piedi cadali posteriori somigliano agli anteriori, ma hanno il peduncolo più grosso, e i rami brevi. — I piedi codali posteriori si presentano con un sol ramo, che è lungo quanto il peduncolo, di cui intanto è molto più sottile. Il peduncolo è cilindroide, senza espansione di sorta. II telson è obovato, coli' estremo posteriore alquanto acuminato, e diviso da una fen- ditura, che si estende per circa un quarto della lunghezza della lamina. Varie spine armano la metà distale della superficie superiore. Descrizione del maschio. — Le antenne (Tav. 15, Fig. 1) sono della stessa forma che quelle della femmina, ma relativamente più robuste, ed armate di più spine. I gnatopodi anteriori (Tav. 15, Fig. 3) sono più raccorciati di quelli della femmina, onde tutti «-li articoli appariscono più larghi. Nondimeno le differenze maggiori sono nel 5.° e nel 6.°, entrambi i quali allargano fortemente l' estremo distale, e particolarmente 1' angolo posteriore, così che, insieme, nella flessione, possono costituire un valido organo di presa. L' unghia è breve, robusta ; col lobo della mano forma una chela di struttura speciale. I gnatopodi posteriori differiscono da quelli della femmina anche più deg'li anteriori. L'epi- mero è molto più regolare, quasi semicircolare; il 2.° articolo meno dilatato; il 3.° e il 4.° brevi; il 5.° quasi atrofico; la mano enorme, amiddaliforme, col margine unguicolare vario, talvolta regolare (Tav. 15, Fig. 43), altre volte sinuoso, irregolare (Tav. 15, Fig. 3), con varie incisure, di cui una giunge ad essere anche relativamente profonda. Anche i piedi toracici del 7." paio in certi maschi adulti presentano delle modificazioni; e queste consistono in un' espansione ed ingrossamento del 4.° e del 5.° articolo, che così divengono talvolta quasi circolari. Distribuzione geografica e Dimora. — Frequentissima sulle rive dei mari di tutti i climi, dai più rigidi ai temperati, e forse anche ai più caldi, tra i frustuli di alghe riget- tati dalle onde. Si trova anche dentro terra, a diversa distanza dal mare, fino a varie centi- naia di chilometri, e fino su i monti. Quando è divenuta terrestre abita i luoghi umidi, fra le foglie, sotto le pietre, preferibilmente dove scorrono acque ricche di sostanze org-aniche. ') Osservazioni. — L' 0. gammarellus è la specie forse più conosciuta dagli antichi, in- sieme al Gammarus locusta ed al G. pulex. Per la singolarità della dimora terricola, o meglio humicola, e per la variabilità della forma della mano nei gnatopodi posteriori del ') Cf. anche Bioloffia, Cap. V, Dimora, a p 253. 504 Sistematica. maschio, soprattutto dell' ineisura del margine unguicolare, è stata descritta molte volte come specie nuova, ed ha quindi ricevuto nomi diversissimi. E notevole pure la varietà di larghezza dell' estremo distale della mano nei gnatopodi anteriori della femmina adulta. Così a me non è riuscito di vederla mai maggiore di - ' della lunghezza dell' unghia. Invece G. 0. Saks la figura quasi pari all' unghia stessa. Per tal ragione non esito a mettere fra i sinonimi anche 1' 0. sellirli riportata dal « Challenger » dalla costa Juan Fernandez. La varietà h unii cola dell' 0. littorea differisce da quella che abita le sabbie salate per una maggiore pallidezza dei tegumenti, e per un minor numero di spine. Anche le varie appen- dici presentano qualche piccola differenza, p. es. le antenne, e soprattutto le posteriori, che hanno i vari articoli relativamente più allungati. Vale ciò in modo speciale pel 4.° articolo del peduncolo. Anche il flagello conta qualche articolo di più. Nei piedi toracici anteriori si nota un maggiore sviluppo degli epimeri, e nella mano dei piedi toracici del 2.° paio nel maschio la forma è alquanto più rigonfia, e il margine unguicolare meno sinuoso. Il nome di Onisats Stroemianus fu dato da 0. Fabricius nel 1780 per indicare il Gammarino descritto e figurato nel 1765 dallo Stròji (Skr. Kjobenh. Selsk., Aar 1761-64, t. 9, pi. 8). — La « Megalorchestia californiana », secondo il Brandt (1851), si farebbe notare per la presenza di un'unghia nei piedi mascellari. Se ciò fosse vero, il n. g. Mega- lorchestia sarebbe ben giustificato. Ma chi può credere esatta 1' osservazione di un Autore clic disegna i piedi addominali così da farli credere uniartieolati? Sp. 90. Orcliestia quadrimana, Dana, 1852. (Tav. 57, Fig. 63). 1852. Orcliestia quadrimana. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acati. Se. Arts voi. 2, p. 204. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 879, t. 59, f. 7. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 31, t. 5, f. 3. 1880. Talorcliestia quadrimana. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 248, t. 7, f. 3. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 100, t. G. f. 1. Lunghezza 16 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. Nella femmina la mano dei gnatopodi anteriori si va assottigliando verso l' estremo distale. Quella del maschio è subchelata. — La mano dei gnatopodi posteriori del maschio è subquadrata, col margine unguicolare concavo, senza prolungamento dell' angolo prensile. — Piedi toracici del gruppo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Galles del Sud (Dana, Haswell). Osservazioni. — La figura dei gnatopodi posteriori, che è disegnata a parte nel Cat. Brit. Mus., è una cosa molto diversa, e manca nel Dana. L' Haswell non è ben sicuro della sua diagnosi, giacché dice : « the forni of the po- stcrior gnathopoda, as shown in Dana 's figure, is totally unlike that of those organs in any of the specimens I bave examined ». Eppxire, facendo appunto questo confronto, io non trovo nessuna differenza fra le figure dell' Haswell e quelle del Dana. Fani. VI. Orchestidi. — Orchestici limicola. 505 Sp. 91. Orchestia limicola (Haswell, 1880). (Tav. 57, Fig. 64). ISSO. Talare/testiti limicola. 1880. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 98, t. 5, f. 2. Lunghezza i) min. — Dorso liscio ed inerme. — Ocelli piccoli. Il 6.° articolo dei gnatopodi anteriori nella femmina si assottiglia verso 1' estremo di- stale ; nel maschio invece si allarga. — La mano dei gnatopodi posteriori ha nel maschio 1' angolo prensile prolungato in un processo ottuso, ma bifido; ed un' incisura nel mezzo del margine unguicolare. — I piedi toracici del gruppo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — « Mangrowe - Swamps, near Bowen, Queensland, under decaying wood, etc. » ( Haswell ). Sp. 92. Orchestia Aucklandiae, Bate, 1862. (Tav. 57, Fig. 65). 1862. Orchestia Aucklandiae. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 17, t. 1. a, f. 3. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 208. Lunghezza 25 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi mediocri. Nei gnatopodi anteriori la mano è subchelata nei due sessi. — La mano dei gnatopodi posteriori nel maschio è di forma subquadrata, coli' angolo prensile leggermente prolungato, e col margine unguicolare un po' sinuoso. — Piedi toracici del gruppo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Auckland (Bate); Stewart Island, comunissimo (G. M. Thomson). Sp. 93. Orchestia longicornis (Bay, 1818) Edwards, 1830. (Tav. 57, Figg. 66, 67). 1818. Talitrus longicornis. 1847. Scamballa longicornis. 1818. Sav, Jotirn. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 384. 1847. Leach, Mss., secondo White, List Crust. Brit. 1830. Orchestia longicornis. Mus., p. 86. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 361. 1851. Megalorchestia longicornis. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3. p. 18. 1851. J. F. Brandt, Bull. phys. mathém. Acad. se. St. * 1844. De Kay, Zool. New York, p. 36, t. 9, f. 28 Pétersbourg, voi. 9, p. 273. e 28 a. 1874. TalorchesHa longicornis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 18, t. 3, f. 1. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 336, 556. Lunghezza 25 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori assottigliata verso 1' estremo distale nella femmina ; nel maschio subchelata. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio larga, coli' angolo pren- Zool. Station z. Neapel, Fauna unti Plora, Golf v. Neapel. Gammarini. 04. 50(5 Sistematica. sile leggermente prolungato, e col margine unguicolare regolarmente concavo. — Piedi tora- cici del 7.° paio normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Sulle rive sabbiose di New Jersey. Osservazioni. — Le antenne posteriori sono lunghe quanto il tronco intero. Nei gna- topodi posteriori il margine unguicolare è munito nel mezzo di un grosso dente, arrotondito, che, nel riposo, tocca il terzo distale dell' unghia, lasciando da ciascun lato un intervallo molto incavato. L' angolo prensile è ottuso, ma piuttosto pronunziato. Le Figg. 66 e 67. della Tav. 57, sono prese da un individuo dovuto alla cortesia del Noeman, che me l'ha inviato sotto il nome di « Talorehestia longicornis , N. E. America. » La lunghezza del tronco di quest'individuo è appena di 15 mm. ; le antenne posteriori sono più brevi del corpo. Sp. 94. Orchestia Quoyana, Edwards, 1840. (Tav. 57, Fig. 68). 1840. Orchestia Quoyana. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 19. 1836-1849. Edwards, in : Cuvier, Régne Animai, Edit. Crochard, t. 59, f. 4. 1852. Dana, U. S. Exped., t. 58, f. 1. 1852. Orchestia ( Talorehestia ) Quoyana. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 863. 1862. Talorehestia Quoyana. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 16, t. 2, f. 7. Lunghezza 23 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori coli' estremo distale subchelato nel maschio. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio piuttosto larga, coli' angolo prensile prolungato in un pro- cesso sottile spiniforme, col margine unguicolare obliquo, incavato nel mezzo. — Piedi tora- cici del gruppo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste della Nuova Zelanda (Edwards, Dana). Osservazioni. — La femmina è ignota. •&j Sp. 95. Orcliestia capensis, Dana, 1852. (Tav. 57, Fig. 69). 1852. Orchestia capensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 866, t. 58, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 23, t. 4, f. 2. Lunghezza 19 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori subchelata in entrambi i sessi. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio piuttosto grande, coli' angolo prensile prolungato in un processo che Pam. VI. Orchestidi. — Orchestici Deshaycsii. 507 ha base molto larga; il margine unguicolare è concavo, regolare. — Piedi toracici del grappo posteriore normali. Distribuzione geografica e Dimora. — Capo di Buona Speranza ( Dana ). Osservazioni. — Questa specie è tanto affine alla 0. Deshayesii, che quasi se ne po- trebbe dire una semplice varietà. (39) Sp. 90. Orchestia Deshayesii (Savigny, 1805-1812) Audouin, 1825. (Tav. 2, Fig. 5; Tav. 15, Figg. 15-30, Od; e Tav. 57, Figg. 70-73). 1805-1812. Savigny, Descr. Égypte, Atlas, t. 11, f. 8. 1867. A. Costa, Annuario Museo Zool. Napoli, Anno 1825. Orchestici Deshaycsii. 4.°, 1864. 1825. Audouin, Expl. d. planches de Savigny. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 131, t. 8, f. 52. 1830. Edwakds, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 361. 1887. Barrois, Morphol. d. Orchest., p. 6, e tav. annessa. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi 3, p. 18. 1848. Orchestici Gryphus. 1853. A. Costa, Fauna d. Regno di Napoli, t. S bis, 1848. Fr. Mì'ller, Arch. f. Naturg., 14. Jahrg., pp. -".7 f. 3. e 62, t. 4, f. 18 e 28. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 184. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 34, t. 5, f. 10. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1850. Scambàlla Kuliliana. voi. 1, p. 36, con fig. 1850. Leach, mss; in: White, Cat. Brit. Crust., p. 48. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 23, t. 4, f. 3. 1864. Orchestia Darwinii. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 3, t. 1, f. 5 e 6. 1864. Fr. Muller, Pur Darwin, p. 16, f. 7-9. Lunghezza 15 mm. — Dorso liscio ed inerme. — Occhi piccoli. Mano dei gnatopodi anteriori subchelata nei due sessi. — Mano dei gnatopodi poste- riori del maschio coli' angolo prensile prolungato in una grande apofisi, con base relativa- mente non molto larga; margine unguicolare concavo, regolare. — Piedi toracici del gruppo posteriore normali. Descrizione della femmina. — Il colore è giallo-verdiccio, screziato di tante macchie nere, di diversa forma, sparse irregolarmente su pel dorso, e gli epimeri. Occhi neri. L' aspetto generale è più robusto di quello dell' 0. gammarellus, alla quale questa specie somiglia per la maggior parte dei caratteri. Ecco alcune differenze : Le antenne posteriori hanno 1' ultimo articolo del peduncolo alquanto ingrossato verso 1' estremo distale, ed il flagello composto di 14-15 articoli. Nei gnatopodi anteriori il lobo anteriore dell' epimero piuttosto sporgente, ed acuto ; la mano sottile, col margine distale lungo appena la metà dell' unghia. Il 2.° articolo dei gnatopodi posteriori poco dilatato ; la mano piccola col lobo distale sottile, e 1' unghia rudimentale. Il telson subquadrato, bilobo, co' lobi arrotondati ; le spine sulla superficie superiore piccole e numerose. Descrizione del maschio. — Le antenne anteriori hanno per lo più 6 articoli nel flagello. Il flagello delle antenne posteriori conta 1G-17 articoli. sno Sistematica. Il lobo anteriore dei gnatopodi anteriori è ancora più sporgente clie nella femmina; il 2.° articolo allargato nella metà distale; il 5.° e 6.° articolo non sono dilatati; la speciale apo- fisi, dovuta al prolungamento dell'angolo distale posteriore di questi articoli, è anch'essa sottile. La mano dei gnatopodi posteriori è grandissima, ma non amiddaliforme ; dall'estremo prossimale del margine posteriore parte una grossa apofisi falciforme che si può considerare come prolungamento dell' angolo prensile. L' unghia, molto grande, arcuata, giunge con la sua punta quasi fino a quella dell' apofisi della mano. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! molto abbondante, più che le altre specie di Orchestia; Pozzuoli (A. Costa); Venezia (Ninni, in lit.); Lesina, Lissa, Curzola (Heller); coste dell'Egitto (Savigny); coste del Mar Nero (Czeeniawsky). Mari stranieri. Coste britanniche, rara (Bate). — Coste olandesi (Hoek); isola «li Riigen (Fr. Muller). Osservazioni. — La fig. 6 dello Heller, che dovrebbe rappresentare, secondo l'Autore, uno dei gnatopodi posteriori del maschio « abnorm gebildet », corrisponde invece ad un piede normale di giovane maschio in via di muda. Similmente nelle figure 8 e 9 del lavoro di Fr. Muller del 1864 si tratta di due maschi in diverso grado di sviluppo. Il Barrois ha di- segnato e descritto alcune delle principali forme transitorie che si osservano negl' individui che abitano nelle sabbie bianche di Authie (Pas de Calais). Paragonandole a quelle degli individui di Napoli ( Tav. 57, Figg. 70-73) si nota che il processo prensile nelle Orche- stie del nostro Golfo fa in generale un angolo molto più acuto col margine unguicolare. Specie dubbie di Talitrus e Orchestia. Dispongo qui in ordine alfabetico i nomi, con le rispettive citazioni bibliografiche, di molti Orchestidi, su cui le notizie pubblicate sono per me rimaste insufficienti. 1. Allorchestes crassicomis , var. coogensis, Chilton, 1884 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9, p. 1035, t. 46, f. 1 ). Nuovo nome dato ad una supposta varietà di Allorchestes crassicomis, Haswell. La forma della mano dei gnatopodi posteriori fa ascrivere questa nuova varietà del Chilton al gen. Orchestia o Talitrus, ma la specie non è determi- nabile, trattandosi probabilmente di una femmina. L' Haswell ( Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, 1886, p. 96, in nota) dice che il Gammarino del Chilton è una Ta- lorchestia quadrimana, Dana ; ma non vedo con quanto buon fondamento. 2. Astacus locusta, Pennant, 1777 (Brit. Zool. ). Forse è un sinonimo di Talitrus locusta; forse anche di un' Orchestia. 3. Megalorchestia franciscana, Lockington, 1878 (Proc. Californ. Acad. Se, voi. 7, p. 47). Non ho veduto il lavoro originale; la citazione è presa dall' Arch. f. Naturg., 44. Jahrg., p. 271. Lo Stebbing non cita questa specie. 4. Orchestia Bonelliana, « White, Cat. Crust. B. M. 1847 », secondo il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 42), il quale lo fa sinonimo di Allorchestes Pereiri. E quindi sarebbe Hyale Prevostii. Fara. VI. Orchestidi. — Specie incerte di Taìitrus e Orchestici. 509 5. Orchestici brevicomis, Nicolet, 1849 (in: * Gay, Hist. fis. y poi. Chile, ZopL, voi. 3). 6. Orchestici ( Taìitrus? ) brevicomis, Dana, 1852 (U. S. Exped., t. 56, f. G ). È una fem- mina di specie ignota. 7. Orchestici brevi digitata, Bate and Westwood, 1868 (Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 497. con %.). E una forma giovanile di un maschio, probabilmente di 0. gammarellus. Par- lano per la forma giovanile così le piccole dimensioni dell'esemplare (« length, about eight-twentietbs of an indi » ), come la linea disegnata nel margine imguicolare dei gnatopodi posteriori, ed accennante chiaramente ad un animale in muda. 8. Orchestia Califomiensis, Dana, 1856 (Proc. Acad. Philadelphia, voi. 7, 1854-1855, p. 177). Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 291) ne riproduce la descrizione; ma io, soprattutto per mancanza di figure, noi* giungo a distinguere se si tratta di buona specie. Forse è un sinonimo di 0. cliilensis. 9. Orchestia Cloquetii (Savigny) Audouin, 1825. La figura data dal Savigny (Atlas, t. 11, f. 9 ) è quella di una femmina ; e non basta a giustificare il nome della nuova specie dato dall' Audouin (Explic. d. planches de Savigny). L' Edwards (Annales Se. Nat. 1830, (1) voi. 20, p. 364; e Hist, Crust., 1840, voi. 3, p. 15) mette epiesta specie nel gen. Taìitrus. J. F. Brandt (Bull. phys. mathém. Acad. se. St. Pétersbourg 1850, voi. 9, p. 172) ne fa una Talitrorchestia. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 22, t. 4, f. 1) dà una descrizione e riproduce una figura del Savigny. 10. Orchestia constricta, A. Costa, 1853 (Rend. Accad. fis. mat, Napoli, p. 171; e Amtìp. Napoli, p. 183). Forse è sinonimo di 0. chilensis. 11. Orchestia dentata, Filhol, 1886? (Mission ile Campbell, p. 462). La citazione è presa dal Fowler, in: Zoolog. Record 1886, p. 32. 12. Orchestia fissispinosa, Kossmann, 1880 (Zool. Roth. Meer., p. 129, t. 13, f. 1-5). E inde- terminabile. Le spine bifide, di cui parla il Kossmann, come caratteristiche della sua specie, sono quelle comuni a tutti gli Orchestidi, ed anche a molti altri Gammarini. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 515) ne fa un Taìitrus. 13. Orchestia Gayi, Nicolet, 1849 (in: * Gay, Hist. fis. y. poi. Chile, Zool., voi. 3). 14. Orchestia hawaiensis, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 880, t. 59, f. 8). E una femmina di specie non determinabile, di cui il Bate (Cat. Brit, Mus., p. 32, t. 5, f . 7 ) ripro- duce il disegno e la figura. 15. Orchestia hamicola, Martens, 1868 (Ardi. f. Naturg., 34 Jahrg., p. 56). E una fem- mina non riconoscibile. 16. Orchestia inaequalis, Heller, 1861 (Denkschr. Acad. Wien, p. 289). L'animale, sopra cui lo Heller ha fondato la sua nuova specie, proveniva dal Mar Rosso, ed ebbe il nome d' inaequalis pel fatto che dei gnatopodi posteriori quello di destra era molto grande e lungo, e quello di sinistra breve ed angusto. Forse si tratta per quest' ultimo di un piede in rigenerazione. 17. Orchestia littoralis, Burmeister, 1837 (*Handb. d. Naturg.). Secondo Stebbing, Rep. Chal- lenger, p. 170). Indeterminabile. -, ] 1 1 Sistematica. 18. Orchestici littoralis, Lucas, 1840 (Hist. Nat. Crust.). Secondo Stebbing, Rep. Challenger, p. 1*3. Solo nome. 19. Orchestici Novae Zealancliae, 1862, Bate (Cat. Brit. Mus;, p. 20, t. 3, f. 5). È una fem- mina, in cui è notevole la larghezza dei gnatopodi anteriori. Ma la specie non è de- terminabile. Forse è 0. (/animar ellus. Cf. pure G. M. Thomson, Trans. N. Zealand List., voi. 13, p. 208. 20. Orchestia ( TalitrusJ Novi Zealancliae, Dana, 1852 (U. S. Exped., t. 56, f. 5). Così il Dana chiamò quel Gammarino, a cui prima avea dato il nome di « Talitrus? » (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi 2, p. 235). Il Bate, quantunque dubitando, ne fece una specie di Orchestoiclea (Cat. Brit. Mus., p. 10, t. 1, f. 2). Ma la specie rimane ancora indeterminabile. 21. Orchestia ornata, Filhol, 1886? (* Miss, ile Campbell, p. 463). La citazione per questo Orchestide dell' isola Campbell è presa dal Fowler, Zool. Record 1886, p. 32. 22. Orchestia pollici/era, Stimpson, 1856 (Proc. Amer. Acad. Philadelphia, voi. 7, 1854, 1855). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 16) cambiò il nome in Talorchestia. Forse si tratta di 0. gammar ellus. 23. Orchestici rectimana, Dana, 1852 (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 203). Siccome si vede dalle figure dell' Atlante dell' U. S. Exped., t. 59, f. 5, dove questo nome è stato sostituito da O. tahitensis, si tratta di una femmina indeterminabile. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 33, t. 5, f. 8) dà una riproduzione della descrizione e figura del Dana. 24. Orchestici si/lvicola, Dana, 1852 (*Proe Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 202; e U. S. Exped., p. 873, t, 59. f. 2 e 3). La fig. 2 rappresenta una femmina di specie non determinabile ; la fig. 3 è certamente quella di un maschio, che per la forma dei gna- topodi posteriori è intermedio fra O. chilensis e 0. gammar ellus. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 21, t. 3, f. 7) riproduce in parte il Dana. G. M. Thomson (Trans. N. Zeahind Inst., voi. 13, 1881, p. 210) ha creduto di riconoscere questa specie. 25. Orchestia tennis, Dana, 1852 (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 202; e U. S. Exped., p. 872, t. 59, f. 1). Rappresenta una femmina di specie indeterminabile, non ostante che G. M. Thomson (Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 209) abbia creduto di riconoscerla. 26. Orchestici Trashicina, Stimpson, 1857 (Journ. Boston Soe, voi. 6, p. 517). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 19, t. 3, f. 4) ne riproduce la descrizione e la figura; ma io non giungo a riconoscere questa specie. 27. Orchestia Tucurauna, Fritz Miiller, 1864 (Flir Darwin, p. 54). Il Mììllee accenna a •lei caratteri di metamorfosi nelle antenne, nei gnatopodi posteriori, e nei piedi toracici del 7.° paio, dai quali nondimeno si può conchiudere poco di preciso. Forse si tratta di O. gammarellus. 2 1 5 » 5 1 5 Zool. Station z. Neapel, Fauna unZE"us. Gammar. Skandin., p. 34. levo u„„„„ vi a- i » a u- w,- 1862. Bate. Cat. Brit. Mus., p. 34. 1872. Boece, Skandin. arkt. Amphip., p. 10(. ' 10-„ v,, „ , . . ., . . „,,. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. 18(9. \V rzesniowsei, Zool. Anzeie-, 2. JalirK., p. 201. , , J ° voi. 1, p. 38. 518 Sistematica. 1849. Nicea. 1866. Hellee, Amphip. Adriat, p. 4. * 1849. Xicolet, in: Gay, Hist. fis. y poi. Chile, Zool. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 113. voi. 3, p. 237. 185G. Galanthis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 51. 1856. Bate, Rep. Biit. Ass. 1855, p. 57. 1862. Bate and Westvyood, Brit. sess. ey. Ciust, 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 176. voi. 1, p. 45. Telson diviso. — Il resto come nel gen. Hyaletta. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, e quasi sempre fra le alghe che vivono attaccate agli scogli a fior d' acqua. Osservazioni. — Ho detto avanti (pp. 491 e 513) della sinonimia dei generi Hyale, Nicea e Allorchestes. In quanto al gen. Galanthis, nominato dal Bate nel 1856, e descritto nel 1857, esso fu abolito dallo stesso suo Autore nei lavori successivi, e considerato come identico al gen. Nicea, Nicolet, 1849. Il palpo delle mascelle anteriori nelle Hyale da me esaminate è sempre formato da un solo articolo, come appunto dice il Boeck. E quindi da considerarsi come un errore del disegnatore il palpo biarticolato figurato per H. Nilsoni nella t. 3, f. 3, /', degli Skandin. arkt. Amphip. del Boeck. Similmente G. 0. Saks, nella tav. 11 del suo ultimo lavoro (Crust. Norway, 1890), figura con 2 articoli il palpo dell'i?. Nilssoni. Nel testo non è fatta menzione di questo fatto, ma è detto solamente, fra i caratteri delle Ugole: « lst pah- of maxillae has a distinct though very small and narrow palp ». Stando ai nomi, il numero delle specie da attribuirsi al gen. Hyale sarebbe enorme. Tuttavia chi confronti le varie descrizioni e le figure, che sono pubblicate di Hyale, Nicea e Allorchestes, verrà facilmente alla conchiusione che, nella massima parte dei casi, non vi sono caratteri precisi di differenza. Giudicando dai Gammarini da me veduti viventi nel nostro Golfo, io considero come buone quattro specie sole, a cui mi sembra che con grande probabilità si riducano molte delle specie descritte come nuove. Per le altre le de- scrizioni e le figure non mi permettono nessun giudizio sicuro. Specie del genere Hyale. I. Nei gnatopodi anteriori e posteriori della femmina la mano è amiddaloide . 2 — rettangolare '> i ^ unghia dei gnatopodi anteriori del maschio non è rigonfia nel mezzo . . . Prevostii pag. 519 ' — — — — è rigonfia nel mezzo . . . aquilina » 523 I Nei gnatopodi anteriori del maschio la mano è amiddaloide pontica » 523 — — — — è rettangolare Lubbockiana » 526 Fani. VI. Orchestidi. — Hyale Prevostii. 519 30; Sp. 105. Hyale Prevosti! (Edwards, 1830) Stebbing, 1888. (Tav. 2, Fig. 6; e Tav. 16, Figg. 23-42, Ha, e Hf). 1830. Amphithoe Prevostii. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 378. 1835. Edwakds, Annales Se. Nat., (2) voi. 3, p. 330, t. 14, f. 11 e 12. 1840. Edwakds, Hist. CrusL, voi. 3, p. 36. 1845. Orchestia grandicornis (longicomis). 1845. Ktoyer, Natnrhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 292, t. 1, f. 2. 1849. Orchestici Peneri. 1849. Lucas, Explor. Algerie, p. 52, t. 5, f. 1. 1851. Allorchestes grandicornis. 1851. J. F. Brandt, Bull. phys. math. Acad. se. St. Pétersbourg (1850), voi. 9, p. 178. 1851. Allorchestina Perieri. 1851. J. F. Brandt, Bull. phys. math. Acad. se. St. Pétersbourg (1850), voi. 9, p. 177. 1852. Allorchestes hirtipalma. * 1852. Dana, Prue. Amer. Acad. Aris Se., voi. 2, p. 205. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 888, t. 60, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 43, t. 7, f. 2. 1852. Allorchestes gracilis. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 205. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 889, t. 60, f. 5. 1862 Bate, Cat. Brit. Mus., p. 44, t. 7, f. 3. 1852. Allorchestes australis. * 1S52. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 206. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 892, t. 60, f. 7. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 45, t. 7, f. 6. 1852. Allorchestes intrepida. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 207. 1852. Allorchestes Novi-Zealandiae. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 207. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 894, t. 61, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 37, t. 6, f. 3. 1852. Allorchestes f graminea. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 208. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 897, t. 61, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 46, t. 7, f. 8. 1852. Allorchestes orientalis. 1852. Dana, U. S. Exped , p. 896, t. 61, f. 2. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 45, t. 7, f. 7. 1852. Allorchestes Hawaiensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 900, t. 61, f. 5. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 47, t. 8, f. 1. 1852. Allorchestes Pugettensis. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 901, t. 61, f. 6. * 1857. Stimpson, Journ. Nat. Hist. Boston, voi. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 47, t. 7, f. 10. 1853. Amphithoe babirussa. 1853. A. Costa, Kend. Ace fis. mat. Napoli, p. 17:'.. 1857. A. Costa, Amfìp. Napoli, p. 201, t. 2, f. 5. 1853. AiHj/ltithor Ijiiztllii. 1853. A. Costa, Remi. Ace fis. mat. Napoli, p. 174. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 202, t. 2, f. H. 1854. Allorchestes littoralis. 1854. Stimpson, Invert. Grand Manau, p. 49, t. 3, f. 36. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 48, t. 8, f. 2. 1855-6. Allorchestes penicillata. 1855-6. Stimpson, Proc. Acad. Philadelphia, voi. 7. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 50. 1857. Allorchestes plumulosus. * 1857. Stimpson, Journ. Boston Soe, voi. 6, p. 519. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 49. 1861. Amphithoe (Hyale) istrica. 1861. Crude, Ausflug n. Triest, p. 135. 1862. Gammarus mierophthalmus. 1862. « Mss. Brit. Mus. », secondo Bate, Cat. Brit. Mus., p. 39. 1862. Allorchestes mierophthalmus. 1802. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 39, t. 6, f. 6. 1862. Allorchestes luca. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 40, t. 6, f. 7. 1862. Allorchestes Pereiri. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 42, t. 6, f. 10. 1866. Grube, Ardi. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 382, t. 9, f. 2. 1862. Allorchestes Babicus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 50. 1862. Allorchestes Gazella. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 50. 1862. Nicea Prevostii. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 53. 1866. Nicea Nilsoni. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 4. 1866. Nicea plumicomis. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 5, t. 1, f. 8 e 9. 1866. Nicea fascicolata. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 6, t. 1, f. 10-11. 1866. Nicea Bucchichi. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 7, t. 1, f. 12-15. 1866. Nicea nudicornis. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 8, t. 1. f. 16-19. 1866. Nicea macronyx. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 9, t. 1, f. 20-24. 1866. Nicea camptonyx. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 10, t. 1, f. 25-30. 520 Sistematica. 1866. Nicea Schrnidtii. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 11, t. 1, f. 31, 32. L866. Nicea rudis. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 12, t. 1, f. 33. 1866. Nicea crassipes. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 12, t. 1, f. 34, 35. L866. Nicea istrica. 1866. Grube, Ardi. f. Natarg., 32. Jahrg., p. 387, t. 9, f. 5. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 199, t. 8, f. 24, 25. 1866. Allorchestes Helleri. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 384, t. 9, f. 3. 1866. Allorchestes Prevosti. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 386. 1866. Allorchestes stylifer. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 386, t. 9, f. 4. 1868. Nicea politica. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 116. 1868. Nicea Perieri. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 116, t. 8, f. 25-27. Lunghezza 7-9 mm. 1874. Hyale littoralis. 1874. S. I. Smith, in Kathbun, Proc U. S. National Mus., voi. 3. 1879. Nicea novae-zealandiae. 1879. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst, voi. 11, p. 235, t. 10, 13, f. 1. 1879. Nicea fimbriata. 1879. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst. voi. 11, p. 236, t. 10, B, f. 2. 1879. Nicea rubra. 1879. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 11, p. 236, t. 10, B, f. 3. 188li. Alliirrltrstrs nen-:;ehi uiCUS. * 1886. Thomson and Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. 1886. Nicea Neozelanica. * 1886. Thomson and Chilton, Trans. N. Zoaland Inst., voi. 18. 1888. Allorchestes georgianus. 1888. Pfeffer, Krebse S. Georg., p. 77, t. 1, f. 1. 1888. Hyale Prevostii. 1888. Stebbino, Eep. Challenger, p. 144. Gnatopocli di ambedue le paia, così nel maschio come nella femmina, con la mano amiddaloide. Nel maschio 1' unghia dei gnatopodi anteriori è normale, la mano dei gnato- podi posteriori ha il margine unguicolare obliquo, con angolo prensile retto, molto sviluppato. Descrizione della femmina. — Il colore della femmina è di solito bruno olivastro, o gialliccio-bruno ; ma talora è anche verdiccio. L' aspetto generale è poco robusto ; il capo è relativamente poco grande, con occhi piccoli. I varii segmenti del torace e dell' addome non differiscono molto tra loro per ampiezza. Le antenne anteriori giungono ad un terzo della lunghezza del flagello delle antenne posteriori, ed hanno il peduncolo più breve del flagello. Dei tre articoli il 1.° ha una lun- ghezza doppia di quella del 2.°, il quale è poco più lungo e più largo del 3.° — Il fla- gello ha una dozzina di articoli piccoli, cilindro-conici, di forma somigliante a quella del 3.° articolo del peduncolo. Anche nelle antenne posteriori il flagello è più lungo del peduncolo ; il quale ha il 1." articolo relativamente molto sviluppato, e prolungato in basso. Il cono glandolare del 2." articolo è lungo e sottile ; il 3.° articolo è breve ; il 4.° alquanto ingrossato poco più lungo che largo; il 5.° più sottile, di lunghezza doppia della larghezza. — Il flagello conta 14-18 articoli somiglianti a quelli del flagello delle antenne anteriori. Tutti gli articoli del flagello, e i due ultimi del peduncolo presentano un certo numero di piccole setoline impiantate verso il margine distale. Fam. VI. Orchestidi. — Hyale Prerostii. 521 Il labbro superiore è quasi circolare, con un piccolissimo accenno di fessura nell'estremo libero, che è vellutato di moltissime piccole setole ruvide. Le mandibole sono robuste, ma alquanto allungate. Il processo incisivo principale è molto sviluppato con 5 o 6 forti denti; il processo incisivo secondario varia nei due lati alla maniera ordinaria, ma sempre è valido e ben dentato. Le spine incisive sono tre, di cui una più lunga, delle altre. Seguono alcune setole ciliate delicate. Il tubercolo molare è grande, con una lunga e grossa setola ruvidamente ciliata. 11 labbro inferiore manca di lamine interne. Le esterne sono piuttosto piccole, non in- curvate, co' processi mascellari poco sviluppati. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna angusta ma valida, ciliata nei margini, e sormontata da due grosse setole ciliate. La lamina esterna è assai robusta, con spine incisive forti, munite di denti molto lunghi. Il palpo è piccolo, più breve della lamina esterna, formato da un solo articolo che somiglia ad un tubercolo allungato, ed è terminato da due setole ciliate, di cui una è più grande dell' altra. Nelle mascelle posteriori le lamine sono larghe. E notevole una grossa setola ciliata situata verso 1' angolo distale interno della lamina interna. I piedi mascellari presentano la lamina interna relativamente molto sviluppata, armata nell' estremo distale di tre grosse spine odontoidi. La lamina interna è invece piccola, così che appena arriva all'estremo distale del 1.° articolo del palpo; non ha spine odontoidi, ma solo alcune setole sul margine interno e distale. Il palpo ha il 1." articolo relativa- mente breve, ma con la metà esterna prolungata; il 2.° articolo è anch'esso breve; il 3.° è largo poco meno del 2.°, subrettangolare; il 4.° articolo è linguiforme, co' margini laterali ciliati. L' epimero dei gnatopodi anteriori è semicircolare, ma nella parte posteriore-inferiore è munito di un' apofisi che sporge in mezzo ad un piccolo avvallamento. Il 2.° articolo si va allargando verso 1' estremo distale ; il 4.° è breve ; il carpo è molto breve, e si dilata in un lobo speciale, quasi sperone, che sporge dal margine posteriore. La mano è subret- tangolare, poco ingrossata; l'unghia è mediocre. I gnatopodi posteriori sono più grandi degli anteriori, e di forma poco diversa. Nel- l5 epimero 1' apofisi si vede sporgere dalla parte superiore del margine posteriore. Il 2.° articolo si dilata molto verso 1' estremo distale, soprattutto a spese dell' angolo anteriore. Gli altri articoli, meno che per le dimensioni, somigliano a quelli dei gnatopodi anteriori. Nei piedi toracici del gruppo medio V epimero è alquanto più allungato che nei gnatopodi, ma non giunge a coprire che i % del 2.° articolo; l' apofisi sporge dal mezzo del margine posteriore. Il 2." articolo è alquanto dilatato verso 1' estremo distale. Il 4.° articolo è lungo quasi quanto il 6.°, ma più largo, e prolungato leggermente nel suo angolo distale poste- riore. Il 5.° e il 6.° articolo sono cilindroidei, il 5.° un po' più breve del 6.° L' unghia è breve e relativamente robusta. I piedi, toracici del gruppo posteriore crescono poco di lunghezza dal 5.° al 6.° paio; e tutti hanno il 2.° articolo dilatato in forma di squama, per 1' espansione del margine po- Zool. Station z. Neapel, Fauna une! Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 66. 522 Sistematica. steriore. Tutti gli altri articoli si comportano come quelli dei piedi toracici del gruppo medio. Nei piedi del 5.° paio 1' epimero ha i suoi due lobi quasi eguali. I piedi addominali si presentano co' peduncoli cilindroidei, sottili ed inermi. I retina- coli, in forma di uncini molto tozzi, senza coppie di tubercoli, sono d' ordinario al numero di 2 per ciascun peduncolo; ma qualcuno dei piedi ne ha pure 3. I rami sono relativa- mente lunghi e sottili, con molti articoli. Le spine forcute sono 5. Dei piedi codali quelli delle prime due paia sono fatti sul tipo normale, ma armati di molte e robuste spine. — I piedi posteriori hanno un solo ramo, e questo di lunghezza quasi eguale a quella del peduncolo. II telson è semicircolare, con una scissura che si estende quasi fino all' origine del- l' appendice. Descrizione del maschio. — Il colorito costituisce spesso una certa differenza, poiché in generale si può dire che la tinta dei maschi è più comunemente la verdiccia, molto chiara. Le differenze morfologiche si riducono ai gnatopodi posteriori, e propriamente ai tre ultimi articoli. Il carpo è quasi atrofico, tubercoliforme ; la mano grande, amiddaloide, pre- fondamente bilobata alla base, coli' angolo prensile molto distinto, ed armato di due spine. Il margine unguicolare è molto obliquo, ed armato di lunghe spine, che sono mascherate da una fitta selva di minute setole cibate. L'unghia, grossa e lunga, va con la sua punta ad insinuarsi in una speciale fossetta della mano. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: A Napoli è abbondantissima fra i cespi d' Ulva lactuca, che sono attaccati alle scogliere. Gli animali non sono sempre som- mersi nell' acqua, ma si tengono fra i cespi più alti, e propriamente fra quelli, che sono bagnati soltanto durante 1' alta marea, ovvero quando un' onda più forte flagella la scogliera (v. anche p. 254). Nell'Adriatico lo Heller la cita per Lesina, Lissa, Lussino, Ragusa; il Lorenz l'ha presa a Fiume ed altre parti dell'Istria (secondo Grube); io l'ho ricevuta dall' Arsenale di Venezia, dove 1' ha raccolta il Ninni. Altre località citate del Mediterraneo sono: Genova (Spinola, secondo Bate, e Canestrini, secondo Heller); Algeri t, Lucas); Mar Nero ( Czerniawsky ). Mari stranieri: Oceano Atlantico: Rio Janeiro (Dana); Coste orientali dell'America settentrionale (Stimpson); Georgia meridionale (Pfeffer). — Oceano Pacifico: Valparaiso (Kroyer e Dana); Perù (Kinahan, secondo Bate); Nuova Zelanda (Dana, G. M. Thomson). Osservazioni. — Ai sinonimi di sopra notati sono da aggiungere ancora quelli creati dal ■\Yrzesniowski (1879, Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 200 e 202), quando diede il nome d' Hyale alle seguenti specie: Allorchestes microphthalma (Bate); A. hirtipalma (Dana); Nicea pht- micornis, fasciculata, nudicornis, macronyx, camptonyx, Schmidtii , rudis ( Heller ); ed Orchestici Perieri ( Lucas ). Similmente lo Stebbing, nella bibliografia del Rep. Challenger, ascrive al gen. Hyale varie altre specie, cioè: Amphithoe gazella (A. Costa); Ampliithoe ( Hyale J istrica (Grube); Nicea fimbriata, novae-Zealandiae, rubra (G. M. Thomson); Ar. Bucchichi, e crassipes (Heller). — Il Kroyer, nel 1845, chiamò nel testo Orchestici grandicornis la specie che nelle tavole avea figurato col nome di 0. longicornis. Fani. VI. Orchestidi. — Hyale pontica. 523 (31i Sp. 106. Hyale aquilina (A. Costa, 1853). (Tav. 16, Figg. 43-47, Ile). 1853. Amphithoe aquilina. 1853. A. Costa, Rcnd. Acc. fis. mat. Napoli, p. 174. 1857. A. Costa, Arafip. Napoli, p. 202, t. 2, f. 7. Ln mano dei gnatopodi di ambedue le paia è amiddaloide così nel maschio come nella femmina. Nel maschio 1' unghia dei gnatopodi anteriori è rigonfia nel mezzo ; il mar- gine unguicolare della mano dei gnatopodi posteriori è obliquo, ed armato di spine. Descrizione della femmina. — I gnatopodi anteriori (Tav. 16, Fig. 45 ) hanno il carpo relativamente più lungo che nell' H. Prevostii, e la mano più. angusta. L' unghia è sottile, uncinata, normale. I gnatopodi posteriori (Tav. 16, Fig. 46) somigliano quasi interamente agli anteriori, ma sono un poco più robusti. La mano è poco gonfia. Descrizione del maschio. — Nei gnatopodi anteriori il carpo è più lungo della mano ; e questa è di lunghezza pari alla larghezza e nell' insieme tale, che quando 1' unghia è adattata contro il margine unguicolare tutto il complesso prende un aspetto quasi circolare. L'unghia è crassa, con uno speciale inspessimento verso la metà del suo margine concavo. I gnatopodi posteriori hanno la mano amiddaliforme, col margine unguicolare, poco obliquo, armato di piccole spine. II resto come nell'i/. Prevostii ( cf. p. 519). Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! fra le alghe attaccate agli scogli del Chiatamone ; « abbondante nell' Adriatico che bagna 1' estrema parte della terra d'Otranto » (Gius. Costa, secondo A. Costa). Osservazioni. — Una sola volta ho avuto questa specie, cioè nella primavera del 1883; ed anche allora non mi furono portati che due femmine ed un maschio. (33) Sp. 107. Hyale pontica, Rathke, 1837. (Tav. 2, Fig. 3; e Tav. 16, Figg. 1-13, Hp). 1837. Hyale pontica. 1852. Allorchestes verticillata. 1837. Rathke, Fauna d. Krym, p. 37?, t. 5, f. 20-28. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 205. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 87, t. 14. a, f. 1. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 886, t. 60, f. 2 e 3. 1840. Amphithoe pontica. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 43, t. 7, f. 1. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 37. 1852. Allorchestes peruviana. 1843. Amphithoe Prevostii. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 206. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 81, t. 4, f. 5. 1852. Allorchestes Gaimardii. 1843. Amphithoe Nilsonii. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 884, t. 60, f. 1. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 264 e. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 41, t. 6, f. 9. 524 Sistematica. 1882. Haswell, Cat. Austral. Mus., p. 221. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1886. Haswell, Proc. Linn. Soc. K. S. Wales, voi. IO, voi. 1, p. 40, con figg. p. 96. 1870. llyale Nilsorii. 1852. Allorche.ites medili. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret, p. 14. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 898, t. 61, f. 4. 1872. Boeck, Skandin., arkt. Amphip., p. 109, t. 3, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 46, t. 7, f. 9. f. 3. 1856. Allorchestes Danai. 1876. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (4, voi. 17. 1-56. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57. p. 337, t. 18, f. 1. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 136. 1889. Hoek, Crust. Neerland., II, p. 186. 1856. Allorchestes imhricatus. 1890. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 26, t. 11, f. 1. 1 356. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57. 1875. Nicea politica. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 136. * 1875. Catta, Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 41, t. 6, f. 8. 1879. llyale media. 1*62. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1879. Wrzesniowskt, Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 200. voi. 1, p. 43, con figg. 1879. llyale imbricata. 1859. Allorchestes Nilsoni. 1879. Wrzesniowski, Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 202. 1859. Bruzelius, Skandin. Gamm., p. 35. 1890. llyale Lubbockiana. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 38, t. 6, f. 4. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 27, t. 11, f. 2. Lunghezza 5-6 mm. — In ambedue le paia di gnatopodi della femmina la mano è lunga, non amiddaloide. — Nel maschio la mano dei gnatopodi anteriori è amiddaloide; l'unghia è normale. Nei gnatopodi posteriori la mano è rigonfia, amiddaloide, col margine unguicolare armato soltanto di spine, coli' angolo prensile ottuso, appena accennato. Descrizione della femmina. — Il colorito dell' H. pontieri differisce da quello dell' H. Pre- vostii non solo per la sua tinta grigio- violacea, macchiata di giallo-ocra soprattutto in corrispondenza della parte inferiore degli archi dorsali toracici e degli epimeri, ma ancora, e soprattutto, per la sua costanza, la quale riesce tanto più notevole in quanto che sta in raffronto con la grande variabilità dell' H. Prevostii. L' aspetto generale è piuttosto robusto, con i segmenti del tronco di larghezza poco di- versa fra loro. Le antenne sono relativamente lunghe, soprattutto le posteriori che raggiun- gono poco meno della metà della lunghezza del corpo. Le antenne anteriori giungono oltre la metà del flagello delle posteriori. Il peduncolo ha il 1." articolo di forma cilindro-conica, lungo quanto i due seguenti presi insieme. — Il flagello, lungo il doppio del peduncolo, ha una dozzina di articoli. Nelle antenne posteriori il 4.° articolo del peduncolo è circa una terza parte più breve del 5.° — Il flagello consta di circa 20 articoli. Le parti boccali come nell' H. Prevostii (cf. p. 521); meno il 4.° articolo del palpo dei piedi mascellari, che è breve, conico, ma con punta molto ottusa, sormontata da due lun- ghe setole. I gnatopodi anteriori rassomigliano quasi interamente ni posteriori, non solo nella forma •Ielle singole parti, ma anche nella proporzione dei diversi articoli. L' epimero è quasi tra- pezoidale, perchè comincia angusto, e poi si allarga; inoltre gli angoli distali inferiori sono arrotondati. Il 2.° articolo, che è coperto soltanto per due terzi dall' epimero, comincia angusto, poi si va allargando verso 1' estremità finale. Il 4.° articolo è poco più lungo del Fam. VI. Orchestidi. — Hyale pontica. 525 3.°; il carpo è mediocremente sviluppato, assai più breve della mano; questa è poco gonfia, subrettangolare, con un piccolo incavo sul margine posteriore. L'unghia è piccola. I piedi toracici medi sono eguali fra loro, meno die per la grandezza e forma dell' e- pimero; il quale è più piccolo e rettangolare nei piedi toracici del 3.° paio, e pentagonale nei piedi del 4.° paio, per 1' espansione di parte della metà inferiore del margine posteriore. Il 2.° articolo è mediocremente largo, quasi del tutto coperto dall' epimero ; il 4.° è un poco dilatato, coli' angolo anteriore distale prolungato ; il 5.° articolo è più breve del 4.°, mentre il 6." ne è più lungo. L' unghia è grossa, breve ed arcuata. Nei piedi toracici del gruppo posteriore il 2.° articolo è breve, molto dilatato, e più i posteriori che gli anteriori. Il 4.° articolo è dilatato, ma relativamente meno che quello corrispondente dei piedi toracici medii ; né ha alcun angolo distale prolungato. Il 5." ar- ticolo è relativamente molto breve. Il G.° è lungo e robusto. L' unghia grossa, breve e uncinata. II peduncolo dei piedi addominali è relativamente grosso, e porta 2 retinacoli non molto tozzi, ciascuno con due punte ricurve all' estremo distale, senza altra coppia di tubercoli. I rami sono di lunghezza mediocre, il ramo interno porta soltanto 3 spine forcute. I piedi codaìi posteriori hanno il ramo assai più breve e più sottile dell' articolo ba- silare. II telson è quasi triangolare, coli' apice rivolto indietro, quasi interamente diviso in due metà, perchè la scissura si estende fin presso alla base. Descrizione del maschio. — Le differenze riguardano i gnatopodi, e più che altro la forma e la grandezza della mano e dell' unghia dei gnatopodi posteriori. Nei gnatopodi anteriori la mano è diventata amiddaloide, ma non molto grande ; e 1' unghia non si è molto modificata. — Invece la mano dei gnatopodi posteriori ha preso uno sviluppo rela- tivamente grandissimo, diventando anch' essa amiddaloide. Il margine unguicolare è obliquo, rettilineo, intero, armato di molte piccole spine, oltre a due grosse spine prensili. L' angolo prensile è ottuso, appena accennato. L' unghia è grande e grossa. Distribuzione geografica e Dimora. - - Sulle coste di tutti i mari esplorati, fra le alghe che sono sommerse in acque poco profonde. Osservazioni. — Lo Stebbing figura l' Hyale Nilssoni e l' H. Lubbockiana, cercando di dimostrare che sono due specie differenti. Ma le figure stesse che dà mi sembra che fac- ciano appunto vedere che v'è passaggio graduale dall'una all'altra, e ohe, molto proba- bilmente, ambedue quelle specie si riducono in ultimo all' H. pontica. Le differenze notate nel testo sono di poca importanza, trattandosi di caratteri molto variabili da individuo ad individuo, come p. es. la presenza di setole più o meno abbondanti nelle antenne o nei gnatopodi, e la merlatura dei margini nel 2.° articolo dei piedi posteriori. Anzi, tenendo conto della forma della mano dei gnatopodi anteriori, la fig. 1G nella tav. 18 dello Steb- bing corrisponderebbe anch' essa ad un maschio di H. Lubbockiana, piuttosto che all' li. pontica a cui si rassomiglierebbe per i piedi toracici del gruppo posteriore. Rispetto alle 526 Sistematica. altre differenze, come alla lunghezza relativa delle antenne, alla presenza di speciali spine seghettate nei piedi toracici del gruppo posteriore, ed alla maggiore rilevatezza dei segmenti del corpo, che quasi sembrerebbero imbricati, tutto ciò è soggetto a tante varietà e si ripete pure tanto facilmente nell' H. politica, che, in conchiusione, 1' II. Lubbockiana si ridurrà, forse, quando sia meglio studiata, a semplice varietà della specie prima nominata. Forse corrisponde all' Hyale pontica anche V Ampli ithoe temila, A. Costa, 1853 (Rend. Accad. Napoli, p. 174; e Amfip. Napoli, p. 204, t. 2, f. 8). Ed una lontana rassomiglianza con la stessa specie è pure presentata dal Gammarus truncatus, che il Viviani descrisse e figurò nel 1805, nel suo libro sulla « Phosphorescentia maris » (p. 8, t. 2, f. 5 e 6). i 33 ) Sp. 108. Hyale Lubbockiana (Eate, 185G) Stebbing, 1876. (Tav. 1G, Figg. 14-22, 777). 185G. Galanthis Lubbockiana. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 51, t. 8, f. 3. 1856. Baie, Rep. Brit. Ass. 1S55, p. 57. 18GG. Nicea longicornis. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 136. ? 1866. Giwbe, Arch. Naturg., 23. Jahrg., p. 388. 1861. Xicea Lubbockiana. 187G. Hyale Lubbockiana. 1861. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1876. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 17, voi. 1, p. 47, con figg. p. 337, t. 18, f. 2. Nei gnatopodi anteriori e posteriori della femmina la mano è relativamente molto lunga, e sottile. — Nel maschio i gnatopodi anteriori hanno la mano non amiddaloide, ma rettan- golare ; l'unghia è normale. I gnatopodi posteriori sono subchelati, con la mano amidda- loide che ha 1' angolo prensile mediocremente sviluppato. Descrizione della femmina. — Gli epimeri dei gnatopodi sono molto grandi, soprattutto quelli dei gnatopodi anteriori, in cui giungono a coprire anche parte del 3.° articolo. Nei gnatopodi anteriori la forma dell' epimero e rettangolare (la larghezza è circa 5/3 della lunghezza). Il carpo è lungo poco meno della mano; la quale non è amiddaloide ma rettan- golare, allungata ( la lunghezza è tripla della larghezza ), con brevissimo margine unguicolare, assai più breve dell' unghia. Il margine anteriore della mano è munito di molte setole. I gnatopodi posteriori sono costruiti sul tipo degli anteriori ; 1' epimero è allungato con gli angoli distali arrotondati, ed una notevole apofisi verso il 3.° superiore del margine posteriore. Il 2.° articolo è alquanto allargato nella metà distale. La mano è anzi relati- vamente più sottile della mano dei gnatopodi anteriori, ed anche più lunga. La lunghezza è poco meno del quadruplo della larghezza. I piedi toracici del 3." paio hanno 1' epimero somigliante a quello dei gnatopodi po- steriori ; ma 1' apofisi nasce un poco più in basso. Il 4." articolo è appena più largo del 5.° L' unghia è breve, grossa. L' epimero dei piedi toracici del 4." paio presenta la solita dilatazione della metà po- stero-inferiore. Para. VI. Orchestidi. — Specie incerte d' Hytilc. 597 Nei piedi toracici del gruppo posteriore si nota una grande ampiezza di tutti gli articoli, segnatamente del 4.° articolo, che si espande indietro ed in basso pel prolungamento del- l'angolo postero-inferiore. Del resto si vede che quest'espansione del 4." articolo va di- minuendo dai piedi toracici del 5.° paio, dove raggiunge il massimo, ai piedi toracici po- steriori; mentre che invece contemporaneamente, quasi per compenso, si va dilatando di più la squama del 2.° articolo. Così nei piedi toracici del 5.° paio quest' articolo è più lungo che largo, e nei piedi del 7.° paio è più largo che lungo. Il margine posteriore della squama è fortemente crenulato. Il resto come nell' H. politica ( cf. p.»523). Descrizione del maschio. — I gnatopodi anteriori si presentano coli' epimero subtrape- zoidale; il 2." articolo robusto; la mano subrettangolare, poco più lunga che larga. Il mar- gine unguicolare dei gnatopodi posteriori è poco obliquo, e munito 'solo di spine, senza setole ciliate. L' ang-olo prensile è quasi retto, alquanto sporgente. Distribmione geografica e Dimora. — Insieme all' H. politica, ma assai più rara. Osservazioni. — Della « Nicea longicomis, » trovata « in nur einem Exemplare » presso Lussino piccolo, il Grube dice: « Femina. Antennae superiores inferioribus palilo longiores et fortiores » articulis 14, 2do longitudine Imi, dupla 3ii ». E però egli dubita che possa appartenere agli Orchestidi. Se non che « weist der sonstige Bau des Korpers durchaus auf diese, und zwar auf die Gattung Allorcliestes oder Nicea » . Osservo che il Grube cita delle parti boccali soltanto i piedi mascellari ; né fa cenno speciale dei piedi codali poste- riori. Io quindi resto in dubbio sulla bontà della diagnosi del gen. « Nicea ». Anch'io ho tro- vato in Napoli un Gammarino che per l'aspetto generale, per le parti boccali, per i piedi, e pel telson è interamente Hgale ; ma che, invece, per le antenne anteriori si direbbe piut- tosto appartenere ad un' altra famiglia. Queste antenne sono più robuste e più lunghe delle posteriori, ed hanno i primi due articoli del peduncolo molto grossi, ed il flagello risultante di 12 articoli, i quali sono muniti di un -grandissimo numero di bastoncelli ialini, che sono a loro volta notevoli anche per la loro grandezza, assai maggiore di quella che si vede d' ordinario negli Orchestidi. La forma delle mani dei gnatopodi, e quella dei piedi codali posteriori farebbero considerare 1' individuo di Napoli come varietà di una femmina di Hgale Lubbockiana ; ma non ho potuto scoprire traccia di lamine fotorie. Del resto potrebbe trat- tarsi pure di una forma speciale di maschio, anche tenendo conto del numero e della gran- dezza dei bastoncelli ialini. Specie incerte d' Hgale. Registro sotto questa indicazione varii nomi, di cui forse la maggior parte veramente sono Hgale, ma altri probabilmente appartengono a generi diversi. 1. Allorcliestes angustus, Stimpson, 1856 (*Proc. Acad. Xat. Se. Philadelphia, 1854, 1855, voi. 7, p. 177). Il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 49 ) riproduce questa frase dello Stimpson j-.-jo Sistematica. (Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6): « This species may be recognized by its high coxae » . 2. Allorchestes brèvicomis Dana, 1852 ( * Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 206 ; e U. S. Exped., p. 893, t. 60, f. 8). Il Bate (Cat. Brit. Mas., p. 44, t. 7, f. 4) ne danna copia. Pare lina, femmina d' Hyale Prevostii. ;;. Allorchestes Campbettica. Filhol, 1885 (Bull. soc. philomat,, (7) voi. 9, p. 54). Dell'isola Campbell nella baia di Perseverance. La descrizione di questa specie è molto incompleta. 4. Allorchestes carinaius, Bate, 1S62 (Cat. Brit. Mus., p. 37, t, 6, f. 2). Il disegno del Bate rappresenta la metà di un Gammarino, che sembra un giovane d' Hyale politica. La provenienza è dall' Italia. E curiosa la nota messa dal Bate alla descrizione di questa specie: « The specimen front which this description is taken is imperfect; it was la- belled Dexamine cannata in the Collection of the British Museum. I have retained the specific name of carinatus, under the supposition that the lost part must have pos- sessed a carina. » 5. Allorchestes compressa, Dana, 1852 (*Proe Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 205). Il Dana considerò più tardi questa sua nuova specie come probabilmente sinonimo dell' Am- phithoe Gaimardii, Edwards, ma a torto, perchè la specie del Carcinologo francese è un' Orchestici. (V. pure 0. ehilensis, a p. 498). 6. Allorchestes crassicornis , Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 252, t. 7, f. 5; e voi. 10, 1886, p. 95, t, 10, f. 2-5). Somiglia un poco all' Hyale politica. Il Gammarino figurato dal Chilton (Proc. Linn. Soc. N. S. AVales, 1885, voi. 9, p. 1035, t. 46, f . 1 ) è una femmina di Orchestia, anche secondo 1' Haswell. (Cf. pure a p. 408). 7. Allorchestes humilis, Dana, 1852 (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 206 ; e U. S. Exped., p. 890, t. 60, f. 6). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 45, t. 7, f. 5) riproduce la descrizione e la figura. Probabilmente è una femmina d' Hyale Prevostii. 8. Allorchestes Japonica, Stimpson, 1856 (*Proc. Acad. Nat. Se Philadelphia, 1854, 1855, voi. 7). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 50) riproduce la descrizione dello Stimpson, cam- biando Japonica in Japonicus. Pare Hyale pontica. 9. Allorchestes lonyicornis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 251, t. 7, f. 4; e voi. 10, 1886, p. 95, t, 10, f. 6-8). 10. Allorchestes niyer, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 319; e voi. 10, 1886, p. 96, t. 11, f. 1-3.). Comune fra le alghe a Clark Island, Port Jackson. Ma le figure pubblicate non mi sembrano sufficienti per potere dare un giudizio sicuro sulla bontà della specie. 11. Allorchestes Ochotensis, F. Brandt, 1851 ( Middendorff 's Reise, p. 143, t. 6, f. 27). Non ho veduto il lavoro originale del Brandt; ma la riproduzione che ne dà il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 36, t. 1. a, f. 4) fa notare una certa somiglianza coli' H. Prevostii. Nondi- meno la grande lunghezza delle antenne anteriori, e l'uncino dell'angolo postero-inferiore degli ultimi due segmenti dorsali, mi lasciano molto in dubbio sulla diagnosi del genere. Lo Steiìbing (Rep. Challenger, p. 1705) cambia il nome in Hyale Ochotensis. Fani. VI. Orchestidi. — Specie incerte d' Hyale. 529 12. Allorchestes Panlemis, Heller, 1868 ( Crust. Novara, p. 128, t. 11, f. 4). Mi sembra affine all' Hijale Prevostii. 13. Allorchestes Piedmontensis , Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 35, t. 1. «, f. 5). L'animale « was taken on the coast of Piedmont by J. Grwyn Jeffreys » . L' aspetto generale della figura corrisponde a quello d' un' Hyale ; ma dubito assai dell'esattezza della figura e della descrizione circa ai gnatopodi, di cui gli anteriori sarebbero pili piccoli dei posteriori. O è stato un errore del disegnatore per trasposizione, ovvero bisogna cam- biare genere. Ad ogni modo si tratterebbe di una femmina, e quindi di un animale quasi impossibile a determinarsi. Il Wrzesniowski (Zool. Anzeig., 2. Jahrg., 1879, p. 200) cambia il nome in Hi/ale ( Allorchestes J piedmontensis. 14. Allorchestes rubricornis, Stimpson, 1S5G (*Proe. Acad. Nat, Se. Philadelphia, 1854, 1855, voi. 7). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 49) dà una copia della descrizione dello Stimpson; ma da essa non si ricava nessun carattere che permetta di proporre una diagnosi. Il Wrzesniowski -(Zool. Anzeig., 2. Jahrg., 1879, p. 200) dà il nuovo nome d' Hyale ( Al- lorchestes J rubricornis. 15. Allorchestes rupicola, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 250, t. 8, f. 1; e voi. 10, 1886, p. 96, t, 10, f. 9-12). 16. Allorchestes seminuda, Stimpson, 1857 (Proc. Californ. Acad., voi. 1, 1854-7; e Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6, p. 518). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 48) riproduce la descrizione dello Stimpson, cambiando seminuda in seminudus. Forse è un maschio d' Hyale Prevostii. 17. Allorchestes Stewarti, Filimi, 1885 (Bull. Soc. philomat., (7) voi. 9, p. 54). Dalla de- scrizione pare Hyale Prevostii. Dall' isola Stewart. 18. Hyale Stebbingii, Chevreux, 1888 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 32). Somiglia all' H. Prevostii. Preso sulle coste delle isole Azzorre. 19. Hyale Stolzmani, Wrzesniowski, 1879 (Zool. Anzeig., 2. Jahrg., 1879, p. 201). Appar- tiene secondo l'Autore al sottogenere « Hyale s. strict. (Nicea, Nicolet) » ed è una specie marina, che si trova sulle coste del Perù. Non ostante la descrizione esatta, mancando le figure, io non saprei distinguere, questa specie dalle altre conosciute, e particolar- mente dall' H. pontica. 20. Hyale villosa, S. I. Smith, 1876 (Contrib. Nat. Hist, Kerguelen Island, p. 58). Non ho potuto vedere il lavoro originale. 21. Nicea Lucasii, Nicolet, 1849 (in Gay, Hist. fis. y poi. Chile, Zool., voi. 3, p. 237, t. 2, f. 7). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 52, t. 1. a, f. 7) riproduce solo la figura del Nicolet, richiamando l'attenzione su varii caratteri, fra cui è particolarmente « the singular tuber- culated appearance of the maxillipedes ». Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 231 ) dà la seguente frase, che forse è l'unica diagnosi pubblicata dall'Autore: « N. obscure fu- sco-virescens, corpore brevi, crasso, curvato, convexo ; pedibus maxillaribus extemis fortiter tuberculatis » . E una buona specie ? Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 67. 530 Sistematica. 22. Orchestici nidrosiensis , Kroyer, 1845 (Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 299) non è una vera Orchestici, perchè le antenne anteriori sono più lunghe del peduncolo delle posteriori. J. F. Brandt (1851, Bull. phys. mathéni. Acad. se. B. Pétersb., voi. 9, p. 177) ne fa un Allorchestes, « subgen. Allorchestina » . Pare Hi/ale pontica. È un' Hj/ale, o vi si ravvicina molto, anche V Aspidophoreia diemenensis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 101, t. 6, f. 2), della quale non esistono descri- zioni e figure precise. L' Haswell afferma che il suo nuovo genere Aspidophoreia è distinto dal gen. Allorchestes « only by the larger developed anterior coxae, and the character of the telson » . E nella descrizione della specie il telson è detto « consisting of two quadran- gular scales, separated by a linear fissure » . Gen. 34. Ceina, n. g. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. Gnatopodi posteriori del maschio chelati. Piedi codali posteriori rappresentati dal solo peduncolo, senza rami. Telson diviso. Osservazioni. — La Nicea egregia del Chilton ha caratteri troppo diversi per poter rimanere insieme alle vere Htjale; e quindi ho creduto necessario fondare per essa un genere a parte, il cui nome è derivato con una leggiera trasposizione di lettere dal primi- tivo Nicea, con cui la specie fu descritta. Anche lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1712) suppone che la posizione generica della Nicea egregia, come vien data dal Chilton, non sia esente da dubbio. Sp. 109. Ceina egregia (Chilton, 1883). (Tav. 58, Figg. 14-21). 1883. Xicva egregia. 1883. Chilton, Trans. N. Zealand Iust, voi. 15, p. 77, t. 2, f. 2. Lunghezza 6-7 mm. — Colore vario, spesso con tinte rosse ed azzurre. — Corpo molto compresso, quasi carenato. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Zelanda, Lyttelton Harbour, fra le alghe (Chilton ). Osservazioni. — Questa specie, così singolare, merita di essere ancora meglio studiata, particolarmente per ambedue le paia di mascelle, e per i piedi codali posteriori. Fara. VII. Oediceridi. 531 Fani. VII. Oediceridi (Lilljeborg, 1865). 1865. Oedicerina. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., tabella di fronte alla p. 18. 1870. Oedicerinae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 80. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 254. 1882. Oediceridae. 1882. Ci. O. Sars, Norges Crust, p. 24. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 1. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 835. Forme esterne. — Corpo per lo più gracile, poco compresso, segmentato sempre regolarmente. Superficie del torace, addome, e coda spesso scabrosa per la presenza di un gran numero di piccole eminenze, somiglianti a scaglie impiantate quasi perpendi- colarmente. Antenne con dimorfismo sessuale. Le anteriori senza flagello accessorio. Parti boccali bene sviluppate in tutte le loro parti. Epimeri piuttosto alti, soprattutto quelli del 5.° paio. — Gnatopodi chelati o subchelati. — I piedi toracici del 7.° paio molto più lunghi dei precedenti, col 7.° articolo stiloide, non linguiforme. — Lamine branchiali semplici. Piedi codali tre paia ; tutti con due rami. Telson intero. Organizzazione interna. — Occhi del tipo normale, senza cornea biconvessa; quasi sempre t'usi insieme sulla fronte. Stomaco masticatorio bene sviluppato. 4 ciechi epato-pancreatici. Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari, ma particolarmente nei set- tentrionali, nei fondi sabbiosi, a profondità non molto grandi. Qualche specie vive fra le alghe. Osservazioni. — Nella famiglia degli Oediceridi uno dei caratteri più notevoli, quan- tunque non sempre presente, è il prolungamento del capo in avanti, per la formazione di un' eminenza piramidale più o meno lunga, la quale di solito ripiega in basso il suo vertice acuminato. L' eminenza cresce di solito coli' età. Gli occhi, che nel giovane sono situati ai lati del capo, a poco a poco si portano in avanti e in dentro, così che si avvici- nano l' uno all' altro, e finalmente quasi si fondono insieme in uno solo, che è situato alla base del rostro, o anche nel mezzo, ovvero all' apice di esso, pur portando in sé le traccie della primitiva divisione. In alcune specie, che potrebbero quindi considerarsi come più primitive rispetto alle altre, il rostro cefalico non si produce, e la fusione degli occhi non avviene. Le antenne vanno soggette a modificazioni sessuali, soprattutto le posteriori. — Le antenne anteriori mancano sempre di flagello accessorio, e così nel maschio come nella 532 Sistematica femmina hanno i primi due articoli del peduncolo di lunghezza subeguale, col 1.° arti- colo spesso un po' rigonfio. Il 3.° articolo è assai più breve. Il dimorfismo sessuale si vede nel flagello principale, il quale nelle femmine e nei maschi giovani è formato di pochi articoli, che vanno diminuendo di lunghezza dall' estremo prossimale al distale ; e nel maschio adulto (Tav. 34, Fig. 36) ha il primo articolo assai più grande dei seguenti, ed ornato di un gran numero di bastoncelli ialini. — Le antenne posteriori nelle femmine e nei maschi giovani sono appena un poco più lunghe delle anteriori, con gli ultimi due articoli del peduncolo allungati e sottili, e col flagello composto di pochi articoli, ed assai più breve del peduncolo. Invece nel maschio adulto il 4.° e il 5.° articolo del peduncolo s'ingrossano, e; relativamente, si accorciano, così che riescono di lunghezza poco diversa da quella del 3.° articolo (Tav. 34, Fig. 35), e il flagello prende un enorme sviluppo e mol- tiplica il numero de' suoi articoli, finii a 30 e più, e fino a superare la lunghezza del corpo. Il labbro superiore è intero. — Le mandibole sono in generale bene sviluppate, quan- tunque non egualmente in tutte le loro parti ; perchè talvolta, come in alcuni Halimcdon, il processo incisivo principale è poco dentato ; ed altre volte, cioè nel gen. Kr'óyera, è poco emi- nente il tubercolo molare. — Il labbro inferiore ha due paia di lamine. — Le mascelle an- teriori di solito hanno la lamina interna fornita di poche setole : ma in alcune specie le setole sono abbondanti, laddove in altre mancano affatto. Il palpo è bene sviluppato. — I piedi mascellari variano rispetto alle dimensioni relative delle lamine e del palpo. Nei piedi toracici è da notare lo sviluppo abbastanza considerevole degli epimeri, so- prattutto di quelli del 5.° paio. L' epimero dei gnatopodi anteriori comincia angusto, e poi si va allargando in forma di ventaglio; quello del 4.° paio è più largo del precedente, ma non espande, o espande appena, il suo margine postero-inferiore. — I gnatopodi sono quasi sempre subchelati; nel gen. Kr'óyera si forma una vera chela, a cagione dello sviluppo di uno speciale processo digitiforme della mano (cf. p. 32, e Tav. 34; Figg. 28 e 28'). Grandi differenze presenta pure lo sviluppo del carpo, il quale spesso è anche fornito di un lungo processo, o sperone, che rimonta lungo il margine posteriore della mano. — Dei piedi tora- cici del gruppo posteriore sono notevoli particolarmente quelli del 7.° paio per l'enorme loro lunghezza rispetto ai precedenti. All'aumento della lunghezza contribuiscono soprattutto i tre ultimi articoli, fra cui il 7.°, che piglia la forma di uno stiletto talvolta terminato da lunga setola. I piedi addominali hanno 1' articolo basilare piuttosto robusto, cilindro -conico, ornato di alcune setole piumose. I retinacoli son due, piuttosto gracili, con 2 coppie di tubercoli. Le spine forcute sono 3-5. I piedi codafi sono tutti costituiti da un articolo basale sottile, e da due rami, per lo più molto angusti e aguzzi, quasi da sembrare una spina. II telson spesso è del tutto intero; altre, volte è invece leggermente smarginato. I molti generi compresi dal Boeck in questa famiglia degli Oedieeridi, anche dopo escluso il gen. Pleustes, che vi era stato unito per errore (Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 49G), si debbono condensare in soli tre: Halimedon, Oediceros e Kr'óyera, se pur si vuole basare la costituzione dei generi sopra caratteri certi e chiari. La mancanza di Fam. VII. Oediceridi. Halimcdon. 533 rostro, la divisione degli ocelli, la brevità relativa delle lamine dei piedi mascellari, che servirono per formulare la diagnosi dei generi Aceros, Oediceropsis, Halicreion, a me non sembrano tanto importanti da poterli prendere come fondamento di buone diagnosi. E ciò senza contare che nel caso pratico, quando si abbia innanzi a sé un individuo, di cui non si sappia precisamente se è, o non, una forma perfettamente sviluppata, sovente, o pel rostro non ancora formato, o per gli occhi non ravvicinati, non si potrebbe giungere neppure alla diagnosi del genere per le tante forme di passaggio che, soprattutto nel rostro, si presentano nelle specie di uno stesso genere. Nondimeno, si badi, che anche dopo tutta questa condensazione, in molti casi non si può con buona sicurezza affermare se una data specie appartenga ad uno dei tre generi che io ritengo soli come abbastanza buoni, e ciò perchè i loro caratteri non consistono in altro che in alcune modificazioni poco considerevoli dei gnatopodi. Generi della famiglia degli Okdiceridi. Gnatopodi posteriori subchelati. Carpo lungo, senza sperone . Halìmedon pag. 533 breve e speronato . Oediceros 541 elidati Kroy&ra 552 Come si vede, in tal modo resta compreso nel gen. Halìmedon anche il nuovo genere Oerliceroides, fondato dallo Stebbing, quantunque per la dentatura del processo incisivo prin- cipale delle sue mandibole, e per l'espansione del carpo dei suoi gnatopodi accennante ad uno sperone, si potrebbe esso mettere ancora quasi come sinonimo di Oediceros. Gen. 35. Halìmedon (Boeck, 1860) Boeck, 1870. 1860. Aceros. 1860. Boeck, Bemiirk. norske Amphjp., p. 651. Traci. in: Ann. Mag. N. Hist., (3) voi. 3, p. 339. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 92. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 291. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 39. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 3, p. 457. 18?0. Halìmedon. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 457. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 281. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh . p. 32. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 838. 1888. Oediceroidess. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 843. Mandibole col processo incisivo principale per lo più poco dentato (è ben dentato p. es. in H. rostratus), col tubercolo molare bene sviluppato e col palpo molto grande. Gnatopodi subeguali, col carpo lungo (quanto la mano o più), allargato all'estremità distale, senza formare mai uno sperone molto lungo. Osservazioni. — Il nome Aceros, che per dritto di priorità dovrebbe avere la preferenza su Halìmedon, è preoccupato per un Uccello, dall' Hodgson, nel 1844. 534 Sistematica. Specie del genere Halimedon. Il capo non si prolunga in rostro 2 — ha un rostro 3 I piedi toracici medi hanno il 3." e 4 ° articolo brevi e relativa- mente larghi distinguendus pag. 534 I piedi toracici medi hanno il 3.° e 4.° articolo lunghi e relativa- mente angusti phyllonyx » 535 Rostro cefalico rudimentale . . > 4 — sviluppato 5 Gnatopodi posteriori gracili, con la mano sottile e più lunga del 4. < carpo Saussurei » 535 Gnatopodi posteriori robusti ; mano ovoide, lunga quanto il carpo . obtusìfrons » 536 Dorso ornato di molte serie di denti ornatus » 536 ' — liscio 6 j Rostro cefalico rettilineo recti rostris » 537 ! — incurvato in basso 7 i Gnatopodi posteriori relativamente gracili 8 ' — — robusti 10 Ì Carpo dei gnatopodi posteriori lungo circa il doppio della mano . . longimmius » 538 — — lungo meno del doppio della mano. 9 Mano dei gnatopodi anteriori e posteriori ellissoidale, piuttosto angusta, assottigliata nell' estremo distale parvimanus » 539 ' Mano dei gnatopodi anteriori e posteriori trapezoidale e abbastanza dilatata, segnatamente nell' estremo distale brevicalcar » 539 i Mano dei gnatopodi posteriori breve, subquadrata . .. cinderella » 540 ■ — — amiddaloide, allungata rostrati/* » 540 Sp. no. Halimedon distinguendus (Goès, 1865) Hansen, 1887. (Tav. 58, Fig. 22). 1865. Oediceros óbtusus. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg.. p. 527, t. 40, f. 24' e 24 k, forma alia. 1887. Aceros distinguendus. 1887. Hansen, Malacostr. Gioenland. occid., p. 118, t. 4, f. 8. Lunghezza 5.5-8,6 mm. — Peduncolo delle antenne anteriori relativamente breve. Piedi toracici del gruppo medio col 3.° e 4.° articolo brevi e larghi; e coli' unghia larghissima. — Il resto come in H. phyllonyx. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg (Goés). — Groenlandia occidentale (Hansen ). Fara. VII. Oediceridi. — Halimedon Saussurei. 535 Sp. IH. Halimedon phyllonyx (M. Sars, 1858). (Tav. 58, Figg. 23-27). 1858. Leucothoe phyllonyx. 187°- Aceros phyllonyx. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsd., p. 148. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 92. 1859. Oediceros obtusus. I876- Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 292, t. 14, f. 7. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 92, t. 4, f. 17. 1883- Sparre Schneider, Tromso Mas., 6. Aarh., p. 32, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 373. t. 3, f. 19. 1860. Aceros obtusus. 1886- Hansen, Dijmphna, Kara Krebsd., p. 221. 1860. Boeck, Bemàrkn. norske Amphip., p. 651. 1887- Hansen, Malacostr. Groeuland. occid., p. 117, 1862. Montagna Phyllonyx. t- 4, f. 7. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 369. 1889- Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 3, p. 457. Lunghezza 15 mm. — Capo non prolungato in rostro. — Occhi non coaliti. Peduncolo delle antenne anteriori (solo delle femmine?) più lungo del flagello. Gnatopodi anteriori quasi eguali ai posteriori, col carpo lungo quanto la mano, e for- nito di mediocre sperone; mano ovoide. — Nei piedi toracici del gruppo medio il 3." e il 4.° articolo sono lunghi e relativamente angusti. Telson subrettangolare, molto più largo che lungo, col margine posteriore incavato. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia, lat. 69.° 31' N., long. 56.° 1' W., 100 fathoms, « Valorous » Exped. 1865 (Norman). — Spitzberg (Goes). — Coste scandi- nave: Tromso (Sparre Schneider); Skraaven, 300 fathoms, Aalesund 60-100 fathoms (G. O. Sars); Haugesund (Boeck); Bohuslan (Bruzelius). — Mar di Kara, 55-60 fathoms (Hansen). — Mar Barents (Hoek). — Coste britanniche: 60 miglia al nord di Peterhead, a 69 fathoms in fondo di sabbia e fango (Metzger). Osservazioni. — Questa specie è stata presa dal Boeck come tipo del nuovo genere Aceros, di cui i caratteri principali sarebbero : la mancanza di rostro, e gli occhi non coaliti. Si aggiunge ancora un'altra particolarità molto singolare delle antenne anteriori (la quale, secondo il Norman, sarebbe esclusiva delle femmine ), cioè la straordinaria lunghezza del peduncolo. Sp. 112. Halimedon Saussurei, Boeck, 1870. (Tav. 58, Figg. 28, 29). 1870. Halimedon Saussurei. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 90. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 283, t. 15, f. 1. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 35, t. 2, f. 13. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 91. Lunghezza 12 mm. — Rostro cefalico appena accennato, largo ed incurvato in basso. — Occhi coaliti. — Dorso liscio. pop Sistematica. LO. Le antenne anteriori col peduncolo più breve del flagello Gnatopodi posteriori molto più gracili degli anteriori, col carpo più breve della mano, che è molto sottile. Lo sperone carpale nei gnatopodi anteriori è appena accennato, e molto largo; nei posteriori è piccolo e sottile. Telson brevissimo, subrettangolare, col margine posteriore intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Christiansund, 50-100 Favne (G. 0. Saks); Christianiafjord (Boeck); Tromso, 30-50 org., abbastanza frequente, Ramfjo rd, ecc. (Sparre Schneider). Osservazioni. — Lo Schneider dubita se la fig. 1 del Boeck appartenga tutta a questa specie. Del resto, parlando dell'individuo da lui stesso descritto, lo Schneider dice: « Habitu singolari et structura apparatus cibarii a genere Halimedon sat remotus, ut mihi videtur melius in genus proprium referendus. » La descrizione delle parti boccali è data nel lavoro del 1884, ma senza figure. Sp. 113. Halimedon obtusifrons, Hansen, 1887. (Tav. 58, Figg. 30-32). 1887. Halimedon obtusifrons. 1887. Hansen, Malacoatr. Groenland. occid., p. 116, t. 5, f. 1. Lunghezza 6,4 mm. — Colore bianchiccio. — Rostro cefalico quasi nullo. — Occhi piccoli (coaliti?). — Dorso liscio. Antenne anteriori col peduncolo più breve del flagello. Gnatopodi posteriori alquanto più piccoli degli anteriori, ma pure robusti. Il carpo è lungo quanto la mano, ma non ha sperone. — I gnatopodi anteriori hanno un piccolo spe- rone carpale. Telson più lungo che largo, molto assottigliato verso 1' estremo libero, coli' apice sub- troncato, con gli angoli arrotondati. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia occidentale, 48-215 Fv. (Hansen). Sp. 114. Halimedon ornatus (Stebbing, 1883). (Tav. 58, Figg. 33-35). 1883. Acanthostepheia ornata. 1883. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 11, p. 203. 1888. Oediceroides ornata. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 855, t. 64. Lunghezza circa 14 mm. — Rostro cefalico lungo, poco incurvato in basso. — Occhi coaliti. — Dorso ornato di molte serie di tubercoli. Fani. VII. Oediceridi. — Halìmcdon rectirostris. 53 7 (Antenne anteriori incomplete nell'individuo descritto). Gnatopodi anteriori subeguali ai posteriori. Carpo lungo poco meno della mano, con largo sperone, prolungato sino all' angolo prensile. Mano amiddaloide. Telson subrettangolare, più lungo che largo, col margine posteriore appena incavato. Distribuzione geografica e Dimora. — Lat. 39° 10' 30" S., long. 146° 37' 0" E; profondità 38 fathoms. in fondo sabbioso concliiglifero. Un solo individuo, femmina ( Stebbing). (34) Sp. 115. Halimedon rectirostris, n. s. (Tav. 4, Fig. 6; e Tav. 33, Figo-. M5, Or). Lunghezza 5-6 mm. — Rostro cefalico lunghissimo, non incurvato. — Occhi coaliti. Nelle antenne anteriori il peduncolo è più lungo del flagello. Gnatopodi posteriori un poco più robusti degli anteriori ; il carpo lungo quanto la mano, con sperone appena accennato. La mano dei gnatopodi anteriori amiddaloide; dei posteriori subtrianerolare. *&v Descrizione. — Il colorito è giallo-ranciato uniforme, con varie macchie giallo-citrine irregolari sparse qui e là pel dorso, e specialmente nella parte anteriore del torace e nel capo. L' occhio ha una tinta vivace rosso-vermiglia. L' aspetto generale dell' animale è relativamente gracile, con gli epimeri poco alti. 11 capo è voluminoso, e si estende in un lungo rostro, diretto in avanti non incurvato in basso, ma rettilineo. I primi segmenti del torace sono molto angusti; i posteriori mediocri. Invece i segmenti addominali sono molto larghi. Il 1.° articolo delle antenne anteriori è cilindroide, non rigonfio nel mezzo, dove, anzi, è pili assottigliato. — Il flagello ha una decina di articoli, di cui il primo è di circa la metà più lungo del 2." Nelle antenne posteriori i due ultimi articoli del peduncolo hanno lunghezza quasi eguale fra loro. — Il flabello nella femmina ha una dozzina di articoli. Nelle mandibole il corpo è grosso; ma il processo incisivo principale quasi non ha dentature, ed inoltre il processo incisivo secondario è poco sviluppato e le spine sono deboli. Il processo molare è robusto. Il palpo è relativamente al corpo piuttosto lungo ed angusto; il 2.° articolo è leggermente incurvato ad arco; il 3.°, lungo circa i % del 2.°, è quasi rettilineo, angusto, co' margini laterali paralleli. La lamina interna delle mascelle anteriori è larga, ellittica, con due piccole setole situate all' apice. Le spine della lamina esterna sono mediocremente robuste. Il palpo è grande, composto di due articoli, di cui il 2." è munito di varie grosse setole sulla super- ficie esterna, ed armato di due grosse e lunghe spine all' estremità libera. Le mascelle posteriori hanno le lamine larghe, con le setole relativamente deboli. Zool. Station 7.. Neapel, Fauna unii Flora Golf v. Neapel. Gammarini. 68. roo Sistematica. I piedi mascellari presentano la lamina interna terminata non da spine, ma da grosse setole. Il margine interno della lamina esterna è armato di valide spine, che vanno au- mentando di lunghezza verso l' estremo distale. Il palpo è robusto, specialmente nel 2.° ar- ticolo ; il 3.° articolo è piriforme, terminato da un grosso uncino. I gnatopodi si rassomigliano fra loro quasi interamente, meno che nella forma e gran- dezza degli epimeri. Nei gnatopodi anteriori V epimero comincia stretto, e poi si allarga a forma di ventaglio; il 2.° articolo è angusto, ma allargato leggermente verso la metà distale; il 4." articolo breve; il carpo di forma triangolare, di lunghezza eguale alla mano, coli' angolo distale posteriore dilatato, arrotondato, non prolungato ; la mano amiddaliforme ; 1' unghia mediocre. Nei gnatopodi posteriori V epimero è angusto, subrettangolare, con gli angoli arrotondati ; il 2." articolo molto sottile; il carpo più allungato; la mano quasi triangolare. Nei piedi toracici del 3." paio Y epimero è pili alto che largo, col margine posteriore un po' concavo, e coli' anteriore convesso. L'unghia è relativamente bene sviluppata. L* epimero dei piedi toracici del 4." paio è un po' più largo del precedente; ed ha il margine posteriore rettilineo. I piedi toracici del gruppo posteriore si fanno notare soprattutto per la grande lunghezza del 7.° articolo, anche nei piedi delle prime due paia. II telson è allungato, co' margini laterali concavi, e col posteriore arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! nel fango misto a sabbia, alla profondità di 12-20 metri, a poche centinaia di metri dalla riva, innanzi alla Sta- zione Zoologica. Poco frequente. Sp. 116. Halimedon longimanus, Boeck, 1870. (Tav. 58, Figg. 36, 37). 1870. Halimedon longimanus. 1870. Boeck, Ampbip. bor. arct., p. 90. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 284, t. 13, f. 6. 1883. Sparse Schneideh, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 34, t. 3, f. 16. Lunghezza 9 mm. — Rostro cefalico mediocre, incurvato in basso. — Occhi coaliti. — Dorso liscio. Nelle antenne anteriori il peduncolo è più lungo del flagello. Entrambe le paia di gnatopodi senza sperone carpale. — Gnatopodi posteriori gracili, più sottili degli anteriori; col carpo assai più lungo della mano (quasi il doppio). Telson trapezoidale, con la base minore rivolta indietro, e leggermente incavata. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Skraaven, 200-300 Favne (G. O. Sars); Christianiafjord (Boeck). Fani. VII. Oediceridi. — Halimedon brevicalcar. 539 Sp. 117. Halimedon parvimanus (Bate and WESTWOOD, 1862) Norman, 1889. (Tav. 58, Figg. 38-40). 1862. Oediceros parvimanus. 1862. Hate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 33, p. 161, con figg. t. 3, f. 17. 1870. Halimedon Mui.le.ri. 1889. Halimedon parvimanus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arcfc, p. 89. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 3. p 455, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 281, t. 13, f. 5. t. 20, f. 10-14. Lunghezza (> ' ., mm. — Rostro cefalico lungo, ed incurvato prima in basso, poi con la punta rivolta leggermente in alto. — Ocelli coaliti. — Dorso liscio. Nelle antenne anteriori il peduncolo e il flagello hanno lunghezza pari. Gnatopodi posteriori alquanto più gracili degli anteriori, specialmente la mano ; carpo lungo quanto la mano, che è ellissoidale e piuttosto angusta. — Nei gnatopodi anteriori lo sperone carpale è appena accennato; nei posteriori è alquanto maggiore, ma sempre molto breve. Telson allungato, rettangolare, coli' estremo distale arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. - - Coste della Norvegia meridionale ed occidentale, 60-200 Favne (G. O. Sars, Boeck). — Coste britanniche (Norman). Osservazioni. — Il Norman dà come sinonimi di questa specie anche altri due, cioè: 1. Westwoodea caeculus (Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58, $ ); e Westwoodia caecula (Bate, Ann. Mag. N. Hist., [2] voi. 19, p. 139 ); ovvero pure Westwoodilla caecula ( Bate. Cat. Brit. Mus., p. 102; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 155, $ ). 2. Westwoodilla hyalina (Bate, Cat. Brit. Mus., p. 103, t. 17, f. 5, « cf junior »• e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 158). A me non pare che le figure pub- blicate dal Bate autorizzino interamente questa identificazione, perchè soltanto appena approssimative. Sp. 118. Halimedon brevicalcar (Goés, 18G5) Boeck, 1870. (Tav. 58, Figg. 41, 42). 1865. Oediceros brevicalcar. 1882. Halimedon megalops. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 527, t. 39, f. 22. 1882. G. O. Sars, Norges Crust., p. 96, t. 4, f. 9. 1870. Halimedon brevicalcar. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 38, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 91. t. 2, f. 9. 1870. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 286, 1. 15, f. 3. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 94. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 37, 1888. Halimedon schneidcri. t. 2, f. 11. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 839, t. 59. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 92. Lunghezza 9 mm. — Rostro cefalico sottile, incurvato in basso. — Occhi coaliti. — Dorso liscio. Nelle antenne anteriori il peduncolo e il flagello sono di lunghezza quasi eguale. 540 Sistematica. Il carpo dei gnatopodi posteriori lungo quanto la mano, con mediocre sperone. Mano dei gnatopodi anteriori e posteriori subrettangolare, piuttosto larga. Telson subrettangolare, leggermente incavato nel margine distale. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, raro ( Tokell, secondo Goès). — Islanda (Toeell, secondo Goès). — Coste scandinave, 60 Favne (Boeck); Tromsò* (Spaere Schneidek). — Kerguelen (Stebbing). Sp. no. Halimedon cinderella (Stebbing, 1888). ( Tav. 58, Figg. 43 - 45 ). 1888. Oediceroides cinderella. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 850, t. 62 e 63. Lunghezza 15 mm. — Rostro cefalico breve incurvato in basso. — Occhi coaliti. — Dorso liscio. Antenne anteriori col peduncolo più lungo del flagello. — Mandibole dentate. Gnatopodi anteriori pari ai posteriori, col carpo più breve della mano; questa larga e relativamente breve. Telson subovale coli' estremo libero intero, arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Presso le isole Falkland, lat. 48° 37' 8., long. 55° 17' W., prof. 1035 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — L' unghia dei piedi toracici del gruppo medio è molto piccola e sor- montata da una speciale apofisi laminare. Sp. 120. Halimedon rostratus ( Stebbing, 1883 ). (Tav. 58, Figg. 46-49). 1883. Oediceropsis rostrata. 1883. Stebbing, Auu. Mag. N. Hist., (5) voi. 11, p. 204. 1888. Oediceroides rostrata. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 844. 1888. Oediceroides conspicua. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, pp. 547 e 844, tt. 60 e 61. Lunghezza 25 mm. e più. — Rostro cefalico lungo, incurvato in basso. — Occhi man- canti^?). — Dorso liscio. Nelle antenne anteriori il peduncolo è più breve del flagello. — Le antenne posteriori hanno il peduncolo molto grande e robusto. — Le mandibole sono dentate. Gnatopodi anteriori pari ai posteriori, con largo sperone carpale, e con mano allun- gata, amiddaloide. Telson subquadrato, col margine posteriore incavato. Fani. VII. Oediceridi. — Oediceros. 541 Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kergueleu, 127 fathoms; Isole Heard, 150 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Sono molto notevoli in questa specie le mascelle anteriori per le molte setole della lamina interna, e i piedi cedali, soprattutto i posteriori, per la forma lanceo- lata dei loro rami. Gen. 36. Oediceros, Kroyer, 1842. 1842. Oediceros. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 155. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 933. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 92. 1860. Boeck, Beraiirkn. norske Amphip., p. 656 ( Trad. in : Ann. Mag. N. Hist, (3) voi. 3, p. 338). 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 103. 1862. Bate and Westwood, Brit. se&s. ey. Crust, voi. 1, p. 160. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., tab. annessa a p. 18. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 81. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 255. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 130. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 837. 1854. Monocuìodes. 1854. Stimpson, Invert. Grand Manan, p. 54. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 104. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 163. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 84. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 265. 1865. Oediceropsis. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., 2.a tabella annessa a p. 18 e p. 19. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 94. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 296. 1870. Acanthostepheia. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 83. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 262. 1870. Halicreion. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 93. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 294. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato, col tubercolo molare bene svi- luppato e col palpo mediocre. Gnatopodi subchelati subeguali, con carpo assai più breve della mano, e fornito di un processo più o meno esteso. Talora ( Oed. aequicornisj il carpo è lungo, ma ha pure un processo. E talvolta (Oed. hjnceusj il processo carpale manca, ma il carpo è breve. Osservazioni. — Il gen. Monocuìodes fu fondato per comprendere quegli Oediceridi in cui la mano e lo sperone carpale sono molto allungati, e così si distinguono dalle specie del gen. Oediceros, che era caratterizzato dalla forma amiddaloide della mano, e dalla bre- vità dello sperone carpale. — Al gen. Oediceropsis il Lilljeborg assegnava come caratteri particolarmente la mancanza di rostro frontale e la brevità relativa delle antenne anteriori e dei piedi toracici del 7.° paio; ma il Boeck vi aggiunse ancora la mancanza di fusione degli occhi, e la forma speciale delle mascelle posteriori, in cui la lamina esterna è molto più angusta dell' interna. — Pel gen. Acanthostepheia il carattere principale starebbe nella lunghezza delle antenne, nella brevità relativa delle lamine dei piedi mascellari, e nelle armature del corpo. — Finalmente il gen. Halicreion sarebbe caratterizzato, secondo il Boeck, dalle minime dimensioni delle lamine dei piedi mascellari, dalla lunghezza delle antenne e dei piedi codali posteriori. A me tutti questi caratteri sembrano sufficienti solo per distin- guere le varie specie. r J9 Sistematica. Specie del genere Oediceros. Ì Senza rostro frontale 2 Con - 3 | Antenne anteriori brevissime brevìcornis pag. 543 "' \ normali Novi-Zealandiae » 543 < Occhi distinti anche nell' adulto Màlmgrmii » 544 " ' — fusi nell' adulto 4 I Piedi mascellari con lamine esterne poco sviluppate longicaudatus » 544 ' — — — bene svihxppate 5 I Rostro frontale lungo e rettilineo longirostris » 545 ' — breve e curvo in basso 6 l Carpo dei gnatopodi anteriori e posteriori lungo poco meno della mano . aequicornis » 545 ' — — — assai più breve della mano 7 { Gnatopodi anteriori senza sperone carpale lynceus » 546 i — con — 8 Lo sperone carpale dei gnatopodi anteriori oltrepassa il livello del- S. \ l' angolo prensile longimanus » 547 Lo sperone suddetto non oltrepassa 1' angolo prensile 9 Lo sperone carpale dei gnatopodi posteriori è lunghissimo, sicché va oltre 1' angolo prensile affinis » 548 Lo sperone carpale dei gnatopodi posteriori non va oltre 1' angolo prensile 10 10. Lo sperone carpale dei gnatopodi posteriori non giunge fino all' an- golo prensile 11 Lo sperone carpale dei gnatopodi posteriori giunge fino all' angolo prensile , 12 | Mano dei gnatopodi posteriori relativamente breve, cpiasi amiddaloide . hdimanus » 549 — — allungata, non amiddaloide nubilatus » 550 Mano dei gnatopodi posteriori amiddaloide, più grande di quella degli anteriori - . . saginatus » 551 Mano dei gnatopodi posteriori allungata, non amiddaloide, più pic- cola di quella degli anteriori griseus » 551 Fam. VII. Oediceridi. — Oediccros Novi-Zealcmdiae. 543 Sp. 121. Oediceros brevicornis (Lilljeborg, 1865). (Tav. 58, Figg. 50-52). 1865. Oediceropsis brevicornis. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., p. 19. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 94. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 297, t. 13, f. 2. Lunghezza 10 mm. — Capo senza rostro frontale. — Occhi distinti anche nell' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori molto brevi. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In entrambe le due paia di gnatopodi il carpo è più breve della mano, senza sperone propriamente detto, specialmente nei gnatopodi anteriori. Le mani sono mediocremente vo- luminose. — Piedi toracici del 7.° paio non molto più lunghi dei precedenti. Telson subrettangolare, coli' estremo libero intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Molde, 40-50 Favne (Lillje- borg); Risvaer, 50-100 Favne (Gr. O. Sars). Osservazioni. — Se è esatta la figura che ne dà il Boeck, le mascelle posteriori di questa specie differirebbero molto da quelle di tutti gli altri Oediceridi per avere la lamina esterna molto angusta, e l'interna breve, larga e con poche setole. Anche le antenne po- steriori si fanno notare specialmente per la lunghezza relativa maggiore del 4.° articolo del peduncolo in confronto del 5.°. • Sp. 122. Oediceros Novi-Zealandiae (Dana, 1852). (Tav. 58, Figg. 53, 54). 1852. Oedicerus novi-zealandiae. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 934, t. 63, f. 7. 1868. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 104, t. 17, f. 1. 1860. Aceros novi-zealandiae. 1860. Boeck, Bemarku. norske Amphip. 1886. Oedicerus neo-zelanicus. 18S6. Thomson and Ciiilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. Lunghezza 12-13 mm. — Capo senza rostro frontale. — Occhi distinti anche nel— 1' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è più breve della mano, senza sperone propriamente detto. Le mani sono mediocremente voluminose. — Piedi toracici del 7.° paio lunghissimi. Distribuzione geografica e Dimora. — « Bay of Island, New Zealand, in small pools on the rocky shores near Cororatika » (Dana). - , . Sistematica. ;>44 Sp. 123. Oediceros Malmgrenii (Goes, 1865). (Tav. 58, Fig. 55). 1805. Arriphithonotus Malmgreni. 1865. Goiis, Amphip. Spetsberg., p. 526, t. 39, f. 17. 1870. Acanthostepheia Malmgreni. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 83. 1875. Heller, Crust. Nordpol- Exped., p. 8. 1876. Boeck, Amphip bor. aikt., p. 263. 1880. Stuxberg, Bihang Svenska Akad. Handl., voi. 5, N. 22. 1882. Stuxberg, Evertebr. Sibiriens, Vega-Exped., voi. 1, p. 724, con fig. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsd. Rara, p. 220, t. 21, f. 11. 1881. Acanthostepheia pulchra. 1881. Miers, Ann. Mag. N. Ilist., (5) voi. 7, p. 47, t. 7, f. 1, 2. Lunghezza fino a 45 mm. e più. — Colore rosso sul dorso, giallo-sudicio nel resto (Payer, secondo Heller). — Capo con rostro frontale lungo ed acuto, ricurvo in basso. — Occhi distinti anche nell' adulto. — Dorso carenato, ed irto di apofisi spiniformi. Antenne lunghe; le anteriori alquanto più delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine piccole, di cui 1' esterna non giunge neppure alla metà del 2.° articolo del palpo. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è assai più breve della mano, con sperone carpale appena sporgente, non adattato contro la mano. Le mani di volume mediocre. — Piedi toracici del 7.° paio molto più lunghi dei precedenti. Telson coli' estremo libero concavo. Distribuzione geografica e Dimòra. — Oceano glaciale artico: « Hab. ad Spetsbergiam fundo argillaceo algoso orgyar. 5-20 prof, rarus » (Malmgren, secondo Goès); Mari artici, prof. 182 metri (Heller); Franz-Joseph Land (B. Leigh-Smith, secondo Miers); Coste della Siberia (Stuxberg); Mar di Kara, 46-100 Fv. (Hansen). Osservazioni. — Se non fosse per la grande lunghezza dei piedi toracici del 7.° paio, forse questa specie starebbe meglio fra i Dexaminidi. Sp. 124. Oediceros longicaudatus (Boeck, 1870). (Tav. 58, Figg. 5G-60). 1870. Halicreion longicaudatus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 93. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 295, t. 21, f. 3. Lunghezza 7 mm. — Capo con rostro frontale lungo, aguzzo, incurvato in basso. — Occhi fusi nell'adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine piccole; le esterne giungono appena all'estremo distale del 1.° articolo del palpo. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è più breve della mano, e la mano è pic- cola. Nei gnatopodi anteriori lo sperone è largo ma breve; nei posteriori è sottile e lungo, Fani. VII. Oetliceridi. — Oediceros aequicornis. 545 sì che giunge fino all'angolo prensile. — Piedi toracici del 7.° paio poco più lunghi dei precedenti. Telson brevissimo, obcordato, col margine libero concavo. Distribuzione geografica, e Dimora. — Coste scandinave: Christianiafjord, Haugesund, 30 Favne (Boeck). Osservazioni . — E notevole la lunghezza relativa dei piedi codali posteriori. Sp. 125. Oediceros longirostris, Goes, 18G5. (Tav. 58, Figg. 61, 62). 1865. Oediceros longirostris. 1865. Goiis, Ampliip. Spetsberg., p. 526, t. 39, f. 20. 1876. Monoculodes longirostris. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 270. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 26, t. 1, f. 1. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 84. Lunghezza 12 rnm. — Rostro frontale dritto e prolungato in avanti. — Occhi fusi neir adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è molto più breve della mano, ed è fornito di sperone, che raggiunge 1' angolo prensile, ma che nei gnatopodi anteriori è relativamente largo e breve, e nei gnatopodi posteriori invece è lungo e sottile. Le mani sono di volume mediocre; nei gnatopodi anteriori di forma amiddaloide; nei posteriori allungata (lunghezza circa 2 volte la larghezza). — Piedi toracici del 7.° paio molto più lunghi dei precedenti. Telson allungato, subrettangolare, col margine posteriore appena incavato. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzbèrg. fondo argilloso, 5-20 piedi (Malmgkkn. secondo Goès). — Coste scandinave: Finmark (Esmark, secondo Boeck); Tromso, 30 piedi. Kwrenangsfjord, 10-50 piedi (Sparre Schneider); Ramfjord (Kossmann, secondo Sparre Schneider). Sp. 126. Oediceros aequicornis, Norman, 1869. (Tav. 58, Figg. 63, 64). 1869. Oediceros aequicornis. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 276, t. 14, f. 4. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 278. 1889. Monoculodes aequicornis. 1870. Monoculodes tenuirostratus. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hiat., (6) voi. 3, p. 453, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 87. t. 20, f. 1-5. Lunghezza fino a 12 mm. (Boeck). — Rostro frontale sottile, incurvato prima in basso, e poi con la punta leggermente in alto, esteso oltre il 1.° articolo delle antenne anteriori. — Occhi fusi insieme nell' adulto. — Dorso liscio. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 69. ti/' Sistematica. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In ambedue le paia dei gnatopodi il carpo è lungo più dell' ordinario, sì che riesce quasi di lunghezza pari a quella della mano. Similmente così negli uni come negli altri lo sperone giunge fino all' angolo prensile, e la mano è larga ed amiddaloide. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche : Shetland, 30-60 fathoms (Norman). — Christianiafjord (Boeck ). Osservazioni. — Neil' unico individuo esaminato dal Norman mancavano i piedi codali posteriori. Il Monoculodes tenuirostratus del Boeck si distinguerebbe per avere il peduncolo dei piedi suddetti lunghissimo, e i rami molto brevi. In quanto ai gnatopodi essi somigliano interamente a quelli dell' Halicreion longicaudatus del Boeck, che differirebbe per avere i piedi codali posteriori col peduncolo di lunghezza minore di quella dei rami. Il carattere preso dai piedi mascellari, cioè della grandezza relativa delle lamine, non può servire come mezzo di diagnosi, perchè in nessun luogo è fatta menzione speciale dei piedi mascellari dell' Oe- diceros aequicornis. Così ridotta la differenza esclusivamente alla lunghezza relativa dei rami dei piedi codali posteriori, non è improbabile la coincidenza dell' Oediceros aequicornis col- V Oed. longicaudatus, tanto più che il Boeck ha trovato ambedue le specie nel Christianiafjord. Sp. 127. Oediceros lyneeus, M. Sars, 1858. (Tav. 58, Figg. 65, 66). 1858. Oediceros lyneeus. 1858. M. Saks, Norsk-arct. Krebsd., p. 143. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 170, 1860. Bemarkn. norske Amphip., p. 652. t. 14, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 372. ? 1882. Oediceros microps. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 82. 1882. G. O. Sars, Norges Crust, p. 95, t. 4, f. 8. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 331, t. 7, f. 2. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 15, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 259, 1. 13, f. 4. t. 2, f. 14. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 14, t. 2, f. 12. p. 79. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 78. 1886. Hansen, Dijmphna, Krebsd. Kara, p. 220, t. 21, 1865. Oedicerus projrinquus. f. 12. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 526, t. 39, f. 19. 1887. Oediceros curvirostris. (?) 1880. Oediceros macrocheir. 1887. Hansen, Malacostr. Groeuland. occid., p. 107, 1880. G. 0. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. t. 4, f. 4. 1877 et 78, p. 449. Lunghezza 18 mm. — Rostro frontale breve, dritto. — Occhi fusi nell'adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. Nei gnatopodi anteriori il carpo manca assolutamente di sperone ; la mano è allungata. — Nei gnatopodi posteriori il carpo ha uno sperone brevissimo ; la mano è ovata. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Fam. VII. Oediceridi. — Ocdiceros longimanus. 547 Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, abbastanza frequente fra le alghe e nell'argilla, alla profondità di 3-30 piedi (Goès). — Groenlandia (Tokell, secondo GrOÈs); Groenlandia occidentale (Hansen). — Coste norvegiche: Vadso, 70 Favne (M. Sars); Nor- vegia settentrionale, frequentissimo, specialmente in fondo argilloso, fra le alghe, alla pro- fondità di 15-50 piedi (Sparre Schneider). Osservazioni. — La mano dei gnatopodi anteriori dell' Oediceros microps (Fig. 66) è un po' più allungata di quella dell' Oediceros lynceus (Fig. 65); ma forse ciò non basta per de- terminare la costituzione di una nuova specie. — Il Boeck (Skandin. arkt. Ampliip., p. 259) aggiunge ai sinonimi dell' Oerf. lynceus anche V Oediceros arcticus, Danielssen, 1861 (Nyt Magaz., 11 voi., 1859, p. 7), ma non veggo per qual ragione. Il Danielssen non dà né figura né descrizione della sua specie. (35) Sp. 128. Oediceros longimanus (Bate and Westwood, 1868). (Tav. 4, Fig. 9; e Tav. 33, Figg. 32-36, 01). 18G8. Monoculodes longimanus. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 507, con fig. 1887. Chevreux, Amphip. S. 0. Bietagne, p. 300, t. 5, f. 1, 2. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist, (6) voi. 3, p. 451, t, 20, f. 6-9. 1870. Monoculodes Gmbei. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 85. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 269, t. 16, f. 1. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 24. 1880. Oedicerus aequimanus. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 130, t. 13, f. 7 e 8. 1888. Monoculodes aequìmanus. * 1888. Robertson, Amphip. Firth of Clyde, p. 26. 1888. Monoculodes megapleon. 1888. Giles, Journ. Asiat. Soc. Bengal, voi. 57, p. 235, t. 7, f. 12. 1888. Oediceros puliciformis. 1888. Giles, Journ. Asiat. Soc. Bengal, voi. 57, p. 248, t. 7, f. 5, 6. Lunghezza 4-5 mm. — Rostro frontale breve ed incurvato. — Occhi fusi insieme nel- 1' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In ambedue le paia di gnatopodi il carpo è molto breve e fornito di lunghissimo spe- rone, che oltrepassa il livello del margine unguicolare ; la mano è allungata e sottile. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Descrizione. — Il colore è di solito nella femmina molto pallido, grigiastro, perlaceo, con leggiera tinta gialliccia ai lati del corpo e su gli epimeri. Qualche volta nei maschi questa tinta diviene un poco più bruna. Gli occhi costituiscono una larga macchia bianca alla base del rostro. L' aspetto generale del corpo è gracile. Il rostro è breve ed incurvato in basso. p,4S Sistematica. I gnatopodi anteriori hanno V epimero piccolo, e poco dilatato, il 2.° articolo è angusto; lo sperone carpale è sottile, prolungato oltre il livello del margine unguicolare. La mano è lunga e sottile, con brevissimo margine unguicolare. L' unghia è piccola. I gnatopodi posteriori sono più gracili degli anteriori. Lo sperone carpale è sottilissimo, e lungo oltre il margine unguicolare. La mano, lunga, più sottile della mano dei gnatopodi anteriori, è notevole anche perchè è più ristretta nella metà distale che nella prossimale ; il margine unguicolare è molto breve. L' unghia è breve, ma relativamente robusta. Nei piedi toracici del gruppo medio il 4.° articolo è poco dilatato ; in quelli del 5." e 6." paio il 2." articolo è un po' allungato, e il (3.° articolo è più sottile, terminato da unghia breve, alquanto incurvata. II telson ha i margini laterali convessi; il posteriore è leggermente concavo. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! non raro nel fondo sabbioso del mare della Riviera, avanti alla Stazione Zoologica, alla profondità di pochi metri, in- sieme alle Ampelisca ed alle Urothoe. Mari stranieri: Coste britanniche (Norman). — Coste francesi dell'Atlantico (Chevreux). Coste scandinave: Christianiafjord (Gr. 0. Sars, Boeck). — Mar Rosso (Kossmann). — Golfo del Bengala : al largo di Chittagong, pesca pelagica ; bandii del Megna, 5 fathoms (Giles). I 36 j Sp. 129. Oediceros affìnis, Bruzelius, 1859. (Tav. 4, Fig. 3; e Tav. 33, Figg. 27-31, Oa). 1859. Oediceros affìnis. 1870. Monoculodes affìnis. 1859. Bruzelics, Skandin. C4ammar., p. 93, t. 4, f. 18. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 84. 1862. Monoculodes carinatus. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Aiuphip., p. 265, 1. 14, f. 6. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 104, t. 17, f. 2. 1S70. Monoculodes longicornis. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 85. voi. 1, p. 165, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 273, t. 16, f. 2. 1862. Monoculodes Stimpsoni. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., 1^62. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 105, t. 17, f. 3. p. 24, t. 1, f. 7; e t. 3, f. 18 e 23. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 18S4. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 89. voi. 1, p. 168, con figg. 1887. Monoculodes crassirostris. 1862. Monoculodes affìnis (Stimpsoni). 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 108, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 374. t. 4, f. 5. Lunghezza 6-7 mm. — Rostro frontale breve ed incurvato. — Occhi fusi insieme nel- 1' adulto. — Dorso liscio. Antenue anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è molto più breve della mano, ed è fornito di sperone. Nei gnatopodi anteriori la mano è subovale e larga, e lo sperone carpale è largo e giunge fino all' angolo prensile ; nei posteriori la mano è lunga e relativamente sottile, e In sperone carpale è sottile e lunghissimo, sicché oltrepassa il livello del margine ungui- colare. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Fam. VII. Oediceridi. — Oediceros latimanns. 549 Descrizione. — Il colorito è giallo-grigiastro, punteggiato di piccole macchie brune, clic screziano tutta la superficie del capo e degli archi dorsali di tutto il tronco, come puri' una parte degli epimeri. L' occhio è bianchiccio-roseo. Le appendici sono quasi incolori. L' aspetto generale è mediocremente robusto; ma gli epimeri sono poco alti. Il capo è breve; i primi segmenti del torace relativamente larghi. I gnatopodi anteriori hanno l' epimero breve e relativamente largo. Il 2.° articolo è ro- busto e alquanto incurvato in avanti. 'Il processo carpale è molto lungo, più che metà della mano, e si estende fino all' angolo prensile. La mano è quasi amiddaloide, larga, e breve, con margine unguicolare mediocremente esteso. L' unghia è piccola e sottile. L' epimero dei gnatopodi posteriori è molto piccolo ; il carpo è sottile e molto sviluppato, tale che si prolunga oltre il livello del margine unguicolare. La mano è più lunga, ma relativamente meno larga che la mano dei gnatopodi anteriori; il margine unguicolare <'■ breve. L' unghia è piccola. Nei piedi toracici del gruppo medio si nota la larghezza del 4.° articolo, la gracilità e poca lunghezza dell' unghia, e 1' ornamento abbondante di setole. I piedi toracici del 5." paio hanno il 2.° e il 4.° articolo relativamente larghi : con unghia breve e gracile. L' epimero dei piedi toracici del 6." paio è anch' esso largo e non molto allungato ; ma il 2.° articolo è più angusto che nei piedi precedenti ; 1' unghia è rappresentata da un piccolo stiletto dritto che somiglia ad una spina. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! Nel fondo di sabbia e fango a poche centinaia di metri dalla riva, innanzi alla Stazione Zoologica, alla profondità di 10-20 metri; non frequente. Mari stranieri : Coste scandinave ( Bruzelius, Boeck, Sparke Schneider ). — Groen- landia occidentale ( Hansen ). Osservazioni. — Probabilmente è un sinonimo di questa specie anche il Monoculodes gibbosus, Chevreux, 1888 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 41), preso a 80 miglia a Sud Ovest dell'Isola Groix (lat. 46° 3' N., long. 6° 52' Ov.), nell'Atlantico, alla pro- fondità di 180 metri, da un fondo di fango e sabbia. Sp. 130. Oediceros latimanus, Goes, 1865. (Tav. 58, Figg. 67, 68). 1865. Oediceros latimanus. 1883. Sparre Schneider, Tromsci Mus., ti. Aarsh., p. 31. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 527, t. 39, f. 23. t- 1, f. 2. 1870. Monoculodes latimanus. 1884- Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p.88. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret., p. 88. 1882. Halicrcion ? latipes. 1876. Boeck, Skandin. ai-kt. Amphip., p. 279, t. 14, f. 2. 1882. G. O. Sars, Norges Crust., p. 97, t. 4, f. 10. Lunghezza 7 rum. — Rostro frontale breve e curvo in basso. — Occhi fusi nell' adulto. — Dorso liscio. 550 Sistematica. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è molto più breve della mano, ed è fornito di uno sperone, che nondimeno è poco sviluppato, perchè non raggiunge l' angolo prensile ; la mano è amiddalilbrme e grande. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, fondo algoso e sabbioso (Torell, se- condo Goes). — Groenlandia (Torell, secondo Goes). — Coste della Norvegia settentrionale (G. 0. Sars; Boeck, Sparre Schneider); Varangerfjord, 80-100 Fv. (G. 0. Sars). Sp. 131. Oediceros nubilatUS ( Goi-s, 1865) Packard, 1867. (Tav. 58, Figg. 69, 70). 1865. Oediceros affinis. 1870. Monoculodes tuberculatus. 1865. Goes, Amphjp. Spetsberg., p. 527, t. 39, f. 21. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 87. 1867. Monoculodes nubilatus. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 277, t. 15, 1867. Packard, Invert. Fauna Labrador, p. 298, f- 2. t. 8, f. 4. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., 1870. Monoculodes Kroyeri. P- 29, t. 1, f. 8. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 86. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 85. 1876. Boeck, Skaudin. arkt. Amphip., p. 272, t. 15, 1870. Monoculodes borealis. f. 5, 6. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 88. 1870. Monoculodes Packardi. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 278, t. 15, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 86. f- 4. 1870. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 274, t. 14, 1874. Oediceros borealis. f. 3. 1874. Bochholz, Nordpolarf., p. 325, t. 5. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., 1884. Monoculodes tesselatus. p. 27, t. 1, f. 6. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 81. p. 86. 1887. Monoculodes simplex. 1870. Monoculodes Norvegicus. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 114, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 84. t. 4, f. 6. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 267, 1. 14, f. 5. 1889. Monoculodes suhnudus. 1883. Sparre Schneider, Tromso Mus., 6.Aarsh., p. 21, 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist, (6) voi. 3, p. 450, t. 1, f. 5; e t. 3, f. 20. t. 18, f. 11; e t. 19, f. 6-10. Lunghezza fino a 17 rum. — Rostro frontale breve e incurvato in basso. — Occhi fusi nell' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In entrambe le paia di gnatopodi il carpo è brevissimo, con sperone mediocre. — Nei gnatopodi anteriori lo sperone è largo e raggiunge quasi 1' angolo prensile ; la mano è amiddaloide, col margine unguicolare mediocre. — Nei gnatopodi posteriori lo sperone carpale è sottile e giunge a metà della lunghezza della mano ; questa è allungata e sottile, più larga nell'estremo prossimale che nel distale, verso cui si va per gradi restringendo ; il margine unguicolare è breve. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Fara. VII. Oediceridi. — Oediceros griscus. 55] Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, fondo algoso, 20-30 piedi (Goès). — Groenlandia (Torell, secondo Goès); Groenlandia occidentale (Hansen). — Coste Norve- giche (Boeck, Sparre Schneider). — Coste britanniche: Shetland (Norman). — Coste del Labrador (Packard). Sp. 132. Oediceros saginatus, Kroyer, 1842. (Tav. 58, Figg. 71, 72). 1842. Oediceros saginatus. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., voi. 4, p. 156. 1859. Brczelius, Skandin. Gammar., p. 94. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 652. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 103. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 526, t. 39, f. 18. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 82. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 257, t. 13, f. 3. 1870. Oediceros borealis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 82. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 261, t. 14, f. 1. Lunghezza 20 mm. — Rostro frontale breve, curvato in basso. — Occhi fusi insieme nell' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori lunghe quanto il peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. In ambedue le paia di gnatopodi la mano è grande (nei posteriori un poco più che negli anteriori) e amiddaloide ; e il carpo è brevissimo e si prolunga in uno sperone piccolo, il quale nei gnatopodi anteriori non giunge all'angolo prensile, e nei posteriori vi giunge appena. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Kroyer). — Spitzberg, rarissimo (Lovén, secondo Goès). — Islanda, 25 piedi, abbastanza frequente (Tokell, secondo Goés). — Coste scandinave: Tromso (Danielssen, secondo Boeck); Christiansund (v. Dììben, se- condo Boeck); Norvegia boreale (Kroyer). Osservazioni. — Ho avuto in esame questa specie da tre diverse provenienze, cioè dalla Groenlandia, dalla Finmarchia e da Tromso. Nel 1.° e nel 2.° caso debbo gì' individui al Norman nel 3.° allo Sparre Schneider. (3*7) Sp. 133. Oediceros griseus, n. s. (Tav. 33, Figg. 1G-26, Og). Lunghezza 5-6 mm. — Rostro frontale breve e incurvato in basso. — Occhi fusi insieme nell' adulto. — Dorso liscio. Antenne anteriori più lunghe del peduncolo delle posteriori. — Piedi mascellari con lamine mediocri. 552 Sistematica. In entrambe le paia di gnatopodi la mano è piuttosto allungata (nei gnatopodi ante- riori è più grande che nei posteriori), ed il carpo è brevissimo, ma fornito di un mediocre sperone, che giunge fino all'angolo prensile. Questo sperone nei gnatopodi anteriori è largo ed è più breve della metà della mano; nei posteriori è angusto e supera i 2/3 della lun- ghezza della mano. — Piedi toracici del 7.° paio assai più lunghi dei precedenti. Descrizione. — I gnatopodi sono fra loro molto somiglianti nella forma; ma gli ante- riori sono più robusti dei posteriori. L' epimero dei gnatopodi anteriori è poco dilatato nel- l' estremità distale; il 2.° articolo è robusto; il carpo è brevissimo, fornito di un largo sperone che si estende fino all' angolo prensile. La mano ò grande, col margine unguicolare molto esteso. L' unghia è relativamente anche molto sviluppata. — Nei gnatopodi posteriori il carpo è più sottile, ed anche molto più esteso che negli anteriori, accompagnando la mano per oltre i 3 4 della sua lunghezza. La mano è più breve e più angusta della mano dei gnatopodi anteriori ; il margine unguicolare e 1' unghia sono brevi. Nei piedi toracici del gruppo medio V epimero del 4.° paio è molto più largo di quello del 3." Il 4.° articolo è poco dilatato; l'unghia è piccola, non molto debole. I piedi toracici del 5." e 6." paio hanno il 2.° articolo relativamente poco dilatato; anzi nei piedi del 6.° paio esso è anche molto allungato. Inoltre il 4.° articolo è un po' dilatato; e il 7.° è lungo, stiliforme, dritto. Del resto come nell' Oed. affinis. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! nella sabbia e fango, insieme all' Oed. affinis, ma molto più raro. Gen. 37. Kròyera (Bate, 1857) Bate, 1858. 1857. Kroyera. 1857. Bate, Ann. Mag. X. Hist, (2) voi. 19. * 1858. Bate, Ti-ans. Tynes. Nat. Field Club, voi. 4, Part I, p. 15, t. 2, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 107. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 171. 1870. Pontocrates. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 91. 1876. Boeck, Skanrlin. arkt. Amphip., p. 287. 1883. Sparre Sohxeider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 17. 1885. Sparre Schneider, Pontocr. u. Dexam., p. 18. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato ; col tubercolo molare poco svi- luppato, col palpo sottile. Gnatopodi anteriori più robusti dei posteriori, col carpo brevissimo e fornito di sperone carpale. — Gnatopodi posteriori perfettamente chelati ; il carpo è fornito di lunghissimo processo, il quale è fuso in gran parte con la mano. Fam. VII. Oediceridi. — Króyera hapìochclcs. 553 Distribuzione geografica e Dimora. — Così nei mari freddi, come nei caldi, e tanto nei fondi sabbiosi a varia profondità, quanto fra le alghe. Osservazioni. — Il gen. Króyera fu fondato dal Bate nel 1857 (Ann. Mag. N. Hist., p. 140) per comprendervi la Westwoodea carinatus del 1856 (Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58), che poi più tardi (Cat. Brit. Mus., p. 104, t. 18, f. 2) egli stesso passò nel gen. Monocu- lodes. Nel « Catalogne » il gen. Króyera comprese soltanto la specie Kr. arenaria, a cui, nei Brit. Sess. ey. Crust., furono aggiunte altre due (altamarina, brevicarpa). Intanto il Boeck; tenendo conto che il nome « Kroyeria » era stato già impiegato prima per indicare un Cro- staceo parassito (da P. J. van Beneden, nel 1852, in Bull. Brux. Acad., XIX, secondo il Nomencl. zool. di Marshall, p. 411), nel 1870, cambiò il nome in Pontocrates. Or, poiché il nome preoccupato è « Kroyeria » e non già Króyera, ne deriva che quest' ultimo ha la precedenza su Pontocrates. Circa alla data, essa dev'essere non già quella del 1857 (perchè in tal caso corrisponderebbe ad un Gammarino d'altro genere); ma invece quella del 1858, quando cioè servì per indicare una specie che anche oggi appartiene al gen. Króyera. Specie del genere Króyera. fuso quasi interamente con la mano . . haplocheles pag. 553 Nei gnatopodi posteriori il carpo è ) distinto dalla mano nel terzo prossimale e nel terzo distale arenaria » 554 (38) Sp. 134. Króyera haplocheles (Grube, 1864). (Tav. 3, Fig. 15; e Tav. 34, Figg. 35-39, Pn ). 1864. Kroyeria haplocheles. 1864. Grube, Lussin, p. 72. 1868. Króyera brevicarpa. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, pag. 50S, con fig. 1870. Pontocrates haplocheles. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 92. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Ampliip., p. 289, t. 16, f. 3. Lunghezza 5 V mm. — Nei gnatopodi posteriori lo sperone carpale è fuso interamente con la mano, meno che all' apice dell' estremo distale, dove appare una traccia di distin- zione ; il processo digitiforme della mano è intero. — Nei piedi toracici del gruppo medio 1' unghia è lunga. Descrizione. — Il colorito di questa specie è molto variabile. Molto frequentemente 1' occhio è bianco, e il capo è nero, con alcune macchie dorate circolari. Sono neri anche i primi tre epimeri e parte degli ardii dorsali corrispondenti, ma non presentano macchie dorate. Tutto il resto del dorso è di color giallo-dorato, con alcune macchie citrine. I primi segmenti dell'addome sono quasi della stessa tinta del dorso; verso il terzo segmento pre- vale una tinta bruniccia, che poi segue in tutto il resto della coda. Un'altra larga macchia Zool. Station z. Neapel, Fauna vinci Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 10. 554 Sistematica. giallo-bruniccia occupa parte degli archi dorsali del 5.° e 6.° segmento del torace, e quasi tutto 1' epimero dei piedi toracici del 5.° paio. L' aspetto generale è piuttosto robusto. Il capo è molto breve, con un piccolo rostro ricurvo in basso. I due primi segmenti del torace non sono molto angusti. Gli epimeri sono poco più brevi degli archi dorsali. Il processo calcale dei gnatopodi anteriori è, relativamente a quello del P. arenarius, più largo. Anche la mano è molto più larga, coli' angolo prensile prolungato in un piccolo processo, e col margine unguicolare irregolare, e irregolarmente denticulato. L' unghia è relativamente piccola. Nei gnatopodi posteriori la fusione del carpo con la mano è completa, senza altra traccia di distinzione che una linea di saldatura all' estremo della mano. Il pezzo risultante dal- l' unione del 5.° col 6.° articolo è subcilindrico. Il processo digitale della mano ha il margine interno integro, solo ornato da piccole setole. L'unghia è robusta, con la punta poco curva. I piedi toracici del gruppo medio hanno il 6.° articolo piuttosto sottile, coli' unghia rela- tivamente molto sviluppata. II telson è obovato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! i piccoli individui fra le alghe attaccate alle scogliere di Mergellina, i g-randi nella sabbia, insieme agli Amphioxus\ Lussino ( Geube ). Mari stranieri. Coste britanniche: Banff (Edward, secondo Bate and Westwood). — Coste norvegiche : Haugesund, 20 Favne, e Christianiafjord (Boeck). (39) Sp. 135. Kròyera arenaria, Bate, 1858. (Tav. 4, Fig. 1; e Tav. 34, Figg. 18-34, P). 1858. Kròyera arenaria. 1862. Kròyera altamarina. * 1858. Baie, Trans. Tynes. Nat. Field Club, voi. 4, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., Part. I, p. 15, t. 2, f. 1. voi. 1, p. 177, con figg. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 1U6, t. 18, f. 4. 187°- Poniocrates norvegicus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., ? 187°- BoECK' AmPhiP- hor- *"*•) P- 91. voi 1 p 173 con fig ? 1876, B°ECK' Skandin- ai"kt- Amphip., p. 288, t. 15, f. 7; e t. 16, f. 4. 1883. Si'akre Schneider, Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 17, t. 2, f. 15; e t. 3. f. 21 e 22. 1883. Spaere Schneidek, Pontocr. u. Dexarn., p. 13, 1. 1. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 650 (Trad. 1885. Pontocrates arenarius. in: Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 3, 1869, 1885. Sparre Schneider, Pontocr. u. Dexam., p. 17. p. 339). 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 192, t. 9, f. 7. Lunghezza 4-5 mm. — Il carpo dei gnatopodi posteriori è distinto dalla mano così dalla parte prossimale come da quella distale; il processo digitiforme della mano è denti- colato. — Nei piedi toracici del gruppo medio 1' unghia è rudimentale. 1876. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 17, p. 76, t. 4, f. 3. 1800. Oediceros Norvegicus. Fani. VII. Oediceridi. — Króycra arenaria. 555 Descrizione. — Il colorito generale è giallo-rossastro, con larghe chiazze brune di varia forma, sparse irregolarmente pel capo e pel tronco. L' occhio è roseo. Tutte le appendici sono grigio-violacee, pellucide. L' aspetto generale è gracile, col capo mediocremente voluminoso, e con i primi arti- coli del torace larghi poco meno dei seguenti. Lo sperone carpale dei gnatopodi anteriori è prolungato fino all' angolo prensile, ma è piuttosto sottile. La mano è ellissoidale, assai più lunga che larga, coli' angolo prensile non prolungato, armato di una grossa spina. Il margine unguicolare è regolare, quantunque diviso per quasi tutta la sua estensione in moltissimi piccoli denti. L' unghia è relativa- mente grande. I gnatopodi posteriori hanno il 2.° articolo gracile e lungo. La parte basilare del carpo è libera; invece lo sperone è saldato quasi immediatamente, fin dal suo principio, con la mano, per riapparirò di nuovo libero verso l'estremità dell'articolo. La mano è molto lunga, e comincia alquanto rigonfia, poi si va assottigliando verso l'estremità distale; il suo pro- lungamento digitiforme (Tav. 34, Fig. 28*) è armato nel margine interno di molti dentini di varia grandezza e forma, taluno dei quali uncinato. L' unghia è sottile, e ha l' apice incurvato fortemente ad uncino. I piedi toracici del 3° paio somigliano a quelli del 4.°. L'epimero è largo; il 4.° articolo poco largo ; il 6.° articolo relativamente breve ; 1' unghia del tutto rudimentale. I piedi toracici del 5.° paio e del 6." hanno il 2." articolo poco dilatato ; e 1' unghia gracile e breve. II telson è subquadrato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! nel fondo di sabbia e fango che è ad alcune centinaia di metri dalla riva avanti alla Stazione Zoologica, alla profon- dità di 12-20 metri. Mari stranieri. Coste britanniche: Sunderland, sabbia (Hancock, secondo Bate); Cumbrae (Robertson, secondo Bate and Westwood); 60 miglia all'Est delle Shetland (Norman). — Coste norvegiche: Haugesund, Christianiafjord, 30 Favne (Boeck). — Coste olandesi (Hoek). .Osservazioni. — Il carattere più notevole di questa specie consiste prima di tutto nel- l' incompleta fusione del carpo e del suo processo con la mano; e poi nella singolare seghet- tatura del margine unguicolare. Tenendo conto appunto di ciò, ho identificato il P. nor- vegicus dello Schneider con la specie che si trova nel nostro Golfo, quantunque la diversa lunghezza della mano inviti a formare una specie differente. Gravi dubbii si possono avere anche sull' identificazione del P. norvegicus del Boeck, il cui lavoro è, a ragione, criticato dallo Schneider, come oscuro e indeterminato. Il Pontocrates norvegicus, di cui 1' Hoek (Crust. Neerl. II, 1889, t. 9, f. 8) disegna 1' estremità di uno dei gnatopodi, forse è da riferire piuttosto alla Kr. haplocheles. e ce Sistematica. Specie incerte di Oediceridi. 1. Aceropsis chimonophila, Stuxberg, 1887 (Fauna N. Semlja, in: Vega Exped., voi. 5, p. 66). Nuovo genere e nuova specie, di cui mancano finora la descrizione e la figura. 2. Monoculodes demissus, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 54). Il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 106) riproduce la descrizione. 3. Monoculodes gibbosus, Chevreux, 1888 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 41). Pare Oediceros affinis. 4. Oediceros arenicola, Haswell, 1884 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 325, t. 24, f. 3). Potrebbe essere un Halimedon. 5. Oedicerus Behringiensis , Lockington, 1877 (*Proc. Californ. Acad. Se, voi. 7, p. 47; secondo Beetkau, in: Ardi. f. Naturg., 44. Jahrg., voi. 2, 1878, p. 270). 6. Oediceros Brandtii, Jarzynsky, 1870 (Catal. Amphip. S. Pétersb. Univ. Zool. Mus., voi. 1, p. 315). E citato solo il nome. 7. Oediceros fossor, Stimpson, 1856 (*Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 7, 1854-55). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 373) ne riproduce una descrizione, da cui non giungo a comprendere quali siano i caratteri specifici. 8. Oediceros latrans, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 324, t. 1!), f. 1 ). La grande larghezza dei rami dei piedi codali medi di questa specie, e il telson diverso mi fanno dubitare se si tratti di un vero Oediceride. Fani. Vili. Dexaminidi (Leach, 1814). 1814. Dexameridae '). 1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7. Append. Forme esterne. — Corpo per lo più robusto, compresso, e segmentato regolarmente. ( Nei Pereionotus la coda è composta di 2 soli segmenti ). Antenne anteriori senza flagello accessorio. — Parti boccali spesso anormali. Epimeri di varie dimensioni, talora molto sviluppati. — Gnatopodi elidati o subche- lati. — Piedi toracici del 7.° paio di lunghezza poco diversa da quella dei precedenti, col 7." articolo linguiforme. — Lamine branchiali semplici, o munite di appendici. Piedi codali 2 o 3 paia ; quelli del 3.° paio spesso anormali. Telson vario (quasi sempre intero). Organizzazione interna. — Senza glandole glutinifere. — Occhi del tijio normale, senza cornea biconvessa, sempre distinti anche nell' adulto. — Stomaco masticatorio bene sviluppato. ') Dexameridae pare un errore tipografico invece di Dexamenidae, dal nome originario Ai~u\>.ivri. Pam. Vili. Dexaminidi. 557 Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, segnatamente delle re- gioni fredde. Per lo più la dimora è nei fondi sabbiosi, a diverse profondità; pochi vivono fra le alghe, e qualcuno ( ' Stenothoe J anche nelle acque dei porti. Osservazioni. — Ho lungamente esitato prima di raggruppare in questa unica famiglia dei Dexaminidi tutti i generi che si vedono in seguito enumerati. In verità, per chi ben consideri, i caratteri proprii della famiglia sono pochi, riducendosi alla mancanza di glan- dolo glutinifere, alla divisione degli occhi anche nello stato adulto, all' assenza di flagello accessorio nelle antenne anteriori ') ed alle dimensioni relative e forma dei piedi toracici del 7.° paio, che non sono molto più grandi dei precedenti, ed hanno una vera unghia. Del resto le connessioni dei Dexaminidi da una parte con gli Orchestidi (soprattutto con le HyaW2)) e con gli Oediceridi, e dall'altra con i Gammaridi genuini sono molte e di diversa maniera. Quasi si potrebbe dire che, insomma, nell'unica famiglia dei Dexaminidi sono qui riuniti tutti quei Gammarini, che non possono rientrare nel quadro delle altre. E così avviene che la famiglia dei Dexaminidi riesce in confronto delle altre assai poco natu- rale, quando p. es. obbliga a riunire i Bircenna e i Pereionotus insieme alle Dexamine ed alle Pontogeneia, che tanto si avvicinano ai veri Gammaridi. Molti Carcinologi evitano la difficoltà creando un gran numero di nuove famiglie, le quali, poi, in verità, sono esse stesse dei gruppi artificiali, ed imperfettamente definiti, tali che ben possono comprendere in loro altri generi a torto esclusi, o escludere alcuni che differiscono di molto dagli altri con cui furono aggregati. E così vediamo venir fuori nel 1852 il nome di Leucothoinae, del Dana, che comprese il genere Stenothoe, da altri altrove ascritto; e poi, nel 1865, Atylina del Lilljeboeg, in cui è il genere Dexamine; e, nel 1870, Amphilochinae , Stenothoinae , Epimerinae, Iphimedinae, Dexamininae , del Boeck; e, nel 1874, Pleustinae, del Buchholz; e, nel 1882, Paramphithoidae, di G. 0. Saes; oltre ai cambiamenti dovuti alla diversa desinenza in « idae » , data rispettivamente a taluno di questi nomi dallo stesso G. 0. Sars, 0 dallo Stebbing. — Forse sono alquanto meno artificiali delle altre le famiglie delle Amphilochidae e delle Stenothoidae. .Nella 1." insieme al genere Atnphilochns si potrebbero riunire Gitana, Thoelaos, Amphilochoides , Gitanopsis, e fino ad un certo punto anche Guernea, Bircenna, Biancolina e Pereionotus; nella 2.a il genere Stenothoe potrebbe stare con Cressa. Ma da una parte la mancanza di caratteri comuni a tutti i generi nomi- nati, dall' altra i molti passaggi fra le due famiglie e gli altri Dexaminidi e i Gammaridi veri, mi determinano a rinunziare ad ogni suddivisione. ') Io aveva prima riunito nella famiglia dei Dexaminidi anche le Leucothoc, gli Eusìrus, gli Atylus, ed altri generi forniti di flagello accessorio rudimentale I-articolato nelle antenne anteriori, rimandando ai Gammaridi veri quelli in cui il flagello accessorio, quantunque poco sviluppato, è per lo meno 2-articolato. Ma in seguito, per amore di chiarezza, e per comodo pratico, ho creduto meglio escludere dai Dexaminidi tutti i generi suddetti, soprattutto tenendo conto della difficoltà che si ha in parecchi casi di affermare la presenza o mancanza del 2.° articolo nel flagello accessorio. 2) E le Hyale restano escluse dai Dexaminidi solo perchè presentano insieme riuniti taluni caratteri che nei vari generi di questi ultimi si trovano soltanto isolati. r r o Sistematica. Generi della famiglia dei Dexaminidi. / Due sole paia di piedi codali Pereionotus pag. 559 ' f Tre paia di piedi codali 2 j Piedi eodali posteriori rudimentali, senza rami Bircenna » 561 \ — — normalmente sviluppati, con 1-2 rami . . 3 j Mascelle anteriori senza palpo Biancolina » 562 ' \ — con palpo 4 j Mandibole senza palpo 5 ( — con palpo 8 ì Piedi codali posteriori con 1 solo ramo Stenothoe » 564 ' ' \ — 2 rami 6 {Mascelle anteriori col palpo I-articolato 7 — — 2-articolato Guernea » 570 j Piedi mascellari col palpo 3-articolato Dexamine » 572 | — — 4-articolato Polycheria » 579 | Piedi codali posteriori con 1 ramo Cressa » o80 * | — — 2 rami 9 ÌNei gnatopodi ( anteriori o posteriori ) esiste una vera chela . . 10 — — — non esiste una vera chela . 12 Ì Mascelle anteriori col palpo 1 -articolato Odius » 581 — — — 2-articolato 11 {Mascelle anteriori col palpo di grandezza normale Iphimedia » 582 — — rudimentale Iphimediopsis » 585 ÌPiedi mascellari col palpo 2-articolato Lafystius » 587 — — 4-articolato 13 (Mascelle anteriori col palpo I-articolato 14 — — 2-articolato 15 ( Antenne con flagello breve, composto di pochi articoli Gitana » 589 — — lungo, di molti articoli Thoelaos » 592 «■- < Lamine esterne dei piedi mascellari senza setole e con 1 o 2 spine . 16 ' — — — con molte setole o molte spine. 18 in i Mascelle posteriori rudimentali Arnphìlochoides » 593 — — bene sviluppate 17 Y2 { Mandibole col tubercolo molare piccolo, con — — — grande, cili conico Amphilochus » 593 cilindrico Gitanopsis » 598 |o | Telson intero o appena inciso Acanthozone » 599 — inciso più o meno profondamente Pontogeneia » 615 Fani. Vili. Dexaminidi. — Percionotus testudo. 559 Gen. 38. Pereionotus, Bate and Westwood, 1862. 1862. Pereionotus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 22(3 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 374. 1864. Icridium. * 1864. Gkube, Sitzungsber. Sehles. Gesellsch. vom 18ten Februat 1863. 1864. Geube, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 209. Corpo depresso; coda composta di due soli articoli (cf. pp. 10 e 36). Antenne anteriori col peduncolo crasso, col flagello rudimentale. — Antenne posteriori col flagello rudimentale. — Parti boccali anomale. — Mandibole senza palpo. — Mascelle anteriori senza palpo e senza lamine interne. — Mascelle posteriori con le lamine saldate insieme. — Piedi mascellari col palpo poco sviluppato, 3-articolato. Epimeri dei gruppi anteriori e medii grandi. — Gnatopodi non subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Due sole paia di piedi codali ; gli anteriori con due rami ; i posteriori con 1 ramo solo. Telson intero. (40) Sp. 136. PereionOtUS testudo (Montagli, 1808) Bate and Westwood, 1862. (Tav. 3, Fìg. 7; e Tav. 31, Figg. 1-10, P). 1808. Oniscus testudo. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 375. 1808. Montaou, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9, 1864. Icridium, fusrum. p. 102, t. 5, f. 5. * 1861. Geube, Sitzungsber. Sehles. Gesellsch. vom 1850. Acanthonotus ( Vertumnus) testudo. 18ten Febrnar 18C3. 1850. White, Cat. Brit. Crust., p. 51. 1864. Grube, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 209, 1862. Phlias Rissoanus. t. 5, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 88, t. 14, a, f. 3. 1875. Icridium Rissoanum. 1862. Pereionotus testudo. * 1875. Catta, Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 228, con figg. Lunghezza 3 F/2 mm- — Del resto v. i caratteri del genere. Descrizione. — Il colorito è giallo-bruno uniforme su tutto il torace e 1' addome, meno che sul 2.° segmento del torace, dove è interrotto da una larga macchia bianca. Il capo e le antenne anteriori sono d' un giallo-bruno più cupo. Gli epimeri dei gruppi anteriore e medio, e similmente la squama del 2.° articolo dei piedi toracici del gruppo posteriore, sono in parte gialletti, in parte violacei, con piccole macchie bianche. Anche gli altri ar- ticoli dei varii piedi sono incolori, violacei, o macchiati leggermente di giallo. — Gli occhi sono circolari, giallo-vermigli, con tinta poco vivace. L' aspetto generale dell' animale è quello di un Isopodo, segnatamente a cagione della sua larghezza, la quale deriva non tanto dalla forma del tronco, che di poco differisce dal- FigO Sistematica. 1* ordinaria degli altri Gammarini, quanto dalla disposizione dei piedi toracici, e soprattutto da quella degli epimeri dei gruppi anteriore e medio, e delle squame dei piedi toracici del gruppo posteriore, tutte le quali parti invece di essere dirette in basso, sono rivolte in fuori. Il capo è largo, con un piccolo rostro frontale, e con mediocri lobi interantennali. È molto notevole la grande sporgenza degli occhi, che si direbbero però quasi peduncolati. Lungo tutto il dorso dal capo al 2.° segmento addominale corre una cresta molto elevata, interrotta nell' articolazione dei varii segmenti, onde nell' insieme prende 1' aspetto di una sega (Tav. 31, Fig. 5). Ciascun arco dorsale oltre alla cresta mediana ne presenta pure altre due piccole nel confine dell' articolazione con gli epimeri. L' altezza degli epimeri anteriori e medii è poco minore di quella degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne anteriori sono costituite quasi esclusivamente dal peduncolo, il cui 1.° arti- colo è molto grosso, e di forma irregolare; il 2.° è cilindroide; il 3.° comincia assai largo, ma poi si assottiglia. — Il flagello principale si riduce in tutto a due piccolissimi tubercoli. Le antenne posteriori sono brevissime; il 4.° e il 5." articolo del peduncolo sono uguali. Il flagello è costituito da un solo articolo, che è pure molto breve. Il labbro superiore è largo, con leggiera incisione del margine distale. Le mandibole sono molto ridotte, con processo incisivo principale diviso da molti denti irregolarmente ; le spine incisive sono piccole, e si trovano insieme ad una lunga e grossa setola. Mancano il tubercolo molare ed il palpo. Il labbro inferiore è molto largo, senza lamine interne. Le mascelle anteriori sono rappresentate dalla semplice lamina esterna, armata di grosse spine, di cui alcune sono semplici, ed altre denticolate. Le mascelle posteriori sono costituite da una sola lamina leggermente divisa all' estremo libero. Ciascuno dei lobi è munito di alcune piccole spine. La lamina interna dei piedi mascellari è armata di spine odontoidi ; la lamina esterna è mediocre, col margine interno del tutto senza spine e senza denti. Il palpo ha tre articoli, di cui il 1.° è maggiore degli altri due seguenti. All' estremitìi distale del 3.° articolo è inserito un ciuffetto di setole. I gnatopodi sono molto somiglianti tra loro; 1' epimero è rettangolare; il 2.° articolo relativamente breve; breve anche il 5.°; il 6.° non è gonfio, quantunque robusto; l'unghia è valida. — Nei gnatopodi anteriori Y epimero è più angusto. I piedi toracici del gruppo medio differiscono dai gnatopodi quasi soltanto per la mag- giore sottigliezza del 6.° articolo. — Nei piedi del 4." paio l' epimero, che è molto largo, presenta un' eminenza spiniforme sul mezzo del margine posteriore. Somiglianti pure fra loro sono i piedi toracici del 5." paio e quelli del 6°, i quali hanno il 2." articolo breve, ma molto dilatato, con una larga espansione del margine postero- superiore, che è lungo quasi quanto il 3." articolo. Il 4.° articolo è largo e robusto; il 5.° molto breve; il 6.° mediocremente lungo e sottile. I piedi toracici del 7." paio differiscono dai precedenti perchè alquanto gracili: e spe- cialmente per la poca larghezza del 2.° articolo. Fam. Vili. Dexaminidi. — Bircenna. 5gj I piedi addominali del 1." paio hanno 1' articolo basilare cilindroideo, ma non espanso ; quelli del 3.° e del 4.° invece si presentano con un articolo basilare relativamente assai breve, ed inoltre col margine interno molto prolungato. I piedi eodali anteriori hanno il peduncolo molto grosso, con due rami di eguale lun- ghezza fra loro e coli' articolo basilare. — Nei piedi eodali posteriori l'unico ramo è lungo quanto 1' articolo basilare. II telson è di forma triangolare, relativamente largo, lungo appena quanto 1' articolo basilare dei piedi codali posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! fra le alghe attaccate agli scogli di Posilipo e di Nisida; Messina! punta del Molo, fra le alghe, molti individui (raccolti dal Sig. H. Linden, Segretario della Stazione Zoologica di Napoli, e da lui corte- semente a me donati); Lipari! fra le alghe del Castello (Linden); Lussili, Neresine (Grube); « Piedmont » (Gwyn Jeffreys, secondo Bate). Mari stranieri: Coste britanniche: Salcombe, Devonshire (Montagu). Osservazioni. — Molto vicino a questa specie è il Phlias serratus (Guérin, * Mag. Zool., voi. 6, 1836, Class. VII, t. 19, f. 1-4; Edwards, 1840, Hist. Crust., voi. 3, p. 23; e Bate, Cat. Brit. Mus., p. 88, t. 14, a, f. 2), che forse è sinonimo d' Iphigenia typica, G. M. Thomson, 1882 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 237, t. 18, f. 4), con cui si accorda per la presenza di due rami nei piedi codali posteriori. Del resto dei due generi « Phlias » e « Iphigenia » non si conoscono le parti boccali. Gen. 39. Bircenna, Chilton, 1884. 1884. Bircenna. 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, p. 264. Corpo depresso, co' due ultimi segmenti della coda fusi insieme. Antenne brevi; le anteriori alquanto più lunghe delle posteriori. — (Mandibole e ma- scelle ignote). — Piedi mascellari con lamine bene sviluppate; palpo 4-articolato, piuttosto breve, col 1.° articolo più grande dei seguenti. Epimeri brevissimi. — Gnatopodi anteriori eguali ai posteriori, con la mano non gonfia. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Piedi codali del 3.° paio col peduncolo dilatato, ma senza rami. Telson intero. Osservazioni. — Il Chilton inette questo suo genere accanto al gen. « Phlias », ma dubitativamente, per non essere stato il Phlias serratus sufficientemente descritto. Se il genere Phlias è, come è probabile, sinonimo del gen. Pereionotus, il l'avvicinamento sarebbe giusti- ficato dalla forma depressa del corpo, e dalla figura dei gnatopodi, come pure, fino ad un certo punto, anche dallo stato rudimentale dei piedi codali posteriori. Zool. Station z. Neapel, Fauna un9 Sistematica. Sp. 137. Bircenna fulvus, Chilton, 1884. (Tav. 58, Figg. 73, 73*). 1884. Bircenna fulvus. 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, p. 264, t. 21, f. 1. Lunghezza circa 3 mm. — Colore giallo. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Zelanda : Lyttelton Harbour, rara ( Chilton ). Gen. 40. Biancolina, n. g. Corpo leggermente compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori pili lunghe delle posteriori ; col flagello principale più lungo del peduncolo. — Mandibole e mascelle anteriori senza palpo. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate, col palpo 3-articolato. Epimeri brevissimi. — Gnatopodi quasi chelati, con la mano piccola. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Piedi codali posteriori* con 2 rami, i quali sono quasi eguali fra loro. Telson intero. Osservazioni. — Il nome di questo nuovo genere è creato in omaggio al sig. S. Lo- bianco, Conservatore della Stazione Zoologica di Napoli, a cui debbo moltissimo per la ricerca dei Gammarini del nostro Golfo. (41) Sp. 138. Biancolina algicola, n. s. (Tav. 3, Fig. 11; e Tav. 32, Figg. 38-53, B). Lunghezza 1 '/., mm- — Pel resto v. i caratteri del genere. Descrizione. — Il colore è verde-chiaro, uniforme in tutto il corpo. Gli occhi sono di colore scarlatto, molto piccoli, circolari. La forma del corpo è depressa, somigliante interamente a quella di un Tanaide. Il capo soprattutto è molto schiacciato, tanto che, guardato dal lato dorsale, mostra chiara- mente 1' inserzione di ambedue le paia di antenne, e poi, dopo un certo tratto abbastanza largo, il labbro superiore e gran parte delle estremità distali di tutte le altre appendici boccali. I vari segmenti del torace vanno leggermente aumentando dal 1.° al 7.°; gli addo- minali non sono molto larghi. I segmenti codali sono distinti. Le antenne rispetto al corpo sono molto brevi. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è quasi sferoidale; il 2.° è claviforme, lungo il doppio del precedente; il 3.° è anche claviforme, poco più lungo del 1.°. — Il fla- gello è formato di una decina di articoli di diversa lunghezza. Fam. Vili. Dexaminidi. — Biancolina aìgicola. 563 Le antenne posteriori sono brevissime; il peduncolo è formato da due soli articoli. Il labbro superiore è largo, leggermente incavato all' apice. Le mandibole hanno i processi incisivi mediocremente sviluppati ; ma mancano del tu- bercolo molare e del palpo. Il labbro inferiore è fornito di larghe lamine interne, le quali nondimeno sono riunite quasi interamente fra loro nella linea mediana. Le lamine esterne mancano dei soliti pro- lungamenti mascellari. Le mascelle anteriori presentano una lamina interna molto piccola, con una setolina all' apice. La lamina esterna è normalmente sviluppata. Manca il palpo. Le lamine delle mascelle posteriori sono anguste; l'interna più breve e più stretta del- l' esterna. Le setole sono scarse. Nei piedi mascellari le lamine interne sono di lunghezza normale, sottili, con alcune lunghe setole sull' estremità libera. Anche le lamine esterne sono mediocremente sviluppate, ma poco larghe, senza spine né setole nel margine interno, e solo con alcune piccole setole nel margine libero. Il palpo è relativamente breve ed anormale, perchè composto di soli 3 articoli, di cui il 1.° è molto grande, il 2.° è mediocre, e il 3.° è minimo. I gnatopodi si rassomigliano molto fra loro. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero più largo, ma brevissimo, di forma singolare; il 2.° articolo è piuttosto breve; il 3.° è un po' più lungo del solito; il 4.° è brevissimo; il 5.° ha lunghezza mediocre; il 6.° è allungato, non rigonfio, sub rettangolare, coli' angolo prensile alquanto prolungato, in guisa da costituire un rudimento di dita. L' unghia è mediocre. Nei gnatopodi posteriori V epimero è più piccolo, quasi ellittico ; il 2.° articolo è allun- gato; il 3.° articolo poco lungo; il 6.° relativamente breve, un po' incurvato ad arco, col- 1' angolo prensile appena prolungato. I piedi toracici del grappo medio hanno 1' epimero quasi semicircolare; il 2.° articolo è molto largo; il 4.° è breve e largo, coll'angolo distale anteriore dilatato; il 5.° articolo breve; il 6.° alquanto più lungo ; 1' unghia mediocre. I piedi toracici del gruppo posteriore si somigliano fra loro. Sono tutti gracili, ed hanno il 2.° articolo abbastanza dilatato ; il 6.° articolo ha, come nei gnatopodi, 1' angolo distale anteriore leggermente prolungato contro 1' unghia. I piedi addominali hanno il peduncolo relativamente grosso; i rami sono uguali. I piedi codali giungono a livello molto diverso. — Gli anteriori si fanno notare pel loro peduncolo molto grosso, munito sul margine esterno di varie setole ciliate ; il ramo interno è molto più lungo dell' esterno. — I piedi codali medi rassomigliano agli anteriori, ma hanno il peduncolo più angusto. — Nei piedi codali posteriori il peduncolo comincia sottile e poi s'ingrossa; i rami sono subeguali, brevi, l'esterno più dell'interno, entrambi armati nell' estremo libero di due piccoli uncini. II telson è breve, largo, coli' apice leggermente bilobato. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! fra le alghe degli scogli intorno Nisida, alla profondità di 1-2 metri. Due individui. ti? i Sistematica. Gen. 41. Stenothoe, Dana, 1852. 1852. Stenothoe. 1852. Dana, Amer. Joum. Se. Arts, (2l voi. 14, p. 307. 1857. A. Costa, Amfip Napoli, p. 199. 1852. Dana, U. S. Exped., pp. 909, 923. 1856. Montagna. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 59. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 446. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 137. 1886. Gekstaeckek, Amphip., p. 506. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 748. voi. 1, p. 53. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 235. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 60. 1853. Próbolium. 1883. Montaguana. 1853. A. Costa, Rend. Accad. fis. mat. Napoli, p. 170. 1883. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 15, p. 78. Corpo compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori lunghe quasi quanto le posteriori. — Mandibole con processi incisivi bene sviluppati, senza processo molare e senza palpo. — Mascelle anteriori con lamina interna piccola (fornita di una sola setola): con palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con lamina interna rudimentale, e senza lamina esterna. Epimeri molto grandi. — Gnatopodi posteriori più grandi degli anteriori, subchelati. — 2.° articolo dei piedi toracici del 5.° paio non dilatato. Piedi codali posteriori forniti di un sol ramo; questo 2-articolato. Telson intero. Osservazioni. — Di questo genere sono state annunziate molto specie *), la maggior parte delle quali sono irreconoscibili per essere state imperfettamente descritte, e soprattutto perchè non è descritto il maschio. Nel nostro Golfo ne esistono tre specie ; ma di esse solo due (St. valida, e Antennulariae) io considero come ben determinate; della terza non conosco che un solo individuo, femmina, proveniente dalle alghe delle scogliere di Posilipo. Nella Tav. 30, Figg. 33-36 sono disegnate alcune delle sue parti caratteristiche, fra cui richia- mano l'attenzione specialmente: 1. le antenne anteriori per la grandezza del 1.° articolo del peduncolo; 2. le antenne posteriori per la dilatazione del 3.° articolo del peduncolo; 3. i gnatopodi anteriori per la presenza di un epimero bene sviluppato, e per la brevità del 4.° articolo; 4. i gnatopodi posteriori per l'obliquità del margine unguicolare; e 5. i piedi toracici del gruppo posteriore per la grande lunghezza del 6.° articolo. Specie del genere Stenothoe. nel mezzo Antennulariae pag. 565 press' all' estremo distale, valida » 566 . dentato . Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori del maschio inerme monoculoides » 568 ') Il Saks nel 10.° fascicolo dei suoi « Crust. Norway », ultimo di quelli finora (Marzo 1892) pubblicati, accenna all'esistenza di 6 specie settentrionali di Stenothoe. Fani. Vili. Dexaminidi. — Utenothoe Antennulariuc. 565 (43) Sp. 139. Stenothoe Antennulariae, n. sp. (Tav. 30, Fig. 1-18, S). Lunghezza 1 l/2 min. Mano elei gnatopodi posteriori coli' angolo prensile non prolungato, con un grosso dente a larga base nel mezzo del margine unguicolare. Descrizione della femmina. — Il colorito è bigiastro-uniforme, molto pallido. Il margine superiore degli epimeri è macchiato in giallo-rugginoso, e giallo-dorato. Così pure si ve- dono delle macchie gialliccie sopra una parte del margine inferiore dei segmenti addo- minali e della coda, non che sopra dei piedi toracici, specialmente dei gnatopodi posteriori. Gli occhi sono piccoli, circolari, rosei. Le uova, relativamente grosse ma scarse di numero, sono di colore verde-sbiadito. L' aspetto generale è grossolano, e robusto. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo alquanto ingrossato; il 2.° di lunghezza pari al primo, ma più angusto ; il 3.° breve. — Il flagello principale consta di 7 articoli, più lunghi che larghi. I due ultimi articoli del peduncolo delle antenne posteriori sono di eguale lunghezza. Il flagello, fornito di 6 articoli, è molto più breve del peduncolo. II labbro superiore è breve e largo, leggermente insinuato all' apice. Dal margine an- teriore parte 1' epistema, che termina con un estremo largo ed arrotondato. Le mandibole sono in generale molto larghe ; ma nella parte distale si assottigliano alquanto. — I processi incisivi sono molto minuti ; le spine sono piccole ; il tubercolo mo- lare è rappresentato da una leggiera eminenza conica. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna rudimentale, terminata in punta, sulla quale è inserita una setola. La lamina esterna è breve. Il 1.° articolo del palpo è lungo poco meno del 2.°, il quale termina con un' estremità arrotondata fornita di varie piccole setole. Nelle mascelle posteriori le lamine sono normalmente sviluppate, ed eguali in dimen- sioni, ma sono molto scarse di setole; anzi nella lamina interna esiste una sola setola. Nei piedi mascellari la lamina interna è ridotta ad una piccolissima eminenza ; della lamina esterna non esiste traccia di sorta, così che il 3.° articolo dei piedi mascellari so- miglia interamente ad un vero articolo del palpo. In questo il 1.° articolo è più lungo del 2.° e pari per lunghezza al 3.°, che è nondimeno un poco più sottile. L'unghia è lunga e sottile, quasi lesiniforme. L' epimero dei gnatopodi anteriori è rappresentato semplicemente da una dilatazione del 1.° articolo; il carpo è piuttosto lungo; la mano è ellissoide, alquanto più lunga del carpo; l'unghia grossa, di mediocre lunghezza. L' epimero dei gnatopodi posteriori è grande, di forma ellittica, con una piccola emi- nenza nella parte postero-inferiore. Il 2.° articolo è piuttosto dilatato; il carpo è brevis- 5C6 Sistematica. simo ; la mano è amiddaliforme, col margine unguicolare munito di pochi e piccoli den- telli. L' unghia è mediocre. I piedi toracici del gruppo medio differiscono fra loro soltanto nell' epimero, il quale nei piedi del 3.° paio è piccolo e di forma trapezoidale, e in quelli del 4.° è grandissimo, e di forma triangolare. In ambedue le paia il 2.° articolo è sottile, il 4.° abbastanza di- latato, coli' angolo antero-distale leggermente prolungato ; gli ultimi due articoli di lunghezza quasi eguale fra loro. L' unghia breve. I piedi toracici del 5." paio hanno l' epimero brevissimo, con lobi irregolari. Tutti gli altri articoli somigliano a quelli del gruppo medio. I piedi toracici del 6." e 7." paio sono fra loro somiglianti, meno che negli epimeri, i quali sono molto brevi. Il 2.° articolo è molto dilatato, più nei piedi del 7.° che in quelli del 6.° — Il 4.° articolo è dilatato nella stessa maniera che nei piedi del gruppo medio, ma in proporzione maggiore. Gli altri due articoli sono di eguali dimensioni, e cilindroidi, alquanto ingrossati. L' unghia è mediocre. I piedi codali anteriori e medi raggiungono quasi lo stesso livello. I piedi codali poste- riori sono più brevi dei precedenti; hanno un sol ramo, e questo composto di 2 articoli, di cui il primo è il maggiore. II telson è una squama ovalare ; la cui estremità acuta, rivolta indietro, del tutto integra, giunge appena alla metà del peduncolo dei piedi codali posteriori. Descrizione del maschio. — Le differenze consistono nei gnatopodi posteriori, i quali nel maschio hanno la mano molto più voluminosa che nella femmina, con un grosso dente nel mezzo del margine unguicolare. L' unghia è molto grande. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! alla profondità di 50-80 ni., nei fondi fangosi, sulle colonie d' Idroidi, e particolarmente sulle Antennularia e sull' Aglaophenia myriophyllìim. Osservazioni. — Nuota benissimo; tuttavia se ne sta sempre ferma ed aggruppata. i43) Sr. 140. Stenothoe valida (Dana, 1852). (Tav. 58, Figg. 74-78). 1852. Stenothoe validus. 1876. Catta, Annales Se. Nat, (6) voi. 3, art. n. 1, 1852. Dana, U. S. Exped., p. 924, t. 03, f. 1. P- 15, t. 2, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 60, t. 9, f, 6. 1866. Probolium megacheles. 1853. Probolium polyprion. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 13, t. 2, f. 1, 2. 1853. A. Costa, Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 173. 1876. Stenothoe polyprion. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 199, t. 2, f. 3. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 446. Lunghezza 6 '/0 mm. Mano dei gnatopodi postei-iori del maschio col margine unguicolare armato di un grosso dente verso 1' estremo distale. Fara. Vili. Dexamiuidi. — Stcnothoc valida. 567 Descrizione della femmina. — L' aspetto generale è robusto. Il capo breve, con occhi circolari, di grandezza mediocre. I due primi segmenti del torace sono alquanto più angusti dei seguenti; gli addominali non differiscono dai toracici posteriori. Le antenne sono quasi eguali, lunghe circa l/3 della lunghezza dell' animale. Gli epimeri dei piedi toracici medi sono alti poco meno degli archi dorsali corrispondenti. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è più grosso e più hingo del 2.°; il 3.° è brevissimo, più breve del 1.° articolo del flagello. — Questo è molto più lungo del peduncolo, e consta di una ventina di articoli, che vanno diminuendo di diametro a misura che si procede verso 1' estremo distale. Nelle antenne posteriori il 2.° articolo del peduncolo è lungo poco meno del 3.°; il 4.° è più lungo del 5.° — Il flagello, più breve del peduncolo, è costituito come il flagello delle antenne anteriori. Il labbro superiore ha il lobo sinistro più sviluppato del destro. Le mandibole sono piatte. A destra i processi incisivi sono minutamente seghettati ; e le spine incisive sono sei, di cui 3 grandi e 3 piccole. A sinistra i processi incisivi hanno denti più larghi; e le spine incisive sono cinque, cioè 2 piccole e 3 grandi. Nelle mascelle anteriori la lamina esterna ha le spine lunghe, e robuste. Di esse alcune sono semplici, altre con uno de' margini minutamente seghettato. Il palpo ha il 1." articolo piuttosto lungo; il 2.° articolo è armato di alcune spine brevi e robuste, ed inoltre di qualche prolungamento spiniforme del margine distale. Le mascelle posteriori mancano di una vera lamina interna; ma questa si può intendere rappresentata da una larga eminenza del lato interno dell' articolo basilare, la quale è pure armata di 4 setole relativamente robuste, sì che si possono dire quasi spine. La lamina esterna ha 4 setole spiniformi sul margine distale, e 3 sul margine esterno. Nei gnatopodi anteriori il 4.° articolo è molto grande, sì che supera il carpo, a cui esso rassomiglia per forma, e per avere anche uno speciale sperone ; la mano è amiddaloide, non molto rigonfia. L' unghia è grossa, relativamente breve. L' epimero dei gnatopodi posteriori è subrettangolare, coli' angolo anteriore distale un poco più sporgente del posteriore. Il 2.° articolo è piuttosto robusto ; il 4.° è robusto, ma breve ; il 5.° brevissimo ; la mano grande, amiddaloide, allungata, col margine unguicolare intero, inerme ; 1' unghia di grandezza mediocre. I piedi toracici del gruppo medio sono somiglianti fra loro, meno che nell' epimero, il quale nei piedi toracici del 3.° paio è subtrapezoidale, ed in quelli del 4.° è triangolare. Il 2.° articolo è robusto; il 4.° ha un mediocre sperone; il 5.° è più breve del 6.°; l'unghia è mediocre. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno dimensioni eguali. Nel 4.° articolo lo spe- rone è molto sviluppato, specialmente nei piedi del 6.° paio e del 7.°; anzi in questi ultimi passa quasi oltre il livello dell'estremo distale del 5.° articolo. Il G.° articolo è leggermente incurvato. — Nei piedi toracici del 5.° e 6.° paio la squama del 2.° articolo è piuttosto grande. 56K Sistematica. Dei piedi codali i più lunghi sono gli anteriori, e i più brevi i posteriori. In tutti i piedi i rami sono più brevi del peduncolo. Il k'hoìi. è ellittico. Descrizione del maschio. — Le differenze stanno nei gnatopodi posteriori e segnatamente nella mano; la quale è grandissima, non amiddaloide, ma subrettangolare, molto lunga (circa il triplo della larghezza), ed è notevole ancora per un grande uncino che presenta verso 1' estremo distale del margine unguicolare. L' unghia è pure essa grande, lunga quanto la mano, con una larga apofisi dentiforme nel margine concavo, in corrispondenza dell' un- cino del margine unguicolare. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! una volta varii individui nel Porto, sotto la carena di una nave; Lagosta (Heller); Marsiglia, dalla carena di una nave proveniente da Pondichery e dal Capo di Buona Speranza ( Catta ). Mari stranieri. Atlantico: Rio Janeiro (Dana). Osservazioni. — Molto probabilmente questa specie non è indigena del nostro Golfo ; e neppure del Mediterraneo; ma, al pari del Podocerus falcatus, è importata dalle navi. Così almeno vorrei conchiudere dal fatto che essa trovasi nel nostro Golfo solo di raro; poiché il Costa dice di essa : « nel Golfo di Napoli, tra fuchi, non molto frequente » ; ed io l'ho avuto una sola volta; e finalmente, come è detto di sopra, anche il Catta l'ha trovata fra i materiali raschiati dalla carena di una nave proveniente da lungo viaggio. Non conosco il colorito della Stenothoe valida, perchè non 1' ho veduta vivente. Sp. 141. Stenothoe monoculOid.es (Montagli, 1813) Boeck, 1870. (Tav. 58, Fig. 79). 1813. Cancer Gammarus monoculoides. 1866. Probolium marinimi. 1813. Montaqu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 14. p. 5, t. 2, f. 3. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 273. 1856. Montagna marinus (o marina). 1869. Probolium monoculoides. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 273. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 137. 1870. Stenothoe marina. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 59. voi. 1, p. 58, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 447, t. 17, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 56, t. 8, f. 5. f. 2. 1856. Montagna monoculoides. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway., p. 236, t. 80. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57. 1870. Stenothoe monoculoides. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 137. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 60. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 449, t. 17, voi. 1, p. 54, con figg. f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 55, t. 8, f. 4. ? 1880. Probolium tergestinum. 1860. Stenothoe Danai. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 143, t. 13, f. 39. 1860. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip., p. 655. Lunghezza 3-4 mm. Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori del maschio inerme. Fam. Vili. Dexaminidi. — Specie incerte di Stenothoe. 5(59 Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! (Nebeski). Mari stranieri: Coste britanniche (Bate, Norman, ecc.). — Coste scandinave ( Boeck, G. 0. Sars). Specie incerte di Stenothoe. 1. Montagna Guerinii, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 59, t, 9, f. 5). Pare Stenothoe valida. 2. Montagna longicornis, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 323, t. 24, f. 5 ). Potrebbe essere Stenothoe monoculoùìes. 3. Montagna longimana, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 57, t. 9, f. 1 ). È notevole la t'orina allungata della mano e la. brevità del margine unguicolare dei gnatopodi posteriori. « Hab. Piedmont (Mr. Gwynn Jeffreys) ». Ma è una Stenothoe? Il Carus (Fauna Me- diterr., 1885, p. 407) ne fa un Probolium. 4. Montagna Miersii, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 323, t. 24, f. 4). Il Chilton (Trans. N. Zealand List., 1883, voi. 15, p. 79; e Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, 1884, voi. 9, p. 1043, dove lo chiama pure Probolium) cambia il nome generico in Montaguana. Indeterminabile. 5. Montagna pollexianus, Bate 1856 (Rep. Brit. Ass. 1855, p. 57; cf. pure: Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 137; e Cat. Brit. Mus., p. 57, t. 9, f. 2 ; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 64, con fìgg. ). Il Norman (Last Rep. Shetland, 1869, p. 274) ne fa un Probolium ; e il M. Intosh (Ann. Mag. N. Hist., 1874, (4) voi. 14, p. 265) una Stenothoe. Ma, invece, forse è una Metopa. 6. Montagna politica, Marcusen, 1867 (Ardi. f. Naturg., 33. Jahrg., p. 359 ). Senza tigure, uè descrizione; con la semplice annotazione: « ahnlich der M. marina Sp. B. » Il Czerniawsky ( Zoogr. Pontica, 1868, p. 113, t. 8, f. 17-23) la chiama Probolium. Nondimeno la specie, e forse anche il genere, restano indeterminabili. 7. Montagna variegata, Jarzynsky, 1870 (Cat. Univ. Zool. Mus. S. Petersb., voi. 1, p. 2). Solo nome. 8. Probolium serratipes, Norman, 1869 (Last Rep. Shetland, p. 273). Non è ben sicuro che si tratti davvero di Stenothoe. 9. Probolium Spence Batei, Stebbing, 1876 (Ann. Mag. N. Hist,, (4) voi. 17, p. .".44. t. 19, f. 4). Lo stesso Stebbing dice altrove (Rep. Challenger, p. 460) che questa è una specie di cui rimane indefinito anche il genere. 10. Stenothoe adhaerens, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 74S, t. 39). Trattandosi di femmina, la specie resta ancora poco determinata. 11. Stenothoe brevicornis, G. 0. Sars, 1882 (Norges Crust., p. 89, t. 4, f. 1). Rassomiglia alla seguente St. temila. 12. Stenothoe clypeata, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 51; cf. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 61, t. 9, f. 7 ). È un Gammarino di cui non si può conoscere con cer- tezza neppure il genere per la mancanza di notizie sulle parti boccali. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gam'iiarini. <2. r,70 Sistematica. 13. Stenothoe Doli/usi, Chevreux, 1887 (Cat. Amphip. S. O. Bretagne,- p. 327, f. 8 [a p. 297]). Nei gnatopodi posteriori il margine unguicolare è incavato nella parte prossimale. , 14. Stenothoe pettata, S. I. Smith, 1874 (Trans. Connecticut Acad., voi. 4, p. 29, t. 3, f. 5-8). Il margine unguicolare dei gnatopodi posteriori è breve, quasi perpendicolare alla mano, e termina con un processo prensile abbastanza notevole. 15. Stenothoe temila, G. 0. Saes, 1882 (Norges Crust., p. 88, t. 3, f. 12). Gen. 4-2. Gruernea (Norman, 1868) Chevreux, 1887. 1868. Helleria. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 418. 1887. Guernea. 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. 0. Bretagne, p. 302. 1887. Prinassus. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 82. Corpo compresso, segmentato irregolarmente, essendo fusi insieme gli ultimi due arti- coli della coda. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello principale minore del peduncolo. — Mandibole senza palpo. — Mascelle anteriori con palpo 2-articolato, bene sviluppato. — Piedi mascellari con lamine interne rudimentali, lamine esterne bene sviluppate, palpo 4-articolato. Epimeri mediocri. — Grnatopodi subcbelati, con mano piccola. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori normali, con 2 rami eguali. Telson profondamente diviso. Osservazioni. — Il nome Helleria era preoccupato per un Isopodo. Del gen. Prinassus V Hansen non ha dato una diagnosi distinta da quella della specie. (44) Sp. 142. Guemea coalita (Norman, 1868) Chevreux, 1887. (Tav. 31, Figg. 20-33, M; e Tav. 58, Fig. 80). 1868. Helleria coalita. 1887. Guernea laevis. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist , (4) voi. 2, p. 418, 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. 0. Bretagne, p. 328. t. 22, f 8; e t. 23, f. 1-8. 1887. Prinassus Nordenskioldii. 1887. Guernea coalita. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 82, 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. 0. Bretagne, p. 303, t. 2, f. 7; e t. 3. f. 1. figg. 1 e 2, nel testo a p. 292. Lunghezza 1 '4 min. — Del resto v. i caratteri del genere. Descrizione. — Il colore è giallo-citrino, consparso di piccoli punti rossi. Sull'addome sono tre larghe fasce giallo-verdastre, che occupano la parte anteriore dei rispettivi anelli. La coda è colorata in giallo-citrino. In un altro individuo, insieme al giallo-citrino, erano largite macchie verde-brune, di forma irregolare, sui fianchi, e specialmente sul dorso. Fam. Vili. Dexaniinidi. — Guernea coalita. hl\ L' aspetto generale è robusto ; il capo mediocre ; i segmenti del torace in generale molto stretti, ma in ogni modo crescenti di lunghezza dal 1." al 7.°; 1* addome molto svilup- pato, così che ogni articolo corrisponde per lunghezza al 6.° e 7." toracico presi insieme. La coda presenta una piccola gibbosità nel mezzo del dorso. È notevole il salto perpen- dicolare che si ha dal dorso del 3." segmento codale ai piedi codali. Nella coda gli ultimi due segmenti sono fusi insieme. Il peduncolo delle antenne anteriori è più breve del flagello, ma molto grosso. Il 1.° arti- colo comincia pili stretto, indi s'ingrossa; il 2.°, lungo poco più della metà del precedente, ne è pure più angusto, 1' ultimo è brevissimo, poco diverso dagli articoli del flagello prin- cipale. — Questi sono pochi (7), di mediocri dimensioni. Le antenne posteriori si fanno notare per la grossezza del 3.° e 4.° articolo del pedun- colo ; invece il 5.° articolo è molto angusto, e lungo appena la metà del precedente. — Il flagello conta una decina di articoli, piuttosto allungati. Le mandibole sono rappresentate da un semplice tubercolo poco appiattito, che si restringe in punta verso l'estremo distale, ma che non presenta seghettature, uè processi di sorta. Le mascelle anteriori sono formate sul tipo ordinario. La lamina interna è molto pic- cola, ed angusta, con una setola molto minuta impiantata verso l' estremo distale. La lamina esterna è bene sviluppata in tutte le sue parti ; il palpo ha 2 articoli, di cui il 2.° è più breve del 1.°. Le mascelle posteriori hanno le lamine inuguali: ma solo l'esterna porta alcune setole; 1' interna ne ha una sola. Nei piedi mascellari le lamine interne sono del tutto rudimentali; invece le esterne giungono a metà del 3.° articolo del peduncolo, e son pure fornite di varie spine odontoidi. Il palpo è normale, con unghia mediocre. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero molto piccolo ; il 2.° articolo prima è sottile e poi dilatato ; il carpo abbastanza lungo ; la mano appena più lunga del carpo, poco gonfia ; 1' unghia piccola, con un piccolo dente poco prima dell' apice. I gnatopodi posteriori somigliano quasi interamente agli anteriori; l' epimero è alquanto maggiore. I piedi toracici del gruppo medio sono simili fra loro. L' epimero è subrettangolare, incurvato ; il 4.° articolo piuttosto grande ; il 5.° breve, il 6.° lungo ed angusto ; 1' unghia sottile, di lunghezza mediocre. L' epimero dei piedi toracici del 5° paio è relativamente alto, col lobo posteriore molto prolungato in basso ; il 2.° articolo è molto largo, nell' estremo distale più che nel pros- simale ; il 4." articolo è abbastanza dilatato; il 5." è breve e sottile; il 6.° lungo e anch'esso assottigliato; l'unghia lunga e sottile. Nei piedi toracici del 6." paio 1' epimero è breve, con lobo appena accennato; il 2.° articolo è ovalare, senza prolungamento del margine postero-inferiore ; il 4.° articolo è alquanto di- latato, fornito di molte setole; i due articoli seguenti e l'unghia sono poco diversi dai piedi toracici del 5.° paio. rv7"> Sistematica. I piedi torneici del 7.° paio hanno 1' epimero più lungo di quello dei piedi del 6.° paio ; il 2." articolo comincia molto largo, poi si restringe subito verso l' estremo distale ; il 4.° ed il 5.° articolo sono molto larghi, e forniti di molte setole; il 6.° è sottile, stiliforme. L' unghia è rappresentata da un uncinetto. L' articolo basilare dei piedi addominali è molto grosso, e più lungo dei rami. I piedi coda/? del 1° paio sporgono un po' più oltre dei medi; entrambe le paia hanno il ramo interno più breve dell'esterno. — I piedi codali posteriori sono assai più sporgenti degli altri ; il peduncolo è grosso ; i rami, alquanto più lunghi del peduncolo, sono larghi, lanceolati. Il telson si estende oltre il peduncolo dei piedi codali del 3.° paio; è obovato, con una fenditura, che va quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! fra le alghe della scogliera Principe Luiui, a Posilipo. Mari stranieri. Coste britanniche: Shetland (Norman); Moray Firth (Edward); Firth of Clyde (Robertson). — Coste francesi dell'Atlantico: Croisic (Chevreux). — Groen- landia, 15-30 Favne (Hansen). Osservazioni . — Il Norman, 1' Edward ed il Robertson hanno preso questo Gammarino nella pesca pelagica, cioè alla superficie del mare. Lo Chevreux osserva : « On présumait jusqu' à présent qu' elle ne se tenait jamais au fond ; je ne 1' ai pourtant pas trouvée une seule fois dans mes pèches au filet fin de la baie du Croisic, tandis que je la prenais à coup sur en draguant dans les mémes parages. Il est vrai que je n' ai jamais pèché à la surface qu' en plein jour ; M. de Guerne ni' a suggéré 1' idée que les pèches des natura- listes anglais avaient pu étre faites pendant la nuit. » Come ho detto di sopra, secondo lo Hansen, anche in Groelandia la Guernea è una specie delle profondità. A Napoli non si è mai ottenuta nella pesca pelagica. Gen. 43. Dexamine, Leach, 1814. 1814. Dexamine. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 193. * 1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, App., p. 432. 1885. Carus, Fauna Mediterr., voi. 1, p. 404. 1815. Leach, Trans. Limi. Soc. London, voi. 11, p. 359. 1886. Geestaecker, Amphip., p. 508. 1825. Desmarest, Consid. Crust, p. 263. 1851. Amphithonotus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 130. 1851. A. Costa, in: Hope, Catal. Crust. ital., p. 24. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1853. A. Costa, Rend. Accad. fis. mat. Napoli, p. 173. voi. 1, p. 236. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, pp. 175, 195. 1 ^70. Boeck, Amphip. bor. arct , p. 106. 1870. Lampra. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 311. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 108. 1853. Nototropis. 1870. Tritala. 1853. A. Costa, Rend. Accad. fis. mat. Napoli, p. 173. 1S76. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 317. Corpo compresso, co' due ultimi segmenti della coda fusi insieme. Antenne anteriori lunghe quasi quanto le posteriori, col flagello principale lunghissimo. — Mandibole senza palpo. — Labbro inferiore senza lamine interne. — Mascelle ante- Fani. Vili. Dexaminidi. — Dexaminc spinosa. 573 riori col palpo grande, ma I-articolato. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate, col palpo 3-articolato. Epimeri mediocri (o molto piccoli). — Gnatopodi subchelati, con mano piccola, senza sperone carpale. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Tre paia di piedi codali ; i posteriori con due rami uguali. Telson diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, fra le alghe. Qualche specie (D. gibbosa) si scava un ricettacolo sopra delle Spugne e delle Ascidie (cf. pp. 263 e 286). Osservazioni. — Le branchie delle Dexamine presentano delle appendici laterali, che nondimeno non raggiungono mai grandi proporzioni. — Sull' atteggiamento speciale delle Dexamine dinante il riposo cf. p. 265. Specie del genere Dexamine. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è fornito di un lungo processo spinoso sjrinosa pag. 573 L' articolo suddetto non ha processi 2 L' unghia dei piedi toracici del gruppo medio è molto lunga . . . dolichonyx » 576 — — — — mediocre .... gibbosa » 576 2. (45) Sp. 143. Dexamine spinosa (Montagli, 1813) Leach, 1814. (Tav. 5, Figg. 0 t. 12; e Tav. 18, Figg. 1-19, D). 1813. Cancer Gammarus spinosus. 1862. Bate, Cat. Brit Mus., p. 153. 1813. Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 3, t. 2, f. 1. 1851. Acanthonotus guttatus. 1814. Dexamine spinosa. 1851. A. Costa, in: Hors, Catal. Crost. Ital. p. 46. * 1814. Leach, Edinburgh Encyel., voi. 7. Append., p. 433. 1851. Amphithonotus imitatila. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 358. 1851. A. Costa, in: Hope, Catal. Crost. Ital., p. 40. 1825. Desmarest, Consid. Crust., p. 263, t. 45, f. 6. 1853. Amphithonotus spiniventris. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 130, t. 24, f. 1. 1853. A. Costa, Rendic. Acc. tìs. mat. Napoli, p. 167. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust , 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 196, t. 2. f. 1. voi. 1, p. 237, con fig. 1853. Nototropis spinulicauda. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 107. 1853. A. Costa, Rend. Acc. tìs. mat. Napoli, p. 173. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 312, t. 11, f. 5. 1857. a. Costa, Amfip. Napoli, p. 194, t. 1, f. 8. 1818. Gammarus spinosus. 1855. Amphithoe spinosa. * 1818. Lamakck, Hist. anim. sans vert., voi. 5, (2.* 1355. Gosse, Mar. Zool., voi. 1, p. 141, f. 266. ediz., voi. 2, p. 371). I857. Nototropis guUatus. 1830. Amphithoe Marionis. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 194, t. 1, f. 7. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 375. iQól. Amphithonotus Marionis. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 40. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 195. 183649. Edwards, Règne Animai Chvier, t. 60, f. 6. 1859> jjexamine temiicornis. 1840. Acanthonotus spinosus. 1859, Bruzelius, Skandin. Gamtnar., p. 79. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 25. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 132, t. 24, f. 4. 1851. Amphithonotus acanthophthalmus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1851. A. Costa, inrHoPE, Catal. Crost. Ital., p. 45. voi. 1, p. 240, con fig. r m a Sistematica. [861. Amphitl Amphithonotus) anisopus. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 30. 1861. Grdbe, Ausfl. n. Triest, p. 136. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. Ili, t. 3. 1862. Dex ine Blossevilliana. f- 16 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 131, t. 24, f. 2. 1866. Atylus Costae. 1862. Atylus spinulicauda. 1866. Heller, Amphip. Adriat-, P. 31. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 139. 1879. Dexamine pacifica. L864. Dexamine anisopus.. 18-9- G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., 1864. Grube, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 197. voi. H. P- 238> *■ 10> f- B- 4- 1864. Dexamine spiniventris. 1888- AtVlus g^ttatus. 1864. Grube, Arch. f. Naturg, 30 Jahrg, p. 195. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 297. Lunghezza 12 mm. e più. 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori armato di un lungo processo spinoso. Epimeri relativamente alti. — Gnatopodi posteriori del maschio col margine anteriore della mano intero. — Piedi toracici del gruppo medio coli' unghia mediocremente lunga. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 5.° e G.° articolo mediocremente lunghi. Descrizione. — Il colorito è variabile, trovandosi degl'individui quasi interamente rossi (Tav. 5, Fig. 12), e di quelli di tinta più pallida, o grigiastra, o variegata di giallo e bruno (Tav. 5, Fig. 9). Anche gli occhi sono di colore diverso: rossi o quasi bianchi. L' aspetto generale è molto robusto. Il capo è relativamente grande, con un lungo rostro frontale, che s' incurva in basso fra le antenne anteriori. I primi 4 segmenti del torace sono relativamente angusti ; gli altri si vanno dilatando d' avanti indietro, ma sempre inermi e lisci come gli anteriori. I segmenti dell'addome sono più larghi dei toracici, ed a differenza di questi sono pure prolungati nel margine posteriore ciascuno in tre processi spinosi per lato, di cui due molto presso alla linea media del dorso, e uno che rappresenta l'angolo postero-infe- riore. Il 1.° segmento della coda è anch'esso molto largo ed armato, ma non nella stessa maniera che i segmenti addominali, perchè invece ha un' insenatura nel mezzo, e poi due processi spinosi impari, 1' anteriore più piccolo del posteriore. La parte della coda formata dalla riunione degli ultimi due segmenti ha il margine posteriore armato da tre punte (Tav. 18. Fig. 19). — Le antenne sono molto lunghe quasi da eguagliare la lunghezza del corpo, le anteriori più delle posteriori. Gli epimeri sono alti poco più della metà degli archi dorsali corrispondenti. Il 1." articolo del peduncolo delle antenne anteriori è poco più lungo della metà del 2.°, ma è molto grosso, e notevole specialmente pel lungo processo spiniforme che deriva dall' angolo posteriore inferiore. Il 3.° articolo è brevissimo, poco diverso dagli articoli del flagello principale. — Questo è molto più lungo del peduncolo, e consta di una cinquantina di articoli tutti brevi, soprattutto quelli prossimali. Le antenne posteriori hanno il 4.° articolo più breve del 5.° ; ambedue armati di spine e muniti di setole. Il flagello conta circa 40 articoli, tutti brevi, meno il 1.°, che è più lungo dei due seguenti presi insieme. Il labbro superiore è largo, col margine distale arrotondato, intero. Fani. Vili. Dexaminidi. — ■ Dexamine spinosa. 575 Le mandibole sono robuste, co' processi incisivi bene sviluppati e con le spine incisivi' deboli. 11 tubercolo molare è grande. Il labbro inferiore ha un piccolo accenno di sviluppo delle lamine interne. Le mascelle anteriori sono robuste ; la lamina interna è piccola, assottigliata verso 1' estremo, e terminata da una piccola setola. Il palpo, composto di un solo articolo, è dimorfo nei due lati, perchè a destra ha il margine distale liscio, ed ornato di molte setole, eil a sinistra ha 1' estremo distale seghettato, con poche setole. Le mascelle posteriori hanno le lamine uguali, con setole poco abbondanti. Nei piedi mascellari la lamina interna è larga, senza spine, ma con molte setole. La lamina esterna è molto larga e grande, sì che si estende fino alla metà del 3.° articolo del palpo; il margine interno non ha spine odontoidi, essendo invece armato di lunghe e robuste spine. Il palpo è relativamente debole; conta tre articoli, di cui l'ultimo è munito soltanto di poche e deboli setole. L' epimero dei gnatopodi anteriori è rettangolare; il 2.° articolo è lungo e sottile; il carpo più breve della mano ; questa amiddaliforme, ma irregolarmente, perchè 1' angolo pren- sile è alquanto dilatato. L' unghia è lunga e sottile, con un grosso dente presso alla punta. I gnatopodi posteriori sono molto somiglianti agli anteriori, di cui nondimeno in ge- nerale sono più lunghi, e pili sottili. La mano è più breve del carpo, poco gonfia, e amid- daliforme. L' unghia è semplice, relativamente valida. I piedi toracici del gruppo medio differiscono per 1' epimero, il quale nei piedi del 3.° paio è subrettangolare, e in quelli del 4.° è alquanto dilatato nella metà postero-inferiore. Gli articoli 4.°; 5.° e 6.° sono cilindroidi, armati di forti spine. L' unghia è mediocre. I piedi toracici del gruppo posteriore sono eguali fra loro per lunghezza. Molto varia è la forma del 2.° articolo, perchè nei piedi del 5.° paio esso è molto largo, ed ha il mar- gine postero-inferiore piuttosto dilatato, e prolungato in uno speciale lobo verso il 3.° arti- colo ; e nei piedi del 6.° e 7.° paio è tagliato obliquamente, in guisa che nella parte superiore è largo, e nell' inferiore stretto, senza la formazione del lobo. Oltre a ciò si nota che nei piedi del 6." paio il margine posteriore, invece di essere convesso, è concavo. Il 4.°, 5.° e 6.° articolo sono di lunghezza poco diversa fra loro; ed hanno i margini armati di molte e robuste spine. I piedi codali anteriori e i posteriori giungono allo stesso livello ; invece i medi rimangono molto più indietro. Nondimeno tutti hanno i rami lunghi ed armati di spine. I rami dei piedi posteriori giungono allo stesso livello, e sono piuttosto larghi, di forma lanceolata. II telson è grande, ovale, molto allungato, diviso quasi fino alla base. Il margine poste- riore di ciascuna metà è sottilmente seghettato. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, fra le alghe, e nella sabbia alla profondità di pochi metri. Osservazioni. — Fra i sinonimi si deve ricordare anche Gammarus speciosìis, Bruzelius, 1859 (Skandin. Gammar., p. 79), che è una falsa citazione del Cancer Gammarus spinosus, Montagli. K^fi Sistematica. Sp. 144. Dexamine dolichonyx, Nebeski, 1880. (Tav. 58, Figg. 81, 82). 1880. Dexamine dolichonyx. 1880. Nebeski, Amphip. Adria, p. 145, t. 13, f. 40. 1888. Trìtaeta dolichonyx. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 520. Lunghezza 4 min. l.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori inerme. Epimeri mediocri. — Gnatopodi posteriori del maschio con un' incisura nel margine anteriore della mano. — Piedi toracici del gruppo medio coli' unghia molto lunga. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Adriatico, Trieste (Nebeski). Mari stranieri. Coste britanniche: Clyde (Robertson, secondo Stebbing). 46 Sp. 145. Dexamine gibbosa (Bate, 1802). Tav. 6, Fig. 10; e Tav. 18, Figg. 20-40, T). 1862. Atylus gibbosus. 1862. Bate, Cat. Brit Mns., p. 137, t. 26, f. 3. 1862. Bate and Westwoód» Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 218, con figg. 1870. Lampra gibbosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 108. 1876. Trìtaeta gibbosa. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 318, t. 12, f. 2. Lunghezza 3 l/ mm. 1.° articolo delle antenne anteriori inerme. Epimeri brevissimi. — Mano dei gnatopodi posteriori del maschio intera. — Piedi toracici del gruppo medio coli' unghia mediocre. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 5.° e 6.° articolo molto brevi. Descrizione. — Il colorito è uniforme, gialletto, con leggiera tinta grigiastra. Gli occhi sono rosei, sbiaditi. L' aspetto generale è debole. Il capo è di grandezza mediocre, con piccolo rostro fron- tale molto sottile ; gli occhi sono piccoli, circolari. I primi 4 segmenti del torace sono quasi della stessa larghezza; i seguenti un po' più ampii e tutti col dorso liscio. Sono lisci pure il 1.° e il 2.° segmento dell' addome, meno che hanno 1' angolo postero-inferiore acuto ed alquanto rivolto in sopra. Invece il 3.° segmento dell'addome, e più ancora il 1.° della coda, sporgono fortemente sul dorso per un prolungamento spiniforme del margine posteriore. I margini postero-laterali degli ultimi due segmenti addominali sono seghettati. Il margine Fam. Vili. Dexaminidi. — Dexamine gibbosa. 577 posteriore del pezzo risultante dalla fusione degli ultimi due segmenti della coda termina con tre processi spiniformi. Nelle antenne anteriori il 1.° articolo del peduncolo è poco più breve del 2.°, ma è circa il doppio più largo. Del resto così il primo come il 2.° sono affatto inermi. Il 3.° articolo è brevissimo, per nulla diverso dagli articoli del flagello. Questo è lungo circa il doppio del peduncolo, e consta di una ventina di articoli, mediocremente lunghi. Le antenne posteriori sono più lunghe delle anteriori. Il peduncolo ha il 3.° articolo relativamente lungo, il 4.° più lungo del 5.° Il flagello, lungo il doppio del peduncolo, somiglia a quello delle antenne anteriori. Le mandibole hanno il corpo grosso, con tutte le parti bene sviluppate. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è piccola, con una setola all' estremo. Il palpo nella mascella sinistra è munito di grosse setole ; nella destra è armato di due processi di forma speciale, dei quali uno è largo ed ha il contorno seghettato, e 1' altro è una grossa spina odontoide. Le mascelle posteriori presentano la lamina interna più larga che 1' esterna. La lamina interna dei piedi mascellari è larga, senza spine odontoidi, ma con parecchie setole ciliate nel margine distale. La lamina esterna è grande, relativamente non molto larga; giunge quasi a livello dell'estremo distale del 3.° articolo del palpo, ed ha il margine interno ed anteriore armato non solo di spine odontoidi, ma ancora di lamine sottilmente seghettate. I gnatopodi anteriori poco differiscono dai posteriori, di cui nondimeno sono più brevi e più robusti. L' epimero si va restringendo come 1' estremo distale ; il 2.° articolo è piut- tosto dilatato ; il 4.° articolo è alquanto sporgente ; il carpo è breve ; la mano è larga, e ovoide; l'unghia ha un dente presso all'apice. L' epimero dei gnatopodi posteriori è subrettangolare, con gli angoli arrotondati ; il 2." articolo è lungo e sottile ; il carpo e la mano hanno lunghezza quasi pari ; ma la mano è un po' più larga, quasi triangolare. L' unghia è sottile e semplice. I piedi toracici del gruppo medio hanno gli epimeri di forma quadrilatera, col lato in- feriore concavo, e gli angoli corrispondenti alquanto prolungati. Il 4.° articolo è molto più lungo dei due seguenti presi insieme, che hanno lunghezza pari fra loro. Il margine di- stale del 6.° articolo è armato di varie setole, relativamente molto robuste, e lunghe così da formare un organo di presa insieme all' unghia che viene fra esse ad insinuarsi. I piedi toracici del gruppo posteriore sono di lunghezza eguale fra loro, e tutti costruiti sul tipo dei piedi del gruppo medio. Il secondo articolo è pochissimo dilatato, soprattutto nei piedi del 6.° e 7.° paio. I piedi codali sono come nella Dexamine spinosa. II telson è molto lungo, diviso fin quasi alla base, co' margini posteriori seghettati, ed armati ciascuno di una piccola spina. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! quasi costantemente sulla Suberites domuncula ; e più raramente sulle Ascidie (cf. pp. 263 e 286). Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. ~3. c-tq Sistematica. Mari stranieri. Coste britanniche: Shetland (Barlee, Norman, ecc.); Northumberland (Alder, secondo Bate and Westwood). — Coste scandinave: Haugesund (Boeck). Osservazioni. — Una certa somiglianza con la D. gibbosa la presenta anche il Gammarus longicomis, Viviani, 1805 (Phosphorescentia maris, p. 8, t. 2, f. 3 e 4). Specie dubbie di Dexamine. 1. Amphithoe tenuicornis, Rathke, 1843 (Fauna Norweg., p. 77, t. 4, f. 3). Sembra Dexa- mine spinosa. (Cf. anche p. 573). 2. Cephalaspis seticauda, A. Costa, 1851 (in: Hope, Cat. Crost. ital., p. 23 ). E pubblicato solo il nome, senza descrizione, né figure. Lo registro qui, perchè nel Catalogo dell' Hope esso è situato fra i generi Gammarus e Dexamine. 3. Dexamine? carino-spinosa , White, 1847 (List Crust. Brit. Mus., p. 87 ). Il White prima diede dubitativamente questo nuovo nome come sinonimo del Cancer [ Gammarus] carino- spinosus, Turton, 1802 ( Syst. Nat. Linné). E lo stesso fece anche più tardi (1850, List Brit. Crust., p. 49); ma poi nel 1857 (Pop. Hist., p. 178) tolse il segno d'interro- gazione). Il Gosse (1855, Mar. Zool., voi. 1, p. 141) usò per questa specie il nome generico di Amphithoe. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 199) ne fa un sinonimo dell' Ama- timi carino-spinosa. 4. Dexamine flinder si, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 946, t. 173, C). Questa specie fu fondata sopra un esemplare molto incompleto. Ad ogni modo non potrebbe stare nel gen. Dexamine, perchè il palpo delle mascelle anteriori è 2-articolato, e quello dei piedi mascellari è composto di 4 articoli, di cui l'ultimo è linguiforme. Inoltre il flagello delle antenne differisce dalle vere Dexamine per avere pochi articoli. 5. Dexamine fucicola, Bate, 1856 (Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58; e Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 142). Nel Cat. Brit. Mus., p. 145, t. 27, f. 9, è detta Pherusa. Pel suo processo uncinato del 3.° segmento addominale dovrebbe essere facilmente riconosciuta ; nondimeno il genere è indeterminabile, perchè non si conoscono le parti boccali. La Pherusa fucicola dei Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 255, è una cosa molto diversa da quella del « Catalogue » . 6. Dexamine Heibergi, Boeck, 1870 (Amphip. bor. arct., p. 107; e Skandin. arkt. Amphip., p. 316, t. 12, f. 3). Pare una D. spinosa giovane. 7. Dexamine Miersii, Haswell, 1886 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 102, t. 13, f. 8-12). La fig. 11 della tav. 13, che indica uno dei piedi toracici medi farebbe notare un carattere molto singolare nel margine interno della mano, cioè un grosso dente. Ma poiché nel testo non è fatta menzione di quest' organo, e il resto della figura è pochissimo soddisfacente, si deve conchiudere che si tratti semplicemente di qualche spina prensile disegnata in quel modo strano. 8. « Dexamine pelagica, Risso » (A. Costa, in: Hope, Cat. Crost. Ital., p. 23). Solo nome, sinza citazione. Fam. Vili. Dexaminidi. — Pohjcheria. 579 9. Dexamine scittdus, Harford, 1878 ( Proc. Californ. Acari. Se, voi. 7, p. 116). Trovata a Magdalena Bay. Citata secondo 1' Ardi. f. Naturg., Jahrg. 1878, voi. 2, p. 271. 10. Dexamine Thea, Boeck, 1860 (Bemllrkn. norske Amphip., p. 658, traduz. in: Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 405 ). Questa specie differirebbe della D. spinosa esclusivamente per la mancanza del processo spinoso nel 1.° articolo delle antenne anteriori. Lo stesso Boeck (Amphip. bor arct., p. 107; e Skandin. arkt. Amphip., p. 315, t. 12, f . 1 ) l'ha sempre sostenuta; e lo stesso fa pure lo Sparre Schneider ( Pontocr. u. Dexam., p. 20, t. 2). Tuttavia a me pare che non si possa escludere il dubbio che si tratti di una giovane D. spinosa. 11. Dexamine vedlomensis, Bate and Westwood, 1862 (Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 242, con fig. ). Con lo stesso nome questa specie è indicata nel Cat. Brit. Mus., p. 376. In- vece il Boeck (1870, Amphip. bor. arct., p. 112; e Skandin. arkt. Amphip., p. 330, t. 9, f. 9, e t. 11, f. 6) descrive, col nome di Atyliis vedlomensis, un Gammarino che egli fa sinonimo della D. vedlomensis. Secondo me l' identificazione fatta dal Boeck non è giustificata, perchè il Bate prima di tutto non fa menzione del palpo nelle mandi- bole, e non figura la spina speciale del 2.° articolo del 5.° paio di piedi toracici, e poi anche, perchè niente vieta di credere, giudicando dall'aspetto generale della figura del Bate, e dalla spina nel 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori, che la D. vedlomensis, Bate, sia semplicemente un sinonimo della comunissima D. spinosa. Gen. 44. Polycheria, Haswell, 1880. 1880. Pohjcheria. 1880. Haswell, Pi-oc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 345. 1881. G. M. Thomson, Trans. X. Zealand Inst, voi. 14, p. 233. 1882. Haswell, Catal. Australian Crust., p. 262. 1888. Tritaeta (parte). 1888. Stebbino, Rep. Challenger, pp. 451, e 941. Labbro inferiore con le lamine interne molto sviluppate. — Piedi mascellari col palpo 4-articolato ; il 4.° articolo cilindroide, non linguiforme. Il resto come nel gen. Dexamine. Osservazioni. — I caratteri di questo genere, presi per la massima parte dalla de- scrizione e dalla figura che lo Stebbing dà della Tritaeta kergueleni, sono stati pure verificati da me sopra un individuo di Pohjcheria obtusa, speditomi in cortesia da G. M. Thomson. Lo Stebbing non accenna ai caratteri del labbro inferiore, ma mette in rilievo la presenza del 4.° articolo nel palpo dei piedi mascellari. Veramente egli descrive e disegna pure pel- le mascelle anteriori un palpo, che invece di essere I-articolato, come nelle Dexamine e nelle Tritaeta, sarebbe composto di 2 articoli, « though the first joint is rather obscure ». Neil' individuo da me veduto il palpo è chiaramente I-articolato. r;gn Sistematica. Sp. 146. Polyerieria antarctica (Stebbing, 1875). (Tav. 58, Figg. 83, 84). 1875. Dexamine antarctica. 1881. Polycheria óbtusa. 1875. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 15, 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., p. 184, t. 15, A, f. 1. voi. 14, p. 233, t. 17, f. 3. 1878. Atylus antarcticus. 1888. Tritaeta antarctica. 1878. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 2, p. 370. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 451. 1880. Polycheria tenuipes. 1888. Tritaeta kergueìeiii. 1880. Haswell, Proc. Linu. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 941, t. 83. p. 345. t. 22, f. 8. 1888. Tritaeta tenuipes. 1880. Polycheria brevicornis. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 945. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 346. Lunghezza 3-5 mm. — Del resto v. i caratteri del genere. Distribuzione geografica e Dimora. — Mare antartico, lat. S. circa 77° '/,, long. E. 175°, profondità 300 fathoms, in una Suberite ( J. Ross, secondo Stebbing ). — Nuova Galles del Sud: Porto Jackson, 2 fathoms (Haswell). — Nuova Zelanda! Paterson Inlet, 10 fathoms, circa (G. M. Thomson). — Isole Kerguelen, 28-127 fathoms (Stebbing). Gerì. 45. Cressa (Bate, 1857) Boeck, 1870. 1857. Danaio. 1857. Baie, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 137. 1862. Bìte, Cat. Brit. Mus., p. 59. 1862. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust. voi. 1, p. 68. 1870. Cressa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 65. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 467. 1890. Bonnier, Bull, scient. France et Belgiquo, voi. 20, p. 196. Corpo compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, con mediocre numero di articoli nel flagello. — Mandibole fornite di palpo. — Mascelle anteriori con lamina interna rudimen- tale, col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine rudimentali. Epimeri mediocri. — Gnatopodi subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Piedi codali posteriori con un sol ramo; questo 2-articolato. Telson intero. Osservazioni. — Il nome Danaia è preoccupato per un genere di Coralli fossili. Fam. Vili. Dexaminidi. — Odius. 5gj Sp. 147. Cressa dubia (Bate, 1856) Stebbing, 1888. (Tav. 58, Fig. 85). 1856. Montagna dubius. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 469, t. 18, 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 57. f. 7. 1857. Danaia dubia. 1880. Cressa abyssicola. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 137. 1880. G. 0. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1877 e 78, p. 453. voi. 1, p. 68, con fig. 1885. Danaia minuta. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 59, t. 10, f. 1. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 190. 1876. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 18, p. 444, 1885. Danaia abyssicola. t- 19, f- 2. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 190, 1870. Cressa Schiodtei. t. 16, f. 1. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 65. 1888. Cressa dubia. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 467, t. 18, f. 8. 188g. Stebbing, Rep. Challenger, p. 293. 1870. Cressa minuta. 1890. Bonnieb, Bull, scient. France et Belgique, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 66. voi. 20, p. 186, t. 10. Lunghezza 2 min. Distribuzione geografica e Dimora. — Baia di Baffin, Groenlandia, 200 Fd. (Hansen). — Oceano artico, fra la Finmarchia e l'isola degli Orsi, 447 fathoms (G. O. Saks). — Coste britanniche: Eddystone (Bate); Torbay (Stebbing); al largo di Newcastle (Béten- couet, secondo Bonnier). — Coste scandinave: Haugesund (Boeck); coste norvegiche, abbastanza comune, 10-100 Fd. (G. 0. Sars). — Coste francesi dell'Atlantico: Boulonnais, aux Platiers (Bonnier). Gen. 46. Odius (Bate, 18G2) Lilljeborg, 1865. 1862. Otus. 1865. Odius. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 125. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 19. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct.. p. 102. voi. 1, p. 223. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 247. Corpo compresso, ma gonfio, segmentato regolarmente. Antenne anteriori minori delle posteriori. — Mandibole e mascelle sottili. — Mandibole con le varie parti molto ridotte, meno il palpo che è 3-articolato e bene sviluppato. — Ma- scelle anteriori con lamina interna ; con palpo molto piccolo, più breve della lamina esterna, I-articolato. — Piedi mascellari con lamine bene sviluppate, col palpo 3-articolato. Epimeri molto sviluppati. — Gnatopodi anteriori subchelati, con la mano gonfia. — Gnatopodi posteriori sottili, gracili, con chela rudimentale. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. Piedi codali posteriori con 2 rami inuguali. Telson intero. Osservazioni. — Il nome Odius fu sostituito ad Otus, che era preoccupato per gli Uccelli. riin Sistematica. Sp. 148. OdiUS carinatUS (Bate, 1862) Boeek, 1870. (Tav. 58, Figg. 86, 87). 1862. Otnx carinatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 126, t. 23, f. 2. 1862. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 224, con figg. 1870. Odiiis carinatus. 1870. Boeck, Arnphip. bor. arct., p. 102. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 248, t. 19, f. 5. Lunghezza 7 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Presso le isole Spitzberg, lat. 80° N. (Goès). — Stretto di Davis (Torell, secondo Goès). — Coste scandinave: Haugesund (G. O. Sars). — Coste britanniche, al largo delle Shetland (Barlee, Norman e Gwynn Jeffreys). Gen. 47. Iphimedia, Rathke, 1843. 1843. Iphimedia. 1843. Bathke, Fauna Norweg., p. 85. 1888- Stebbing, Rep. Challenger, p. 889. 1852. Dana, U. S. Exped., pp. 910 e 926 (parte). 1846. Microcheles. 1859. Bruzelicjs, Skandin. Garamar., p. 80. 1846. Kròyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 66. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 123. 1880. Panoplia (parte). 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1880. G. M. Thomson, Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 6, voi. 1, p. 217. p. 2. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 101. 1880. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 244. voi. 13, p. 212. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, con flagello principale lungo e multiar- ticolato. — Mandibole con palpo 3-articolato. — Mascelle anteriori con palpo 2-articolato, bene sviluppato. — Piedi mascellari col palpo 3-articolato. Epimeri mediocri. — Gnatopodi anteriori gracili, forniti di vera chela. — Gnatopodi posteriori subchelati, con la mano piccola. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori co' rami uguali. Telson intero, smarginato all' apice. Specie del genere Iphimedia. i Epimeri del gruppo medio col margine inferiore biforcato .... pulchridentata pag. 583 ' — — — — intero .... 2 Epimeri del gruppo medio col margine anteriore seghettato . . . pacifica » 583 — — — — intero .... 3 Margini laterali posteriori del primo segmento addominale armati «»• ' di piccoli processi spinosi nodosa » 583 Margini laterali posteriori del primo segmento addominale inermi. . obesa » 584 Fam. Vili. Dexaminidi. — Iphimedia nodosa. 583 Sp. 140. Iphimedia pulchridentata, Stebbing, 1883. (Tav. 58, Fig. 88). 1883. Iphimedia pulchridentata. 1883. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 11, p. 206. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 894, t. 72. Lunghezza circa 13 mm. — Superficie laterale dei segmenti addominali e dei due segmenti posteriori del torace ai'mata di 2-4 processi spinosi. Epimeri dei gnatopodi e dei piedi toracici del 3." paio coli' estremo inferiore biforcato e col margine anteriore intero. — Nei gnatopodi del gruppo posteriore il margine poste- riore del 2.° articolo è armato di molti processi spinosi. Distribuzione geografica e Dimora. — « Off Heard Island, lat. 52° 59' 30" S., long. 73° 33' 30" E., depth 75 fathoms, bottoni volcanic mud. One specimen » (Stebbing). Sp. 150. Iphimedia pacifica, Stebbing, 1883. (Tav. 58, Fig. 80). 1883. Iphimedia pacifica. 1883. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 11, p. 207. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 890, t. 71. Lunghezza circa 8 mm. — Margini laterali posteriori del 7.° segmento del torace e dei segmenti addominali con 2 o 3 apofisi spinose. Epimeri dei gnatopodi e dei piedi toracici del gruppo medio col margine distale se- ghettato. — Il 2.° articolo dei piedi toracici del gruppo posteriore con i margini poste- riore e inferiore seghettati. Distribuzione geografica e Dimora. — Un individuo presso le isole Kerguelen, alla pro- fondità di 127 fathoms; ed un altro al largo dell'isola Heard, a 150 fathoms (Stebbing). Sp. 151. Iphimedia nodosa, Dana, 1852. (Tav. 58, Figg. 00, 01). 1852. Amphithoe (Iphimedia) nodosa. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 217. 1852. Iphimedia nodosa. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 928, f. 63, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 125, t. 23, f. 1. Lunghezza circa 9 mm. — Addome con molte piccole punte su' margini laterali poste- riori del 7.° segmento toracico e dei segmenti addominali. e o i Sistematica. ' Epimeri dei gnatopodi e dei piedi toracici del gruppo medio co' margini anteriore e interiore interi. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo prolungato in due piccoli processi spinosi. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste di Patagonia: Hermit Island, Tierra del Fuego ( Case, secondo Dana ) ; Capo Vergini, sopra Macrocystis ! ( Chieechia ). Sp. 152. Iphimedia obesa, Ratlike, 1843. (Tav. 58, Fig. 92). 1843. Iphimedia obesa. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 194, t. 7, f. 6. 1843. Rathke, Fauna Nonveg., p. 85, t. 3, f. 1. 1846. Microcheles annata. 1857. Bate, Ann. Nat. Hist., (2) voi. 19, p. 141. 1846. Kròyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 58. 1857. White, Hist. Crnst., p. 176, t. 10, f. 5. 1846. Kròyer, Voy. Scanditi., t. 11 B, fig. 2. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 80. ? 1880. Iphimedia ambigua. 1862. Bate, Cat. Biit. Mna , p. 123, t. 22, f. 2. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1S62. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., p. 327, t. 24, f. 2. voi. 1, p. 219, con fig. 1882. Iphimedia minuta. 1870. Boeck, Amplnp. bor. arct , p. 101. 1S82. G. O. Sars, Norges Crust., p. 100, t. 5, f. 2. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 245, t. 18, f. 11. Lunghezza 7-8 mm. — Margini posteriori laterali del 7.° segmento del torace, e del primo segmento addominale senza processi spinosi, uè denti, meno uno solo poco lontano dalla linea mediana del dorso. I margini laterali posteriori del 3.° segmento addominale ne hanno 2, di cui uno presso alla linea mediana del dorso, e 1' altro poco lontano dal- l' angolo postero inferiore. Epimeri dei gnatopodi e dei piedi toracici medi co' margini anteriori e inferiori interi. — Il 2.° articolo dei piedi toracici del 5.° e 6.° paio è intero; quello dei piedi del 7.° paio ha il margine posteriore armato di processi spinosi. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche (Bruzelius, G. O. Saks). — — Coste britanniche (Bate). — Coste olandesi (Hoek). Osservazioni. — Secondo il Kròyer (Voy. Scandin., t. 11, 1?, f. 2, a) l'animale è segnato di zone giallo-chiare e brune parallele, che si alternano nel tronco, e negli epimeri ed espansioni degli articoli superiori dei piedi toracici posteriori. In ogni segmento ed in ogni piede le zone son due, una anteriore bruna, una posteriore gialla, di occhi, reniformi, sono di colore vermiglio. — L' « Iphimedia minuta », che non è infrequente fra le alghe delle coste meridionali ed occidentali della Norvegia, ha, secondo G. O. Sars, un colore variabile, dal quasi nero al macchiettato di giallo e di bianco, senza essei'e giammai rego- larmente violaceo fasciato, come 1' I. obesa. Il Sars ne fa una specie distinta per i seguenti caratteri: antenne anteriori senza spine al primo articolo basale; 3.° segmento dell'addome col margine posteriore prolungato in 2 processi (di cui il superiore -è il più grande) acumi- nati, e ricurvi in su, co' margini dentellati. — L' « Iphimedia obesa » descritta dallo Stimpson Fam. Vili. Dexamiuidi. — Specie incerte d' Iphimedia. 5g5 nei Proc. Acati. Nat. Se. Philadelphia, 1855, fu denominata più tardi /. Stimpsoni dal Bate (Cat. Brit. Mus., p. 374), che ne ripete pure la descrizione. Ma questa, come osserva anche lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 288), è tale che lascia molto a dubitare sulla validità della diagnosi del genere. Specie incerte d' Iphimedia. 1. Amphithoe Jìssicauda, Dana, 1852 (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 214). Questo nome fu dallo stesso Dana (U. S. Exped., p. 929, t. 63, f. 4) cambiato in Iphimedia Jìssicauda. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 141, t. 27, f. 3) passò la specie invece nel genere Atylus. 2. Amphithoe (Iphimedia) simplex, Dana, 1852 (*Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 217). Neil' U. S. Exped., p. 927, t. 63, f. 2, la specie prende definitivamente il nome d' I- phimedia. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 140, t. 27, f. 2) ne fa un Atylus. Nondimeno non si tratta né di un' Iphimedia né di un Atylus. 3. Iphimedia capensis, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 931, t. 63, f. 5). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 141, t. 27, f. 4) ha cambiato questo nome va. Atylus Capensis. Ma la diagnosi del genere rimane dubbia per la mancanza di conoscenza di varii organi. 4. Iphimedia corallina, Catta, 1875. Notata dal Zoological Record, 1877, come presa a Mar- siglia. Lo Stebbing non nomina questa specie nel fare il sunto del lavoro del Catta (Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4, 1875). Ed invece cita « Iphimedia obesa ». 5. Iphimedia Normani, Cunningham, 1871 (Trans. Linn. Soc. London, voi. 27, p. 498, t. 59, f. 7 ). La descrizione è insufficiente, e le figure sono pessime. 6. Iphimedia pugettensis, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 932, t. 63, f. 6). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 101, t. 14, f. 4) cambiò il nome in Grayia Pugettensis, quantunque so- spetti che si tratti forse di un Oediceros (Bate, 1. e, p. 104). Lo Stebbing (Rep. Chal- lenger, p. 266) lo vorrebbe credere un « Pleustes ». 7. Iphimedia vulgaris, Stimpson, 1854 (Invert. Gr. Manan, p. 53). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 142) riproduce la descrizione dallo Stimpson sotto il nome di Atylus vulgaris. A me non pare che, così come è fatta la descrizione, e senza le figure, si possa asserire qualche cosa precisa su questa specie ; che però è meglio sopprimere. 8. Panoploea spinosa, G. M. Thomson, 1880 (Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 5, p. 3, t. 1. f. 2). E una vera Iphimedia, anche secondo lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 524); e forse è pure una buona specie distinta per i piedi toracici del gruppo posteriore die hanno il margine posteriore seghettato. Gen. 48. Iphimediopsis, n. g. Palpo delle mascelle anteriori 2-articolato, rudimentale. — Il resto come nel gen. Iphimedia. Zoo]. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Xeapel. Gammarini. 74. rop Sistematica. (47>) Sp. 153. Iphimediopsis Eblanae (Bate, 1857). (Tav. 6, Fig. 5; Tav. 32, Figg. 1-19, /; e Tav. 58, Fig. 93). 1857. Iphimedia Eblanae. 1874. Stebbino, Ann. Mag. Nat. Hist, (4) voi. 14, * 1857. Bate, Dublin Nat. Hist. Soc, p. 58, t. 16, P- ni L 2> f- 4- f , -, ? 1864. Iphimedia multispinis. * 1857 Bate! Nat. Hist. Proc, voi. 4, p. 229. t. 16, f. 1. 1864- Gmbb> Arch" f' NatuiS- 30- JahrS ' P- 202> 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 124, t. 22, f. 3. * lg64 Gll^'j^b. Schles. Ges. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, ? 1866 IpUmedia carinata. voi. 1, p. 221, con figg. 1866 Heller, Araphip. Adriat, p. 29. Lunghezza 4 mm. (e fino a 10 min. e più, secondo Bate and Westwood). Descrizione. — Il colorito è variabile; talvolta interamente giallo-ranciato, altre volte rosso-mattone, o violetto-oscuro, con un grandissimo numero di piccole macchiette grigie, meno sulle parti estreme dei piedi e delle antenne. Occhi vermigli. L' aspetto generale è robusto. Il capo è fornito di un grosso e lungo rostro frontale. Nel 7.° segmento del torace il margine posteriore della parte dorsale ha due apofisi spini- formi. Lo stesso avviene nei segmenti dell' addome, i quali hanno pure le parti laterali dello stesso margine posteriore armate nel mezzo di un grosso dente, a larga base. I processi spinosi latero-dorsali del 3.° segmento dell'addome sono incurvati in su in forma di uncino. Il 1.° articolo delle antenne anteriori è grosso, con 2 grandi apofisi spinose che sporgono dall' estremo distale ; il 2." è assai più sottile e più breve, ed ha pure una piccola apofisi nell' estremo distale ; il 3.° somiglia ad uno degli articoli del flagello principale. — Questo consta di molti (15) articoli, piuttosto allungati. Nelle antenne posteriori sono notevoli le varie spine che armano il 1.° ed il 2.° arti- colo ; i 3 articoli seguenti sono del tipo ordinario ; il 4.° è più grosso, ma più breve del 5.° — Il flagello è formato da circa due dozzine di articoli, abbastanza brevi. Il labbro superiore è alquanto allungato, coli' apice libero intero. Le mandibole hanno il corpo molto allungato, e assottigliato verso 1' apice. Il processo incisivo principale non è dentato ; il secondario è allungato con due denti soltanto ; il mo- lare è rudimentale, mancano le spine. Il palpo (Tav. 58, Fig. 93) ha il 1.° articolo breve; il 2.° lungo e sottile; il 3.° alquanto allargato prima dell'apice. Il labbro inferiore è notevole per una leggiera incisione che presenta verso l' apice del margine interno delle sue lamine. La lamina interna delle mascelle anteriori è abbastanza sviluppata, con 4 setole nel margine interno. La lamina esterna ha le spine piccole : il palpo è rudimentale, ma pure composto di 2 articoli stiliformi. Le mascelle posteriori sono fornite di poche e brevi setole. I 'piedi mascellari hanno lamine interne sottili, ornate di setole nel margine esterno e all' apice. Le lamine esterne terminano assottigliandosi, e sono inermi. Il palpo ha il 1.° Fani. Vili. Dexaminidi. — Lafystius. 587 articolo più lungo dei due seguenti presi insieme ; il 2.° si prolunga in un' apofisi libera che si adatta contro il margine interno del 3.°; questo è di piccole dimensioni. Manca l'unghia. Nei gnatopodi anteriori V epimero è abbastanza alto nella parte che è prima dell' arti- colazione del 2.° articolo, ma nella parte distale è appena accennato da due eminenze acute. Il 2.° articolo è sottile, irregolare; il 3.° è allungato, il 4.° è sottile e breve; il 5.° lungo; la mano breve, coli' angolo distale posteriore prolungato in forma di dito, contro cui va a battere 1' unghia. L' apice dell' apofisi digitiforme, e la parte corrispondente del margine dell' unghia che batte contro di esso, sono muniti di denti ottusi. L' epimero dei gnatopodi posteriori è alto; il 2.° è sottile, co' margini laterali paralleli ; il 3.° è di lunghezza mediocre,, ma relativamente grosso; il 4.° e il 5.° di lunghezza quasi eguale ; la mano comincia sottile, poi si allarga verso l'estremo distale, formando un lobo, dove batte 1' unghia. Questa è piccola, robusta, incurvata ad arco. I piedi toracici del 3." paio hanno 1' epimero terminato in punta nella parte posteriore. Gli altri articoli sono grossi e relativamente brevi, specialmente il 4.° e il 5.° L'unghia è robusta. I piedi toracici del 4." paio differiscono da quelli del 3.° solamente per 1' epimero, che emette un' apofisi nel mezzo del margine posteriore. In tutti i piedi del gruppo posteriore V epimero si prolunga posteriormente in un' apofisi acuta. — Nei piedi del 5.° paio il 2.° articolo nel margine posteriore si prolunga in una acuta apofisi diretta in sopra ; il 4.° ha il margine postero-inferiore prolungato e acuto ; il 5." articolo è breve; il 6.° mediocre; 1' unghia valida. — I piedi delle jiaia seguenti vanno crescendo alquanto di grandezza, e sono costituiti sul tipo dei piedi del 5.° paio, meno il margine posteriore del 2.° articolo, che ha due apofisi invece di una. I piedi codali posteriori sono assai più sporgenti degli altri, co' rami lunghissimi, lanceolati. II telson è breve, ovalare, leggermente smarginato all' apice. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! raro, nella Secca di Chiaia, a 50 m. di profondità, ed altri fondi corallini. Gen. 49. Lafystius, Kroyer, 1842. 1842. Lafystius. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 102. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 156. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 250. 1855. Lujeboro, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 185C. Darwinea (più tardi Darwinia p. 132. 1856. Bate, Rcp. Brit. Assoe. 1855, p. 58. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 98. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 141. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 109. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 108. 1865. Lilijeborg, Lysian. magell., tabella di fronte 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., alla p. 18. voi. 1, p. 184. Corpo compresso, segmentato regolarmente. Antenne di lunghezza subeguale. — Le anteriori col flagello principale di pochi ar- ticoli. — Parti boccali anormali. — Mandibole con palpo. — Mascelle anteriori con palpo rudimentale. — Piedi mascellari con le lamine esterne grandi, col palpo 2-articolato. 588 Sistematica. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi anteriori non chelati, né subchelati. — Gnatopodi posteriori con chela rudimentale. Piedi codali posteriori co' rami subeguali. Telson breve, coli' apice appena smarginato. (48) Sp. 154. Lafystius Sturionis, Kroyer, 1842. (Tav. 6, Fig. 8; e Tav. 32, Figg. 20-37, L). 1842. Lafystius Sturionis. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 252, t. 19, 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) vói. 4, p. 157. f. 6. 1855. Liljeborg, Ò'fv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 899, t. 137, D. p. 132. 1856. Darwinea compressus. 1859. Brczelws, Skandin. Gammar., p. 98. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 110. 1857. Darwinia compressa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 103. 1857 I5ATE) Ann. Mag. M. Hist, (2) voi. 19, p. 141. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 457, 557. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 108, t. 17, f. 7. 1875. Schiodte, Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 10, p. 237, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1 , t. 5, f. 9-18. p. 184, con figg. Lunghezza 4 mm. — Del resto v. i caratteri del genere. Descrizione. — L' animale è grigiastro, o quasi incolore, mediocremente trasparente. L' aspetto generale del corpo è robusto. Il capo è breve, con occhi rotondi, molto piccoli. 1 segmenti anteriori del torace di poco differiscono dai seguenti. L' altezza degli epimeri è appena ',/ di quella degli archi dorsali corrispondenti. Il 1.° articolo delle antenne anteriori è più grosso e più lungo del 2.°, ma è più breve del 3.° — Il flagello conta 6 articoli, che vanno gradatamente diminuendo di grandezza. Le antenne posteriori hanno il 5.° articolo del peduncolo lungo circa il doppio del 4.° — Il flagello è più lungo del peduncolo, ed è formato di 7 articoli, di cui i primi due sono i più brevi. Il labbro superiore è allungato, quasi triangolare, coli' apice smussato. Le mandibole hanno l'estremo distale quasi terminato in punta; i processi incisivi sono dentati, poco sviluppati ; mancano le spine ed anche il processo molare. Il palpo è relati- vamente assai grande; il 3.° articolo è più breve del 2.° e non termina in punta aguzza. Il labbro inferiore è romboidale ; l' estremità libera delle lamine esterne è alquanto acuta. La lamina interna delle mascelle anteriori comincia larga, poi si restringe, e porta in cima 2 piccole spine. La lamina esterna ha grosse spine. Il palpo è ridotto ad un piccolo tubercolo. Le mascelle posteriori sono sottili, con setole corte. La lamina interna dei piedi mascellari è sottile, con due setole sull' estremo libero ; 1' esterna è molto grande, senza spine odontoidi ; il palpo è breve, meno alto della lamina interna, co' due articoli di lunghezza quasi uguale, senza unghia. I gnatopodi anteriori sono gracilissimi, con un piccolo epimero di forma irregolare. Il 6. articolo è lungo, non rigonfio; il 7.° non è linguiforme, ma stiloide ed irregolare. Fam. Vili. Dexaminidi. — Gitana. fjgc) I gnatopodi posteriori sono piccoli, ma formati da articoli larghi. L' epimero è trape- zoidale ; il carpo è alquanto più largo della mano ; questa subquadrata, coli' angolo distale posteriore prolungato leggermente, come un piccolo dito. L' unghia è breve e grossa, con un incavo o dente presso alla punta (Tav. 32, Fig. 24 *). I piedi toracici del 3." paio sono più robusti dei piedi del 4.° L' epimero è subrettangolare, poco allungato, con gli angoli distali smussati; il 4.° articolo ha l'angolo distale anteriore alquanto prolungato; il 5.° è brevissimo; il 6.° è relativamente molto grosso; l'unghia è valida. I piedi toracici del 4." paio si presentano con tutti gli articoli un po' più sottili ; il 4.° è relativamente più lungo. L' epimero dei piedi toracici del 5." paio è piuttosto alto ; il 2.° articolo comincia stretto e poi si allarga, ma non molto; il 4.° e il 5.° articolo sono ambedue prima angusti e poi larghi, quasi di eguale lunghezza; il 6.° lungo e robusto; l'unghia grande e aguzza. I piedi toracici del 6." e 7." paio somigliano agli antecedenti nella lunghezza ; il 2." articolo è dilatato anche nella parte prossimale. I piedi codali posteriori hanno i rami più lunghi del peduncolo ; il ramo esterno è al- quanto più breve dell' interno. II telson è breve, appena leggermente concavo all' apice. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : sopra un Lophius piscatorius di enormi dimensioni, vissuto per qualche tempo nelle vasche dell' Acquario della Stazione Zoologica di Napoli, e proveniente dal Golfo di Salerno. Mari stranieri. Coste scandinave : « Gregatim sub pinnis Acipenseris Sturionis pecto- ralibus degit in sinu Godano. Rarius ex Sqvalo Galeo cepi » (Kroyer). Osservazioni. — Con molta probabilità sono sinonimi del Lafijstius Sturionis due, o anche tutte e quattro le specie d' Iclithyoìnyzocus CLophii, Morrìiuae, ornatus, e squatinaej che 1' Hesse ha descritto e figurato negli Annales Se. Natur., 1873, (5) voi. 17, Art. N.° 7, p. 5-12, t. 4. Se non che la nota imperfezione delle descrizioni dell'Autore dei « Crustacés nouveaux ou peu connus des cótes de France », complicata alla primitiva ed ingenua inven- zione dei disegni, non permettono una conchiusione sicura. Ho già detto altrove (p. 287) che forse è pure un Laftjstius quel Gammarino che il Beneden e il Bessels (Mém. sur la format. du blastoderme, 1870, p. 26) trovarono sopra un Lofio, e, provvisoriamente, ma senza descriverlo, denominarono Dermophilus lopliiì. Gen. 50. G-itana, Boecfc, 1870. 1870. Gitana. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 439. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 52. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 228. Corpo compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori; col flagello principale più breve del peduncolo. r.qn Sistematica. Mandibole fornite di palpo. — Mascelle anteriori con palpo 1 -articolato. — Piedi ma- scellari con le lamine esterne relativamente poco sviluppate. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi subchelati. Piedi codali posteriori con 2 rami subeguali. Telson intero. Specie del genere Gitana. Gnatopodi anteriori con sperone carpale Sarsii pag. 590 — senza — rostrata » 592 (49) Sp. 155. G-itana Sarsii, Boeck, 1870. (Tav. 29, Figg. 18-32). 1870. Gitana Sarsi. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 52. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 439, t. 11, f. 2. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 228, t. 78, f. 1. 1878. Amphilochus Sàbrinae. 1878. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 2, p. 364, t. 15, f. 1. 1892. Gitana abyssicola. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 229, t. 78, f. 2. Lunghezza 2-3 mm. — Rostro frontale non molto sporgente. Gnatopodi relativamente robusti. — Il carpo dei gnatopodi anteriori prolunga l'an- golo postero-inferiore in uno speciale sperone. Descrizione. — Il colorito è grigiastro, o verde-nericcio, soprattutto nella parte anteriore del torace. L' aspetto generale è mediocremente robusto. Il capo è relativamente piccolo, col margine anteriore molto prolungato a guisa di cappa sopra del principio delle antenne anteriori. Gli occhi sono piccoli, circolari. I primi due segmenti del torace sono piuttosto angusti ; gli altri vanno aumentando fino all' addome, i cui segmenti sono ampii. Gli ultimi due segmenti della coda sono piccoli. Il dorso è interamente liscio. — Le antenne sono brevi, soprattutto le anteriori. — Gli epimeri sono grandi, più alti degli archi dorsali corrispondenti. I tre articoli del peduncolo delle antenne anteriori e il 1.° articolo del flagello prin- cipale sono di grossezza decrescente. I primi due articoli del peduncolo sono di lunghezza quasi eguale; il 3." è più breve anche del 1.° articolo del flagello principale. Gli altri articoli di questo, al numero di cinque, sono molto sottili. Le antenne posteriori sono assai più lunghe delle anteriori ; il 4.° articolo è circa 2/s del 5.° — Il flagello conta 7 articoli; è più breve del peduncolo. Le mandibole hanno la metà distale molto sottile, con processi incisivi, e spine molto minute; e la metà prossimale un po' più robusta, base di un tubercolo molare relativamente Fam. Vili. Dexaminidi. — Gitana Sarsii. 591 molto grosso, cilindroideo. Il palpo è sottile ; il 3.° articolo è più breve del 2.°, e porta all' estremo distale una lunga setola. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è piccola; l'esterna invece è molto lunga e valida, col margine distale obliquo. Il palpo è I-articolato, più lungo della lamina esterna, armato di varie spine nell' estremo distale. Le mascelle posteriori hanno le lamine molto strette, soprattutto 1' esterna. Anche le setole sono relativamente irregolari, perchè poche e brevi. I piedi mascellari sono muniti di lamine sottili, di cui le interne hanno lunghezza nor- male, ma le esterne giungono soltanto fino all'estremo distale del 1.° articolo del palpo. Manca in ambedue le paia di lamine ogni specie di spine o setole ; solo nel margine di- stale delle lamine esterne è impiantata una piccola setola. Il palpo ha il 1.° articolo più lungo del 2.°; il 3.° articolo è il più lungo di tutti e comincia sottile, ma poi s'ingrossa. L' unghia è lunga e sottile. L' epimero dei gnatopodi anteriori è subrettangolare, molto piccolo ; il 2.° articolo rela- tivamente dilatato verso 1' estremo distale ; il 4.° articolo breve ; il carpo lungo quanto il 5.° articolo, con uno sperone breve, largo, diretto obliquamente indietro, e terminato da una setola. Il 6.° articolo è cilindrico, meno largo del carpo. L'unghia è di mediocre lunghezza, relativamente sottile. Nei gnatopodi posteriori V epimero è molto più grande che nei gnatopodi anteriori ; il 2.° articolo è più lungo, assottigliato nella parte prossimale; il carpo è un po' più allun- gato, con 2 setole sull' apice dello sperone. La mano è sottile, ma pure quasi ellissoide, essendo leggermente assottigliata all' estremo distale. L' epimero dei piedi toracici del 3." paio è subrettangolare; quello del 4." dilatato nella parte posteriore, col margine inferiore in parte seghettato. Del resto in entrambe le paia di gnatopodi del gruppo medio 1' articolo 4.° è leggermente dilatato, coli' angolo postero- inferiore prolungato; il 5." e il 6.° sono sottili ; e l'unghia è lunga e sottile. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno il 2.° articolo dilatato, con la metà distale posteriore prolungata in lobo, che giunge quasi all' estremo distale del 3.° articolo; il 4." articolo è dilatato, coli' angolo distale posteriore molto lungo. Gli altri articoli come nei piedi toracici del gruppo medio. I piedi cadali anteriori sono più lunghi degli altri piedi codali, ed hanno i rami stili- formi, di lunghezza eguale al peduncolo. — I piedi codali medi sono i più brevi. — Nei piedi codali posteriori il peduncolo è grosso e più lungo dei rami, che sono lanceolati. II telson è poco più lungo del peduncolo, di forma triangolare, coli' apice tricuspidato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! nella sabbia fina alla pro- fondità di 10-20 mv innanzi alla Stazione Zoologica. Mari stranieri. Coste norvegiche : (Gr. 0. Saks). — Coste britanniche: « off Tenby in a few fathoms depth » ( Stebbing ). Osservazioni. — La G. abyssicola, secondo il Saks, sarebbe distinta specialmente per la forma più allungata dei gnatopodi, e per 1' abitazione in acque profonde. 599 Sistematica. Sp. 156. G-itana rostrata, Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig. 1). 1870. Gitana rostrata. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 441, t. 11, f. 4. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 52. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 230, t. 79, f. 1. Lunghezza fino a 7 mm. ( G. 0. Sars). — Colore bianchiccio uniforme, senza macchie pigmentali, talora leggermente rossiccio (G. 0. Sars). — Rostro frontale molto sviluppato. Gnatopodi gracili ; gli anteriori senza sperone carpale ; i posteriori con un piccolo rudimento di sperone nel carpo. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 100-200 fathoms ( G. O. Sars). Gen. 51. Thoelaos (Boeck, 1870). 1870. Laothoes. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 122. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 360. Capo gonfio. — Corpo allungato, sottile, non carenato, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori. — Mandibole fornite di palpo. — Ma- scelle anteriori con lamina interna fornita di molte setole, e con palpo I-articolato. — Piedi mascellari con palpo corto e largo. Epimeri piccoli. — Gnatopodi gracili, quasi uguali, col 5.° articolo allungato, col 6.° di pari lunghezza, ma fornito di margine unguicolare molto breve. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — (Piedi codali posteriori ignoti). Telson intero. Osservazioni. — Ho alterato 1' ordine delle lettere del nome dato dal Boeck, essendo il nome Laothoes già preoccupato per un Lepidottero, come avverte lo stesso Autore del genere. Il Boeck dice caratteristica del gen. Laothoes la lamina esterna dei piedi mascellari, perchè grandissima ed armata nel margine interno di molti denti piccoli ma robusti. Verso 1' apice i denti sono un po' maggiori. Sp. 157. Thoelaos Meinertii (Boeck, 1870). 1870. Laothoes Meinerti. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 122. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 301. Lunghezza 9 mm. — Del resto cf. i caratteri del genere. Distribuzione geografica e Dottora. — Coste norvegiche: Utne, 300-500 Favne (G. O. Sars, secondo Boeck). Osservazioni. — Non esistono finora figure di questa specie. Fani. Vili. Dexaminidi. — Amphiìochoides. Amphiìoehus. 51)3 Gen. 52. Amphilochoid.es, G. 0. Sars, 1892. 1892. Amphiìochoides. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 220. Mascelle posteriori co' lobi rudimentali appena forniti di qualche setola. — Del resto come nel gen. Amphiìoehus. Osservazioni. — Ho seguito il Sars nel fare tre generi distinti: Amphiìoehus, Amphi- ìochoides e Gitanopsis; ma debbo osservare che le differenze notate sono di ben poca importanza come caratteri di genere. Sp. 158. .A.mpriilocrioides odontonyx (Boeck, 1870) C4. O. Sars, 1892. (Tav. 59, Figg. 2, 3). 1870. Amphiìoehus odontonyx. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 51. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 434, t. 11, f. 3. 1892. Amphiìochoides odontonyx. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 221, t. 75, f. 2. Lunghezza 6 mm. Unghia dei gnatopodi di entrambe le paia armata di un dente nel margine concavo, presso all'estremo prossimale. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 50-150 fathoms (Gr. O. Saks). — Kattegat e Skagei-ak (Meinert). Osservazioni. — Il Sars (Crust. Norway, p. 222, t. 76, f. 1 ) ha descritto pure un'altra specie di questo suo nuovo genere Amphiìochoides col nome di A. pusillus, e questa diffe- rirebbe dell' vi. odontonyx soprattutto per le sue piccole dimensioni ( 2 ' ,, nini.), e per la mancanza del dente nell'unghia dei gnatopodi anteriori. Non è forse una forma giovanile? Gen. 53. Amphiìoehus, Batc, 1*62. 1862. Amphiìoehus. 1880. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 107. P- 214. 1862. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 215. voi. 1, p. 179. 1876. Callimerus. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 50. 1876. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 18, p. 445. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 431. 1878. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 1, p. 36. Antenne anteriori alquanto pili brevi delle posteriori, col flagello principale brevissimo. — Mandibole fornite di palpo ; il tubercolo molare è piccolo, conico, senza vera superficie Zool. Station z. N^apel, Fauna un Sistematica. Distribimone geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 100-200 Fv. (G. 0. Sars). — Groenlandia occidentale a diversa profondità (Hansen). — Isola Marion (circa 45° lat. S., 40° long. E.), 100 fathoms, suolo vulcanico (Stebbing). Osservazioni. — Nella spiegazione della tavola 9 del Boeck, per le figure N. 6 e 7 vi è un? Del resto col N. 7 non è segnato che un piede toracico del gruppo posteriore; troppo poco per determinare una specie di questo genere Amphilochus , in cui anche una descrizione minuta ed esatta, senza le corrispondenti figure, non basterà mai per assicurare della bontà di una determinazione. Nondimeno G. O. Sars assicura d'aver identificato con la specie da lui stesso descritta un individuo determinato dal Boeck come A. tenuimanus, esistente nella collezione dell' Università di Cristiania. (.51) Sp. 162. Amphilocrms brunneus, n. s. (Tav. 4, Fig. 5; e Tav. 29, Figg. 1-15, Bb). Lunghezza 4-5 mm. — Gnatopodi con la mano inerme, la quale negli anteriori è quasi ovoide, e poco più piccola di quella dei gnatopodi posteriori; e in questi è subtra- pezoidale, col margine anteriore prima convesso, poi leggermente concavo. In entrambe le paia di piedi lo sperone carpale raggiunge colla sua punta appena la metà del margine posteriore della mano. Descrizione. — Il colorito è vario, ma quasi sempre a tinta uniforme, che per lo più tende al giallo-bruno, e qualche volta va al roseo. Occhi bruni. L' aspetto generale è molto somigliante a quello di un Lisianasside, con cui si può facilmente confondere, quando si giudichi dall' esterno 1' animale che abbia, come di solito, i gnatopodi nascosti sotto del ventre. Il corpo è tozzo e liscio, coi singoli segmenti che si vanno aumentando di larghezza successivamente fino alla coda. Le antenne sono brevissime in paragone della lunghezza nel corpo. Gli epimeri sono più alti degli archi toracici. Nelle- anemie anteriori il 1.° articolo del peduncolo è più grosso del 2.° ma alquanto più breve. Il 3.° è molto breve. Il flagello principale è lungo poco più del 2.° articolo del peduncolo, e conta 6 articoli. Le antenne posteriori sono lunghe press' a poco quanto le anteriori. Gli ultimi due ar- ticoli del peduncolo sono di eguale lunghezza; nondimeno il 4.° è molto più lai-go del 5.° — Il flagello è formato di 5 articoli; ed è circa */3 del peduncolo. Il labbro superiore è di mediocre lunghezza, coli' apice inciso. Le mandibole sono allungate, con processi incisivi bene sviluppati, ma con piccole spine ed un piccolo tubercolo molare, di forma conica. Il palpo è molto piccolo, costituito di sottili articoli, di cui il 2.° è più lungo del 3.° Nelle mascelle anteriori la lamina interna è breve, munita all' estremo distale di una setola grossa, ma breve. La lamina esterna è sottile. Il palpo ha il 1.° articolo alquanto Fam. Vili. Dexaniinidi. — Specie incerte di Amphilochus. 597 allungato; l'estremo distale del 2.° ha l'angolo interno molto acuto; e l'angolo esterno munito di una spina. La lamina interna delle mascelle posteriori è più larga e più breve dell' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna è lunga e sottile, molto debole. La lamina esterna larga e breve, estesa soltanto fino all'estremo distale del 1.° articolo del palpo; mancano le spine odontoidi, ma invece esiste una piccola spina nel margine distale. Il 1." articolo del palpo è più lungo del 2.°; questo è pari al 3.°; l'unghia è mediocre. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero subrettangolare, con gli angoli distali arrotondati. Il 2.° articolo è alquanto dilatato, col margine anteriore incurvato; il carpo breve nella parte anteriore, prolungato nella posteriore in uno sperone che si avanza fino alla metà della distanza fra 1' angolo prensile e 1' estremo prossimale della mano. Questa è amidda- liforme, con un breve margine unguicolare. L' unghia è breve. I gnatopodi posteriori rassomigliano quasi interamente agli anteriori. La mano è più grande e non perfettamente amiddaliforme, perchè il margine anteriore è quasi rettilineo. Gli epimeri dei piedi toracici del gruppo medio sono della stessa altezza ; quello dei piedi del 3." paio ha una smarginatura nella parte superiore -posteriore. Tutti gli articoli sono della forma tipica, meno il 4." che è un po' irregolare, e prolunga il suo angolo distale anteriore. li' unghia è piuttosto lunga. I piedi toracici del gruppo 'posteriore differiscono poco per la rispettiva lunghezza. In tutte le tre paia il 2.° articolo è dilatato in forma di squama ; il 4.° articolo è prolungato nel suo angolo distale posteriore. Tutti i piedi codali hanno il peduncolo molto lungo, ed i rami brevi, lanceolati. I più lunghi sono i piedi codali posteriori ; i più brevi i medi. II telson è di forma triangolare, lungo circa % del peduncolo dei piedi codali po- steriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! Vive tra i cespuglietti di alghe degli scogli di Posilipo ; e qualche volta si ottiene anche dragando dirimpetto alla Villa Nazionale, ad 8-10 metri di profondità, e ad un paio di centinaia di metri dalla riva. Specie incerte di Amphilochus. 1. Amphilochus longimanus, Chevreux, 1888 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 13. p. 41). Mancando le figure resto in dubbio nel determinare quali siano i caratteri distintivi di questa specie. 2. Amphilochus squamosus, G. M. Thomson, 1880 (Ann. Mag. Nat. Hist., (5) voi. 6, p. 4, t. 1, f. 4; e Trans. N. Zealand Inst, voi. 13, p. 214, t. 7, f. 5). Nò la descrizione né le figure danno sufficienti indizii per determinare di che si tratti. Certamente non è un Amphilochus, giacché il Thomson, parlando delle antenne superiori, aggiunge : «e the last joint of the peduncle bears a minute one-jointed appendage ». 598 Sistematica. Gen. 54. Gritanopsis, G. 0. Sars, 1892. 1892. Gitanopsis. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 223. Mandibole col tubercolo molare grande, cilindrico, fornito di larga superficie triturante. — Il resto come nel gen. Amphilochus (p. 593). Specie del genere Gitanopsis. I primi due segmenti addominali si prolungano sul dorso in un 1. \ processo spinoso bispinosa pag. 598 Dorso inerme 2 (Lobi interantennali sporgenti ed acuti inermis » 598 — — non sporgenti, arrotondati melica » 599 Sp. 163. G-itanopsis bispinosa (Boeck, 1870) G..O. Sars, 1892. (Tav. 59, Figg. 6, 7). 1870. Amphilochus bispinosus. 1892. Gitanopsis bispinosa. 1870. Boeck, Araphip. bor. arct, p. 51. 1892. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 224, t. 76, f. 2. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Ampliip., p. 435, t. 10, f. 1. Lunghezza 5 min. circa. — Colore bianchiccio, fasciato di rosso. — I primi due segmenti dell' addome si prolungano sul dorso in un processo spinoso. Gnatopodi anteriori con mano angusta, non assottigliata verso 1' estremo distale, ma subrettangolare. — Gnatopodi posteriori con mano stretta; sperone carpale largo, ottuso, lungo fino ad incontrare 1' estremo distale del margine unguicolare. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Christiansund, 50-100 Favne, Hardangerfjord (G. O. Sars, secondo Boeck); Christianiafjord, Haugesund, 50 Favne (G. O. Saks). Sp. 164. G-itanopsiS inermis (G. O. Sars, 1882) G. 0. Sars, 1892. (Tav. 59, Fig. 8). 1882. Amp>hiloclms inermis. 1892. Gitanopsis inermis. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 87, t. 3, f. 10. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 225, t. 77, f. 1 . Lunghezza 4 nini. — Dorso inerme. — Lobi interantennali sporgenti, terminati in punta acuta. — Il resto come nella G. bispinosa. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Vadso, Finmarchia, 20-50 mis ( Cì O S-Iatx^ fathoms (G. O. Sars) Fam. Vili. Dexaminidi. — Acanthozone. 599 Sp. 165. G-itanopsis arctica, G. 0. Sars, 1892. (Tav. 59, Fig. 9). 1892. Gitanopsis arctica. 1892. G. O. Sars, Cruat. Norway, p. 227, t. 77, f. 2. Lunghezza 5 nini. — Dorso inerme. — Lobi interantennali poco sporgenti, arrotondati. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, Varangerfjord, Vadso (G. 0. Sars). Gen. 55. A-Canthozorie (Owen, 1835) Boeck, 1870. 1835. Acanthosoma. 1860. Amphithopsis. 1835. Owen, Append. 2nd Voy. Capt. Ross, p. 91. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Ampliip., p. 661. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 665 (Trad. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 118. in: Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 3, p. 410). 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 349. 1856. Calliope. 1865. CaUiopius'. 1856. Leach, ms., secondo Bate, Rep. Brit. Ass. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., tabella a p. 18. 1855, p. 58. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct.. p. 117. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist , (2) voi. 19, p. 142. 1870. Acanthozone. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 148. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 104. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 229. p. 258. 1870. Hcdirages. 1858. Pleustes. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 114. 1858. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (3) voi. 1, p. 362. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 337. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 61. 1870. Clevppides. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 299. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 121. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 870. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 357. 1859. Paramphithoe. 1888. Acanthechinus. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 68. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 883. 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 662. 1888. Stenopleura. 1862 Bate, Cat. Brit. Mus., pp. 146, 377. ]888. Stebbtno, Rep. Challenger, p. 949. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., tabella 2, a p. 1S. 1888 Chosroes 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 94. 1888- Stebbino, Rep. Challenger, p. 1208. Corpo per lo più compresso ( nell' Acanthozone incisa è depresso ), segmentato regolar- mente. — (Dorso per lo più armato di processi spinosi). Antenne anteriori col flagello molto lungo. — Mandibole fornite di palpo. — Mascelle anteriori con palpo 2-articolato, bene sviluppato. — Piedi inascellari con lamine bene sviluppate, e fornite di numerose setole o spine; palpo 4-articolato. Epimeri mediocri. — Gnatopodi subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami. Telson intero, o appena inciso. Osservazioni. — « Acanthosoma » , nome preoccupato per Insetti, fu dal Boeck sostituito con *. Acanthozone ». Ho riunito insieme tutti i generi di sopra enumerati per mancanza di caratteri precisi che li possano distinguere. fìOQ Sistematica. Specie del genere Acantkozone. Telson senza incisura nel margine posteriore 2 Telson inciso 14 Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale non seghettati 3 Margini suddetti seghettati 13 Telson coli' estremo distale 3-dentato atlantica pag. 601 — — — senza denti 4 Tre serie di grossi processi spinosi suh" arco dorsale dei segmenti toracici e addominali tricarinata » 601 Dorso liscio o armato di grossi processi spinosi solo sulla linea mediana del dorso 5 ( Piedi codali posteriori co' rami uguali 6 ' — — — — mugliali 7 i Mano dei gnatopodi grande laeviuscula » 602 ' ( — — piccola tricuspis » 603 / I primi due segmenti addominali forniti di processi noduliformi 7. ] verso il margine posteriore nodi/era » 604 I primi due segmenti addominali senza noduli 8 Gnatopodi posteriori con la mano lunghissima e angusta .... longimana » 604 di lunghezza mediocre ... 9 Ì Gnatopodi con la mano gracile ed angusta IO — — robusta e larga 11 ( Dorso liscio longicaudata » 605 ' — armato di processi spinosi pidche.Ua » 605 , Mascelle anteriori con 1 setola sulla lamina interna panopla » 607 — — con più setole sulla lamina interna . . . .12 Gnatopodi posteriori col margine unguicolare inerme latipes » 608 — armato di un dente abyssorum » 609 Gnatopodi anteriori col margine distale dell' epimero intero .... hispinosa » 609 — — — — — seghettato . . quadridentata » 611 Gnatopodi con la mano grossa 15 — — piccola 16 3.° segmento addominale con i margini postero-laterali interi . . . Huxleyana » 612 — — — — seghettati . . Ktvgueleni » 612 Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo armato di pro- 16. cessi spinosi cuspidata » 613 Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo senza processi spinosi 17 , Margini postero4aterali del 3° segmento addominale interi .... incisa » 614 — seghettati. . . fulvocincta » 614 12. 13. 14. 15. j Fam. Vili. Dexaminidi. — Acanthozone tricarinata. gQl Sp. 1GG. Acanthozone atlantica (Stebbing-, 1888). (Tav. 59, Fig-. 10). 1888. Stenopleura atlantica. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 950, t. 81. Lunghezza 7 '/2 mm- — Rostro appena accennato. — Dorso liscio. — Margini postero- laterali del 3.° segmento addominale interi. Antenne molto lunghe, le anteriori più delle posteriori, col flagello composto di molti articoli. — Mascelle anteriori con una sola setola sulla lamina interna. — Piedi mascellari col 2>alpo robusto. Epimeri senza processi spinosi. — Gnatopodi robusti, con la mano grande, amid- daloide, subchelata, molto pili lunga del carpo. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo non armato di processi spinosi. Piedi codali co' rami disuguali, 1' esterno più breve dell' interno. Telson breve, quasi obovato, coli' estremo posteriore tricuspidale. Distribuzione geografica e Dimora. — Atlantico : un individuo preso a lat. 1° 47' N., long. 24° 26' W., 1850 fathoms; un altro a lat. 35° 41' S., long. 20° 55' W., presso Tristan da Cunha ( Stebbing ). Sp. 167. Acanthozone tricarinata, Stebbing, 1883. (Tav. 59, Fig. 11). 1883. Acanthozone tricarinata. 1883. Stebbing, Ann. Mag. Nat. Hist., (5) voi. 11, p. 205. 1885. Stebbing, Narrat. Challenger Espetl., voi. 1, parte 2.", p. 621. 1888. Acanthechinus tricarinatus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 884, t. 69, 70. Lunghezza 25 mm. circa. — Capo, torace e addome armati di grossi processi spinosi. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale interi. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori ; il numero degli articoli che compongono il flagello in ambedue le paia non è molto grande. — Mascelle anteriori con 3 setole sulla lamina interna. — Piedi mascellari col palpo di dimensioni mediocri. Tutti gli epimeri prolungati in grossi processi spinosi. — Gnatopodi gracilissimi, col carpo assai più lungo della mano, la quale, sebbene sia sottile, quasi stiliforme, nondimeno è pure subchelata, con un'unghia molto piccola. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo inerme. Piedi codali posteriori co' rami lanceolati, molto lunghi, di lunghezza eguale fra loro. Telson breve, subtrapezoidale, intero, coli' estremo distale arrotondato. Zool. Station z. Neapel, Fauna uml Flora Golf v. Neapel. Gammarini. «6. 602 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — « Off Heard Island., lat. 52° 4' S., long. 71° 22' E.; depth, 150 fathoms; bottoni, coarse gravel. One specimen, female. » (Stebbing). Osservazioni. — Nei gnatopodi anteriori il carpo è minore del doppio della mano ; nei posteriori è maggiore del triplo. Sp. 168. Acantriozone laeviuscula (Kroyer, 1838). (Tav. 59, Fig. 12). 1838. Amphithoe laeviuscula. 1838. Kroyer, Grònlands Amfip., p. 281, t. 3, f. 13. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 30. 1843. Amphithoe norvegica. 1843. Katkhe, Fauna Norvveg., p. 83, t. 4, f. 6. 1844. Amphithoe Rathkii. 1844. Zaddach, Syn. Crust. Prussic, p. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 243. 1847. Amphithoe gibba. 1847. Fret und Leuckart, Beitr. z. Kenntn. d. wirbell. Thier., p. 162. 1856. Calliope Leachii. 1856. Baie, Rep. Brit. Assoc. 1855, p. 58. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 142. 1858. Ampihithoe serraticornis. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsd., p. 140. . 1860. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 381. 1859. Paramphithoe laeviuscula. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 76. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 524. 1859. Paramphithoe norvegica. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 77. 1860. Amphithopsis laeviuscula. 1860. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip., p. 662. 1862. Calliope laeviuscula. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 148, t. 28, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 259, con figg. 1879. Zaddach, Meeres-Fauna preussisch. Kùste, p. 36. 1862. Calliope grandoculis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 149, t. 28, f. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 265, con figg. 1862. Calliope Norvegica. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 150. 1870. Calliopius laeviusculus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 117. 1876. Boeck, Skandin. arkl. Amphip., p 345. 1879. Hoek, Carcinolog., p. 13S, t. 6, f. 4, 6, 10, 11 ; e t. 10, f. 7. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarh., p. 106. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 197. 1870. Calliopius norvegicus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 118. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 348, t. 22, f. 6. Lunghezza 13 mm. — Colore gialliccio, con macchie brune. — Dorso liscio. — Mar- gini postero-laterali del 3.° segmento addominale non seg-hettati, ma armati di due processi spinosi, di cui il superiore è molto grande (Boeck). Antenne anteriori lunghe quasi quanto le posteriori ; con un processo spinoso nel 3.° articolo del peduncolo ; il flagello ha relativamente pochi articoli. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna. — Piedi mascellari col palpo mediocre. Epimeri senza processi spinosi. — Gnatopodi posteriori robusti, con mano piuttosto grande, amiddaloide, subchelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo inerme. Piedi codali posteriori co' rami poco lunghi, piuttosto larghi, di lunghezza eguale. Telson allungato, coli' estremo distale arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Kroyer). — Spitzberg, rarissimo (GoE.sj. — Coste scandinave, frequente (Rathke, Bruzelius, Boeck, ecc.). — Coste bri- tanniche (Bate, Norman). — Coste olandesi (Hoek). Pam. Vili. Dexaminidi. — Acanthozone tricuspis. (jQìi Osservazioni. — A parer mio 1' Amphithoe norvegica, Rathke, detta poi Calliopius nor- vegicus, è la femmina dell' Amphithoe laeviuscala, Kroyer, così che le differenze notate per distinguere il Calliopius laeviuseulus dal C. norvegicus sarebbero tutte sessuali, somiglianti a quelle che si trovano anche in altre specie affini. Tali sono, nel C. laeviuseulus , la gran- dezza maggiore degli occhi, e delle mani dei gnatopodi; tali pure gli ornamenti e le modi- ficazioni delle antenne, e dei piedi codali posteriori. A questa conchiusione io sono arrivato dopo 1' esame di varii individui dei mari settentrionali gentilmente inviatimi dal Norman, dallo Stebbing e dallo Sparre Schneider, giacché ho trovato che tutti gì' individui segnati col nome di Calliopius norvegicus erano femmine e tutti gli altri indicati col nome di Cal- liopius laeviuseulus erano maschi. Del resto la descrizione tipica del Rathke è fatta su di una femmina (. . . « nur ein einziges Exemplar, das weiblichen Geschlechtes war. » 1. e., p. 84). Uh segno di distinzione fra le due cosiddette specie si potrebbe forse trovare nella forma del telson; il (piale nel C. laeviuseulus ha, secondo 1' Hoek, la forma quasi rettan- golare, riprodotta nella Fig. 12 della Tav. 59 di questa Monografia; ed invece nel C. nor- vegicus del Boeck è quasi triangolare. Nondimeno prima di considerare ciò come accertato, forse conviene ancora fare accurati confronti. Sp. 169. Acanthozone tricuspis (Kroyer, 1846). (Tav. 59, Figg. 13, 14). 1846. Acanthonotus tricuspis. 1870. Cleippides tricuspis. 1846. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 115. 1870. Boeck, Amphip bor. arct., p. 121. 1846. Kkoyer, Voy. Scandin., t. 18, f. 1. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 358. 1852. White, Sutherland Journ. Baffin. 1875. Cleippides quadricuspis. 1862. Dexamine tricuspis. 1875. Heller, Cvust. Nordpol. Exped., p. 32, t. 3, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 133, t. 24, f. 5. f. 1-16. 1865. Par amphithoe. tricuspis. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 171, 1865. GoÈs, Amphip. Spetsberg., p. 525. l- 14, f. 5. Lunghezza fino a 52 mm. (G. 0. Sars). — Colore gialliccio, o gialletto-bruniccio. — Corpo compresso. — Il margine dorsale del 7 ." segmento toracico e dei tre segmenti addo- minali è prolungato in un grosso processo spiniforme. — I primi due segmenti dell' addome senza noduli; il 3.° con i margini postero-laterali non seghettati, ma armati ciascuno di 2 processi spinosi. Antenne anteriori assai più lunghe delle posteriori, col flagello composto di un numero grandissimo di articoli. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna. Epimeri del gruppo anteriore e medio inermi ; quelli del gruppo posteriore armati di piccoli processi spinosi. — Gnatopodi mediocremente robusti, con la mano piccola poco dilatata. — Il 2.° articolo dei piedi toracici del 5.° e 6.° paio è inerme; quello dei piedi del 7.° è armato d' un' apofisi spinosa breve e larga. Piedi codali posteriori co' rami di lunghezza eguale. Telson intero, ovale, leggermente assottigliato in punta. 604 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici, area fredda (Heller, G. 0. Saks). — Groenlandia meridionale (Holboll, secondo Kroyer). — Spitzberg (Goès). — Islanda ( Tokell, secondo Goès). Sp. 170. Acari thozone nodifera (6. O. Sars, 1882). (Tav. 59, Fig. 15). 1882. Amphithopsis nodifera. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 103, t. 5, f. 6. Lunghezza 5 V2 min. — Colore fosco- violaceo. — Corpo compresso. — Dorso senza veri processi spinosi ; nondimeno i primi due segmenti dell' addome hanno ciascuno due processi noduliformi verso il margine dorsale posteriore. Terzo segmento dell' addome con i margini postero-laterali interi. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, senza processo spinoso sul peduncolo, col flagello composto di molti articoli. — (Parti boccali non descritte). Epimeri senza processi spinosi. — Gnatopodi mediocremente robusti, con la mano amid- daloide, la quale nei posteriori è maggiore che negli anteriori. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo inerme. Piedi codali co' rami molto diseguali ; il ramo interno maggiore dell' esterno. Telson breve, coli' apice arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — « Habit. ad oras Norvegiae meridionales et occi- dentales in prof. 60-100 orgyarum » ( G. 0. Sars). Sp. 171. Acantriozone longimana (Boeck, 1870). (Tav. 59, Fig. 1(5). 1870. Amphithopsis longimana. 1887. Amphithopsis glacialis. 1370. Boeck, Amphip. bor. arci, p. 120. 1887. Hansen, Malac. Groenland. occid., p. 137, t. 5, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 353, t. 22, f. 2. f. 6. ?1880. Panoplxza debilis. 1889. Amjyhithojysis dubia. 1880. G. U. Thomson, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 6, 1889. Vosselek, Arch. f. Naturg., 55. Jahrg., p. 150, p- 3, t. 1, f. 3. t. 8, f. 32-36. Lunghezza 10-15 mm. — Corpo compresso. — Dorso liscio. — I primi due segmenti dell' addome senza processi noduliformi. — Terzo segmento dell' addome con i margine postero-laterali interi. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, senza processo spinoso nel peduncolo; col flagello composto di molti articoli. — Mascelle anteriori con moltissime setole nella lamina interna. — Piedi mascellari col palpo mediocre. Epimeri senza processi spinosi. — Gnatopodi con la mano lunghissima e angusta. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo inerme. Fata. Vili. Dexaminidi. — Acanthozone pulchella. gQ5 Piedi eodali posteriori col ramo interno più lungo dell' esterno. Telson breve, coli' estremo troncato, intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Boeck, Hansen). — Coste scan- dinave: Christiansund, 50-100 Favne ( G. 0. Saes, secondo Boeck). — Nuova Zelanda: Dunedin Harbour, non raro, 4-5 fathoms (G. M. Thomson). Osservazioni. — La mano dei gnatopodi posteriori varia molto per la lunghezza, che può giungere fino a diventare sestupla della larghezza. Sp 172. Acanthozone longicaudata (Boeck, 1860). (Tav. 59, Fig. 17). 1860. Amphithopsis lonr/icaudata. 1870. Amphithopsis Malmgreni. 1860. Boeck, Bemark norske Amphip., p. 663 (Trad. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 119. in: Ann. Nat. Hist., (4) voi. 3, p. 408). 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 350, t. 23, 1876. Boeck, Amphip. bor. arct., p 119. f. 7. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 351, t. 22, f. 3. Lunghezza 8-10 mm. — Corpo compresso. — Dorso liscio. — I primi due segmenti dell'addome senza noduli. Il 3.° segmento addominale con i margini postero-laterali interi. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, col flagello comj)osto di molti articoli. — Ma- scelle anteriori con molte setole nella lamina interna. — Piedi mascellari col palpo mediocre. Epimeri senza processi spinosi. — Gnatopodi con la mano di lunghezza mediocre, ma gracile e angusta; nei gnatopodi posteriori la mano è maggiore che negli anteriori. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo inerme. Piedi eodali posteriori col ramo esterno minore della metà dell' interno. Telson piccolo, ristretto all' apice, quasi terminato in punta. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Skraaven, 150 Favne ( G. O. Sars, secondo Boeck); Haugesund, Christianiafjord (Boeck). Sp. 173. Acanthozone pulchella (Kròyer, 1846). (Tav. 59, Fig. 18). 1846. Amphithoe pulchella. 1876. Pleustes euacanthus. 1846. Kròyer, Voy. Seandin., t. 10, f. 2. 1876. G. 0. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1859. Paramjyhithoa pulchella. 1876, p. 356. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 70. 1885. Paramphithoe euacantha. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 97. 1885. G. O. Sars. Norske Nordhavs-Exped., p. 168, 1862. Pherusa pulchella. t. 14, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 143, t. 27, f. 5. 1887. Paramphithoe Boecki. 1876. Pleustes pulchellus. 1887. Hansen. Malacostr. Groenlaud. occid , p. 121, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 306, t. 23, f. 1. t. 5, f. 3. Lunghezza 14 mm. — Margine posteriore dei tre ultimi segmenti del torace e dei tre addominali prolungato nel mezzo del dorso in un piccolo processo spinoso. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale interi. 0 Sistematica. 14. Pherum australis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 108, t. 7, f. 1 ). Non vi son dati per determinare né la specie né il genere. l.r>. Pherusa Barretti, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mns., p. 146, t. 27, f. 10). Ha una certa somiglianza con 1' Acanthozone fulvocincta. Hi. Pherusa inermis1 Czerniawsky, 1868 (Zoogr. Politica, p. 111). 17. Pherusa laevis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 260, t. 9, f. 4). Indeterminabile. 18. Pherusa novae zealandiae, G. M. Thomson, 1878 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 11, p. 239, t. 10, f. C, 2). Più tardi, nel 1886 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 18) lo stesso Thomson insieme al Chilton mutarono il nome in Ph. neozelanica. Pare che coin- cida con la « Panoplaea debilis » , e quindi potrebbe essere considerata anch'essa come sinonimo di Acanthozone longimana (cf. p. 604). 19. Pherusa tricuspis, Stimpson, 1864 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, p. 139). Non è una buona specie, perchè fondata sopra caratteri variabili. 20. Tritropis? appendiculata, G. 0. Sars. 1880 (Prodromus exped. Norveg. 1877 et 78, p. 451; e Norske Nordhavs-Exped., p. 194, t. 16, f. 3). Il Saes riferisce con dubbio questa sua nuova specie (di cui dice di non aver jjotuto esaminare né le parti boccali né il telson) al gen. Tritropis. Ma lo Stebbing (Rep. Challenger, pp. 498, 959) vor- rebbe andare più avanti del Sars stesso, considerandola come probabilmente tipo del suo nuovo genere Cleonardo. Se così fosse, allora la Tritropis appendiculata dovrebbe far parte del gen. Pontogeneia. 21. Vertumnus glacialis, Stuxberg, 1880 (Bihang Svenska Akad. Handl., voi. 5, p. 762). Solo nome. Fam. IX. Gammaridi (Leach, 1814). 1814. Gammaridae (parte). * 1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, Append. Forme esterne. — Corpo per lo più allungato (raramente, come nei Stegocephalus , e nelle Peltocoxa, è molto tozzo), quasi sempre segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio. - - Parti boccali per lo più normali. Epimeri per lo più mediocri. — Gnatopodi di varia maniera; i posteriori col 3.° ar- ticolo breve. — Piedi toracici del 7.° paio di lunghezza quasi sempre poco diversa dai precedenti (per lo più è maggiore di poco; nei Megaluropus è molto maggiore; nei Pho- xocephalus è minore). — Lamine branchiali d'ordinario semplici, o munite di appendici ( Atylus SwammerdamiiJ. Piedi codali 3 paia ; i posteriori talora col ramo esterno 2-articolato. Telson vario (nella maggior parte dei casi diviso). Fara. IX. Gammaridi. g21 Organizzazione interna. — Senza glandole glutinifere (in tutti? Cf. p. G7). — Occhi per lo più del tipo normale. — Stomaco masticatorio non sempre bene sviluppato. — Appen- dici epato-pancreatiche 4, o 2. Distribuzione geografica e Dimora. — Molte specie, ed anche molti generi sono cosmo- politi; ma il numero maggiore abita i mari freddi, a varie profondità. Osservazioni. — Il gruppo di Antìpodi qui riuniti sotto il nome di Gammaridi, nella stessa maniera che quello precedente dei Dexaminidi, è del tutto artificiale, poiché stabilito quasi semplicemente per comodo di classificazione ; che anzi si può dire che ambedue i gruppi insieme, cioè i Dexaminidi e i Gammaridi, comprendono press' a poco tutti quei Gammarini, che, per la mancanza di uno o di un altro dei caratteri proprii delle altre famiglie, debbono rimanere fuori di queste. La differenza fra i Gammaridi e i Dexaminidi consiste quasi sol- tanto nella presenza, o assenza di un flagello accessorio nelle antenne anteriori ; ma essa, come è chiaro, è di ben poca importanza, sopprattutto se si tenga conto del fatto che in varii casi si è obbligati a tener lontane fra loro delle specie che per molti altri caratteri si somigliano insieme. Nondimeno, si badi, questa comunanza di caratteri, talora risiede piut- tosto nell' aspetto generale che nella presenza o nella mancanza di certe determinate forme. Ed è una comunanza che io direi quasi più intuitiva che reale, cioè tale che ciascun Car- cinologo la vede, ma che raramente vale a fare intendere in che consista propriamente. E ciò è dimostrato chiaramente dalle tante differenze, e spesso anche contraddizioni che si vedono negli scritti dei diversi Autori, nei quali uno stesso genere salta da una parte all' altra secondo che capita, la maggior parte delle volte senza una ragione reale o anche solo apparente. S'intende già, e questo era da aspettarsi, che, nondimeno, esiste pure un certo numero di generi che hanno qualche affinità fra loro, onde fanno qui e là un gruppo più na- turale, che, volendo, si potrebbe anche considerare come famiglia a parte. Così a me pure piacerebbe seguire il sistema del Dana, e degli altri che costituiscono a parte il gruppo degli Stegocefalidi co' generi Stegocephalus, ed affini, come Stegocephaloides, Andania ed Aspidopleurus, soprattutto per quella loro forma tozza tanto caratteristica, e per la grossezza nelle antenne anteriori del 1.° articolo del peduncolo, per la mancanza di palpo nelle man- dibole, e per 1' altezza degli epimeri dei gruppi anteriore e medio ; ma non ho saputo ri- solvermi a separare questo gruppo come famiglia indipendente, perchè mentre da una parte non sono molto grandi le differenze dalle altre forme vicine, dall' altra le specie descritte sono troppo poche, non ostante gli altri 2 o 3 generi fondati da G. 0. Saks su caratteri di poca importanza. E per tanto a me basta l'accennare il valore degli Stegocefalidi come gruppo secondario. Anche i generi Peltocoxa e Metopa stanno, si vede chiaro, molto a disagio fra gli altri Gammaridi, il primo, per la somiglianza che presenta nelle parti boccali con gli Amphilo- . chus e le Gitana, l'altro perchè per l'aspetto generale e pel dimorfismo sessuale dei gna- topodi meglio si troverebbe con le Stenothoe ; ma il fatto è che né il gen. Peltocoxa sta g09 Sistematica. davvero interamente bene insieme agli Amphilochus, né le Metopa si accordano del tutto con le Stenothoe, sia per la presenza del flagello accessorio nelle antenne anteriori in ambedue i generi nominati, sia nella mancata dilatazione del 2.° articolo dei piedi toracici del 5." paio nelle Peltocoxa, e per contrario della dilatazione dello stesso articolo nelle Metopa. Sono gradi di distinzione, o di passaggio da una forma all'altra, che sfuggono ad ogni tentativo di raggruppamento, e che dimostrano sempre più la grande affinità di organizzazione di tutti i Gammarini fra di loro. Le Leucothoe e le Nicippe, convenendo insieme per la brevità delle lamine dei piedi mascellari, ed anche per altri caratteri delle parti boccali, nonché per la debole armatura dello stomaco, potrebbero formare il nucleo di una sottofamiglia, che si potrebbe dire dei Leucotoidi. Ma se si guai-di alle antenne anteriori, soprattutto al flagello accessorio, che nelle prime è affatto rudimentale, e nelle altre è molto sviluppato, e se si tenga conto del telson differentemente costituito, come pure alla forma caratteristica dei gnatopodi anteriori nelle Leucothoe, si deve conchiudere che la riunione sarebbe troppo artificiale. — Altre diffi- coltà presentano i generi Eusìrus ed Eusiroides che meglio delle Nicippe si accorderebbero con le Leucothoe per le antenne anteriori e pel telson. Tuttavia anche qui le parti boccali, e nello stesso tempo i gnatopodi accennano a tipi diversi. Fanno anche da sé per molti caratteri i due generi Halice e Syrrhoe, da cui non è molto lontano neppure il genere Tìron. Uno dei caratteri comuni più spiccati è la brevità estrema del 3.° articolo del palpo mandibolare. Un gruppo di animali che si allontana un po' dagli altri Gammaridi è formato dai Phoxocephalus e dalle Harpinia e potrebbe essere detto dei Phoxidi; ma la riunione non l'ho fatta, sempre per la stessa ragione che mi si è opposta a proposito degli Stegocefalidi. — E lo stesso ripeto anche per gli Atilidi e per gli Haustoridi ; il primo dei quali potrebbe comprendere i generi Atylus, Acanthonotosoma ed Amathilla, e l'altro le Urothoe. che hanno una certa rassomiglianza da una parte con gli Haustorins, e dall' altra con le Batltyporeia, i Cardenio e le Priscillina. Infine voglio dire di un ultimo gruppo che potrebbe chiamarsi dei Gammaridi genuini, e che sarebbe formato dai generi Gammarus, Maera, Elasmopus, Ceradocns, Niphargas, Eriopisa. I caratteri di esso si dovrebbero trovare particolarmente nella forma allungata del corpo, nella presenza di un flagello accessorio per lo meno 2-articolato nelle antenne anteriori, nelle appendici boccali bene sviluppate in tutte le loro parti, nella mediocrità di grandezza degli epimeri, nei gnatopodi subchelati. nei piedi codali posteriori forniti di 2 rami, nel telson diviso. Se non che ecco che da questo aggruppamento resterebbero esclusi il genere Cheirocratus, che non ha mai i gnatopodi anteriori subchelati ; e i generi Pallasea e Crangonyx, perchè il loro telson è intero, o appena smarginato; e i generi Goplana e Bornia che hanno un solo ramo nei piedi codali posteriori. E allora siamo di nuovo ad una delle due: o escludere questi generi, e in questo caso l'esclusione sembrerebbe, e sarebbe, artificiale, per- chè, meno che per quel carattere nominato, per tutti gli altri ciascun genere conviene con gli altri che formano il gruppo principale; ovvero allargare i confini del gruppo, omettendo Fam. IX. Gammaridi. 623 quei caratteri non comuni, ed allora necessariamente bisognerebbe introdurre altri generi che differiscono per altri caratteri. Restano quasi isolati i generi Bruzelia, Isaea, Argissa, Pardalisca, Megaluropus e Pon- oporeia, quantunque il Dana abbia costituito le famiglie delle Isaeinae (U. S. Exped.. pp. 913 e 1442) e delle Pontoporeinae (1. e, pp. 912 e 1442); e il Boeck ( Amphip. bor. arct. p. 70) abbia fondato quella delle Pardaliscinae. Così stando le cose, ne viene di conseguenza che la famiglia dei Gammaridi, quale è compresa in questa Monografia, non corrisponde a quella di nessun altro sistema adottato nelle varie classificazioni. E però mi è sembrato inutile il segnare tutta la sinonimia dei varii gruppi che io ho riuniti insieme in questo solo; e di cui, intanto, in generale dirò che essi sono in numero poco meno che altrettanti quanti sono i generi annoverati. Del resto i nomi delle principali divisioni, con le varie desinenze, sono stati riferiti già a pro- posito delle classificazioni dei Gammarini in generale (cf. pp. 301-308). Generi della famiglia dei Gammaridi. i Mandibole senza palpo (Stegocef alidi) 2 ' — con palpo 5 ( Mascelle anteriori col palpo I-articolato 3 I — — 2-articolato 4 l Piedi toracici del 6.° paio col 2.° articolo dilatato titegocepha/u* pag. 626 ( — — — angusto Stetjocephaloides » 629 4.1 5.| Piedi toracici del 6.° paio col 2." articolo dilatato Andania » 632 — — — angusto Aspidopleurus » 632 Piedi codali posteriori con un sol ramo. . . . • 6 — — due rami 8 Segmenti codali fusi insieme 7 — distinti Metopa » 634 Labbro inferiore con lamine interne Goplana » 645 — senza lamine interne Boruta » 647 Epimeri del gruppo medio enormi Pehocoxa » 647 — mediocri 9 8. { "P _ Piedi mascellari con lamine rudimentali o nulle 10 9 — — normali, o almeno non rudimentali . 11 Gnatopodi anteriori con chela composta Leucothoe » 651 senza chela composta Nicippe, » 657 QOA Sistematica. Palpo delle mandibole col 3.° articolo rudimentale 12 ' | non rudimentale . . . .13 j Gnatopodi non subchelati Halice pag. 661 12, i — subchelati Syrrhoe » 662 i Dorso dei segmenti codali senza fascetti di setole spinose . . .14 13- \ — — con — — ... 41 i Gnatopodi posteriori forniti di unghia 15 ' ' — senza unghia 39 Ì Piedi toracici del 7.° paio di lunghezza maggiore dei piedi del 6.° paio, o almeno pari ad essa 16 Piedi toracici del 7.° paio più brevi dei piedi del 6.° paio. . .37 Processo incisivo principale delle mandibole non dentato, o appena 16. \ diviso 17 Processo incisivo delle mandibole dentato 20 » Piedi codali posteriori col ramo esterno 2-articolato Urothoe » 663 — — — I-articolato 18 I Lamine esterne dei piedi mascellari con spine odontoidi Bruzelia » 667 — — — inermi 19 Mano dei gnatopodi molto gonfia, amiddaloide, inserita sul carpo nel mezzo del suo margine anteriore Eusirus » 669 19. { .... Mano dei gnatopodi amiddaloide, articolata col carpo nella ma- niera ordinaria Eusiroides » 671 Telson intero, o appena inciso all' apice . . - 21 — profondamente diviso 24 , Antenne anteriori col flagello accessorio I-articolato, rudimentale . . Acanthonotosoma » 674 21. i — — — per lo meno 2-articolato . 22 Piedi toracici del gruppo posteriore coli' estremo distale del 6.° ar- ticolo molto dilatato Isaea » 679 Piedi toracici del gruppo posteriore col 6.° articolo di larghezza ordinaria 23 i Piedi codali posteriori col ramo interno rudimentale Crangonyx » 681 1-3. i — — pari all' esterno Amathilla » 683 ) Gnatopodi anteriori con la mano angusta, non subchelata . . .25 ( — — rigonfia, subchelata 30 j Epimeri del 2.° e 3.° paio minori degli anteriori Argissa » 686 ' — maggiori — 26 Fam. IX. Gammaridi. — Generi della famiglia dei Gammaridi. 625 Gnatopodi posteriori con la mano rigonfia e subchelata solo nel 26. { maschio - Ckeirocratus pag. i>87 Gnatopodi posteriori con la mano subchelata in entrambi i sessi 27 , Mandibole senza tubercolo molare Pardalisca s> 691 27. i — con — 28 28. Lamina esterna dei piedi mascellari più breve del 2.° articolo del palpo Tiron ■ 693 Lamina esterna dei piedi mascellari più lunga del 2.° articolo del palpo 29 . Piedi codali posteriori co' rami angusti Astyra » 693 — larghissimi, foliacei Megaluropus » 694 Antenne anteriori col flagello accessorio I-articolato rudimentale . . Atylus •> 697 I almeno 2-articolato . . 31 ( Gnatopodi anteriori di grandezza pari ai posteriori Viphargus » 704 ' — — più piccoli de' posteriori 32 ( Piedi codali posteriori col ramo interno rudimentale .... 33 — — co' due rami di grandezza quasi eguali . 34 j Piedi codali posteriori col ramo esterno 2-articolato Eriopisa » 705 ì — — I-articolato Melila » 707 34. j Lamina interna delle mascelle anteriori con molte setole. . . 35 — con 2 setole .... 36 Gnatopodi posteriori gracili, con mano non gonfia, e con piccola chela Pontoporeia » 71 li Gnatopodi posteriori robusti, con mano gonfia, amiddaloide, sub- chelata Ceradocus ■> 718 Mandibole col 3.° articolo del palpo più breve del 2.° Maera ■• 724 più lungo del 2." Elasmopus ■■ l'-'>2 . Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato Phoxocephalus » 738 — — — non dilatato Harpinia •■> 744 Palpo dei piedi mascellari 3-articolato 39 — — 4-articolato 40 Ramo interno dei piedi codali posteriori I-articolato Cardenio ( 2-articolato Haustorius i Piedi codali posteriori col ramo interno rudimentale Batkyporeia ' — co' rami uguali Priscillina | Telson appena incavato all' apice Pallasea ' — profondamente diviso (laminarli* Zool. Station z. Neapel, Fauna unti Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 19. •• 749 » 750 v 751 " 754 •» 755 » 756 626 Sistematica. Gen. 57. Stegocephalus, Kroyer, 1842. 1842. Stegocephalus. 1870. Boece, Amphip. bor. arct., p. 47. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 150. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 420. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 908. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 197. 1859. Bruzelios, Skandin. Gammar., p. 38. 1888. Andania (parte). 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 5. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 730. Corpo tozzo, compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio I-articolato, o anche 2-articolato, ma non mai rudimentale. — Mandibole senza palpo. — Mascelle anteriori con lamina interna for- nita di molte setole, e con palpo I-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine mu- gliali, e molto distanti fra loro ; sulla lamina esterna sono impiantate delle setole uncinate. — Piedi mascellari con lamine normali, senza spine odontoidi. Epimeri del gruppo anteriore e medio talora molto grandi. — Gnatopodi non subche- lati. — Piedi toracici del 5.° paio col 2." articolo non dilatato. — Piedi toracici del 6.° e 7.° paio col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami eguali. (Telson vario). Distribuzione geografica e Dimora. — Non è stata finora accertata la presenza di Ste- gocephalus, uè di altri Stegocefalidi, nel Mediterraneo. Le specie di questi generi, meno qualche eccezione, sono esclusive dei mari freddi. Specie del genere Htegocephalus. , Mandibole col processo incisivo principale bene dentato .... 2 ' I — — — — intero 3 [ Nei piedi toracici del 7.° paio 1' estremo postero-inferiore del 2.° 2. ( articolo forma un angolo infinti/* pag. 627 f L' estremo suddetto è arrotondato similis » 627 i Telson intero Boeckii » 628 3. . . . | — inciso 4 ,' Nei piedi toracici del 7.° paio Y estremità inferiore dell' espansione del 2.° articolo oltrepassa di molto 1' estremità distale del 3.° 4. < articolo giganteus » 628 L' espansione del 2.° articolo dei piedi toracici posteriori giunge appena all' estremità distale del 3.° articolo àbyssorum » 629 Osservazioni. — Lo Stegocephalus latus, Haswell, 1880, è da considerarsi come specie non ancora abbastanza sicura, non sapendosi finora nulla delle parti boccali. D'altra parte le figure date nel 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 252, t. 8, f. 2 ) non so- migliano per nulla a quelle del 1886 (1. e, p. 97, t. 11, f. 7-12). Fam. IX. Gammaridi. — Stegocephalus similis. 627 Sp. 188. Stegocephalus inflatus, Kroyer, 1842. (Tav. 59. Figg. 32-34). 1842. Stegocephalus inflatus:. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 150. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 522, t. 7, f. 3. 1846. Kroyer, Voy. Scandio., t. 20, f. 2. * 1852. White, Appendix to Sutherland 's Journal. 1859. Bruzelics, Skandin. Gammar., p. 38. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 728, t. 137, A. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 198, t. 69. Lunghezza fino a 47 nini. (Hansen). — Colore gialliccio, variegato di bruno e di rossiccio. — Il 3.° segmento dell' addome ha gli angoli postero-inferiori acuti ed alquanto prolungati, col lato inferiore denticulato, e col superiore concavo, intero. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato. L'espansione del 2.° articolo dei piedi toracici del 7." paio ha l'estremo postero-infe- riore conformato ad angolo quasi retto ; il margine posteriore è incurvato e denticulato. Telson inciso. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici (Kroyer, Boeck, G. 0. Sars, ecc.). Coste norvegiche, da Christianiafjord a Vadso, non raro, 100-150 fathoms (G. 0. Sars). — Coste britanniche: Shetland (Norman). — Coste orientali dell'America Settentrionale: Halifax, Nuova Scozia (Stebbing). Sp. 189. Stegocephalus similis, G. O. Sars, 1891. (Tav. 59, Fig. 35). 1891. Stegocephalus similis. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 200, t. 70, f. 1. Lunghezza 12 mm. — Colore giallo-paglierino, con piccole macchie brune e rosse. — Il 3.° segmento dell' addome ha gli angoli postero-inferiori arrotondati, col margine infe- riore intero, e col superiore convesso, denticulato. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato. Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo ha 1' estremo postero-in- feriore arrotondato ; il margine posteriore è minutamente denticulato. Telson inciso per 2/3 della sua lunghezza; apice mediocremente acuto. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Tjoto; Trondhjemsfjord ( G. 0. Sars). Osservazioni. — Secondo il Sars questa specie, sebbene molto somigliante alla prece- dente per la forma generale, pure si distingue subito pel rostro frontale molto breve, per ,-oo Sistematica. hi piccolezza degli epimeri del 4.° paio, per la forma ovale del 2.° articolo dei piedi tora- cici delle ultime due paia, e finalmente per la forma di armatura diversa del 3.° segmento addominale. Sp. 190. Stegoeephalus Boeckii (Stebbing, 1888). (Tav. 59, Pig. 36). 1888. Andania Boeclti. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 735, t. 36. Lunghezza 23 mm. — Margini postero-inferiori del 3." segmento addominale interi. Mandibole col processo incisivo principale non dentato. Piedi toracici del 7.° paio coli' estremità postero-inferiore dell' espansione del 2." ar- ticolo arrotondata ; il margine posteriore è appena crenulato. Telson intero, con apice poco acuto. Distribuzione geografica e Dimora. - Al largo di Pernambuco, lat. 8° 37' S., long. 34° 28' W., prof. 675 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — E molto notevole nelle antenne anteriori la lunghezza del flagello accessorio, che è quasi pari a quella del lunghissimo 1.° articolo del flagello principale. Il Saks trova che le specie di Andania del « Challenger » convengono col suo genere Andaniopsis per la piccolezza del palpo delle mascelle anteriori, ma che del resto esse forse si possono riferire ad uno o più generi distinti. Sp. 191. Stegoeephalus giganteus (Stebbing, 1883). (Tav. 59, Fig. 37). 1883. Andania rjiganUa. 1883. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 11, p. '206. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 730, t. 35. Lunghezza 51 mm. — Altezza nel mezzo del torace 38 mm. — Margini postero-in- feriori del 3." segmento addominale arrotondati, lisci. Mandibole col processo incisivo principale non dentato. Piedi toracici del 7.° paio coli' estremità postero-inferiore dell'espansione del 2.° ar- ticolo arrotondata, crenulata. Telson inciso appena per '/3 della sua lunghezza ; 1' apice è arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Presso l'isola Marion (circa l'at. 46° 30' S., long. 47° E.), prof. 1375-1600 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Anche in questa specie il flagello accessorio è molto lungo. E pure da notare la grande brevità degli epimeri, i quali non raggiungono neppure la terza parte dell' altezza degli archi dorsali corrispondenti. Fara. IX. Gammaridi. — Stegocephaloìdes. 629 Sp. 192. Stegocephalus abyssorum (Stebbing, 1888). (Tav. 59, Pig. 38). 1888. Andatila abyssorum. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 739, t. 37. Lunghezza 5 rum. — Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale arroton- dati, interi. Mandibole col processo incisivo principale non dentato. Epimeri dei piedi toracici del gruppo anteriore e medio mediocri. — Piedi toracici del 7.° paio coli' estremità postero-inferiore del 2.° articolo arrotondata, denticolata. Telson inciso, poco più del 3.° della lunghezza ; 1' apice è piuttosto acuto. Distribuzione geo'jrafica e Dimora. — Al largo della Nuova Zelanda, lat. 40° 28' >S.. long. 177° 43' E., prof. 1100 fathoms (Stebbing). Gen. 58. Stegoceph.aloid.es, G. 0. Sars, 1891. 1891. Stegocephaloìdes . 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 201. 1891. Andaniopsis. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 208. 1891. Andaniella. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 210. Corpo tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio rudimentale. — Mandibole senza palpo. — Mascelle anteriori col palpo I-articolato. — Piedi mascellari normali. Epimeri del gruppo anteriore e medio grandissimi. — Piedi toracici del 5.° e fi.0 paio eoi 2.° articolo non dilatato. ( Telson vario ). Specie del genere Stegocephaloìdes. ( Telson intero 2 ! — diviso 3 Nei piedi toracici del 7." paio il margine postero-inferiore del 2." articolo è denticulato pectinatus pag. 630 Nei piedi toracici del 7." paio il margine postero-inferiore del 2.° articolo è intero nordlandicus » 630 >, INei piedi toracici del 7.° paio 1' angolo inferiore «lei 2." articolo non oltrepassa il 4." articolo cliristianensù » 631 L' angolo suddetto giunge quasi fino al 5." articolo auratus » 631 g30 Sistematica. Sp. 193. Stegoceph.aloid.es pectinatus (G. 0. Sars, 1882). (Tav. 59, Fig. 39). 1882. Andania pedinata. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 86, t. 3, f. 9. * 1885. Aurivillius, Vega-Exped., voi. 4, t. 7, f. 1, 2. * 1886. Aurivillius, Svenska Vet. Akad. Handl., voi. 11, N. 4. 1888. Stegocephalus pectinatus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 557. 1891. Andanieìla pedinata. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 211, t. 72, f. 3. Lunghezza 4 min. — Colore gialliccio, con macchie rosso-brune. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato. Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo ha 1' estremo inferiore ar- rotondato, prolungato fino a 2/3 del 4.° articolo, col margine posteriore intero; il 4.° ar- ticolo è mediocre. Telson intero, molto breve, più largo che lungo. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste occidentali della Norvegia, 20-60 fathoms, in fondo pietroso, e coperto d' Idroidi e Briozoi ; qualche volta anche nella cavità bran- chiale delle Molgula (G. 0. Saes). — Groenlandia (Hansen). — Spitzberg (Aurivillius). Sp. 194. Stegoceph.aloid.es nordlandicus (Boeck, 1870). (Tav. 59, Fig. 40). 1870. Andania nordlandica. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 49. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 428, t. 9, f. 3. 1891. Andaniopsis nordlandica. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 209. t. 72, f. 2. Lunghezza 5 mm. — Colore gialliccio, con macchie rosso-brune che formano delle fasce trasversali più o meno distinte. Mandibole col processo incisivo bene dentato. Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo ha 1' estremo inferiore quasi acuminato, prolungato fino ai 2/3 del 4.° articolo, col margine posteriore denticulato; il 4.° articolo è relativamente grande. Telson intero, di larghezza pari alla lunghezza. Distribuzione geografica e Dimora. — Piuttosto frequente sulle coste di Norvegia, 20- 200 fathoms (G. 0. Sars). Fam. IX. Gammaridi, — Stegocephàloides auratus. g3J Sp. 195. Stegoceph.aloid.es christianensis (Boeck, 1870) G. 0. Sars, 1891. (Tav. 59, Fig. 41). 1870. Stegocephalus christianensis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 48. 1876. Boeck, Skandiu. arkt. Amphip., p. 424, t. 8, f. 4; e t. 9, f. 1. 1891. Stegocephàloides christianensis. 1891. G. 0. Sars, Crust. Nonvay, p. 202, t. 70, f. 2. Lunghezza 7 mm. — Colore bruno-verdiccio. — Gli angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale sono acuminati, con una piccola incisura nella punta. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato. La lamina del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio è relativamente larga, e poco acuminata, coli' angolo inferiore che non raggiunge 1' estremo distale del 4.° articolo, col margine posteriore denticulato ; il 4.° articolo è mediocre. Telson più lungo che largo, inciso per circa la metà della sua lunghezza. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Bohuslan ( Malm, secondo Boeck); Langenses, 70 Favne (Boeck); Skraaven, 100-300 Favne (G. 0. Sars, secondo Boeck ). Sp. 196. Stegocephàloides auratus (G. 0. Sars, 1882) G. 0. Sars, 1891. (Tav. 59, Fig. 42). 1882. Stegocephalus auratus. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 86, t. 3, f. 8. 1891. Stegocephàloides auratus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 203, t. 70,.f. 3. Lunghezza 5 mm. — Corpo semipellucido, con una larga striscia ranciata che oc- cupa il torace, e le parti adiacenti dei piedi. — Gli angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale sono alquanto acuminati, con la punta leggermente seghettata. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato. Lamina del 2.° articolo dei piedi toracici del 7.° paio allungata, e acuminata, coli' an- golo inferiore prolungato fino all' estremo distale del 5.° articolo, e col margine posteriore denticulato ; il 4.° articolo è mediocre. Telson più lungo che largo, inciso per oltre la metà della sua lunghezza. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste della Norvegia occidentale, 80-200 fathoms (G. 0. Saks). cao Sistematica. Gen. 59. Andania, Boeck, 1870. 1870. Andanìa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 49. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 426. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 730. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. -206. Corpo compresso, tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio non rudimentale, I-articolato. Mandibole senza palpo, col processo incisivo principale intero. — Mascelle anteriori con la lamina interna fornita di molte setole, col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con lamine normali. Epimeri dei piedi toracici del gruppo anteriore e medio molto grandi. — Gnatopodi non subclielati. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo non dilatato. — Piedi toracici delle ultime due paia col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami uguali. Telson molto breve, triangolare, intero. Sp. 197. Andania abyssi, Boeck, 1870. (Tav. 59, Figg. 43, 44). 1870. Andania abyssi. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 48. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Ampbip., p. 426, t. 9, f. 2. 1891. G. O. Saks, Crnst. Norway, p. 207, t. 71, f. 2; e t. 72, f. 1. Lunghezza 7 mm. — Colore bruno grigiastro, con leggere fasce trasversali più oscure. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 200-400 fathorns (Gr. O. Sars). Gen. 60. .A.spidopleurus, G. O. Sars, 1891. 1891. Aspidopleurus. 2891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 203. Corpo compresso, tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori col flagello accessorio rudimentale. — Mandibole senza palpo ( col processo incisivo principale ristretto verso 1' estremo distale, e dentato). - - Mascelle ante- riori con la lamina interna fornita di molte setole ; col palpo 2-articolato. — Mascelle po- steriori con la lamina interna più larga dell'esterna; questa (Tav. 59, Fig. 47) rimane molto lontana dall' interna, sebbene sia articolata su d' una speciale apofisi, quasi braccio, della medesima. — Piedi mascellari normali. Fani. IX. Gammaridi. — Aspidopleurus ampulla. 633 Epimeri (lei piedi toracici del gruppo anteriore e medio grandissimi. — Gnatopodi con la mano assottigliata all' apice, non subchelata. - Piedi toracici del 5.° e 6." paio col 2.° articolo non dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami uguali. Telson inciso. Specie del genere Aspidopleurus. Capo fornito di rostro frontale ampulla pag. 633 — senza rostro frontale gibbosus » (i/'>4 Sp. 198. Aspidopleurus ampulla (Phipps, 1774) G. 0. Sars, 1891. (Tav. 59, Fjg. 45). 1774. Cancer Ampulla. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus.. p. 63, t. 10, f. 2. 1774. Phipps, Voy. North Polo. p. 191, t. 12. f. 3. 1865. Goiis, Amphip. Spetsberg., p. 521, t. 38, f. il. 1781. Gammarus Ampulla. 1870. Boeok, Amphip. bor. aret, p. 48. 1781. J. C. Fabrioius, Spec. Insect. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 421. 1793. J. C. Fabrioius, Entom. system., voi 2. 1887. Hansen, Dijmphna, Kara - Krebsd., p. 218, 1821. Sabine, Pabet's Voy., p. 51. t. 21, f. 10. 1835. Owen, Append. Ross's 2nd Voy., p. 88. 1880. Stegocephalus Kessleri. 1796. Cancer gammarellus ampulla. 1880. Stuxberg, Svenska Vet. Akad Mandi., voi. 5, * 1796. Herbst, Xaturg. Krabben u. Krebse, voi. 2, Biliang. N. 61, t. 35, f. 1. 1880. Stuxbero, Voga Exped., p. 713, con fig. 1855. Stegocephalus ampulla. 1891. Aspidopleurus ampulla. * 18ò5. Bell and Westwood, Last arct. Voy., p. 406, 1891. G. O. Sars, Crust. Nonvav. p. 204 t. 35, f. 1. Capo con rostro frontale. — 3.° segmento dell' addome col dorso eguale : margini postero-laterali con un' eminenza nel mezzo. Nei piedi toracici del 4.° paio 1' espansione dell' epimero è relativamente poco larga. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici. Osservazioni. — L' identificazione dello Stegocephalus Kessleri dello Stuxberg col Cancer ampulla del Phipps è dovuta allo Hansen, a cui si è associato anche il Sars. Questi crede pure che la specie del Phipps debba rientrare nel nuovo genere Aspidopleurus, giudicando dalla somiglianza coli' Asp. gibbosus. — Le altre determinazioni segnate nella sinonimia sono molto più dubbie, essendo molto probabile che i singoli Autori abbiano scambiato la specie del Phipps con altre vicine. Merita di essere qui particolarmente ricordato il Goes, il quale parla di due forme, una (Amphip. Spetsberg., t. 38, f. 8) col 2.° articolo dei piedi toracici del 6.° paio dilatato, e che è forse un vero Stegocephalus o un' Andarla, e 1' altra (1. e., f. 9) che ha il 2.° articolo dei piedi toracici del 6.° paio non dilatato, e che è forse un vero Aspidopleurus. Zool. Station z. Neapel. Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 80. a -za Sistematica. Sp. 199. Aspidopleurus gibbosus (G. 0. Sars, 1882) G. 0. Sars, 1891. (Tav. 59, Figg. 46, 47). 1882. Stegocephalus gibbosus. 1882. G. O. Sars, Norges Crnst., p. 85, t. 3, f. 7. 1891. Aspidopleurus gibbosus, 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 204, t. 71, f. 1. Lunghezza 8 nini. — Colore bigiastro, senza macchie. Capo senza rostro frontale. — 3.° segmento dell' addome prolungato nella parte po- steriore dorsale in un' eminenza gibbosa, terminata in punta ; margini postero-laterali con un grosso e largo dente nel mezzo. Nei piedi toracici del 4.° paio l'espansione dell' epimero è molto più larga che alta, ed ha 1' angolo postero-superiore arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Folgerci, Throndhjemsfjord, 120 fathoms ( G. 0. Sars ). Osservazioni. — Il palpo delle mascelle anteriori è relativamente molto piccolo. Note- vole è pure la forma speciale delle setole impiantate sulla lamina esterna delle mascelle posteriori. Gen. HI. Metopa, Boeck, 1870. 1870. Metopa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 60. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 451. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 752. Corpo compresso, piuttosto robusto, segmentato regolarmente. Antenne di varie dimensioni relative; le anteriori con flabello accessorio rudimentale (secondo Stebbing). — Mandibole co' processi incisivi bene sviluppati, con piccolo tuber- colo molare; il palpo è 3-articolato, col 3.° articolo molto piccolo, quasi rudimentale. — Mascelle anteriori con la lamina interna fornita di una sola setola; col palpo 1 -articolato (o anche 2-articolato, secondo Stebbing). — Piedi mascellari con le lamine poco sviluppate. Epimeri piuttosto grandi. — Mano dei gnatopodi posteriori della femmina subchelati (nel maschio spesso allungati, non subchelati). — Piedi toracici del 5." paio col 2.° articolo non dilatato. — Piedi toracici delle due paia posteriori col 2.° articolo vario; il 6.° arti- colo ha larghezza normale. — Piedi codali posteriori con 1 sol ramo; questo 2-articolato. Telson intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari freddi. Osservazioni. — Del genere Metopa sono state descritte un gran numero di specie; di cui in generale si può dire che rimangono tutte poco determinate, a cagione dello scarso Fam. IX. Gammaridi. — - Specie del genere Metopa. 635 numero d' individui che sono stati raccolti per ciascuna delle così dette nuove specie. Fra le specie più comuni nei mari settentrionali, a giudicare dagli elenchi finora pubblicati, pal- elle sia comunissima la Metopa eli/peata, la quale è anche quella conosciuta da più lungo tempo, perchè descritta la prima volta dal Kkoyer col nome di Leiicothoe cly peata, e presa dal Boeck a tipo del suo nuovo genere Metopa. Eppure, anche esaminando le descrizioni e le figure che i vari Carcinologi danno della M. clypeata, si nota un grande disaccordo. A Napoli non esiste alcuna specie di Metopa, uè io ho potuto procurarmi d' altra parte ì\ materiale necessario di confronto. Tuttavia, se debbo esprimere il mio parere schietta- mente, dirò che dal complesso delle descrizioni e delle figure risulta che molte delle così dette nuove specie sono forse semplicemente varie forme di sviluppo di alcune delle specie già conosciute, senza che però sia chiaro il vedere quali siano le forme che vadano riunite insieme. Le specie che qui appresso sono da me enumerate « sono quelle che sembrano un po' meglio caratterizzate, quantunque niente affatto esenti da dubbio. Delle altre do in fine un elenco, aggiungendo per molte di esse anche alcuni dei caratteri che potrebbero farle distinguere. Specie del genere Metopa. 3. ! 4. 5. Nelle due ultime paia dei piedi toracici il 2.° articolo è angusto . 2 — — — — è dilatato . 3 Nelle antenne anteriori il 1.° articolo del peduncolo prolunga la parte superiore del suo margine distale in una lunga e larga squama nasuta Antenne anteriori senza squama cannata Carpo dei gnatopodi anteriori molto più lungo della mano ... 4 — — più breve della mano, o almeno della stessa lunghezza 9 Gnatopodi anteriori non subchelati 5 — — subchelati 6 Mano dei gnatopodi anteriori lunga e sottile clypeata — — relativamente breve e larga .... Alderii Carpo dei gnatopodi anteriori più angusto della mano leptocarpa — — — più largo della mano, o almeno della stessa larghezza 7 La parte distale del margine unguicolare dei gnatopodi posteriori è armata di 2 grossi denti, senza piccoli denti ; la metà pros- simale è quasi una linea retta glacialis La metà distale del margine unguicolare dei gnatopodi posteriori è denticulata, senza grossi denti ; la metà prossimale è forte- mente incavata groenlandica pag. 637 » 637 » 638 » 638 » 639 » 639 » 640 g3g Sistematica. Nei piedi toracici del 7.° paio la dilatazione del 2." articolo è li- mitata alla metà prossimale neghcta pag. 640 Nei piedi toracici del 7.° paio la dilatazione del 2° articolo è estesa a tutto il margine posteriore 9 Nei piedi toracici del 7." paio V angolo distale posteriore del 4.° articolo è prolungato in uno sperone che oltrepassa il livello dell' estremo distale del 5.° articolo Bruzelii » 641 Lo sperone del 4." articolo dei piedi toracici del 7.° paio non ol- trepassa il 5." articolo IO Antenne anteriori molto più brevi del peduncolo delle posteriori . . spectabilis » 641 10. 1 — più lunghe del peduncolo delle posteriori, o almeno di pari lunghezza 11 Nei gnatopodi posteriori il margine unguicolare è breve ed inerme . pavallelocheir » 642 11. ( — — — — è lungo ed armato di denti 12 I denti prossimali del margine unguicolare dei gnatopodi posteriori sono molto grossi megacheir » 642 Tutti i denti del margine unguicolare dei gnatopodi posteriori sono minuti 13 Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori con un' incisura nel mezzo longimana » 643 Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori senza incisura nel mezzo gregaria » 643 12. 13. Fra i caratteri delle Metopa meritano particolare menzione le antenne anteriori, le mascelle anteriori e i piedi toracici delle ultime due paia. Nelle antenne anteriori non era finora conosciuta la presenza di un flagello accessorio; ma lo Stebbing lo ha trovato in varie specie dell' Oceano antartico. Similmente il palpo delle mascelle anteriori che nelle specie europee è segnato come risultante di un solo articolo, invece lo Stebbing lo trova 2-artico- lato. Finalmente i piedi toracici delle ultime due paia talvolta hanno il 2.° articolo dila- tato, ed altre volte 1' hanno angusto ; anzi talora quell' articolo è largo nei piedi toracici del G.° paio, ed angusto nei piedi toracici posteriori. Appunto per la presenza di un flagello accessorio nelle^ antenne anteriori di alcune specie, io, sospettando che forse anche nelle altre specie il flagello esista, mi sono indotto a mettere le Metopa fra i Gammaridi, sepa- randole così dalle Stenothoe con cui hanno stretta affinità. Gli altri caratteri presi dal palpo mascellare, e dal 2." articolo dei piedi toracici del 6.° e 7.° paio, meriterebbero di essere considerati come buoni per la formazione di tanti generi distinti, che intanto non mi sem- brano ancora da potere ammettere, perchè non si conoscono con sicurezza le varie fasi di modificazioni ohe si verificano per lo sviluppo dell'età e dei caratteri sessuali. Al quale proposito voglio pur notare che molti dei cosi detti maschi assai probabilmente non sono Fam. IX. Garamaridi. — Metopa carinola . 637 poi tali, soprattutto quando si consideri che il Saks ha trovato per i maschi di alcune specie una forma allungata della mano dei gnatopodi posteriori che ricorda quella delle Stenothoe. Sp. 200. Metopa nasuta, Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig. 48). 1870. Metopa nasata. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 64. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 465, t. 18, f. 6. 1888. Metopa nasutigenes. 1888. Stebbing, Kep. Challenger, p. 753, t. 40. Lunghezza 5 mm. — Dorso non carenato. Antenne subeguali; le anteriori col 1.° articolo del peduncolo prolungato in una spe- ciale e larga squama, che copre il 2.°. Gnatopodi anteriori col carpo assai più breve della mano; questa allungata, ellissoide, subchelata. — Mano dei gnatopodi posteriori allungata, ellissoide, con breve margine un- guicolare, senza processo prensile. — Piedi toracici del gruppo posteriore tutti col 2.° ai-ti- colo angusto, e senza sperone nel 4." articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Hardangerfjord (G. 0. Saks, secondo Boeck). — Cumberland Bay, Kerguelen, 127 fathoms, suolo vulcanico ( Stebbing ). Sp. 201. Metopa carinata, Hansen, 1887. (Tav. 59, Fig;. 49). 18H7. Metopa carinata. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 99, t. 4, f. 3. Lunghezza 21 mm. — 3.° segmento del torace fortemente carenato. Antenne brevissime, subeguali ; le anteriori col peduncolo senza squama. Gnatopodi anteriori col carpo breve, con la mano angusta, non- subchelata. — Gnato- podi posteriori della femmina con processo prensile lungo ed acuto, col margine ungui- colare breve e ottuso. Nel maschio (?) la mano è molto allungata (la larghezza è circa la metà della lunghezza), col margine unguicolare molto breve, e coli' angolo prensile appena accennato. — Piedi toracici del gruppo posteriore tutti col 2." articolo non dilatato. — Nei piedi toracici del 7.° paio lo sperone del 4." articolo è breve. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia, 2-60 Favne, e fra le alghe (Hansen). (••' S Sistematica. Sp. 202. Metopa Clypeata (Kroyer, 1842) Boeck, 1870. (Tav. 59, Figg. 50, 51). 1842. Leucothoe clypeata. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., voi. 4, p. 157. voi. 2, p. 499. 1845. K^eòyee, Naturhist. Tidsskr., (2j voi. 1, p. 545. 1870. Metopa clypeata. 1846. Kroyer, Voy. Scandii)., t. 22, f. 2. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 60. * 1851. Liljebobg, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stock- 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 451, t. 18, holm. f. 4; e t. 19, f. 3. 1862. Montagna clypeata. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid , p. 90, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 58, t. 9, f. 4. t. 3, f. 3. Lun. 216. Boruta tenebrarum, Wrzesniowski, 1888. 1888. Boruta tenebrarum. 1888. Wrzesniowski, Amphip. aubterr., p. 72 (Traci, in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 50, p. 677, t. 28, f. 16, ecc.). Lunghezza fino a oltre 7 mm. — Quasi incolore, ovvero bianchiccio, o leggermente gialliccio. Distribuzione geografica e Dimora. — « Commoratur in puteis pagi Takopane in sep- tentrionalibus montium Tatry declivibus », insieme al « Niphargns tatrensis » (Wrzesniowski). Gen. 64. Peltocoxa, Catta, 1875. 1875. Peltocoxa. 1885. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 15, p. 59. * 1875. Catta, Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4, p. 2. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 441. 1880. Cyproidia. 1882. Stegoplax. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 88. p. 320. 1892. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 232. Corpo tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori tozze, col flagello appendicolare rudimentale, I-articolato. — Man- dibole col processo incisivo principale ben dentato ; il palpo ha i tre articoli bene sviluppati. — Mascelle anteriori con palpo I-articolato. — Piedi mascellari con lamine normali, senza spine odontoidi. Epimeri del gruppo anteriore minimi ; quelli del gruppo medio enormi. — Gnatopodi con la mano piccola, subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2." articolo angusto ; quelli del 6." e 7.° paio col 2.° articolo dilatato; in tutti i piedi toracici del gruppo poste- riore il 6.° articolo ha la larghezza normale. — Piedi ondali posteriori con 2 rami quasi eguali, non foliacei. Telson intero. I • i o Sistematica. Osservazioni. — La sinonimia che di sopra è riferita è considerata come probabile anche dallo Stebbing (Rep. Challenger, p. 441); ma è fondata in verità più che su altro sali' aspetto esterno, e propriamente sull' enorme sviluppo degli epimeri del gruppo medio. I generi Peltocoxa e Cyproidia furono imperfettamente definiti dai loro Autori. Il gen. Ste- goplax differirebbe dal gen. Cyproidia, come è stato caratterizzato dallo Stebbing, soltanto per la mancanza di flagello accessorio nelle antenne anteriori, se pure al Saks non è sfug- gita (siccome io credo probabile) la presenza di qualche piccolo tubercolo rappresentante di quell'organo. Circa alle altre differenze a cui l'Autore dell' « Account of the Crustacea of Norway » accenna, cioè la diversa forma dei gnatopodi, degli uropodi, e del telson, io non vedo in che veramente queste differenze siano maggiori di quelle che si trovano d' or- dinario fra specie dello stesso genere. A me pare che le specie ben definite di Peltocoxa siano soltanto due, cioè quella de- scritta da Gr. 0. Sars col nome di Stegoplax longirostris , e la Cyproidia damnoniensis, Steb- bing. Invece la Peltocoxa Marionis è troppo imperfettamente conosciuta per poter permettere una sinonimia, quantunque non sia forse improbabile che si tratti sempre della specie dello Stebbing. Meglio caratterizzate sono forse le due specie di Cyproidia descritte dall' Haswell nel 1880, cioè C. ornata (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4; p. 320, t. 18, f. 1) e C. lineata (1. e, p. 321, t. 18, f. 2). Se non che la mancanza di notizie sul palpo delle mascelle anteriori e sul 2.° articolo dei piedi toracici del 5.° paio consigliano a sospendere per ora ogni giudizio a loro riguardo. — La Cyproidia (?) crassa, Chilton, 1883 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 15, p. 80, t. 3. f. 1) sembra piuttosto uno Stegocefalide. Specie del genere Peltocoxa. Rostro frontale appena accennato damnoniensis pag. 648 — molto sviluppato longirostris » 650 (53) Sp. 217. Peltocoxa damnoniensis (Stebbing, 1885). (Tav. 30, Figg. 19-32, 67; e Tav. CO, Figg. 11, 12). 1885. Cyproidia damnoniensis. 1885. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 15, p. 59, t. 2. Lunghezza 2, 5 mm. ; larghezza massima 3, 4 mm., in corrispondenza della parte media del torace ; altezza massima 1 mm. — Capo con rostro frontale appena accennato. Gnatopodi posteriori con la mano subrettangolare, alquanto gonfia. — Margine poste- riore del 2.° articolo dei piedi toracici del 6.° e 7.° paio regolarmente convesso. Descrizione. — Il colorito è grigiastro, screziato di molte macchie rosse. L' aspetto generale è molto tozzo, sicché 1' animale, quando è rannicchiato, sembra un granello di sabbia di forma sferica. Il capo è. mediocre, con piccolo rostro frontale, con lobi mediocri. I primi due segmenti del torace sono angusti; il 3.° e il 4.° sono più larghi dei Fani. IX. Gammaridi. — Peltocoxa damnoniensis. (Ì49 seguenti ed anche degli addominali. Le antenne sono molto brevi. — Gli epimeri dei piedi toracici del gruppo medio sono assai più alti degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne anteriori sono formate quasi interamente dal peduncolo, il quale ha i suoi tre articoli cilindroidi e di lunghezza e grossezza decrescenti. — Il flagello principale consta di 4 articoli, di cui il 1." è relativamente molto grande, con moltissimi e lunghis- simi bastoncelli ialini; il 2.° e il 3.° sono assai brevi e alquanto sottili; e l'ultimo è sottilissimo e relativamente lungo. — Il flagello secondario è un piccolo tubercolo. Le antenne posteriori sono molto minute. I tre ultimi articoli del peduncolo sono di lunghezza quasi eguale fra loro. — Il flagello, composto appena di 4 articoli, è poco più lungo della metà del peduncolo. Il labbro superiore è breve, coli' apice inciso. Le mandibole rassomigliano a quelle delle Gitana (cf. p. 590), cioè sono sottili nella metà distale, e grosse nella prossimale, con un tubercolo molare molto robusto. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna debole, senza setole. La lamina esterna si presenta col margine distale molto obliquo, con piccole spine. Il palpo lungo, debole, formato da un sol pezzo, ha il margine distale seghettato. Le lamine delle mascelle posteriori sono molto sottili e fornite di poche setole. Nei piedi mascellari la lamina interna è lunga e sottile, senza spine odontoidi ; la la- mina esterna è stretta, e breve, sì che giunge alla metà del 2.° articolo del palpo; non ha vere spine odontoidi, né setole, salvo qualche piccola spina, situata specialmente al- l'estremo distale. Il palpo è sottile; il 1.° articolo è più lungo del 2.° e più breve del .''>." Questo è leggermente rigonfio con piccolo prolungamento nell' angolo distale interno. L' unghia è lunga, e abbastanza sottile. Nei gnatopodi anteriori V epimero è molto piccolo, di forma semicircolare ; il 2." articolo è mediocremente dilatato ; il carpo è grosso, ma breve, con un breve e largo sperone ; là mano appena rigonfia, con i due estremi alquanto assottigliati. L'unghia è sottile e delicata. L' epimero dei gnatopoli posteriori somiglia quasi interamente a quello degli anteriori, eccetto che è un poco più allungato; il 2.° articolo è lunghetto; il carpo è poco più breve della mano, con brevissimo sperone ; la mano è subtrapezoidale, col margine unguicolare breve, perpendicolare all' asse dell' organo ; l' unghia è più lunga del margine unguicolare. I piedi toracici del gruppo medio hanno gli epimeri di dimensioni enormi; 1' epimero del 4.° paio è più grande che quello del 3.° Tutti gli altri articoli sono sottili, con unghia mediocre. II 2.° articolo dei piedi toracici del 5." paio non è dilatato, ma stiloide ; il 4.° articolo è leggermente dilatato. Nei piedi toracici del 6." e del 7." paio il 2.° articolo è largo, con notevole prolunga- mento del margine postero-inferiore. Il 4." articolo è molto dilatato, soprattutto nei piedi del 7.° paio. Tutti gli altri articoli somigliano a quelli dei piedi toracici medi. I piedi codali posteriori sono più lunghi di quelli delle due paia anteriori, ed hanno due rami, l'interno pili breve dell'esterno, entrambi stiloidi. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 82. (J50 Sistematica. Il telson è triangolare, coli' apice intero, lungo quasi fino all' estremità dei rami dei piedi eodali posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! fra le alghe delle scogliere di Nisida. Due individui. Mari stranieri. Coste britanniche: Cumbrae (Robertson, secondo Stebbing); Straight Point, Devonshire, a bassa marea (Paekek, secondo Stebbing). Osservazioni. — Nei due individui da me veduti non ho potuto trovare il palpo delle mandibole. Nondimeno il resto dei caratteri corrisponde tanto con quelli descritti dallo Stebbing per la Cyproidia damnoniensis, che io, non potendo accertarmi (per la man- canza di altri individui da esaminare) della condizione vera in cui sono le mandibole della specie napoletana, preferisco d' indicare questa come sinonimo della britannica. — 11 flagello accessorio nelle antenne anteriori degl' individui del Golfo di Napoli è molto minore in proporzione di quello disegnato dallo Stebbing. Anche la mano dei gnatopodi anteriori è più allungata, e lo sperone carpale relativamente più breve. E i margini dei rami dei piedi codali medi e posteriori sono muniti di piccole setole, non già seghettati. Il primo scopritore di questa specie così singolare probabilmente è stato il Robertson, il quale diede 1' animale al Bate. Questi, riconosciutolo come nuova specie, lo avea deno- minato Stegocephalus celticns « in MS., but not described » ( Stebbing, The Naturalist of Cumbrae, p. 382). Del Mediterraneo si conoscono altri individui, forse appartenenti alla stessa specie di sopra descritta, cioè la Peltocoxa Marionis, di cui già si è detto, e 1' individuo citato da G. 0. Sars ( Crust. Norway, p. 232). Aggiungasi pure che il Norman m' informo per lettera, alcuni anni fa, di avere egli raccolto in Napoli un individuo della Cyproidia damnoniensis descritta dallo Stebbing. Sp. 218. Feltocoxa longirostris (G. O. Sars, 1882). (Tav. 51), Fi£g. <>4, 65). 18S2. Sf?t/op1ax longirostris. 18S2. G. O. Sars, Norges Crust., p. 88, t. 3, f. 11. L892. (ì. (.). Sars, Crust Norway, p. 232, t. 79, f. 2. I Lunghezza poco più di 2 mm. — Capo con rostro frontale molto lungo ed acuminato. Gnatopodi posteriori con la mano sottile, appena subchelata. — Nei piedi toracici delle ultime due paia il 2.° articolo ha il margine postero-inferiore irregolare. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Hardangerfjord, Trondjemfjord, ed al largo delle isole Lofoten, sempre a grande profondità, 150-300 fathoms ( G. 0. Sars). Osservazioni. — Sono pure da notare in questa specie i piedi codali del 3." paio più lunghi dei medi ; e il telson relativamente breve, sì che giunge appena alla fine del pe- duncolo dei piedi posteriori. Fara. IX. Gammaridi. — Leucothoe pachycera. g51 Gen. 65. Leucothoe, Leach, 1813-14. 1813-14. Leucothoe. 1862. Batb and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., * 1*13-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, pp. 403,432. voi 1, p. 269. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11. 1870 Boeck, Amphip. bor. arct., p. 77. 1825. Desmabest, Consid. Crust., p. 263. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 506. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 380. 1888. Stebbinq, Rep. Challenger, p. 771. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 56. 181(1. Ly cesta. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 909. 1816. Saviqny, Mém. Anim. sans vertèbres, p. 109. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 156. Corpo compresso, allungato, segmentato regolarmente. Antenne, anteriori più lunghe delle posteriori, e fornite di flagello accessorio rudi- mentale, I-articolato. — Labbro superiore bilobo, con lobi inuguali. — Mandibole piatte, con tubercolo molare e spine incisive poco sviluppato; il processo incisivo principale è ben dentato; i 3 articoli del palpo sono sviluppati regolarmente. — Mascelle anteriori con lamina interna debole ; il palpo è 2-articolato, bene sviluppato. — Piedi mascellari con lamina interna rudimentale ; la lamina esterna è quasi mancante. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi anteriori con chela composta. — Gna- topodi posteriori subchelati, con la mano amiddaloide, rigonfia. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato; e col 6.° di larghezza normale. — Piedi con 2 rami uguali, non foliacei. Telson intero. Specie del genere Leucothoe. I. 2. Peduncolo delle antenne anteriori del maschio molto gontio. . . . pachycera pag. 651 — — — sottile. . . 2 Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale interi . . . spinicarpa » 652 — -r- — — incisi ... 3 Margine chelare del processo carpale dei gnatopodi anteriori 3. ( intero Richiardii » 654 Margine chelare del processo carpale suddetto seghettato serraticarpa » 656 (54) Sp. 21'.». Leucothoe pachycera, n. s. (Tav. 19, Figg. "22, 23 Lp, e 29-34 Lq). Lunghezza 3-4 mm. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale incisi, e terminati in uncino rivolto in su. Antenne anteriori del maschio col 1.° articolo del peduncolo molto gonfio, così da acquistare una forma ellissoide. Nei gnatopodi anteriori il margine chelare del processo carpale è seghettato irrego- larmente ; 1' unghia è molto piccola. 652 Sistematica. Descrizione. — Il colorito fondamentale del corpo è la grigiastra, con leggiera tendenza al verde-gialliccio in corrispondenza del capo e degli archi dorsali del torace. Molte macchie cremisine si trovano siti capo, sul torace e sull' addome, dove occupano gran parte degli archi dorsali, soprattutto nell' addome. Ma le macchie cremisine più larghe e più spiccate corrispondono agli epimeri, e ai lati dell'addome. Tutto il resto dell' animale è grigio-per- laceo, con qualche cromatoforo giallo-citrino qui e là sparso. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori ( Fig. 22, Lp) è rigonfio in forma di botticino; il 2." comincia stretto, indi si va ingrossando fino all'estremo distale, dove finisce tronco ; il 3.° articolo è molto sottile. — Il flagello principale è molto breve, assai meno del 2.° articolo del peduncolo, e conta appena 7 articoli. La chela didattile dei gnatopodi anteriori (Fig. 32, Lq) comincia larga, pel notevole rigonfiamento della parte prossimale del carpo, e poi si va restringendo verso la parte di- stale. Lo sperone carpale è seghettato in una maniera irregolare, e termina ad uncino. I gnatopodi posteriori (Fig. 30, Lq) hanno il 2.° articolo molto angusto nella parte pros- simale. La mano è molto allungata, ma a contorni molto irregolari. L' unghia è grande. II telson ( Fig. 34 ) è molto breve. — Il resto come nella L. spinicarpa. Distribuzione geografica e Dimora. innanzi alla Stazione Zoologica. Napoli! nella sabbia, alla profondità di 10-12 m., (55) Sp. -220. Leucothoe spinicarpa (Abildgaard, 1789) Boeck, 1860. (Tav. 6, Fig. 4; Tav. 19, Figg. 1-20, Ls). 1789. 1804. 1812. 1813 18 ir, 1818, Gammarus spinicarpus. 1789. Abildgaard, in: 0. F. Moller, Zool. Danica, p. 66, t. 119, f. 1-4. 1802. Latreille, Hist. nat., voi. 6, p. 320. ( 'ana r articulosus. 1804. Montami, Trans. Limi. Soc. London, voi. 7, p. 70, t. 6, f. 6. Astacus articulosus. * 1812. Pennant, British Zoology. 14. Leucothoe articulosa. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 403. 1814. Leach, Trans. Limi. Soc. London, voi. II, p. 358. 1S62. Bate, Cat. Brit Mus., p. 156, t. 29, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 271, con figg. hy cesta furina. 1816. Savigny, Meni. Anim. sans vertèbres, p. 109, t. 4, f. 2. Gammarus articulosus. * 1818. Lamarck, Anim. sans vertèbres, voi. 5 (2.a ediz , voi. 2, 1839, p. 371 |. 1825. Leucothoe farina. * 1825. Audouin, Expl. planches Savigny, AtlasEgyptc, t. 11, f. 2. 1830. Edwards, Annales Se. Natur., (1) voi. 20, p. 381. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 57. 1829-44. Glérin-Ménevii.le, Iconograph. Règne Anim. Cuvier, t. 26, f. 6. 1858. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 20, p. 255. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 157, t. 29, f. 3. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 274, con figg. 1851. Leucothoe denticulata. 1851. A. Costa, Fauna Napoli, t. 9. f. 3. 1853. A. Costa, Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p 177. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 226. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 33, t. 3, f. 1-5. 1857. Leucothoe procera. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 146. 1860. Leucothoe Lilljeborgii. * 1860. Boeck. Bemarkn. norske Amphip. 1860. Leucothoe spinicarpa. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip. Fani. IX. Gammaridi. — Leucothoe spinicarpa. 653 1870. Boeck, Amphip. bor. arci., p. 78. 1882. Leucothoe traìllii. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 507, t. 16, 1882. G. M. Thomson, Trans. N. Zealanri Inst., voi 14, f. 5. p. 2U, t. 18, f. 1. 1880. Leucothoe commensalis. 1888. Leucothoe antarctica. 1880. Hashell, Proc. Limi* Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1888. Pfeffer, Krebse Siid-Georgien, p. 128, t. 2, f. 4. p. 261, t. 10, f. 3. 1888. Leucothoe miersi. 1880. Leucothoe diemenensis. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 772, t. 46. 1880. Hasweli,, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1888. Leucotlmr tridens. p. 262, t. 9, f. 5. 1888. Stebbino, Kep. Challenger, p. 777, t. 47. 1880. Leucothoe gracilis. 1888. Leucothoe fiindersi. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 779, t. 48. p. 263, t 10, f. 2. y 1889. Leucothoe imparicornis. 1880. Leucothoe ertissima na. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 114, 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 131, t. 13, t. 10, f. 1-4. f. 9 e 10. Lunghezza 12 mm. — Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale interi. Antenne anteriori del maschio col 1." articolo del peduncolo cilindroide normale. Margine anteriore ( chelare ) dello sperone carpale dei gnatopodi anteriori intero. Descrizione. - - L'animale è di colore bigio, e quasi trasparente ; gli occhi sono appena rossicci. L' aspetto generale è robusto. Il capo è relativamente breve ; i segmenti anteriori del torace differiscono poco dai posteriori e dagli addominali. Il dorso è interamente liscio. Nel 3.° segmento addominale gli angoli postero-inferiori sono acuti, e i margini postero- laterali interi. Le antenne anteriori hanno i primi due articoli del peduncolo pari fra loro per lun- ghezza, ma non per grossezza, perchè il 1.° è più grosso, quantunque di forma cilindrica. Il margine distale del 2." articolo è seghettato. Il 3." articolo è molto breve. — Il flagello principale è lungo un poco più della metà del peduncolo, ed è costituito da una dozzina di articoli che variano diminuendo di grossezza dalla parte prossimale alla distale, fino ad assottigliarsi moltissimo. — Il flagello secondario è rappresentato da un piccolissimo tu- bercoletto. Il 3." articolo delle antenne posteriori è relativamente lungo, e più robusto del .r>.° — Il flagello, molto più bi-eve del 5.° articolo del peduncolo, è costituito da 7-9 articoli, tutti brevi. Il labbro superiore è irregolare, bifido, col ramo destro assai più sviluppato del sinistro. Alla parte anteriore del labbro si connette un epistoma molto sviluppato. Le mandibole hanno i processi incisivi ben dentati, ed un gran numero di spine inci- sive, ma mancano quasi di tubercolo molare. Il palpo è relativamente molto piccolo, col 2.° articolo molto più lungo e più robusto del 3.° Le mascelle anteriori presentano la lamina interna piccola e larga, terminata in punta, dove è impiantata una piccola setola. Il palpo si fa notare per la grandezza straordinaria del 1.° articolo. G54 Sistematica. La lamina interna dei piedi mascellari è piccola, con 4 spine odontoidi. La lamina esterna è rappresentata appena da uno speciale processo uncinato. Nel palpo i primi due articoli sono quasi eguali fra loro; il 3.° è cilindroide con una valida unghia. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero piccolo, e di forma romboidale ; il 2.° articolo alquanto dilatato nel mezzo; il 4.° brevissimo; il carpo assai sviluppato, e provveduto di un grande processo spiniforme, o sperone, che si avanza lungo il margine posteriore della mano, ed ha i margini perfettamente lisci. La mano è un' ellissoide molto allungata ; l' un- ghia è sottile, di lun»-hezza mediocre. L' epimero dei gnatopodi posteriori è trapezoidale, ma più piccolo di quello degli an- teriori ; il 4.° articolo è brevissimo ; il carpo ha la forma di una squama concava, col mar- gine distale insinuato. La mano è amiddaliforme, molto allungata, col margine unguicolare rilevato in molti tubercoli disposti in fila. L' unghia è valida. Nei piedi toracici del gruppo medio Y epimero dei piedi del 3.° paio somiglia a quello dei gnatopodi posteriori ; ma nei piedi toracici del 4.° paio estende in dietro parte del margine, che così viene ad acquistare una forma irregolare. Tutti gli articoli seguenti sono suttili; il 5.° è più breve dei due adiacenti; l'unghia è molto piccola. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno il 2." articolo dilatato in una squama me- diocre, più sviluppata nei piedi del 7.° paio. Il 4.° articolo è alquanto dilatato, coli' angolo posteriore distale prolungato; il 5.° articolo è breve; l'unghia mediocre. I piedi codali anteriori sono più lunghi dei medi, e più brevi dei posteriori. I suoi rami, stiloidi, sono di lunghezza pari al peduncolo. — Nei piedi codali medi i rami sono più brevi del peduncolo. — Nei piedi codali posteriori i rami sono anche più brevi. II telson è squamiforme, allungato, intero, quasi triangolare, lungo circa 2/% del pe- duncolo dei piedi codali posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, meno che nei più freddi. A Napoli questa specie è frequentissima nel sacco branchiale della Phallusia mentula e di altre Ascidie che vengono dalle acque profonde. Più raramente si trova anche nei canali gastro- vascolari di varie specie di Spugne. 56 Sp. 221. Leucothoe Ri.cliiard.ii, Lessona. Tav. 3, Fig. 4; e Tav. 19, Fig. 21, Lr). 1805. Li'urothon Richiardiì. 18C5. Lessona, Atti Soc. Ital. Se. Nat., voi. 8, p. -126. 1885. Carus, PAuna Medit., p. 409. Lunghezza 6-7 mm. — Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale con una piccola incisura. AnTrnne anteriori del maschio col 1.° articolo cilindroide, normale. Fam. IX. Gammaridi. — Leueothoe Richiardii. (555 Margine chelare dello sperone carpale dei gnatopodi anteriori intero. — Mano dei gtiatopodi posteriori amiddaloide, poco allungata, col margine unguicolare intero. Descrizione. — Il colorito è variegato di rosso-ranciato, e di bianco-sudicio-gialliccio, e a dare quest' aspetto contribuiscono così il corpo come le antenne ed i piedi, che nel- V insieme presentano cinque fasce: tre giallicce, e due rossastre, alternate fra loro. Una prima fascia gialliccia occupa il capo e il primo segmento del torace. Gli occhi sono pic- coli, circolai-i, roseo-pallidi. Segue una fascia rosso-aranciata, interrotta da linee giallicce trasversali, che prende tutti i seguenti quattro anelli, cioè dal 2.° al 5.", e la parte anteriore del 6.°, il quale resta gialliccio anche negli estremi che si congiungono agli epimeri. La seconda fascia giallicia prende tutto il 7.° segmento del torace, e porzione dei due adiacenti. La seconda fascia rossa è piuttosto una screziatura di macchie rosse sul fondo bianco-su- dicio, che è simile a quello che è ordinario nei Gammarini semitrasparenti ; essa si estende a tutti i primi tre anelli dell' addome. Le antenne, così le anteriori come le posteriori, sono di color rossiccio, con una macchia bianca costante all' estremità distale del 2." articolo delle antenne anteriori, e del 4." e 5.° delle posteriori. I segmenti della coda propriamente detta sono giallicci. In quanto ai piedi toracici gli epimeri seguono pel colorito quello dei segmenti del corpo a cui sono attaccati. Più di tutti si nota pel suo vivo colorito rosso 1' epimero del 4.° paio di piedi. Gli altri articoli sono per lo più incolori, o leggermente colorati in vari punti, e diversamente secondo che nel loro atteggiamento ordinario questi punti fanno parte di una zona del corpo o dell' altra. Così si vede per esempio che nei gnatopodi del 2.° paio sono di color rossastro parte dell' epimero, e tutto il 2.°, 3.°, 4." e 5.° articolo; ma la grossa mano è nella metà posteriore rossa, e nell'anteriore gialliccia, accordandosi così alle fasce di quelle parti del corpo, a cui nella condizione ordinaria resta avvicinata. Qua e là pel tronco e per gli epimeri si trovano grosse macchie di pigmento bianco di neve. Gli uropodi sono rossastri. — Del resto il colorito rosso-ranciato può essere più o meno vivo, o pallido; e qualche volta misto ad una tinta bruna o verdiccia. Meno che nell' incisura dei margini postero-laterali del 3.° segmento addominale questa specie è per i caratteri morfologici quasi del tutto somigliante alla L. spinicarpa (v. p. 652). Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! in mezzo alla sabbia, fra le radici di Posidonia, qua e là qualche individuo a S. Pietro a Due Frati, e intorno al Castello dell' Ovo, alla profondità di qualche metro; Genova, alla Foce, alla sinistra dello sbocco del Bisagno, in un seno scaglioso, ordinariamente tranquillo ( Clemente Piasi. secondo Lessona). Osservazioni. — Veramente il Lessona non dà dei caratteri morfologici per distinguere la sua Leucothoe dalle altre specie. Nondimeno a me pare che non si possa dubitare che gl'individui genovesi siano della stessa specie che quelli di Napoli, quando si tenga conto della descrizione del colorito che il Lessona dice a fasce e punteggiature rosso -vive sopra un fondo bianchiccio, e che è affatto caratteristico. jj^g Sistematica. (57" i Sp. 222. Leucotlioe serraticarpa, n. s. (Tav. 19, Figg. 24-28, Lp). Lunghezza fino a 8 mm. — Margini postero - inferiori del 3.° segmento addominale incisi, e terminati in uncino rivolto in alto. Antenne anteriori del maschio col 1.° articolo cilindroide, non rigonfio. Margine chelare del processo carpale seghettato regolarmente. Descrizione. — Il colorito è variegato di rosso e giallo, tendente al verdiccio, molto somigliante a quello della L. pachycera (v. p. 651). La chela didattila dei gnatopodi anteriori è mediocremente lunga. Il processo carpale ha l'estremo distale ricurvo ad lincino; e il margine interno seghettato regolarmente. Il 6.° articolo comincia stretto, poi si allarga, e verso l'estremità distale si restringe di nuovo, senza che però prenda la forma ellissoidale. L' unghia è relativamente piccola. La mano dei gnatopodi posteriori ha un contorno ellittico regolare. I rami dei piedi cadali sono sottili, e lunghi. II telson è breve, più della metà del peduncolo dei piedi codali posteriori. Il resto come nella L. spinicarpa. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli, nel fondo sabbioso, innanzi alla Stazione Zoologica, a 10-12 m. Specie incerte di Leucothoe. 1. L. affinis, Stimpson, 1855-56 ( Proc. Acad. Philadelphia). Cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 378. Forse corrisponde alla L. Richiardii. 2. L. brevidigitata, Miers, 1884. (Voy. « Alert », p. 213, 34, f. A). Un individuo preso a « Thursday Island », alla profondità di 4-5 fathoms. Pare la L. serraticarpa. 3. L. grandimanus, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 51, t. 3, f. 7). Il Bate (Cat. Bj-it. Mus., p. 157, t. 29, f. 4) ne dà una copia. 4. L. Novae Hollandiae, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 329, t. 20, f. 2 ). In questo Gammarino, come indica la fig. 2 e, e come del resto è avvertito nel testo anche dallo stesso Autore, i piedi mascellari hanno le lamine bene sviluppate. Sarebbero pure molto notevoli le grandi dimensioni dei gnatopodi anteriori, e 1' ir- regolarità e la seghettatura del margine unguicolare dei posteriori. Non si tratta, quindi, di vera Leucothoe ; tuttavia non giungo ad indovinare qual genere sia. 5. L. parthe nopaea, A. Costa, 1851 (A. Costa, in : Hope, Catal. Crost. ital., p. 24; e A. Costa, Amfip. Napoli, p. 227). 6. L. stylifera, Stimpson, 1855-56 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia). Cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 377. Presa nel Giappone. Fam. IX. Gamrnaridi. — Nicippe. 657 (fon. (ìli. Nicippe, Bruzelius, 185!). 1859. Nicippe. 1862. Liljeborgia (più tardi Lilljéborgia). 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 09. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 118. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 373. 1862. Bate and Westwood, Biit. sess. ey. Cruat . 1865. Lii.ueboro, Lysian. magell., tabella a p. 18. voi. 1, p. 202. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 74. voi. 2, p. 511. 1^76. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 496. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 414. 1885. Carus, Fauna Mediterr., p. 411. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 73. 1886. Gerstaecker, Amphip., p. 501. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 491. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 98U. 1860. Tduna. 1865. Microplax. * 1860. Boeck, Betnarkn. norske Amphip., p. 656. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., p. 18. Antenne anteriori munite
  • — — molto lungo 2 i Telson con gli angoli distali non prolungati pallida » 658 i — — molto prolungati Hasicelli » 661 La Lilljéborgia aeqvicornis, G. O. Sars (Prodromus Crust. exped. Norweg. 1876, p. 355; e Norske Nordhavs-Exped., p. 192, t, 16, f. 2), giudicando dall'insieme, non pare una Liljeborgia ; ed è molto probabile che la figura 2« della tavola 16 rappresenti una specie del tutto diversa da quella della fig. 2. Ad ogni modo se il dimorfismo sessuale nella specie del Sars esiste davvero, e la fig. 2 a rappresenta il maschio e la fig. 2 la femmina di una stessa specie, è certo che la Lilljéborgia aequicomis, Sars non appartiene a quel Zool. Stati. in z. Neapel, Fauna uml Flora, Golf v. Ne i pel. Gunnarini. ^3. 658 Sistematica. cenere. Manca la descrizione e il disegno delle parti boccali. Lo stesso dubbio circa al genere ( e per la stessa ragione, cioè perchè non si conoscono le parti boccali ) ho per la Lilljebor già pietà, Norman, 1889 (Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 116, t. 10, f. 5-9). Ambedue queste specie differiscono dalle vere Liljeborgia per la mancanza di sperone carpale. Sp. 223. Nicippe tumida, Bruzelius, 1859. (Tav. 59, Figg. 66, 67). 1859. Nicippe tumida. 1859. Brozelius, Skandin. Gammar., p. 99, t. 4, f. 19. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 374. 1868. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 414, t. 21, f. 4-6. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. voi. 2, p. 511, con fig. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 73. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 492. Lunghezza circa 12 min. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : « Habitat rara ad Drobak sinus Christianensis » (Bruzelius); Stavanger, Mosterhaven, Christiansund, Holmestrand, ecc. (G. 0. Sars, e Boeck). — Coste britanniche: Shetland (Norman). Osservazioni. — Se la figura dei Brit. sess. ey. Crust., e le altre due del Bruzelius e del Norman rappresentano la stessa specie, è da notare la grande differenza che passa fra i diversi individui circa ai rami dei piedi codali posteriori, che nelle figure di questi ultimi due Autori sono lunghissimi, mentre che sono relativamente brevi in quella di Bate and Westwood. 58) Sp. 224. Nicippe pallida (Bate, 1857). (Tav. 1, Fig. 1; e Tav. 19, Figg. 35-52, Lb). 1857. Gammarus f pallidus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 75. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 145. 1876. Boeck, Skandin. arkt, Amphip., p. 497, t. 18, 1858. Gammarus Jìssicomis. f- 9. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsd., p. 27. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 118, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 380. t. 10, f. 10. 1859. Gammarus brevicornis. 1870. Lilljeborgia Jìssicomis. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 62, t. 3, f. 11. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 75. 1860. Iduna brevicornis. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 499, t. 18, * 1860. Boeck, Bemrakn. noi'&ke Amphip., p. 656. *• ™- 1860. Iduna fissictrrnis. 18S9- Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 118, * 1860. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip., p. 657. '■ 10' f- n- 1862. Liljeborgia pallida. 1888' Liljeborgia consanguinea. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 118, t. 20, f. 5. 1888' Stebbi™, Rep. Challenger, p. 980, t. 91. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1888- Liljeborgia aequabilis. voi. 1, p. 203, con figg. 1888- Stebbikg, Rep. Challenger, p. 988. Lunghezza 5-6 mm. — Antenne anteriori col flagello accessorio molto lungo. Telson co' lobi dell' estremo distale suddivisi dalla spina in due denti brevi ed eguali. Fam. IX. Gammaridi. — Nicippe pallida. 659 Descrizione. — Il colorito è variabile, talvolta grigio uniforme, altre volte (Tav. 1, Fig. 1 ) rosso-vinoso in quasi tutta la parte anteriore del corpo, fino al 6.° segmento tora- cico, e grigio-gialletto nella parte posteriore. Gli occhi sono bianchi. L' aspetto generale è mediocremente robusto. Il capo è piccolo, di larghezza minore dei primi due segmenti toracici presi insieme. Nella parte anteriore si prolunga in un pic- colo rostro frontale, leggermente incurvato in basso, con punta aguzza. Il lobo interanten- nale laterale è piuttosto sviluppato, e termina avanti con margine arrotondato ; non porta occhi. Questi invece stanno in corrispondenza dell' inserzione delle antenne anteriori, ed hanno mediocri dimensioni, e forma circolare, o leggermente allungata nel senso verticale. Nel maschio nondimeno sono molto più sviluppati, e di forma irregolare, e più ravvici- nati sulla linea mediana. I segmenti toracici vanno aumentando di dimensioni dal 1." al 7.° Gli addominali sono abbastanza larghi, col margine inferiore glabro, e col poste- riore liscio; invece gli angoli postero-inferiori del 2." e 3.° segmento sono prolungati in una piccola apofisi uncinata, rivolta indietro. Il dorso dell' animale è glabro in quasi tutta la sua estensione, ed è liscio nella porzione toracica ; mentre nell' addominale e nei primi due segmenti codali si prolunga in apofisi spiniformi dirette indietro. Nel 1.° e 2.° segmento addominale vi sono tre processi spinosi, uno mediano più lungo, e due laterali più brevi; nel 1." segmento fra i processi corti ed i lunghi è inserita anche una piccola setola per ciascun lato ; nel 3.° segmento addominale esiste il solo processo mediano. Nel 1.° segmento codale si vedono soli due piccoli processi; e finalmente nel 2.° codale il pro- cesso spinoso è unico, e piccolo. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo molto gonfio, e più lungo dei due seguenti presi insieme ; il 2.° è più largo del 3.°, e due volte lungo. — Il flagello principale è lungo due volte il peduncolo, e conta circa 20 articoli, piuttosto brevi. — Il flagello accessorio è molto lungo, circa la metà del principale, e composto di più di una dozzina di articoli. Il 4.° ai'ticolo del peduncolo delle antenne posteriori è più grosso, ma più breve del 5.° — Il flagello è poco più lungo del 5.° articolo del peduncolo, conta circa 15 articoli, di cui il 1.° è due volte più lungo che largo, e i seguenti sono molto brevi. Il labbro superiore è molto largo, coli' apice leggermente insinuato. Le mandibole sono larghe, ma poco grosse. I processi incisivi sono bene sviluppati ; le spine sono deboli; e il tubercolo molare è piccolo, e in forma di eminenza conica, la cui som- mità è armata di spine. Il palpo è di mediocre grandezza, col 3.° articolo lungo la metà del 2." Le mascelle anteriori hanno la lamina interna sottile e munita di una piccola setola all' apice ; la lamina esterna è larga e breve, con spine poco robuste ; il palpo è molto largo, col 2.° articolo più lungo dell' ordinario, munito di varie piccole spine. Le mascelle posteriori hanno la lamina interna più larga dell' esterna. Le lamine dei piedi mascellari sono molto piccole, sottili e senza spine odontoidi; le esterne passano di poco 1' estremo distale del 3.° articolo. Il palpo è enorme, sopratutto a cagione del 2.° e 3.° articolo. Anche 1' unghia è molto lung-a. ,.,.,-v Sistematica. Gli ultimi sci articoli dei gnatopodi anteriori somigliano quasi interamente ai posteriori meno che nelle dimensioni, le quali sono minori nei piedi toracici del 1.° paio. L' epimero dei gnatopodi anteriori è trapezoidale, con gli angoli arrotondati ; il 2.° articolo è dilatato, co' margini ornati di setole; il carpo brevissimo, ma prolungato in uno sperone, che si arresta poco prima dell'angolo prensile; la mano amiddaliforme ; l'unghia grossa e forte- mente seghettata. Nei gnatopodi posteriori V epimero è più piccolo, subtriangolare ; le setole del 2.° arti- colo sono meno numerose, e si limitano al margine posteriore ; il processo carpale è un po' più sviluppato che nei gnatopodi anteriori; la mano è grande, ed allungata. L' epimero dei piedi toracici del 3." paio è piccolo, alquanto più stretto verso 1' estremo (listale; quello dei piedi del 4.n paio è assai più grande, per lo sviluppo straordinario della metà interiore del margine posteriore. In tutto il resto i piedi di entrambe le paia si ras- somigliano, essendo formati da articoli sottili, e della forma ordinaria. L'unghia è piuttosto grande. I piedi toracici ilei gruppo posteriore vanno aumentando di grandezza, ma poco. Tutti hanno il 2.° articolo dilatato in forma di squama, il cui margine posteriore è fortemente seghettato. Gli articoli seguenti sono della forma ordinaria, ma muniti di spine, specialmente nei piedi delle ultime due paia. L' unghiate piccola e delicata. I piedi codali posteriori hanno il peduncolo breve e grosso; i rami sono lanceolati, larghi, poco più lunghi del peduncolo. II telson è più lungo del peduncolo dei piedi codali posteriori, ed è diviso per circa 2/3 della sua lunghezza. Ogni lacinia è a sua volta leggermente incisa. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! La varietà grigia a 10 m. di profondità, nel fondo sabbioso avanti alla Stazione Zoologica; la colorata nel Porto militare. Mari stranieri: Coste britanniche: Plymouth, Isola del Drago (Bate); Oban, Cumbrae, 20-25 fathoms (Norman). — Coste norvegiche, a diversa profondità (M. Saks, Bruzelius, G-. 0. Sars, ecc.). — Isole Kerguelen, Heard, Moncceur (Stebbing). Osservazioni. — Il Bate, nel Catalogne e nei Brit. sess. ey. Crust., cita pel suo Gam- marus? pallidus la data del 1855, ma .è un errore. — Una certa somiglianza con la L. pallida ha la Phaedra Kinahani, Bate. 1862 (Cai Brit. Mus., p. 110, t, 21, f. 1; e Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 211. con figg. ) ; perciò il Boeck (Skandin. arkt. Amphip., p. 497; cf. anche Norman, Ann. Mag. N. Hist., 1889, [(5] voi. 4, p. 118), tenderebbe ad inscriverla nel gen. Liljeborgia, insieme al Gammarus hispinosus, A. Costa, 1853 (Rend. Acc. hs. mat. Napoli, p. 177: e Amphip. Napoli, p. 223, t. 3, f. 9). A me invece pare che la descrizione del Costa e le figure facciano piuttosto conchiudere che si tratti del G. locusta. La varietà grigia che si trova nel fondo sabbioso del nostro Golfo differisce della colorata del Porto anche per la maggiore gracilità. Tuttavia non mi è riuscito di trovare dui caratteri morfologici che valgano a farle considerare come due specie distinte. Fani. IX. tìammaridi. — Halice abyssi. (Jfjl Sp. 225. Nicippe Haswelli ( Haswell, 1880). (Tav. 59, Fig. 68). 1880. Eusirus dubius. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 331, t. 20, f. o. 1882. Haswell, Cat. Austral. Crust., p, 247. 1886. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 1U0, t. 14, f. 1. 188(>. Eusirus affinis. 1886. Haswell, Proc. Lina. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 101, t. 14, f. 2-4. 1888. Liljeborgia Haswelli. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 085, t. 92. Lunghezza circa 12 inni. (Haswell). — Antenne anteriori col flagello accessorio lungo. Telson con gli angoli (listali sviluppati in due lunghi processi spiniformi. Distribuzione geografica e Dimora. — Porto Jackson (Haswell). — « Off East Mon- coeur Island, lat. 39° 10' 30" S., 146° 37' 0" E., 30 fathoms » (Stebbing). Gen. 67. Halice, Boeck, 1870. 1870. Halice. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 72. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 487. Antenne anteriori con flagello accessorio composto di pochi articoli. — Mandibole la- minari, co' processi incisivi ben dentati, senza processo molare, col 3.° articolo del palpo rudimentale, in forma di nodulo. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate. Epimeri piccoli. — Unghie normali. — Gnatopodi terminati da mano angusta, assot- tigliata all' apice, non subehelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2." articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con due rami di pari lunghezza, non dilatati. Telson diviso fino alla base. Sp. 226. Halice abyssi, Boeck. 1870. (Tav. 59, Figg. 69-71). 1870. Halice abyssi. 1870. Halice grandicomis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 72. 1870. Boeck, Amphip. bor arct.. p. T.i 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 488, t. 10, f. 2. 1876. Boeik, Skandin. arkt. Amphip.. p. 490. 1882. G. 0. Sahs, Norges Crust., p. 106. Lunghezza 10 rum. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Christianiafjord, Hardangerfjord, Risvaer, Skraaven, 150-400 Fv. (Boeck, G. O. Saks). gg2 Sistematica. Osservazioni. — La lamina esterna delle mascelle posteriori porta una sola setola. — L' H. grandicornis è il maschio dell'i/, abyssi secondo G. 0. Saks, 1882, Norges Crust., p. ÌOR. Gen. 68. Syrrhoe, Goes, 1865. 1865. Syrrhoe. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 471. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 527. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 788. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 67. Corpo poco robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello accessorio composto di più articoli. — Mandibole con i processi incisivi ben dentati, col tubercolo molare mediocre- mente sviluppato ; il palpo ha il 3.° articolo affatto rudimentale. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine mediocri, armate di spine odontoidi. Piedi toracici in generale gracili, con epimeri di mediocre grandezza, unghie presenti in tutti i piedi toracici. — Gnatopodi col carpo più lungo della mano ; questa non rigonfia, ma nondimeno subchelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore di lunghezza poco cre- scente dal 5.° al 7.° paio, col 2.° articolo dilatato normalmente. — Piedi codali posteriori co' due rami eguali, poco dilatati. Telson grande, profondamente diviso. Osservazioni. — Alle tre specie segnate nel seguente quadro, forse, si potrebbe aggiun- gere anche una quarta, cioè il S. fimbrìatus, Stebbing and Robertson, 1891 (Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 34, t. 5, B), presa sulle coste britanniche a Clyde, e distinta particolarmente dagli angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale pro- lungati in uncino. « The dorsal denticles apparenti^ present on some or ali of these segments [dell' addome] were not clearly made out. » Specie del genere Syrrhoe. i Margini posteriori dei segmenti addominali interi levis pag. 662 ' — — — seghettati 2 j Parte dorsale del margine suddetto non seghettato semiserrata » 663 — — seghettato crenulata » 663 "&1 SP. 227. Syrrhoe levis, Boeck, 1870. 1870. Syrrhoe levis. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 473. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 68. Lunghezza 5 mm. — Corpo liscio. — Segmenti addominali non seghettati. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Mosterhavn, 150 Favne (Boeck). Fani. IX. Gammaridi. — Syrrhoc. - Urothoe. gg3 Sp. 228. Syrrhoe semiserrata, Stebbing, 1888. (Tav. 59, Figg. 72, 73). 1888. Syrrhoc semiserrata. 1888. Stebbing. Rep. Challenger, p. 793, t. 51. Lunghezza 7 '-/ mm. — Nel margine posteriore dei segmenti addominali la parte dor- sale è integra, le laterali inferiori sono seghettate. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo di Melbourne, 33 fathoms (Stebbing). Sp. 229. Syrrhoe crenulata, Goes 1865. (Tav. 59, Fig. 74). 1865. Syrrhoe crenulata. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg , p. 527, t. 40, f. 25. 1870. Boéck, Amphip. bor. arct., p. 67. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 304. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 471, t. 9, f. 5; e t. 12, f. 4. 1888. Syrrhoe papyracea. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 789, t. 50. Lunghezza 7 mm. — Margine posteriore dorsale dei segmenti addominali seghettato. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, fondo argilloso ed algoso, 20-80 org. (Malmgeen, secondo Goes). — Coste norvegiche: Christianiafjord, Christiansund, 100 Favne (G. 0. Saks, secondo Boeck); Skraaven, 5-20 Favne (Boeck). — Lat. 18° 38' 30" N., long. G5° 5' 30" W., prof. 390 fathoms (Stebbing). Gen. 69. Urothoe, r>ana, 1852. 1852. Urothoe. 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, 1852. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14, p. 311. part 1, p. 1. 1852. Dana, U. S. Exped., pp. 908, 920. 1891. Ci. O. Sabs, Crust. Norway, p. 137. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 145. 1853. Egidia. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 114. 1853. A. Costa, Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 170. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, pp. 174, 190. voi. 1, p 192. 1885. Carus, Fauna Meditar., p. 419. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 57. 1891. Urothoides. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 224 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 824. part. 1, p. 26. Corpo piuttosto largo, robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori fornite di flagello secondario. — Mandibole col processo incisivo appena diviso; tutte le altre parti ben sviluppate. — Mascelle anteriori col palpo 2-arti- colato. — Piedi mascellari con le lamine piuttosto piccole; col palpo 4-articolato. 664 Sistematica. Epimeri mediocri. — Tutti i piedi toracici forniti di unghie. — Grnatopodi subeguali, subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami, di cui l'esterno è 2-articolato. Telson profondamente diviso. Osservazioni . — Lo Stebbing nel suo lavoro del 1891 considera come tutte buone tante specie che a me continuano sempre a parere semplicemente come varietà dovute allo svi- luppo sessuale, ovvero all' età. Una specie del tutto distinta parrebbe che dovesse essere 1' U. elegans, come quella che differirebbe dalle altre non solo per le antenne posteriori, ma an- cora per la forma più allungata del corpo, pel colore roseo e per la forma dei piedi tora- cici del 5.° paio. Tuttavia debbo notare che a Napoli, dove 1' TI. irrostrata è abbondantis- sima, io non ho mai veduto che la forma grigia e tozza avesse le antenne posteriori lunghe, uè che la forma rosea e allungata fosse con le antenne posteriori brevi. Le due forme, cioè la grigia e la rosea, vengono sempre insieme, quantunque quest' ultima sia assai più rara delle altre. Similmente non ho saputo risolvermi ad accettare l'istituzione del nuovo genere Urothoides, i cui caratteri sono presi da piccole modificazioni dei piedi toracici del gruppo posteriore. .Specie del genere Urothoe. arrotondato, ma non pro- tei piedi toracici del 7.° paio il 2 ° articolo ha il \ lungato irrostrata pag. 664 margine posteriore j prolungato oltre il 4.° ar- ticolo hirhneessa » 667 59 ) Sp. 230. "Urothoe irrostrata ( Dana, 185-2 ). ( Tav. 5, Figg. 3 e 8; Tav. 36, Fìgg. 1-18 U-: e Tav. G0, Figg. 11, 12). 1852. Urothoe irrostratus. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 922, t. 62, f. 6. 1862. Hate, Cat. Brit. Mus., p. 117, t. 20, f. 3. 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 10. 1853. Ef/idiu pulchella. 1853. A. Costa, Rend. Aee. fis. mat. Napoli, p. 172. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 190, t. 4, f. 3. 1885. Carus, Fauna Mediten., p. 419. 1856. Gammarus elegans. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58, t. 14, f. 5. L857. Sulcator marinus. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Ilist., (2) voi. 19, p. 140. 1857. Urothoe elegans. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 140. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 117, t. 20, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 200, con figg. 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part. 1, p. 13. t. 1. 1860. Urothoe norvegic i. * 1860. Boeck, Bernarkn. norske Amphip., p. 647. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 58. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 226, t 6, f. 9; e t. 7, f. 4. 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 21, t. 4, B. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 138, t. 47. 1862. Urothoe brevieornis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 116, t. 20, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 19S, con figg. 1891. Stebbing, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 23, t. 4, C. 1862. Urothoe marinus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 115, t. 19, f. 2. 1S62. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 195, con figg. Fam. IX. Gammaridi. — Urothoe irrostrata. 66Ò 1876. Giakd, Comptes rendita, voi. 82, p. 76. 1891. Stf.uiiino, Trans. Zool. Soc. London, voi 13, 1891. Stebbino. Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 11, t. 4, A. part 1, p. 16, t. 2. , 1880. Urothoe abbreviata. 1802. Urothoe lìairdii. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust exped. Norveg. 1862. Hate. Cat. Brit. Mus., p. 114, t. 19, f. 1. 1877 et 78, p. 446. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crnst. 1885. G. O. Sars, Norske NordhavsExped., p. 164, voi. 1, p. 193, con figg. t. 14, f. 1. 187(j. Urothoe pulchella. 1888. Urothoe Poucheti. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 225. 1888. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 13. p. 3 1. Lunghezza 5 min.; larghezza 2 nini.; altezza 2 mm. Il 2.° articolo dei gnatopodi posteriori non prolunga il suo margine inferiore. Descrizione della femmina. — Il colorito (Tav. 5, Fig. 3) è quasi uniformemente grigio, con leggiera tinta violacea sul dorso. Gli occhi sono piccoli, circolari, giallo-brunicci. L' aspetto generale è tozzo, somigliante quasi a quello d' un Isopodo. Il capo presenta un piccolo rostro frontale, appena accennato; i lobi interantennali sono piccoli. Il 1.° segmento toracico è molto angusto in confronto dei seguenti. Le antenne anteriori hanno gli articoli del peduncolo cilindroidi; il 1.° è mediocre- mente grosso; il 2.° alquanto più sottile e più lungo; il 3.° è lungo 2/3 del 2.° — Il flagello principale è lungo appena quanto il 1.° articolo del peduncolo, e consta di 5 articoli brevi. Il flagello accessorio, poco più breve del principale, consta di 4 articoli. Le antenne posteriori son formate quasi interamente dal peduncolo, in cui il 4.° articolo è molto grande, ed armato di molte spine ; il 5.° articolo è più breve del 4." e più sottile. — Il flagello è composto di 2 soli articoli, di cui il 1.° è molto più grande del 2." Nelle mandibole il processo incisivo principale è grande, ma non dentato ; l' accessorio è ridotto ad una piccola spina. Mancano le spine incisive. Il tubercolo molare è grande. Il palpo è molto sviluppato, co' primi due articoli di lunghezza quasi eguale. Il 3.° articolo, più breve dei precedenti, è spatoliforme, con molte setole nell' estremo distale. La lamina interna delle mascelle anteriori è piccola e sottile, con varie piccole setole sul margine estremo. Il palpo ha il 1." articolo più grande del 2.°, con lunghe setole nel- 1' estremo libero. Le lamine delle mascelle posteriori sono di eguali dimensioni. Nei piedi mascellari la lamina interna è mediocre, con qualche spina odontoide nel- 1' estremo libero. La lamina esterna è angusta, più breve del 2.° articolo del palpo, armata di spine odontoidi nel margine interno. Il palpo è enorme per lo sviluppo grandissimo del 2.° articolo, che è anche molto largo, col margine interno munito di molte setole; il 3°. articolo comincia molto stretto, poi si allarga ; il 4.° non è linguiforme, ma cilindroide, coli' estremo libero tagliato a sbieco. I gnatopodi sono subeguali, con gli epimeri quasi rettangolari; il 2.° articolo sottile; il 4.° articolo è grande e dilatato ; la mano è più piccola del carpo, quasi amiddaloide. Nei Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. tfi. «66 Sistematica. gnatopodi anteriori il margine unguicolare è obbliquo ; nei posteriori è concavo, e perpendi- colare all' asse dell' articolo. L' unghia è mediocre. I piedi toracici del gruppo medio hanno 1' epimero col margine posteriore concavo ; il 2.° articolo è robusto ; il 4.° articolo è più lungo dei due seguenti presi insieme ; il 5.° è grosso quanto il 4.°; il 6.° è il più breve, molto sottile, appena più rigonfio verso l'estre- mità distale. L' unghia è sottile, stiloide, con varii dentini sul margine posteriore (Tav. 60, Fig. 11). Il 2.° articolo dei piedi toracici del 5." paio è triangolare, sottile nella parte prossi- male ; il 4.° articolo è brevissimo, quasi quanto il 3.°; il 5.° è molto largo verso l'estremo distale, armato di molte spine, disposte in varie serie; il 6.° è più lungo del 5.°, ma più sottile, anch' esso armato di molte spine. L' ultimo articolo è laminare e largo, quantunque terminato in punta; anch'esso ha il margine posteriore in parte armato di denti. I piedi toracici del 6." paio presentano il 2.° articolo angusto nella parte prossimale, e largo verso 1' estremità distale, per dilatazione di ambedue i margini laterali, che hanno contorno convesso. Gli articoli 4.°, 5.° e 6." vanno aumentando di lunghezza, ma diminuendo di grossezza. L' unghia è piccolissima e denticolata. Nei piedi toracici del 7° paio la dilatazione del 2.° articolo è fatta sul tipo normale, cioè che dipende da espansione della metà posteriore. Il 4.° articolo è molto breve ; il 5.° e il 6.° vanno alimentando di lunghezza, ma il 6.° è più sottile del 5.°. L'unghia è sottile, debolissima, ma pure munita di denti. I piedi codali anteriori e medi sono costruiti sul medesimo tipo, ma i medi sono più piccoli degli anteriori. I rami sono stiloidi. — I piedi codali posteriori hanno il peduncolo breve, e i rami lunghi, lanceolati, coi margini ornati di molte setole ciliate. Il ramo esterno è 2-articolato ; ma il 2.° è affatto rudimentale (Tav. 60, Fig. 12). II telson è subquadrato, diviso interamente in due metà ; 1' estremo libero posteriore di ciascuna metà è armato di una breve spina. Descrizione del maschio. — Il colorito (Tav. 5, Fig. 8) è cremisino più o meno carico, ed uniformemente diffuso per tutto il corpo. Gli occhi sono molto grandi, circolari, bruni, sparsi di molto pigmento bianco. L' aspetto generale è molto meno tozzo di quello della femmina. Le antenne posteriori (Tav. 36, Fig. 3) hanno il 4.° articolo armato di parecchie spine impiantate sulla superficie inferiore, il quale inoltre porta varii fascettini di piccole setole sul margine anteriore. Il 5.° articolo ha sul margine anteriore molte cupole membranose, e nel posteriore varie setole ciliate. — Il flagello è lunghissimo e composto di un gran numero di articoli, molti dei quali sono ornati di cupole membranose. I piedi toracici del 5." paio (Tav. 36, Fig. 14) differiscono alquanto nella forma dei varii articoli da quelli corrispondenti della femmina. In generale tutti gli articoli dal 2." al 7." son più o meno dilatati; inoltre il 2." articolo ha il margine anteriore concavo; il 5.° ed il 6.° armati di poche e deboli spine. Invece le setole ciliate sono più lunghe e più numerose. Fam. IX. Garamaridi. — Bruzelia. G(i7 Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! abbondantissimo nella sabbia fina, a 10-12 ni. di profondità, ad alcune centinaia di metri dalla via Caracciolo. Mari stranieri. « Sooloo Sea » (Dana). — Coste britanniche (Bate, Stebbing, ecc.). — Coste scandinave (Boeck, G. 0. Sars, ecc.). — Coste francesi sull'Atlantico (Chevreux). — Atlantico, presso le Azzorre (Chevreux). Osservazioni. — Dell' U. abbreviata il Sars dice che si riconosce facilmente per la sua forma abbreviata, per la mancanza di occhi, e pel flagello accessorio rudimentale delle antenne anteriori. — Probabilmente ai sinonimi dovrebbe aggiungersi anche 1' U. pinguis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. 8. Wales, voi. 4, p. 325, t. 19, f. 2) di Bondi, nella Nuova Galles del Sud; ma la specie è ancora poco ben nota. Sp. 231. Urothoe laclineessa, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Fig. 13). 1888. Urotkoe lachneessa. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 825, t. 57. 1891. Urothoides lachneessa. 1891. Stebbing, Trans. Soc. Zool. London, voi. 13, part 1, p. 26. Lunghezza circa 4 mm. — Nei piedi toracici del 7.° paio il 2.° articolo ha il margine postero-inferiore molto prolungato in basso, fin oltre il 4.° articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen, 120 fathoms (Stebbing). Gen. 70- Bruzelia, Boeck, 1870. 1870. Bruzelia. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 69. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 477. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, con flagello accessorio breve, ma pluri- articolato. — Mandibole tozze, con processo incisivo principale del tutto senza denti ; palpo relativamente piccolo, col 3.° articolo poco sviluppato, ma non rudimentale. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna ; col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con lamine e palpo bene sviluppati ; le lamine esterne armate di spine odontoidi. Epimeri mediocri. — Unghie normali. — Gnatopodi gracili subchelati. — Piedi tora- cici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato regolarmente. ( Telson intero o diviso ). Specie del genere Bruzelia. intero tuberculata pag. 068 Telson / leggermente diviso all' apice typica » 668 profondamente diviso serrata » 668 />£o Sistematica. Sp. 232. Bruzelia tuberculata, G. 0. Sars, 1882. (Tav. 59, Fig. 75). 1882. Bruzelia tuberculata. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 95, t. 4, f. 7. Lunghezza 5 mm. — Dorso non spinoso, ma tubercolato per la sporgenza speciale no- dulosa dei vari segmenti del torace e dell' addome, e segnatamente del 7.° toracico, e dei tre addominali. — Parte inferiore dei margini laterali posteriori del 2.° e 3." segmento addominale seghettati ; parte superiore intera. — Telson intero. Distrilmzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Isole Lofoten, 200-300 Fv., Bejan, 100 Fv. ( G. 0. Sars). S|>. 283. Bruzelia typica, Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig. 76). 1870. Bruzelia typica. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 70. 1876. Boeck, Skandin arkt. Amphip., p. 478, t. 10, f. 3. Lunghezza 8-10 mm. — Margini laterali posteriori del 2.° e 3." segmento addominale interi. — Telson leggermente inciso all' apice. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Christianiafjord, Hardangerfjord. Christiansund, 50-100 Favne (G. O. Saks, secondo Boeck); Skraaven, 200 Favne (Boeck ). Sp. 234. Bruzelia serrata, G. O. Sars, 1880. Tav. 59, Figg. 77, 78). 1880. Bruzelia serrata. , 18S0. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 447. 18S5. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 182, t. 15, f. 3. Lunghezza 8 ' ., mm. — Margini postero-laterali del 2.° segmento addominale interi; del 3.° segmento fortemente seghettati nella parte superiore, neH' inferiore interi. — Telson ili viso oltre la metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Helgeland, 340 fathoms, Lo- foten, Korsfjord (G. O. Saks). Osservazioni. — E molto notevole in questa specie anche la grossa cresta seghettata del dorso, la quale comprende segnatamente gli ultimi quattro segmenti del torace, e i tre addominali. Fani. IX. Gammaridi. — Eusirus cuspidatus. 669 Gren. 71. Eusirus, Krover, 1845. 1845. Eusirus. 1845. Kroyek, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 511. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 63. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 154. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. voi. 1, p. 266. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 76. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 500. 1S88. Stebbing, Rep. Challenger, p. 964. Corpo compresso, gracile, segmentato regolarmente. Antenne di lunghezza quasi eguale. — Le anteriori con flagello accessorio rudimentale. 1-ai-ticolato. — Mandibole bene sviluppate, col processo incisivo principale non dentato ; il palpo 3-articolato, grande. — Mascelle anteriori con la lamina interna mediocre, fornita di 1 setola ; il palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con la lamina interna normale ; col- l' esterna molto breve, senza spine odontoidi ; col palpo 4-articolato. Epimeri piuttosto piccoli. — Gnatopodi anteriori eguali ai posteriori, subchelati, con la mano molto gonfia. L'articolazione col carpo si fa nel mezzo del margine anteriore. — Piedi codali posteriori con 2 rami uguali, angusti. Telson diviso, ma poco profondamente. (60 Sp. 235. Eusirus cuspidatus, Kroyer, 1845. (Tav. 18, Figg. 41-50, E; e Tav. 59, Figg. 79-82, E). 1845. Eusirus cuspidatus. 1845. Kròyer, Naturhist. Tidsskr; (2) voi. 1, p. 501. 1846. Kròter, Voy. Skandin., t. 19, f. 2. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 63. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 154, t. 28, f. 6 e 7. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 76. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 313, t. 3, f. 2. , 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 502. 1877. Miers, Ann. Mag. N. Hist , (4) voi. 20, p. 103. Lunghezza fino a 24 mm. (Boeck). da me veduti 10 mm. ). 1860. Eusirus longipes. * 1860. Boeck, Bemàrkn. norske Amphip., p. 656. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 77. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 504, t. 19, f. 4. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 965, t. 87. 1866. Eusirus bidens. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 32, t. 3, f. 19. 1887. Eusirus Holmii. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsd. Kara, p. 224, t. 22. f. 1. Lunghezza massima degT individui di Napoli Descrizione. — Il colorito è pallido. L' aspetto generale del corpo è gracile. Il capo si prolunga in un rostro frontale. I segmenti del torace vanno aumentando di larghezza dalla parte anteriore alla posteriore. Il dorso è liscio; ma la parte posteriore del corpo, specialmente della coda, è pelosa, per la presenza di setole che hanno una forma speciale (cf. p. 52, Tav. 54, Fig. 20). Nel- l'addome il margine inferiore di tutti i segmenti è armato di spine ; l' angolo postero-infe- riore del 1.° e del 2.° sono acuti, e alquanto prolungati; i margini postero-laterali del 3.° sono arrotondati e sottilmente seghettati (Tav. 59, Fig. 82). — Le antenne sono lunghe la metà del corpo; l'altezza degli epimeri raggiunge i - ., di quella degli archi dorsali. .,-/% Sistematica. (> <0 Il 1." articolo delle antenne anteriori è solo un poco pili lungo del 2.°, ma molto più o-rosso- ambedue gli articoli hanno il margine distale irregolarmente seghettato. Il 3.° articolo è brevissimo. — Il flagello principale è lungo quasi quanto il peduncolo, e consta di circa 50 articoli, tutti molto brevi. — Il flagello accessorio ha la forma di un sottile stiletto, che giunge fino all' estremo distale dal 3.° articolo del flagello principale. Le antenne posteriori hanno il peduncolo robusto, e più lungo del flagello. Il 3.° arti- colo è breve; i due ultimi sono di lunghezza quasi pari fra loro, ma il 4.° è più grosso del 5.° ed è armato di spine in ambedue i margini. — Il flagello conta circa 40 articoli, tutti brevi, meno il 1.°, che è lungo quanto i due seguenti presi insieme. Nelle mandibole il processo incisivo principale è robusto, ma non dentato ; il processo incisivo, l' accessorio, e le spine sono poco sviluppate ; il tubercolo molare è mediocre. Il palpo è molto grande ; il 2.° articolo è alquanto incurvato ad arco ; il 3.° è più lungo, e dritto, coli' apice munito di lunghe setole. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna di grandezza mediocre, quasi rettangolare; coli' estremo distale arrotondato, fornito di una setola. La lamina esterna ha grosse spine. — Il 2.° articolo del palpo è lungo, con molte piccole setole, che ne ornano il contorno distale. Nelle mascelle posteriori la lamina interna è notevolmente più larga dell'esterna; am- bedue sono fornite di molte setole. La lamina interna dei piedi mascellari è stretta, con 3 piccole spine odontoidi. La la- mina esterna è anch' essa angusta, e non giunge neppure alla metà del 2.° articolo del palpo; non ha processi odontoidi, ma invece molte setole poco robuste. Il palpo è molto grande, e deve questa sua grossezza alla maggiore dimensione di tutti gli articoli; di cui il 3.° è piriforme, e porta una valida unghia. I gnatopodi anteriori somigliano interamente ai posteriori, meno per ciò che riguarda 1' epimero e il 2.° articolo. Nei primi 1' epimero è quasi triangolare, coli' angolo posteriore seghettato; il 2.° articolo è alquanto dilatato; il 4.° è molto breve; il carpo è lungo, e munito di uno speciale processo che si avanza verso la parte posteriore. La mano è molto gonfia, subquadrata, col margine unguicolare assai lungo, armato di una doppia serie di piccole spine ricurve ad uncino. L' articolazione del carpo con la mano avviene nell' angolo anteriore-superiore di essa, venendo così ad essere compreso nel carpo tutto il margine su- periore. L' unghia è lunga e sottile. Nei gnatopodi posteriori V epimero è subrettangolare, coli' angolo infero-anteriore arro- tondato, e coli' infero-posteriore seghettato. Il 2.° articolo è dilatato come nei gnatopodi anteriori, ma è relativamente più lungo. I piedi toracici del gruppo medio e posteriore (Tav. 59, Figg. 79-81) sono gracilissimi. L' epimero dei piedi toracici del 3." paio è rettangolare ; quello dei piedi toracici del 4." paio è invece pentagonale e molto più largo, per espansione della metà posteriore, coli' angolo posteriore molto evidente. Tutti gli articoli seguenti sono sottili ; il 5.° è più breve dei due adiacenti ; 1' unghia è breve. Fatn. IX. Gammaridi. — Eusiroides. 671 I piedi toracici del gruppo posteriore sono ili lunghezza poco diversa fra loro, ma in generale crescenti dal 5.° al 7.° paio. Il 2.° articolo, nei piedi toracici del 5." paio, è più largo nella parte prossimale, che nella distale; in quelli del 7.° paio, è ellittico; in tutti ha il margine posteriore seghettato. Il 5.° articolo è lungo quasi quanto il 4.°. L'unghia è lunga. Molte setole ornano i margini degli articoli 4.°, 5.° e 6."; ed anche l'unghia ha varie setole sul margine dorsale. I piedi addominali hanno il peduncolo piuttosto grosso. I rami dei piedi codali posteriori sono lanceolati, ma poco larghi, assai più lunghi del peduncolo. II telson è molto lungo, quasi di forma triangolare, coli' apice appena diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! insieme ai materiali portati su dalle tartanelle ; piuttosto raro. Osservazioni. — L' Eusirus Helvetiae, Bate, 1862 ( Cat. Brit. Mus., p. 155, t. 29, f. 1; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 267, con figg. ) è una nuova specie fondata sopra un individuo incompleto. Forse è la stessa cosa dell' Eusirus cuspidatus, ma nessuno potrebbe affermarlo con sicurezza. — L' Eusirus cuspidatus , var. antarcticus, G. M. Thomson, 1880 (Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 6, p. 4; e Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 215) certamente non è Eusirus, perchè nei piedi mascellari l'unghia è « obsolete ». Gen. 12. Eusiroides, Stebbing, 1888. 1888. Eusiroides. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 969. Corpo robusto, compresso, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, fornite di flagello accessorio rudimentale, I-articolato. — Mandibole bene sviluppate, col processo incisivo principale poco sviluppato, non dentato, col palpo molto grande, 3-articolato ; il 3.° articolo è assai lungo. — Mascelle anteriori con lamina interna fornita di una sola setola; il palpo è 2-artieolato. — Piedi mascellari con lamina interna bene sviluppata; coli' esterna piccola, senza spine odontoidi ; col palpo 4-articolato. Epimeri relativamente grandi. — Unghie normali. — Gnatopodi anteriori somiglianti ai posteriori, subchelati, con la mano molto grossa, amiddaloide, inserita alla maniera ordinaria. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato. — Piedi codali posteriori con due rami uguali, alquanto dilatati. Telson diviso profondamente. Osservazioni. — Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 969) vorrebbe far rientrare nel gen. Eusiroides anche V Atylus lippus, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Hoc. N. S. Wales, voi. 4, <•-.) Sistematica. 11. 328, t. 20, f. 1), che a me non pare specie ben determinata. — Similmente sembra un Eusiroides La Megamaera fasciculata, G. M. Thomson, 1880 (Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 6, p. 5, t. 1, f. 5; e Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 218). Margini postero-laterali del :i.° segmento addominale Specie del genere Eusiroides. seghettati .... Caesaris pag. 672 interi monoculoides » 674 (6ii Sp. 230. Eusiroides Caesaris, Stebbing, 1888. (Tav. 3, Fig. 8; e Tav. 17, Figg. 37-48, Ps). 1888. Eusiroides caesaris. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 970, t. 88. 1888. Eusiroides pompeii. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 974, t. 89. 1888. Eusiroides crassi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p 977, t. 90. Lunghezza circa 13 mm. — Margini postero -inferiori del 3.° segmento addominale seghettati. Descrizione. — Il colorito è bigiastro, con leggere sfumature giallo-rossicee in diversi punti del corpo , e specialmente nelle antenne. Attraverso i tegumenti trasparisce 1' appa- recchio digerente di colore giallo-bruno. Sulle mani dei gnatopodi è sparso del pigmento citrino. Gli occhi sono appena rosei. L' aspetto generale dell' animale è molto robusto. Il capo è grande, senza rostro frontale, con lobi interantennali poco sviluppati, con occhi reniformi, relativamente molto grandi. I segmenti anteriori del torace sono abbastanza sviluppati in confronto dei posteriori. I mar- gini postero-inferiori del 3.° segmento addominale sono arrotondati, e seghettati. Gli epimeri dei piedi toracici del gruppo anteriore e medio sono più alti dei corrispondenti archi dorsali. Le antenne anteriori sono più lunghe delle posteriori, e raggiungono la lunghezza del capo, torace e addome presi insieme. Gli articoli del peduncolo delle antenne anteriori vanno diminuendo di grossezza e lun- ghezza progressivamente dal 1.° al 3.°, in guisa che le dimensioni dell' articolo seguente rappresentano circa i 2/3 del precedente. — Il flagello principale è lungo più del doppio .del peduncolo, e consta di circa 50 articoli, alcuni più larghi che lunghi, altri appena pili lunghi che larghi. Alcuni articoli, disposti alternativamente con altri articoli semplici, prolungano alquanto il loro margine distale interno in un processo dentiforme, che ter- mina con un fascetto di setoline. Il 1.° articolo è più lungo dei due seguenti presi in- sieme. — Il flagello accessorio è rappresentato da un cilindretto che è più breve del 1.° articolo del peduncolo. Fam. IX. Gammaridi. — Eusiroides Caesaris. 673 Le antenne posteriori sono più brevi delle anteriori. — Nel peduncolo il 5.° articolo è più breve del 4.° — Il flabello ha lunghezza pari a quella del peduncolo, e consta di una trentina di articoli, molto brevi. Nelle mandibole il processo incisivo principale è appena diviso da una piccola insena- tura : le spine incisive sono tre ; il tubercolo molare è sottile, ma sporgente. Il palpo, rela- tivamente molto grande, ha il 2.° articolo alquanto dilatato, e lungo poco più della metà del .">." ; quest' ultimo è leggermente incurvato ad arco, e si va assottigliando per gradi verso la punta. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna lunga e sottile, coli' estremo distale munito di una setola. Il palpo è grande, con varie setole sul contorno distale del 2.° articolo. Le lamine delle mascelle posteriori sono piuttosto sottili, 1' interna più dell' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna è armata di tre grosse spine odontoidi. La la- mina esterna è sottile e breve, così che giunge appena alla metà del 2." articolo del palpo ; il margine interno è affatto inerme, munito soltanto di piccole setole. Il palpo ha il .">.° articolo poco minore del 2.°, e 1' unghia molto robusta. I gnatopodi delle due paia sono molto somiglianti fra loro, soprattutto per ciò che ri- guarda la forma della mano. Nei gnatopodi anteriori 1' epimero è più largo, romboidale, col lato distale maggiore del prossimale; il 2° articolo è robusto, e relativamente breve; il carpo breve ; la mano amid- daliforme, col margine unguicolare armato di varie spine grosse e brevi. L'unghia valida, ma non molto lunga. L' epimero dei gnatopodi posteriori è subrettangolare ; la mano è alquanto più allungata, che nei gnatopodi anteriori, ed anche relativamente più assottigliata verso l'estremo distale. Nei piedi toracici medi 1' epimero dei* piedi del 4." paio ha la metà distale posteriore alquanto prolungata. Del resto tutti gli articoli sono sviluppati normalmente. I piedi toracici del gruppo posteriore vanno aumentando leggermente dal 5.° al 7.° paio. Tutti hanno 1' epimero poco sviluppato; il 2.° articolo è mediocremente largo; il 4.° articolo alquanto dilatato, e prolungato nell' angolo distale posteriore. Parecchie spine armano i margini laterali del 4.° e 5.° articolo, nonché il margine anteriore del 2." e del 6.° I pnedi codali posteriori si presentano co' rami dilatati, in forma di squame lanceolate, che sono più lunghe del peduncolo. II telson è grande, più lungo del peduncolo dei piedi codali posteriori, ed ha forma subtriangolare. La divisione giunge fino alla metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! Posilipo, fra le alghe della Cala di .'io remi, raro. Mari stranieri: Lat. 38° 22' 30" S., long. 144° 36' 30" E., al largo di Melbourne, 33 fathoms, sabbia; lat. 52° 59' 30" S., long. 73° 33' 30" E., Isola Heard, 75 fathoms, fango vulcanico; lat. 37°, 17' S., long. 53° 52' W., al largo di Montevideo, 600 fathoms, sabbia ( Stebbixg ). Zool. Station z. Xeapel, Fauna unii Flora. Golf v. Neape). Gammarini. 85. (•HA Sistematica. Osservazioni. — Come è detto di sopra, a Napoli il Gammarino descritto si trova fra le alghe, mentre che il « Challenger > dragò le tre specie dello Stebbing nell'Atlantico, e nell'Oceano Indiano, alla profondità di 33-600 fathoms, dalla sabbia. La diversa pro- venienza farebbe supporre a priori che si dovesse trattare di diversa specie; tuttavia, esaminando con cura le varie differenze che si riscontrano fra il Gammarino del nostro Golfo e ciascuna delle tre specie del Rep. Challenger, io non so trovare nulla che non possa interpretarsi come fatto di semplice variazione individuale. Sp. 237. Eusiroid.es monoculoid.es (Haswell, 1880) Stebbing, 1888. 1880. Atylus monoculoides. 1880. Haswell, Proc. Liuti Soc N. S. Wales, voi. 4, p. 327, t. 18, f. 4. 1888. Eusiroides monoculoides. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 969. Lunghezza 6 '/ mm. — Colore verde-oliva chiaro, con poche macchie rosse sulle an- tenne. Occhi nero-azzurrognoli. — Margini postero -inferiori del 3.° segmento addominale interi. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste della Nuova Galles del Sud: Clark Island, Port Jackson, a bassa marea, fra le alghe e i Briozoi. Gen. 73. A.canthonotosoma (Owen, 1833) Boeck, 1876. 1833. Acanthonotus (parte). 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 232. 1833. Owen, App. 2nd Voy. Ross, p. 90. 1865. Vertumnus. 1840. Edwabds, Hist. Crust., voi. 3, p. 24. 1865. GoÉs, Amphip. Spetsberg., p. 522. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 909. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 99. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 126. 1876. Acanthonotozoma. 1851. Epimeria. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 237. 1851. A. Costa, in: Hope, Cat. Crost. ital., p. 46. 1888. Atylopsis (parte). 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, pp. 175 e 197. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 924. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 153. 1888. Harpinioides. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 105. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 936. Corpo segmentato regolarmente, liscio, ovvero irto di processi spinosi. Antenne anteriori con flagello accessorio I-articolato, rudimentale. — Mandibole col processo incisivo principale ben dentato; il palpo ha i 3 articoli bene sviluppati. — Ma- scelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine mediocri. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi varii, per lo più subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con i 2 rami eguali, poco dilatati. Telson intero, ovvero appena incavato, o inciso all' apice. Para. IX. Gammaridi. — Acanthonotosoma serrai uhi. 675 Osservazioni. — Il nome « Acanthonotozoma > fu sostituito dal Boeck ad Acanthonotus dell' Owen, che era preoccupato fra i Pesci. Il Bate, e poi altri dopo di lui, fra i quali il Boeck, danno come sinonimo di Acanthonotus, Owen, anche « Vertumnus, White, 1847 >. Ma la citazione del White (List Crust. Brit. Mus., p. 89) si limita a questa: « Ver- tumnus, Leach. Vertumnus Cranchii, Leach, mss. a-d Falmouth. From the collection of Dr. Leach. » Nel 1850 ( Catal. Brit. Crust., p. 51) il White fece questo « Vertumnus Cranchii » sinonimo di Oniscus testudo, Montagli, di cui dice che la figura è pessima. Ora, poiché V Oniscus testudo del Montagu, è, siccome ho detto altrove (p. 559), tipo del genere Pereionotus, è chiaro che il genere Vertumnus, White, dovrebbe considerarsi come sinonimo di Pereionotus e non già di Acanthonotus. Se non che il Bate aumenta la confusione facendo sinonimo dell' Acanthonotus Cranchii, White, il suo Acanthonotus testudo, che è (secondo che chiaramente è dimostrato dalla sua figura) sinonimo di Epimeria tricristata, Costa. — Invece il gen. Vertumnus, Goes, comprendendo le stesse specie che da altri Autori erano dette Acantho- notus, può entrare in sinonimia. — In quanto ai due generi Epimeria del Costa, ed Ati/- lopsis e Harpinioides dello Stebbing, io li ho fusi insieme, perchè vedo coincidere i caratteri più importanti col gen. Acanthonotosoma. Ho poi creduto bene di scrivere Acanthonotosoma e non Acanthonotozoma, perchè mi sembra meglio il seguire la maniera dello Hansen, e degli altri, che hanno voluto ricordare più esattamente 1' etimologia del nome. Specie del genere Acanthonotosoma. Margini postero-laterali del 3." segmento addominale seghettati . . serratimi pag. 675 — — — — interi ... 2 Dorso armato di grandi processi spinosi cornigerum » 676 Dorso inerme 3 3.j Gnatopodi con la mano assottigliata verso 1' estremo e non subchelata drepanocheir » 677 Gnatopodi con la mano gonfia, amiddaloide, subchelata .... 4 Telson intero subterraneum » 678 — coli' apice largamente incavato emarginatimi » 678 Sp. 238. Acanthonotosoma serratum (O. Fabricius, 1780) Boeck, 1876. (Tav. 59, Figg. 83, 84). 1780. Oniscus serratus. 1838. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, 1780. 0. Fabricius, Fauna Groenland., p. 262, n. 237. p. 260. 1802. Talitrus serratus. 1840. Acanthonotus serra. 1802. Latreille, Hist. Crust. Ins., voi. 3, p. 39. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 25. 1835. Acanthonotus cristatus. 1859. Bruzelius, Skandiu. Gammar., p. 78. 1835. Owen, App. 2nd Voy. Ross, p. 90, t. B, f. 8, 12. 1854. Acanthonotus serratus. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 24. 1854. Stimpson, Invert. Grand Manan, p. 52. 1838. Amphithoe serra. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 127, t. 23, f. 4. 1838. Kroyer, Gròoland. Arafip., p. 266, t. 2, f. 8. 676 Sistematica. 1358. Amphithoe crisiata. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsd., p. 131. 1865. Vertumnus cristatus. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 522. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 99. 1865. Vertumnus serratus. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 522. 1870. Boece, Amphip. bor. arct., p. 100. 1874. Bcchholz, Nordpolarf., p. 342. 1884. Spaere Schneider, Troinso Mus., voi. 7, p. 100. 1876. Acanthonotozoma cristatum. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 238. 1876. Acanthonotozoma serratimi. 1876. Boeck, Skandin. arkt,. Amphip., p. 240. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsd. Kara, p. 222. Lunghezza fino a 18 '/, mm. (Hansen). — Dorso degli ultimi due segmenti del torace, e dei tre addominali carenato e dentato variamente. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale seghettati. Epimeri non prolungati in processi spiniformi. — Gnatopodi con la mano sottile, non subchelata. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (O. Fabricius;. — America artica (Ross) — Spitzberg (Goès). — Islanda (Torell, secondo Goes). — Ad oras Scandiae occidentales usque ad Boliusiam rarissimus (Lovén, secondo Goés). — Mar di Kara ( Hansen ). Osservazioni. — E molto singolare la forma seghettata dell' unghia dei gnatopodi an- teriori (V. Tav. 59, Fig. 79). Di solito si annoverano come specie distinte di Acanthonotosoma V A. serratavi, Y A. cristatum e VA. inflatum. Le due prime sono evidentemente sinonimi. L' A. inflatum forse potrebbe considerarsi come specie distinta pel suo dorso interamente liscio, e per la diversa seghettatura del 3.° segmento addominale. Ma non ne son convinto. La specie fu descritta prima col nome di Acanthonotus (Kroyer, 1842, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 161 ). e poi con quello di Vertumnus (Goès, Amphip. Spetsberg., p. 523, t. 38, f. 11; e Boeck, Amphip. bor. arct., p. 100), di Acanthonotozoma (Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 242, Miers, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 7, p. 47) e Acanthonotosoma (Hansen, Dijmphna, Krebsd. Kara, p. 222). Sp. 239. Acanthonotosoma cornigerum (J. C. Pabricius, i"7rj)- (Tav. 59, Fig. 85). 177!>. Gammarus eomiger. * 1779. J. C. Fabricius, Reise nach Norwegen, p. 383. 1793. J. C. Fabricius, Entom. system., voi. 2, p. 517. 1 >' 12. ' 'ancer eomiger. * 1802. Turton, Gen. Syst. Nat. Linné. 1851. Epimeria tricristata. 1851. A. Costa, in: HorE, Cat. Crost. Ita 1-, p. 46. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 197, t. 2, f. 2. L856. Acanthonotus Owenii. 1856. Hate. Rep. Brit. As^. 1855, p 58. L857. Baie, Ami. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 141. 1862. Bate aii'l Westwood, Brit. sess. ey. Crnst., voi. 1. p. 232, con figg. 1858. Aviphìthoe parasitica. L858 M. Saks, Norsk-arct. Krebsd., p. 131. 1860. Acanthosoma parasitica. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 610. 1860. Acanthosoma tricristata. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 610. 1862. Acanthonotus parasiticus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 375. 1862. Acanthonotus Testudo. 1862. Bate. Cat. Brit. Mus., p. 127, t. 23. f. 3. Fam. IX. Gammaridi. — Acanthonotosoma drepanocheir. 677 1870. Epimeria cornigera. 1885. G. 0. Sars, Norskc Nordhavs-Exped., p. 1GG, 1870. Boeck, Amphip. boi', arct., p. 105. t. 14, f. 2. ' 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 233. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 878, t. 68. 1880. Epimeria loricata. 1883. Epimeria conspicua. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1883. Stebbino, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi 9, 1877 et 78, p. 450. P- 204. Lunghezza fino a 40 mm. (G. O. Sars). - - Colore roseo sbiadito (G. O. Saks). — Rostro frontale molto sviluppato. — Dorso dei segmenti toracici e addominali prolungati in grandi processi spinosi sulla linea mediana, e in piccoli sulla superficie laterale. — Mar- gini postero-laterali del 3.° segmento addominale interi. Epimeri dei piedi toi'acici del 4.° e del 5.° paio grandi, prolungati inferiormente in un processo spinoso. — Gnatopodi mediocremente robusti, con la mano relativamente piccola. Telson breve, smarginato all' apice. Distribuzione geografica e Dimora. — « Specie assai rara nel Golfo di Napoli. Uno degl' individui che possediamo fu raccolto, rigettato dalle onde, sul littorale di Baja. » (A. Costa). — Io non l'ho mai avuta; probabilmente si troverà a grandi profondità. Mari stranieri. Coste britanniche, 15-80 fathoms, piuttosto abbondante (Norman, Bate, ec. ). — Coste scandinave, a diversa profondità (M. Sars, G. O. Sars, Boeck). — Spitzberg (G. 0. Sars). — Coste orientali dell' America Settentrionale ( S. I. Smith, Stebbing). Osservazioni . — Non mi sembrano buoni caratteri per distinguere 1' E. loricata dalla E. cornigera quelli riportati da G. 0. Sars, cioè le grandi dimensioni (40 mm. ), la spes- sezza dei tegumenti, e l'armatura del corpo, perchè di quelli che di solito variano secondo l'età degl'individui; la spessezza dei tegumenti poi è diversa anche secondo che la muta è stata più o meno recente. La presenza di un flagello accessorio nelle antenne anteriori era stata già avvertita dal Bate, il quale, parlando del suo « Acanthonotus Testudo » , aggiunge : « It is worthy of remarle that the larva of this species possesses a uniarticulate secondary appendage to the superior antennae ». Ma il flagello accessorio esiste anche nell'adulto. Sp. 240. Acanthonotosoma drepanocheir (Stebbing, 1888). (Tav. 59, Pie:. 87). 1888. Harpinioides drepanocheir. 1888. Stebbing, Rep. Challenger., p 937, t. 82. Lunghezza 6 '/, mm. — Dorso inerme. Epimeri inermi, di grandezza mediocre, di forma ordinaria. — Gnatopodi con la mano a mo' di falce, o, più esattamente, di forma conica, gonfia nell' estremo prossimale, fm Sistematica. e poi per gradi assottigliata verso l'estremo distale, così che non può costituire un valido organo di presa insieme all' unghia. Estremità distale del telson troncata, e con una brevissima incisura nel mezzo. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen, 127 fathoms, fango vulcanico (Stebbing). Sp. 241. Acanthonotosoma subterraneum (Chilton, 1882). 1882. Calliope subterranea. 1882. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 177, t. 9, f. 1-10. 188t>. Calliopius subterraneus. * 1886.- G. M. Thomson and Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 18. Lunghezza 7 '/, mm. Dorso interamente liscio. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale inermi. Gnatopodi con la mano gonfia, subtriangolare, subchelata ; il margine unguicolare dei gnatopodi posteriori è molto obliquo e alquanto incavato. Telson col margine posteriore appena concavo. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Zelanda, Eyreton, in un pozzo d' acqua dolce (Chilton). Osservazioni. — Molto somigliante a questa specie, anzi forse pure identica, è la Pherusa caerulea, G. M. Thomson, descritta dallo Stebbing nel 1887 (Trans. Zool. Soc. London, voi. 12, part 6, p. 206, t. 39, f. B). Nella sua comunicazione preliminare lo stesso Stebbing (Proc. Zool. Soc. London, 1886, p. 4) aveva proposto il nome generico Amphithopsis , invece di Pherusa? dato dal Thompson. Sp. 212. Acanthonotosoma emarginatimi (Stebbing, 1888). (Tav. 59, Fig. 86). 1888. Atylopsis emarginatus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 932, t. 81. Lunghezza 6 */, mm. — Dorso interamente liscio. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale inermi. Gnatopodi subeguali, con la mano amiddaloide, poco gonfia, subchelata. Telson largamente incavato nell' estremo posteriore. Distribuzione geografica e Dimora. — Isola Marion, 310 fathoms, sabbia vulcanica ( Stebbing ). Fara. IX. Gammaridi. — Isuea Montagui. (}79 Gen. 74. Isaea, Edwards, 1830. 1830. Isaea. 1830. Edwards, Annales Se. Nat, (1) voi. 20, p. 380. 1840. Edwards, Hist. Orust, voi. 3, p. 26. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. li), p. 142. 1862. Bate, Cat. Brit Mus., p. 122. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 214. Corpo robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio pluriarticolato. — Mandibole col processo incisivo principale dentato, col palpo 3-aiticolato, bene sviluppato. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine normali, armate di spine odontoidi. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi subclielati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato; il (5.° articolo è fortemente dilatato nell'estremo distale. — Piedi codali posteriori con i due rami uguali, non foliacei. Telson intero. Osservazioni. — Di questo genere non esiste che una sola specie, cioè 1' /. Montagui, la quale per 1' aspetto generale, ed anche per la forma delle sue appendici, ricorda molto i Podoceridi, insieme ai quali potrebbe bene riunirsi. Tuttavia manca interamente ogni traccia di apparecchio glutinifero. — L' « Isaea nicea Thor. », di cui lo Chatin nel 1878 (Annales Se. Nat., (6) voi. 7, art. n.° 1, p. 15, t. 2, f. 25-26) descrive e figura i bastoncelli ottici, rimane indeterminata. (63) Sp. 243. Isaea Montagui, Edwards, 1830. (Tav. 6, Fi- 7; o Tav. 13, Fi™ 30-42. I). 1830. Isaea Montagui. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 380. 1840. Edwards, Hist. Crust. voi. 3, p. 26, t. 29, f. 11. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. Ili, p. 142. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 122, t. 22, f. 1. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, p. 215, con figg. Lunghezza 5 min. Descrizione. — Il colorito giallo-rossastro non è uniformemente diffuso sul corpo, ma piuttosto disposto in zone nel mezzo dei singoli anelli e degli epimeri, non che sulle altre appendici. Solo le antenne hanno una tinta quasi uniforme. — Gli occhi sono cremisini. L' aspetto generale è molto robusto. Il capo breve, senza rostro frontale ; i segmenti del torace poco più brevi dei seguenti; gli epimeri dei gnatopodi e piedi toracici del gruppo medio alti quanto gli anelli corrispondenti. Le antenne piuttosto valide, lunghe meno della metà del corpo ; le anteriori poco più lunghe delle posteriori. i;si ) Sistematica. Il 1.° articolo del peduncolo nelle antenne anteriori è cilindrico, più breve e poco più grosso del 2.°: il 3.° è lungo circa 2/3 del 2.°. — Il flagello principale, lungo quasi quauto il peduncolo, è composto di 16 articoli di diversa grossezza e lunghezza. — Il flagello secondario è sottile, ma lungo, composto di 6 articoli. Le (tuteline, posteriori sono alquanto più brevi delle anteriori, ma alquanto più valide. Il 4.° articolo del peduncolo è più lungo e più crasso del seguente. — Il flagello è poco più lungo dell' ultimo articolo del peduncolo. E composto di una dozzina di articoli. Le mandibole hanno il palpo molto robusto, e largo. 11 3." articolo, più breve del 2.°, è terminato con un margine arrotondato. La lamina interna delle mascelle anteriori è piccola, coli' estremo distale in forma di punta molto acuta, con 2 piccole setole all' apice. Le mascelle posteriori hanno le lamine relativamente larghe ; l' interna più breve ed anche alquanto più sottile dell' esterna. La lamina interna dei piedi mascellari termina con un margine eguale, munito di 3 piccole spine odontoidi. La lamina esterna, lunga poco meno del 2.° articolo del palpo, ha il margine interno armato di spine odontoidi. Il palpo è robusto; il 3.° articolo è cilin- droide ; il 4.° non è linguiforme, ma cilindroide anch' esso, e munito di varie setole. L' epimero dei gnatopodi anteriori è di forma irregolare; la mano, lunga quanto il carpo, è ovoide, col margine unguicolare, irregolare convesso. L' unghia mediocre. Anche nei gnatopodi posteriori Y epimero è di forma irregolare. Il carpo è breve. La mano, amiddaliforme, si assottiglia verso l'estremo distale; il margine unguicolare è rilevato in 3 grossi denti, a cui si aggiunge anche un quarto derivante dal prolungamento dell'an- golo prensile. L' unghia è robusta. I piedi toracici del gruppo medio sono validi, coli' epimero rettangolare, il 5.° articolo è alquanto più breve dei due adiacenti; il 6.° si allarga relativamente nell'estremo distale, ed ha il margine interno armato di molte piccole spine, che insieme all' unghia possono servire bene come organo di presa. I piedi toracici del gruppo posteriore sono di lunghezza eguale. Quelli del 5.° paio sono più robusti degli altri, in confronto dei quali presentano anche il 2.° articolo più largo. I piedi toracici del 7." paio hanno il 2.° articolo più stretto di quelli del 6.°. Il G.° ar- ticolo si comporta come nei piedi toracici del gruppo medio; nei piedi toracici del 7.° è più robusto che negli anteriori. Dei piedi codali i più sporgenti sono quelli del 1.° paio, i più brevi quelli del 3.° paio. Questi ultimi hanno i rami poco più lunghi del peduncolo, e di forma lanceolata. II telson è più breve del peduncolo dei piedi codali posteriori, coli' apice molto acuto. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! sul dorso e nella cavità branchiale della Maia squinado ; Lesina, Pirano (Heller). Mari stranieri. Coste francesi dell'Atlantico: Isole Chausay (Edwards); coste S. 0. della Brettagna, 10-100 m. (Chevreux). — Coste britanniche: Plymouth (Bate). Fam. IX. Gammaridi. — Crangonyx subterraneus. USI Gen. 7"). Crangonyx, Bate, 1859. 1859. Crangonyx. * 1859. Bate, Proc. Dublin Univ. Zoo), and Bot. Assoc, voi. 1, 1859, p. 237. * 1S59 Bate, Nat. Hist. Rev., voi. G, p. 165. 1862. Bate, Cat. liiit. Mus., p. 178. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1. p. 326. 1866. Grube, Arci), f. Naturg., 23. Jahrg., p. 409. Corpo mediocremente allungato, segmentato regolarmente, senza spine sulla coda. Antenne anteriori con flagello accessorio 2-articolato. — Mandibole col processo inci- sivo principale ben dentato. — Mascelle anteriori con la lamina interna fornita di molte setole, e col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine poco sviluppate, special- mente le esterne, ma non rudimentali. Gnatopodi con la mano gonfia, subchelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo normalmente dilatato e col G.° articolo angusto. — Piedi codali posteriori con 2 rami, di cui 1' interno è rudimentale, e 1' esterno è 2-articolato. Telson intero. Osservazioni. — I caratteri di sopra notati corrispondono a quelli del Crangonyx com- pactus, di cui ho potuto esaminare alcuni individui gentilmente inviatimi dal Chilton, e nei quali ho potuto riconoscere 1' esistenza nei piedi codali posteriori di un famo rudimen- tale. Il Bate nella diagnosi del genere ha messo: « posterior pair of pleopoda unibranched. » Specie del genere Crangonyx, Gnatopodi anteriori più robusti dei posteriori subterraneus pag. 681 — più gracili — compactus » 082 Sp. 244. Crangonyx subterraneus, Bate, 185H. 1859. Crangonyx subterraneus. * 1859. Bate, Proc. Dublin Univ. Zool. antl Bot. Assoc, voi. 1, p. 237. * 1859. Bate, Nat. Hist. Rev., voi. 6, p. 166, f. 3. 1S62. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 178, t. 32, f. 6. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 327, con fìgg. Lunghezza 5 mm. — Gnatopodi anteriori più robusti dei posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Inghilterra, un solo individuo, ottenuto « troni ;i pump at Ringwood » (Hogan, secondo Bate and Westwood). Osservazioni. — Le tigure del Bate, cioè le sole esistenti dell' unico individuo finora trovato, somigliano tanto a quelle di un giovane Niphargtts puteanus, che io non so vincere il sospetto circa alla poco validità della nuova specie. E si noti che l'animale è figurato di fianco, e che del così detto «. telson single, entire », e dell'unico ramo dei piedi codali posteriori è data solo la figura di profilo. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora Golf v. Neapel. Gamraarini. 86. (5*^9 Sistematica. Sp. 245. Crangonyx compactus, Chilton, 1882. (Tav. 60, Fig. 14). 1882. Crangonyx compactus. 1882. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 177, t. 10, f. 13-U». Lunghezza 7 '/. mra. — Gnatopodi anteriori meno robusti dei posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Zelanda, North Canterbury, Eyreton ! da un pozzo d'acqua dolce profondo 25 piedi (Chilton). Osservazioni. — Il Chilton dice questa sua nuova specie « readily recognized by the short stumpy appearance of the three posterior pairs of pleopoda » . Specie incerte di Crangonyx. 1. Crangonyx antennatus, Packard, 1881 ( Amer. Natur., voi. 15, p. 880, t. 7, f. 2; e Meni. Nat. Acad. Washington, voi. A, p. 36, con fig.). Nelle acque dolci sotterranee della caverna Nickajack, Tennessee. Con antenne anteriori molto lunghe, e con occhi distinti. 2. Crangonyx bifurcus, Hay, 1882 (Amer. Natur., voi. 16, p. 145). 3. Crangonyx Ermannii. Così chiama il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 179) il Gammarus Er- mannii, Edwards, 1840 (Hist. Crust., voi. 3, p. 49). L'animale fu trovato « par M. Ermann dans des eaux thermales au Kamtchatka » (Edwards). Il Bate ne dà una seconda descrizione presa dall' individuo tipico conservato nel Jardin des Plantes, ed anche una figura. Ma con tutto ciò a me non pare che la specie resti ben determinata. 4. Crangonyx gracilis, S. I. Smith, 1871 (Amer. Joum. Se, (3) voi. 2, p. 453; * Prelim. Rep. Lake Sup., p. 1022; e Rep. Fish. 1872-73, p. 654; cf. anche: Forbes, Bull. Illinois Mus., voi. 1, p. 6). Nel Lago superiore, America Settentrionale. 5. Crangonyx lucifugus, Hay, 1882 (Amer. Natur., voi. 16, p. 144; cf. anche Packard, Meni. Nat. Acad. Washington, 1889, voi. 4, p. 38). 6. Crangonyx mucronatus, Forbes, 1876 (Bull. Illinois Mus., voi. 1, p. 6, f. 1-7; cf. anche Packard, Mem. Nat. Acad. Washington, voi. 4, p. 37). I piedi codali posteriori hanno 2 rami, di cui 1' interno è rudimentale. Il telson è intero, breve nelle femmine, lun- ghissimo talora nel maschio, fino a diventare « half as long as the body » (Forbes). Nelle acque dolci dell' Illinois. 7. Crangonyx recurvns. Il Grube descrisse prima (Ausflug n. Triest, 1861, p. 137) col nome di Gammarus, e poi (Ardi. f. Naturg., 1864, 30. Jahrg., p. 200; e 1. e, 1866, p. 410, t. 10, t. 1) con quello di Crangonyx, un Gammarino trovato nel Lago Grana, nell'isola Cherso. Il telson è inciso per circa '/„ della sua lunghezza. 8. Crangonyx tennis, S. I. Smith, 1874 (Rep. Fisher. 1872-73, p. 656; cf. anche Hay, Amer. Natur., voi. 16, p. 145). Il telson sarebbe intero, col margine posteriore leggermente arcuato e munito di circa 10 spinule. Del Lago Superiore, nell'America Settentrionale. Fani. IX. Gammaridi. — Amathilla. 683 9. Crangonyx vitreus. Il Cupe nel 1872 (* Amer. Natur., voi. 6, No. 7, Juli; e * Salem Mass. Peabody Aead. Se, p. 422) fondò la specie col nome di Stygobromm vitreus; ma il Packard nell'anno seguente (*Ann. Rep. Peabody Acad., voi. 5, p. 95) cangiò il nome generico in Crangonyx (cf. anche S. I. Smith, Rep. Fisher. 1874, p. 656; e Amer. Journ. Se, 1875, voi. 9, p. 476; * Hay, Amer. Natur., 1882, voi. 16, p. 143; e Packard, Mem. Nat. Acad. Washington, voi. 4, p. 34, t. 5, f. 1-4). Secondo il Packard (* Amer. Natur., voi. 15, p. 877; e Mem. Nat. Acad. Washington, 1889, voi. 4, p. 35), lo Smith avrebbe fatto una specie a parte del Cr. vitreus, Packard, col nome di Cr. Packardi. Il Packard nel suo lavoro del 1889 dà una nuova descrizione e delle nuove figure del Cr. Packardi (1. e, t. 5, f. 5-11). Gen. 76. Amathilla (Rathke, 1837) Bate and Westwood, 1862. 1837. Amathia. 1837. Rathke, Fauna il. Krym, p. 375. 1870. Boeck, Amphip. boi', arct., p. 136. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 143. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 405. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 197. 1875. Amathillopsis. 1862. Amathilla. 1875. Heller, Nordpol-Exped., p. 35. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 859. voi. 1, p. 359. Corpo robusto, segmentato regolarmente. — Dorso armato di processi spinosi. Antenne anteriori con flagello accessorio composto di pochissimi articoli. — Mandibole con processo incisivo principale ben dentato; con i tre articoli del palpo bene sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine interne non molto grandi. Epimeri piuttosto brevi. — Gnatopodi subchelati. — Piedi toracici del gruppo poste- riore col 2.° articolo dilatato; il 6.° articolo ha larghezza normale. — Piedi codali poste- riori con 2 rami subeguali, non foliacei. Telson appena inciso all' apice. Osservazioni. — Il nome Amathilla sostituisce « Amathia », che era preoccupato fra i Polipi, fra i Crostacei Decapodi, e fra i Lepidotteri. Specie del genere Amathilla. I Margine inferiore degli epimeri del 2.°, 3.°, e 4.° paio incavato, con 1 j gli angoli prolungati in processi spinosi spinigera pag. 684 j Margine inferiore degli epimeri del 2°, 3.°, e 4." paio intero, con gli \ angoli non prolungati 2 Ì Margini posterodaterali del 3.° segmento addominale armati di un dente nel mezzo pinguis » 684 Margini suddetti inermi nel mezzo 3 l Margine posteriore degli epimeri del 4.° paio prolungato in spina . Heuglinii » 685 ) — — — — inerme Homari » 685 r<:A Sistematica. Sp. 246. Amathilla spinigera ( Heller, 1875 ). (Tav. 59, Fig. 88). 1875. AmathUlopsis spinigera. 1883. Amathillopsis australis. 1875. Heller, Nordpol-Exped., p. 35, t 3 e 4. 1883. Stebbing, Aun. Mag. Nat. Hist., (5) voi. 11, 1885. G. 0. Sabs, Norske Nordhavs-Exped., p. 181, p. 205. t. 15, f. 2. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 860, t. 65. Lunghezza fino a 50 mm. — Colore giallo-paglierino; appendici boccali e piedi tora- cici anteriori con tinta rosso-viva; occhi bianco-giallicci (G. 0. Sars). Distribuzione geografica e Dimora. — Mare artico, 240 m. (Heller) ; Atlantico Setten- trionale, dal 63° al 76° lat. N. ( G. 0. Sars). — Tra l'Australia e la Nuova Guinea, hit. 12°, 8' 8., long. 145°, 10' E., prof. 1400 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Il nome spinigera viene alla specie dai lunghi processi spinosi che partono dal dorso di tutti i segmenti del torace e dell'addome. Anche gli epimeri dei piedi toracici del gruppo posteriore hanno un angolo prolungato in spina. I gnatopodi anteriori sono di grandezza eguali ai posteriori, col carpo molto lungo, fornito di largo sperone. L'J. australis, secondo lo Stebbing, differirebbe dall' A. spinigera quasi solo per la mancanza di processi spinosi nel torace e nel 1.° segmento dell' addome; ma a me questa non pare una buona differenza specifica, perchè forse variabile coli' età. L' Amathillopsis affinis, Miers, 1881 (Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 7, p. 48, t. 7, f. 3-5) è una specie fondata sull' esame di un solo individuo che aveva le zampe in parte rotte. Nondimeno dalla figura e dal testo non appaiono differenze notevoli dall' A spinigera. In quanto alla diversa grandezza dei gnatopodi, il Miers dice che è « the first rather the smaller » . Credo più sicuro relegare questa specie fra le dubbie. Sp. 247. Amatllilla pinguis (Kroyer, 1838) Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig-. 89). 1838. Gammarus pingvis. 1862. Amathia pinguis. 1838. Kroyer, Gronlands Amfip., p. 252, t. 1, f. 5. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 2UU. 1838. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 258. I870- Amathilla pingvis. 1840. Edwaeds, Hist. Crust., voi. 3, p. 50 187°- BoEtK' Amphip. bor. aret., p. 138. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 411. Lunghezza fino a 17 mm. (Kroyer). — Margini postero-laterali del 3.° segmento addo- minale con dente nel mezzo. — Epimeri dei piedi toracici del 4.° paio non prolungati po- steriormente in una spina. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Vahl, secondo KrSyer). — Spitz- berg, abbastanza frequente in fondo algoso e sabbioso, a 2-12 piedi (G-ols). Fam. IX. Garamaridi. — Amathilla Homari. 685 Sp. 248. Amatriilla Heuglinii, Buchbolz, 1884 1874. Amathilla Heuglinii. 1874. Bi'chholz, Nordpolarf., p. 345. 1880. Weyprechtia miràbilis. 1880. Stuxbero, Evertebr. Sibir. ; in Vega Exped., p. 712. Lunghezza del corpo 51 min.; altezza 11 nini.; larghezza 17,5 min. (Stuxberg). — Colore pallido-gialliccio (Buchholz). — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addo- minale bidentati, co' denti subacuti, e rivolti in su. Epimeri dei piedi toracici del 4.° paio col margine posteriore prolungato indietro in un grande processo spinoso. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg ( Buchholz ). — Mare glaciale della Siberia, fondo arenoso, prof. 4-6 piedi (Stuxberg). Osservazioni. — Il Buchholz avverte che non ha potuto dissociare 1' unico individuo da lui avuto (lunghezza 36 min.); e quindi riferisce la sua specie al gen. Amathilla « nur mit hochster Wahrscheinlichkeit » . Neppure lo Stuxberg ha esaminate le parti boccali. Sp. 249. Amathilla Homari (J. C. Pabricius, 1779) Stebbing, 1888. (Tav. 59, Fig. 90). 1779. Astacus Homari. 1779. J. C. Fabkicius, Reise nach Norwegen, p. 247. 1780. Oniscùs arenarius. 1780. O. Fabhicius, Fauna Groenland., N. 234. 1788. Cancer homari. 1788. Gmelix, Linnaeus, Syst. Naturae, Ed. 13. n 1796. Cancer ( Gommar ellus) arenarius. 1796. Herbst, Naturg. Krabben u. Krebse, voi. 2. 1798. Gammarus Homari. 1798. J. C. Fabricius, Suppl. Entom., n. 15. 1802. Cancer carino-spinosa. 1802. Turton, Gen. Syst. Nat. Linné, p. 760. 1819. Gammarus Saltini. 1819. Leacii, Ross, Voy. Baffin, 2nd Edit., voi. 2, app. 4, p. 63. 1824. Sabine, App. Voy. Parry, p. 232, t. 1, f. 8-11. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., voi. 20, p. 368. 1838. Kròyer, Gronlands Amfipod., p. 244, t. 1, f. 3. 1838. Kròyer, Naturhist. Tidaskr., (1) voi. 2, p. 257. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 50. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 71. 1847. Frey und Lecckart, Beitr. z. wirbell. Thieren, p. 161. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 50 1837. Amathia carinola. 1837. Rathke, Fauna d. Krym, p. 375, t. 5, f. 29-35. 1862. Bate, Cut. Brit. Mus., p. 198, t. 35, f. 10. 1843. Gammarus angulosus. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 72, t. 3, f. 3. 1847. Frey und Leickaut, Beitr. z. wirbell. Thieren. p. 102. 1859. Bruzelics. Skandin. Gammar., p. 51. 1851. Gammarus Moggridgei. 1851. Bate, Ann. Mag. N. Hist.. (2) voi. 7. p. 319, t. io, f. 10. 1857. Amphithoe Moggridgei. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist. (2) voi. 19, p. 143. 1862. Grayia imbricata. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus , p. 101, t. 16, f. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ev. Crust., voi. 1, p. 152, con rìgg. 1862. Amathia carino-spinosa. 1862. Bate. Cat. Brit. Mus, p. 199, t. 35, f. 11. 1862. Amathia Salanti. 1862. Bate, Cat. Brit, Mus., p. 197, t. 35, f. 9. 1862. Bate and Westwood. Brit. sess. ey. Crust , voi. 1, p 361. con figg. 686 Sistematica. 1862. Amati/ili,! Sàbinii. 1868. Amathilla cannata. 1862. Bate and Westvvood, Brit. sess. ey. Crust., 1868. Czerniawsky, Zoogr. Politica, p. 130. voi. 1, p. 361, con fig. 1870. Amathilla angulosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 136. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 137. 1874. Blchholz, Nordpolarf., p. 316, t. 8, f. 1 e 2; 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 109. e t 9 f i_ 1887. Amathilla arenaria. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip , p. 406. 1887. Hanseh, Malac. Groenland. occid., p. 149. 1888. Amathilla homari. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 88. Lunghezza 28 mm. ( Boeck ). — Colore bianchiccio con macchie cremisine e brunastre. — Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale inermi. Epimeri dei piedi toracici del 4.° paio non prolungati posteriormente in spine. Distribuzione geografica e Dimora. — In generale su tutte le coste dell' Oceano glaciale artico e dell' Atlantico settentrionale. — Frequente dovunque fra le alghe nelle isole Spitzberg (Goès). Osservazioni. — Il Bate (Gat. Brit. Mus., p. 198) mette nel gen. Amathia il « Gam- marus dentatus, ms. » del « Catalogne of the Crustacea in the Museum of the Jardin des Plantes », e dice che somiglia all' A carinata ; ma non aggiunge né figura né descrizione. Gen. 77. Argissa, Boeck, 1870. 1870. Argissa. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 140. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 45. 1890. Chimaeropsis. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 205. 1890. Meinert, Crust. Malacostr., p. 167. Corpo piuttosto gracile, segmentato regolarmente. Dorso liscio. Antenne anteriori più brevi del peduncolo delle posteriori, con flagello accessorio bre- vissimo, 2-articolato. — Mandibole col processo incisivo principale ben dentato ; il palpo ha i 3 articoli bene sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi ma- scellari con lamine bene sviluppate, annate di spine odontoidi. Epimeri mediocri; quelli delle prime tre paia rapidamente decrescenti di grandezza; il 4.° assai più grande del 1.° — Gnatopodi gracili, con la mano sottile, non subchelata. — Piedi toracici del gruppo jiosteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato ; il 6.° articolo ha larghezza normale. — Piedi codali posteriori co' due rami subeguali, appena dilatati. Telson profondamente diviso. Osservazioni. — Il Sars richiama 1' attenzione sulla grande somiglianza di questo ge- nere con le Ampelische, così per la forma molto compressa del corpo, come per quella delle varie appendici. Tale ravvicinamento sarebbe, quasi, confermato pure dalla forma non co- mune degli occhi, e dalla presenza di un probabile apparecchio glutinifero. L' A. ti/pica, che è 1' unica specie finora conosciuta di questo genere, ha « eyes round in forni, each con- taining 4 small bigeminous lenticular bodies arranged in regular distance from each other, Fam. IX. Gammaridi. — Argissa. — Cheirocratus. (3$ 7 pigment red with a whitish coating » (G. 0. Saks, 1. e, p. 141). E poco più oltre lo stesso Autore aggiunge : « the animai is rather sluggisli, and, when brought under the microscope; secretes a clear viscid fluid, probably derived from some glandular bodies found imbedded within the basai joint of the o posterior pairs of pereiopoda » (G. 0. Saks, 1. e, p. 142). Sp. 250. Argissa typica, Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig. 91). 1870. Argissa typica. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 45. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 206, t. 7. f. 2. 1891. G. O. Sars, Crust Norway, p. 141, t. 48. 1890. Chimaeropsis danica. 1890. Meinert, Crust. Malacostr., p. 167, t. 2, f. 42-47. Lunghezza 5-6 mm. — Colore grigiastro-pallido, con tinta ranciata sulle antenne e sulle zampe. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 20-100 fathoms, suolo fangoso (G. O. Sars). — Kattegat, 7 1/2 Fv. (Meineet). — Groenlandia (Hansen). Osservazioni. — È notevole il dimorfismo sessuale. Il maschio si distingue dalla fem- mina segnatamente per la presenza di un grosso processo uncinato sul 2.° segmento della coda, e per la diversa forma e lunghezza delle antenne. Gen. 78. Cheirocratus, Norman, 1867. 1867. Cheirocratus. * 1867. Norman, Nat. Hist. Trans. Northumberland, Durham 1865-67, voi. 1, p. 12. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 513. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 133. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 395. Corpo piuttosto gracile, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, con flagello accessorio breve, 2-articolato. — Mandibole con processo incisivo principale ben dentato ; i 3 articoli del palpo bene sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate, ed armate di spine odontoidi. Epimeri brevi. — Gnatopodi anteriori con la mano assottigliata, non subchelata in ambo i sessi. — Gnatopodi posteriori nella femmina simili agli anteriori; nel maschio con la mano rigonfia, amiddaloide, subchelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato ; il 6.° articolo ha larghezza normale. — Piedi codali poste- riori co' due rami lunghissimi, di eguale lunghezza, lanceolati. Telson diviso da una lai'ga incisura. ngo Sistematica. Osservazioni. — Registro qui appresso due specie di Cheirocratus , ma nondimeno voglio dire che non sono ancora ben persuaso che le specie siano veramente due, perchè l'esame comparativo ilei gnatopodi posteriori del maschio mi fa sospettare che si tratta forse di diverse fasi dello sviluppo di una stessa specie, in cui le varie forme si seguirebbero nella maniera che è indicata nelle Figg. 28, 5, 16, 30 e 42, della Tav. 20. Specie del genere Cheirocratus. Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori del maschio armato di processi spinosi, assimilis pag. 688 Margine suddetto inerme Sundevallii » 690 '6' (64) Sp. 251. Cheirocratus assimilis (Liljeborg, 1851) Boeck, 1870. (Tav. 20, Fig. G, ecc.). 1851. Gammarus assimilis. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., * 1851. Liljeboeg, Ofv. Vet. AkaJ. Forlì. Stockholm, voi. 2, p. 513, con figg. p. 23. 1870. Cheirocratus assimilis. 1853. Liljebobg, Vet. Akad. Handl., p. 445. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 134. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 58. 1870. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 398, t. 24, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 214. f. 3. 1M.7. Cheirocratus mantis. * 1867. Norman, Nat. Hist. Trans. Northumberland, Darham, voi. 1, p. 12, t. 7, f. 14 e 15. Lunghezza fino a 10 mm. — Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori del maschio incavato ed armato di due grossi processi spiniformi ; 1' angolo prensile è prolungato in un processo spinoso (Tav. 20, Fig. 6). Descrizione. — Il colorito dell' animale è pallido, con leggiere macchie giallo-ranciate, (piasi rugginose, sparse qua e là pel tronco e per le appendici. Nel ti-onco le macchie ten- dono a disporsi regolarmente a zone, corrispondenti ai singoli segmenti, ed agli epimeri. — Gli occhi sono di colore bruno rossastro, con poco pigmento bianco. — Le uova hanno una tinta cremisina bruna, o violacea. L' aspetto generale è piuttosto gracile; il dorso è liscio, meno che nel 1.° segmento Go- dale, in cui il margine posteriore si prolunga in 2 piccoli processi spiniformi; e nel 2.°, in cui i processi spiniformi sono quattro (Fig. 23). Gli angoli postero -inferiori del 3.° si'u-mento addominale sono molto acuti. Gli epimeri sono piccoli, assai più brevi degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne anteriori (Fig. 1) hanno il 1.° articolo subcilindrico, poco gonfio; il 2.° articolo è alquanto più lungo del precedente, ma più sottile, il 3.° è molto breve. — Il flagello principale è poco più lungo del peduncolo, con una dozzina di articoli, piuttosto brevi. Il flagello accessorio è brevissimo, poco più lungo del 1.° articolo del flagello prin- cipale; consta di 2 soli articoli, di cui il 2.° è rudimentale. Fam. IX. Gammavidi. — Cheirocratus assimilis. 689 Il peduncolo delle antenm posteriori (Fig. 2) è molto lungo, con gli ultimi due ar- ticoli sottili; il 5.° articolo è un poco più lungo del 4." — Il flagello è molto più breve del peduncolo, ma alquanto più lungo del 5.° articolo di questo; consta di una dozzina di articoli, di cui il 1." è molto più lungo degli altri. — Il flagello accessorio è composto di 2 articoli, di cui il 1.° è lungo quanto il 1." articolo del flagello principale; e il 2.° è adatto rudimentale. Il palpo delle mandibole (Fig. 15) è lungo e sottile; il 1." articolo è più lungo del 3.°, ma meno lungo del 2.° ; il 3." ha il margine esterno convesso, 1' interno rettilineo, con piccole setole, 1' apice ottuso. Nelle mascelle anteriori (Figg. 11-13) la lamina interna è larga, ma breve, assottigliata verso 1' estremo, col margine interno munito di molte setole ciliate. — Il 2." articolo del palpo a destra è armato di 4 forti spine odontoidi bicuspidi; a sinistra porta deboli spine. La lamina interna delle mascelle posteriori (Fig. 10) è più angusta e più breve del- l' esterna. I piedi mascellari (Fig. 14) si presentano con la lamina interna relativamente angusta, coli' estremo distale arrotondato, munito di due spine odontoidi. La lamina esterna, anch'essa piuttosto sottile, ha il margine interno armato di spine degradanti. Il palpo è sottile, col 2.° articolo lungo, col 3.° strozzato nell' estremo prossimale, e coli' unghia mediocre. I gnatopodi (Figg. 8 e 9) si rassomigliano molto fra loro. I gnatopodi anteriori (Fig. 8) hanno 1' epimero piuttosto grande, quasi romboidale, co' margini laterali concavi. Il 2.° articolo comincia stretto, ma poi si allarga; il 4.° è breve; il carpo è più breve della mano, circa 2/3, ed alquanto più largo; la mano è angusta, ed anche più assottigliata verso 1' estremo distale. L' unghia è mediocremente robusta, con varie setoline nel margine concavo. Nei gnatopodi posteriori (Fig. 9) 1' epimero è subrettangolare, con gli angoli distali arrotondati; il 2.° e il 4." articolo sono allungati; l'unghia è relativamente sottile. I piedi toracici del gruppo medio (Fig. 21) hanno 1' epimero eguale fra loro nelle due paia; il 2.° articolo è alquanto allargato; il 4." articolo è lungo; il 6.° sottile; l'unghia breve. I piedi toracici del gruppo posteriore (Figg. 18-20), in generale gracili, vanno crescendo poco di lunghezza dal 5.° al 6.° paio. — L' epimero è poco dilatato ; il 4.° articolo, leg- germente dilatato, è lungo poco più del 5.°, ed eguale o inferiore al 6." L'unghia è sottile e lunga. I piedi codali (Fig. 93) variano molto di lunghezza fra loro; i più brevi di tutti sono quelli del 2.° paio, i più lunghi sono quelli del 3.° Questi ultimi hanno i rami lunghissimi, più del doppio del peduncolo, e abbastanza dilatati. II telson, assai più breve del peduncolo dei piedi codali posteriori, è profondamente diviso da un largo incavo. Tre setole ornano ciascun lobo. Descrizione del maschio. — Le differenze pare che riguardino soltanto i gnatopodi po- steriori, i quali nel massimo loro sviluppo si presentano con una mano molto ingrossata Zool. Station z. Xeapel, Fauna und Flora. Golf v. Neapel. Gammariui. 87. 690 Sistematica. (Fii>\ 6), quasi amiddaloide, coli' angolo distale prolungato leggermente, e col margine un- guicolare armato di due grossi processi acuti. L'unghia è grossa e arcuata più dell' or- dinario. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! fra i materiali dragati dalle tartanelle in varii punti del Golfo, segnatamente dove sono dei vecchi ceppi di Posidonia. Mari stranieri. — Coste scandinave: Christiansund (Dubbn); Mandai ( Boeck ); Bohuslan (Bkuzelius). — Coste britanniche (Norman). Osservazioni. — Questa specie è una di quelle che assai spesso si trovano mutilate. Le parti che cadono più facilmente sono, per ordine di frequenza, prima i piedi eodali posteriori e poi i gnatopodi posteriori, i piedi toracici del 7.° paio, e quelli del 6.° Dei piedi codali posteriori non conosco esempii di rigenerazione; invece delle altre appendici enu- merate si hanno tante forme diverse, che fanno credere quasi con certezza che si tratti di organi in via di rigenerazione. Così per i gnatopodi posteriori la Fig. 28 rappresenta, se- condo me, un' appendice di maschio giovane, in cui il carpo è alquanto ingrossato, e la mano comincia ad ingrossarsi. Ma dei somiglianti se ne trovano pure in maschi, che pel resto sembrano aver raggiunto già 1' età adulta, come si vede paragonando fra loro le Figg. 5 e 6 che sono quelle dei gnatopodi posteriori destro e sinistro di uno stesso indi- viduo. Un altro stadio di sviluppo credo che sia quello della Fig. 16, nella quale il carpo è largo, ma breve; e la mano è amiddaliforme, e grossa, ma senza accenno alla presenza del- l'angolo prensile, uè di un margine unguicolare propriamente detto. Anzi è da notare die 1' unghia invece di battere sul margine posteriore della mano, si adagia sulla superficie interna. 65 Sp. 252. Cheirocratus Sundevallii (Rathke, 1843). (Tav. 20, Fig. 30, ecc.). 1843. Gammarus Sundevallii. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 396. t. 24. f 2 L843 Rathke, Fauna Norweg., p. 65, t. 3, f. 2. 1874. Lilljeborgia Normanni. * 1853. Liijeborg, Vet. Akad.Haudl. Stockholm, p. 454. 1874. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 14, 1859. Bbuzelics, Skandin. Gammar., p. 57. p. 10, t. 1, f. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 213, t. 38, f. 1. 1876. Stebbing, Ann. Mag N. Hist., (4) voi. 17, p. Iti, L862. Liljeborgia SheUandicà. t 4, f. 4. 1862. Bate and Westyvood, Brit. sess. ey. Ci'ust., 1879. Cheirocratus brevicornis. voi. 1. p. 206, con figg. 1879. Hoek, Carcinol., p. 142, t. UJ, f. lU-lo. 1870. Cheirocratus Sundevalli. 1884. Blanc, Amphip. Kiel, p. 72, t. 8. f. 76, 77. L870. Boeck. Amphip. bor. arct., p. 133. 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 222. 1890. Hoek, Crust. Neerland. II, Naschr., p. 261 Lunghezza fino a 10 min. — Gnatopodi del maschio col maro-ine unguicolare affatto liscio ed inerme. Descrizione del maschio. — Le antenne anteriori hanno il 1." articolo del peduncolo rigonfiato. Pam. IX. Grammaridi. — Parddisca. G91 I gnatopodi posteriori (Fig-. 30) sono relativamente molto robusti. Il 2.u articolo è piuttosto dilatato; il carpo è breve e grosso; la mano gonfia, amiddaloide, col margine posteriore ornato di una ritta serie di setole ciliate. L' unghia, breve e valida, si adagia contro il margine unguicolare. I piedi toracici del 7." paio (Fig. 24) sono enormi in confronto degli altri piedi toracici (cf. le Figg. 24, 25, 27, 30 e 31) e a questo maggiore sviluppo contribuisce l'accresci- mento «li tutti gli articoli. Nondimeno fra questi meritano speciale menzione il 4.°, il 5.° e il li.", che non sono più gracili come nella femmina e nel maschio del Ch. assimilis, imi invece divengono molto larghi, quasi foliacei. Tutte le altre parti come nel Ch. assimili*. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli!, insieme al Ch. assimilis. Mari stranieri. Coste scandinave: Molde ( Rathke ) ; Haugesund, 60 Fv. ( Boeck); Hvi- vingsoerne, 80 Fv. (Gr. 0. Saks, secondo Boeck): Bohuslan ( Bruzelius ). — Coste britan- niche: Shetland, 2-5 fathoms (Norman); Salcombe, sotto lina pietra (Stebbing). — Coste olandesi ( Hoek ). — Kiel ( Blanc ). Osservazioni. Sotto il nome di Protomedia Wìtitei, il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 169, t. 31, f. 2; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 300, con figg.) ha descritto e figurato un individuo incompleto, che il Norman (Last Rep. Shetland, p. 283) suppone essere la femmina della Lilljeborgia Shetlandica, ed il Boeck ( Skandin. Amphip., p. 397) invece il Cheirocratus Sundevallii, Rathke, 1843. Per parte mia credo appunto col Boeck che si tratti di un Cheirocratus, ma di una femmina, di cui non si può determinare la specie (cf. pure p. 432 di questa Monografia). Gen. 7'.». Pardalisca, KrOyer, 1842. 1842. Pardalisca. ls7o. Boeck, Amphip. boi', arct., p. 71. 1842. Kkòyer, Naturhist. Tidsskr., il) voi. 4, p 153. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 481. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 912. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 991. 1859. Beuzelius, Skandin. Gammar., p. lui. 1888. Pardaliscoicles. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 158. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1725. 1865. Lilljeborg, Lysian. Magell., tab. a p. 18. Corpo mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori con flagello accessorio multiarticolato. — Mandibole con processi incisivi ben dentati ; il palpo ha i 3 articoli regolarmente sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con la lamina interna rudimentale, coli' esterna normalmente sviluppata, ma senza spine odontoidi. Epimeri piccoli. — Gnatopodi non subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore lunghi, col 2.° articolo poco dilatato. — Piedi codali posteriori co' due rami eguali, non molto dilatati. Telson di grandezza mediocre, profondamente inciso. 692 Sistematica. Specie del genere Pardalisca. Grnatopodi anteriori col 7.° articolo dilatato, non anguiforme cuspidata pag. 692 — — — angusto, unguifornie abyssi » 692 Sp. 253. Pardalisca cuspidata, Kroyer, 1842. ( Tav. 59. Pig. 92 ). 1842. Pani, disvi cuspidata. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 159. 1842. Kroyer, Naturhiat. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 153. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 71. 1850. Liljeborg, ÒfV. Vet. Akat. Porhand. Stockholm, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 482, t. 12, p. 82. f. 5. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsdyr., p. 130. 1888. Pardalisca marionis. 1859. Bbczelibs, Skandin. Gara mar., p. 101. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 996, t 94. Lunghezza 15 nini. — Dorso cuspidato. Grnatopodi col 7." articolo non unguiforme, ma dilatato e tondeggiante.' Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Odvlir (M. Saks); Troniso! (Spaere Schneidee, in lit. ); Finmark! ( Noeman, in lit. ); Bergen (Beuzelius); Bohusliin (Goés); Koster (Malm). — Groenlandia, Spitzberg (Malmgeen). — Isola Marion (Stebbino). Sp. 254. Pardalisca abyssi, Boeck, 1870. (Tav. 59, Fig. 93). 1870. Pardalisca abyssi. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 72. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 485, t. IO, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 4ò6. f. 4. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 992, t. 93. 1874. Pardalisca cuspidata. 1870. Pardalisca Boeckii. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 306, t. 1. f. 3; e 1870. Malm, Ofv. Vet. Forlì. Stockholm, p. 547, t. 5, t. 2, f. 1. t. 2. V 1888. Pardaliscoides tenellus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 72. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1725. Lunghezza 15 nini. — Dorso liscio. Nei gnatopodi il 7." articolo ha la forma di un sottile uncino arcuato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Haugesund, Skraaven, 2-300 Fv. (Boeck). — Coste orientali dell' America Settentrionale : Halifax, Nuova Scozia ( Steb- bing). — 11 Pardaliscoides tenellus fu preso nel Pacifico Meridionale, lat. 37° 29' S.. long. 83° 7' W. Fara. IX. Gammaridi. — Tiron. — Astyra. (J93 Gén. 80. Tiron, Lilljeborg, 1865. 1865. Tinnì. 1865. Lilljeborg, Lysiau. magell., p. 19. 187U. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 68. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 47.V Corpo mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello accessorio composto «li molti articoli. — Mandibole col processo incisivo principale ben dentato ; il 3.° articolo del palpo è breve, ma non rudimentale. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi ma- scellari con le lamine bene sviluppate, armate di spine odontoidi. Epimeri mediocri. — Grnatopodi con la mano non rigonfiata, non subchelata. — Piedi toi'acici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato; il 6.° articolo ha lar- ghezza normale. — Piedi codali posteriori con i due articoli subeguali. Sp. 255. Tiron acanthurus, Lilljeborg, 1865 (Tav. 60, Pig. 1). 1865. Tiron acanthurus. 1865. Syrrhoe bicuspis. 1865. Lilljeborg, Lysiau. magell., p. 19. 1865. Goes, Amphip. Spetaberg., p. 528, t. 40, f. 26. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 69. 1868. Tessarops hastata. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 475, t. 9, 1868. Norman. Ann. Mag. Nat. Hist.. i4) voi. 2, f. 8, e t. 13, f. 1. p. 412, t. 22, f. 4-7. Lunghezza 8-10 min. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave! (Lilljeborg, G. O. Sars, ecc.). — Groenlandia (Torell, secondo Goes). — Coste britanniche (Norman). Osservazioni. — Secondo lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 788) apparterrebbe al gen. Tiron anche la Syrrhoe hamatipes, Norman. 1869 (Last Rep. Shetland, p. 279). Gen. 81. Astyra Boeck, 1870. 1870. Astyra. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 53. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 442. Corpo robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello accessorio lungo, composto di molti articoli; col flagello accessorio piuttosto lungo, ma I-articolato. Mandibole col processo incisivo principale ben dentato; col palpo 3-articolato normale. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato normale. — Piedi mascellari con le lamine normali, armate di spine odontoidi. 694 Sistematica. Epimeri grandi. - Gnatopodi non chelati, né subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato; il 6.° articolo ha larghezza normale. — Piedi rodali posteriori con 2 rami subeguali, poco dilatati. Telson diviso profondamente. Sp. 256. Astyra abyssi, Boeck, 1870. (Tav. 60, Fig. 2). 1870. Astyra abyssi. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 53. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 443, t. 9, f. 4. Lunghezza 6 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave : Christiansund, 50-100 Favne, e Hardangerfjord, e Skraaven 2-300 Favne ( G. O. Saks, secondo Boeck). Gen. 82. Megaluropus, Norman, 1889. 1889. Megaluropus. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6] voi. 3. p. 446. 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 197. 1889. Norman. Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 122. 1890. Hoek, Crust. Neerland. II, Nasehr , p. 260. Corpo poco robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, con flagello accessorio breve, 2-articolato. — Mandibole co' processi incisivi ben dentati ; il palpo ha i tre articoli bene sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine normalmente sviluppate, armate di spine odontoidi. Epimeri di grandezza mediore. — Gnatopodi anteriori non subchelati. — Gnatopodi posteriori appena subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo nor- malmente dilatato. — I piedi toracici del 7.° paio assai pili lunghi dei precedenti, col 7." articolo non linguiforme, ma stiloide. — Piedi codali posteriori co' due rami uguali, molto dilatati, in forma di larghe lamine. Telson grande, inciso quasi fino alla base. Osservazioni. — Il nome Megaluropus comparisce prima stampato nel lavoro dell' Hoek, il quale però dichiara di aver saputo che questo nuovo genere era stato già denominato da vario tempo dal Nokman prima col nome di Megaloura, e poi con quello di Megaluropus. — Per la grande lunghezza dei piedi toracici del 7.° paio, e per la forma stiloide del 7.° articolo, il gen. Megaluropus ricorda molto gli Oediceridi. Fam. IX. Garamaridi. — Megaluropus agiìis. 6!);") ( 66 ) Sp. 257. Megaluropus agilis, Norman, 1889. (Tav. 3, Fig. 9: e Tav. 34. Figg. 1-17. K . 1889. Megaluropus agili*. 1889. Norman. Ann. Mag. Nat. Hist., (6) voi. 3, p. 4 Iti. t. 18. f. 1-10. 1889. Hoek. Crust. Neerland. II, p. 197, t. 7, f. 7; t. 8, f. 3: e t. 9, f. 3. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist, (6i voi. 4, p. 123. t. IO, f. 15-17. 1890. Hoek, Crust. Neerland. IT, Naselli-., p. 260. L890. Cheirocratus DrecJiselii 1890. Meinert, Crust. Malacostr., p. 170, t. 2. f. 4«-52. Lunghezza 5 mm. Descrizione. Il colorito della femmina è azzurro chiaro sul dorso del torace e dell'addome. Il capo è giallo-bruno, e similmente è giallo-bruna una fascia laterale che comincia dietro del capo, e, allargandosi a mano a mano, giunge fino alla parte estrema del corpo. Gli epimeri dei piedi toracici, e le squame dei piedi toracici del gruppo posteriore hanno una tinta giallo-rossiccia. Gli occhi sono grandi, ovali, di colore giallo-citrino e cinabro. Le antenne sono zonate e con anelli azzurrini alternati ad anelli giallo-bruni. Le uova sono turchine. L' aspetto generale è mediocremente robusto. Il capo, largo quanto i due primi segmenti del torace presi insieme, si prolunga in uri piccolo rostro frontale (Tav. 34, Fig. 1 ) e in due grossi lobi interantennali, che portano gli occhi, e terminano in punta acuta. I primi 3 segmenti del torace sono angusti; il 4.° è largo quanto il 5.°; più larghi sono il 6.° e il 7.°; gli addominali sono i più larghi. Nel 3.° segmento addominale il margine posteriore è seghettato nella parte dorsale, e poi, dopo un intervallo liscio, anche nella parte inferiore dei margini laterali. — Le antenne anteriori sono molto brevi ; le posteriori raggiungono circa la metà della lunghezza del corpo. Le antenne anteriori sono lunghe appena quanto il peduncolo delle posteriori. Nel loro peduncolo il 1." articolo è relativamente molto gonfio; il 2.° è sottile, lungo quanto il 1.°: il 3.° è molto breve. — Il flagello ha una lunghezza pari a quella del peduncolo ; conta 5-6 articoli, piuttosto allungati. Il 4.° e il 5.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori sono eguali in lunghezza, e poco diversi in grossezza. — Il flagello, più breve del peduncolo, è composto di una dozzina di articoli mediocremente lunghi. Il labbro superiore è molto largo, col margine posteriore bilobo. Le mandibole hanno tutte le parti bene sviluppate; le spine incisive sono numerose e valide. Il palpo ha il 2.° articolo più lungo e più largo del 3.° ; questo comincia angusto, si va allargando verso la metà, e da questo in poi si assottiglia fino a terminare in punta, quantunque non molto acuta. La metà interna del margine distale è munita di piccole setole. Il labbro superiore ha ambedue le coppie di lamine bene sviluppate. CQfi Sistematica. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è di dimensioni mediocri, coli' estremo libero arrotondato, ornato di alcune setole. La lamina esterna e il palpo sono relativamente sottili. Le lamine delle mascelle posteriori sono di larghezza quasi pari fra loro. I piedi mascellari sono robusti. La lamina interna, grande, larga, ha il margine libero armato di 3 spine odontoidi. La lamina esterna, mediocremente larga, oltrepassa il 2.° articolo del palpo ; sul suo margine interno sono impiantate spine odontoidi molto larghe. 11 3.° articolo del palpo è piuttosto lungo, cilindroide; il 4.° non è linguiforme, ma ellis- soide, con varie setole siili' estremo libero. I gnatopodi anteriori sono più gracili dei posteriori. L' epimero è subrettangolare, al- lungato, leggermente allargato verso l'estremo distale; il 2.° articolo è piuttosto largo; il carpo è cilindroide, più lungo e più largo della mano ; questa è sottile e si va anche di più assottigliando verso 1' estremo distale. L' unghia è lunga, ma gracile. L' epimero dei gnatopodi posteriori è più grande di quello degli anteriori, ma di forma quasi eguale; il 2.° articolo è sottile; il carpo è più lungo della mano, e soprattutto più largo, così che nell' estremo distale 1' angolo posteriore sporge fortemente indietro ; la mano è appena gonfia nel mezzo; l'unghia è gracile. I piedi toracici del gruppo medio differiscono molto per 1' epimero, che in quelli del 3." paio è piccolo, ellittico, irregolare, col margine posteriore concavo; e nei piedi del 4.° è -rande, subrettangolare. In quanto agli altri articoli il 2.° è sottile ; il 4.° è molto più largo e più lungo dei due seguenti; il 5.° è sottile, ma pure assai più valido e più lungo del 6.° che è gracilissimo. Anche l'unghia è molto debole. I piedi toracici del grappo posteriore sono costruiti sullo stesso tipo, e vanno molto cre- scendo in lunghezza, sicché quelli del 7.° paio sono i più lunghi di tutti. La squama del 2.° articolo è mediocremente larga, e si distingue per una maggiore espansione della metà pustero-inferiore. Il 3.° articolo è largo; il 5." nei piedi del 5.° e 6.° paio è piuttosto largo anch'esso, ma nei piedi posteriori è sottile e molto lungo; il 6.° articolo è cilindroide, sottile. Il 7.° articolo nei piedi del 7.° paio è stiloide, come negli Oediceros ; nei piedi del .r>." e 6.° paio è linguiforme, e gracile. I piedi coda/i anteriori e medi hanno i rami sottili, cilindroidi; i posteriori invece sono più sporgenti degli altri, ed hanno dei rami molto larghi, in forma di spatole. II telson è grande, più lungo del peduncolo dei piedi codali posteriori, cordiforme, diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli ! nella sabbia fina, innanzi alla Stazione Zoolo- gica, dragando a 10-15 m. di profondità, ed a distanza di qualche centinaio di metri dalla riva. Mari stranieri. Coste britanniche: Cumbrae, Firth of Clyde (Robertson, secondo Nor- man); Starcross, Devon (Norman); ecc. — Coste olandesi (Hoek). — Kattegat (Meinert). Osservazioni. — Il colorito azzurrino del dorso dipende nella femmina dalla trasparenza degli ovarii maturi. Il maschio ha il tronco grigio con macchie brune. — Il Norman dice che sulle coste britanniche questa specie è presa al solito di notte con la rete di superficie. Fam. IX. Gammaridi. — Atyìus. 697 Gen. 83. .A-tylus, Leach, 1815. 1815. Atylus. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 357. 187°- Boeck, Amphip. bor. aret., p. 109. 1825. Desmarest, Oonsid. Crust., p. 262. 187G- Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 322. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 383. 18t;o- Epidesura. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 67. * 1860. Boeck, Bemarkn uorske Amphip., p. 659. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 912. 1888. Atyloides ( parte). 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 133. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 913. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1888. Atylopsis. voi. 1, p. 2-14. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 924. Corpo in generale poco robusto, non sempre segmentato regolarmente, perchè nell'^4. Swammerdamii i due ultimi segmenti della coda sono fusi insieme. Antenne anteriori lunghe quasi quanto le interiori, fornite di flagello accessorio I-ar- ticolato, rudimentale. — Mandibole bene sviluppate in tutte le loro parti, con palpo 3-arti- colato. — Mascelle anteriori con lamina interna fornite di molte setole, col palpo 2-arti- colato. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate, quasi sempre armate di spine odontoidi. Epimeri mediocri. — Gnatopodi anteriori somiglianti ai posteriori, subchelati, con la mano relativamente piccola. — Piedi toracici del gruppo posteriore di forma normale, col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori co' rami uguali. Telson diviso profondamente. Specie del genere Atylus. Gli ultimi due segmenti della coda fusi insieme Swammerdamii pag. 6P8 \ — — — distinti 2 . Dorso carenato carinatus » 701 non carenato 3 magellanicus » 701 i Lamina interna dei piedi mascellari senza spine odontoidi . . . . I — — — con spine odontoidi. ... 4 . i Jian 4-i _ spi Mano dei gnatopodi posteriori di lunghezza enorme serraticauda » 702 mediocre 5 Mano dei gnatopodi anteriori di lunghezza pari a quella dei po- 5« { steriori assimilis » 702 Mano dei gnatopodi anteriori più breve atistrinus » 702 Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 88. 6P8 Sistematica. (67i Sp. -258. Atylus Swammerdamii (Edwards, 1830) Bate, 1862. (Tav. 3, Fig. 12; e Tav. 17. Figg. 1-21, -4). 1830. Amphithoe Swammerdamei (poi Swammerdamii). 1830. Edwards. Annales Se. Nat., 1 1 ) voi. 20, p. 378. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 35. 1852. Amphithoe compressa. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip.. p. 328, t. 21, f.5; e t. 22, f. 1. 1879. Hoek, Carcinolog., pp. 134 e 152, t. 10, f. 1-6. 1889. Hoek, Crust. Neerland. Il, p. 196. 1852. Liljeborg, Ofv. Akad. Forhandl. Stockholm, p. 8. 1862. Atylus compressus. 1857. Dexamine Gordoniana. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 142. 1859. Paramphithoe compressa. 1859. Bruzelius, Skandin. Gaminar., p. 72. L860. Epideswa compressa. * 1860. Boeck, Bemiirkn. noi'skc Amphip , p. 659. 1862. Dexamine Loughrini. 1862. Bate. Cat. Brit. Mus., p. 132, t. 24, f. 3. 1862. Atylus villosus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 135, t. 26, f. 1. 1862. Atylus Swammerdamii. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 136, t. 26, f. 2. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 246, con figg. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 111. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p 142. 1865. Paramphithoe Smitti. 1865. Goe.h, Amphip. Spetsberg., p 524, t. 38, f. 14. 1870. Atylus Smitti. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 110. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 361. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 326. 1870. Atylus Nordlandicus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 113. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 332. t. 23, f. 2. 1886. Atylus homochir. 1886. Haswell, Proc. Linn. Soc N. S. Wales, voi. in (1885), p. 101, t. 13, f. 5-7. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 908, t. 74. 1888. Atylus acutus, 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 913. Lunghezza 6 mm. — Gli ultimi due segmenti della coda fusi insieme. — Dorso non carenato, ma armato nella coda di processi spiniformi. Piedi mascellari con le lamine armate di spine odontoidi. Gnatopodi subeguali, con la mano amiddaloide, poco allungata. Descrizione della femmina. — Il colorito dell' animale talvolta è quasi nullo ; anzi i te- gumenti diventano semitrasparenti. Ma per lo più si nota una tinta leggermente verdiccia o gialliccia, con una serie di piccole macchie rosso-ruggine sull' arco dorsale di ciascun segmento del torace e dell' addome. Queste macchie rosse si alternano con altre bianche, disposte a coppie. Oltre a ciò qua e là sul tronco, ma specialmente su' segmenti addominali, sono sparse disordinatamente altre macchie di rosso-ruggine, per cui 1' animale appare al- quanto screziato. — Gli occhi sono di color rossiccio, ovvero nerastro, con pigmento bianco reticolato. — Le uova hanno una tinta verde-pomo. L' aspetto generale dell'animale è poco robusto, ajmena compresso, e non rigonfio nel mezzo. 11 capo ha dimensioni mediocri, ed è fornito di un lungo rostro frontale. Il margine interan- tennale è poco sporgente; gli occhi sono grandi, reniformi. — I primi due segmenti del torace sono abbastanza angusti; gli altri si vanno a mano a mano allargando, fino al 7." che è il più largo di tutti, ma che nondimeno non giunge alla larghezza dei segmenti addominali. Questi sono i più larghi fra tutti ed anche più larghi del capo. Il primo seg- mento della coda ha la lunghezza del 7.° toracico, ed è più lungo degli ultimi due fusi Fani. IX. Gamm aridi. — Atyìus Swammerdamii. 699 insieme. Il dorso è liscio fino al 7.° segmento toracico incluso; ciascuno dei segmenti addo- minali si prolunga nel mezzo del margine posteriore in un'appendice spiniforme, non molto sporgente. Il primo segmento codale ha la porzione dorsale munita di due apofisi, poste l'ima dietro dell'altra e segnate da una larga insenatura. L' apofisi anteriore è molto più piccola della posteriore, e sporge poco al disotto dell' apofisi spiniforme del 3.° segmento addominale. L" apofisi posteriore è invece molto sporgente, col margine superiore gobbato. L'ultimo seg- mento codale termina con una sporgenza dorsale ad estremità arrotondata, fornita di alcune piccole setole. Del resto piccole spine o setole si trovano inserite presso alla punta delle apofisi spinose dorsali dei segmenti addominali e codali, e propriamente una sottile e lunga in tutte le apofisi addominali e nella 2.a codale, e due o tre nella 1.* apofisi codale. Le apofisi spiniformi dei segmenti addominali, come pure le piccole setole sull'ultimo articolo codale mancano nelle femmine poco sviluppate. I margini inferiori dei tre segmenti ad- dominali, ma soprattutto del 1.°, sono armati di piccole spine. Gli angoli postero-inferiori del 2.° e del o.° segmento addominale sono leggermente prolungati in punta, alquanto curva indietro. Le antenne anteriori sono un poco più brevi delle posteriori. Il 1.° articolo del pedun- colo è leggermente gonfio, ed appena più lungo del 2." ; il 3.° articolo è brevissimo, quasi del tutto somigliante al 1.° articolo del flagello principale. — Questo è più lungo del pe- duncolo, ed è formato di circa 30 articoli, molto brevi. — Il flagello accessorio è rappre- sentato da un piccolo tubercoletto, che è del tutto insignificante rispetto al volume degli articoli a cui è adiacente ( Tav. 17, Fig. 3). Nelle antenne posteriori la lunghezza del 4.° articolo è cii-ca 2/3 di quello del 5.° — Il flagello supera di poco la lunghezza del peduncolo. Le mandibole sono bene sviluppate in tutte le loro parti. Le spine incisive sono 3 o 4, grandi e robuste. Il palpo è relativamente sottile, col 2.° articolo poco più lungo del 3.°. Quest2 ultimo si mantiene di larghezza eguale per quasi tutta la sua estensione, senza assot- tigliarsi all' apice, che è arrotondato. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna larga, munita di un gran numero di setole ciliate ; e 1' esterna con forti spine pettinate. Il palpo è robusto, armato di grosse e brevi spine, che a sinistra sono molte, e a destra si riducono a due sole. La lamina interna delle mascelle posteriori è più angusta dell' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna porta 3 robuste spine odontoidi ; il margine in- terno della lamina esterna è armato di spine odontoidi degradanti, e tutta la lamina giunge oltre il livello dell' articolazione del 2.° col 3.° articolo del palpo. In quest' ultimo il 2." articolo è relativamente gracile; il 3.° è alquanto grosso; il 4.° è sottile, senza essere pro- priamente linguiforme. L' apice è terminato da una grossa spina. L' epimero dei gnatopodi anteriori è piccolo, e di forma ellittica ; il 2.° articolo è allun- gato, co' margini rettilinei; il 4.° articolo breve, con un leggiero prolungamento dell'angolo distale; il carpo alquanto allargato, e lungo poco meno della mano; la quale è amidda- loide. L' unghia è relativamente debole. 700 Sistematica. Nei gnatopodi posteriori Y epimero è più grande che negli anteriori, ma di forma più irregolare; similmente il 2.° articolo è irregolare a cagione del sno margine posteriore che è convesso. Gli articoli seguenti sono costruiti sul tipo di quelli dei g-natopodi anteriori, se non che sono più lunghi e più angusti. La mano, soprattutto, .si va molto assottigliando verso F apice. — Così nei gnatopodi anteriori come nei posteriori è da notare il gran numeri) di setole di cui sono muniti il 4.°, il 5.° e il G.° articolo. I piedi toracici del 3." paio hanno 1' epimero subrettangolare, con gli angoli inferiori arrotondati; il 2.° articolo è relativamente breve; il 4.° è invece molto lungo, poco largo, coli' angolo distale anteriore alquanto prolungato ; il 5.° articolo breve ; il 6.° robusto, al- quanto incurvato ad arco; l'unghia valida. Vari articoli sono ornati di molte setole, par- ticolarmente il 4.° e il 5.° Oltre a ciò si vedono varie spine che armano il margine posteriore del 4.° articolo e 1' anteriore del 6.° I piedi toracici del 4." paio differiscono da quelli del 3.° paio per volume, essendo più piccoli, ed anche per il numero delle setole, che son ridotte a numero minore. I piedi toracici del gruppo posteriore sono di lunghezza quasi eguale fra loro : sono ar- mati di molte spine, e hanno 1' unghia valida e breve, ma introversa. I piedi toracici del 5.° paio hanno 1' epimero poco alto, eoi maigine inferiore armato di spine, particolarmente il lobo posteriore, che è pure di forma irregolare. Il 2.° articolo è poco dilatato, ed è notevole pel suo margine posteriore incurvato ad S, e per 1' angolo posteriore distale alquanto prolungato. Il 4.° articolo è alquanto dilatato e più lungo di ciascuno dei seguenti; il 5.° ha lunghezza eguale al 6.° II 2.° articolo dei piedi toracici del 6." paio differisce da quello dei piedi del 5.°, perchè è più dilatato, e perchè il suo margine posteriore è convesso, e non prolunga 1' angolo distale. Similmente nei piedi toracici del 7." paio il carattere principale che li distingue dagli altri è il 2.° articolo, che qui si espande molto più verso la parte posteriore, sviluppando 1' angolo distale corrispondente in un gran lobo che raggiunge quasi il livello dell' estremo distale del 3.° articolo. I piedi addominali si fanno notare per molte setole ciliate che ornano il peduncolo. I retinaeoli sono due, con due o tre tubercoli. Il ramo interno porta varie spine forcute (Tav. 17, Fig. 9); e l'esterno (Fig. 18) presenta una lunga appendice che serve a limi- tare i movimenti del ramo compagno. I piedi codali anteriori sono più lunghi dei medi ; entrambi hanno i rami in forma di stiletti conici. — Invece i piedi codali posteriori, che sporgono assai più indietro degli altri, hanno il peduncolo brevissimo, e i rami lunghi, appiattiti, terminati ciascuno da una spina larga e breve, e muniti nei margini laterali di molte spine e setole ciliate. II telson ha la forma subrettangolare, poco allungata, ed è diviso per oltre ?.. della sua lunghezza. Descrizione del maschio. — In generale gli occhi sono molto più grandi che nella fem- mina, quasi fino a toccarsi nella linea mediana. Anche le setole sono più numerose in tutte Fam. IX. Gammaridi. — Atylus magellanicus. 701 le appendici. Ma le differenze maggiori sono nel peduncolo delle antenne, in cui i singoli articoli, oltre a cambiare alquanto di forma, come si vede nella Fig. 1, della Tav. 17, si ornano pure di tanti ciuffetti di piccole setoline. Nel flagello insieme alle setole ordinarie si vedono delle spine di forma singolare (Fig. 4), quasi di falcetta. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati. Osservazioni. — Questa specie venne in grandissimo numero d' individui nella prima- vera del 1883, e il pescatore che li portò riferì d' averli presi a Mergellina nelle reti, insieme co' pesci che ne erano stati assaliti. Due anni dopo un altro marinaio ne portò molti insieme, ma meno dell' altra volta. Ogni ricerca per averli poi in abbondanza è stata vana. Il sig. Loiuanco nella pesca pelagica, fatta con la grande rete alla profondità di alcuni metri, ne catturò molti individui. Alcuni se ne trovarono (luglio 1S88 ) nel detrito di radici di Posidonia, che con le tartanelle si draga a Posilipo. Sp. 259. Atylus carinatus (J. C. Fabricius, 1793) Leach, 1815. (Tav. 60, Fig. 3). 1793. Gammarus carinatus. 1793. J.C. Fabricics, Entomol. System., voi. 2, p. 515. 1874. Buchhoi.z, Nordpolarf., p. 367, t. 10. 1815. Atylus carinatus. 1876- Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 324. 1815. Leach, Trans. Linn Soc. London, voi. 11, p. 357. 1877. Mieiìs, Ann. Mag. Nat. Hist., (4) voi. 20, p. 100. * 1815. Leach, Zool. Misceli., voi. 2, p. 21, t. 69. 1838. Amphithoe cannata. 1825. Desmarest, Consid. Crust., p. 262, t. 45, f. 4. 1838. Kroyer, Grònlands Amfip., p. 256, t. 2, f. 6. 1829-44. Guérin, Iconogr. Règne Anim. Cuvier, t. 26. 1838. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1 1 voi. 2, p. 259. f. 6. 1840. Edward», Hist. Crust., voi. 3, p. 41. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 68. 1846. Kròvf.r, Voy. Scandin., t. 11, fig. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 134, t. 25, f. 1-3. 1865. Paramphithoe cannata. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct , p. 110. 1865. GoÉs, Amphip. Spetsberg., p. 523. Lunghezza 32 min. — Gli ultimi due segmenti della coda distinti. — Dorso carenato. Lamina interna dei piedi mascellari con (?) spine odontoidi. Gnatopodi con mano amiddaloide, normale, di grandezza quasi eguale nelle due paia. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano artico (Buchholz). — Coste scandinave (Kroyer). Sp. 260. Atylus magellanicus (Stebbing, 1888). 1888. Atylopsis magellanicus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 925, t. 79. Lunghezza 5 mm. — Oli ultimi due segmenti della coda distinti. — Dorso non carenato. Piedi mascellari senza spine odontoidi sulle lamine interne. Gnatopodi subeguali, con la mano piccola, subrettangolare, e abbastanza larga. 702 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo del Capo delle Vergini, Patagonia, 55 fathoms, fondo sabbioso (Stebbing). Sp 261. Atylus serraticauda i stebbing, 1888). 1888. Atyloides serraticauda. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 918, t. 78. Lunghezza 6 '/ nini. — Gli ultimi due segmenti della coda non fusi insieme. — Dorso non carenato. Piedi mascellari con spine odontoidi sulla lamina interna. Gnatopodi posteriori più grandi degli anteriori, con la mano allungatissima, così che la lunghezza comprende cinque volte la larghezza. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo di Melbourne, 33 fathoms, fondo sab- bioso (Stebbing). Osservazioni. — L1 appellativo serraticauda viene dal telson, la cui estremità libera è in ciascuna lamina divisa in 5 denti. Sp. 262. Atylus assimilis (Stebbing, 1888). 1888. Atylus assimili*. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 918, t. 77. Lunghezza 15 nini. — Gli ultimi due segmenti della coda distinti. — Dorso non carenato. Piedi mascellari con spine odontoidi sulle lamine interne. Gnatopodi posteriori con la mano di lunghezza normale, e pari a quella degli anteriori. distribuzione geografica e Dimora. — Dall' elica del « Challenger » , al Capo Agulhas, lat. 35° 4' 8., long. 18° 37' E. Sp. 263. Atylus austrinus, Bate, 1862. 1862. Atylus austrinus. 1879. Miers, Philos. Trans., voi. 168, p. 208, t. 11, f. 5. 18tì^. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 137, t. 26, f. 4. 1879. Studer, Arch. f. Naturg., voi. 44, p. 126. 1875. Paramaera australi*. 1880. Atylus megalophthalmus. 1875. Miers, Ann. Mag. X. Hist, (4) voi. 16, p. 75. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5, 1 875. Atylus australis. P- 102i '• 6» f- 4- 1875. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 15, p. 117. 1888. Atyloides australis. 1876. S. I. Smith, Bull. U. S. Nat. Mus., voi. 3, p. 61. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 914, t. 75 e 76. Lunghezza 16 min. — Gli ultimi due segmenti della coda distinti. — Dorso non carenato. Fam. IX. Gammaridi. — Specie incerte di Atylus. 703 Piedi mascellari con spine odontoidi sulle lamine interne. Mano dei gnatopodi posteriori amiddaloide, di lunghezza normale, ma superiore a quella della mano dei gnatopodi anteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Sydney (Bate). — Kerguelen (Stebbing). Osservazioni. — L'identificazione dell' A tylus australi.? coli' Atyloides anstralis è dello stesso Stebbing (Rep. Challenger, p. 914). Ma si osserva grande differenza nella maniera di terminare dei rami dei piedi codali posteriori; i quali hanno una punta acuta ne\V Atyloides dello Stebbing, ed invece un' estremità arrotondata nell' Atylus del Miees. — Molto vicino a questa specie è Y Atylus microdeuteropus, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 102, t. 6, f. 3). Specie incerte di Atylus. 1. Amphithoe brevitarsis, Grube, 1861 (Ausfl. n. Triest, p. 135). Più tardi lo stesso Geube (Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., 1864, p. 196) ne fece una Dexamine. Il Boeck (Skandin. Amphip., p. 318) la considera come appartenente al gen. Tritaeta. 2. Amphithoe ( ' Amphitonotus ) leptonyx Grube, 1861 (Ausflug n. Triest, p. 136), detta poi (Grube, 1864, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 198) Dexamine. 3. Atylus? Batei, Cunningham, 1871 (Trans. Linnr Soc. London, voi. 27, p. 498, t. 59, f. 9 ). Dalla descrizione e dalla figura, troppo incomplete, non si può ricavare nessun carattere che valga a far sapere di che si tratta. 4. Atylus corallinus, Risso, 1826 (Eur. mérid., p. 99; riprod. in: Bate, Crust. Brit. Mus.. p. 139). Indeterminabile. 5. Atylus danai, G. M. Thomson, 1879 (Trans. N. Zealand List., voi. 11, p. 238, t. 10. f. C, 1 ). Sembra Atylus Swammerdamii , ma ne differisce pel dorso inerme. 6. Atylus falcatus, Metzger, 1871 (21. Jahresb. naturh. Ges. Hannover, p. 137). La descri- zione di questa nuova specie fu ripetuta dal Metzgeb anche nell' altro suo lavoro pubbli- cato nel 1873 (Jahresb. Unters. Kiel, I. Jahrg. 1871, p. 173). Lo Stebbing (Rep. Chal- lenger, p. 941) la suppone una Tritaeta; V Hoek (1889, Crust. Neerland. II, p. 195, t. 8, f. 2) la rimette di nuovo nel gen. Atylus. Molto probabilmente si tratta di una buona specie, caratterizzata dalla forma particolare dei piedi toracici del gruppo medio; i quali hanno il 5/' articolo brevissimo, il 6.° lungo ed incurvato, e 1' unghia lunga poco meno che la mano. Del resto somiglia molto all' Atylus Swammerdamii, ma per la diagnosi del genere converrà attendere che vi sia chi darà notizie sulla presenza o assenza del palpo nelle mandibole. Sinonimo dell' A. falcatus è probabilmente anche 1' Atylus uncinatus, G. O. Sars, 1882 (Norges Crust., p. 101, t. 5, f. 3, 3 a ). 7. Batea catharinensis , Fritz Miiller, 1865 (Ann. Mag. X. Histv (3) voi. 15, p. 276, t. 10, f. 1 ). In questa specie di Desterro, nel Brasile, il Mììller dice che i gnatopodi an- teriori sono rudimentali. 704 Sistematica. 8. Bovallia gigantea, Pfeffer, 1888 (Krebse Sud-Georg., p. 96, t. 1, f. 5) notevole per la sua lunghezza di 45 mm. 9. Cattiopius georgianus, Pfeffer, 1888 (1. e, p.116, t. 2, f. 6). 10. Dexamine pontica, Marcusen, 1867 (Arch. f. Naturg., 33. Jahrg., p. 359). 11. Eurymera monticulosa, Pfeffer, 1888 (1. e., p. 103, t. 1, f. 3). Gen. 84. Niphargus, Schiadte, 1849-51. 1849-51. Niphargus. 1849-51. Schiodte, Specimen faunne subterr., p. 26. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 174. 1862 Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 311. * 1875. Rougemont, Naturg. v. Gammarus puteanus (Trad. frane, 1876, col titolo: Étude sur la faune des eaux privées de lumière). 1876. Humbeiìt, Bull. Soc. Vaudoise de Se. Natur., p. 312. 1888. Wrzesniowski, Amphip. subterr. (Trad. in: Zeitschr. wiss. Zool. 1890, voi. 50, p. 623 ;. Corpo robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, col flagello appendicolare minuto, 2-ar- ticolato. — Mandibole con tutte le parti bene sviluppate; il 3.° articolo del palpo è lungo, e termina assottigliandosi. — Labbro inferiore con lamine interne. — Mascelle anteriori con appena 2-3 setole sulla lamina interna; il palpo è 2-articolato. — Nelle mascelle po- steriori la lamina interna porta setole soltanto all'apice. — Piedi mascellari con le lamine mediocremente sviluppate, armate di spine odontoidi della forma ordinaria. Epimeri piuttosto piccoli. — Unghie presenti in tutti i piedi toracici. — Gnatopodi anteriori simili ai posteriori, con la mano molto gonfia, subquadrata, subchelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo regolarmente dilatato. — Piedi codali po- steriori con i due rami inuguali : 1' interno rudimentale, 1' esterno lunghissimo, 2-articolato. Telson diviso per 2, della lunghezza. 68) Sp. 264. Niphargus subterraneus (Leach, 1813-14) Simon, 1875. (Tav. 38, Figg. 31-34). 1813-14. Gammarus subterraneus. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 403. 1835? Gammarus puteanus. 1835? Koch, Araclin. Crust. Deutschl., 5. Heft, N. 2. 1860. De la Valette St. George, De Gamm. pnt. 1847. Gammarus stygicus. * 1847. Schiodte, Overs. Vid. Selsk. Forhandl., p. 81. 1849-51. Niphargus stygius. 1849-51. Schiodte, Specimen faunae subterr., p. 26, t 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 174, t. 32, f. 1. * 185:!. Westwood, Proc. Linu. Soc. London, p. 218. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi 19, p. 146. 1851. Gammarus montanus. 1851. A. Costa, in Hope, Cat. Crost. Ital , p. 44. 1857. A. Costa, Amfip, Napoli, p. 218. t. 4, f. 7 e 8. 1851. Gammarus longicaudatus. 1851. A. Costa, in Hope, Cat. Crost. Ital., p. 45. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 217, t. 4, f. fi. 1855. Niphargus aquilex. * 1855. Schiodte, Vid. Selsk. Forhandl., p. 350. * 1855. Schiodte, Nat. Hist. Review, voi. 1, p. 41, f. B. 1872. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust . voi. 1, p. 315, con figg. 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 223. 1859. Niphargus Kochianus. * 1859. Bate, Proc. Dublin Univ. Zool. and Bot. Assoc. * 1859. Bate, Nat. Hist. Rev., voi. 6, p. 165, f. 1. * 1859. Hogen, Proc. Dublin. Univ. Zool. and Bot. Assoc. * 1859. Hogen, Nat. Hist. Review, voi. 6. Fam. IX. Gammaridi. — Eriopisa. 10~> 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 176. t. 32, f. 3. 1862. Niphargus puteanus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 177, t. 32, f. 4. voi. 1, p. 323, con figg. 1875. Niphargus subterraneus. 1859. Niphargus fontanus. * 1875. Simon, Journal de Zoologie, voi. 4, p. 114. * 1859. Bate, Proc. Dublin. Univ. Zool. and Bot.Assoc. ig89. Niphargus tatrensis. * 1858. Baie, Nat. Hist. Review, voi. 6, p. 165, f. 2. 1888_ Wrzesniowski, Amphip. subterr., p. 47. (Trad. in : 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 175, t. 32, f. 2. Zeitschr. wiss. Zool. 1890, voi. 50, p. 643, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, t 07 f 1.5 ecc \ voi. 1, p. 319, con figg. Lunghezza fino a 30 mm., senza calcolare le appendici. — Occhi rudimentali. Distribuzione geografica e Dimora. — Nelle accpie dolci sotterranee forse di tutta l' Europa ed anche in alcuni laghi. A Napoli il prof. A. Costa 1' ha trovato « nelle acque potabili fluenti della città » . Il « Gammarus montanus fu raccolto nel lago del Matese » . A Modena se ne ha ogni tanto qualche individuo nell'acqua dei « pozzi vivi », cioè d'acqua sorgente: talora varii individui si mescolano al Gammarus pungens fra le erbe che nascono sulle rive dei canali d' acqua fluente. A Venezia il Ninni lo trovò abbondantissimo nei canali d' acqua potabile (cf. p. 255). Il Parona ne indica tre individui delle grotte di Monte Fenera nella Val Sesia. Osservazioni. — Per la struttura degli occhi cf. p. 107, Tav. 47, Fig. 25, or ; e Tav. 54, Figg. 4* e 5*. — Forse sono semplici sinonimi del Niphargus subterraneus anche i seguenti: 1868. Niphargus ponticus. * 1877. Joseph, Arati. Bericht der Miinchner Naturf. 1868. Czerniawsky, Zoogr. Pontica, p. 108, t. 8, Versaraml. 1877, p. 172. f. 12-14. 1882. Joseph, 57. Jahresber. schles. Gesell. f. vaterl. 1868. Niphargus orcinus. Kultur, ISSO, p. 7. * 1868. Joseph, Jahresber. schles. Gesellsch. f. vaterl. 1880. Niphargus caspius. Kultur. 1880. Grimm, Arch. f. Naturg, 46. Jahrg, p. 119, 121. Del « Niphargus puteanus » sono state pure descritte alcune varietà co' nomi particolari di Forelii, e onesiensis (Humbert, 1876, Bull. Soc. Vaudoise Se. Nat., voi. 14). Gen. 85. Eriopisa (Bruzelms, 1859) Stebbing, 1 volte il peduncolo, è sottile, coi margini laterali rettilinei, convergenti verso la punta che è molto acuta. Il ramo interno è piccolissimo, quasi ellittico, con una piccola punta all'estremo distale. Il telson è cordiforme, profondamente diviso, con un incavo angolare regolare. Gli estremi dei lobi sono acuti e semplici. Fam. IX. Gammaridi. — Melila palmata. 713 Descrizione del maschio. — La differenza è nei gnatopodi, soprattutto in quelli posteriori. Nei gnatopodi anteriori 1' epimero comincia più stretto; ma poi si allarga a ventaglio; gli altri articoli somigliano a quelli corrispondenti della femmina. I gnatopodi posteriori hanno il carpo brevissimo, e la mano enorme. Questa è amid- daloide, col margine ungnicolare rilevato in quattro grossi denti, e coli' angolo distale pro- lungato in una valida punta. L' unghia, molto grossa, è notevole per la sua estremità distale, che invece di assottigliarsi in punta termina con un margine ottuso. Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari. A Napoli l'ho avuta, piut- tosto rara, dalla Secca della Gaiola. Osservazioni. — Molto più facile a trovarsi, quantunque soltanto qualche individuo qua e là, è la varietà disegnata nella Fig. 14 della Tav. 3 e nelle Figg. 20-23, Mm della Tav. 23, e che a parer mio sarebbe una forma giovanile della M. obtiisata. Essa si draga nel fondo sabbioso che è alla profondità di 10-20 m. alla distanza di alcune centinaia di metri dalla via Caracciolo. Le differenze principali risiedono nel colorito e nei gnatopodi posteriori. II colorito è violaceo più sbiadito, con macchie giallicce, che formano una striscia lon- gitudinale nel mezzo del corpo, e sopra degli epimeri. Gli occhi sono di colore rosso-pallido. I gnatopodi posteriori della femmina hanno il carpo lungo metà della mano. Il margine ungnicolare è irregolarmente ondulato, con 3 spine prensili. L' angolo prensile non è pro- lungato. I gnatopodi posteriori del mascliio si distinguono per la mano lunga e non molto grossa; il margine unguicolare è irregolare, con un solo dente, molto largo, sporgente verso la sua metà. L' angolo prensile non si prolunga, e presenta un dente minuto. L' unghia è me- diocre, terminata in punta che si va assottigliando; ma non finisce molto acuta. (73) Sp. 2(59. Melita palmata (Montagli, 1804) Leach, 1813-14. (Tav. 1, Fig. 6; e Tav. 23, Figg. 24-40, Mp). 1804. Cancer palmatus. 1876. Boeck, Skandin. arkt Amphip., p. 387, t. 24. 1804. Montagli, Trans. Linn. Soc. London, voi. 7, f- 4. p. 09, t. 6, f. 4. 1878. Zaddach, Meeres- Fauna d. Preuss. Kiiste, 1812. Astacus palmatus. P- 32, con figg. * 1812. Pennant, British Zoology. 1889- HoEK> Cl'ust- Neerland. II, p. 222. 1813-14. Melita palmata. 1818. Gammarus palmatus. * 1813-1814. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 403. 1818- Lamaeck, Hist. Anim. sans vert. (3.' édit, 1825. Desmarest, ConsiJ., p. 264, t. 45, f. 7. vo1- 2> 1830> P- 372 )■ 1847. Frey und Leuckart, Beiti-, z. Kenntn. wirbell. 1830. Gammarus Dugesii. Thiere p. 162. 1830. Eowards, Annalcs Se. Nat., (1) voi. 20, p. 368. 1857. A. Costa, Amtìp. Napoli, p. 192, t. 2, f. 4. 1S40- Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 54. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 182, t. 33, f. 2. 1842. Gammarus dentatus. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1842. Króyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 159. voi. 1, p. 337 e 340, con figg. 1859. Bruzemus, Skandin. Gammar. , p. 61. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. ?0, -ri a Sistematica. 1852. Amphithoe (Melita) inaequistylis. 1862. Megamaera dentata. * 1852. Dana, Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. '214. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 225, t. 39, f. 4. 1852. Amphithoe tenuicornis. 1866. Melita Coronimi. * 1852. Dana, Proc. Amer Acad. Arts Se, voi. 2, p. 215. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 37, t. 3, f. 20 e 21. 1852. Melita tenuicornis. 1870. Melita dentata. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 963, t. 66, f. 5. 1870. Boeck, Amphip. bqr. arct, p. 131. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 195, t. 35, f. 6. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 389, t. 23, f. 10. 1878. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., 1884. Sparre Schneider, TromsoMus., 7. Aarsh.,p. 113. voi. 11, p. 241. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 135. 1854. Gammarus 'purpuratus. 1875. Paramazra tenuicornis. 1854. Stimpson, Inveri. Grand Manan, p. 55. 1875. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 16, p. 75. 1857. Gammarus inaequimanus. 1876. Miers, Cat. N. Zealand Crust., p. 127, f. C, 5. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 145. 1878. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand Inst., 1862. Mara tenuicornis. voL n> P- 241- 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 195, t. 35, f. 6. 1885. Melita leonis. 1885. Murdoch, Proc. U. S. Mus., voi. 7, p. 521. Lunghezza fino a 22 mm. (Norman). — Dorso della coda armato di processi spinosi. Nel maschio l' unghia dei gnatopodi anteriori è molto grossa, meno che nella terza parte distale dove si assottiglia improvvisamente in forma di uncino (Tav. 23, Fig. 29*). — L' unghia dei gnatopodi posteriori del maschio è acuta e si adagia contro la superficie interna della mano. — Piedi codali posteriori col ramo esterno molto lungo. Descrizione della femmina. — Il colore è uniforme, grigio-fumo, con una striscia giallo- verdiccia longitudinale, dovuta alla trasparenza dell' apparecchio digerente. Gli occhi sono piccoli, neri. L' aspetto generale è robusto. I margini postero - laterali del 3.° segmento addominale sono interi. Il margine dorsale posteriore del 2.° segmento codale è prolungato in due pic- coli processi spinosi. Nelle antenne anteriori il 1.° articolo, più breve del 2.°, è alquanto ingrossato, col mar- gine inferiore convesso, ed armato di spine disposte in serie. — Il flagello principale è poco più lungo del peduncolo; conta circa 15 articoli. — Il flagello secondario è relativa- mente breve, formato di soli 2 articoli sottili, allungati. Le antenne posteriori non differiscono molto per lunghezza dalle anteriori. I processi del 2.° articolo sono poco pronunziati; i due ultimi articoli, eguali per lunghezza, sono ab- bastanza robusti, muniti di molte setole. — Il flagello è poco più lungo del 5.° articolo; consta appena di 7 articoli, piuttosto brevi, meno il 1.°, che è un po' più lungo degli altri. Le mandibole si fanno notare per la brevità del 1.° articolo, e per la dilatazione del 2." articolo del palpo, che è pure più lungo del 3.° Le mascelle anteriori hanno la lamina interna poco larga, coli' apice ottuso ; il margine interno è fornito di molte setole. L' epimero dei gnatopodi anteriori è allungato, trapezoidale, coli' estremo distale poco più largo del prossimale. Il 2.° articolo, cominciato angusto, si va allargando verso 1' estremo distale. La mano, più breve del carpo, non è amiddaloide, ma quasi rettangolare, anzi ha Fam. IX. Ganiruaridi. — Specie incerte di 3Icìita. 715 1' estremo distale più largo del prossimale, col margine unguicolare ondulato, e coli' angolo prensile munito di un piccolo dente. L' unghia è di forma ordinaria. Nei gnatopodi -posteriori V epimero è di forma rettangolare. La mano, più lunga del carpo, è amiddaloide. L' unghia è mediocre. I piedi toracici del grappo medio e posteriore somigliano a quelli della M. obtusata. St- uoli che fanno eccezione gli epimeri del gruppo posteriore, e specialmente quelli del 6.° paio, i quali presentano grande differenza dal maschio, perchè nella femmina hanno uno dei lobi inferiori ricurvo in forma di uncino (Tav. 23, Figg. 31 e 37). II ramo interno dei piedi cadali posteriori è lanceolato, alquanto allungato; il ramo esterno è largo, co' margini laterali convessi, e coli' estremo distale ottuso. Il telson è diviso fino alla base; l'estremo libero dei lobi è molto acuto, con leggiero incavo nel margine esterno. Descrizione del maschio. — La mano dei gnatopodi anteriori (Tav. 23, Fig. 26*) co- mincia molto angusta nel suo estremo prossimale, poi si allarga, e nel margine distale presenta una speciale apofisi in forma di uncino, il quale si addossa sul margine anteriore dell' unghia. Questa è molto grossa, ma nelP estremo libero il margine concavo si abbassa improvvisamente e il margine inferiore costituisce un lungo uncino curvo, e molto acuto. Nei gnatopodi posteriori la mano è amiddaloide, a contorno quasi ellittico, senza margine unguicolare. L' unghia, grossa e breve, si adatta contro la superficie interna della mano. Gli epimeri dei piedi toracici del gruppo posteriore sono poco alti; quelli del 6.° paio hanno il lobo uncinato appena accennato. Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari. A Napoli è raro ; varii individui ne ho avuto dalle alghe del Chiatamone e del Castello dell' Uovo. Osservazioni. — La massima lunghezza degT individui del nostro Golfo da me osser- vati non oltrepassa i 10 mm. L'individuo di 22 mm., di cui parla il Norman, fu preso nella Groenlandia, ed è descritto sotto il nome di Melila dentata. Nella misura data da lui s' in- tendono' compresi i piedi codali posteriori, ma escluse le antenne. Specie incerte di Melita. 1. Gammarus Podager, Edwards, 1830 (Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 369; e Hist. Crust., voi. 3, p. 53). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 184, t. 33; f. 5), sotto il nome di Melita, ne dà una figura, ed in parte anche una nuova descrizione, presa dall' individuo ori- ginale conservato nello Jardin des Plantes. Pare Melita obtusata. 2. Leida Chalubmskg, Wrzesnioswki, 1889 (Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 322). E Melita pal- mata, o un' altra specie di Melita molto affine. 3. Maera brevicaudata, Heller, 1866 (Amphip. Adriat., p. 42, t. 3, f. 27, 28). Sembra Melita palmata (Cf. anche p. 735). 716 Sistematica. 4. Megamaera Altieri, Bate, 18(12 (Cat. Brit. Mus., p. 228, t. 40, f. 1; cf. anche Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 407, con figg. ). Specie fondata sopra indi- vidui incompleti. Il Norman (Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, 1868) la considera come una femmina della Melila obtusata. 5. Melila diadema, Stuxberg, 1880 (Evert. Sibir. Ishaf., Bihang Svenska Vet. Ak. Handl., voi. 5, p. 763; e Fauna N. Semlja, 1886, p. 68). Senza descrizione, né figure. 6. Melila insatiabilis, Fritz Mtiller, 1864 (Fiir Darwin, p. 18, f. 11). Pare Melila palmata. 7. Melila megacheles, Giles, 1885 (Journ. Asiat. Soc. Bengal, voi. 54, part 2, p. 59, t. 3). 8. Melila Messalina, Fritz Mtiller, 1864 (Fiir Darwin, p. 18, f. 10). Forse è Melila palmata. 9. Melila nitida, S. I. Smith, 1864 (Inveri Vineyard Sound, pp. 314, 560). Indeterminabile. 10. Melila oxyura, Catta. 1875 (*Revue Se. Nat. Montpellier, p. 4). Il Casus (Fauna Mediterr., p. 416) ne riporta una descrizione. Ma da questa non so trarre una conchiusione sul valore della specie. 11. Melita pallida, G. O. Sars, 1880 (Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 78, p. 457: e Norske Nordhavs-Exp., p. 179, t. 15, f. 1). E una specie presa presso lo Spitzberg, che si distinguerebbe particolarmente perchè senza occhi. Somiglia molto alla M. obhtsata. 12. Melita pellucida, G. 0. Sars, 1882 (Norges Crust., p. 106, t. 5, f. 9). Pare un giovane di Gammarus marinus, soprattutto per le spine che sono inserite sul margine posteriore del 2.° e 3.° segmento codale. 13. Melita quadrispinosa , Vosseler, 1889 (Arch. f. Naturg., 55. Jahrg., p. 157, t. 8, f. 15-24). Forse è una femmina di M. palmata. 14. Melita venusta, Stuxberg, 1886 (Fauna N. Semlja; p. 68). Senza descrizione, né figure. Gren. 87. Pontoporeia, Kroyer, 1842. 1842. Pontoporeia. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (li voi. 4, p. 152. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 912. 1859. Bruzelius, Skaudin. Gammar., p. 47. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 82. 1870. Boeok, Amphip. bor. arct , p. 43. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 196- 1885. Blajjc, Amphip. Kiel, p. 58. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 122. Antenne anteriori alquanto più brevi delle posteriori, con flagello accessorio composto di pochi articoli. — Mandibole bene sviluppate in tittte le loro parti. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna; il palpo è 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine normali. Epimeri mediocri. — Unghie normali. — Gnatopodi anteriori con la mano gonfio, subchelata. — Gnatopodi posteriori con la mano non rigonfia, costituente coli' unghia una piccola chela. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo ben dilatato. — I piedi toracici del 7.° paio sono più brevi dei precedenti, ma hanno la squama del 2.° ar- ticolo più larga. — Piedi codali posteriori co' due rami poco dilatati. Telson breve, profondamente diviso. Fara. IX. Gamraaridi. — Pontoporeia aflìnìs. 717 Osservazioni. — La Pontoporeia setosa, Stuxberg, 1880 (Bihang Svenska Akad. Handl., voi. 5, p. 762) è conosciuta finora solo di nome. Ed è pure allo stato di semplice nome « Pantopereia microphthalma », Grimm, 1880 (Arch. f. Naturg., 46. Jahrg., p. 119). Specie del genere Pontoporeia. Primo segmento della coda con un processo forcuto sul dorso femorata pag. 717 — — senza processo forcuto affini* » 717 Sp. 270. Pontoporeia femorata, Kroyer, 1842. (Tav. 60, Fig. 7). 1842. Pontoporeia femorata. 1885. Blanc, Amphip. Kiel, p. 58, t. 6, f. 1 ; e t. 7, 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., voi. 4, p. 153. f. 34-39. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 530. 1891. G. O. Saes, Crust. Norway, p. 123, t. 41, f. 1. 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 23, f. 2. 1859. Pontoporeia furcigera. 1858. M. Sars, Norsk-arct. Krebsd., p. 130. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 49, t. 2, f. 8. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 82, t. 14, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 370. 1870. Boeck, Amphip. bor. arkt., p. 43. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 43. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 197. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 200. 1885. Blanc, Amphip. Kiel, p. 60, t. 7. f. 40-44. Lunghezza 15 mm. — Colore pallido-gialliccio. — Primo anello della coda munito di un lungo processo forcuto che si eleva sul dorso. — Superficie ventrale del torace senza processi tubolosi, ma con piccole bozze sulla linea mediana. Distribuzione geografica e Dimora. — Diffusa nell' Oceano artico, ed anche nel Baltico, nel fango, a varia profondità, fino a 250 piedi. Osservazioni. — Il processo forcuto sul primo articolo della coda, che dovrebbe servire a distinguere la P. furcigera dalla P. femorata, è già, per qnest' ultima, disegnata dal Kroyee nel Voy. Scandin. (t. 23, f. 2), siccome è stato già notato da varii Autori, ed anche dallo Stebbing, il quale nondimeno segna come buone ambedue le specie. Sp. 271. Pontoporeia affinis, Lmdstrom, 1855. (Tav. 54, Fig. 1). 1855. Pontoporeia affinis. * 1871. S. I. Smith, Prelim. Rep. Dredg. Lake Super., 1855. Lindstrom, Ófvers. Vet. Akad. Fórh., p. 63. p- 1022. 1859. Brtjzelios, Skandin. Gammar., p. 48. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 201. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 83, t. 14, f. 2. 1891. G. O. Sars Crust. Norway, p. 124, t. 41, f. 2. 1867. G. O. Sars, Cruat. d. eau douce de Norvège, 1874 Pontoporeia Hoyi. p. 82, t. 7, f. 10-24; e t. 8, f. 1-5. 1874. S. I. Smith, Rep. Fish. 1872-73, p. 647, t. 2, f. 5. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 44. 1874. Pontoporeia filieomis. 1871. S. I. Smith, Amer. Journ. Se, (3) voi. 2, p. 452. 1874. S. I. Smith, Rep. Fish. 1872-73, p. 649. Lunghezza 8-9 mm. — Colore gialliccio, con tinta ranciata; segmenti del corpo spesso co' margini verde-bluastri. — Primo anello della coda senza processo forcuto. — Superficie ventrale del 2.°, 3.°, 4.° e 5.° segmento toracico ciascuno con una o due appendici tubolose. 718 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Molti laghi di acqua dolce della Scandinavia, della Russia, e dell'America Settentrionale. — Baltico, Kattegat. — Mar di Kara (Hansen, secondo G. 0. Sars). — Coste di Francia (Cheveeux, secondo G. 0. Saes). Osservazioni. — L' Hoy, nel 1872, discorrendo della fauna delle acque profonde del lago Michigan (Trans. Wisconsin Acad. 1870-72, p. 98; e Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 11, 1873, p. 320), da i nomi di tre specie di Gammarus che lo Stimpson avea chiamato G. Hoyi, G. breristylus, e G. filicomis. Lo Smith cambiò il nome generico in Pontoporeia, e riunì le prime due specie in una che disse P. Hoyi. Tuttavia le differenze più notevoli fra la P. affinis e le specie descritte dallo Smith si ridurrebbero alle minori dimensioni ed al mag'gior numero di appendici tubolose nella superficie ventrale toracica della P. Hoyi. La P. filicomis è forse il maschio della specie stessa. Gen. 88. Ceradocus, A. Costa, 1853. 1853. Ceradocus. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 134. 1853. A. Costa, Read. Acc. fis. mat. Napoli, p. 170. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 398. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 224. 1870. Melphidippa. 1862. Gammaracantlntx. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 138. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 201. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 413. 1867. G-. O. Saks, Crust. d'eau douce de Norvège, p. 73. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 120. Corpo allungato, relativamente sottile, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, col flagello accessorio multiarticolato. — Mandibole con le varie parti bene sviluppate. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna; col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate. Epimeri piccoli. — Unghie normali. — Gnatopodi subchelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori co' due rami assai lunghi, alquanto dilatati. Telson di mediocre lunghezza, profondamente diviso. Specie del genere Ceradocus. . Capo con rostro frontale loricatm pag. 719 — senza rostro frontale 2 Margine posteriore dei segmenti dell' addome e della coda prohm- 2. \ gato nella parte dorsale in processi spinosi 3 Margine suddetto senza processi spinosi 4 Telson diviso solo per '/t della sua lunghezza spinosus 719 3. { — — per oltre la metà macer » 720 — quasi fino alla base borealis » 720 i Margine postero-dorsale del l.°-3.° segmento addominale seghettato . rubromaculatus » 720 ' — — — — intero . . 5 j Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale seghettati . . fasciatoti » 721 — — — interi . . . Torelli » 723 Fam. IX. Gammaridi. — Ccradocus spinosus. 71 g Osservazioni. — Il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 203) dà il nome di « Gammaracanthus » al Gammarus niacrophthalmus, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 53), che a me pare specie poco determinata. Anche del gen. Gammaracanthus il Grimm ( Arch. f. Na- turg., 46. Jahrg., p. 118) ha dato una nuova specie (G. caspiusj, di cui finora è noto solo il nome. Sp. 272. Ceradocus loricatus (Sabine, 1824). 1824. Gammarus loricatus. 1862. Gammaracanthus loricatus. 1824. Sabine, Suppl. Append. 1. Voy. Parry, p. 231, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 202, t. 36, f. 2. t. 1, f. 7. 1867. G. O. Sars, Crust. d' eau douce de Norvége, 1835. Owen and Ross, Append. 2. Voy., p. 89. p. 73, t. 7, f. 1-9. 1838. Kroyer, Grònlands Amfip., p. 250, t. 1, f. 4. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 135. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 52. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 400. 1862. Lovén, Òfv. Vet. Akad. Fórhandl. 1861, p. 287. Lunghezza 40 nini. — Capo con rostro frontale. — Margine posteriore dei segmenti del torace e dell' addome prolungato in processo spinoso nella parte media del dorso. — Margini postero-laterali del 3.° segmento addominale interi. Telson diviso fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici (Parry, Belcher). — Groenlandia (Holboll, secondo Kroyer). — Laghi della Scandinavia (G. O. Sars). Osservazioni. — Le branchie presentano delle appendici laterali (cf. p. 148). Sp. 273. Ceradocus spinosus (Goès, 1865). 1865. Gammarus spinosus. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 530, t. 40, f. 30. 1870. Melphidippa s}iiuosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 139. 1876. Boeck. Skaudin. arkt. Amphip., p 417, t. 23, f. 4. Lunghezza 5 mm. — Capo senza rostro frontale. — I segmenti dell' addome, e i primi due della coda hanno il margine posteriore prolungato nella parte dorsale in varii processi spinosi, alcuni mediani, altri laterali. — I margini postero-inferiori del 3.° segmento ad- dominale non sono seghettati. Il telson è diviso solo per \ ^ della sua lunghezza. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, raro, in fondo argilloso, 5-30 Fv. ( Torell e Malmgren, secondo Goès). — Coste norvegiche: Hardangerfjord, ecc., a diversa profondità ( G. O. Sars, secondo Boeck ). qof) Sistematica. Sp. 274. CeradOCUS macer (Norman, 1869). 18G9. Atylus macer. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 280. 1870. Melphidippa longipes. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 139. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 414, t. 24, f. 5. 1889. Melphidippa inaerà. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 121, t. 10, f. 14; e t. 12, f. 4 7. Lunghezza 5 mm. — Colore gialliccio, con grosse macchie giallo-rossicce. Telson diviso per oltre la metà. — Il resto come nel C. spinosus. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche: Shetland, 60 fathoms, fango (Norman). — Coste scandinave: Haugesund, Christianiafjord, 80-100 Fv. (Boeck); ecc. Sp. 275. Ceradocus borealis (Boeck, 1870). 1870. Melphidippa borealis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 139. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Aniphip., p. 415, t. 23, f. 3. Lunghezza 5 mm. Telson diviso fino alla base. — Il resto come nel C. spinosus. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Christianiafjord, 100 Fv. (Boeck). Sp. 276. Ceradocus rubromaculatus Stimpson, 1856). 1856. Gammarus rubromaculatus. 1880. Maera sjìinosa. 1856. Stimpson, Proc. Acad. Philadelphia, p. 332. 1880. Haswell, Proc. N. S. Wales, voi. 4, p. 268, 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 220. t. 10, f. 5. 1862. Mcgamaera serrata. 1883. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 15, p. 81, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus , p. 226, t. 39, f. 5. t- 2, f. 3. 1880. Melita ? Ramsay. 188°- Maera Ramsayi. 1880. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi 4, 1880. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 264, t. 10, f. 1. P- 334. 1880. Maera rubromaculata. lmi- MlEES> Vov- ' Alert *. P- 31b- 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1884. Meijamaera Thomsoni. p. 267, t. 10, f. 4. 1884. Miers, Voy. < Alert . , p. 318, t. 34, f. 1, B. 1885. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, 1885. Maera festiva. p. 105, t. 15, f. 5-12. 1885. Chilton, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, p. 1037, 1888. Stebbinq, Rep. Challenger, p. 1008, t. 95 e 96. t. 46, f. 2. Lunghezza 23 nini. — Capo senza rostro frontale. — I segmenti dell'addome e della coda non si prolungano nella parte dorsale del margine posteriore in processi spinosi, ma Fam. IX. Gammaridi. — Ceradocus fasciatus. 721 questa parte del margine nei segmenti dell' addome è seghettata. — I margini postero-in- feriori del 3.° segmento addominale sono seghettati. Telson diviso quasi fino alla hase. Distribuzione geografica e Dimora. — Australia: Porto Jackson (Stimpso^, Haswell); Sydney Harbour (Chilton). — Albany Islands (Mieks). — « Fliuder 's and Hummock Islands, Bass 's Straits, in sea-weed on a sandy beach » (Rayner, secondo Bate). Osservazioni. — La Megamaera Mastersii, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 265, t. 11, f. 1; e 1. e, voi. 10, p. 105) somiglia tanto al Ceradocus rubroma- culatus, clie io non esiterei a considerarla come una femmina di questa specie. Tuttavia a questa identificazione si oppone la coudizione dei margini postero-laterali degli anelli ad- dominali, che sono lisci e non dentati. (*?3) Sp, 277. Ceradocus fasciatus (0. G. Costa, 1844). (Tav. 6, Fig. 1: e Tav. 21, Figg. 17-33, Mo). 1844. Gammarus fasciatus. 1862. Megamaera semiserrata. 1844. 0. G. Costa, Atti Acc. Napoli, voi. 5, t. 1, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 226, t. 39, f. G. 1853. Ceradocus orchestiijjes. 186'J. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1853. A. Costa, Remi. Acc. fis. mat. Napoli, p. 177. voi. 1, p. 401, con fig. ls.~>7. A. Costa, Amfip. Napoli, voi. 1, p. 224, t. 4, 18G4. Megamaera orchestipes. f. 4. 1864. Gkube, Lussin, p. 73. 18G2. Melita Orchestipes. 18GG. Masra orchestiipes. 18G2. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 187. 1S66. Heller, Amphip. Adriat., p. 38, t. 3, f. 22 e 23. Lunghezza 15 mm. — Capo senza rostro frontale. — Margine posteriore dorsale dei segmenti addominali e codali intero, non prolungato in processi spinosi, uè seghettato. — Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale seghettati. Telson diviso quasi fino alla base. Descrizione della femmina. — Questa specie richiama molto 1' attenzione pel suo colorito vistoso, avendo il corpo tutto segnato da fasce cremisine trasversali, alternate con fasce gialliccio-pallide. Anche il capo e le varie appendici sono tinte parte in cremisino e parte in giallo-pallido, o giallo-paglierino, ma irregolarmente, senza disposizione fasciata. Gli occhi sono piccoli, circolari, di colore giallo-bruno. L' aspetto generale è robusto, quantunque 1' animale sia molto allungato. I lobi inter- antennali sono alquanto prolungati, terminati in punta acuta. Gli epimeri sono più brevi dell' altezza degli archi dorsali corrispondenti. Il peduncolo delle antenne anteriori è leggermente ingrossato, quasi cilindroide, meno nei due estremi, dove si assottiglia rapidamente. Il 3. articolo è relativamente molto breve. — Il flagello principale è più lungo del peduncolo, e risulta di moltissimi articoli. — Il flagello accessorio è composto di 7 articoli. Zool. Station z. Xeapel, Fauna unti Flora, Golf v. Neipel. Gammarini. 01. 722 Sistematica. Le antenne posteriori si fanno notare particolarmente pel lunghissimo processo del 2.° articolo, il quale quasi oltrepassa il livello del 3.° articolo, sebbene questo sia di dimen- sioni anche maggiori dell'ordinario. Il 4.° articolo è poco più lungo del 5.°. — Il flagello è debole e sottile, ma più lungo dell' ultimo articolo del peduncolo ; è composto di più di 20 articoli. — Tutta 1' antenna è poco fornita di setole. Nel palpo delle mandibole il 1.° articolo ha una grossa spina impiantata Bull' angolo «listale interno, che è pure alquanto prolungato; il 3.° articolo è molto breve, lanceolato, con entrambi i margini laterali convessi. — Così il margine interno del 2.° articolo, come quello del o.°, sono muniti di molte e lunghe setole. La lamina interna delle mascelle anteriori è molto più larga dell' esterna, quantunque ne rimanga sempre più breve ; la forma è lanceolata, col margine interno poco convesso, ornato di un grandissimo numero di setole ciliate. — La lamina esterna è molto sottile. Nelle mascelle posteriori le lamine sono sottili ; 1' esterna è più breve dell' interna. I piedi mascellari sono in generale poco robusti. La lamina interna è larga, senza spine odontoidi ; invece gli angoli del margine distale si prolungano alquanto, in guisa da formare due piccole punte. La lamina esterna ha spine odontoidi molto deboli. Il 2.° articolo del palpo è lungo e sottile: il 3.° è poco ingrossato; l'unghia è molto grossa alla base, ma all' estremo si assottiglia in forma di aculeo ricurvo. La forma dei gnatopodi anteriori è romboidale, col margine anteriore concavo, e col- 1' angolo distale anteriore prolungato in punta ricurva. Il carpo è molto largo, quanto la mano, ma più lungo. La mano è ingrossata, e non perfettamente amiddaloide, perchè la metà del margine posteriore è molto sporgente. L' unghia è grossa e breve. L' epimero dei gnatopodi posteriori è al solito subquadrato; il 2.° articolo è poco largo; il carpo è molto breve; la mano grossa, quantunque non molto voluminosa, coli' angolo di- stale prolungato in forma di dente, col margine unguicolare convesso, e regolare. L' unghia è mediocre. I piedi toracici del gruppo medio, simili nelle due paia, sono deboli. L' ephnero è sub- romboidale, il 2.° articolo e il 4.° sono relativamente angusti. Il 5.° articolo è lungo quanto il 6.° L' unghia è breve, coli' apice smarginato. I piedi toracici del gruppo posteriore vanno leggermente crescendo di lunghezza dal 5.° al 7." paio, e sono relativamente robusti. Il 2.° articolo è poco dilatato, coli' angolo distale posteriore prolungato in forma di piccolo processo acuminato. Il 4.° articolo è più breve del 5.°, e questo meno del G.° L' unghia è mediocre, ed ha, come i piedi toracici del gruppo medio, F apice smarginato. Dei piedi codali i più lunghi, e di molto, sono quelli del 3.° paio. I piedi codali del 1." e del 2." paio giungono allo stesso livello. I piedi codali posteriori si distinguono per lo sviluppo enorme dei rami, che sono di lunghezza eguale fra loro (con leggiera prevalenza dell'esterno) e di forma laminare, co' margini laterali alquanto convessi, in modo che vanno convergendo verso l'estremo distale, che così diventa un po' più angusto del resto. Xon vi sono lunghe setole su' margini laterali di questi rami, né all' estremo distale, ma solo molte brevi spine, impiantate a gruppetti, o solitarie. Fam. IX. Gamrnaridi. — Ceradocus Torelli. 723 Il telson è profondamente diviso da un largo incavo, che giunge quasi fino alla base. Descrizione del maschio. — Le differenze consistono quasi esclusivamente nei gnatopodi posteriori, e più che in altro nella mano, la quale nei maschi adulti ( Tav. 21, Fig. 23) è molto grossa, con un processo prensile assai sporgente, e col margine unguicolare irre- golarmente crenulato. L' unghia è valida. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! dragato ai Faraglioni, presso Capri, piuttosto raro ; « Golfo di Taranto, ove non sembra molto raro » ( 0. G. Costa, secondo A. Costa); Trieste! (D.r A. Valle, in lit. ); Lussino (Grube); Lesina, Lissa, Curzola, Ragusa, Lagosta, frequente (Heller). Mari stranieri. Coste britanniche: Plymouth (Bate). Osservazioni. — Le Figg. 22 e 23, della Tav. 21, rappresentano la mano destra e si- nistra di un medesimo individuo. La differenza ili grandezza e di forma indica evidente- mente che si tratta per la mano piccola di organo in via di rigenerazione. Questa disparii;! ili forma non è rara nel Ceradocus fasciattts, e dipende da relativa maggior fragilità delle articolazioni, come nei Cheirocratus ed in alcune Melila. Il Grube, nel 1869 (Abhandl. Schles. Ges. ), cita una Megamaera subserrulata, che lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 596) considera come nominata per isbaglio invece di Mega- maera semiserrata, Bate. — La Mura hamigera, nella descrizione che 1' Haswell ne diede nel 1880 (Proc. Liun. Soc. N. 8. Wales, voi. 4, p. 333, t. 21, f. 1), fra gli altri caratteri avrebbe « posterior gnathopoda unequal ; left a little larger tlian the anterior, and of a similar forni ; right very large » ecc. Or ciò dimostra chiaramente che si tratta a sinistra di una zampa riprodotta, ma che non ha ancora riacquistato i caratteri della zampa adulta. Tut- tavia 1' Haswell crede la differenza dei gnatopodi posteriori tale da costituire un carattere distintivo della specie. — Probabilmente si riferisce sempre alla stessa specie anche la Maera crassipes, Haswell 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 5, p. 103, t. 7, f. 2), che fu descritta sopra un individuo mutilato dei piedi' codali posteriori, e di cui non furono nep- pure esaminate le parti boccali. — Similmente sono forse sinonimi della stessa specie anche la Megamaera suensis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 335, t. 21, f. 5; e voi. 10, p. 103, t. 15, f. 1-4) e la Megamaera Haswelli, Miers, 1884 (Voy. « Alert », p. 317). Sp. 278. Ceradocus Torelli (Goes, 1865). 1865. Gammarus Torelli. 1870. Maera Torèlli. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 530, t. 40, f. 23. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 128. 1867. Megamaera torelli. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip.. p. 380. 1867. Bate, Zoological Record 1866, voi. 3, p. 232. Lunghezza 51 nini. — Capo senza rostro frontale. — Il margine postero -dorsale dei segmenti addominali e codali, e i margini postero-inferiori del 3." segmento dell' addome sono interi. Telson diviso per poco più della metà. 724 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — « Ad Islandiaro ex ventre Gacli morrhuae extricavit paucos Cel. Torell » (Goes). Gen. 89. Maera, Leach, 1813-14. 1813-11. Maera (parte). 1S70 Boeck, Amphip. bor. arct., p. 127. * 1S13-14. Edinburgh Encyel., voi. 7, p. 403. 1876 Boeck, Skandin. arkt. Ampbip., p. 377 * 1814. Leach, Edinburgh Encyel ., voi. 7, App , p. 432. 1888. Sterrino, Rep. Challenger, p. 1007. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11. 1862. Megamaera (parte). 1825. Desharest, Consid. Crust., p. 264. 1862. Bate, Cat Biit Mus., p. 224. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 187 (Moera). 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 400. voi. 1, p. 348 (Moera). Lamina interna delle mascelle anteriori con 2-3 setole. Del resto come nel genere Ceradocus. & Specie del genere Mae va. Senza occhi tenera pag. 724 echi 2 Con o M Margine unguicolare dei gnatopodi posteriori inciso truncatipes » 725 — — — intero o seghettato . 3 , Margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale interi. . . 4 * ( — ■ — seghettati . 6 ! Dorso liscio 5 Dorso armato di denti nei due ultimi segmenti dell' addome e in quelli della coda Batei » 726 ; Piedi codali posteriori co' rana poco lunghi grossimana » 727 ' molto lunghi Loveni » 729 ; Piedi codali posteriori co' rami sottili Othonis » 729 ' — lanceolati Bruzelii » 730 Sp. 279. Maera tenera (G. O. Sars, 1876) G. O. Sars, 1885. 1876. Mavra temila. 1876. G. 0. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1876, p. 359. 1885. Maera tenera. 1885. G. O. Sars, Xorske Nordhavs-Exped., p. 177, t. 14, f. 7. Lunghezza 10 mm. — Senza (?) occhi. — Terzo segmento addominale co' margini po- stero-inferiori interi. — Mano dei gnatopodi posteriori ovoide, col margine unguicolare in- tero. — Piedi codali posteriori co' rami lunghi, piuttosto larghi. Fara. IX. Gammaridi. — Maera truncatipes. 795 Distribuzione geografica e Dimora. — Presso alle coste della Norvegia, area fredda, 417 fathoms (G. O. Sars). (*?4) Sp. 280. Maera truncatipes (Spinola mss., White, 1847) Bate, 1862. (Tav. 1, Fig. 2; e Tav. 22, Figg-. 26-40, M). 1847. Amphithoe truncatipes. 1862. Maera quadrimanus. 1847. White, List Cnist. Brit. Mus., p. 87. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 194, t. 35, f. 5. 1851. Amphithoe inaequipes. 1866. Maera scissimana. 1851. A. Costa, in: Hope, Cat. Crust. Ital., p. 45. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 40, t. 3, f. 24. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 205, t. 2, f. 10. 1888. Barrois, Bull. Soc. Z. Fi-ance, voi. 13. p. 58. 1852. Gammarus quadrimanus. 1866. Maera integrimi: ita. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 955, t. 65, f. 3. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 40, t. 3, f. 25. 1853. Gammarus scissimanus. 1880. Maera viridi*. 1853. A. Costa, Rend. Acc. tis. mat. Napoli, p. 176. 1880. Haswell, Pi-oc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, l^r.T. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 221, t. 3, f. 7. p. 333, t. 21, f. 2. 1862. Maera truncatipes. 1880. Maera massavensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mas., p. 189, t. 34, f, 4. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 133, t. 14, f. 9-11. 1862. Maera Blanchardi. 1883. Moera incerta. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 190, t. 34, f. 5. 1883. Chii.ton, Trans. N. Zealaud Inst, voi. 15, p. 83, t. 3, f. 3. Lunghezza 7 mm. — Con occhi. — Terzo segmento addominale co' margini postero- inferiori interi. Mano dei gnatopodi posteriori larga, ma amiddaloide, col margine unguicolare intero o inciso. — Piedi codali posteriori co' rami mediocri. Descrizione. — Il colorito è grigio-rossastro, con ima tinta verde-pomo sul capo, e sulla parte anteriore del tronco; una zona verde-bruna segna la trasparenza dell'apparecchio digerente lungo il tronco. Le appendici sono colorite in roseo o violaceo, pili 0 meno carico, con qualche accenno al raneiato. Gli occhi piccoli, bruno-giallicci. L' aspetto generale è robusto. I lobi interantennali sono arrotondati. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è cilindro-conico, più breve del 2.°; il 3.° è molto breve. — Il flagello principale è sottile, lungo poco meno del peduncolo, composto di circa 15 articoli. — Il flagello secondario è molto lungo, circa la metà del principale, con 7 articoli. Nelle antenne posteriori il 3.° articolo del peduncolo presenta un lunghissimo prolun- gamento spiniforme, che oltrepassa il livello del 3.° articolo. Questo è molto breve; il 4.° è alquanto più breve del 5.° — Il flagello è lungo appena quanto 1' ultimo articolo del peduncolo; e conta 5 articoli. L' epimero dei gnatopodi anteriori è romboidale, coli' angolo antero-inferiore prolungato in punta acuta; il carpo lungo, ma relativamente stretto; la mano angusta nella sua inser- zione al carpo, poi dilatata, indi di nuovo ristretta; l'unghia mediocre, arcuata. I gnatopodi posteriori hanno un epimero molto piccolo, subquadrato ; il 2.° articolo largo, il carpo brevissimo; la mano molto grande, più angusta nell'estremo prossimale, col mar- -.)■• Sistematica. o-ine unguicolare variamente conformato, come si vede paragonando fra loro le figure 28-34 della Tav. 22. L' unghia mediocre. I piedi toracici del gruppo medio hanno 1' epimero subquadrato, col margine inferiore semicircolare, tutti gli altri articoli sono sottili; l'unghia è tricuspidale. I piedi toracici del gruppo posteriore in generale si somigliano fra loro per la forma; quelli del 5.° paio sono brevi ; quelli delle ultime due paia sono più lunghi, di eguale lun- ghezza fra loro. Il 2.° articolo è poco dilatato, col margine infero - posteriore alquanto prolungato in lobo ; il 4.° articolo è un po' dilatato, lungo quanto il 6.° ; il 5.° è il più breve : 1' unghia robusta, tricuspide. 1 piedi codali giungono tutti allo stesso livello ; i rami dei piedi codali anteriori e medi sono sottili ; i posteriori hanno i rami in forma di lamina, 1' interno alquanto più sottile e più breve dell' esterno, coli' estremo libero alquanto arrotondato. TI telson è subquadrato, profondamente diviso; gli estremi liberi sono bicuspidi, col dente interno molto prolungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! fra le alghe che vivono attaccate agli scogli di Mergellina, ed anche nel Porto Militare insieme ai cespi di Ser- pulidi; Taranto (0. G. Costa, secondo A. Costa); « Italy » (Spinola, secondo Bate); « Cape of Santo Viti, Sicily » (Blanchard, secondo Bate); Lesina e Lissa, Lagosta (Heller). Mari stranieri. — Isole Azzorre (Barrois). — « Feejee Islanda » (Dana). — Australia: Porto Jackson (Haswell). — Nuova Zelanda: Lyttelton Harbour (Chilton). — Coste del Mar Rosso: Massaua (Kossmann). Osservazioni. — Il Gammarus crassimanus, Viviani, 1802 (Phosphor., p. 10, t. 2, f. 7 e 8), di cui parla il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 189), è una specie irreconoscibile. Certa- mente non è la M. truncatipes. Sp. 281. Maera Batei, Norman, 1868. 1868. Maera Batei. 1868. Norman, Ami. Mag. N. Hist., (4) voi. 2, p. 416, t. 22, f. 1-3. 1868. Megamaera multidentata. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 2, p. 515. Lunghezza 15 mm. — Con occhi. — Il inargine posteriore dorsale degli ultimi due segmenti dell' addome, e di tutti i segmenti della coda è dentellato. — I margini postero- inferiori del 3.° segmento addominale sono interi. La mano dei gnatopodi posteriori è abbastanza voluminosa, amiddaloide, allungata, col margine unguicolare irregolare. — Piedi codali posteriori co' peduncoli e rami molto lunghi ; i rami appiattiti, di forma laminare. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche: Guernsey (Norman); Liverpool Bay (Fowler, secondo Norman). — Coste francesi sull'Atlantico: al largo di Lorient (Cheveeux). Fani. IX. Gammaridi. • — Maera grossimana. 727 i75) Sp. 282. Maera grossimana (Montagu, 1808; Leacli, 1813-14. (Tav. 2, Fig. 10; Tav. 21, Figg. 1-16, Mg; e Tav. 41, Fig. 37). 1808. Cancer Gammarus grossimanus. 1818. Gammarus grossimanus. 1808. Montaqu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9. * 1818. Lamarce, Hist. anim. sans vcrt. (3.° Edit., voi. 2, p. 97, t. 4, f. 5. 1839, p. 372). 1812. Astacus grossimanus. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 54. * 1812. Pennant, British Zoology. 1857. Hate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 145. 1813-14. Maera grossimana. 1830. Gammarus Imposta. * 1813-14. Leach, Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 403. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 368. 1815. Leach, Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 49. p. 359. 1852. Gammarus tenellus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 188, t. 34, f. 3. * 1852. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14, p. 212. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 952, t. 65, f. 7. voi. 1, p. 350, con fig. 1862. Maera tenella. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 39. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 193, t. 35, f. 3. 1888. Bakrois, Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 59. 1866. Maera Donatoi. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 41, t. 3, f. 26. Lunghezza 6 inni. — Con occhi. — Terzo segmento dell' addome col margine postero- interiore intero. Mano dei gnatopodi posteriori amiddaloide, voluminosa. — Piedi codali posteriori co'rami di lunghezza mediocre, forniti di molte setole all' apice. Descrizione della femmina. — Il colorito è roseo-violaceo più o meno pallido, quasi uniforme, con una striscia giallo-verdiccia lungo il corpo. Sul capo, e -sugli epimeri ante- riori, ed anche su qualche parte delle altre appendici scorre una tinta ranciata. Gli occhi, di forma ellittica, alquanto incurvata, con la concavità rivolta in fuori, sono di colore bianco-bruniccio. L'aspetto generale è poco robusto; i lobi interantennali hanno l'estremità libera non molto sporgente, ed anche poco acuta. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo lungo circa z/2 del 2.°, legger- mente ingrossato nel primo terzo prossimale, ma poi del resto sottile, col margine inferiore armato di alcune spine. — Il flagello principale è più breve del peduncolo. — Il flagello accessorio conta 6-7 articoli. Nelle antenne posteriori il prolungamento del cono glandolare del 2.° articolo oltrepassa di poco la metà del 3.°; questo è di lunghezza mediocre; il 4.° è molto più lungo del 5.°. — Il flagello è relativamente breve, più breve del 5." articolo del peduncolo, e consta di 6-7 articoli. — In generale tutta 1' antenna si fa notare per le molte setole che ne rive- stono i varii articoli. Le mandibole presentano un palpo piuttosto piccolo, il cui 1.° articolo ha 1' angolo distale interno leggermente prolungato, ed armato da una breve e robusta spina ; il 3.° articolo è debole, più breve del 2.°, quasi cilindroide, coli' estremo distale arrotondato. 728 Sistematica. La lamina interna delle mascelle anteriori è piccola e sottile, arrotondata all' apice, su cai sono inserite tre setole ciliate. Nei piedi mascellari la lamina interna è grande e larga, con molte setole nel margine distale, ma senza spine odontoidi, né altro mezzo speciale di lacerazione. La lamina estei-na è mediocre, col margine interno provveduto di spine molto deboli, sicché quasi si potreb- bero dire piuttosto setole che spine. Il palpo è sottile, col 2.° articolo molto allungato ; col 3.° strozzato nell'estremo prossimale; il 4.° non è perfettamente linguiforme, ma cilin- dro-conico, coli' apice arrotondato, su cui s' impianta una spina. L' epimero dei gnatopodi anteriori è subromboidale, coli' angolo anteriore inferiore molto prolungato. Il carpo é lungo quanto la mano, sebbene più angusto ; la mano è amiddaloide, poco ingrossata. L'unghia è debole, di mediocre lunghezza. La forma dell' epimero dei gnatopocli posteriori è subquadrata, ma il margine inferiore è quasi semicircolare. Il carpo è brevissimo. La mano è molto grande, lunga quanto il 2." e 3.° articolo presi insieme, amiddaloide, col margine unguicolare convesso, appena ondu- lato, coli' angolo prensile leggermente prolungato e rafforzato da 2 grosse spine prensili. L' unghia è robusta, munita, sul margine convesso, di molte grosse setole. I piedi toracici del gruppo medio si rassomigliano fra loro interamente. L' epimero è subquadrato, con gli angoli arrotondati. Il 2." articolo è alquanto largo; il 4.° ha l' angolo distale anteriore leggermente prolungato; il 5.° è più lungo del 6.°, ma meno del 4.°. L' unghia è robusta, poco lunga, e poco arcuata. 1 piedi toracici del gruppo posteriore vanno leggermente crescendo dal 5.° al 7.° paio, e sono costruiti sul medesimo tipo. Il 2.° articolo è poco dilatato, e nei piedi del 5.° paio ha l' angolo posteriore distale alquanto prolungato in uno speciale lobo, il quale invece nei piedi del 6.°, e più in quelli del 7.° paio, è molto ridotto, e quasi nullo. Il 4.° articolo è robusto, relativamente alquanto dilatato; il 5.° è più breve del 4.°; il 6.° di lunghezza poco diversa da quella del 4.°, ma sottile. L'unghia è breve e grossa, coli' apice incavato in maniera speciale ( Tav. 21, Fig. 12), perchè il margine concavo si tronca improvvisamente, mentre il convesso si prolunga e si piega come un uncino. I piedi cadali anteriori sono molto lunghi, così da oltrepassare il livello degli altri; V apice dei rami è armato di spine, che sono più notevoli nel ramo interno. — I piedi codali medi sono i più brevi e i più deboli; del resto anch'essi sono armati di spine. — I piedi codali posteriori si fanno notare per la forma speciale dei rami, che sono laminari, abbastanza larghi, coli' estremo distale troncato, muniti di un gran numero di setole molto lunghe. Il ramo interno è alquanto più breve dell' esterno. II telson, più breve del peduncolo dei piedi codali posteriori, è diviso per oltre la metà da un largo incavo. L' apice dei singoli lobi è tricuspidato, col cuspide medio assai più prolungato dell'interno, e coli' esterno appena accennato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! fra i vecchi cespi di Posi- donia a Posilipo e talora anche fra i Serpulidi nel Porto militare ; Lissa, Lesina (Heller). Fam. IX Gammaridi. — Maera Othonis. 72«> Mari stranieri. Coste britanniche. Devonshire (Montagu); Plymouth (Bate); etc. — Coste francesi sull'Atlantico: La Vendée (Edwards). — Feejee Islanda (Dana). Osservazioni. — La Megamaera suensis, Haswell, isso ( Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 335, t. 21, f. 5) somiglia molto alla Maera (/rossiniana nell'aspetto generale. Invece i gnatopodi posteriori e i piedi codali posteriori si ravvicinano di più a quelli del Ceradocus fasciatus. Mancando 1' esame delle parti boccali e particolarmente delle mascelle anteriori, la diagnosi del genere non è possibile. Il Miers, nel 1884 (Voy. « Alert, » p. 317 >, parla di questa specie, secondo lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 556). Il Gammarus Imposta Edwards è messo nella sinonimia della Maera grossimana dal I5ate, che dice di avere identificata questa col tipo G. Imposta dell' Edwards, della Vandea. Sp. 283. Maera Loveni (Bruzelius, 1859). 1859. Gammarus Loveni. 1868. Norman, Ann. Mag. X. Hist., (4) voi. 2, p. 416, 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 59, t. 2, f. 9. t. 21, f. 11-12. 1862. Maera Loveni. 1870. Boeok, Amphip. bor. arct., p. 128. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 193, t. 35, f. 1. 1*76. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 378. 1889. Norman, Ami. Mag. N. Hist, (6) voi. 4, p. 127. Lunghezza fino a 22 mm. (Norman). — Con occhi. — Terzo segmento addominale col margine postero-inferiore intero. Mano dei gnatopodi posteriori amiddaloide, piuttosto pic- cola. — Piedi codali posteriori co' rami molto lunghi. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Bohuslan, 40-60 Fv. (Bruzelius); Christiansund, 10-20 Fv. (Danielssen, secondo Boeck). — Coste britanniche (Norman). — Spitzberg, fondo argilloso, 20 Fv. ( Smitt, secondo Goes). Sp. 284. Maera OthoniS (Edwards, 1830) Norman, 1889. f Tav. 60, Fig. 8). 1830. Gammarus Othonis. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 145. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 373, 1859. Gammarus laevis. t. 10, f. 11-13. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 60, t. 2, f. lo. 1840. Edward», Hist. Crust, voi. 3, p. 50. 1862. Megamaera longimana. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 144. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus , p. 227, t. 39, f. 7. 1847. Maera longimana. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1847. Thompson, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 20, p. 212. voi. 1, p. 403, con fig. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 284. 1862. Megamaera Othonis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 129. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 227, t. 39, f. 8. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 382. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1847. Gammarus longimanus. voi. 1, p. 405, con fig. 1847. Thompson, Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 20, p. 242. 1889. Maera Othonis. * 1856. Thompson, Nat. Hist. of Ireland, IV, p. 396. 1889. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (6] voi. 4, p. 125. Lunghezza fino a 35 mm. — Con occhi. — Terzo .segmento addominale co' margini postero-inferiori seghettati. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neape). Gammarini. 92. 730 Sistematica. Mano dei gnatopodi posteriori del maschio lunga e relativamente sottile. — Piedi codali posteriori co' rami lunghi. Distribuzione geografica, e Dimora. — Coste britanniche : Belfast ( Thompson ) ; Dublino ( Kinahan, secondo Bate); Cormvall (Webster, secondo Bate); Shetland! (Norman); ecc. — Coste scandinave (Bruzelius, Malac, Boeck). Sp. 285. Maera Bruzelii, Stebbing, 1888. 1888. Maera bruzelii. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1014, t. 97. Luno-hezza 13 mm. — Con occhi. — Terzo segmento addominale co' margini postero- inferiori seghettati. Mano dei gnatopodi posteriori ovale, mediocre. — Piedi codali posteriori co' rami lan- ceolati, di lunghezza mediocre. Distribuzione geografica e Dimora. — Capo di Buona Speranza, 150 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Il o.° articolo del palpo mandibolare è un po' più lungo dell'ordinario. Specie dubbie di Maera. 1. Gammarus albidus, Dana, 1852 (Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14, p. 210 ; ed U. S. Exped., p. 948, t. 65, f. 4). Il Bate ne riproduce la descrizione e le figure sotto il nome di Megamaera albida (Cat. Brit. Mus., p. 231, t. 40, f. 7). « Hab. Tongatabu, in shallow waters of the lagoon, among sea-weed ». Manca l'esame delle parti boccali, ed anche dei piedi codali posteriori. 2. Gammarus furcicornis, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 951, t. 65, f. 6). Loc. « Sooloo Sea, from the shores of a small island off the harbour of Soung. » Il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 193, t. 35, f. 2) riproduce la descrizione e le figure del Dana, sotto il nome di Maera ; ma io non credo sicura la determinazione del genere, mancando l'esame delle parti boccali. 3. Gammarus Kr'óyeri, Bell and Westwood, 1855 (Last Arci Voy., p. 405, t. 34, f. 4). Loc. Canale di Wellington, nel Mare Artico. Il Boeck fa di questa nuova specie un sinonimo del G. dentatus, Kroyer, e, quindi, della Melita dentata; ma lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1710, in nota) a ragione gli oppone che «the third uropods do not agree with the definition of Melita. » Qualche affinità questa specie la presenta con la Maera serrata. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 229, t. 40, f. 4) la mette nel ge- nere Megamaera. 4. Gammarus longicauda, Brandt (* Middendorf's Reise ). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 229. t. 40, f . 3 ) ne fa una Megamaera. Quest'identificazione, mentre è possibile per la forma Fam. IX. Gammaridi. — Sjjecie dubbie di Maera. 731 della coda e dell'addome, invece è dubbia per quella delle antenne anteriori, in cui il 3.° articolo del peduncolo è disegnato assai più lungo del 1.° e del 2.°. 5. Gammarus Savii, Edwards, 1830 (Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 3G9; e Hist. Crust., voi. 3, p. 52). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 191) riproduce la descrizione del- l'Edwards sotto il nome di Maera Savii; ma io non posso accordarmi con lui nel crederlo una Maera, soprattutto per la grande lunghezza del peduncolo delle antenne inferiori, il quale, secondo 1' Edwards « dépasse de beaucoup celui des supérieiires ». La « Maera Savii » ha pure « le quatrième anneau de 1' abdomen arme en arrière d' un prolongement épineux assez grand qui avance sur le segment suivant et occupe la ligne mediane ; les autres anneaux de 1' abdomen parfaitement lisses » . fi. Leptothoe Danae, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 46, t. 3, f. 32). Secondo Bate (Cat. Brit. Mus., p. 190) è una Maera, ma in verità non si capisce niente di che si tratta. 7. Maera approximans, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 334, t. 21, f. 3). L' A. la dice molto somigliante alla Maera denti/era, che il Chilton mise nel suo genere Paranaenia. Del resto di questa specie lo stesso Chilton (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9, Part 4. Estr. p. 7 ) dice : » Possibly P. typica, Chilton, is the sanie as Maera approximans, Haswell, a species which I had originally overlooked, but neither the figure nor description is sufficiently detailed to warrant me in actually combining the two species without further evidence » . 8. Maera crassimana, Miers', 1884 ( * Voy. « Alert », p. 31G). Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 556 ) facendo 1' elenco delle specie del Miers dice : « A specimen, from which the head was wanting, is inscribed under the provisionai name of Maera crassimana ». A che serviva questo « provisionai name »? 9. Maera diversimanus, Miers, 1884 (* Voy. « Alert », p. 567, t. 52, f. D). Loc. Seiehelles. « It is compared with Maera truncatipes (Spinola) from the Mediterranean, and with Maera ramsayi, Haswell, already noticed, and it is suggested as possible that more specimens might offer transitional characters serving to unite the two forms » ( Steb- bing, Rep. Challenger, p. 556). 10. Maera erijthroplithalma, Heller, 1866 (Amphip. Adriat., p. 42). Lo Heller dice di questo nome : « Unter dieser Bezeichnung fiihre ieh hier einen in Lissa gefundenen Amphipoden auf, welcher in alien Punkten vollstiindig mit der von S. Bate als Eurystheus erythrophthalmus beschriebenen Art iibereinstimmt, nur ist das Telson nicht einfach, sondern ahnlich wie bei der Gattung Nicaea in zwei kurze dreieckige dachformig gegen einander gelagerte Halften getheilt. Aus diesem Grunde musste ich die Art bei der Gattung Maera anreihen ». Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 367) fa del Gammarino dello Heller una specie a parte. Per parte mia crederei più sicura via quella di aspettare prima maggiori e più precisi particolari. 11. Maera fusca, Bate, 1864 (Crust. Vancouver, Proc. Linn. Soc. London, p. 667). « Hab. Esquimalt Harbour » in una spugna. Irreconoscibile, giacché i caratteri dati si possono applicare anche a molte delle specie già note. 732 Sistematica. 12. Maera Miersi, Wrzesniowski, 1879 (Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 348). Loc. Perù, Chimbolo, sotto le pietre. Mancando le figure, non saprei dire nulla di preciso sopra questa nuova specie, la quale, a voler giudicare soltanto dalla descrizione data dall' A., sembra davvero una Maera, ma che non saprei distinguere da altre specie. 13. Maera levis, S. I. Smith, 1874 (Invert. Vineyard Sound, pp. 315, 559, 560). Nello stomaco dei pesci. Indeterminabile. 14. Maera pectenicrus, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 192, t. 34, f. 8). Loc. Nuova Guinea. « This species is described and figured from an example in the collection entrusted to me for examination from the Museum of the Jardin des Plantes ». Nondimeno così la descrizione come le figure sono troppo poca cosa per poter rendere sicura l'esistenza di una buona specie. 15. Maera quadrimanus, G. M. Thomson, 1881 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 235, t. 17, f. 4). Pare una buona specie, ma non ne sono ben sicuro, quantunque ne abbia veduto alcuni individui, gentilmente inviatimi dal Thomson. Sarebbe caratterizzata dai margini postero-inferiori del 3.° segmento addominale che sono dentati, dal margine unguicolare dentato dei gnatopodi posteriori, e dai rami lunghissimi dei piedi codali medii. 16. Megamaera Boeckii, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 336, t. 21, f. 6). « Hab. Clark Island, Port Jackson. » Prima di accettare definitivamente questa specie, che sembrerebbe ben definita dalla forma dei suoi gnatopodi, sarà forse meglio attendere maggiori particolari, così nella descrizione come nei disegni. 17. Megamaera Miersii, Pfeffer, 1888 (Krebse Siid-Georgien, p. 121, t. 3, f. 3). E una specie gigantesca, perché raggiunge fino la lunghezza di 46 min. I margini postero-laterali del 3.° segmento addominale sono interi; la mano dei gnatopodi posteriori è subquadrata, col margine unguicolare ondulato, e diretto perpendicolarmente all' asse della mano; i rami dei piedi codali posteriori sono lunghi e larghi. Gen. 90. Elasmopus, A. Costa, 1853. 1853. Elasmopus. 1853. A. Costa, Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 170. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 212. 1870. Bofak, Amphip. bor. arct., p. 132. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 392. Il terzo articolo del palpo mandibolare è molto lungo, e dal mezzo in avanti si va assottigliando a spese del margine interno, il quale così viene ad essere tagliato a sbieco, quasi falciforme. — Sulla lamina interna delle mascelle anteriori le setole sono pochissime (2 o 3 ). — Il resto come nel genere Ceradocus. Osservazioni. Nel seguente specchietto i caratteri son presi dai gnatopodi posteriori del maschio. Fani. IX. Gammaridi:, — Elasmopus pociììimanus. 733 Specie del genere Elasmopus. Margine unguicolare denticulato svbcarinatus pag. 733 — intero 2 Margine unguicolare suddetto senza tubercoli ottusi, ma con gran- dissima fossa in forma di scodella pociììimanus » 733 Margine unguicolare con tubercoli ottusi, e con piccola fossetta per 1' unghia 3 2. Due tubercoli ottusi affini* » 734 Un solo tubercolo rapax » 736 Sp. 286. Elasmopus subcarinatus (Haswell, 1880) Stebbing, 1888. 1880. Megamaera sub-carinata. 1884. Matta subcarinata. 1880. Haswell, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 4' 1884. Chilton, New Zealand Journ. Se, voi. 2, p. 230. p. 335, t. 21, f. 4. 1885. Chilton, Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 9, 1881. Maera petriei. p. 1039. 1881. G. M. Thomson, Trans. N. Zealand List., voi. 14, 1888. Elasmopus persetosits. p. 236, t. 18, f. 3. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, t. 98. 1883. Chilton, Trans. N. Zealand Inst, voi. 15, p. 82, 1888. Elasmopus subcarinata. t- 2, f 4. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1019, t. 98. Lunghezza circa 13 min. (G. M. Thomson). Nei gnatopodi posteriori del maschio il margine unguicolare è denticulato, con denti acuti, senza tubercoli ottusi. — I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono mediocri. Distribuzione geografica e Dimora. — Australia : Porto Jackson, molto comune fra le alghe, in acque basse, Botany Bay, Port Stephens ( Haswell ) ; Melbourne, 33 fathoms ( Stebbing ). — Nuova Zelanda, Porto Pegasus ( G. M. Thomson ) ; al largo della N. Zelanda, 1100 fathoms (Stebbing). — Presso Montevideo, 600 fathoms (Stebbing). (76) Sp. 287. Elasmopus pociììimanus (Bate, 1862). (Tav. 1, Fig. 4; e Tav. 22, Figg. 23-25, Ep.). 1862. Maera pociììimanus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 191, t. 34. f. 7. Lunghezza 10 mm. Nei gnatopodi posteriori del maschio il margine unguicolare è intero, e senza tuber- coli ottusi, ma presenta una fossa molto larga, in cui si adatta la punta dell' unghia. — I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono mediocremente sviluppati. Descrizione. — L' animale ha il dorso fasciato di celeste e di cremisino ; la parte infe- riore del corpo con gli epimeri è tinta in giallo-bruno per la semitrasparenza dell' appa- recchio digerente. Gli occhi sono di colore violaceo-bruno, grandi, ellittici, alquanto incurvati. 734 Sistematica. L' aspetto generale è molto robusto. Le antenne anteriori sono lunghe poco meno di tutto il corpo. L' epimero dei gnatopodi anteriori è romboidale, con gli angoli smussati, specialmente 1' antero-inferiore ; il 2.° articolo non è molto lungo, uè molto largo ; la mano è mediocre. L' unghia è piccola, incurvata all' apice. Nei gnatopodi posteriori la mano è grossa, poco ristretta all' estremo libero. Nel mar- gine unguicolare mancano le due ajjofisi che si vedono nell' Elasmopus rapax e affinis ; ed invece esiste un larghissimo e profondo incavo in forma di scodella, il cui margine superiore è rafforzato di un dente. L' unghia è breve, grossolana, con la punta ottusa. Del resto come nell' E. affinis. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! fra le alghe delle scogliere di Posilipo; trovata dal Prof. [0. G.] Costa nel Golfo di Taranto » (A. Costa). « Genoa > (Lewis, secondo Bate). CT"?) Sp. 288. Elasmopus affinis, u. s. (Tav. 1, Fig. 9; e Tav. 22, Figg\ 1-15, E). Lunghezza 10 mm. Nei gnatopodi posteriori del maschio il margine unguicolare è intero, con una piccola fossetta per ricevere la punta dell' unghia, e con due tubercoli ottusi, di cui uno è nel mezzo e non ha spine, e l' altro è verso 1' inserzione dell' unghia, ed è munito di varie spine. — I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono robusti. Descrizione della femmina. — 11 colorito generale del corpo è grigio-sporco, o gialliccio, talora con macchie nerastre. Gli occhi hanno una tinta rosea, pallida, con delle macchie di pigmento bianco. L' aspetto generale è robusto, ma meno che nelle specie seguenti. Le antenne anteriori hanno una lunghezza minore della metà del tronco. Gli articoli del peduncolo delle antenne anteriori sono tutti cilindrici; i primi due di lunghezza eguale fra loro. — Il flagello principale è molto lungo, poco più breve del pe- duncolo, composto di un grandissimo numero di articoli. — Il flagello secondario è bre- vissimo, sì che giunge appena alla line del 2.° articolo del principale. Consta solamente di 3 articoli. Il 3.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è breve ; il 4.° è più lungo del 5.° — Il flagello, lungo poco meno degli ultimi due articoli del peduncolo, risulta di una dozzina di articoli. Il labbro superiore è quasi circolare. Le mandibole hanno un palpo molto grande, il cui 3.° articolo è lungo quasi quanto i due precedenti riuniti insieme; prima un po' angusto, poi si allarga verso il terzo pros- Fam. IX. Gammaridi. — Elasmopus aflìnis. 735 simale, donde si va sempre assottigliando a mano a mano verso 1' estremo libero, che è pure alquanto incurvato ad arco. Sulla punta sono inserite 4 lunghe setole. Nel labbro inferiore sulla metà del margine interno è notevole in ciascuna lamina esterna una speciale appendice, molto piccola, e sottile, coli' apice libero diviso in denti. Le lamine interne sono appena accennate. Le mascelle posteriori presentano la lamina interna angusta, più sottile verso l' apice, che è sormontato da 2 setole. Il 1." articolo del palpo è mediocremente lungo. La lamina interna dei piedi mascellari è grande, ma senza spine odontoidi. — La lamina esterna è breve, poiché raggiunge appena la metà del 2." articolo del palpo; il suo margine interno è armato di moltissime spine larghe, seghettate. Il palpo è robusto ; il 2.° articolo è di lunghezza mediocre; il 3.° è grosso, poco ristretto alla base; il 4.° non perfetta- mente linguiforme, ma stiloide, alquanto incurvato, con una grossa spina siili' estremo distale. I gnatopodi anteriori hanno 1' epimero trapezoidale; il 2.° articolo largo; il carpo largo quanto la mano, e più lungo ; la mano amiddaliforme ; 1' unghia mediocre. Nei gnatopodi posteriori V epimero è ellittico ; il 2.° articolo gracile ; il carpo breve, circa '/ della mano; questa amiddaliforme, ristretta leggermente all'estremo distale; 1' unghia relativamente piccola. I piedi codali giungono tutti press' a poco allo stesso livello. — I rami dei piedi codali anteriori terminano con forti spine. — I piedi codali medi rimangono alquanto indietro agli anteriori, e sono armati di spine più deboli. — I piedi codali posteriori hanno i rami di- latati in forma di lamine ellittiche, ma ineguali, perchè il ramo interno è più sottile del- l' esterno, ed anche più breve, e meno provveduto di setole. II telson è subquadrato, inciso quasi fino alla base ; gli estremi liberi sono arrotondati. Descrizione del maschio. — Nei gnatopodi posteriori dei maschi adulti ( Tav. 22, Fig. 9 ) il carpo diventa brevissimo, e la mano enorme, molto assottigliata verso 1' estremo distale. Il margine unguicolare presenta due apofisi ed un incavo. Delle due apofisi una, posta presso l'inserzione dell'unghia, ha la forma di- un mammellone ottuso, irto di molte piccole spine; l'altra, inserita presso alla metà del margine, è cilindroide, terminata da una su- perficie piana. L' incavo corrisponde alla parte dove batte 1' unghia, ma è piuttosto super- ficiale. L' unghia è grandissima, di forma irregolare. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli ! Frequentissimo nelle acque del Porto, insieme alla Melila brevicaudata. Mari stranieri. Coste scandinave : Christianiafjord ( Boeck ). — Mar Rosso, Massaua (Kossmann). — Tasmania (Haswell). Osservazioni. — La Megamaera brevicaudata, Bate, 1862 (Cat Brit. Mus., p. 228, t. 40, f. 2; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 409, con fig.) rassomiglie- rebbe molto all' Elasmopus rapax, secondo il Boeck (Skandin. arkt. Amphip., p. 392), e quindi potrebbe costituire un' altra specie di Elasmopus. Lo Heller (Amphip. Adriat., p. 42, t. 3, f. 27, 28) identifica la specie del Bate con una sua dell'Adriatico, che egli de- scrive e figura sotto il nome di Maera. Ma pare che si tratti di specie e genere differenti. - a (• Sistematica. L' Elasmopus delaplata, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 1025, t. 99. « Locality. — Station 320, off Monte Video, February 14, 1876; lat. 37° 17' S., long. 53° 52' W.; depth, 600fathoms; bottoni, green sancì; bottoni temperature, 37° 2»), stando alle differenze do- vute all' età degl' individui dello stesso sesso, non pare che si possa accettare con sicurezza come buona specie, tanto più che, fondata così come è, sull'esame di un solo individuo, pel- le figure ricorda molto da vicino V Elasmopus rapax, Costa, con cui io sono molto inclinato ad ammettere l'identità. [T8) % 289. Elasmopus rapax, A. Costa, 1853. (Tav. 22, Figg. 1(5-22, Ec). 1853. Elasmopus rapax. ? 1880. Megamaera diemenensis. 1853. A. Costa, Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 175. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 212, t. 4, f. 5. p. 266, t. 11, f. 3. 1889. Nohman, Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 4, p. 124, 1885. Podocerus rapax. t. 11, f. 1-8. 1885. Cakus, Fauna Mediterr., p. 395. 1870. Elasmopus latipes. 1888. Maura rapax. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 132. 1888. Barrois, Crust. Acores, p. 39, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 393, t. 24, f. 1. 1888. Elasmopus erylhraeus. 1880. Moera erythraea. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 516. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 132, t. 13, f. 1-8. Lunghezza 10 nini. Nel margine unguicolare dei gnatopodi posteriori del maschio la fossetta per la punta dell'unghia è piccola, il margine unguicolare è intero, e fornito di un solo tubercolo ot- tuso, cioè dello spinoso, situato presso all'inserzione dell'unghia. I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono straordinariamente crassi. Descrizione. — L'epimero dei gnatopodi anteriori è piccolo, subrettangolare; il 2.° arti- colo poco dilatato; il 4.° più largo della mano; questa subrettangolare, con breve margine unguicolare, l'unghia breve. I gnatopodi posteriori del maschio hanno l' epimero quasi triangolare ; la mano molto grande, assottigliata verso 1' estremità distale. L' apofisi mammellonare del margine ungui- colare non ha spine, ma piccole punte. Manca l' apofisi cilindroide, ed invece esiste una punta conica inserita presso all' apofisi mammellonare. L'incavo è molto piccolo, limitato solo alla punta dell' unghia. L' epimero dei piedi toracici del 3." paio è trapezoide, allungato, con la parte ristretta rivolta in basso. Quello dei piedi del 4." paio è invece più largo in basso, soprattutto per espansione della metà posteriore. Del resto gli altri articoli dei piedi di ambedue le paia del gruppo medio sono robusti; meno il 2.° articolo che è piuttosto debole. Il 4.° articolo è alquanto dilatato; il 5.° è più breve dei due adiacenti; il 6.° è più sottile, lungo poco meno «lei 4." ; 1' unghia breve, robusta, leggermente incavata presso 1' apice, nel margine concavo. Fam. IX. Gammaridi. — Sjiecie incerte di Elasmopus. 737 I piedi toracici del gruppo posteriore vanno crescendo di lunghezza, ma non molto. In generale sono molto validi, ed hanno tutti gli articoli dilatati. II 2.° articolo è specialmente molto largo, con prevalente espansione del margine po- stero-inferiore; il 3.° articolo è normale; il 4.°, assai largo, soprattutto nei piedi toracici del 7.° paio, prolunga in basso ambedue i suoi angoli distali; il 5.° è più breve dei due adiacenti; il 6.° è il meno dilatato degli altri; 1* unghia è breve e grossa. Del resto come nell' E. affinis, a cui questa specie somiglia moltissimo, più che le altre dello stesso °-enere. o Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! fra le alghe delle scogliere di Posilipo, insieme all' E. pocillimanus^ ed alla Maera truncatipes. Specie incerte di Elasmopus. 1. Amphithoe pubescens, Dana, 1852 (* Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, p. 214). Il Dana sospettò poi (U. S. Exped., p. 960, t. 06, f. 3) che invece si trattasse di iin Gam- marus (?); e il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 181, t. 33, f. 1) ne fece una Gammarella. 2. Gammarus asper, Dana, 1852 (Amer. Journ. Se. Arts. (2) voi. 14, p. 209; e U. S. Exped., p. 945, t. 65, f. 2). « Dredged up in 6 ' ., fathoms, Sooloo Archipelago, Fe- bruaiy, 2, 1842 ». Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 230, t. 40, f. 5) ne riproduce la descrizione e la figura sotto il nome di Megamaera aspera ; ma la brevità delle antenne anteriori in confronto delle posteriori non mi pare che permettano di ascrivere questo Ciammarino al genere Maera. Del resto mancano nelle figure e nella descrizione i piedi codali posteriori. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 267) dice che forse appar- tengono ad uno stesso genere il Gammarus Suluensis, e il G. asper, « since Dana says of these two, they are alike in the veiy slender mandibular palpi without a ciliated arrangement of hairs on the apical joint »."Io penso che è meglio lasciar da parte ogni ipotesi fino a che non si conosca qualche cosa di più preciso della fauna delle isole Sooloo. 3. Gammarus Brasiliensis, Dana, 1852 ( TJ. S. Exped., p. 956, t. 65, f. 10). Il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 180, t. 32, f. 9 ) lo mette nel gen. Gammarella; il Kossmann (Zool. Roth. Meer, p. 132) nel gen. Maera. 4. Gammarus Suluensis, Dana, 1852, (*Amer. Journ., (2) voi. 14, p. 210; e U. S. Exped. p. 947, t. 65, f. 3). « Hab. Sooloo Sea, from a small island off the harbour of Soung, among sea-weed floating off the shore ». Il Dana dice: « An femina G. asperi? » ; ma 1' ipotesi è impossibile, giacché nelle figure il G. suluensis ha le antenne anteriori molto più lunghe delle posteriori, e il G. asper le ha viceversa, cioè le anteriori molto più brevi delle posteriori. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 2'.Vk t. 40, f. 6 ) riproduce la descrizione e parte delle figure del Dana (ma inesattamente ) sotto il nome generico di Megamaera. — Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1029, Zool. Station z. Neapel, Fauna uncl Flora, Golf v. Neapel. Gammariai. i7Qg Sistematica. t. 100) descrive e figura un Gammariuo mutilato trovato « between Cape York and the Arrow Islands, September S, 1874; lat. 10° 30' S., long 142° 18' E.; depth, 8 fathoms; bottom, coral mud. One specimen »: e, facendolo sinonimo del Gammarus suluensis, lo considera come tipo di un nuovo genere, che dice Parelasmopus, e che sarebbe carat- terizzato particolarmente dalla brevità relativa del 2.° articolo del palpo mandibolare in confronto del 3.°. Gen. 91. Phoxocephalus (Kroyer, 1842) Stebbing, 1888. 1842. Phoxus (parte). 1888. Phoxocephalus. 1S42. Króyek, Naturhis-t. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 150. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 810. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 920. 1891. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 145. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1891. Leptophoxus. p. 139. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 146. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 97. 1891. Paraphoxus. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 54. 1891. G q. Sars, Crust. Norway. p. 148. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 213. Corpo mediocremente robusto, non tozzo, segmentato regolarmente. — Margine anteriore del capo prolungato in forma di largo rostro che come cupola copre parte delle antenne anteriori. Antenne anteriori con flagello accessorio multi-articolato. — Mandibole bene svilup- pate in tutte le loro parti. — Mascelle anteriori col palpo I-articolato. — Piedi mascellari con le lamine piuttosto piccole. Epimeri mediocri. — Unghie sempre presenti. — Grnatopodi subeguali, subehelati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori per lo più ineguali nei due sessi ; il ramo interno più piccolo dell' esterno, specialmente nelle femmine ; il ramo esterno 2-articolato. Telson profondamente diviso. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari esplorati, sempre ad una certa profondità, per lo più nei fondi fangosi. Osservazioni. — I maschi differiscono dalle femmine soprattutto per le antenne poste- riori, per i piedi codali posteriori, ed anche per gli occhi, quando questi esistono. Nelli mi tenne posteriori (Tav. 35, Fig. 29) il peduncolo ingrossa molto gli ultimi due articoli (i quali nondimeno rimangono più sottili nella loro metà prossimale), e il flagello diventa lunghissimo, così da raggiungere ed anche superare la lunghezza del corpo. I singoli flagelli sono lunghi e sottili ; 1' ultimo termina con una setola molto lunga. — I piedi codali po- steriori nei maschi maturi ornano i loro rami di molte setole piumose e sviluppano di più il ramo interno. — Gli occhi diventano pure molto grandi, così da occupare quasi tutta la superficie laterale del capo. Dei tre generi ammessi dal Sars: Phoxocephalus, Leptophoxus e Paraphoxus io sarei in- clinato a ritenere solo il 2.n, cioè Leptophoxus, a cagione della conformazione particolare Fam. IX. Gammaridi. — Phoxocephalus falcatus. 739 del 4.° articolo del palpo dei piedi mascellari, ed anche per i caratteri delle mandibole. Tuttavia anche questi caratteri non mi sembrano tali da poterli considerare come capaci di determinare un nuovo genere, almeno fino a che non si scoprano altre specie somiglianti al L. falcatus. Le due specie di Phoxocephalus viventi nel Golfo di Napoli, tenendo conti i del piccolo tubercolo delle mandibole, e della mancanza di prolungamento nel 4.° articolo del palpo dei piedi mascellari, apparterrebbero al gruppo dei Paraphoxus. Invece le due specie del « Challenger » sarebbero veri Phoxocephalus. — Il nome Phoxus era preoccupato fra i Coleotteri. Specie elei genere Phoxocephalus. i Nei piedi mascellari 1' estremo distale del 3.° articolo del palpo ha 1. < P angolo esterno prolungato in uno speciale processo spiniforme. . falcatus pag. 739 ' Il 3.° articolo del palpo dei piedi mascellari non è prolungato. . 2 \ Occhi rudimentali Holbdlli » 740 ( — bene sviluppati ::. Mano dei gnatopodi anteriori amiddaloide 3 — — molto allungata, e trapezoidale . . 4 Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo oltre- passa di poco il 3.° articolo oculatus » 740 Nei piedi toracici del 7.° paio Y espansione ilei 2.° articolo giunge all' estremo distale del 4.° articolo Kergueleni » 742 | Processo prensile dei gnatopodi lunghissimo chelatus » 742 f — — mediocre Bassi » 743 Sp. 290. Phoxocephalus falcatus (Boeck, 1870) G. 0. Sars, 1882. (Tav. 60, Figg. 15, 16). 187U. Phoxus simjilex. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 55. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 217, t. 8, f. 3. 1882. Phoxus falcatus. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 84. 1891. Leptophoxus falcatus. 1891. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 147, t. 50. Lunghezza 4 min. — Senza occhi. — Rostro frontale piegato ad uncino rivolto in basso. Mandibole col tubercolo molare piccolissimo. — Nei piedi mascellari l'angolo distale esterno del 3.° articolo del palpo si prolunga in un processo spiniforme. Gnatopodi con la mano subtrapezoidale, mediocremente lunga nei gnatopodi anteriori, relativamente larga nei posteriori. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2. 740 Sistematica. articolo giunge circa a metà della lunghezza del 4.° articolo. — Ramo interno dei piedi codali posteriori quasi rudimentale ; ramo esterno lunghissimo. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, piuttosto abbondante, 30-200 fathoms, fango (Gr. 0. Sars). Osservazioni. — Nelle mandibole il tubercolo è piccolissimo e il o.° articolo del palpo molto dilatato nella parte distale. Sp. 201. FlioxocephalUS Holbolli (Kroyer, 1842) Stebbing, 1888. 1842. Phoxus Holbolli. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 151. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret., p. 54. 1844. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 551. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 214, t. 7, f. 5. 1859. Bate, Ann. Mag. N. Hist.,(2) voi. 19, p. 140. 1888. Phoxocephalus Holbolli. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. SS, t. 16, f. 2. 188S. Stebbino, Rep. Challenger, p. 810. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 144, t. 49. voi. 1, p. 143, con fig. Lunghezza 7 nini. — Occhi rudimentali. — Tubercolo mandibolare bene sviluppato. Grnatopodi e piedi toracici del 7.° paio come in Ph. oculatus. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: abbondante più sulle coste della Finmarchia, 20-50 fathoms, in fondo sabbioso (Gr. O. Sars). — Mari artici: Groenlandia (Holboll secondo Kroyer ) ecc. — Coste britanniche : Plymouth (Bate); ecc. Osservazioni. — Quantunque il Sars metta il Ph. Holbolli, e il Ph. oculatus in due generi diversi, che dovrebbero essere distinti quasi esclusivamente dalle dimensioni relative del tubercolo molare delle mandibole, pure la somiglianza fra le due specie è tale che io non sono ben sicuro che si tratti davvero di due specie interamente distinte. C?9) Sp. 292. Phoxocephalus oculatus (G. 0. Sars. 1880). iTav. 5, Fig-. 5; e Tav. 35, Figg. 19-28, PI). 1880. Phoxus oculatus. 1880. G. 0. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 7.8, p. 441. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 154, t. 13, f. 4. 1887. Chevreux, Cat. Amphip. S. O. Bretagne, p. 298. 1891. Paraphoxus oculatus. 1891. G. 0. Sars, Crust. Nonvay, p. 149, t. 51. Lunghezza 3 mm. — Occhi bene sviluppati. Il 3.° articolo del palpo dei piedi mascellari non ha prolungamento. I gnatopodi sono subeguali, con la mano ellissoide. — Nei piedi toracici del 7.° paio l'espansione non raggiunge l'estremo distale del 4.° articolo. Descrizione della femmina. — Il colorito è grigio, ma in varie parti del corpo tende al gialliccio, specialmente in corrispondenza degli epinieri del gruppo medio. Grli occhi sono ben distinti, piccoli, circolari, brunicci. Pam. IX. Gammaridi. — Phoxocephalus oculatus. 741 Il corpo è in generale poco compresso, segnatamente nella parte anteriore. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo molto grosso e gonfio; il 2.° e il 3.° sono di forma cilindrica, decrescenti per grossezza e lunghezza. — Il flagello princi- pale è composto di pochi e brevi articoli, così che tutta l'appendice riesce lunga appena quanto gli ultimi due articoli del peduncolo presi insieme. — Il flagello secondario consta di 3 articoli. Il 4.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è gonfio più dei vicini, ed anche più lungo. — Il flagello è composto di pochi articoli. L'epimero dei gnatopodi anteriori si va alquanto allargando nella parte inferiore, il 2.° articolo è dilatato ; il 4.° è sottile, e mediocremente allungato ; la mano amiddaliforme, coli' angolo prensile bene sviluppato. I gnatopodi posteriori hanno 1' epimero subrettangolare ; il 2.° articolo sottile ; il carpo breve e sottile; la mano alquanto più piccola di quella dei gnatopodi anteriori. L'epimero dei piedi toracici del 3.° paio somiglia a quello dei gnatopodi posteriori: il 2.° articolo è di larghezza mediocre; il 4." è alquanto dilatato; il 5.° è più breve dei due adiacenti ; il 6.° è cilindroide, sottile. I piedi toracici del 4." paio differiscono da quelli del 3.° paio per l' epimero, che in essi ha la metà infero-posteriore dilatata. I piedi toracici del 5." paio si presentano col 2." articolo dilatato, subrettangolare ; il 4.° e il 5.° articolo sono brevi e robusti ; il 6.° è cilindro-conico, più angusto, e pili lungo di ciascuno dei due precedenti. Nei piedi toracici del G.° paio è prolungata la metà postero-inferiore del 2.° : il quale presenta convessi ambedue i margini laterali ; il 4.°, 5.° e 6.° articolo sono di lunghezza uguale, ma decrescono per robustezza ; 1' unghia è stiloide, rettilinea, mediocremente lunga. II 2.° articolo dei piedi toracici del 7." paio è enormemente dilatato, a spese della metà infero-posteriore, il cui margine è affatto intero. Gli articoli 3.°, 4.° e 5.° sono brevi e tozzi ; il 6.° è più sottile, cilindroide. I piedi codali posteriori hanno il peduncolo breve. Il ramo esterno è più lungo del- l' interno, ed è biarticolato. II telson, assai più lungo dei piedi codali posteriori, è subtriangolare e profondamente diviso, con l'estremità libera dei lobi ottusa. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! nel fango, a 30-40 metri di' profondità, innanzi alla Stazione Zoologica, a circa un chilometro dalla riva, insieme alle Harjpinia, ed al Plioxocephahis chelatus. Mari stranieri. — Coste norvegiche, 20-100 fathoms, fango (G. O. Saes). — Jan Mayen, 15-20 fathoms (G. 0. Sars). — Groenlandia, 200 Fv. (Hansen). — Coste francesi sul- l'Atlantico, 19 metri, fango (Cheveeux). Osservazioni. — Nei piedi toracici il 7.° articolo è in generale molto debole. - _i o Sistematica. Sp. 293. Fhoxocephalus Kergueleni, Stebbing, 1888. 1888. Phoxoceph dus Kergueleni. 1888. Stebbi.no, Rep. Challenger, p. 816, t. 55. (Nella tav. è detto Phoxus). Lunghezza 6 mm. — Occhi bene sviluppati. Mandibole col tubercolo molare bene sviluppato. — Nei piedi mascellari il 3.° articolo del palpo non è prolungato. I gnatopodi di ambedue le paia hanno la mano tozza, amiddaloide, col processo pren- sile poco sviluppato. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo si pro- lunga fino a livello dell' estremità distale del 4.° articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen, 120 fathoms (Stebbing). (SO) Sp. 294. Ph.oxoceph.alus chelatus, n. s. (Tav. 5, Fig. 10; e Tav. 35, Figg. 29-35, Po.) Lunghezza 2 mm. — Occhi bene sviluppati. II 3.° articolo del palpo dei piedi mascellari non è speronato. I gnatopodi sono subeguali, con la mano trapezoidale, col processo prensile assai lungo, (piasi da formare una vera chela. — Nei piedi toracici del 7.° paio 1' espansione del 2.° articolo giunge appena al principio del 4.° articolo, il quale è assai più lungo del seguente. Descrizione della femmina. — Il colorito è grigio-azzurrognolo, con una leggiera tinta violacea, verso la metà del torace. Gli occhi sono di mediocre grandezza, quasi ellittici, di colore roseo, macchiettati di bianco. L' aspetto generale è piuttosto robusto ; il capo non è molto lungo. I gnatopodi sono fra loro somiglianti quasi in tutto, meno per 1' epimero, che negli an- teriori è alquanto dilatato verso 1' estremo distale. Il 2.° articolo è sottile ; il 5.° è sottile e breve ; la mano è subrettangolare, più piccola nei gnatopodi anteriori, dove è alquanto più angusta nell' estremo prossimale. L' angolo prensile è prolungato in uno speciale processo uncinato, contro cui viene ad incrociarsi 1' unghia. Nei piedi toracici del gruppo medio il 2.° articolo è alquanto dilatato, il 4.° è molto più lungo del 5.° e del 6.° ; il 5.° è più breve del 6.° ; 1' unghia è mediocre. I piedi toracici del 5." paio presentano il 4.°, 5.° e 6.° articolo di lunghezza quasi eguale fra loro, ma sono decrescenti di grossezza ; 1' unghia piccola. I piedi toracici del 6." paio hanno il 2.° articolo dilatato, con la metà inferiore-posteriore prolungata in un lobo, che giunge fino all' estremo distale del 3.° articolo. Gli articoli 4.°, 5.° e 6.° decrescenti per dimensioni. L' unghia piccola e sottile. Nei piedi toracici del 7.° paio il 2.° articolo è subtriangolare, con la metà posteriore enormemente dilatata. In questa espansione 1' estremo distale posteriore è conformato quasi Fani. IX. Gammaridi. — Specie incerte di Pkoxocephaìus. 743 ad angolo retto, e il margine inferiore è poco prolungato. — Il 4.° articolo è più lungo e più grosso dei due seguenti; il 5.° è breve; il 6.° è sottile; l'unghia è debole. Distribtizione geografica e Dimora. — Napoli! insieme al Ph. oculatus. Sp. 205. Ph.oxoceph.alus Bassi, Stebbing, 1888. 1888. Phoxocephalus bassi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, pp. 811 e 1637, t. 54. (Nella tav. è detto Phoxus). Lunghezza circa 10 mm. — Occhi bene sviluppati. Il tubercolo mandibolare è bene sviluppato. — Il 3." articolo del palpo dei piedi ma- scellari non è prolungato oltre 1' inserzione del 4." I gnatopodi hanno la mano trapezoidale, negli anteriori allungata, nei posteriori breve e larga. Distribuzione geografica e Dimora. — Stretto di Bass, 38 fathoms (Stebbing). Specie incerte di Phoxocephalus. 1. Phoxus Batei, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 259, t. 9, f. 3; cf. anche G. M. Thomson, Trans. N. Zealand List., voi. 14, 1882, p. 232, t. 17. f. 2). Molto vicino al Ph. oculatus, da cui differirebbe particolarmente pel flagello accessorio delle antenne anteriori più lungo, e per le mani dei gnatopodi più allungate 2. Phoxus erythro'phthalmus, Catta, 1875 (* Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4). 3. Phoxus geniculatus, Stimpson, 1855-5G (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 7: cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 100). Indeterminabile. 4. Phoxus grandis, Stimpson, 1857 (Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6, p. 521 ì. Irri- conoscibile. 5. Phoxus Króyeri, 1854 (Inveri. Grand Manali, p. 58). A me pare irreconoseibile ; ma G. 0. Saks (Crust. Norway, p. 145) lo dichiara' « indoubtely » identico al Phoxoce- phalus Holbolli. 6. Phoxus maculatus, Chevreux, 1888 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 40). Affine al Ph. oculatus. 7. Phoxus obtusus, Stimpson, 1855-56 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 7; cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 100). Irreconoseibile. 8. Phoxus simplex, Bate, 1857 (Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 525; e Cat. Brit. Mus., p. 97. t. 16, f. 1; cf. anche Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust,, voi. 1, p. 217, con figg. ). Pare poco diverso dal Ph. Holbolli. Le differenze sarebbero soprat- tutto nella mano dei gnatopodi, la quale è più allungata, e munita di un processo prensile più prominente. -li Sistematica. 9. Phoxus vittosus, Haswell, 1880 (Proc. Limi. Soc. N. 8. Wales, voi. 4, p. 258, t. 9, f. 2). Notevole pel flagello accessorio delle antenne anteriori, che conta circa 15 articoli. 10. Urothoe rostratus, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 921, t. 62, f. 5: cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus.. p. 118, t. 20, f. 4). Il Boeck ( Skandin. arkt. Amphip., p. 214) riconobbe in questa specie un vero Phoxus. Gen. 92. Harpinia ( Boeck, 1870) Boeck, 1876. 1870. Harpina (preoccupato, però più tardi Harpinia). 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 55. 1S88. Stebbing, Eep. Challenger, p. 819. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 218. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 150. Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo non dilatato. — Del resto come nel genere Phoxocephalus. Specie del genere Harpinia. i Terzo segmento addominale con gli angoli posteriori arrotondati . 2 * ( — — — — uncinati . . 4 Margini laterali posteriori del 3.° segmento addominale con un 2. \ piccolo dente situato verso 1' angolo inferiore crenulata pag. 745 Margini del 3.° segmento addominale senza denti 3 3. (. Nei piedi toracici del 7.° paio il margine anteriore del 2.° articolo non è rettilineo, ma formato da due linee disposte ad angolo ottuso abyssi "» 74."> Il margine suddetto è rettilineo laevìs » 745 Nel 3.° segmento addominale l' uncino è molto piccolo propinqua » 746 — — — grande 5 Nei piedi toracici del 7.° paio 1' estremità distale posteriore, del 2.° 5. \ articolo è prolungata in un grande processo spiniforme . . . mucronata » 741 i L' estremità suddetta non è prolungata 6 Nei piedi toracici del 7.° paio il margine posteriore del 2.° articolo (}. | è seghettato, con pochi e grossi denti 7 Il 2.° articolo suddetto ha denti piuttosto abbondanti e minuti. . 8 Epimeri delle' tre paia anteriori con un piccolo dente nell' angolo distale posteriore pedinata » 746 Epimeri non dentati serrata » 747 . Capo con gli angoli posteriori uncinati negletta » 747 — arrotondati piumosa » 749 Fani. IX. Gammaridi. — Harpinia laevis. lib Sp. 296. Harpinia crenulata (Boeck, 1870) Boeck. 1876. 1870. Harpina crenulata. 1891. G. 0. Saks, Cmst. Norway, p. 158, t. 55, f. 2 1870. Boeck, Ampbip. bor. arct , p. 56. 1891. Harpinia truneata. 1876. Harpinia crenulata. 1891. G. 0. Sahs, Crust. Norway, p. 157, t. 55, f. 1. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 221, t. 8. f. 2. Lunghezza 4-6 mm. — Capo con gli angoli posteriori non uncinati. — Margini po- stero-laterali del 3.° segmento addominale con un piccolo dente situato a breve distanza dall'angolo; questo è arrotondato. Piedi toracici del 7.° paio col margine posteriore del 2.° articolo crenulato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 30-150 fathoms (G. 0. ^aes). Sp. 297. Harpinia abyssi, G. O. Sars, 1880. 1880. Harpinia abyssi. 1880. Harpinia carinata. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1880. G. O. Saks, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 443. 1877 et 78, p. 44. 1885. G. 0. Sars, Xorske Novdhavs- Exped., p. 157, 1835. G. 0. Sars. Xorskc Nordhavs- Exped., p. 157, t. 13, f. 5. t. 13, f. 6. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p 160, t. 56, f. 1. Lunghezza 12 mm. — - Capo con gli angoli posteriori non uncinati. — 3.° segmento dell' addome co' margini laterali interi, e con gli angoli postero -inferiori arrotondati. Piedi toracici del 7.° paio col margine anteriore del 2.° articolo non formato da una sola linea, ma da due disposte ad angolo ( più sporgente nella femmina che nel maschio ), il cui vertice si trova poco prima dell'estremo distale dell'articolo stesso. Il lato più piccolo dell' angolo è fornito di molte setole ciliate al pari del margine posteriore dei quattro segmenti seguenti. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano artico, 63" -75° N. lat., tra l'Islanda e Jan Mayen, 350-1215 fathoms (G. 0. Saks). Osservazioni. — Lo stesso G. 0. Saks ha nel suo ultimo lavoro riconosciuto che F H. carinata è il maschio dell' H. abgssi. Sp. 298. Harpinia laevis, G. 0. Sars. 1891. 1891. Harpinia laevis. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 161, t. 56, f. 2. Lunghezza 4 mm. — Margine anteriore del 2.° articolo dei piedi toracici del 7." paio semplice, non formato da due linee ad angolo. — Il resto come nella specie precedente. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Xeapel. Gamraarini. 94. - A p Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Hardangerfjord, e Throndhjenis- fjord, 50-100 fathoms (G. 0. Sars). Sp. 299. Harpinia propinqua, G. 0. Sars, 1891. L891. Harpinia propinqva. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 15G, t. 54, f. 2. Lunghezza 5 mm. — Angoli posteriori del capo non uncinati. — Il 3.° segmento dell' addome ha i margini postero-laterali interi, coli' angolo leggermente prolungato in uncino. Nei piedi toracici del 7.° paio il margine posteriore del 2." articolo è appena crenulato. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo di Jan Mayen ( Ci. 0. Sars ). Sp. 300. Harpinia mucronata, G. 0. Sars, 1880. (Tav. 60, Fig. 17). 1880. Harpinia mucronata. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 446. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs- Exped., p. 161, t. 13, f. 7. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 157, t. 54, f. 3. Lunghezza 5 mm. — Angoli posteriori del capo arrotondati. — 3.° segmento dell' ad- dome con gli angoli posteriori sviluppati in lungo processo spinoso. Nei piedi toracici del 7." paio 1' angolo distale posteriore del 2.° articolo si prolunga in un grande processo spiniforme. Distribuzione geografica e Dimora. — Finmarchia, 148-G20 fathoms (G. 0. Sars). — Groenlandia (Hansen). Sp. 301. Harpinia pectinata, G. 0. Sars, 1891. 1891. Harpinia pedinata. ' 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 154, t. 53, f. 2. Lunghezza 4 mm. — Capo con gli angoli posteriori non uncinati. — 3.° segmento del- l' addome co' margini laterali interi, e con gli angoli postero-inferiori prolungati in pro- cesso spinoso uncinato. Gli epimeri dal 1." al 3.° paio hanno l'angolo distale posteriore dentato. — Nei piedi toracici del 7.° paio il margine posteriore del 2.° articolo è armato di pochi e grossi denti. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, abbastanza frequente, special- mente nelle coste meridionali, insieme all' H. neglecta (G. 0. Sars). Fam. IX. Gammaridi. — Harpinia neglecta. 747 Sp. 302. Harpinia serrata, G. O. Sars, 1880. (Tav. 60, Pig. L8 . 1880. Harpinia serrata. 1585. G. 0. Sars, Xorske Nordhavs-Exped., p. 162, 1880. G. O. Saks, Prodromus Crust. exped. Norveg. t. 13, f. 8. 1877 et 78, p. 445. 1S91. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 155, t. 54, f. 1. Lunghezza G mm. — Epimeri senza dente nell' angolo distale posteriore. Del resto come nell' H. pedinata. Distribuzione geografica e Dimora. — Jan Marcii, 100 fatlioms (Gr. 0. Sars). (81) Sp. 303. Harpinia neglecta, G. 0. Sars, 1891. (Tav. 5, Fig. 6; Tav. 35, Figg. 1-18. II: e Tav. 60, Fig. 19). 1857. Phoxus plumosus. 1888. Harpinia óbtusifrons. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 525. 1888. Stebeing, Kep. Challenger, p. 820, t. 5C. 1859. Brczelius, Skandin. Gammar., p. 66. 1890. Harpinia antennaria. 1862. Bate, Cat. Bi-it. Mus., p. 99, t. 16, f. 3. 1890. Meinert, Crust. Malacostr., p. 160, 1. 1, f. 39-41. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust. 1891. Harpinia neglecta. p. 146, con figg. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 153, t. 53, f. 1. 1887. Harpinia excavata. 1887. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 568. Lunghezza 5 mm. — Capo con gli angoli posteriori prolungati in uncino. — 3.° seg- mento dell'addome co' margini laterali interi; con gli angoli postero - inferiori prolungati in grande uncino. Piedi toracici del 1." paio col margine posteriore del 2.° articolo leggermente seghettato. Descrizione della femmina. — Il colorito del corpo è bianco opaco ; le uova giallo-pallide. L' aspetto generale è mediocremente robusto. Il capo sporge in uno sperone acuto che giunge fino all' estremità del peduncolo delle antenne anteriori. Gli epimeri sono alti quanto gli archi dorsali corrispondenti. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo cilindroide, voluminoso in con- fronto dei due seguenti. Il 2.° articolo è un po' dilatato nella metà distale inferiore, dove è ornato di molte setole ciliate. Il 3.° articolo è molto breve. — Il flagello principale consta di 7 articoli di varia lunghezza ; alcuni di essi ( Tav. 35, Fig. 5 ) sono forniti nell' estremo anteriore di una membrana in forma di colletto. — Il flagello accessorio è poco più breve del principale, e consta di 5 articoli. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è prolungato nella parte inferiore in un processo incurvato leggermente ad arco, terminato da un' estremità ottusa. Il 2.° arti- colo è molto breve ; il 3.° è grosso, cilindroide ; il 4." comincia sottile e poi s' ingrossa ; il 5.° è sottile, cilindroide. — Questi ultimi due articoli sono forniti di molte setole ciliate. 748 Sistematica. — Il flagello è sottile; il 1.° articolo è più lungo dei seguenti, i quali sono in numero di 6 o 7. Il corpo delle mandibole è subrettangolare. I processi incisivi sono ben divisi in denti di varia grandezza; le spine sono deboli ma numerose. Il palpo, molto grande, ha il 1." articolo brevissimo; il 2.° largo; il 3.° sottile, alquanto più lungo del 2.°, co' margini paral- leli, e coli' estremo distale tagliato a sbieco, munito di un gran numero di setole. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è di mediocre grandezza, terminata da un'estre- mità libera ottusa, doye sono impiantate 3 setole ciliate. La lamina esterna è larga e breve, con spine molto robuste. Il paljDO ha il 1.° articolo non molto breve; e il 2.° che si va leggermente restringendo verso 1' estremo libero. Le lamine delle mascelle posteriori sono di eguali dimensioni, con setole molto larghe. Molto brevi sono le lamine dei piedi mascellari, specialmente le esterne. Le interne hanno l'estremo distale arrotondato; le esterne, che giungono appena al principio del 2." articolo del palpo, mancano di spine odontoidi. Il palpo è mediocre, col 3.° articolo assot- tigliato ai due estremi, col 4.° non perfettamente linguiforme, perchè cilindroide, sottile, coli' estremo distale fornito di una lunga spina e di alcune setoline. Gli epimeri dei piedi toracici delle prime tre paia sono subrettangolari, quelli dei piedi toracici del 4.° paio hanno la metà infero-posteriore molto dilatata. I gnatopodi si somigliano in generale nella forma, ma gli anteriori sono più piccoli dei posteriori. Inoltre nei gnatopodi anteriori il carpo è mediocremente sviluppato ; la mano è ammiddaliforme, non molto larga, coli' angolo prensile alquanto prolungato ; 1' unghia lunga e sottile. Nei gnatopodi posteriori il carpo è molto breve. La mano è più grossa che nei gnatopodi anteriori, coli' angolo prensile assai più prolungato. II 2.° e 4.° articolo dei piedi toracici del gruppo medio sono un po' dilatati : il 5.° è brève e robusto; il 6.° è sottile, più lungo del 5.°, ma più breve del 4.°; l'unghia breve, distale, rafforzata da una grossa spina, che le è parallela, e che, come essa, è impiantata siili ' estremo distale del 6.° articolo. I piedi toracici del gruppo posteriore differiscono molto fra loro per dimensioni e per forma. I più lunghi sono quelli del 6.° paio; i più brevi quelli del 7.° I piedi toracici del 5." paio hanno l'epimero largo e breve; il 2." articolo cilindroide, non dilatato ; il 4.° grosso e robusto, più lungo di ciascuno dei due seguenti ; il 5.° è lungo quanto il G.°, ma più grosso; l'unghia è mediocre. L'epimero dei piedi toracici del 6." paio è molto basso; il 2.° articolo è dilatato (ma non come al solito, cioè per espansione della metà posteriore ) per dilatazione della metà anteriore, il cui margine è in gran parte fornito di lunghe setole piumose. Il 4.°, 5.° e 6.° articolo sono di lunghezza quasi eguale, e vanno diminuendo di robustezza; l'unghia è lunga aneli' essa (pianto uno degli articoli precedenti, ma molto sottile e dritta. Nei piedi toracici del 7.° paio la parte veramente sviluppata è il 2.° articolo, che è limiti) dilatato, per una considerevole espansione della metà posteriore e inferiore; il mar- Fani. IX. Gamrnaridi. — Cardenia. 749 gine libero di quest' articolo è fortemente seghettato. Gli altri articoli sono poco voluminosi, soprattutto il 5." e il 6.°. L'unghia è debole. Nei piedi codali posteriori i rami sono poco dilatati, e lanceolati ; il ramo interno è più breve dell' esterno. Il telson è cordiforme, diviso fino a poco più olti'e la metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! dirimpetto alla Villa Nazionale, a 40 metri e più di profondità, in fondo fangoso. Mari stranieri. Sulle coste norvegiche è la più comune fra le specie di Harpinia, e si trova alla profondità di 30-150 fathoms, nel fango (G. 0. Sars). — Coste britanniche (Bate). — Coste francesi dell'Atlantico, 510 m. (Chevreux). — Kattegat (Meinert). Osservazioni. — Ordinariamente giace sul fianco; solo qualche volta si drizza su i piedi. Sp. 304. Harpinia piumosa (Kròyer, 1842) Boeck, 1876. 1842. Phoxus plumosus. ■ 187G. Harpinia piumosa. 1842. Kròyer, Naturhist. Tidsskr, (1) voi. 4, p. 152. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 219, t. 8, 1844. Kròyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 563. f. 1 e 5. 1854. Phoxus fusiformi.*. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 151, t. 52. 1854. Siisipson, Invert. Grand Manali, p. 57. ■ 1874. Harpina fusiformis. 1870. Harpina piumosa. 1874. S. I. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 3, 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 35. p- 29. Lunghezza 7 mm. — Angoli posteriori del capo non prolungati in uncino. — Del resto quasi come in H. neglecta. Distribuzione geografica e Dimora. — Esclusiva dei mari artici (G. O. Sars). Gen.' 93. Cardenio, - Stebbing, 1888. 1888. Cardenio. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 806. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello principale poco sviluppato, e col flagello accessorio rudimentale, 1- articolato. — Mandibole col palpo 3-articolato nor- male; il 3.° articolo è piccolo ma non rudimentale. — Mascelle anteriori col palpo 2-ar- ticolato normale. — Piedi mascellari con le lamine normali, e col palpo 4-articolato. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi anteriori con la mano rigonfia, e col- 1' unghia rudimentale. — Gnatopodi posteriori con la mano stiloide senza unghia. — Piedi toracici del gruppo medio senza unghia. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori con 2 rami uguali. Telson diviso oltre la metà. n m Sistematica. Sp. 305. Cardenio paurodactylus, Stebbing, 1888. (Tav. G0, Figg. 20, 21). 188S. Cardenia -paurodactylus. 1888. Stebbing, Kep. Challenger, p. 806, t. 53. Lunghezza 5 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Betsy Cove, Kerguelen (Stebbing). Gen. 94. Haustorius, P. L. S. Miiller, 1775. 1775. Haustorius. 1878. Bovallius, Pteryg. area., p. 7. 1775. P. L. S. Mììller, Physical. Belustig. (Traci, di 1851. Tirili, i. Slabbek), p. 48. 1851. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 7, p. 318. 1891. G. O. Sars, Cmst. Norway, p. 131. 1854. Sulcator. 1818. Lepidactylis. 1854. Bate, Auu. Mag. N. Hist., (2) voi. 12, p. 504. 1818. Say, Journ. Acad. Nat. Se. Philadelpbia, voi. 1, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 112. p. 380. 1862. Bate ami Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 112. p. 189. 1825. Pterygocera. 1870. Boeck, Ainpkip. bor. arkt, p. 57. 1825. Latreille, Hist. nat. Crust., voi. 10, pp. 121 e 236. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 223. 1825. Latreille, Familles nat. du règne animai, p. 290. Corpo tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori fornite di flagello accessorio multiarticolato. — Mandibole bene sviluppate in tutte le loro parti. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine anormali ; 1' interna più piccola dell' esterna. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate, col palpo 3-articolato. Epimeri regolari. — Gnatopodi anteriori non subchelati, con unghia sottile. — Gnatopodi posteriori con la mano sottile, formante coli' unghia una piccolissima chela. — Piedi toracici del gruppo medio col 7.° articolo rappresentato da una piccolissima spina. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato, ma nel resto anormali, senza unghia. — Piedi codali posteriori col ramo interno più breve dell' esterno ; questo 2-articolato. Telson sub rettangolare, più largo che lungo, inciso per metà. Sp. 30G. Haustorius arenarius, (Slabber, 1769; P. L. S. Mùller, 1775. (Tav. CO, Figg. 22, 23). L769. Oniscus arenarius. 1802. Gammartis arenarius. 1769. Slabber, Naturk. Verlust., p. 92, t. 11, f. 3 e 4. 1802. Latreille, Hist. Crust., voi. 3, p. 39. 1775. Haustorius arenarius. 1818. Lepidactylis dytiscus. 1775. P. L. S. Mììller, Physical. Belustig. (Trad. di 1818. Say, Journ. Acad. Nat. Se. Philad., voi. 1, p. 380. Slabber), p. 48. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 112. Fara. IX. Gammaridi. — Haustorius. — Bathyporeia. lh\ 1851. Belila arenaria. 1851. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 7, p. 31S. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 57. 1854. Sulcator arenaria.*. 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 188.- 1854. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 12, p. 504. 1876. Sulcator arenatius. 1855. Gosse, Mar. Zool, p. 142, con fig. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 223. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 140. 1878. Pterygocera arenaria. * 1858. Bate, Trans. Tyneside Nat. Field Club, voi. 4, 1878. Bovallius, Pteryg. aren., p. 8, t. 1-4. p. 15. t. 2, f. 2. 1880. Lepidactylis arenarius. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 112, t. 18. 18S0 S- t. Smith, Trans. Connecticut Acad., voi. 4, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., ,, og4_ voi. 1, p. 189, con fig. Lunghezza 11 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Olanda (Slabber, Hoek). — Coste scandinave: Karmoen (Boeck); Sandhammaren, 10 fathoms (Bovallilts). — Coste britanniche: Falmouth (Leach); Moray Frith (Gordon, secondo Bate); Northumberland (Hancock, secondo Bate); Oxvich Bay, e Glamorgan (Bate); Ilfracombe ! (Stebbing, in lit. ); Wales! (Norman, in lit. ). — Coste occidentali dell'America settentrionale ( Say, 8. I. Smith). Osservazioni. — Il Bate diede il nome di Sulcator a questo Gammarino per ricordare l'abitudine che esso ha di scavare dei solchi (cf. anche: Hancock, Ann. Mag. N. Hist., (3) voi. 2, p. 443, t. 14-19). Il Bovallilts fondò su questo genere la nuova famiglia Pterygocerynae. Gerì. 95. Bathyporeia, Lindstrom, 1855. 1855. Bathyporeia. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 42. 1855. Lindstrom, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 208. p. 59. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 127. 1859. Brczelics, Skandin. Gammar., p. 90. 1856. Thersites. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 172. 1S56. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 146. p. 302. Corpo mediocremente robusto, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col 1.° articolo del flagello molto mag- giore dei seguenti ed articolato col 2.° non come al solito nell'estremo distale, ma invece molto prima di questo. Il flagello accessorio è 2-articolato, col 1.° articolo assai più lungo del 2.°. — Mandibole grandi, col processo incisivo principale non dentato ; il palpo ha i 3 articoli relativamente bene sviluppati. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine di grandezza mediocre; il palpo ha 4 articoli, di cui il 2.° è dilatato anch'esso in forma di lamina. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi anteriori piccoli, subchelati, forniti di unghia. — Gnatopodi posteriori relativamente grandi, con la mano non rigonfia, senza unghia. — Piedi toracici del grappo medio con unghie. — Piedi toracici del gruppo po- steriore col 2.° articolo dilatato, senza unghia. — Piedi codali posteriori co' due rami molto ineguali; l'interno rudimentale, 1' esterno lungo, 2-articolato. Telson diviso fino alla base. ..)■-' Sistematica. Specie del genere Bathypon ia. arrotondati . angoli postero-laterali del 3.° segmento addominale uncinati . pilosa norvegica pag. 752 «54 82) Sp. 307. Bathyporeia pilosa, Lindstrom, 1855. (Tav. 5, Fig. 1; e Tav. 36, Figg. 19-32. B). L855. Bathyporeia pilosa. 1862. Bathyporeia Bobertsonii. 1855. LnrosTBOM, Ofv. Vet. Akad. Forhandl. Stockholm, 1862. P.ate, Cat. Br. Mns., p. 173, t. 31, f. 5. p. 59, t. 2, f. 1-11. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1 ^07. Lindstrom, Nat. Hist. Review, Jan. f. 5. p. 3u7. con fig. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 172, t. 31, f. 4. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 131, t. 44, f. 2. 1-62. Bate ami Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1862. Bathyporeia pelagica. p. 304, con fig. < 1S70. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 46. 1875. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist , (4) voi. 15, p. 74, t. 3. L876. Boeck, Skandin. arkt. Ampliip., p. 2U9. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 174, t. 31, f. 6. 1362. Baie and Westwood, Brit. Sess. ey. Crust., voi. 1, p. 309, con fig. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 129, t. 44, f. 1. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 133, t. 45, f. 2. 1867. Bathyporeia pontica. 1856. Thersites pelagica. I. Bate, Rcp. Brit. Ass. 1855, p 59. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 146. 1856. Thersites Guilliamsonia. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 59. L857. Bathyporeia Guilliamsonia. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 271. Lunghezza 5 rum. 1867. Marcusest, Ardi. f. Naturg., 33 Jahrg., p. 359. 1877. Bathyporeia tenuipes. 1877. Meinert, Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 11, p. 101. 1891. Bathyporeia gracilis. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 132, t. 45, f. 1. Descrizione della femmina. — Il corpo è pellucido, interamente incolore, o con una leggiera tinta gialliccia. — Gli occhi sono ovali, di colore rosso-scarlatto. L' aspetto generale è robusto. Il capo è lungo quanto il 1." segmento addominale; i segmenti del tronco vanno aumentando di larghezza dal 1.° toracico al o.° addominale. Gli angoli postero-inferiori dei primi due segmenti addominali terminano in una punta ricurva, quelli del 3.° sono arrotondati. I margini inferiori di tutti e tre i segmenti addominali sono ornati di setole. Nella coda il segmento anteriore ha il dorso incavato a sella; la sommità posteriore finisce in mezzo con una setola sottile rivolta ad arco in avanti ; ai lati ha due piccole spine anch' esse rivolte in avanti. Le antenne anteriori sono molto notevoli pel 1.° articolo del peduncolo, il quale è molto grosso, e porta inserito il 2.° articolo, non come al solito all'estremo distale, ma verso la terza parte distale della superficie inferiore. Il 2.° e il 3.° articolo sono brevissimi. — Il \ Ilo principale è più lungo del peduncolo; ha 5-6 articoli. Il flagello accessorio consta di 2 soli articoli, di cui il 1.° è molto più lungo del 2.°. Il 4.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è più lungo del 5.°. — Il flagello Iquanto più breve del peduncolo, composto di una decina di articoli. Anche qui il 1.° articolo è molto più lungo dei seguenti. Fam. IX. Gainmaridi. — Bafhyporeia pilosa. 753 Il corpo delle mandibole è grosso, col processo incisivo principale non diviso; col se- condario spiniforme ; con 3 grosse spine incisive : col tubercolo molare molto sviluppato. — Il palpo è grande; tra gli articoli il più lungo è il 2.° che è molto robusto; il 3.° è più breve del 2.°. ma molto più sottile, coli' estremo libero arrotondato. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è molto larga, di forma triangolare, con gran numero di setole ciliate. Le spine delle lamine esterne sono sottili. Il 1.° articolo del palpo è breve; il 2.° con varie setole sottili all'apice. Le lamine delle mascelle posteriori sono di eguale altezza, 1' interna più angusta del- l' esterna. Nei piedi mascellari la lamina interna è robusta, con 3 spine odontoidi all' estremo libero'. La lamina esterna giunge alla metà del 2.° articolo del palpo; ha il margine in- terno armato di spine odontoidi molto valide. Nel palpo il 2.° articolo costituisce una terza lamina, assai più grande delle altre due, col margine interno munito di moltissime piccole setole. Il 3.° articolo è sottile, incurvato ad arco; l'unghia è conica, breve, grossa, terminata da una lunga setola. I gìiatopodi anteriori sono molto minuti ; 1' epimero è allungato e curvo ad arco irre- golarmente ; il carpo è più grande e più lungo della mano; questa ellittica; 1' unghia ■mediocre. L' epimero dei gnatopodi posteriori è triangolare, coli' angolo anteriore inferiore acuto ; il 2.° articolo è poco dilatato; il carpo è lungo e mediocremente largo; la mano si va allargando verso 1' estremo distale, dove è tagliata a sbieco dal lato che corrisponde al margine unguicolare, e che è munito di molte setole. L' unghia manca affatto. Nei piriti toracici del 4° paio 1' epimero è alquanto largo nella parte inferiore; il 2.° e il 4.° articolo sono larghi; il 5.° è molto più piccolo dei due adiacenti; il 6.° è più breve e più sottile del 4.° ; 1' unghia è mediocre. I piedi toracici del 5° paio presentano il 2.° articolo, mediocremente largo, co' margini laterali convessi; il 4." articolo è straordinariamente largo e lungo; i due seguenti sono gracili, il 6.° più del 5.". Manca il 7." I piedi toracici del 6° paio hanno il 2.° articolo dilatato nella meta postero-inferiore, la quale si prolunga pure in un grande lobo che va fino al margine distale del 3.° articolo. Il 4.° articolo è grosso; il 5.° e il 6." sono subeguali, gracili. L'unghia è rudimentale. Nei piedi toracici del 7.° paio il 2.° articolo ed il 4.° sono poco dilatati ; il 5.° e il 6.° sono più lunghi del 4.°, ma più sottili. Manca 1' unghia. I piedi codali posteriori hanno il ramo interno ridotto ad una piccola laminetta ellittica; 1' esterno lunghissimo, composto di due articoli, di cui il prossimale è circa triplo del distale. II telson è subrettangolare, diviso completamente in due parti, i cui estremi sono arro- tondati nell' estremo libero. Descrizione del maschio. — - Secondo il vario grado di sviluppo le antenne posteriori si modificano diversamente così nel peduncolo, come nel flagello, fino a che questo diventa lunghissimo, con moltissimi articoli, ornati di calceoli. Zoo]. Station z. Neapel, Fauna uud Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 95. nrj Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! nella sabbia, a 10-20 ni. di profondità ed alcune centinaia di metri di distanza dalla via Caracciolo, talora molto abbondante. Mari stranieri. Coste scandinave occidentali e baltiche ( Bruzelius, Boeck, G. 0. Saes, ecc.). — Coste britanniche (Bate, Stebbing). — Coste francesi dell' Atlantico ( Chevreux ). Sp. 308. Bathyporeia norvegica, G. 0. Sars, 1891. 1891. Bathyporeia norvegica. 1891. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 128, t. 43. Lunghezza fino a 8 mm. — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale pro- lungati in un piccolo uncino. Distribuzione geografica e Dimora. — « In the Ognebugt off Jsederen, south coast of Norway. In bottom of fine sand, depth from 2 to 6 fathoms » (G. 0. Saes). Gen. 96. Priscillina (Boeck, 1870) Stebbing, 1888. 1870. Priscilla. 1891. G. 0. Saes, Crust. Norway, p. 125. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 44. 1888. Priscillina. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 202. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1680. Corpo robusto, piuttosto tozzo, segmentato regolarmente. Antenne anteriori più brevi delle posteriori, col flagello accessorio composto di molti articoli. — Mandibole co' processi incisivi ben dentati; col palpo normalmente sviluppato. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari normali. Epimeri di grandezza mediocre. — Gnatopodi con la mano poco gonfia, subchelata. — Piedi toracici del gruppo medio coli' unghia rudimentale. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo più o meno sviluppato; l'unghia manca, o al più si può dire rappresentata da una piccola spina. — Piedi codali posteriori co' due rami ineguali; l'in- terno piccolo; l'esterno maggiore, I-articolato. Telson diviso da una larga incisura che si estende appena per l/3 della sua lunghezza. Osservazioni. — Lo Stebbing cangia la desinenza al nome Priscilla, che era preoccu- pato, nel 1864, per un Coleottero. Sp. 309. Priscillina armata (Boeck, 1860) Stebbing, 1888. (Tav. 60, Figg. 24, 25). 1860. Pontoporeia armata. 1876. Boeck, Skanilin. arkt. Amphip., p. 203, t. 2, f. 4. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 648. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 126, t. 42. 1870. Priscilla armata. 1888. Priscillina armata. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 44. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1680. Lunghezza fino a 12 mm. (Boeck). Fam. IX. Gammaridi. — Pallasea cancellus. 755 Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Hansen). — Coste scandinave: Bergen (Rasch, secondo Boeck). Osservazioni. — Il Sars dubita che provenga dalla Norvegia l'individuo descritto dal Boeck. Gen. 97. Pallasea, Bate, 1862. 1862. Pallasea. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 126 ( Pallasia ). 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 2U0. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 374. 1867. G. 0. Sars, Crust. d'eau douce de Norvège, p. 67. Corpo allungato, segmentato regolarmente, con fascetti di spine sul dorso dei segmenti codali. — Antenne anteriori più lunghe delle posteriori, col flagello accessorio composto di pochi articoli. — Piedi codali posteriori col ramo interno piccolo, coli' esterno 1 -articolato. Telson non propriamente diviso, ma largamente smarginato. Del resto come nel gen. Gammarus (v. p. 756). Sp. 310. Pallasea cancellus (Pallas, 1772) Bate, 1862. (Tav. 60, Figg. 26, 27). 1772. Oniscus cancellus. 1861. Lovén, Ò'fv. Akad. Vet. Fòrh., p. 287. 1772. Pallas, Spicil. Zool., fase. 9, p. 52, t. 3, f. 18. 1862. G. 0. Sars, Reiseberetning., p. 18. 1781. Gammarus cancellus. 1874. Dybowsky, Gammar. Baikal, p. 130, t. 13, f. 6 1781. J. C. Fabricius, Speeies Inseet., voi. 1, p. 515. 1862. Gammarus Latreillii. 1874. Dybowsky, Gammar. Baikal, pp. 127, 129, t. 2, f. 1. 1862. Guèrin Méneville, Ms. Mus. Jardin des Plantes; 1802. Cancer Cancellus. in: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 200. * 1802. Torton, Gen. Syst. Nat., voi. 3. 1862. Pallasea Cancellus. 1825. Amphithoe cancellus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 200, t. 36, f. 1. 1825. Desjiarest, Consid. Crust., p. 268. 1867. Pallasea cancelloides, var. qvadrispinosa. 1830. Amphithoe cancella. 1867. G. O. Sars, Crust. d'eau douce de Norvège, 1830. Edwards, Annales. Se. Nat, (1) voi. 20, p. 377. p. 68, t. 6, f. 21-34. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 37. . 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 127. 1858. Gammarus cancelloides. 1876. Pallasea qvadrispinosa. 1858. Gerstfeldt, Crust. Sibir.; in: Mém. Sav. Étrang. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 375. Acad. Pètersb., voi. 8, p. 287, t. 9, f. 8. Lunghezza fino a circa 40 mm. (Bate). Distribuzione geografica e Dimora. — Acque dolci della Siberia (particolarmente nella Lena, e nei suoi affluenti, fra i quali l' Angara, derivante dal lago Baikal ), della Russia europea e della Scandinavia. Osservazioni. — La « Pallasea cancelloides » del Gerstfeldt pare molto comune nei laghi della regione artica europeo-asiatica. Si hanno per esse varie proposte di sinonimi, cioè : 1. il Bate ne fa un sinonimo di Oniscus cancellus, Pallas; 2. G. O. Sars la dice uguale alla sua varietà qvadrispinosa (Esmark); e 3. il Dybowsky la considera come buona specie, che continua a chiamare col nome datole dal Gerstfeldt. 756 ■Sistematica. Altri sinonimi probabili della Pallasea cancellus sono : Canccr baikalensis, Laxmann, 1772, mss. secondo Pallas, Spicilegia (citazione riferita da Stebbing, Rep. Challenger, p. 33). Cancer (Gammarellus) Cancellus, Herbst, 1796 (Naturg. Krabben u. Krebse, voi. 2, se- condo Stebbing, Rep. Challenger, p. 60). Oniscus muricatus, Pallas, 1776 (Reise Rnss. Reich., p. 709, citazione secondo Stebbing, Rep. Challenger, p. 41). Il Maktens nel 1868 (Ardi. f. Naturg., 34. Jahrg., p. 57) mise questa specie nel gen. Amphithoe. Gen. 98. G-ammarus, J. C. Fabricius, 1775. 1775. Gammarus (in parte). 1775. J. C. Fabricius, Systema Entomol., n. 129. * 1796. Latreille, Précis des caraet. génér. des Insectes. s 1813-14. Leach, Ediuburgh Encycl., voi. 7, p. 402. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 366. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 42. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 203. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 366. 1870. Boeck, Ampliip. bor. arct., p. 123. 1874. Dtbowskt, Gammar. Baikal, p. 11. 1876. Boeck, Skandiu. arkt. Arophip., p. 364. 1885. Carus, Fauna Mediterr., p. 411. 1886. Gerstaecker, Ampbip., p. 511. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1005. Corpo robusto, allungato, segmentato regolarmente, con fascetti di spine su' segmenti della coda. Antenne di varia lunghezza ; le anteriori con flagello accessorio composto di un nu- mero vario di articoli. — Appendici boccali bene sviluppate in tutte le loro parti. Epimeri di grandezza mediocre. — Unghie presenti in tutti i piedi toracici. — Gna- topodi subchelati, con la mano amiddaloide; gli anteriori più piccoli dei posteriori. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo normalmente sviluppato. — Piedi co- dali posteriori co' due rami di lunghezza relativa varia. Telson diviso fino alla base. Osservazioni. — Nelle acque del nostro Golfo vivono due sole forme di Gammarus, cioè il G. locusta, e il G. marinus, facilmente distinte fra loro, oltre che per la diversa lunghezza relativa dei rami dei piedi codali posteriori, anche per le dimensioni del corpo, le quali nella prima specie sono le maggiori che si possono vedere fra i Gammarini dei nostri mari, e nella seconda sono molto modeste. In nessuna delle due forme il dorso si prolunga in processi spinosi, uè è munito di quelle protuberanze che rendono così singolari talune forme artiche come il Gammarus subcarinatus, dello stretto di Behring, denominato dallo Stimpson. ma descritto e figurato dal Bate (Cat. Brit. Mus., p. 205, t. 36, f. 5). — D'altra parte nelle acque dolci d' Italia è frequentissima una forma di Gammarus, che 1' Edwards descrisse già col nome di G. pungens, quantunque per i caratteri morfologici non differisca punto dal G. marinus. Così i Gammarus napoletani, e forse anche di tutta l'Italia, si ridu- cono solo a due. Ma in che relazione sono essi con le specie estere così d' acqua dolce, come marina? Fam. IX. Grammaridi. — Gammarus. 151 La risposta a questa domanda è molto difficile, perchè si tratta di forme che differiscono fra loro per caratteri che vanno del tutto insensibilmente passando dagli uni agli altri. Certo, se si paragona la forma del nostro Golfo, che io indico in questa Monografia col nome di Gam- marus locusta, con quella che con lo stesso nome è descritta e disegnata dal Bate o dal Boeck, la nostra specie napoletana dovrebbe considerarsi come nuova; anzi, stando alla definizione che il Boeck dà del genere Gammarus, essa dovrebbe anche venire esclusa da quel genere. Difatti, secondo il Boeck, fra i caratteri del genere suddetto sarebbero: « antennae superiores inferioribus longiores »; e « pedes saltatorii.... ramo interiore plus minusve breviore qvam esteriore ». Or la specie che vive nel nostro Golfo ha le antenne anteriori di tal lunghezza che appena si può dire pari a quella delle posteriori, se si vuole intendere per lunghezza il livello che è raggiunto dalla punta estrema del flagello principale ( come si vede nel Bate ), e non già la lunghezza assoluta ; ed inoltre nei piedi codali posteriori i rami sono di lunghezza pari. Tuttavia queste due differenze, che fra specie di altro genere sarebbero decisive, invece trattandosi di Gammarus non possono avere alcun valore, quando noi vediamo che lo stesso Bate, da una parte, esclude nella definizione del genere i due caratteri della lunghezza relativa delle antenne e dei rami dei piedi codali posteriori; e dall'altra, fra gli « specitìc characters » del Gammarus locusta, mette ( cf. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 378) « posterior pair of pleopoda having the rami subequal », per aggiungere più oltre (1. e, p. 379): « the last pair of caudal appendages have the branches subfoliaceous, and nearly of one length, the inner one sometimes one fourth or one third smaller than the outer one » . Siamo dunque già alla differenza di un terzo di lunghezza fra i due rami; e da questa differenza a quella del G. campijlops (Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 375, con fig. ), in cui i piedi codali posteriori hanno «the inner ramus nearly half the length of the outer », il passaggio è breve, e rende più agevole ancora quello al seguente del G. marinus (1. e, p. 372), dove il ramo interno dei piedi sopra nominati è « one quarter of the size of the other ». In quanto alle forme d' acque dolci di Gammarus '), quella che è generalmente diffusa in Inghilterra, e nella Scandinavia, e forse anche nella Francia ed in altre parti del con- tinente Europeo, è il G. pulez del Bate (cf. Bate and Westwood, 1. e, p. 388), che, per ragioni di cronologia, piuttosto si deve chiamare G. fluviatilis ( cf. p. 763), in cui le antenne anteriori e i piedi codali posteriori somigliano in tutto e per tutto alle parti cor- v) In conferma dell'identità di sjsecie, che a me pare di vedere nel G. marinus e nel G. pungens, posso citare anche un'esperienza da me fatta nell'estate passata (1892) con alcuni individui della forma marina provenienti da Mergellina. Ho detto altrove (p. 295) che la miglior maniera di conservare dei Gammarini per lungo tempo in vita è quella di tenerli in vaschette poco profonde, dove lo strato d' acqua raggiunga appena tre o quattro eenti- metri. Or così disponendo 1' esperienza, una volta sono riuscito, facendo dei miscugli graduati d' acqua di mare e acqua dolce, ad abituare gli Aufipodi marini in quistione a vivere benissimo per molti giorni in acqua dolce schietta. Qui però si ricordi pure che il « Gammarus marinus » è, a quanto pare, cosmopolita: e che la forma d'acqua dolce, la quale è comune fra noi, e somiglia per la grande brevità del ramo interno dei piedi codali posteriori alla specie marina suddetta, è stata trovata ancora nei ruscelli di Francia, nelle Azzorre. ed altrove. „ r o Sistematica. (Dò rispondenti del G. locusta, ed anche il resto dei caratteri concorre a far credere che si tratti infine della stessa specie, la quale vive e in mare e nelle acque dolci. Così che, mentre che da noi, qui in Italia, è la varietà col ramo interno breve dei piedi codali posteriori quella che vive nelle une e nelle altre acque, invece nelle altre parti d' Europa la forma che si allatta al diverso ambiente è 1' altra co' rami subeguali. Così stando le cose, quali sono le specie che si debbono registrare come buone, e quali nomi si debbono dare? Io credo che nessun Carcinologo, nello stato presente delle nostre cognizioni, può credersi in grado di dare una risposta giusta. Ma forse non andrebbe molto lungi dalla verità chi volesse sostenere che, insomma, non esiste che una sola specie di Gammarus. la quale, soggetta molto a variare, presenta appunto tante varietà locali ; e che queste talora, come a Napoli, si sono ormai fissate, in guisa che volendo si potrebbero pure considerare per comodo di Sistematica come vere specie. E per comodo di Sistematica io, con le debite riserve, mi risolvo così a registrare come buone le due specie del nostro Golfo cioè il Gammarus locusta e il G. marinus, senza poter far lo stesso anche col G. pungens, che si confonde col marinus da una parte, e si riattacca dall' altra al G. fiuviatilis tanto per l'abitazione quanto per la maggiore brevità del ramo interno dei piedi codali posteriori. Tuttavia, per comodo di Bibliografia e dello studio della Distribuzione geografica e Dimora, riunisco sotto i nomi di G. pungens e G. fiuviatilis le indicazioni di quei lavori che accen- nano a forme somiglianti a queste due. Specie del genere Gammarus. Rami dei piedi codali posteriori uguali locusta pag. 759 — — ineguali marinus » 762 Parlando delle specie del gen. Gammarus non ho voluto in generale tener conto dei Gammarini del Baikal descritti dal Dybowsky (Gammar. Baikal, 1878), perchè, se prendiamo in esame anche questi, la difficoltà di stabilire nettamente i limiti delle specie cresce a mille doppi. Chi non vede, anche subito al primo sguardo gettato sulle tavole o sulle misure del Dybowsky, che tutte quelle varietà sono collegate insieme intimamente da ogni maniera di forme di passaggio ? Ha un bel dire il Dybowsky che non ha mai veduto in cojmla due indi- vidui di specie o anche di due varietà da lui descritte come diverse. Non ostante ciò, resta sempre la difficoltà dell'enorme numero di forme di passaggio dalle cosiddette « specie » più armate alle più inermi; e da quelle con le antenne lunghe alle altre in cui i flagelli di quelle appendici meno si sviluppano; e finalmente dai Gammarini i cui piedi codali poste- riori hanno i due rami quasi uguali agli altri nei quali il ramo interno è rudimentale. Pertanto, in vista di queste difficoltà, delle specie del Baikal mi limito soltanto ad accennare la sinonimia in fine di questa Monografia, nell' Indice dei Sinonimi. Ma qui non voglio tralasciare di dire che forse in quel lago dell' Asia centrale, come risulta dal lavoro del Dybowsky, le varie specie di veri Gammarus appartengono a più di due tipi, poiché Fam. IX. Gammaridi. Gammarus locusta. 759 pare che i piedi toracici del gruppo posteriore, per la forma del loro 2.° articolo, accen- nino anche ad un terzo. Il quale troverebbe una delle più spiccate sue manifestazioni nel G. calcaratus (Dybowsky, Gammar. Baikal, p. 54, t. 7, f. 4), e sarebbe contraddistinto da uno speciale prolungamento spiniforme dell' angolo distale posteriore dell' articolo suddetto. Ma, sventuratamente, come per gli altri caratteri, anche per questo le forme di passaggio sono tali e tante che ogni diagnosi precisa riesce impossibile. 1 ) (83; Sp. 311. G-ammarus locusta (Linné, 1761) J. C. Fabricius, 1775. (Tav. 2, Fig. 1; Tav. 24, Figg. 20-34, G. ; e Tav. 45, Figg. 1-11). ? 17G1. Cancer Locusta. 17(31. Linné, Fauna Suec, N. 2042. 1765. Pulex cancri f or mis. 1765. Strom, Skr. Kjob. Selsk. nar. 1761-64, p. 588. 1775. Gammarus locusta. Ilio. J. C. Fabrioius, Syst. Entom., p. 418. 1793. J. C. Fabricius, Entbm. syst., II, p. 516. * 1813-14. Leach, Edinburg Encycl., voi. 7, p. 403. 1815. Leach, Linn. Trans. London, voi. 11, p. 350. 1825. Desmarest, Consid. Crust., p. 267. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 367. 1836. Templeton, Mag. Nat. Hist. and Journ. Zool., voi. 9, p. 12. 1837. Kathke, Fauna d. Krym, p. 372, t. 5, f. 11-14. 1838. Kroyer, Gronlands Amfip., p. 255. 1838. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 258. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 44. * 1841. Gould, Invert. Massachusetts. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 67. 1844. Zaddach, Synopsis. Crust. Prussic., p. 4. 1852. Burgersdijk, Crust. indig., p. 18. 1855. Gosse, Man. Mar. Zool., voi. 1, p. 141, fig. 257. 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 58, t. 15, eoe. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 214. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 144. 1859. Bruzelius, Skaudin. Gammar., p. 52. 1859. Bruzelius, Arch. f. Naturg., 35. Jahrg., p. 292. 1862. Baie, Cat. Brit. Mus., p. 206, t. 36, f. 6. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 378, con figg. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 415. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 43, t. 26, f. 6. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 124. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 343. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 366. 1877. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2U, p. 101. 1878. Zaddach, Meeres-Fauna d. preuss. Kiiste, p. 27, con figg. 1881. Delage, Arch. Zool. expér., (1) voi. 9, p. 103. 1881. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi 19, p. 68. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsd. Kara, p. 226, t. 22, f. 2. 1889. Hoek, Crust. Neerland. II, p. 206, t. 10, f. 10; e t. 7, f. 10. 1789. Gammarus podurus. 1789. Abildgaard, in: Mììller, Zool. Danica, voi. 3, p. 59, t. 116, f. 1-6. 1789. Gammarus mutilus. 1789. Abildgaard, in : Mììller, Zool. Danica. voi. 3, p. 60, t. 116, f. 1-11. 1830. Edwards, Annales Se. Nat, (1) voi. 20, p. 369. 1840. Edwards, Hist. Crust, voi. 3, p. 53. 1796. Cancer Gammarellus podurus. * 1796. Herbst, Naturg. d. Krabben, voi. 2, n. 64. 1796. Cancer Gammarellus mutilus. * 1796. Herbst, Naturg. d. Krabben, voi. 2, n. 65. 1808. Cancer Gammarus locusta. 1808. Montagu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9, p. 92, t 4, f. 1. 1821. Gammarus boreus. 1821. Sabine, App. Parry' s Voy., p. 229. 1835. Owen-Eoss, 3-' Voy. Parry, p. 88. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 213, t. 37, f. 10. ') Del resto i veri Gammarus sono appena una parte del lavoro del Dyboswky; le altre così dette « specie » dello stesso genere io le direi piuttosto Amathilla, o Pallasea, o Ceradocus. o un miscuglio di queste forme e di Gammarus insieme, da riuscire un viluppo inestricabile ( cf. Indice dei Sinonimi). Forse da principio si sono trovate nel Baikal varie di quelle forme insieme, che poi si sono imbastardite a vicenda; forse pure è avvenuta separatamente nel Baikal lo stesso che altrove è succeduto nel mare. Ad ogni modo sarebbe desiderabile che qualcuno facesse sapere qualche cosa sulle parti boccali di questi Gammarini del centro dell'Asia, e soprattutto di quelle forme che ricordano più da vicino i generi Pallasea, Amathilla e Ceradocus. rnn Sistematica. 1830. Amphithoe podura. 1862. Phri-us,, podura. 1830. Edwari.s. Annaies Se. Nat., (1) voi. 20, p. 376. 1862. Bate, Cat. Brit, Mus., p. 145. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 38. 1802. Gammarus Edwardsii. L832. Gammarus Peloponnesius. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 20S, t. 37, f. 2. * 1832. GtUébin, Expéci. Morée, Zool., sect. 2, p. 45, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.. voi. 1, t. 27, f. 5. p- 386, con iìg. 1840. Ediyahiis, Hist. Crust., voi. 3, p. 48. 1880. Xeeesei, Arnphip. Adria, p. 146. L862. Bate. Cat. Brit. Mus., p. 219, t. 39, f. 2. 1862. Gammarus Redmanni. 1SI7. Gammarus elongatus. 1862. Leach, ms., in: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 212, 1*17. Fkev u. Leuceart, Beitr. z. Kenntn. d. wirbell. t. 37, f. 9. Thiere, p. 160. 1862. Gammarus tenuimanus. 1851. Gammarus Duebeni. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p 214, t. 38, f. 2. ISSI. Liljeborg, Ofv. Vet. Akad. Forh. Stockholm, p. 22. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, voi. 1, 1852. Gammarus Pugettensis. P- 384, con figg. 1852. Dana, U. S. Expéd., p. 957, t. 66, f. 1. 1874. Gammarus annulatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 220, t. 39, f. 3. 1874. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, pp. 314, 557. L853. Gammarus plumicomis. 1874. Gammarus natator. 1853. A. Costa, Kend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 176. 1>74. S. I. Smith, Invert. Vineyard Sound, p. 439, 558. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 215, t. 4, f. 1. 1889. Gammarus spetsbergensis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 221. L889. Vosseler, Arch. f. Xaturg., 55. Jahrg., p. 158, t. 8, f. 25-31. Lunghezza 20-30 mm. ( fino a 40 mm., secondo Buchholz. — Cf. anche questa Mo- nografia a p. 248 ). Le antenne anteriori giungono appena a livello delle posteriori. I piedi codali posteriori hanno i rami ug-uali. Descrizione. — Il colorito è grigiastro con leggiere sfumature giallo-verdicce ne' lati del corpo, e nelle varie appendici, soprattutto negli epimeri. Sulle parti inferiori e laterali di alcuni degli ultimi segmenti toracici, dei segmenti addominali, ed anche del 1.° codale spesso esistono pure alcune macchie rosso-scarlatto, o rugginose. Gli occhi sono grandi, reniformi, rosei, consparsi di molto pigmento bianco. Talora la tinta generale del corpo è anche giallo-bruna. L' aspetto generale è molto robusto. I lobi interantennali sono poco prominenti ed ar- rotondati. Gli epimeri sono alti quanto gli archi dorsali corrispondenti. Gli articoli del peduncolo delle antenne anteriori vanno decrescendo di lunghezza e grossezza dal 1.° al 3.°; il 1.° è alquanto rigonfio in forma di barilotto ; gli altri due cilin- drici. — Il flagello principale è lungo più del doppio del peduncolo, co' primi articoli brevi e tozzi, con gli ultimi sottili e lunghi. — Il flagello accessorio è relativamente lungo e composto di 9 articoli. Le antenne posteriori sono un poco più lunghe e più robuste delle anteriori. Il 2.° ar- ticolo del peduncolo ha un' apofisi molto piccola; il 3." è relativamente assai breve; il 4.° è lungo poco più del 5.°. — Il flagello, composto di circa 20 articoli, è alquanto più breve del peduncolo. Il 1.° articolo è più lungo dei seguenti, i quali sono brevi e tozzi; gli ultimi sono lunghi e sottili. Tutta l'antenna è ispida di molte setole. Fani. IX. Gammaridi. — Gammarus locusta. 7(51 Il labbro superiore ha l' estremo libero arrotondato. Le mandibole si fanno notare per le molte spine incisive, dilatate e seghettate. Il 2.° articolo del palpo è leggermente incurvato ad arco ; il 3.°, più breve del 2.°, si assottiglia dal mezzo in poi, senza però giungere a dare una punta, perchè l' estremo distale rimane abbastanza largo ed ottuso. La metà distale del margine interno di quest'articolo è armata di forti setole ciliate. Le mascelle anteriori hanno la lamina interna poco larga, munita di un grandissimo numero di setole ciliate. Nelle mascelle posteriori la lamina interna, lunga quanto l'esterna, ne è nondimeno più angusta. Sull' estremo distale della lamina interna dei piedi mascellari sono impiantate tre ro- buste spine odontoidi. La lamina esterna è angusta e breve, non giungendo neppure alla metà del 2.° articolo del palpo ; il margine interno è armato di spine degradanti. Il palpo è molto robusto ; soprattutto si fa notare il 3.° articolo, che ha sulla superficie interna impiantate talune speciali spine seghettate. L'unghia, valida, è terminata da una punta molto sottile. Grli epimeri sono rettangolari nei piedi toracici delle prime tre paia; nei piedi del 4.° paio allargano la metà infero-posteriore. I gnatopodi sono subeguali, né differiscono nei due sessi per altro che per la gran- dezza relativamente alquanto maggiore nei maschi. Il carpo è breve; la mano amiddaloide. I gnatopodi anteriori sono più piccoli dei posteriori; la mano è assottigliata all'apice. Il margine unguicolare nel maschio è alquanto incavato. L'unghia è molto curva. La mano dei gnatopodi posteriori non si restringe nell'estremo distale; il margine un- guicolare è convesso; I' unghia è poco curva. I piedi toracici del 3° paio sono più grandi di quelli del 4.°. Il 4.° articolo è molto più lungo di ciascuno dei due seguenti ed è angusto ; il 5.° è più breve del 6.° ; l' unghia mediocre. Nei piedi toracici del 4° paio il 4.° articolo è molto più largo degli altri due, ma non molto più lungo. I piedi toracici del gruppo posteriore differiscono poco fra loro nella lunghezza. Il 2.° articolo nei piedi toracici del 5." paio è più largo che negli altri, a cagione dell' espan- sione del margine posteriore; nei piedi del 6." paio V articolo comincia largo e poi si restringe improvvisamente fino all'estremo distale; nei piedi del 7° paio è più angusto e si va per gradi restringendo dall' estremo prossimale al distale. Il 4.°, il 5.° e il 6.° articolo sono di lunghezza subeguale. I piedi codali medi rimangono indietro degli anteriori. — I piedi codali posteriori sono molto più lunghi degli altri. I rami, lunghissimi, sono di forma e dimensioni eguali. E la forma è lanceolata, co' margini armati di molte spine. II telson è cordiforme, diviso fino alla base, co' lobi terminati da punta poco acuta e non munita di spine. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gamraarini. 96. 762 Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Abbondante in tutti i mari esplorati (cf. p. 758). « Specie frequentissima in tutto il mediterraneo, e tra noi è la più abbondante della sotto-famiglia » [dei Grammarini] (A. Costa, Amfip. Napoli, p. 214). Invece oggi a Napoli essa è divenuta molto rara, perchè io 1' ho avuta solo dalle alghe del Chiatamone, e sempre soltanto pochi individui. È abbondantissimo a Palermo (Doderlein, in lit.) e a Venezia (Ninni, in lit.). (84 Sji. 312. G-ammarus marinus, Leach, 1815. (Tav. GO, Fig. 28). 1815. Gammarus marinus. 1843. 1815. Leach, Trans. Limi. Soc. London, (1) voi. 11, p. 359. V 1826. Bisso, Hist. nat. Eur. mérid , voi. 5, p. 96. 1830. Edwards, Anuales Se. Nat.. (1) voi. 20, p. 367. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 46. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 215, t. 38, f. 4. 1843. 1862. Bate and Westwood, voi. 1, p. 370, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 369. 1851. 1880. Grobben, Arb. Zool. Inst. Wien, voi. 3, p. 96, t. 9, f. 4. 1889. Hoek, Crust. Neerl. II, p. 201, t. 7, f. 8 e 9. 1351. 1830. Gammarus Olivii. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi 20, pp. 367 e 372, t. 10, f. 9, 10. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 47. 1857. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 216. 1864. Grube, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 413. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 125. 1857 1837. Gammarus gradite. 1837. Rathke, Fauna d. Krym, p. 374, t. 5, f. 710. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 144. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 414. Gammarus poecilurus. 1843. Rathke, Fauna Norweg., p. 68, t. 4, f. 2. 1854. Liueborg, Òfv. Vet. Ak. Fòrh., p. 450. 1855. Liljeboro, Òfv. Vet. Ak. Fórh., p. 124. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 413 1868. Czerniawskt, Zoogr. Pontica, p. 104, t. 7, f. 28-36. Gammarus kroyeri. 1843. Eathke, Fauna Norweg., p. 69, t. 4, f. 1. Gammarus locustoides. 1851. Brandt, Middendorf 's Reise, p. 139, t. 6, f. 30. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 218, t. 38, f. 10. Gammarus ochotensis. 1851. Brandt, Middendorf 's Reise, p. 140, t. 6, f. 31. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 216, t. 38, f. 5. Maera confervicola. 1857. Stimpson, Californian Crust.; in: Proc. Californ. Acad. Nat. Se., voi. 1, 1854, p. 99. Gammarus confervìcolus. 1857. Stimpson, Journ. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 6, p. 520. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 218, t. 38, f. 9. Lunghezza 5 mm. — Colore verdiccio, con piccole macchie rugginose ai lati, soprattutto nell'addome. Le antenne anteriori giungono allo stesso livello delle posteriori. Nei piedi codali posteriori il ramo interno è rudimentale, e l'esterno è 2-articolato. Distribuzione geografica e Dimora. — Forse in tutti i mari. A Napoli è piuttosto raro, ma, quando si trova, vive in grandissimo numero d'individui. A Mergellina è stato rinvenuto sotto le pietre, a mezzo metro di profondità; al Chiatamone fra le alghe. « Assai frequente nell'Adriatico che bagna l'estremità di Terra d'Otranto » ( G. Costa; secondo A. Costa). Nel Mar Nero pare che sia più abbondante che fra noi. Osservazioni. — L' Edwards parlando del G. Olivii, trovato a Napoli, dice : « aux pates de la seconde paire, la griffe peut méme glisser un peu sur la face interne de la main ». Ma questo fatto io non lo posso confermare, poiché negl'individui da me veduti, l'unghia si adatta al solito sul margine unguicolare. Fam. IX. Gammaridi. Gammarus fluviatilis. 763 Gammarus fluviatilis (Roesel, 17é5 Edwards, 1830. 1755. Astacus fluviatilis. 1755. Koesel, Insect. Belust., p. 351, t. 3, f. 62. 1755. Squilla fluviatilis. 1755. Roesel, Insect. Belust., p. 351. 1763. Cancer pulex. * 1763. Scopoli, Entomol. Carnioliea, n. 1137. 1766. Oniscus pulex. 1766. Pallas, Misceli. Zool., p. 190. 1776. 0. F. Mullee, Zool. Danica, n. 2366. 1775. Gammarus pulex. 1775. J. C. Fabricius, Syst. Entom., p. 418. 1793. J. C. Fabricius, Entom. system., p. 516. 1802. Latreille, Hist. Crust, voi. 6, pp. 304 e 316, t. 57, f. 1. 1815. Leach, Trans. Limi. Soc. London, voi. 11. 1825. Desmarest, Consid. Crust., p. 266, t. 45, f. 8. 1826. Risso, Hist. nat. Nice, p. 96. 1S32. Zenker, De Gamm. pul., f. A-X. 1835. Gervais, Annales Se. Nat., (2) voi. 4, p. 128. 1836. Templeton, Mag. Nat. Hist. and Journ. Zool., voi. 9, p. 12. 1839. Lamarck, Hist. anim. sans vert. ( 3." Edit., voi. 2, 1839, p. 371 ). 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 48. 1850. Hosius, Arch. f. Naturg., 16. Jahrg., p. 233. 1851. Brandt, Middendorf 's Reise, p. 136. 1852. Borgersdijk, Crust. indig., p. 4. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58, t. 14. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 144. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 54. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 205, t. 36, f. 4. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 388, con figg. 1870. Boece, Amphip. bor. arct., p. 125. 1874. Dybowsky, Gammar. Baikal, p. 59, t. 8, f. 1. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 373, t. 24, f. 7. 1777. Astacus pulex. * 1777. Pensant, Brit. Zoology. 1778. Squilla Pulex. 1778. De Geer, Hist. Insect., p. 525, t. 33. 1808. Cancer Gammarus Pulex. 1808. Montagu, Trans. Linn. Soc. London, voi. 9, p. 93, t. 4. f. 2. 1818. Gammarus fasciatus. 1818. Sat, Journ. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 374. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 367. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 210, t. 37, f. 6. 1874. S. I. Smith, Rep. Fish. 1872-73, p. 653. 1830. Gammarus fluviatilis. 1830. Edwards, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 368. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 45. 1836-49. Edwards, Règne Anim. Cuvier, t. 60, f. 12. 1844. Zaddach, Syn. Crust. Pruss. Prodi-., p. 6. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 207, t. 37, f. 1. 1835. Gammarus Roeselii. 1835. Gervais, Annales Se. Nat., (2) voi. 4, p. 128. 1835. Gammarus pulex minutus. 1835. Gervais, Annales Se. Nat., (2) voi. 4, p. 128. 1841. Gammarus caspius. 1841. Eichwald, Fauna Caspio-Caucas., p. 230. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 214, t. 38, f. 3. 1859. Gammarus lacteus. 1859. Gervais et van Benedejj, Zool. Méd., voi. 1, p. 488. 1863. Gammarus lacustris. * 1863. G. 0. Sars, Nyt Mag. Nat., voi. 12, p. 7. 1867. Gammarus negleetus. 1867. G. 0. Sars, Crust. d' eau douce de Norvége, p. 46, t. 4, f. 5 e 6. 187'4. Gammarus limnaeus. 1874. S. I. Smith, Rep. Fish. 1872-73, p. 654, t. 2, f. 6 e 7. 1882. Gammarus fragilis. 1882. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, 1881, p. 179, t. 9, f. 11-18. Lunghezza 10 rum. — Colore giallo-bruno, variamente intenso (Bate and Westwood). Le antenne anteriori giungono più oltre delle posteriori. Nei piedi codali posteriori il ramo interno è di poco più breve dell'esterno. Distribuzione geografica e Dimora. — Manca nelle acque di Modena, e forse anche di tutta l'Italia; ma invece esiste, pare, in tutte le parti del Mondo. 7QA ". Sistemat Gammarus pungens (Ray, 1710) Edwards, 1840. (Tav. 2-4, Fig. 35). 1710. Pulex fluviatilis. 1865. Gammarus Veneris. 1710. Ray, Hist. Insectoruui, p. 44. 1865. Heller, Siisswass. Amphip.. p. 3. 1840. Gammarus pungens. 1878. Gammarus rhipìdiophorus. 1S40. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 47. 1878. Catta, Actes Soc. Helvétique Se. Natur. 1877, 1858. Gammarus Maackii. p. 257. 1858. Gerstfeldt, Crust. Sibirien 's. 1889. Gammarus Guernei. 1862. Bate, Cat. Brit. Mua., p. 217, t. 38, f. 8. 1889. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, 1874. Dtbowset, Gammar. Baikal, p. 97. p. 294, con fig. Lunghezza 10-12 mm. — Colore grigio, o brunastro, raramente con macchie rugginose. Le antenne anteriori giungono coli' estremità del loro flagello principale allo stesso livello delle posteriori. Piedi codali posteriori col ramo interno rudimentale e coli' esterno 2-articolato. Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! nel Sebeto ; Sarno! nel Sarno (Lobianco); Modena ! frequentissimo nei canali del circondario ; « in aquis calidis, in specu Custozae, prope Vincentiam » (Ray); « eaux thermales du Mont Cassini1) en Italie » (Edwards). Acque continentali straniere. Francia : in un pozzo a La Ciotat, dép. Bouches du Rhóne (Catta). — Isola di Cipro, sorgente di Venere (Heller). — Isole Azzorre, Flores (Chevreux). — Asia: Fiume Angara (Gerstfeldt); Baikal (Dybowsky). Osservazioni. — Questa forma, più che la precedente, meriterebbe il nome ài fluviatilis , perchè chiaramente indicata dal Ray fin dal 1710, col nome di Pulex fluviatilis. Tuttavia, trovandosi questo nome adoperato dall' Edwards già pel Gammarus pulex degli Autori, per evitare altre confusioni ho preferito usare quello datogli nel 1840. Ai sinonimi riferiti di sopra sono probabilmente da aggiungere tutti gli altri del Dybowsky, per cui rimando, in fine di questa Monografia, all'Indice dei Sinonimi. Specie incerte di Gammarus. 1. Cancer Pulex, Linné, 1761 (Fauna Svecica, N. 2041). Da una parte sembrerebbe che fosse il Gammarus locusta, perchè Linneo dice: « Habitat ad littora maris vulgatissimus, frequens, rodens retia, conficiens sceleta piscium ; natat in dorso ». Ma a questa dia- gnosi si oppone recisamente il carattere notato « rostro acuto » , in opposizione a quello del C. Locusta, pel quale è detto « rostro obtuso ». ') Monte Cassino, in Terra di Lavoro? Ma non vi sono sorgenti termali. Forse si tratta di quelle di Suio, nelle quali, nondimeno, a quanto risulta dalle ricerche del Prof. Ferrerò. Preside dell'Istituto tecnico di Caserta, gentilmente comunicatemi, non abita alcuna specie di Crostacei (Cf. anche a p. 296). Fam. IX. Gammaridi. — SjDecie incerte di Gammarus. 765 2. Cancer pulex fluviatilis, Linné, 1745 (Olandska och Gothlandska resa, p. 96). Trovato sulla riva di Oeland. Forse è Gammarus locusta, o marinus. 3. Gammarus acanthonotus, Leach mss., in White, List Crust. Brit. Mus., p. 88. Solo nome. 4. Gammarus appendìculatus , Say, 1818 (Journ. Acad. Pkiladelphia, voi. 1, p. 377). Della Georgia, negli Stati Uniti. Finora non è stato possibile identificare questa specie, che pure per i suoi gnatopodi posteriori ( del maschio ) grandissimi, e didattili, dovrebbe subito essere riconosciuta. Né io sono più fortunato. L' Edwaeds (Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 369; e Hist. Crust., voi. 3, p. 51) la ritenne nel genere Gammarus. Pel Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 223 ) « certainly it does not belong to Gammarus. It appears to be related to Podocerus ». Allo Stebbing (Rep. Challenger, p. 103) « it is more suggestive of Maera » . Secondo me forse si tratta di una specie di Ceradocus, non molto lontana dal C. rubromaculatus. 5. Gammarus aquaticus, Leach, 1815 (Trans. Limi. Soc. London, voi. 11, p. 359). Forse è Gammarus fluviatilis. 6. Gammarus aralensis, Uljanin, 1875 (Crustacea, in: Fedtschenko, viaggio nel Turkestan, p. 1. t. 5, f. 15-19). Pare Gammarus fluviatilis. 7. Gammarus arcticus, Leach, 1820 (in Scoresby, Account Arctic regions, p. 541, t. 16, f. 14). Probabilmente è Gammarus locusta. La figura data dal Bate (Cat. Brit. Mus., p. 216, t. 38, f . 6 ) differisce molto da quella del Leach e somiglia più ad una Melita. 8. Gammarus atchensis, F. Brandt, 1851 (Middendorf 's Reise, p. 138, t. 6, f. 29). Cf. pure Bate (Cat. Brit. Mus., p. 217, t. 38. f. 7), il quale dice di aver descritto e figurato degli esemplari inviati dal Brandt allo Jardin des Plantes. Le figure ricordano un poco la Melita palmata. 9. Gammarus barilloni, Catta, 1875 (*Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4, p. 3, t. 1). In una fonte ferruginosa a Mount Moudarain, Basses Pyrénées, all' altezza di 750 ni. Lo Stebbing non lo cita. 10. Gammarus Batei, Boeck, 1860 (*Bemarkn. norske Amphip. ; trad. in: Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 407). 11. Gammarus brevistilus, Stimpson, 1872 (in Hoy, Ann. Mag. N. Hist.. (4) voi. 11, p. 320). Solo nome. 12. Gammarus Camylops, Leach, 1813-14 (* Edinburgh Encycl., voi. 7, p. 407). Nel lavoro del 1815 (Trans. Linn. Soc. London, voi. 11, p. 360), il Leach scrisse il nome specifico invece Campylops. Cf. anche Edwards, Hist. Crust., p. 48 ; Bate, Cat. Brit. Mus. p. 209, t. 37, f. 3 (G. Camptolops ) ; e Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 375, con figg. Sembra Gammarus locusta, o G. marinus. 13. Gammarus carinatus, Johnston, 1829 (*Zool. Journ., voi. 4, p. 52 ). Il Johnston prima (Zool. Journ., voi. 3, 1828) avea chiamato G. marinus il Gammarino, di cui poi fece la nuova specie G. carinatus. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 136 ) riporta la descri- zione latina del Johnston. Ma non se ne può conchiudere nulla di preciso. -,•.• Sistematica. 1 l. Gammarus Carino-spinosus, Turton, 1802 (* Gener. Syst. Nat., voi. 3, p. 760). Conservato nel Museo Britannico, ma di patria ignota. Bate and Westwood (Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 362) lo dichiarano Atijlus carihatus. Nondimeno la frase del Turton, riferita dallo Stebbing (Rep. Challenger, p. 69), non autorizza a nessuna conchiusione. 15. Gammarus caudisetus, Viviani, 1805 (Phosphor. maris, p. 7, t. 1, f. 3-4). Pare un Tanaide. Iti. Gammarus chilensis, Nicolet, 1849 (*Hist. fis. y polit. Chile, Zool., voi. 3). 17. Gammarus circinnatus, Viviani, 1805 (Phosphor. maris, p. 9, t. 2, f. 9-10). Sembra un E/a sm opus. 18. Gammarus Cranchii, Gosse, 1855 (Mar. Zool., voi. 1, p. 141). 19. Gammarus dentatus, « Catalogue of the Crustacea in the Museum of the Jardin des Plantes », secondo Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 198), il quale ne fa una specie di Amathia, distinta dall' « A. cannata, Rathke » , solamente « on account of the distance of their respective habitats » . E forse Amathilla Homari. 20. Gammarus dubius, Johnston, 1827-28 (Zool. Journ., voi. 3, p. 178; cf. anche: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 223; Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust.,. voi. 1, p. 397; e Stebbing, Rep. Challenger, p. 131). Potrebbe essere anche un' Amphithoe. 21. Gammarus dulongii, Audouin, 1825 ( * Explic. planches Savigny, t. 11, f. 2), « now known as Tanais dulongii » (Stebbing, Rep. Challenger, p. 120). 22. Gammarus erythropus, Stuxberg, 1880 ( Bihang t. Svenska Vet. Akad. Handl., voi. 5). Solo nome. 23. Gammarus flabelli/ er, Stimpson, 1855-6 (*Proceed. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 7 ; cf. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 222 ). Forse è Gammarus locusta. 24. Gammarus fontinalis, A. Costa, 1883 (Geofauna Sarda, Meni. 2, pp. 82 e 106; e Bollett. Soc. Entom., Anno 15, p. 340). Trovato in una fonte tra Sassari ed Osilo. « Affluis- simo è certamente questo Gammarus al fluviatilis ; ma ne differisce nettamente per la mancanza delle spine che si elevano dal dorso degli ultimi tre anelli addominali. Invece i detti anelli sono completamente lisci e privi di spine nel dorso, e solo nel margine posteriore presentano poche spinuzze rivolte indietro ». 25. Gammarus /ossami m, Koch, 1835 (Deutschl. Crust., Myr. u. Arachniden, Heft 5, N. 1). Mi pare che si tratti del Gammarus fluviatilis. Cf. pure Stebbing, Rep. Challenger, p. 159. 26. Gammarus gibbosus, J. C. Fabricius 1787 (Mantissa Insect. ). E un Iperino, che prima dallo stesso Autore (Syst. Entom. ; 1775) era stato detto Oniscus. 27. Gammarus glacialis, Leach, mss. (in AVhite, List Crust. Brit. Mus., p. 88). Solo nome. Il Bate lo dichiara sinonimo di G. boreus. Sarebbe quindi G. locusta. 28. Gammarus haemobaphes, Eichwald, 1841 (Fauna Caspio-Caucas., p. 230, t. 37, f. 7) è una femmina del G. locusta, o del G. fluviatilis. 29. Gammarus kiirgensis, Gerstfeldt, 1858 (* Crust. Sibir.). Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 309 ) riferisce la descrizione del Gerstfeldt. Forse si tratta di un' Amathilla. .">". Gammarus minus, Say, 1818 (Journ. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 1, p. 376). Forse è Gammarus fluviatilis, ma i caratteri notati sono troppo incompleti. Cf. anche Gould, Invert. Fam. IX. Gammaridi. — Specie incerte di G-ammarus. 1£>! Massachusetts, 1841. p, 334; De Kay, Zool. New York, p. 39; e Bate, Cat. Brit. Mus., p. 221). L'animale è comune nei ruscelli d'acqua dolce degli Stati Uniti d'America. L'Edwakds (Hist. Crust., voi. 3, p. 46), citando il Say, scrive minimus per minus. Là stessa modificazione fa pure il White (List Crust. Brit. Mus., p. 88). 31. Gammarus mucronatus, Say, 1818 ( Journ. Acad. Nat. Se. Philadelphia, voi. 1, p. 376; ci", anche: Edwakds, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 368; e Hist. Crust., voi. 3, p. 51). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 203) ne fa un Gammaracauthus, ma S. I. Smith (Inveri. Vineyard Sound, p. 559 ) ha ristabilito l' antico nome di Gammarus, « for the dorsal m arghi is not distinctly carinated, and the third, fourth and tìfth segments of the abdomen are furnished with fascicles of spines » . 32. Gammarus multi fasciatus, Stimpson, ms. (in Bate, Cat. Brit. Mus., p. 211. t. 37, f. 7). Pare una femmina di Gammarus locusta. 33. Gammarus mutatus, Liljeborg, 1855 (Vet. Akad. Handl., p. 447 ). Il Boeck lo fa sinonimo di G. locusta. 34. Gammarus nolens, Johnston, 1827-8 (*Zool. Journ., voi. 3, p. 79). Indefinito, secondo la citazione dello Stebbing (Rep. Challenger, p. 131 ). Cf. anche: Bate and Westwood (Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 19). Il White prima (Cat. Crust. Brit. Mus., 1850, p. 58) ne avea fatta un Iperino del gen. Ti/plus, e poi (Pop. Hist. Brit. Crust.. 1857, p. 169) un Anonyx, quantunque dubitativamente. 35. Gammarus omatus, Edwards, 1830 (Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 367 e 369, t. 10, f. 1; e Hist, Crust., voi. 3, p. 47. Cf. pure: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 212, t. 37, f. 8 ; e S. I. Smith, Inveri. Vineyard Sound, pp. 314, 557. t. 4, f. 15). Pare Gammarus locusta. L'« Homoiogenesis », quel curioso lavoro del Rentsch (cf. Bibliografia, in fine di questa Monografia), ha per base appunto il Gammarus omatus. 36. Gammarus pelagicus, Latreille, 1818 (* Tableau Encycl. ; secondo Stebbing, Rep. Chal- lenger, p. 106 ). 37. Gammarus pherusa, Lamarck, 1818 (*Hist. Anim. sans. Veri.; cf. 3." édit., voi. 2, 1839, p. 372). Nuovo nome invece di Pherusa fucicola, Leach. 38. Gammarus quadrilobatus , Abildgaard, 1789 (in Mììllek, Zool. Danica, p. 58, t. 114, f. 11-12). È Capretta linearis (cf. Mayer, Caprell., p. 82). 39. Gammarus quadrispinosus, Boeck (secondo * G. O. Saes, Zool. Reise i Christiania, citato da Stebbing, Rep. Challenger, p. 345). 40. Gammarus robustus, S. I. Smith, 1875 (*Amphip. Colorado; secondo la citazione dello Stebbing, Rep. Challenger, p. 450 ). 41. Gammarus semicarinatus , Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 204, t. 36, f. 3). Il Bate ha esaminato un individuo conservato nella collezione dello Jardin des Plantes. Ma la provenienza ne è ignota. Pare una buona specie. La lunghezza è di 10 mm.; il dorso è armato di processi spinosi ; i piedi codali posteriori hanno i due rami di lunghezza pari. 42. Gammarus serratus, Latreille, 1803 (Hist. Crust. Ins., voi. 6, p. 321). Nuovo nome invece di Oniscus serratus, Oth. Fabr., e quindi di Acanthonotosoma serratum (cf. p. 675). ^no Sistematica. < bo 43. Gammarus Sitckensis, Brandt, 1851 (Middendorf 's Reise, p. 137, t. 6, f. 28; cf. pure : Bate Cat. Brit. Mus., p. 210, t. 37, f. 4). Pare Gammarus locusta. Nondimeno il Bate dice che l'individuo da lui esaminato avea la mano dei gnatopodi anteriori maggiore di quella dei posteriori. 44. Gammarus stagnalis, Andrzeiowski, 1839 (Bull. Soc. Natur. Moscou, p. 23). Forse è Gammarus fluviatilis. 45. Gammarus stroemianus, Latreille, 1802 (Hist. Crust., voi. 3, p. 39). Nuovo nome in- vece di Orchestia Gammarellus (cf. p. 499). 46. Gammarus subcarinatus, Stimpson, ms. (in: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 205, t. 36, f. 5). Forse è Gammarus marinus. 47. Gammarus subtener, Stimpson, 1864 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, p. 157). Rasso- miglia al G. locusta. 48. Gammarus tenuicomis, Stimpson, 1855-56 (Invert. Chinese and Japan; cf. anche Bate, Cat. Brit. Mus., p. 220). Pare Gammarus locusta. 49. Gammarus tunetanus, Simon, 1885 (Explor. Tunisie, p. 6). E una varietà di G. fluviatilis? 50. Gammarus unguiserratus, A. Costa, 1853 (Rend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 176; e Amfìp. Napoli, p. 216, t. 4, f. 2. Cf. anche: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 222). Per la forma dei gnatopodi si direbbe che fosse la Nicippe pallida; ma differisce da questa per le « antenne superiori gracilissime, di un sesto più lunghe dell'intero corpo. Trovato presso le coste dell'estrema Calabria, nel mese di Luglio. Sembra assai raro. » 51. Gammarus Verreauxii, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 210, t. 37, f. 5). Veramente il Bate cita questo nome attribuendolo all'EDWAEDS « Ann. des Se. Nat. ». Ma io non son riuscito a trovare la citazione, uè lo Stebbing registra questo nome. Del resto il Bate avverte che « the figure and the description are taken from the specimen preserved in the Museum of the Jardin des Plantes » . L' animale somiglia molto al G. locusta, e proviene dalla Nuova Olanda. 52. Gammarus verrucosus, Gerstfeldt, 1858 (Meni. Acad. S. Pétersb., voi. 8; cf. pure Bate, Gammar. Brit. Mus., p. 219, t. 39, f. 1; Stebbing, Rep. Challenger, p. 309; e Dybowsky, Gainmar. Baikal, p. 67, t. 4, f. 1-2). E una varietà di G. pungens? 53. Gammarus Zete, White, 1847 (List Crust. Brit. Mus., p. 89). Solo nome. 54. Oniscus pulex, O. Fabricius, 1780 (Fauna Groenland., p. 254) è considerato comu- nemente come sinonimo di Gammarus locusta; ma ciò non mi sembra evidente. 55. Pulex fluviatilis, Linné, 1751 (Skanska resa). Può essere tanto un Gammarus quanto un' Orchestia, o altro Gammarino. Alle specie incerte si debbono aggiungere ancora G. pauxillus, crassus, Gregorkoioii, portentosus, coroni/era, e thaumops, che sono niente altro che nomi, enumerati dal Gkimm (Arch. f. Naturg., 46. Jahrg. 1880, p. 119). Un altro semplice nome, G. priscus, è pure citato dallo stesso Grimm a p. 122. Il Dallas, Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 5, 1880, tra- ducendo il lavoro del Grimm, cambiò coroni/era in coronifer. 769 Fam. X. Lisianassidi (Dana, 1849). 1840. Lysianassinae. 1849. Dana, Araer. Journ. Se. Arts, voi. 8, p. 136. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 908 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 112. 1856. l/ysi massides. 1856. Bate and Westwood, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 21. 1857. Bate, Ann. Mag. X. Hist , (2) voi. 19, p. 137. 1861. Bati: and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 71. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 64. 1857. hisian issi,) i 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 173. 1860. Prostomatae. 1860. Boeck, Bemaikn. norske Amphip., p. 637. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 10. 1865. Lysian issina. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., tabella a p. 1S. 187U. Boeck, Amphip. boi-, arct, p. 15. 1865. Trischizostomatina. 186Ó. Lilljeborg, Lysian. magell , tabella a p. 18. 1870. Prostomatidae. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., Index, p. VII. 1S72. Boeck, Skandin! arkt. Amphip., p. 35 (cf. Ret- telser og Tillasg, p. 712 ). 1 874 . Lysianassidae. 1874. Bcchholz, Nordpolarf., p. 299. 1874. S. I. Smith, Crust. fresh waters U. S., p. 617. 1888. Stebbixo, Kep. Challenger, p. 606. 1890. G. O. Sars, Crnst. Norway, p. 28. 1 882. Trischizostomidae. 1882. G. O. Sars, Xorges Crust., p. 20. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea ( Trischizosto- matidae ). 1888. Valettidae. 1888. Stebbixo, Rep. Challenger, p. 723. Fanne estone. — Corpo crasso, sovente obeso, segmentato regolarmente. Nelle antenne anteriori il peduncolo ha il 1.° articolo molto crasso, e gli altri due assai minori, anzi quasi sempre rudimentali; il flagello accessorio risulta per lo meno di 2 articoli, ma non è mai straordinariamente lungo. — Le antenne posteriori presentano per lo più un dimorfismo sessuale (cf. p. 153). — L' epistoma è di solito assai prominente. — Le mandibole nella maggior parte dei casi hanno il processo incisivo intero, senza denti. — Le mascelle posteriori e i piedi mascellari variano nei diversi generi, ma non sono mai molto aberranti dal tipo normale. Epimeri dei piedi toracici dei gruppi anteriore e medio quasi sempre molto grandi ; quelli del 4.° paio grandissimi; molto sviluppati anche nei piedi toracici del gruppo poste- riore. — Lamine branchiali spesso munite di appendici. — Gnatopodi anteriori talora chelati o subchelati. I gnatopodi posteriori, nel massimo numero dei casi assai gracili ed allungati, presentano un allungamento caratteristico del 3.° articolo, e finiscono con una piccola chela, in cui 1' unghia è rudimentale. — Piedi toracici del gruppo medio e poste- riore quasi sempre normali. — Piedi codali tre paia, di cui i posteriori hanno il ramo esterno, quasi sempre, più o meno chiaramente biarticolato. Telson vario. Organizzazione interna. — Senza glandole glutinifere. — Occhi del tipo ordinario, per lo più grandi ; talora ( Acidostoma faticarne, Hippomedon Holb'óllì ) con una piccola cornea biconvessa. — Stomaco masticatorio bene sviluppato. — Quattro appendici epato-pancreatiche. Distribuzione geografica e Dimora. — In tutti i mari e in ogni maniera di dimora, ma per lo più nei mari freddi e nei fondi sabbiosi, ad una certa profondità. Zool. Station z. Xeapel. Fauna und Flora, Golf v. Neapel, Gammarini. 770 Sistematica. Osservazioni. — I Lisianassidi costituiscono la famiglia più naturale dei Gammarini, essendo essi per lo più di accordo per la maggior parte dei caratteri, fra i quali i più essenziali si ritrovano nel peduncolo delle antenne anteriori, nelle mandibole e nei gnatopodi posteriori. Or appunto per questa uniformità generale dei caratteri riesce assai difficile lo stabilire dei generi ben determinati. Per lungo tempo non vi furono che ben pochi generi, fra cui i più antichi sono Lysianassa ed Anonyx ; ma il Boeck, nel 1870, aumentò questo numero straordinariamente, facendo divisioni e suddivisioni che a me sembrano fondate su caratteri ben variabili. Incoraggiato dall' esempio del Boeck, anche lo Stebbing portò il suo contributo al moltiplicare le suddivisioni, le quali poi G. 0. Sabs ha recentemente, soprattutto per le specie del genere Anonyx, più che duplicate, senza che appaiano vere ragioni che le possano giustificare. Per conto mio ho creduto opportuno ritornare un po' verso l' antico sistema di ritenere solo pochi generi, che appena così vengono alquanto determinati. E dico solo alquanto, e non del tutto, determinati, perchè in verità, anche nel numero ristretto da me adottato, più d'uno dei generi che rimangono nell'elenco (e ne siano esempio i generi Onesimoides, Socarnoides, ecc.) meriterebbe di essere riunito ai più antichi da cui è stato distaccato. Generi della famiglia dei Lisianassidi. I Processo incisivo delle mandibole fortemente dentato (come in gene- 1. rale nei Gammarini ) 2 ' Processo incisivo delle mandibole intero 4 / Lamina esterna dei piedi mascellari prolungata in un grosso pro- j cesso spiniforme Valettia pag. 772 ) Lamina esterna dei piedi mascellari non prolungata in processo \ spiniforme 3 j Piedi codali posteriori con un sol ramo Seba » 773 ' — con 2 rami Podoprion » 774 Nei gnatopodi anteriori dell' adulto 1! articolazione del 3.°, 4.° e 5.° articolo è tale che il margine unguicolare della mano diventa anteriore. (La mano stessa è enormemente ingrossata). . . 5 La mano dei gnatopodi anteriori è articolata alla maniera ordinaria. 6 | Nei piedi mascellari il l.° articolo del palpo è più lungo del 2.°. . Guer — — più breve — . . Tris< ina » no più breve . . Trischizostoma » 779 I Mascelle anteriori senza palpo Amaryllìs » 781 6. con palpo I-articolato 7 2-articolato 8 Fani. X. Lisianassidi. — Quadro analitico dei generi. 771 / Il palpo delle mascelle anteriori è rappresentato da un semplice 7. < tubercoletto Acidostoma pag. 782 f II palpo delle mascelle anteriori è relativamente bene sviluppato . . Platyschnopus » 784 Il palpo delle mascelle anteriori, quantunque 2-articolato, è nondi- 8. { meno molto piccolo Acontiostoma » 785 Il palpo delle mascelle anteriori è relativamente bene sviluppato . 9 Il palpo delle mandibole è inserito proprio all' estremo distale, sic- ché manca affatto ogni processo incisivo Kerguehnia » 786 i II palpo delle mandibole è inserito prima dell' estremo distale ; e \ quindi esiste un processo incisivo principale bene sviluppato . 10 10. 11. Lamina interna delle mascelle anteriori senza setole piumose . .11 — — con 1 setola piumosa . 12 — — con 2 setole piumose . 13 — — — con 3 o più setole . . 21 Lamine esterne dei piedi mascellari di grandezza mediocre, meno alte del 2.° articolo del palpo Lysianax » 787 Lamine esterne dei piedi mascellari molto grandi, oltrepassanti il 2.° articolo del palpo Socarnoides » 793 i Gnatopodi anteriori appena subchelati Nannonyx » 794 ' — — chelati Sophrosyne » 795 i Piedi codali posteriori col ramo interno affatto rudimentale .... Onesimoides » 796 13. \ — — col ramo interno subeguale all' esterno, o almeno non rudimentale 14 i Tels 14. Telson intero ' 15 — diviso « 17 Gnatopodi anteriori con mano gonfia, chelata, per lo sviluppo di 15. j un grande processo prensile Normania » 796 ( Gnatopodi anteriori con la mano sottile, non chelata .... 16 ( Mandibole col tubercolo molare appena accennato Lysianella » 797 — — — molto grande Pseicdalibrotus » 798 i Gnatopodi anteriori con la mano che si va assottigliando all'apice 18 ( — — — variamente gonfia 19 grande piccolo Ambasia » 805 ? Mandibole con tubercolo molare grande Ichnopus » 800 779 Sistematica. i ( Gnatopodi anteriori elidati Opùa pag. 806 IQ ì — — subchelati, con la mano amiddaloide Hippomedon » 807 — — — subtrapezoidale. . 20 20. ' La mano dei gnatopodi anteriori ha 1' estremo distale assai più angusto del prossimale Anonyx » 810 La mano dei gnatopodi anteriori ha 1' estremo distale assai più largo del prossimale Cheirimedon » 837 Gnatopodi anteriori con unghia affatto rudimentale Callisoma » 838 — — — normalmente sviluppata . . . 22 i Telson intero Perrierella » 840 22. \ ( — profondamente diviso 23 | Gnatopodi anteriori senza epimero 24 ' — — con epimero 25 | Gnatopodi anteriori elidati Euonyx » 842 — non chelati Cyclocaris » 843 ! Mascelle posteriori con la lamina interna assai più larga dell' esterna Aristias » 843 — — — larga quanto l' esterna, o anche più stretta 26 | Gnatopodi anteriori con la mano amiddaloide Cyjphocaris » 846 I subtrapezoidale Euryporeia » 847 Gen. 99. Valettia, Stebbing, 1888. 1888. Valettia. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 723. Nelle antenne anteriori il 2.° articolo è molto breve : il flagello principale ha una dozzina di articoli; l'accessorio 4, di cui il 1.° è assai più lungo dei seguenti. — Le inali- dii iole (somiglianti a quelle dei Gammarini in generale) hanno il corpo breve e tozzo, col processo incisivo principale bene sviluppato e diviso in grossi denti; il tubercolo molare grande, cilindroide, con superficie trituratrice piana. — Le mascelle anteriori hanno molte setole nella lamina interna ; il palpo è 2-articolato, bene sviluppato. — Le lamine esterne dei piedi mascellari giungono alla fine del 2.° articolo del palpo, non hanno spine odon- toidi, e terminano in un processo spiniforme; il palpo ha 4 articoli, di cui il 2.° è relati- vamente breve. Epimeri molto brevi. — I gnatopodi anteriori sono quasi eguali ai posteriori, con la mano rettangolare, subchelata. — I piedi toracici del 5.° paio hanno il 2.° articolo appena Fara. X. Lisianassidi. — Valettia. — Seba. 773 dilatato. — Nei piedi eodali posteriori il ramo esterno, 2-articolato, è poco più lungo dell' interno. Telson diviso oltre la metà. Osservazioni. — Lo Stebbing fa di questo genere una famiglia a parte. E forse esso lo meriterebbe soprattutto per la forma delle mandibole e dei gnatopodi posteriori che sono robusti. Ma pel resto dei caratteri il genere può rientrare facilmente nella famiglia dei Lisianassidi. Sp. 313. Valettia coheres, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Figg. 29-31). 1888. Valettia cohcres. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 724. t. 34. Lunghezza circa 13 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano antartico, lat. 62°, 26' S.. long. 95°, 44' E., profondità 1975 fathoms (Stebbing). Gen. 100. Seba, Bate, 1862. 1862. Seba. 1884. Teraticum. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 159. 1884. Ciulton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, p. 257. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 782. 1889. Grimaldia. 1889. Chevrecx, Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, p. 284. Antenne di lunghezza eguale, le anteriori col flagello accessorio 2-articolato. — Man- dibole bene sviluppate in tutte le loro parti, col processo incisivo principale profondamente dentato. — Mascelle anteriori col palpo I-articolato. — Piedi mascellari con le lamine mediocremente sviluppate. Epimeri mediocri. — Gnatopodi di ambedue le paia chelate; i posteriori relativamente non gracili, anzi robusti. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato. Piedi codali posteriori con un sol ramo; questo I-articolato. Telson intero. Osservazioni . — L' aspetto generale delle Seba si allontana da quello comune dei Li- sianassidi, perchè il corpo dell'animale non è crasso, le antenne anteriori hanno il pedun- colo molto allungato (co' tre articoli cilindroidi, e col 2.° articolo che, lungi dall'essere assai più breve del 1.°, è invece molto più lungo), e gli epimeri sono poco alti. Inoltre le mandibole sono larghe, col processo incisivo principale , diviso fortemente da denti, e col processo incisivo secondario bene sviluppato. Una differenza ancora maggiore si trova nei gnatopodi posteriori, i quali non hanno, come nei veri Lisianassidi, una piccola chela rudi- --I Sistematica. mentale ma una chela robusta, allungata, munita di un' appendice digitiforine assai lunga. Se non che precisamente in questi gnatopodi noi ritroviamo il carattere più notevole della famiglia dei Lisianassidi, cioè il grande prolungemento del 3.° articolo. Il Bate attribuisce al Costa la fondazione di questo genere, per cui dà la citazione : « Seba, A. Costa, Pochi Crost. di Messina ». Nondimeno il nome Sebo, non esiste né nel lavoro citato, né in altri del Prof. A. Costa. D'altra parte, il suddetto Professore ebbe pure ad assicurarmi a voce di non avere mai fondato tal genere (cf. pure Stebbing, Rep. Challenger, p. 1624). Sp. 314. Seba Saundersi, Stebbing, 1875. (Tav. 60, Figg. 32-34). 1875. Seba Saundersii. 1885. Seba typica. 1875. Stebbing, Ann. Mag. N. Hiat., (4) voi. 15, 1885. Chilton, N. Zealand Journal Se, voi. 2, p. 320. p. 185, t. 15, f. 2. 1886. Thomson and Chilton, Trans. N. Zealand Inst., 1888. Steebbino, Rep. Challenger, p. 783, t. 49. voi. 18, p. 148. 1884. Teraticum typicum. 1889. Grimaldia armata. 1884. Chilton, Trans. N. Zealand Inst., voi. 16, p. 257, 1889. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, t. 18, f. 1. p. 284, con tig. Lunghezza 4 mm. (Chevreux). Distribuzione geografica e Dimora. — « Algoa Bay, South Africa » (Stebbing). — Lat. N. 38° 34' 30"; Long. 0. 30° 26' 30", 1287 metri, sabbia fina (Principe Alberto Gri- maldi di Monaco, secondo Chevreux). — Coste della Nuova Zelanda: Lyttelton Harbour (Chilton). Osservazioni. — La Seba innominata, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 159, t. 29, f. 5) è descritta e figurata troppo male per potere essere considerata quale buona specie. Quan- tunque il Bate scriva di essa: «. Hab. Coast of Naples (Hope) », pure nessuno l'ha mai trovata in Napoli. — Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 18) dice che la « Squilla mantis, Amboinensis », Seba, 1758 (Thesauri voi. 3, p. 55, t. 21, f. 11) « has since been called Seba innominata » . Gen. 101. Podoprion, Chevreux, 1891. 1891. Podoprion. 1891. Chevreux, Mém. Soc. Zool. France, voi. 4, p. 6. Il 2." articolo delle antenne anteriori è molto breve ; il flagello principale consta di molti (18) articoli; l'accessorio di 5, tutti piccoli. — Le mandibole hanno il corpo tozzo, col processo incisivo principale grande e dentato alla maniera solita dei Gammarini ; il Tubercolo molare è poco eminente e vicinissimo all' estremità delle mandibole. — La lamina interna delle mascelle anteriori ha molte setole; il palpo è grande, 2-articolato. — Nei piedi mascellari la lamina esterna raggiunge quasi la fine del 2.° articolo del palpo ed è armata di sottili spine ; il palpo ha 4 articoli. Fani. X. Lisianassidi. — Podoprion. — Guerina. 775 Epimeri grandi. — I gnatopodi anteriori sono chelati. — I gnatopodi posteriori gra- cili, con piccola chela. — I piedi toracici del 5.° paio hanno il 2.° articolo dilatato rego- larmente. Telson diviso quasi fino alla base. Sp. 315. Podoprion Bolivari, Glievreux, 1891. L891. Podoprion Bolivari. 1S91. Chevkeux, Móm. Soc. Zool. Franco, voi. 4, p. 6, t. 2. Lunghezza 1 1 mm. — Colore del corpo roseo-pallido ; occhi rossi. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste iberiche dell'Atlantico : Vigo, 20 m., fango molle (Chevkeux). Osservazioni. — I flagelli delle antenne ed i piedi toracici del gruppo posteriore sono molto lunghi e relativamente gracili. Il margine posteriore del 2.° articolo dei piedi tora- cici del 5." paio è seghettato, con grossi denti. Gen. 102. GrUerina ( Hope in litt., secondo A. Costa, 1853). 1853. Guerinia. * 1853. Hope in litt., secondo A. Costa, Descriz. di tre nuovi Crostacei del Mediterraneo ecc. 1853. Hope in litt., secondo A. Costa, Fauna del Regno di Napoli, fase. Aprile 1853, p. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 111. 1867. A. Costa, Annuario Museo Zool. Univ. Napoli, Anno 4.°, p. 44. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo assai breve ; col flagello accessorio relativamente piuttosto lungo, ma composto di 3 soli articoli, di cui il 1.° è lunghissimo. — Mandibole col corpo mediocremente largo, col processo incisivo principale inerme; senza traccia di tubercolo molare. — Mascelle anteriori .senza lamina interna; la lamina esterna è armata nell'estremo distale di forti spine; il palpo è ridotto ad un piccolo e semplice tubercolo. — Mascelle posteriori con la lamina interna breve e fornita di una sola setola. — Piedi mascellari con le lamine mediocri, senza spine odontoidi; nel palpo il 1.° articolo è più lungo del 2.°. Gnatopodi anteriori con la mano assai gonfia, subchelata; nell'adulto gli articoli 3.° -5.° si torcono così che il margine unguicolare diventa anteriore. — Piedi toracici del gruppo medio col 2.° articolo molto dilatato. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo nor- malmente dilatato. Piedi codali posteriori co' due rami subeguali, larghi; l'esterno 2-articolato. Telson intei-o. Osservazioni. — Il nome Guerinia, preoccupato nel 1830 e quindi cambiato in Guerina, fu creato dall' Hope, ma pubblicato, nel 1853, da A. Costa (cf. G. nicceensis). 77fi Sistematica. (85 I Sp. 316. G-uerina nicaeensis (Hope in litt., secondo A. Costa, 1853). (Tav. 61, Figg. 10-22, ir ). I B53. '■'"' rinia nicmensis. * 1853. Hope, ia litt., secondo A. Costa, Descrizione di tre nuovi Crostacei del Mediterraneo discoperti dal Rev. G. F. Hope. Estratta dal fase. 83 " della Fauna del Regno di Napoli. (Con tre tavole). 1853. A. Costa, Fauna Regno di Napoli, fase, di Aprile 1853, p. 4. L862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. Ili, t. 3, f. 1. 1867. A. Costa, Annuario Museo Zoo!. Univ. Napoli, Anno 4", p. 44. t. 3. f. 1. 1888. Trischizostoma nicceensis, 1S88. Stebbino, Rep. Challenger, p. 272. Lunghezza 12-13 nini. ; altezza massima 3'/, nini.; larghezza massima 3 '/, mm. Descrizione. — L' aspetto generale è molto robusto, come in generale nei Lisianassidi, quantunque 1' animale si allontani dall' ordinario per la grande brevità relativa degli epi- meri. Il capo ha dimensioni mediocri, essendo lungo poco meno dei primi due articoli del torace riuniti insieme. Nella parte anteriore si prolunga in un piccolo rostro frontale che s'incurva fra le origini delle antenne anteriori; invece i lobi interantennali sono poco svi- luppati. Notevolissimo è l'enorme volume degli occhi, che occupano gran parte del capo e si congiungono quasi sul vertice (Tav. 61, Figg. 10, 10*). Il torace, 1' addome e la coda sono segmentati regolarmente. Le antenne sono relativamente lunghe; le posteriori molto più delle anteriori. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo più grande dei due seguenti riuniti insieme ed è di larghezza eguale alla lunghezza. Il 2." e il 3.° articolo hanno forma eguale; ma il o.° è alquanto più lungo del 2.°. Nessuno dei tre articoli è provve- duto di setole. — Il flagello principale consta di 8 articoli, il primo dei quali, enorme, ha una grossezza assai maggiore di quella dei seguenti ed eguale a quella del peduncolo, ed una lunghezza doppia del peduncolo stesso, alquanto maggiore degli altri articoli del flagello riuniti insieme. La faccia interna ed inferiore ili questo articolo è provveduta d'un numero grandissimo di bastoncelli ialini, disposti, come al solito, in due gruppi longitu- dinali, ognuno formato di molte (circa 16) serie trasversali. Anche il 2.° ed il 3.° articolo del flagello sono un po' differenti dagli altri, perchè il 2." è largo e breve, e porta una grossa setola inserita all' angolo inferiore anteriore ; ed il 3.° è conico, con la parte più stretta rivolta al 2.° articolo, e con la più larga al quarto. Anche questo terzo articolo porta una setola all'estremo distale, come l'articolo precedente; ma la setola è più piccola, ed è inserita all' angolo superiore. I seguenti cinque articoli del flagello sono di forma cilindro-conica e vanno gradatamente diminuendo; non hanno setole. Le antenne posteriori giungono col peduncolo fino circa a livello dell'estremità distale del grosso articolo delle antenne anteriori. Il primo articolo è di forma e dimensioni inso- lite, giacché prende 1' aspetto d' una lamina semicircolare, la quale s' estende verso la parte Fam. X. Lisianassidi. — Guerina nicceensis. 777 posteriore ed esterna per un tratto lungo il triplo della larghezza dell' articolo seguente, che è quasi tutto compreso nella sua concavità. Del resto il 2.° articolo è abbastanza svi- luppato, ma di forma irregolare, col cono glandolare ben pronunziato. Anche il 3.° articolo è di mediocri dimensioni, di larghezza pari alla lunghezza, che non è molto maggiore di quella dell' articolo precedente. Il 4.° articolo è lungo circa il doppio del 3.°, ma alquanto più sottile, specialmente nell' estremo prossimale. Tutti questi primi quattro articoli del peduncolo sono sprovveduti d' ogni specie di setole. Finalmente 1' ultimo articolo è il più lungo dell' antenna, di forma cilindro-conica, col margine anteriore un po' concavo, munito di tanti piccoli ciuffetti di minute setoline. — Il flagello ha una lunghezza doppia del peduncolo; consta di circa 60 articoli, tutti brevi e muniti d'un piccolo fascettino di setole, verso l' angolo anteriore-superiore. Inoltre, un po' prima delle setole sopra d' ogni articolo alternamente, uno sì e 1' altro no; è inserito pure un piccolo calceolo. Le parti boccali considerate nel loro insieme hanno 1' aspetto d' una prominenza conica, che sporge molto sotto del capo a guisa di rostro. Il labbro superiore è allungato, ma non sottile ; il suo margine distale è integro. Le mandibole si fanno notare per le grandi dimensioni del loro palpo. Invece il corpo è piuttosto debole, soprattutto nella parte anteriore, o distale, dove assume una forma di sottile spatola. Manca ogni traccia di processo molare ; e mancano pure veri processi inci- sivi. 80I0 si vedono tre piccole spine inserite nella faccia interna, verso 1' estremo distale. Il palpo, inserito un po' più all' interno della metà della faccia esterna del corpo, consta di tre articoli, di cui il 1.° è molto breve e gli altri due invece grandissimi; il 2." supera per dimensioni lo stesso corpo mandibolare ; è molto largo, e porta verso la metà della faccia esterna, un po' verso il margine anteriore, una serie di grosse setole; il 3.° articolo, meno largo del 2.° e lungo anche meno del corpo della mandibola, ha forma di lama di larga sciabola, con una fitta serie di brevi ma forti setole, inserite lungo gli ultimi due terzi distali del margine anteriore. Il labbro inferiore ha le lamine laterali allungate, co' processi laterali relativamente larghi. Oltre a ciò nel mezzo presenta una terza lamina impari, terminata in punta, più sottile e più breve delle lamine laterali. Le mascelle anteriori sono rappresentate da una semplice lamina allungata, coli' estremo distale terminato da cinque grossi denti. Il palpo è ridotto ad un piccolo tubercolo, appena rudimentale. Manca ogni traccia di lamina interna. Le mascelle posteriori invece presentano ambedue le lamine ; 1' interna, più breve del- l'esterna e più sottile, termina in punta, su cui è inserita una piccola setola. L'esterna ha 1' estremità distale larga, munita di due 0 tre piccole setole. I piedi mascellari sono relativamente bene sviluppati. Il pezzo basilare è piuttosto an- gusto. Più ampio invece si presenta 1' articolo seguente, il quale presenta le lamine interne lunghe, sottili, acuminate verso Y estremo distale, che è glabro ed inerme. Le lamine esterne, anch' esse inermi, sono di dimensioni mediocri ; coli' estremo distale giungono poco più oltre dell'articolazione del 1.° articolo del palpo col 2.°. Il palpo è bene svilup- Zool. Station z. N^apel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 9?- i7i7Q Sistematica. nato, con tutti i suoi 4 articoli, di cui il 1.° è più lungo degli altri due, senza setole il 2." è il più breve, con poche setole sul margine esterno; il 3.° è leggermente incurvato mila superficie interna, con molte setole sulla metà distale della superficie esterna ed ante- riore; l'ultimo articolo è linguiforme, ma robusto e lungo quanto il 1.° articolo. I piedi toracici sono in generale gracili, con epimeri brevi. I gnatopodi (interiori hanno il 1." articolo rettangolare e breve, col margine inferiore leggermente concavo. Il 2.° articolo è lungo, non molto gracile, col margine anteriore al- quanto concavo. I tre articoli seguenti sono molto brevi e di pari dimensioni. I due primi presentano la singolarità di formare insieme un arco di cerchio, con la convessità in avanti, in guisa che gli articoli seguenti vengono a trovarsi riversati dalla posizione ordinaria. L; articolo penultimo è molto gonfio, subcheliforme, col margine unguieolare. armato di tante piccole spine brevi ma robuste, e di quattro setole spiniformi. L'angolo prensile è terminato con un piccolo dente, e poco prima dell'estremità è armato di una grossa spina incurvata. L'unghia è proporzionata al grande volume dell'articolo sopra cui è inserita; conica, incur- vata ad arco, va con la sua punta acutissima a battere contro la superficie interna della mano, fra la punta del margine e la grossa spina. I gnatopodi posteriori sono assai più gracili dei precedenti : ma invece 1' epimero è molto largo. Il 2." e il 3.° articolo, ambedue gracilissimi, hanno anche uguale lunghezza; il 4.° è breve e gracile; il 5.° e il 6.° invece larghi, laminari; il 5.° è allargato nel mezzo e ristretto agli estremi, con poche setole sulla metà del margine anteriore. Il 6.° è quasi discoidale, con sottili setole, ma folte, sul margine anteriore e sul posteriore. L' unghia è brevissima e minuta, inserita sul mezzo del margine distale. I piedi toracici del gruppo medio hanno forma quasi eguale, ma differiscono nelle dimen- sioni, essendo i piedi del 3.° paio più grandi di quelli del 4.°. Soprattutto l' epimero del 3.° paio è più largo di quello del 4.° ; ha forma trapezoidale. Il 2.° articolo è dilatato, quasi ellittico, con 1' estremità prossimale più ristretta ; breve è 1' articolo seguente ; il 4.° e il 5.°, di lunghezza pari fra loro, sebbene alquanto inferiore a quella del 2.°, sono muniti di piccole spine sul margine posteriore; il 6.°, più lungo dei precedenti, ma sempre meno dell' epimero, è abbastanza angusto, e sul margine posteriore porta piccole spine. L'unghia è mediocremente ampia e robusta. Il 4.° paio di piedi toracici differiscono dai precedenti anche per la forma del 4.° articolo, che in essi è alquanto dilatata, mentre nei piedi del 3." paio è angusta. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno forma presso a poco eguale; quantunque vadano crescendo di lunghezza del 5.° al 7.° paio. L' epimero è mediocremente sviluppato: il 2.° articolo è dilatato, ma non molto, col margine anteriore leggermente concavo, spe- cialmente nei piedi del 6.° e 7.° paio, e col margine posteriore convesso, intero; breve è 1' articolo 3.° ; i tre articoli seguenti sono di lunghezza quasi eguale, col margine ante- riore fornito di piccole spine. Nei piedi del 5." paio il 5.° ed il 6.° articolo hanno lun- ghezza pari, un poco superiore a quella del 4.°. Nei piedi del 6." paio hanno invece eguale lunghezza il 4.° e il G.° articolo, mentre 1' intermedio è più breve. Finalmente nei piedi Fani. X. Lisianassidi. — Trischizostoma. 7 Ti.) dell' ultimo paio il 4." articolo è il più lungo di tutti, e i due seguenti sono eguali fra loro. In tutti i piedi le unghie sono coniche, incurvate, piuttosto gracili. Nei piedi addominali il peduncolo è relativamerite breve, ma non molto grosso. I rami sono mediocremente sviluppati, con molti articoli. I piedi codali sono tutti forniti di grosso peduncolo e di due rami larghi, laminari, con i margini finamente seghettati, senza spine o setole di sorta. Per lunghezza sono maggiori «li anteriori, ma non raggiungono l'estremità distale dei posteriori, anzi oltrepassano appena di poco il livello dell' articolazione dei rami dello stesso ultimo paio di piedi. — I piedi nodali medi hanno lunghezza intermedia. — I piedi posteriori sono i più brevi, e si fanno distinguere anche per la maggiore larghezza dei rami. Di questi l'esterno è biarticolato, ma l'articolo distale è rudimentale. II telson è largo, ovale, col margine posteriore integro. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! su i merluzzi, dai palan- gasari, tre individui ( 2 alla profondità di 250 metri, dirimpetto a Cuma il 22 Novembre 1881, e 1 alla profondità di 150 metri, al largo d'Ischia, il 10 Dicembre 1881); Nizza, « sopra uno squalo e sul merluzzo ordinario, nel mese di Febbraio » (Hope, secondo A. Costa). Osservazioni. — La descrizione della G. niewensis, fatta da A. Costa, comparve, per ordine di data, prima nell' Estratto del fase. 83 della Fauna del Regno di Napoli, dove era accompagnata anche da una tavola, che avrebbe dovuto essere parte integrale della « Fauna » stessa, ma che non venne mai più pubblicata, siccome avverte lo stesso Autore nell' « Annuario del Museo Zoologico di Napoli, Anno 4.° », quando, appunto per supplire a questa mancanza, s' indusse a dare la figura promessa. I tre individui da me veduti erano probabilmente tutti maschi. Almeno nessuno di essi aveva lamine fotorie. Gen. 103. Trischizostoma (Esmark) Boeek, 1860. • 1860. Trischizostoma. * 1860. Esmark e Boeck, secondo Boeck, Bemàrkn. norske Amphip., p. 637. Trad. in: Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 329. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., tabella a p. 18. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 10. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 96. 1886. Bovallids, Amphip. Synopidea, p. 24. 1890. G. O. Sars, (Trust. Norway, p. 29. Mandibole col corpo molto angusto. — Mascelle anteriori fornite di lamina interna e di palpo minuto, sottile, 2-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine subeguali; l'interna con varie piccole setole. — Nel palpo dei piedi mascellari il 1.° articolo è assai pili breve del 2.°. Il 2.° articolo dei piedi toracici del gruppo medio non è dilatato. Del resto come nel genere Guerina. >-oa Sistematica. Osservazioni. — Il Boeck, nel 1860, fece di questo genere il tipo della nuova famiglia delle Prostomatae, a cui poi il Lilljeboeg, nel 1865, mutò il nome in Trischìzostomatinae. Nel L886 il Bovallius tolse il gen. Trischizostoma dai Gammarini genuini, e lo aggregò allo speciale -gruppo dei Synopidea, insieme al gen. Synopia. G. 0. Saks, nel 1890, ha dimostrato chiaramente che il genere Trischizostoma è un vero Lisianasside. L' unica specie conosciuta di questo genere, cioè il Tr. Raschìi, secondo lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 272) sarebbe « beyond doubt generically, perhaps, also specifically » , identico con la Guerina nicazensis. Senza dubbio fra la Guerina del Golfo di Napoli e il Trischizostoma delle coste di Norvegia ognuno a prima vista nota grande rassomiglianza, soprattutto per la forma generale del corpo, per la grandezza degli occhi e per i gnatopodi anteriori. Nondimeno, considerando meglio le varie appendici, e più di ogni altra cosa le parti boccali e i piedi toracici del gruppo medio, la differenza dei due Gammarini riesce evidente non solo specificamente, ma anche genericamente. Certo, in fatto di generi di Gam- marini, e soprattutto di Lisianassidi, in ogni tempo si son fabbricati dei nuovi generi su caratteri d' importanza assai minore. Sp. 817. Trischizostoma Raschìi, Esmark e Boeck, 1860. 1860. Trischizostoma Raschìi. * 1860. Esmark e Boeck, secondo Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 637. Trad. iu : Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 329. 1870. Boeck, Amphip. boi', arct., p. 11. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 97, t. 2, f. 1. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 24, t. 3. 1890. G. O. Saes, Crust. Norway, p. 31, t. 12. Lunghezza fino a 30 mm. (Boeck). — Colore bianchiccio, con tinta rossa più o meno spiccata ai lati del corpo (Storivi, secondo G. O. Sars). Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Storeggen-bank, 100 fathoms, sul corpo decorticato d'un uccello calato nel fondo come esca (Rasch); Throndhjemsfjord, suilo Spinax niger (Storm); Christianiafjord, 60 Fv. (Boeck); Tjòto, Hardangerfjord (Bovallius). Osservazioni. — Tutti gì' individui finora esaminati sono stati femmine, delle quali qualcuna avea la tasca incubatrice ripiena di uova o giovani. In questi i gnatopodi ante- riori non presentavano torsione. — Diversamente dalla Guerina nicceensis, il Tr. Raschìi adulto, almeno nelle figure del Sars, ha il rostro frontale dritto; il 1.° articolo del flagello principale delle antenne anteriori breve, il 1.° articolo del peduncolo delle antenne superiori non prolungato, il labbro superiore coli' apice leggermente incavato, i denti delle mascelle anteriori relativamente molto deboli, le lamine interne dei piedi mascellari brevi, il 4.° ar- tici,, del 4.° paio di piedi toracici molto dilatato, e il 2.° articolo del 5.° paio di piedi toracici coli' angolo postero-inferiore prolungato in basso ed acuminato. Inoltre la lamina branchiale figurata è semplice, senza appendici accessorie. — Probabilmente non tutte queste differenze sono esclusivamente sessuali. Fani. X. Lisianassidi. — Amaryllis Haswelli. 781 Gen. 104. Amaryllis, Haswell, 1880. 1880. Amaryllis. 1880. Haswell, Proe. Linn. Soc. X. S. Wales, voi. 4, p. 253. 1888. Stebbing, Kep. Challenger, p. 698. Nelle antenne anteriori il 2.° articolo del peduncolo è relativamente molto lungo, il 1.° articolo del flagello principale non è allungato, e il flagello accessorio è composto di molti articoli. — Le mandibole hanno il processo incisivo principale non dentato. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna porta 2 setole; il palpo manca. — Piedi mascellari con le lamine grandi, senza spine odontoidi. Gnatopodi anteriori non subchelati. — Gnatopodi posteriori gracili, coir unghia relativa- mente grande. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo molto angusto nella sua metà distale. Telson diviso fino oltre alla metà. Specie del genere Amaryllis. Ì inerme macrophthalmus pag. 781 armato di una spina. Haswelli » 781 Sp. 318. Amaryllis macrophthalmus, Haswell, 1880. 1880. Amaryllis macrophthalmus. 1880. Amaryllis brevicornis. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. X. S. Wales, voi. 4, 1880. Haswell, Pi-oc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 254. p. 253, t. 8, f. 3. 1888. Amaryllis bathycephalus. 1888. Stebbing, Kep. Challenger, p. 70G, t. 29. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 699, t. 27. Lunghezza 20 mm. (Haswell). — Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo inerme. — Antenne posteriori col 4.° articolo del peduncolo di lunghezza pari a quella del 5.°, o di poco maggiore. Distribuzione geografica e Dimora. — Nuova Galles del Sud: Port Jackson, fra le alghe e i Briozoi, nella zona sublitorale (Haswell). — Melbourne, 33 fathoms (Stebbing). — Al largo del Capo delle Vergini, Patagonia, 55 fathoms (Stebbing). Sp. 319. Amaryllis Haswelli, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Fig. 35). 1888. Amaryllis haswelli. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 703, t. 28. Lunghezza 12 mm. — Nelle antenne anteriori il 1.° articolo del peduncolo è armato di un lungo processo spinoso. — Nelle antenne posteriori il 4.° articolo del peduncolo è assai più lungo del 5.°. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo delle Azzorre, 1000 fathoms ( Stebbing). 7ftO Sistematica. Gen. 105. Àcidostoma, Lilljeborg, 1865. 1865. Àcidostoma. 1876- Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 192. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 34. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 37. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 41. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo brevissimo ; col flagello accessorio lungo e composto di parecchi articoli. — Mandibole col processo incisivo principale non dentato. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna porta una sola setola; il palpo è affatto rudimentale, perchè rappresentato appena da un piccolo noduletto. — Mascelle posteriori con le lamine molto anguste. — Piedi mascellari con le lamine grandi, senza spine odontoidi. Gnatopodi anteriori con la mano assottigliata all' estremo, non subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo molto dilatato. Telson vario. Specie del genere Àcidostoma. Telson intero laticorne pag. 782 bifido obesum » 784 ( 86 ) Sp. 320. Àcidostoma laticorne, G. 0. Sars, 1880. (Tav. 6, Fig. 12; e Tav. 28, Figg. 1-21, A). 1880. Àcidostoma laticorne. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs ExpeJ., p. 152, 1880. G. 0. Sars, Piodromus Crust. exped. Norveg. t. 13, f. 3. 1877 et 78, p. 40 (A. laticornis ). Lunghezza 11 mm. ; altezza massima 5 mm. ; larghezza massima 4 mm. Piedi codali posteriori co' rami brevissimi. — Telson intero. Descrizione della femmina. — Il colorito è giallo-ranciato uniforme. Gli occhi sono piccoli, giallo-brunicci. L' aspetto generale è molto crasso. Gli epimeri sono altissimi; quelli del gruppo anteriore e medio sono più alti degli archi dorsali corrispondenti. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo in forma di botte; il 3.° ar- ticolo è relativamente lungo. — Il flagello principale conta 7 articoli e tutti brevi. — Il flagello accessorio è lungo poco meno del principale e composto di 5 articoli, di cui il 1.° si estende fino all'estremo distale del 2.° del flagello principale. Pam. X. Lisianassidi. — Acidostoma laticome. 783 Il 4.° articolo delle antenne posteriori è molto breve. Il flagello ha una dozzina di articoli. Le mandibole vanno assottigliandosi dalla parte prossimale alla distale. Mancano le spine incisive e il tubercolo molare. Il palpo è gracile, co' due ultimi articoli di lunghezza quasi pari; il 3.° è alquanto incurvato e coli' estremità non terminata in punta. Le mascelle anteriori sono molto sottili ; hanno la lamina interna lunga, con una setola all'apice; la lamina esterna manca di spine, ma ha molti uncini (Tav. 28, Fig. 12). Il palpo è ridotto ad un piccolo tubercolo. Le mascelle posteriori sono ridotte quasi a due stiletti, con poche brevi e robuste setole. La lamina interna dei piedi mascellari è bene sviluppata, ma termina con estremità liscia e senza spine. La lamina esterna giunge a metà del 3." articolo del palpo; manca di setole e spino. Il palpo è gracile, col 1.° articolo magg-iore degli altri due, e coli' unghia gracile. I gnatopodi anteriori sono robusti, con tutti gli articoli molto grossi; il carpo di lun- ghezza poco diversa da quella della mano ; questa assottigliata verso 1' estremo libero. L'unghia è breve e grossa. II carpo e la mano dei gnatopodi posteriori hanno i margini laterali muniti di molte piccole setole; la mano è relativamente lunga, leggermente curva, coli* estremo distale ter- minato in una specie di uncino, che sostituisce l' unghia, la quale è mancante. La parte inferiore del margine posteriore dei piedi toracici del 4." paio è molto dilatata; il 4.° articolo è poco dilatato, ma coli' angolo antero-distale molto prolungato. L1 unghia è breve e sottile. Tutti i piedi toracici del gruppo posteriore hanno il 2.°, 4.° e 5.° articolo molto dilatato; ma il più largo è il 2.° articolo dei piedi del 5.° paio. Il 6.° articolo è relativamente angusto, con unghia piccola, quasi lesiniforme. I piedi codali anteriori sono provveduti di rami abbastanza lunghi. Invece nei piedi del 2." paio i rami sono più angusti ; i piedi del 3." paio son provveduti di rami brevissimi, tubercoliformi. II telson è subquadrato, col margine posteriore leggermente incavato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : nel Golfo di Pozzuoli ! sopra di un Cereactis, proveniente da fondo sabbioso (cf. p. 287). Mari stranieri. Coste scandinave, presso le isole Lofoten, 634 fathoms (G. 0. Saes). Osservazioni. — GÌ' individui da me veduti erano tutte femmine. Neil' alcool hanno perduto il colore generale del corpo ed anche quello degli occhi, così che sembrano asso- lutamente ciechi. Tuttavia, osservando bene, si nota che là dov' era il pigmento oculare esiste un inspessimento lenticolare della cuticola, somigliante alla lente biconvessa delle Ampelische. L'individuo descritto dal Sars era un maschio, senza alcuna traccia d'occhi. Appena preso aveva un colore bianchiccio. yo i Sistematica. Sp. 321. AcidOStoma Obesum (Bate, 1862) Lilljeborg, 1865. 1862. Anonyx óbesus. 1865. Acidostoma obesum. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 74, t. 12, f. 1. 1365. Liiljebobo, Lysian. magell., p. 34, t. 5. f. 53-65. 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 41. voi. 1, p. 98, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 193. 1890. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 38, t. 14, f. 2. Lunghezza oltre 6 mm. (Bate). Piedi coda'li posteriori co' rami relativamente lunghi. — Telson diviso fino alla metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche: Mora}* Frith (Edward, secondo Bate); Shetland (Norman). — Coste scandinave: Molde, 30-40 org., fondo argilloso ( Lilljeborg ) ; Farsund e Bohuslan (Lindstrom, secondo Lilljeborg) ; Haugesund (Boeck) ; coste occidentali e meridionali della Norvegia, 20-50 fathoms (Gr. O. Sars). Osservazioni. — Il colorito di questa specie somiglia a quello che si vede negl'individui di A. laticome di Pozzuoli, poiché la tinta generale del corpo è ranciata, e quella degli occhi è rosso-bruna. Gen. 106. F-latyschnopus, Stebbing, 1888. « 1888. Platyschnopus. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 830. Capo cuueiforme, terminato in un rostro frontale appiattito, che copre le inserzioni delle antenne anteriori. Antenne anteriori lunghe quanto le posteriori, fornite di un flagello accessorio mediocre. — Mandibole col processo incisivo non dentato, col tubercolo bene sviluppato, col palpo lungo, molto delicato. — Mascelle anteriori con la lamina interna senza setole ; col palpo 1- articolato. — Piedi mascellari bene sviluppati, con le lamine esterne armate di grosse spine odontoidi. Epimeri piccoli. — Gnatopodi anteriori e posteriori gracili, col 3.° articolo più lungo del 4.°, con mano subtriangolare, chelata. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato. — (Piedi codali posteriori ignoti). Telson incavato nell' estremo distale. Osservazioni. — E un genere piuttosto anormale, che ricorda molto, nell' aspetto gene- rale, le Urothoe e i Plioxocephalus. Fara. X. Lisianassidi. — Elatyscjmopus. — Acontiostoma. , 85 Sp. ?>-22. Platysclinopus mirabilis, Stètolbing', 1888. (Tav. CO, Fi-. :;c ,. 1888. Platyschnopus mirabilis. 1888. Stebbing, Rcp. Challenger, p. 830, t. 58. Lunghezza 5 min., dall'estremità anteriore del rostro alla posteriore del torace. Distribuzione geografica e Dimora. — Australia: Porto Jackson, 2-10 fathoms, 2 indi- vìdui, ambedue incompleti, uno della parte anteriore del corpo, l'altro della posteriore ( Stebbing). Osservazioni. — Nelle antenne anteriori il peduncolo è molto lungo, e relativamente sottile, con i tre articoli subcilindrici, di cui il 2.° è assai più lungo del 1.°, e quindi si allontana molto dalla forma ordinaria nei Lisianassidi- — Il peduncolo delle antenne poste- riori lia gli ultimi due articoli subcilindrici, ma relativamente grossi; il flagello consta di 3 soli articoli. — La mano dei gnatopodi, soprattutto degli anteriori, è molto dilatai.!, e si prolunga in una grossa apofisi digitiforme subtriangolare. — I gnatopodi del gruppo posteriore, oltre ad avere dilatato il 2.° articolo, allargano pure in forma di lamina il 4.' ed il ó.". La dilatazione è maggiore nei piedi del 6.° e 7.° paio. Gen. 107. Acontiostoma, Stebbing, 1888. 1888. Acontiostoma. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 709. Nelle antenne anteriori il 2.° ai-ticolo del peduncolo è alquanto allungato; il flagello accessorio è piccolo, con 1 o 2 articoli. — Le antenne posteriori sono molto brevi, col peduncolo raccorciato; il flagello ha pochissimi articoli. — Le mandibole hanno il processo incisivo principale non dentato, ed il palpo inserito quasi presso all' estremo prossimale. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna è allungata, sottile, e porta una sola setola; il palpo è rudimentale, ma pure composto di 2 articoli. — Piedi mascellari con lamine grandi, senza spine odontoidi. Gnatopodi anteriori con la mano assottigliata, stiliforme, non subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato. — Piedi eodali posteriori ridotti ad un sem- plice tubercolo. Telson vario. Osservazioni. — E molto notevole la somiglianza di questo genere con gli Acidostoma (cf. p. 782), soprattutto per la forma tozza del corpo e per la riduzione delle mascelle anteriori. Station. Zool z. Neapel, Fauna und Flora, Golf ». Neapel. Gammariui. 99. i7D(< Sistematica. Sp. 323. Acontiostoma Marionis, Stebbing, 1888. 1888. Acontiostoma marionis. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 709, t. 30. Lunghezza circa 8 mrn. — Altezza massima più di 5 mm. — Telson intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano indiano, isola Marion, 50-75 fathoms i Stebbing). Osservazioni. — Molto affini all' A. marionis, e qualcuna forse anche identica, sono le altre tre specie descritte dallo Stebbing nello stesso Rep. Challenger, cioè A. magellanicum (p. 714, t. 31), pepimi (p. 716, t. 32), e Kergueleni (p. 720, t. 33), di cui molti caratteri rimangono dubbii. Il telson è diviso nell' A. magellanicum e nell'JL Kcrguelenii; quello del- l' A. pepinii non è ben noto. L' A. pcpinii ha il dorso coperto di molte piccole setole. Geu. 108. Kerguelenia, Stebbing, 1888. 1888. Kerguelenia. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 1219. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 119. Nelle antenne anteriori il 2.° articolo del peduncolo è breve ; il flagello principale è poco sviluppato; il flagello accessorio, lungo poco meno del principale, è composto di tre articoli. — Nelle mandibole il processo incisivo principale non è dentato, anzi quasi manca; il palpo è inserito del tutto all' estremità distale del corpo. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna non ha setole; il palpo è abbastanza bene sviluppato e 2-articolato. — Nei piedi mascellari le lamine sono relativamente molto piccole, senza spine odontoidi. Grnatopodi anteriori con la mano assottigliata, stiloide, non subchelata. — Piedi tora- cici del 5.° paio col 2.° articolo non dilatato. (Telson vario?). Osservazioni. — E un genere molto anormale, sopratutto per la forma delle mandibole, le quali non hanno veri processi incisivi, e per la brevità delle lamine esterne dei piedi mascellari. — Circa ai piedi codali posteriori, lo Stebbing dice che nella K. compacta essi hanno un sol ramo; e il Sars nella K. borealis ne descrive e figura due molto minuti. È chiaro che, se le osservazioni future confermeranno queste diverse condizioni dei piedi co- dali posteriori, la specie del Sars deve formare un nuovo genere. — Il telson è intero nella K. borealis; quello della K. compacta non è ben noto. Specie del genere Kerguelenia. Piedi codali posteriori con un sol ramo compacta pag. 787 con due rami borealis » 787 Pam. X. Lisianassidi. — Kcrguelenia. — Lysianax. 7g7 Sp. 324. Kerguelenia compacta, Stebbing, 1888. 1888. Kerguelenia compacta. 1888. Stebbino, Kep. Challenger, p. 1220, t. 15 A. Lunghezza circa 4 mm. — Unghia dei gnatopodi anteriori non biforcata, ma munita di grosse setole. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo di larghezza quasi eguale in tutta la sua estensione. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen, 127 fathoms (Stebbing). Sp. 325. Kerguelenia borealis, G. O. Sars, 1891. (Tav. G0. Fig. 37). 1888. Kerguelenia borealis. 1888. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 119, t. 10, f. 2. Lunghezza 5 mm. — Unghia dei gnatopodi anteriori biforcata, senza setole. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo angusto nella metà distale, ma coli' angolo postero- inferiore dilatato e prolungato in un lobo arrotondato. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Finmark, Nordland, Sunde, 100-150 fathoms (G. O. Sars). Gen. 109. Lysianax (Edwards, 1830) Stebbing, 1888. 1830. Lysianassa (nome preoccupato). 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 114. 1830. Edwaeds, Annales Se. Nat., (1) voi. 20, pp. 360 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 42. e 364. 1867. Lysianassina (nome preoccupato). 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 20. 1867. A. Costa, Annuario Mus. Zool., Anno 4.° (1864) 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., p. 43. voi. 1, p. 72. 1888. Lysianax. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 64. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 681. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 15. Nelle antenne anteriori il peduncolo ha il 2.° articolo non molto breve ; il flagello prin- cipale ha pochi articoli; il 1.° articolo del flagello accessorio non è molto più lungo degli altri. — Le mandibole hanno il corpo allungato ; col processo incisivo principale bene sviluppato, senza denti; il tubercolo molare è piccolo. — Le mascelle anteriori mancano di setole nella lamina interna; il palpo è 2-articolato. — Le lamine esterne dei piedi mascel- lari sono bene sviluppate, ma non giungono all' estremo distale del 2.° articolo del palpo, o l'oltrepassano di poco; senza spine odontoidi. La mano dei gnatopodi anteriori è angusta, e termina assottigliandosi. — I piedi to- racici del 5.° paio hanno il 2.° articolo dilatato. — I piedi codali posteriori hanno i rami subeguali, brevi, I-articolati. Telson intero, o appena incavato all' apice. 7 oc Sistematica. Specie del genere Lysianax. j Antenne anteriori col 1." articolo del peduncolo inerme .... 2 ' L'articolo suddetto è armato di processi spinosi 3 j Telson intero septentrionalis pag. 788 -• ( _ inciso all' apice punctaius » 789 Nel peduncolo dolio antenne anteriori il margine distalo del 1.° articolo è armato di un solo processo spinoso, grandissimo. . . longicornis » 790 Nel peduncolo dello antenne anteriori il margine distale del 1.° ar- ticolo è armato di 2 processi spinosi, ambedue piccoli .... bispinosus » 792 Sp. 326. Lysianax septentrionalis (Bate and Westwood, 1861). 1861. Lysianassa Cosiae. 1870. Boeok, Amphip. bor. arct., p. 16. ' 1861. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 118, t. 4, f. 1. p 74) con fi?. 1890. G. O. «ars, Crust. Norway, p. 42, t. 16, f. 1. l-ó."). Lilljeborg, Lysian. magell., p. 21. Lunghezza 12 min. — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale prolungati in sopra ed indietro in forma di micino. Antenne anteriori eoi 1.° articolo del peduncolo senza processo spinoso. Telson all'atto intero. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste occidentali della Norvegia, 50-100 fathoms (G. O. Saes). — Coste britanniche: Plymouth (Bate); Tenby (Webster, secondo Bate). Osservazioni. — Ho creduto Viene designare con un diverso nome questa specie setten- trionale di Lysianax per distinguerla dalla « Lysianassa Costae, Edwards, 1830 (Annales So. Nat.. (1) voi. 20, p. 365, t. 10, f. 17; e Hist. Crust., voi. 3, p. 21), trovata «panni Ics l'ueus dans la baie de Naples », ma che è descritta e figurata troppo imperfettamente perchè si possa riconoscere. Ad ogni modo la L. Costae, Edwards, certamente non corri- sponde alla Lysianassa Costae, Bate and Westwood, perchè la figura dell' Edwards ha gli angoli postero-laterali del 3.° segmento addominale arrotondati, e non già prolungati in lineino. Anche la figura del Cat. Brit. Mus. (p. G9, t. 10, f. 11) non ha uncino, il quale d'altra parte io non ho trovato in nessuna delle specie di Lysianax di Napoli. Forse l'animale veduto dall' Edwards corrisponde ad una delle tre da me descritte, e più pro- babilmente al L. bispinosus. — Il White (List Crust. Brit. Mus., p. 89) riferisce, sotto il nome di « Gammarus glaber, Spinola, mss. », di un Gammarino, che il Bate (Cat. Brit. Mus., p. Ii9) vorrebbe considerare come sinonimo di Lysianassa Costae. G. 0. Saks nel lss2 (Norges Crust., p. 78) ha detto che la Lysianassa piumosa, Boeck, 1N70 (Amphip. bor. arct., p. Hi; e Skandin. arkt. Amphip., p. 116, t. 3, f. 5) è « utvivlsomt Eannen » della Lysianassa Costae. La stessa sinonimia ripete più tardi (Crust. Norway, p. 42), ma senza far sapere come si spieghi la forma singolare dei gnatopodi anteriori disegnata dal Boeck. Ad ogni modo la figura che il Sars dà dei gnatopodi anteriori della femmina della Lysianassa Costae è del tutto differente da quella del Boeck. Fani, X. Lisianassidi. — Lysianax punctatus. 789 (S?) Sp. 327. Lysianax punctatus (O. G. Costa, 1840). (Tav. 6, Fi-. 6; e Tav. 25, Figg. 22-32, Lp.). 1 8 l' l. ( 'allisoma punctata. 1840. 0. G. Costa, Fauna del Regno di Napoli, Catalogo dei Crostacei. 1851. Callisoma punctatum. 1851. A. Costa, Fauna del Regno di Napoli, marzo 1851, p. 4, t. 8, f. 4-7. 1851. A. Costa, in: Hope, Cat. Crost. Ital., pp. 23 e 44. Lunghezza 6-7 min.; altezza massima 2 1/g mm.; lunghezza massima 2 \/4 mm. — Gli angoli postero-inferiori del 3." segmento addominale sono arrotondati. Il 1." articolo del peduncolo delle antenne anteriori è molto gonfio ed ha il margine anteriore inerme. La parte prossimale del 2." articolo dei piedi toracici del 5.° paio è più angusta della distale. Telson coli' estremo distale leggermente incavato nel mezzo. 'Descrizioni- della fan mimi. — Il colorito ili questo animale è assolutamente caratteristico, e vale a farlo subito distinguere dalle altre specie. La tinta fondamentale è la giallo-citrina, ma un numero grandissimo di cromatofori rosso-scarlatto, molto ramificati, ricoprono così fittamente le varie parti, che il corpo apparisce rosso. Le appendici sono incolori, o gri- giastre. Gli occhi sono rosso-brunicci. \J aspetto generale è mediocremente crasso; i lobi interantennali sono piuttosto sporgenti, coli' estremo libero arrotondato. Nelle antenne (intcriori il 1.° articolo è molto gonfio; il 2.° e il 3.° sono relativamente brevi. — Il flagello principale è molto breve, poco più lungo degli ultimi due articoli presi insieme, e consiste di 6-7 articoli. — Il flagello accessorio è poco più breve del principale, ma risulta ili 3 soli articoli alquanto allungati. Il 3.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori è lungo poco meno del 4.° ; questo è alquanto più breve del 5.° — Il flagello è più breve del peduncolo e conta 7-8 articoli. Le mandibole hanno il corpo allungato e relativamente sottile, col margine incisivo breve e con le spine incisive abbastanza sviluppate. Il palpo è piuttosto valido, col 3.° articolo un poco incurvato verso la punta. Nei piedi mascellari il margine distale della lamina interna è munito di parecchi tu- bercoletti minuti. Il palpo è robusto. I piedi toracici del 3." paio si presentano coli' epimero rettangolare, relativamente poco largo; il 2.° e il 4.° articolo sono alquanto dilatati; il 5.° è più breve del precedente; il 6.° è più lungo del 4.°, ma sottile; l'unghia mediocre. I piedi toracici del 4." -paio hanno l' epimero enormemente dilatato nella sua metà inferiore-posteriore. Tutti gli altri articoli sono mediocri e somiglianti a quelli dei piedi toracici del 3." paio. YQQ Sistematica. I piedi toracici del 5." paio sono notevoli per la forma speciale dell' epimero e del 2.° articolo. L' epimero ha il margine inferiore intaccato da una larga fenditura, che, conti- nuandosi sulla faccia esterna, serve ad accogliere il 2.° articolo. Questo comincia stretto, poi si allarga moltissimo, soprattutto in corrispondenza della metà posteriore ed inferiore. Il 4.° articolo è relativamente anch'esso alquanto dilatato; il 5.° è più breve dei due adiacenti ; il 6.° è più lungo del 4.° ; l' unghia mediocre. I piedi toracici delle ultime due paia sono alquanto più piccoli dei piedi del 5.°. L' epi- mero è subrettangolare, allungato; il 2.° articolo è regolarmente dilatato, ellittico, coli' estremo distale dell' espansione prolungato oltre 1' estremo distale del o.° articolo. II telson è allungato, subrettangolare, col margine posteriore leggermente incavato. Il resto come nel L. longieornis (v. in seguito). Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli ! fra i detriti di Posidonia che sono raccolti dalle tartanelle, sull'addome dei Paguri carichi di uova, di cui imita molto bene il colore. Osservazioni. — Le lamine branchiali del L. punctatus presentano numerose appendici foliacee. — A questa specie somiglia molto il Lysianàx variegatus, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 682, t. 23), che l'Autore dice identico coli' Anomjx variegatus, Stimpson, 1855 (Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia, p. 394), e che il Bate ( Cat. Brit. Mus., p. 67, t. 10, f. 7) denominò Lysianassa. Ma, veramente, la descrizione e le figure pubblicate dallo Stimpson e dal Bate non permettono nessuna conchiusione sicura, perchè si limitano a segnare quasi esclusivamente dei caratteri comuni a tutti i Lisianassidi. (88) Sp. 328. Lysianàx longieornis (Lueas, 1849) Stebbing, 1888. (Tav. 3, Fig. 6; e Tav. 25, Figg. 1-15, LI.) 1840. Lysianassa longieornis. 1866. Heller, Ainphip. Adriat., p. 16. 1849. Lucas, Espi. Algerie, p. 53, t. 5, f. 2. 1866. Gkdbe, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 391. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1862. Lysianassa filieornis. voi. 1, p. 85, con figg. 1862. A. Costa, Annuario Mus. zool. Napoli, Anno 1.°, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 70, t. 11, f. 2. p. 30, t. 2, f. 18-23. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 396, 1867. A. Costa, Annuario Mus. zool. Napoli, Anno 4." t. 9, f. 8 T. (1864), p. 43. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 17, t. 2, f. 12-15. 1867. Lysianassin i filieornis. 1853. Lysianassa spinicornis. 1S67. A. Costa, Annuario Mus. Napoli, Anno 4." Itì53. A. Costa, Rend. Accad. fis. mat. Napoli, p. 172. (1864), p. 43. 1856. A. Costa, Anifip. Napoli, p. 185, t. 1, f. 4. 1867 Lysianassina longieornis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 71. 1867. A. Costa, Annuario Mus. zool. Napoli, Anno 4.» 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahrg., p. 390, t. 9, f. 6. (1864), p. 43. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 15, t. 2, f. 3-11. 1888. Lysianàx longieornis. 1853. Lysianassa loricata. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 681. 1853. A. Costa, Rend. Accad. fis. mat. Napoli, p. 172. 1889. Lysianàx ceratinus. 1857. A. Co ia, Amfip. Napoli, p. 186, t. 1, f. 5. 1889_ A 0 Walkeb, Third Rep. Higher Crust. Li- 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 71. verpool, p. 73, t. 10, f. 1-8. Lunghezza 8-9 inni. ; altezza massima 3 '/., nini.; larghezza massima 2 min. — Angoli postero-inferiori del 3." segmento addominale arrotondati. Fara. X. Lisianassidi. — Lysìanax longicomis. 791 Antenne anteriori col 1." articolo del peduncolo armato di un grosso processo spi- niforme. Telson affatto intero. Descrizione della femmina. — Il colorito del dorso è grigio; quello degli epimeri è in parte giallo-rugginoso e in parte grigiastro, con qualche piccola macchia bianca sparsa qui e là. I flagelli delle antenne sono cremisini. Gli occhi rosei. L' aspetto generale è meno crasso dell' ordinario dei Lisianassidi. I lobi interantennali sono piuttosto prolungati e arrotondati. Nelle antenne anteriori il 1.° articolo del peduncolo, cilindroide, manda dalla parte interna del suo margine distale un lungo prolungamento spiniforme ; il 2.° articolo è cilin- droide, lungo circa la metà del 1."; il 3.° è brevissimo. Il flagello principale consta di circa 10 articoli. Il flagello accessorio è relativamente lungo, composto di 3-5 articoli, tutti della stessa lunghezza. Il peduncolo delle antenne posteriori ha i due ultimi articoli relativamente allungati. Il 1.° articolo del flagello è più lungo dei seguenti. L' estremo distale delle mandibole è relativamente largo, col margine superiore incurvato regolarmente ad arco. Le spine incisive sono mediocri. Il 2.° articolo del palpo è relati- vamente poco sottile ; il 3.°, lungo la metà del 2.°, è lanceolato, poco inculcato. Il labbro inferiore è debole, con le lamine assottigliate nella parte anteriore. La lamina interna delle mascelle anteriori è debolissima, foliacea e senza setole; l'esterna è robusta, con grosse spine pettinate ; il palpo ha 1' estremo distale fortemente seghettato, senza spine odontoidi. Le mascelle posteriori hanno le lamine di eguale lunghezza, ma di larghezza diversa, essendo 1' esterna larga poco più della metà dell' interna. Le setole, relativamente brevi e grosse, occiipano soltanto il margine distale. I piedi mascellari presentano il margine distale delle lamine interne ondulato, con tre prominenze, quasi rudimenti di denti. Nelle lamine esterne il margine interno è crenulato. Il palpo è debole. L' epimero dei gnatopodi anteriori comincia angusto, e poi si allarga, ma leggermente ; il 5.° articolo è breve; il 6." è cilindro-conico, con unghia mediocre. La forma dell' epimero dei gnatopodi posteriori è allungata, quasi rettangolare, ma tale che si va alquanto allargando verso 1' estremo distale. La mano comincia stretta, poi si allarga ; il margine distale posteriore si prolunga in una specie di lobo, tutto irto di pic- cole spinuzze. L' epimero nei piedi toracici del 3." paio è rettangolare ; nei piedi toracici del 4." paio si allarga nella metà postero-inferiore ; il 4.° articolo è più lungo del 5.°, alquanto dilatato, coli' angolo antero-inferiore prolungato leggermente in punta; il 5.° articolo è più breve del seguente ; 1' unghia è mediocre. Sistematica. Il 2." articolo dei pieiÈ toracici dèi 5/ paio è ellittico, più largo che lungo; il 4.° è più largo e più lungo del 5.°, ma più breve del 6.° Nei piedi toracici del 6° paio il 2.° articolo ha il margine posteriore alquanto incurvato ad S. Nei piedi toracici del 7.° paio il 2.° articolo è molto largo, ma più lungo che largo, cól margine posteriore Convèsso^ I piedi adii ohi in ali si fanno notare per la brevità del loro peduncolo.. I retinacoli sono piccoli, stiloidi, dritti, ciascuno con 3-4 tubercoli,, posti 1' uno dietro dell'altro. Tutti i piedi codalì hanno i'faini lesiniformi, più o meno armati di spine. II telson è ellittico, col margine posteriore convesso, intoni. Descrizione del màschio: — Il 4.° articolo del peduncolo delle antenne posteriori ( Tav. 25, Fig. 2) è relativamente molto raccorciato, quasi sferoidale: il 5." articolo ha il margine posteriore gibboso. — Il flagello è lunghissimo, sì che oltrepassa quasi la lunghezza del rpo, e risulta di un numero grandissimo di articoli. I piedi cadali posteriori (Tav. 25, Fig. 15) si untano di molte setole cibate. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! nelle Secche di Benda Palumbo, di Ghiaia, ecc., donde viene piuttosto frequentemente, ma sempre in piccolo nu- mero d'individui, insieme al materiale portato sit dalle tartanelle ; Trieste, Martinsica, Lussino piccolo (GtRUBè); frequente nell'Adriatico (Heller); Algeria (Lucas). Mari stranieri: Coste britanniche, Plymouth ( Bate ). Osservazioni. — La « Lysiandssd lohgicornis » femmina, di cui il Gkube (Ardi, f. N'itiirg., 32. Jabrg., 1866. t. 9, f. 8 T' ) figura il telson bifido, è probabilmente invece un Tchnopus. — Una certa somiglianza col L. longicornis è presentata anche dalla Lysianassa pilicómis, Heller, 1866 (Amphip. Adriat., p. 17, t. 2, f. 16), che nondimeno non è ben determinabile. (89) Sp. 329. Lysianax bispinosus, n. s. (Tav. 1, Fig. 5; e Tav. 25, Figg. 16-21, Lb.). Lunghezza 10 mm. ; altezza massima 4 inni. ; larghezza massima 2 nini. — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale arrotondati. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo armato nel margine distale di due piccoli denti, senza alcuna grossa apofisi. — Piedi toracici del 5.° paio col -2.° articolo non assottigliato nell'estremo prossimale. Telson affatto intero. Descrizione della femmina. — Il colorito è molto vivace. Il dorso è fortemente carico di pigmento bianco, che ogni tanto cede il posto ad alcune macchie brunicce, situate spe- cialmente ai lati di ciascun arco dorsale. Le parti laterali ed inferiori deWi ardii dorsali, e gli epimeri sono coloriti parte in ranciato e parte in vivo scarlatto, dovuto alla tra- sparenza degli organi interni. Gli occhi sono bruni. Le appendici sono (piasi tutte tinte di l'ìanco-cali Para. X. Lisianassidi. — Socamoides. 793 L' aspetto generale è molto robusto, quantunque poco crasso e con gli epimeri non molto alti. I lobi interantennali sono poco prominenti. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è poco dilatato, col margine distale rilevato in due denti di diversa grandezza. Le antenne posteriori hanno i due ultimi articoli del peduncolo abbastanza grossi. Il o.° articolo del palpo delle mandibole è alquanto ricurvo all' apice. Nei piedi mascellari la lamina interna termina con un margine irregolare, che presenta tre denti ottusi, ma piuttosto sporgenti. La lamina esterna [è mediocremente larga, lunga un po' oltre il 2.° articolo del palpo, col margine interno anteriore inerme. Il palpo è debole, col 3.° articolo cilindroide e l'unghia mediocre. Il telson è subrettangolare, col margine posteriore rettilineo. Il resto come nel L. longicomis (cf. p. 790). Distribuzione geografica e Dimora. — Napoli! nel Porto militare, fra i ceppi dei tubi calcarei di Serpulidi, die si formano sotto la carena delle navi. Osservazioni. — Questa specie probabilmente non è indigena del nostro Golfo, ma viene ogni tanto riportata dalle navi. Non mi è mai riuscito di avere il maschio. Spesso per molti mesi non è possibile trovare neppure delle femmine, laddove altre volte esse sono piuttosto frequenti. Specie incerte di Lgsianax. 1. « Lgsianassa Fisheri (Alaska) », Lockington, 1878 ( * Proc. Californ. Acad. Se, voi. 7, p. 48). Citata secondo Bertkau, in: Arch. f. Naturg., 44. Jahrg., p. 270. 2. Lgsianassa Go'èsii, Jarzynski, 1870 (*Univ. Zool. Mus., voi. 1). 3. Lgsianassa marina. Bate, 1857 (Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 138). Non rico- noscibile, perchè fondata semplicemente sulla lunghezza relativa delle antenne inferiori. Del resto lo stesso Bate più tardi (Cat. Brit. Mus., p. 68; cf. pure Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 82) l'ha fatta sinonimo di Lys. atlantica, Edwards, che è essa stessa una specie irreconoscibile. 4. Lgsianassa nasuta, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 915, t. 62, f. 2; cfr. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 66, t. 10, f. 6). È una femmina di vero Lgsianax, ma la specie non si può determinare. Gen. 110. Socamoides, Stebbing, 1888. 1888. Socamoides. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 690. Corpo mediocremente crasso. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo relativamente abbastanza lunghi ; flagelli di pochi articoli. — Mandibole col processo incisivo non dentato, e col Zool. Station z. Neapel, Fauna unii Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 100. _„ . Sistematica. r» i processo molare poco sviluppato. — Mascelle anteriori con la lamina interna senza setole. _ Mascelle posteriori con le lamine sottili, l'interna più dell'esterna. — Piedi mascellari con le lamine molto grandi ; le interne giungono sino alla fine del 2.° articolo e le esterne le oltrepassano di molto; senza spine odontoidi. Epimeri grandi. — Nei gnatopodi anteriori la mano stiloide si va assottigliando verso 1 apice. Piedi codali posteriori col ramo esterno 2-articolato. Telson diviso. Sp. 330. Socarnoides Kergueleni, Stebbing, 1888. L888. Socarnoides Kergueleni. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 691, t. 25. Lunghezza oltre 7 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Isole Kerguelen (Stebbing). Gen. 111. Nannonyx, G. 0. Sars, 1891. 1891. Nannonyx. 1891. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 71. Corpo molto tozzo. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo breve; col flagello principale breve; col flagello accessorio composto di due articoli, di cui il 1.° è mediocremente lungo. — Mandibole col processo incisivo principale bene sviluppato. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna porta una sola setola; il palpo è piccolo, 2-articolato. — Nei piedi mascel- lari le lamine sono inermi e molto grandi, sì che le interne superano il 2.° articolo del palpo, e le esterne quasi anche il 3.° ; il 4.° articolo del palpo è tubercoliforme. I gnatopodi anteriori sono robusti, col 6.° articolo breve, conico, con brevissimo margine unguicolare. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato normalmente. — Piedi codali posteriori con due rami, di cui l' interno è molto breve, e 1' esterno è 2-articolato. Telson intero. Sp. 331. Nannonyx G-oèsii (Boeck, 1870) G. 0. Sars, 1891. L870. Orchomene Goesii. 1891. Nannonyx Goèsii. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 36. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 72, t. 24, f. 3. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 177, t. 4, f. 5. Lunghezza 4 mm. — Colore gialliccio, con fasce trasversali ranciate. Uova di colore violetto-oscuro. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche: Haugesund, fra le alghe (Boeck); FolgerB, io fathoms (G. 0. Saks). Fani. X. Lisianassidi. — Nannonyx. — Sophrosyne. 795 Gen. 112. Sophrosyne, Stebbing, 1888. 1888. Sophrosyne. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 652. Corpo non molto crasso. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo non molto breve ; i flagelli sono brevi. — Mandibole col processo incisivo principale mediocremente sviluppato, senza tubercolo molare. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato (le lamine interne non sono ben note ). — Piedi mascellari con le lamine esterne brevissime, di poco superiori al 1.° articolo del palpo, senza spine odontoidi. Gnatopodi anteriori robusti, chelati. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo nor- malmente dilatato. — Piedi cedali posteriori co' 2 rami uguali, mediocremente lunghi. Telson diviso quasi fino alla metà. Osservazioni. — In entrambe le specie conosciute gli angoli postero -inferiori del 'ò.° segmento addominale si prolungano in uncino. Specie del genere Sophrosyne. Mano dei gnatopodi posteriori subrettangolare, allungata Robertsoni pag. 795 — — — subtrapezoidale, breve Murrayi » 795 Sp. 332. Sophrosyne Robertsoni, Stebbing and Robertson, 1891. 1891. Sophrosyne Robertsoni. 1891. Stebbing and Robertson, Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 31, t. 5, A. Lunghezza circa 6 mm. — Mano dei gnatopodi posteriori subrettangolare, allungata, con una piccola unghia. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche : The Clyde ( Robertson ). Sp. 333. Sophrosyne Murrayi, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Fig. 38). 1888. Sophrosyne Murrayi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. C52, t. 15. Lunghezza circa 13 mm. — Mano dei gnatopodi posteriori breve, trapezoidale, col- l' estremo distale molto dilatato; l'unghia relativamente grande. Distribuzione geografica e Dimora. — Kerguelen (Stebbing). 7QC Sistematica. lii'ii. 113. Onesimoid.es, Stebbing, 1888. 1888. Onesimoides. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 647. Nelle antenne anteriori il peduncolo ha il 1." articolo poco gonfio, e il 2.° breve; il flagello accessorio presenta il 1.° articolo molto lungo. — Le mandibole sono munite di processo incisivo principale bene sviluppato, ma non dentato. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna ha 2 setole ; il palpo è 2-articolato e grande. — I piedi mascellari hanno le lamine grandi, senza spine odontoidi. I gnatopodi posteriori hanno la mano grossa, subrettangolare, subchelata. — Nei piedi toracici del 5.° paio il 2.° articolo è dilatato. — 11 ramo interno dei piedi codali posteriori è affatto rudimentale. Telson intero. Sp. 334. Onesimoides carinatus, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Figg. 39-41). 1888. Onesimoides carinatus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 648, t. 14. Lunghezza poco più di 10 mm. — Dorso in parte carenato. Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo della costa Nord-Est dell'Australia, 1400 fathoms (Stebbing). Gen. 114. Normania, Boeck, 1870. l'i TU. Normania. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 39. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 187. 1890. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 33. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo poco gonfio; col flagello principale di pochi articoli; coli' accessorio lungo, ma composto di pochi articoli subeguali fra loro. — Antenne posteriori delle femmine col flagello breve. — Mandibole col processo incisivo bene sviluppato, non dentato. — Mascelle anteriori con 2 setole nella lamina interna; col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine relativamente grandi, senza spine odontoidi; il palpo è piccolo, meno alto delle lamine esterne, e manca del 4.° articolo. Epimeri non molto grandi. — Gnatopodi anteriori con la mano gonfia, subquadrata. — Piedi toracici del 5." paio col 2.° articolo dilatati. — Piedi codali posteriori co' rami uguali. Telson intero. Fam. X. Lisianassidi. — Onesimoides. — Normania. — Lysianella. 797 Sp. 335. Normania quadrimana (Bate and Westwood, 1868) Boeck, 1870. (Tav. 60, Figg. 42-44). 1868. Opis quadrimana. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 503, con fig. 1870. Normania qvadrimana. 1870. Boeck, Amphip. bor. aret., p. 40. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 188, t. 6, f. 3. 1890. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 33, t. 13, f. 1. Lunghezza 5 mm. — Colore bianchiccio ; occhi brunastri. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste britanniche : Banff ( Edward, secondo Bate and Westwood). — Coste norvegiche, acque profonde, fondo ghiaioso (G. O. Saks). Gen. 115. Lysianella, G-. 0. Sars, 1882. 1882. Lysianella. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 78. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 50. Corpo non molto tozzo. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo mediocremente gonfio; col 2.° breve; il flagello principale ha pochi articoli ; 1' accessorio è composto di 3-5 articoli, di cui il 1.° è più lungo degli altri. — Antenne posteriori col 4.° articolo del peduncolo molto di- latato; col flagello accessorio di pochi articoli in ambedue i sessi. — Mandibole col pro- cesso incisivo principale bene sviluppato, non dentato; col tubercolo molare piccolo. — Mascelle anteriori con 2 setole sulla lamina interna ; col palpo 2-articolato bene sviluppato. — Mascelle posteriori con le lamine brevi. — Piedi mascellari con le lamine mediocri. Epimeri mediocri. — Grnatopodi anteriori con la mano non gonfia, leggermente assot- tigliata verso 1' estremo, appena subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori co' rami subeguali. Telson intero, piuttosto allungato. Sp. 336. Lysianella petalocera, G. 0. Sars, 1882. (Tav. 61, Fig. 9*). 1882. Lysianella petalocera. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 78, t. 3, f. 3. 1890. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 51, t. 18, f. 2. Lunghezza 5 mm. — Colore bianchiccio, con intestino verdognolo. Le uova ranciate. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 100 fathoms (G. 0. Sars). 7QQ Sistematica. Osservazioni. — Se la figura del telson data dal Sars è esatta, ossia se il telson della « Lysianella petalocera » è proprio intero, riuscirà molto importante il notare la strana somiglianza fra essa e 1' Anonyx petalocerus ( cf. p. 816). Genr 116. Pseudalibrotus (G. 0. Sars, 1891). 1891. Alibrotus. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 101. Corpo non molto tozzo. Antenne con flagelli formati di molti articoli in ambedue i sessi. — Le antenne an- teriori col peduncolo relativamente poco gonfio, col 2.° breve; il flagello accessorio composto di molti (5-6) articoli, di cui il 1.° è molto più lungo degli altri. — Mandibole col pro- cesso incisivo bene sviluppato, diviso in due denti ottusi; col tubercolo molare piuttosto grande. — Mascelle anteriori con 2 setole sulle lamine interne; col palpo 2-articolato, normalmente sviluppato. — Mascelle posteriori con le lamine mediocremente larghe, l' esterna assai più lunga dell' interna. — Piedi mascellari normali, senza spine odontoidi. Epimeri poco alti. — Gnatopodi anteriori con la mano gonfia, subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posteriori co' due rami sub- eguali in lunghezza, piuttosto larghi. Telson largo,' leggermente incavato nel margine posteriore. Osservazioni. — Considero come nuovo (ed affatto distinto dall' Alibrotus, Edwards, 1840) il genere Alibrotus, G. 0. Sars, 1891, e lo contrassegno però con un nuovo nome, che è una leggiera alterazione di quello primitivo. Nel 1830, 1' Edwards (Annales Soc. Nat., (1) voi. 20, p. 365), descrivendo la nuova specie Lysianassa Chauseica, le assegnò per caratteri: « Antennes très-longues ; les supérieures plus faibles que les inférieures, et ne dépassant pas le pédoncule de ces dernières ». Inoltre, parlando poi della L. Costae (1. e, p. 3G6), lo stesso Autore fece sapere che i piedi codali posteriori « dans la Lysianasse de Chausey sont allongés ». Dieci anni più tardi (Hist. Crust., voi. 3, p. 23) la L. Chauseica fu presa a tipo di un nuovo genere, che fu detto Alibrotus. « Les Alibrotes, que nous avions d' abord réunies aux Lysianasses, s' en distinguent par la longueur considérable des antennes et la forme grèle de celles de la première paire, qui ressemblent tout-à-fait à celles des Crevettes, et par la conformation des pates des deux premières paires qui sont grandes, fortes et propres à la marche, et à fouir ; elles ont à peu près la mème forme et se terminent par un grand article plat et allongé, dont le sommet est arme d'un ongle gros, conique, et à pein flexible. Du reste ces animaux ne diffèrent pas notablement des Crevettes » . Dell'unica specie di questo genere (A. Chauseicus) è detto che ha « corps allongé, front. arme d'un petit prolongement pointu, yeux petits et circulaires ». Considerando tutti questi caratteri, a me non pare che vada molto lungi dalla verità chi giudicherà che 1' Edwards Fam. X. Lisianassidi. — Pseudalibrotus littoralìs. 799 abbia avuto innanzi a sé un Cheirocratus. Eppure, non ostante che 1' Edwards stesso abbia detto che gli Alibroti « ne diffèrent pas notablenient des Crevettes », il Kroyer (Naturhist. Tidssk., (1) voi. 4, p. 166) rimpiangeva il cambiamento, ed avrebbe voluto che la « Lysianassa Chauseica (den nuvserende Alibrotus) beholde Navnet Lysianassa ». A sua volta il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 86 ) fece degli Alibrotus un genere dei Lisianassidi, a cui attribuì due specie, cioè quella dell' Edwards e V Anonyx litoralis, Kroyer; e il Boeck (Amphip. bor. arct., p. 31 ; e Skandin. arkt. Amphip., p. 161), quantunque contrassegnata da un ?, ne fece un sino- nimo del suo nuovo genere Onisimus. E finalmente G. 0. Sars (Crust. Norway, p. 102) giustifica la permanenza del genere « Alibrotus » fra i Lisianassidi con le seguenti parole: « It may perhaps be somewhat doubtful whether the form Lysianassa chausica, upon which Milne-Edwards founded his genus Alibrotus is in fact congeneric with the northern species [A. litoralis] described in the sequel. But as Sp. Bate believes this to be the case, I bave thought it right to adopt the generic name proposed by Milne-Edwards. » Ma il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 86) dice del gen. Alibrotus: « I have seen no species of the genus ». E, dunque? Sp. 337. Pseudalibrotus littoralìs (Kroyer, 1845). 1845. Anonyx littoralìs. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 162, t. 5, f. 7. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 621. 1887. Onisimus brevicaudatus. 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 13, f. 1. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsdyr Kara, p. 216, 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 46. t. 21, f. 7. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 30. 1887. Onisimus affinis. 1865. Lysianassa litoralis. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsdyr Kara, p. 216, 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 521. t. 29, f. 9. 1870. Onesimus litoralis. 1890. Alibrotus litoralis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 32. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 102, t. 35, f. 2. 1875. Heller, Novara, p. 31, t. 2, f. 8-15. Lunghezza 13 mm. ( G. 0. Sars). — Colore bianchiccio. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici, acque superficiali, sabbia fangosa (G. 0. Sars). Osservazioni. — L' Alibrotus litoralis, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 86, t. 14, f . 7 ) per la descrizione e la figura dovrebbe corrispondere a quello della figura data dal Kroyer (Voy. Scandin., t. 13, f. 1) per V Anonyx litoralis, da cui son prese. Ma questa corri- spondenza non v'è; soprattutto è inesatta la forma del 1.° articolo delle antenne anteriori, la quale è figurata abbastanza sottile, mentre nel Kroyer è ingrossata. Con questa forma sottile delle antenne si potrebbe, intanto, giustificare il Bate quando ha ammesso questa specie del Kroyer nel gen. Alibrotus, il quale dovrebbe avere per carattere « Superior an- tennae not large at the base, long and slender ». Ma come si giustifica per V Alibrotus lito- ralis V altro carattere del genere Alibrotus circa ai gnatopodi, cioè : « Both pairs of gna- or*,-) Sistematica. thopoda largely developed and subchelate », se anche nella figura del Bate questi piedi sono molto gracili? Gen. 117. Ichnopus, A. Costa, 1853. L853. Ichnopus. 1870. Socarnes. 1853. A. Costa, Rend. Aocad. fis. nat. Napoli, p. 169. 1370. Boeck, Araphip. bor. arct., p. 19. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 188. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 128. * 1860. Boeck, Bemàrkn. norske Amphip., p. 644. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 43. 1S62. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 84. 1870. Menigrates. 1866. Heller, Amphip. Adriat.. p. 18. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 33. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 18. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 169. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 123. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 110. 1890. G-. 0. Sars, Crust. Norway, p. 39. Corpo mediocremente tozzo. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 2.° articolo molto breve: il flagello princi- pale e 1' accessorio sono composti di molti articoli. — Le mandibole hanno il processo in- cisivo non dentato; il tubercolo molare grande, conico, senza vera superficie tritura trice. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna porta 2 setole; il palpo è grande, 2-articolato. — Le mascelle posteriori hanno le lamine di mediocre larghezza ; 1' esterna più lunga del- l' interna. — Le lamine esterne dei piedi mascellari sono grandi, senza spine odontoidi. Epimeri di mediocre sviluppo. — Gnatopodi anteriori con la mano stiliforme, non subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori co' due rami di lunghezza quasi pari. Telson profondamente diviso. Specie del genere Ichnopus. j Unghia dei gnatopodi anteriori armata nel margine concavo . . . taurus pag. 801 'I — — — inerme 2 M i Gnatopodi posteriori con la mano larga, subtrapezoidale Schmardae » 803 — — — ellissoide 3 Margini latero-posteriori del 3.° segmento addominale inermi . . . nugax » 804 Margini suddetti armati di un grosso dente bidentìculatus » 804 Osservazioni. — Ai caratteri di sopra notati si possono aggiungere anche questi, che nondimeno non sono comuni a tutte le specie: Antenne posteriori col flagello risultante di moltissimi articoli anche nelle femmine. — Branchie pettinate (cf. p. '149, Tav. 54, Fig. 18). Fìuii. X. Lisianassidi. — Ichnopus taurus. 801 (90) Sp. 338. Ichnopus taurus, A. Costa, 1853. i Tav. 3. Fig. 1 ; e Tav. 27. Figg. 1-22. / ). 1853. Ichnopus taurus. 1866. Lysianassa longicomis. 1853. A. Costa, Eend. Acc. fis. mat. Napoli, p. 172. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 23. Jahrg., p. 396, 1857. A. Costa, Amfìp. Napoli, p. 189, t. 1, f. 3. t. 9, f. 8. 1860. Ichnopus spinicornis. . 1866. Ichnopus calceolatus. * 18G0. Boeck, Bemiirkn. norske Amphip., p. 615. 1866. Heller, Araphip. Adriat., p. 20, t. 2, f. 2H-2^. 1^70. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 18. 1860. Ichnopus affinis. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 124, t. 3, f. 3. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 19, t. 2, f. 19-25. 1890. G-. O. Sars, Crust. Norway, p. 10, t. 15. 1870. Ichnopus minutus. 1865. hysianassa spinicornis. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 19. 1865. Lilljeborg, Lysiau. inagellau., p. 20. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 126, t. 3, f 7. Lunohezza 12 min. — Lobi interantennali brevi, arrotondati. Nei guatopocli anteriori la mano non è ingrossata alla base ; l' unghia è armata di molte spine nel margine concavo. — Nei gnatopodi posteriori la mano è ellittica, non di- latata all' estremo distale. Descrizione. — Il colorito è grigio-verdiccio, con molte macchie rosse sparse qui e là su i segmenti del tronco e su gli epimeri. — Gli occhi, molto grandi, sono di colore scar- latto, assai vivace. L' aspetto generale è molto robusto, ma non tozzo. I lobi interantennali sono medio- cremente sporgenti, con la punta arrotondata. Grli epimeri sono più alti degli archi dorsali corrispondenti. Il peduncolo delle antenne anteriori ha il 1.° articolo cilindroide, col margine anteriore ondulato, armato nel margine esterno di un piccolo processo spinoso, evidente specialmente nel maschio. — Il flagello principale è lunghissimo, composto di circa 30 articoli, di cui il 1.° è assai grande, con una grandissima quantità di bastoncelli ialini. — Il flagello secondario, anch' esso molto lungo, è composto di 7 articoli, tutti press' a poco di uguale lunghezza. Nelle antenne posteriori il 3.° articolo del peduncolo è breve; il 4.° è più lungo e più largo del 5.° — Il flagello è lunghissimo, composto di circa 40 articoli, tutti brevi. Il corpo delle mandibole è poco curvo nella parte prossimale; invece il processo inci- sivo principale è abbastanza incurvato, con 2 apofisi sulla parte convessa. Le spine incisive sono 3, brevi e grosse. Il tubercolo molare, munito di piccole setole, è lungo e grosso, in- curvato ad arco verso la parte prossimale, e terminato in punta. Il palpo è inserito preci- samente a livello della base del processo molare; il 2.° articolo, molto più lungo del 3.°, è alquanto dilatato a misura che si va accostando all' estremo distale ; il 3.° articolo è sottile, incurvato ad arco all' estremo libero. Zool. Station z.Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neappl. Gammarini. 101- flQO Sistematica. Il labbro inferiore ha le lamine esterne quasi terminate in punta; le lamine interne sono rudimentali. Le mascelle anteriori sono molto robuste; la lamina interna è sottile, con 2 setole ciliate all' estremo; la lamina esterna è pur essa sottile, ed ha spine larghe. Il palpo è armato di molte brevi spine odontoidi. Le mascelle posteriori hanno le lamine anguste ; 1" interna più breve e più angusta del- l' esterna. La lamina interna dei piedi mascellari ha 1' angolo distale esterno prolungato in uno speciale processo ottuso ; il resto del margine libero dà inserzione a 2 brevi spine odontoidi. La lamina esterna è grande, prolungata fino circa alla metà del 3.° articolo; il margine interno è affatto nudo e inerme, quantunque lasci trasparire dei noduli al posto delle spine odontoidi. Il palpo ha il 2.° articolo poco lungo, il 3.° è allungato; l'unghia mediocre. I gnatopodi anteriori sono piuttosto allungati ; l' epimero comincia stretto, poi si allarga ; il carpo è lungo quanto la mano, la quale è sottile. L' unghia varia secondo lo sviluppo dell* individuo (Tav. 27, Figg. 11-14); abbracciando con la sua base tutto l'estremo di- stale della mano, si curva ad arco variamente. I margini laterali sono armati di spine di diversa grandezza. II 5.° e il 6.° articolo dei gnatopodi posteriori sono dilatati; la mano, quasi ovalare, ha 1' angolo distale posteriore appena accennato, senza apofisi digitiforme. I piedi toracici dei gruppi medio e posteriore sono molto lunghi, e quelli del posteriore vanno crescendo molto di lunghezza. L' epimero dei piedi toracici del 4." paio ha la parte inferiore del margine posteriore molto prolungata; il 4.° articolo è mediocremente dilatato. Nei piedi toracici del gruppo posteriore 1' epimero e il 2.° articolo sono molto larghi; il margine anteriore degli articoli 2.°, 4.°, 5.° e 6.° è armato di molte piccole spine ; l' unghia è lunga e sottile, quasi lesiniforme. I piedi codali giungono quasi tutti allo stesso livello. Nei codali medi il ramo interno (Tav. 27, Figg. 22) è più breve dell'esterno, ed inoltre è conformato in una maniera non comune, perchè poco dopo della metà del suo corso il margine interno si abbassa d' im- provviso e diventa molto sottile; nel punto dove l'abbassamento avviene è inserita una grossa setola. - - I piedi codali posteriori hanno i rami più lunghi del peduncolo, ma non molto dilatati. II telson, un po' più breve del peduncolo dei piedi codali posteriori, è sub-rettangolare, con un' incisura che si estende poco più sopra della metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! piuttosto frequente fra i materiali portati su dalle tartanelle, sopratutto presso Capri; Trieste (Grube); Lesina, Ragusa ( Seller). Mari stranieri. Coste norvegiche occidentali, Manger, Throndhjemsford, ecc.. 20-50 fathoms (G. 0. Saks). Fani. X. Lisianassidi. — Ichnopus Schmardae. g03 (91) Sp. 339. Ichnopus Schmardae (Heller, 1866). (Tav. 5, Fig. 4; e Tav. 27, Figg. 23-32, .4). 1866. Anonyx Schmardae. 1866. Anonyx filicomis. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 21, t. 2, f. 29-33. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 23, t. 3, f. 13-16. Lunghezza 8 mm. — I lobi interantennali non sono prolungati. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo inerme. Nei gnatopodi anteriori la mano ha il terzo prossimale più largo dei due terzi distali, che invece si vanno per gradi assottigliando a spese del margine posteriore ; così viene a formare quasi un margine unguicolare molto obliquo. — La mano dei gnatopodi posteriori si va allargando dall' estremo prossimale al distale. Descrizione. — Il colorito è grigio-ceruleo, con macchie giallo-ranciate, giallo-citrine e giallo-brune. Le macchie giallo-ranciate danno all' animale quasi un aspetto zonato, perchè esse sono aggruppate tutte in forma di fascia, che occupa la parte posteriore dei segmenti toracici addominali e anche dei primi due codali. Due altre fasce ranciate si trovano sopra i peduncoli dei piedi codali anteriori e medii. Il giallo-bruno è piuttosto una tinta diffusa uniformemente sulle parti laterali dei segmenti addominali e degli ultimi due toracici. Il giallo-citrino invece si vede verso il mezzo delle regioni laterali del torace. — Grli occhi sono grandi, scarlatti, molto vivaci. L' aspetto generale è robusto, senza giungere a riuscire tozzo ; gli epimeri sono più alti degli archi dorsali corrispondenti. Nelle antenne anteriori il 1." articolo del peduncolo non è cilindroide, ma gonfio nel mezzo. Il flagello principale ha 16 articoli, di cui il 1.°, molto grande, ha pochissimi baston- cini ialini. — Il flagello secondario è composto di 6 articoli piuttosto brevi, meno il 1.°, che è lungo quasi quanto i due seguenti presi insieme. Le antenne posteriori somigliano interamente al tipo comune, col peduncolo corto e il flagello lunghissimo. L' epimero dei gnatopodi anteriori è subrettangolare, senza dilatazione della parte distale ; il 2.° articolo angusto, regolare; il carpo abbastanza largo, più lungo della mano; questa comincia larga quanto la mano, poi si restringe verso 1' apice. L' unghia è breve ed inerme. Il carpo dei gnatopodi posteriori è largo; la mano è sottile nella sua inserzione al carpo, ma allargata nell' estremo libero, il quale è leggermente concavo quasi nel mezzo, per l' in- serzione dell' unghia. I piedi toracici del gruppo medio e posteriore sono meno allungati di quelli dell' /. taurus, senza crenatura nel 2.° articolo dei piedi posteriori. I piedi codali posteriori sono inermi. II telson è molto allungato. sul Sistematica. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli! ogni tanto qualche individuo nella sabbia fina e nel fango, a 15-20 ni. di profondità, a poche centinaia di metri dalla via Caracciolo, ovvero nei materiali portati su dalle tartanelle; Lesina, Lissa, Ragusa (Heller). Sp. 340. iclmopus nugax (Owen, 1835). 1835. Gammarus iiuyax. 1835. Owen, in Rasa, Append. 2A Voy., p. LXXXVIL 1838. Lysianassa Vahlii. 18oS. Kròyer, Gronlands Amfip., p. 233. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 21. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 68, t. .10, f. 9. 1805. Lilljeboko, Lysian. magell., p 21. 1838. Anonyx Vahlii. 1838. Kroyer, Gronlands Amfip., p. 244. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 256. 1844. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 599. 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 14, f. 1. i. Bkuzelius, Skandin. Gammar., p. 43. 1860. Anonyx obtusifrons. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 643, 1865. Lilljeborg, Lysian. magellan, p. 32. 1865. Anonyx brachycercus. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 27, t. 4, f. 42-49. 1870. Socarnes Vahli. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 20. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 129, t. 6, f. 8. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 58. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 44, t. 16, f. 2. 1870. Menigrates obtusifrons. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 34. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 169, t. 6, f. 2. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. Ili, t. 38, f. 1. 1887. Tryphosa pulchra. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 78, t. 2, f. 6. Lunghezza 14. inni. - - Lobi interantennali mediocremente sviluppati, arrotondati. Antenne anteriori col peduncolo inenne; il flagello principale è breve. Nei gnatopodi anteriori la mano non è molto sottile, nondimeno si va assottigliando verso l'apice; l'unghia è piccola e inerme. — Nei gnatopodi posteriori la mano è sub- triangolare ; molto dilatata all' estremo distale. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Vahl, secondo Kroyer). — Spitzberg, fondo sabbioso o argilloso, spesso fra le alghe, prof. 4-60 org. — Islanda (Torell, secondo Goès). - - Coste scandinave settentrionali (G. O. Sars); Finmark! (Norman in litt. ). Osservazioni. — Nella lista delle specie lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 1710) mette pure « Menigrates brachycercus, Boeck, 1870. Ma il Boeck, come dice del resto lo stesso Stebbinu (1. e, p. 362). dà V Anonyx brachycercus Lilljeborg come semplice sinonimo di .1/. obtusifrons, non crea un nuovo nome. Sp. 311. Iehnopus bidenticulatus (Bate, 1858). L858. Lysianassa bidenticulata. 1885. Socarnes bidenticulatus. 1858. Bate, Ann. Mag. X. Hist., (3) voi. 1, p. 362. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 139, l'-i77. Anonyx bidenticulatus. t. 12, f. 1. 1*77. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 19, p. 136. 1887. Hansen, Dijmphna, Kara Krebsdyr, p. 211, t. 21, iss_'. Socarnes ovalis. f- 5. 52. IIoek, Crust. Willem Barents, p. 42, t. 3, f. 29. Lunghezza fino a 36 mm. (G. O. Sars). — Lobi interantennali larghi, terminati da punta acuta. — Nel 3." segmento dell' addome gli angoli infero-posteriori sono acuti, Fam. X. Lisianassidi. — -Ambasia Duniclsseni. gQ5 non uncinati; i margini latero-posteriori presentano nel mezzo un grosso dente (che insieme al dente risultante dall' angolo infero-posteriore vicino forma i due denti da cui prende nome la specie). Il resto come nell' /. nugax. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici, a varie profondità (Bate, Miers, ecc.). Gen. 118. A.mbasia, Boeck, 1870. 1870. Ambasia. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 120. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 17. 1890. 6. O. Sars, Crust. Norway, p. 45. Corpo mediocremente obeso. Nelle antenne anteriori il peduncolo ha gli ultimi due articoli molto ridotti; il flagello principale ha pochi articoli ; 1' accessorio ne ha relativamente molti. — Nelle mandibole il processo incisivo è inerme, e manca il tubercolo molare. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna porta due piccole setole ; il palpo è grande ed articolato. — Le lamine delle mascelle posteriori sono subeguali. — I piedi mascellari hanno le lamine grandi; le interne estese poco oltre l' inserzione del palpo, le esterne quasi fino all' estremità distale del 3.° articolo del palpo. Epimeri di grandezza mediocre. — I gnatopodi anteriori sono stiloidi, assottigliati gradatamente verso 1' estremo libero. — Piedi toracici del 5." paio col 2.° articolo regolar- mente dilatato. — Piedi codali posteriori col ramo interno assai più piccolo dell' esterno, ma pure non rudimentale. Telson profondamente diviso. Sp. 342. Ambasia Danielsseni, Boeck, 1870. 1870. Ambasia Danielsseni. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 121, t. 3, f. 6. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 17. 1890. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 46, t. 17, f. 1. Lunghezza 13 mm. (G. 0. Saks). — Colore bruno-porporino, dipendente da numerosi cromatofori disposti in fasce trasversali. Telson diviso fino alla metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, 40-100 fathoms (G. O. Sars). Osservazioni. — Col nome di Ambasia integricanda lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 694, t. 26 ) ha descritto un piccolo Gammarino, della lunghezza di 3 '/, nim., preso alle isole Kerguelen. G. O. Sars (Crust. Norway, p. 46) non vorrebbe fare stare questa specie nel genere Ambasia, soprattutto perchè i piedi addominali sono molto anormali. Veramente a me non pare che questa anomalia sia così grande che possa fare ostacolo all' inclusione della specie nel genere, tanto più che le piccolissime dimensioni dell' animale descritto Q(\a Sistematica. dallo Stebbing fanno sospettare che si tratti di un giovane, in cui, siccome in generale è noto, gli articoli dei rami dei piedi addominali sono molto scarsi. Piuttosto, per 1' inclu- sione nel genere Ambasìa, io trovo difficoltà nel numero delle setole delle mascelle che nel- 1' A. integricauda è una sola invece di due, e nel telson che è intero, invece di essere inciso. Forse converrebbe meglio fondare per la specie dello Stebbing un genere a parte, che ad ogni modo starebbe molto vicino al genere Ambasia. Gen. 119. Opisa (Kroyer, 1842) Boeck, 1876. isti'. Opis (nome preoccupato). 1876. Opisa. 1842. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 149. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 190. 1862. Bate, Cat. Brìt. Mus., p. 83. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 36. 1ST0. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 40. Corpo obeso. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo molto breve ; col flagello principale composto di pochi articoli; col flagello accessorio (risultante di 6 articoli) lungo poco meno del principale. — Mandibole col processo incisivo inerme, senza tubercolo molare. — Ma- scelle anteriori con 2 setole sulla lamina interna ; col palpo 2-articolato. — Mascelle po- steriori con le lamine poco larghe, subeguali. — Piedi mascellari con le lamine grandi, inermi; col palpo 4-articolato. I gnatopodi anteriori robusti, forniti di grossa chela. — I piedi toracici del 5." paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — I piedi codali posteriori co* due rami subeguali. Telson profondamente diviso. Specie del genere Opisa. Telson lungo e stretto Eschrichtii pag. 806 — largo e breve hispana » 807 Sp. 343. Opisa Escliriclltii (Holboll, secondo Kroyer, 1842) Boeck, 1876. (Tav. 60, Figg. 45, 46). 1842. Anonyx Eschrichtii. 1846. Anonyx bonae spei. 1S42. Holboll, secoudo Kroyer, Naturhist. Tidsskr., 1846. Holboll, secondo Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 149. (2) voi. 2, p. 46. 1842. Opis Eschrichtii. 1846. Opis typica. 1842. Kroyer, Naturhist, Tidsskr., (1) voi. 4, p. 149. 1846. Kroyer, Naturhist. Tisskr., (2) voi. 2, p. 46. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 83, t. 14, f. 4. 1846. Kroyer, Voy. Scandio., t. 17, f. 1. 1846. Anonyx flagelliformis. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 83, t. 14, f. 3. 1846. Holboll, secondo Kroyer, Naturhist. Tidsskr., 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 40. (2) voi. 2, p. 46. 1876. Opisa Eschrichti. 1846. Anonyx medius. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 190. 1846. Holboll, secondo Kroyer, Naturhist. Tidsskr., 1890. G-. O. Sabs, Crust. Norway, p. 36, t. 14, f. 1. (2) voi. 2, p. 46. Lunghezza 7-8 mm. — Colore bianchiccio. Telson lungo e relativamente sottile. Fani. X. Lisianassidi. — Opisa. — Hippomedon. g07 Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Holboll, secondo Keoyee). — Islanda ( Toeell, secondo Goès). — Finmark, 100 fathoms (G. 0. Saes). Osservazioni. — I vari nomi dati dall' HolboLl corrispondevano, secondo il Keoyee, ad altrettanti stadii di sviluppo del maschio o della femmina. Sp. 344. Opisa hispana (Chevreux, 1887). 1887. Opis hispana. 1888. Opisa hispana. 1887. Chevredx, Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 567. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 1641. Lunghezza 2 mm. Telson brevissimo e largo. Distribuzione geografica e Dimora. — Golfo di Guascogna, presso le coste di Spagna, al capo Finisterre, 510 m., fango. Un solo individuo (Chevbeux). Osservazioni. — « Occhi nulli. » Si noti che non si conosce niente delle parti boccali ; e che quindi la posizione di questa specie nel genere Opisa non è del tutto sicura. Gen. 120. Hippomedon, Boeck, 1870. 1870. Hippomedon. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 55. 1S7U. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 22. 1888. Platamon. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 135. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 642. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 625. Antenne anteriori col 2.° articolo molto breve; col flagello principale e accessorio com- posti di pochi articoli. — Mandibole col processo incisivo inerme; col tubercolo molare grande, munito di superficie trituratrice piana. ' — Mascelle anteriori con 2 setole sulla lamina interna ; col palpo 2-articolato, bene sviluppato. — Mascelle posteriori con le lamine subeguali, poco larghe. — Piedi mascellari con le lamine grandi, armate di valide spine odontoidi. Gnatopodi anteriori subchelati, con mano amiddaloide. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato normalmente. — Piedi codali posteriori co' 2 rami subeguali. Telson profondamente diviso. Osservazioni. — Un altro carattere comune a tutte le specie qui registrate è il pro- lungarsi ad uncino degli angoli infero-posteriori del 3.° segmento addominale. Tuttavia non mi pare che si debba mettere questo carattere nella diagnosi del genere, potendosi bene verificare per altre specie dì Hippomedon, che, forse, si scopriranno in seguito, quello che si vede in altri generi ( p. es. Lysianax, Anonyx, ecc. ), cioè che la presenza dell' uncino nel 3.° segmento addominale non è carattere costante. , ,o Sistematica. Specie del genere Hippomedon. i Occhi con lente biconvessa , . . . . Holbolìi pag. 808 ) — senza lente biconvessa 2 Ì Angoli infero-posteriori del 3.° segmento addominale prolungati in processo uncinato che è limitato da un solco denticulatus » 808 Angoli infero-posteriori prolungati in processo uncinato non limitato, propinquità » 810 Sp. 345. Hippomedon Holbòlli (Kroyer, 1840) G. 0. Sars, 1885. 1846. Anonyx Holbolìi. 1879. Anonyx Kergueleni. 1846. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, pp. 8, 38. 1879. Mibrs, Philos. Trans. R. Soc. London, voi. 168, 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 15, f. 1. p. 207, t. 11, f. 14. 1846. Anonyx perfoliatus. 1885. Hippomedon Holbolìi. 1846. Holboll, Mas., secondo Kroyer, Naturhist. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 142, Tidsskr., (2) voi. 2, p. 10. t. 12, f. 2. L865. Lysianassa Holbolìi (Anonyx). 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 63, 1865. Goes, Amfip. Spetsberg, p. 520. t. 2, f. 1. 1875. Lysianassa Kergueleni. 1890. G. O. Sars, Crnst. Norway, p. 58, t. 21, f. 2. 1875. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 16, p. 74. 1888. Hippomedon kergueleni. 1-77. Hippomedon abyssi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 625, t. 8. 1877. G. O. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1876, p. 355. Lunghezza 12 mm. (G. 0. Sars). — Colore giallo-rossiccio. — Occhi forniti di una grossa lente, somigliante ad un vetro d'orologio (G. 0. Sars). — Processo spiniforme del 3.° segmento addominale largo, non limitato da solco. Antenne anteriori senza processi spiniformi. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano artico, specialmente Groenlandia (Holboll, G. 0. Sars, ecc. ). (93) Sp. 346. Hippomedon dentiCUlatUS (Bate, 1856) Hansen, 1887. (Tav. 29, Figg. 33-42, H). 1856. Anonyx denticulatus. 1870. Hippomedon Holbolìi. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58, 1. 17, f. 2, D. 3. 1870. Boeck, Araphip. bor. arct., p. 22. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 139. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 136, t. 5, 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., f. 6; e t. 6, f. 7. voi. 1, p. 101, con figg. 1887. Hippomedon denticulatus. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 74, t. 12, f. 2. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 65, L859. Anonyx Holbolìi. t. 2, f. 2. 1859. Bruzelics, Skandin. Gammar., p. 43. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 56, t. 20. ? 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 31. 1888. Platamon longimanus. 1S88. Stebbing, Rep. Challenger, p. 643, t. 13. Lunghezza 11-14 mm. — Occhi normali. — Uncini del 3.° segmento addominale an- gusti, separati dal resto dell' articolo mediante un solco molto preciso. Fam. X. Lisianassidi. — Hìppomedon dcnticulatus. 809 Antenne anteriori col margine distale dei primi due articoli alquanto prolungati in forma di dente. Descrizione. — Il corpo è poco crasso; e gli epimeri non sono molto grandi. Il corpo è in generale incoloro; nondimeno spesso è vivamente tinto in ranciato dalla trasparenza dell' apparecchio digerente. Inoltre alcuni degli epimeri toracici, e più aucora i lati dell1 addome e della coda, presentano delle macchie irregolari più o meno estese di pigmento rosso-ruggine. Gli occhi, grandi, ellittici, incurvati ad arco, spiccano per la loro tinta cremisina vivacissima. Il 1." articolo del peduncolo delle antenne anteriori è molto gonfio, in forma di barilotto: i due artici di seguenti sono brevissimi. — Il flagello principale è più lungo del peduncolo; conta 8 articoli, di cui il primo è grandissimo. — Il flagello secondario è formato di tre articoli, il primo lungo, e gli altri brevi. Tutto insieme il flagello secondario giunge al- l'estremo distale del .">.'' articolo del flagello principale. Le mandibole hanno il corpo relativamente allungato, col tubercolo molare robusto, cilindroideo, terminato da larga superficie trituratrice piana, inserito quasi a livello del palpo. In questo i due ultimi articoli sono di dimensioni quasi pari ; il 3.° si va a mano a mano assottigliando verso la punta, che non è però molto acuta. Il labbro inferiore ha il margine anteriore delle lamine arrotondato. Nelle mascelle (interiori le spine pettinate della lamina esterna sono piccole. Il palpo ha, il 2.° articolo molto largo, col margine distale estremo armato di un gran numero di piccole spine odontoidi. Le mascelle posteriori sono mediocremente larghe ; 1' esterna è alquanto più lunga del- l' interna. I piedi mascellari hanno le lamine piuttosto anguste, normalmente sviluppate ; l' e- sterna giung-e poco più oltre dell' inserzione del 3." articolo del palpo, ed ha il margine interini armato di spine odontoidi. II carpo dei gnatopodi anteriori è molto sviluppato; la mano è angusta, quasi ellis- soidale, lunga circa la metà del carpo. L' unghia è lunga e sottile. Nei gnatopodi posteriori la mano è subrettangolare, lunga meno della meta del carpo. I piedi toracici del 3." paio hanno la parte postero-distale dell' epimero molto svilup- pata ; il 4." articolo è piti lungo dei seguenti ed anche più largo, il 5.° articolo è più breve del (!.", che è molto sottile e termina con un'unghia sottile, lunga ed incurvata ad uncino. Gli epimeri dei piedi toracici del gruppo posteriore non sono molto alti ; il 2.° articolo è dilatato e specialmente quello dei piedi del 5." paio. Tutti gli altri articoli come nei piedi del gruppo medio. I piedi codali posteriori hanno il peduncolo breve e grosso, ed i rami lanceolati, molto lunghi. II telson giunge quasi fino all'estremità distale del peduncolo dei piedi codali posteriori. E profondamente diviso, fino a poca distanza dall' inserzione. Zool. Station z. Neapel, Fauna unti Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 10?. 810 Sistematica. Disi riha: ione geografica e Dimora. — Napoli! nei detriti dragati dalle tartanelle a Posilipo, ma raramente. Mari stranieri: Coste britanniche! (Bate, Norman, ecc.). — Coste scandinave (Bruzelius, Boeck); coste meridionali ed occidentali della Norvegia, 6-20 fathoms, specialmente in fondo sabbioso, raramente a 60-100 fathoms ( G. 0. Sars). — Coste iberiche: Capo Finisterre, L25 fathoms (Stebbing). — Groenlandia ( Hansen ). <>ss< nazioni. — Il Sars (Crnst. Norway, p. 57) dice di aver preso anch' egli questa specie a Napoli. Non vi sarebbe quindi da dubitare sull' identificazione della specie napo- letana. Tuttavia voglio notare che negT individui da me veduti del nostro Golfo il processo spiniforme del 3.° segmento addominale è assai più breve che quello disegnato dal Sars per gì' individui norvegici. La stessa brevità noto anche nella figura dello Stebbing. Sp. 347. Hippomedon propinquus, G. O. Sars, 1890. t890. Hippomedon propinquus. 1 390. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 57, t. 21, f. 1. Lunghezza 10 mm. — Corpo bianchiccio; il capo e la coda tinti alquanto di cremi- sino. Ovarii russi. — Occhi normali. — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addomi- nale coli' uncino largo, non limitato da solco. Antenne anteriori co' primi due articoli del peduncolo senza processo spiniforme. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche, specialmente settentrionali, 20- 100 fathoms (G. O. Sars); Tromsb! (Anonyx Holbolli, Sparre Schneider, in litt.). Gen. 121. A.nonyx, Kroyer, 1838. 1S:;S. Aunni/.r. 1838. Kroyer, Gronlands Amfip., p. 243. L842. Kboyer, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 1G4. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 908. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 39. ••- 1860. Boece, Bcmarkn. norske Amphip., p. 641. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust. voi. 1, p. 90. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus, p. 72. 1865 I.illjeboro, Lysian. magell., p. 23, e tabella a p. 18. 18ÌO. Boece, Amphip. bor. arct., p. 27. 1872. Boece, Skandin. arkt. Amphip., p. 150. 1888 Stebbihg, Rep. Challenger, p. 607. 1891. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 87. L ii creum. 1^68. Bate and Westwi , Brit. sess. ey. Crust, voi. 2, p. 50'J. 1875. Metzger, Jahresber. Unters. Kiel, II. e III. Jahrg., p. 299. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 686. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 112. 1870. Onisimus, ovvero Onesimus. 1870. Boece, Amphip. bor. arct., p. 31. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., 1, p. 161. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 104. 1870. Orchomene. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 34. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 171. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 59. 1870. Tryphosa. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 37. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 180. 1891. G. U. Sars, Crust. Norway, p. 75. 1890. Orchomenella. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 66. Fam. X. Lisianassidi. — Specie del genere Anonyx. ?>\\ 1891. Orchomenopsis. 1891. Hopìonyx. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 73. 1891. G. O. Saks, Crust. Norway. p. 91. 1891. Tryphosites. 1891. Centromedon. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 81. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p 99. 1891. Pse.udotryphosa. 1891. Chironesimus. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 83. 1891. G. 0. Saks, Crust. Norway, p. 108. Corpo variamente obeso. Il 2." articolo del peduncolo delle antenne anteriori è molto breve; i flagelli in generale contano pochi articoli. — Mandibole col processo incisivo inerme (per lo meno è sempre inerme il margine distale, mentre che è talora diviso in denti l' angolo distale inferiore ). — Mascelle anteriori con 2 setole sulla lamina interna; col palpo grande, 2-articolato. — Mascelle posteriori varie. — Piedi mascellari con le lamine grandi e per lo più inermi. Gnatopodi anteriori subchelati, con la mano trapezoidale, o meglio in forma di pi- ramide tronca; il margine unguicolare è per lo più breve e poco obliquo. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori co' 2 rami di varia lunghezza. Telson inciso per lo più profondamente. Specie del genere Anonyx. ( Piedi mascellari con le lamine armate di spine odontoidi ... 2 ' ' — — — senza spine odontoidi 5 i Antenne anteriori col 1.° articolo senza processo spiniforme. . . 3 ' \ — — con processo spiniforme ( Lepidepecreum ) 4 | Telson ellittico, diviso per due terzi Miersii pag. 813 ' — subrettangolare, diviso quasi fino alla base' barbatipes » 814 | Piedi toracici del 5.° paio coli' epimero di forma ordinaria .... longicornis » 814 ' — — — rilevato nel mezzo .... umbo » 815 Terzo segmento dell' addome con gli angoli infero-posteriori arro- 5. { tondati 6 Angoli suddetti prolungati in uncino 22 Piedi mascellari con la lamina interna tagliata a sbieco, sicché somiglia ad un processo spiniforme ciliatus » 816 L' estremità distale della lamina interna dei piedi mascellari è troncata 7 Telson diviso per un quarto della sua lunghezza 8 — per molto più di un quarto della lunghezza ... 9 oh .-» Sistematica. t Peduncolo delle antenne posteriori col 4.° articolo molto dilatato . . petalocerus pag. 81 G 8. ( di forma ordinaria, humìlis » 817 I Terzo segmento dell'addome co'margini latero-posteriori seghettati 10 ' Margini suddetti interi 12 ) Lobi interantennali terminati da punta arrotondata se rntus » 819 10- | _ _ — — acuta 11 ì La lunghezza della mano dei gnatopodi anteriori è più che tripla 11, della larghezza crispatus » 819 ( La lunghezza suddetta è poco maggiore del doppio della larghezza . pectinatus » 820 12. 13. Lobi interantennali arrotondati 13 — — acuti 18 Mano dei gnatopodi posteriori ellittica 14 — — di forma irregolare 15 Mano dei gnatopodi anteriori allungata nanus » 820 — — breve pinguis > 821 Nei piedi mascellari la lamina esterna giunge fino alla metà del 3.° articolo del palpo musculosus » 823 1 La lamina suddetta si arresta all' estremità distate del 2.° articolo del palpo «• 16 Mano dei gnatopodi posteriori relativamente larga, col margine 16. \ posteriore convesso Zschauii » 823 Mano suddetta allungata, col margine posteriore concavo . . 17 L' estremo distale della lamina interna dei piedi mascellari è forte- 17. { mente incavato abyssorum » 824 L' estremo suddetto è quasi retto obtusus » 824 \ 11 2." articolo dei piedi toracici del 5.° paio è rilevato nel mezzo . umbonatus » 825 senza umbone . 19 l La punta dei lobi interantennali si prolunga in piccolo uncino 19. curvato in sopra angulatus » 825 La punta suddetta è breve e non curvata 20 \ Telson diviso per due terzi della lunghezza mi un tu* » 826 — quasi fino alla base . 21 l Angoli infero-posteriori del 3.° segmento addominale terminati in 21. 1 punta albidus » 826 Au-oli suddetti arrotondati antennipotens » 827 22. | Fam. X. Lisianassidi. — Anonyx Miersii. 813 Telson diviso per meno della metà ( Onesimus) 23 — per molto oltre la metà 25 Primo segmento dell' addome con gli angoli infero-anteriori prolun- 23. ( gat' ni uncino molto acuto Normani pag. 827 Angoli suddetti smussati, non prolungati in uncino .... 24 24. ; j Lobi interantennali arrotondati Edwardsii » 828 acuti plàutus » 828 Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo armato di sperone . . . ealcaratus » 829 25. ) oc — inerme 2o 26. | EpÌ^° Epistema armato di un processo spiniforme longipes » 830 inerme 27 Ì Gnatopodi posteriori con mano molto grande, col margine anteriore largo concavo Debruynii » 830 Gnatopodi posteriori con mano del tipo normale ...... 28 ) Mano dei gnatopodi anteriori subtriangolare pumilus » 831 ' trapezoidale 29 Mascelle posteriori con le lamine anguste, di lunghezza subeguale. 30 29. I — larghe ; 1' interna assai più breve dell' esterna 31 i Telson diviso quasi per due terzi della lunghezza groenlandicus » 832 ' quasi fino alla base nanoides » 832 j Mandibole coli' angolo distale interno del processo incisivo inerme . cicada » 833 — dentato . nugax » 834 SP. 348. Anonyx Miersii (Stebbing, 1888). 1888. Hippomedon miersi. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 631, t. 10. Lunghezza 12 min. — Lobi interantennali stretti e alquanto prolungati, ma terminati in punta arrotondata. — Nel terzo segmento addominale gli angoli infero-posteriori sono arrotondati; i margini latero-posteriori sono lisci. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo gonfio a botte ed inerme. — Nelle mandibole il tubercolo molare è grande e con supei'ficie trituratrice piana ; il processo incisivo è intero. — Piedi mascellari come in Hippomedon (V. p. 807). La mano dei gnatopodi anteriori è trapezoidale, allungata (largii. = !/]0 lungh. ; nei posteriori è ellittica (largii. = 7/10 lungh.). Telson subellittico, diviso quasi fino alla base, mediocremente lungo (largii. = 2/3 lungh.). ,.., . Sistematica. 814 Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo dell'isola Moncoeur, lat. 39° 10' 30" S., long. U6° 37' 0" E., prof. 38 fathoms, fondo sabbioso, con conchiglie (Stebbing). Osservazioni. — Queste specie e le due seguenti fanno passaggio agli Hippomedon per la condizione dei piedi mascellari, nei quali ambedue le lamine sono armate di grosse spine odontoidi. Molto vicino a questa specie è V Hippomedon trigonicus dello stesso Stebbing (Rep. Challenger, p. 630, t. 9). Le differenze principali consistono in ciò che la mano dei gna- topodi anteriori è un po' più gracile, e il telson è relativamente un poco più breve. Sp. 349. Anonyx baroatipes (Stebbing, 1888). 1888. Trypìtusti barbatipes. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 621, t. 7. Lunghezza 9 mm. Lobi interantennali prolungati in punta acuta. La mano dei gnatopodi anteriori è rettangolare (largii. = 2/3 lungh. ) col margine po- steriore concavo. Il resto come in A. Miersii. Distribuzione geografica e Dimora. — Kerguelen, 127 fathoms (Stebbing). (93) Sp. 350. Anonyx longicornis, Bate and Westwood, 1861. (Tav. 60, Figg. 47-49 |. 1861. Anonyx longicornis. 1868. Lepidepecreum longicorne. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust, 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 91, con figg. voi. 2, p. 510. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 72, t. 11, f. 4. 1888. Lepidepecreum clypeatum. 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 274. 1888. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, lNUs Lipidupi-creum carinatum. p. 40. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1888. Lepidepecreum foraminiferum. voi. 2, p. 509, con tìgg. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 686, t. 24. 1875. Metzger, Unt. Kiel, II. e III. Jahresb., p. 299. jggo. Lepidepecreum mirabile. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 113, t. 38, f. 2; 1890 Meinert, Danske Malacostr., p. 153, t. 1, f. 7-12. e t. 39, f. 1. Lunghezza fino a 8 mm. — Corpo poco obeso. — Lobi interantennali molto sporgenti, arrotondati. — Nel terzo segmento dell'addome gli angoli infero-posteriori sono arrotondati; i margini latero-posteriori sono interi. Le antenne anteriori hanno il 1." articolo mediocremente gonfio (specialmente nel ma- schio). — Nelle mandibole il processo incisivo è intero; il tubercolo molare è mediocre. — La lamina esterna dei piedi mascellari supera di poco il 2.° articolo del palpo, ed è armata nel margine interno di piccole spine odontoidi. Fam. X. Lisiauassidi. — Anonyx umbo. 815 La mano dei gnatopodi anteriori è quasi rettangolare, allungata ( largii. = 3/7 lungh. ), con margine uuguicolare breve, poco obliquo, concavo. — La mano dei gnatopodi posteriori si va allargando verso l'estremità distale (largh. massima = i/n lungh.). — Gli epimeri dei piedi toracici del 4.° paio sono relativamente larghi e brevi ; quelli dei piedi toracici del 5." paio sono subquadrati, non rilevati nel mezzo. — I piedi toracici del 7.° paio hanno il 2.° articolo irregolarmente dilatato, con la parte distale più angusta della media. Telson triangolare diviso quasi tino alla base, molto allungato. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Spezia (G. 0. Saks). Mari stranieri. — ■ Coste britanniche (Bate, Norman). — Coste scandinave meridionali, 10-30 fathoms, fondo sabbioso (G. 0. Saes). — Coste danesi (Meinert). — Coste francesi dell'Atlantico (Chevreux). — Kerguelen, 127 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Questa specie ha di comune con la seguente due caratteri notevolissimi, cioè la forma carenata del corpo e un processo spiniforme, che nelle antenne anteriori , si trova come prolungamento del 1.° articolo del peduncolo. Ma a me non pare che ciò basti per giustificare la, costituzione di un genere a parte (Lepidepecreunt ). Sp. 351. Anonyx umbo (Goes, 1865). 1865. Lysianassa \irribo. 1882. Lepidepecreum umbo. 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 520, t. 37, f. 6. 1882. G. 0. Saes, Norges Crust., p. 81. 1870. Orchomene umbo. 1891. G. 0. Saes, Crust. Norway, p. 115, t. 39, f. 2. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 37. 1884. Orchomene (Lepidepecreum) umbo. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 178. 1884. SrAREE Schneider, Tromsci Mus., 7. Aarsh., p. 70. Lunghezza 11 mm. — Colore incarnato. — Corpo molto obeso, carenato. — Lobi in- terantennali mediocremente prolungati, relativamente larghi, terminati in punta acuta. — Nel terzo segmento dell'addome i margini postero-laterali interi ; gli angoli infero-posteriori terminano in punta non uncinata. Le antenne anteriori si presentano col 1.° articolo cilindroide. I piedi toracici del 4.° paio hanno l'epimero con le due parti, verticale e orizzontale, relativamente molto lunghe e sottili. L'epimero dei piedi toracici del 5." jiaio ha la forma di uno scudo quasi circolare, rilevato nel mezzo. — Nei piedi toracici del 7.° paio il 2.8 articolo ha la parte distale più larga della media. Telson triangolare, lungo quanto il peduncolo dei piedi codali posteriori. Del resto come nell' A. longicornis. Distribuzione geografica e Dimora. — Spitzberg, fondo argilloso-pietroso, 20 org., raro (Goes). — Coste artiche della Norvegia, 30-100 fathoms (G. 0. Sars). ci/» Sistematica. Sp. 352. Anonyx ciliatus (G. 0. Sars, 1882). L882. Tryphosa ciliata. 188i)- HoEK> Crust- Neerland. II, p. 187, t. 8, f. 1. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust, p. 81, t. 3, f. 4. 1891. Orchomenella ciliata. 1888. A. Walker, Crust. Liverpool, 1886, p. 17l\ 1891. G. 0. Sars, Crust. Xorway, p. 60, t. 25, f. 2. t. 13. f. 1-1. Lunghezza "> mm. — Lobi interantennali mediocremente sporgenti, arrotondati. — Epistoma poco sporgente, non uncinato. — Nel 3.° segmento addominale gli angoli postero- intcriori sono arrotondati e i margini postero-laterali interi. Antenne anteriori col 1." articolo rigonfiato in forma
  • posteriore ; il 4.° articolo è poco dilatato ; 1' unghia è piccola. I piedi codali posteriori hanno il ramo interno lanceolato co' margini inermi. Il ramo esterno è più lungo. II telson, più breve del peduncolo dei piedi codali posteriori, è subellittico, avendo i margini laterali convessi, ed un' incisura poco larga, che si estende quasi per la metà della sua lunghezza. Descrizione del maschio. — Le differenze dalla femmina sono nelle antenne posteriori, le quali si modificano nel peduncolo e nel flagello alla maniera ordinaria. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! dalle tartanelle. Mari stranieri. — Coste scandinave (Boeck, G. 0. Saks, Spaere Schneider). Osservazioni. — Indico col nome di Anonyx pinguis questa specie del nostro Golfo, quantunque i suoi caratteri presentino alcune piccole differenze da quelle della forma set- tentrionale. Così in questa il Sars segna crenulati i margini postero-laterali del terzo segmento dell' addome ; e il flagello accessorio delle antenne anteriori è composto di 4 articoli, di cui il 1.° è poco più lungo del seguente. Il telson disegnato dal Boeck rassomiglia inte- ramente a quello degl' individui che si dragano nel nostro Golfo ; invece quello del Saks è di forma triangolare ed è diviso per oltre i 2/3 della lunghezza. La lunghezza dell'ai, pinguis giunge nel Nord, secondo il Boeck, fino a 9 nini. Sp. 360. Anonyx musculosus (Stebbing, 1888). 1888. Orchomene musculosus. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 673, t. 20. Lunghezza circa 12 min. Nei piedi mascellari la lamina interna ha l'estremo libero molto incavato; la lamina esterna giunge fino a metà del 2.° articolo del palpo. Nei gnatopodi anteriori la mano è piuttosta grossa (largii. = 3 . lungh.), col margine posteriore concavo. Del resto come nell'ai, obtusus (v. p. 824). Distribuzione geografica e Dimora. — Al Sud del Giappone, 2425 fathoms (Stebbing). SP. 361. Anonyx Zschauii, Pfeffer, 1888 1888. Anonyx Zschauii. 1888. Orchomene cavimanus. 1878. Pfeffer, Krebse Siid-Georgien, p. 87, t. 2. f. 1. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 679, t. 22. Lunghezza 15 nini. La lamina interna dei piedi mascellari termina coli' estremo libero convesso, leggermente denticulato ; l' esterna raggiunge appena la fine del 2.° articolo del palpo. qo | Sistematica. La mano dei gnatopodi anteriori è robusta (largii. = 12/19 lungh. ), subtrapezoidale, ■ndo alquanto assottigliata verso l'estremo distale. — La mano dei gnatopodi posteriori è quasi ellittica, col margine posteriore convesso, col distale molto largo ed incavato. Del nsto come nell'ai, obtusus. Distribuzione geografica e Dimora. — Georgia del Sud (Pfeffee). — Kerguelen (Stebbing). Osservazioni. — G. 0. Sars (Crust. Norway, p. 74) cita « 0. excavatus » come 3.a specie di Orchi) mene descritta dallo Stebbing. Evidentemente si tratta, invece, dell' 0. cavimanus. Sp. 362. Anonyx abyssorum (Stebbing, 1888). 1888. Orchomene abyssorum. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 676, t. 21. Lunghezza circa 9 mm. L'estremità libera dei piedi mascellari è fortemente incavata; la lamina esterna è munita di grossi noduli, che nell'estremo libero diventano quasi spine odontoidi. La mano dei gnatopodi anteriori è robusta, rettangolare (largii. = 6/n lungh.). Il resto come nella specie seguente (A. obtusus). Distribuzione geografica e Dimora. — Ad Est di Buenos Ayres, 1900 fathoms (Stebbing). SP. 363. Anonyx obtusus (G. 0. Sars, 1891). 1891. Orchomenopsis obtusa. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 74, t. 26, f. 2. Lunghezza 12 mm. — Lobi interantennali larghi, poco sporgenti, ottusi. — Epistema non sporgente. — Nel terzo segmento dell' addome i margini postero-laterali sono interi, convessi ; gli angoli postero-laterali arrotondati. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo a botte, inerme. — Mandibole col pro- cesso incisivo intero, inerme ; col processo molare grande, terminato da superficie quasi piana. — Nei piedi mascellari la lamina interna ha l' estremo libero quasi piano, non ta- gliato a sbieco ; la lamina esterna giunge all' estremo del 2.° articolo del palpo, ed ha il margine interno debolmente denticulato. La mano nei gnatopodi anteriori è subrettangolare (largh. = '/ lungh.), col mar- cine unguicolare perpendicolare; nei posteriori è di forma irregolare, col margine anteriore convesso, col posteriore concavo (largh. = '/ lungh.). Telson quasi triangolare (base = 7/i3 altezza), diviso per oltre la metà. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvergiche : Trondhjemsfjord, circa 100 fathoms (G. 0. Sars). Fara. X. Lisianassidi. — Anontjx anguìatus. %2b Sp. 3G4. Anonyx umbonatus (G. 0. Sars, 1882). 1882. Ichnopus umbonatus. 1891. Pseudotryphosa umbonata. 1882. a. 0. Sars, Xorges Crust., p. 79, t. 3, f. 2. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 83, t. 29, f. 2. Lunghezza 11 mm. — Lobi interantennali brevi, di mediocre larghezza, terminati in punta acuta, non uncinata. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-inferiori sono quasi retti, co' lati interi, quasi rettilinei, ma non terminati in punta aguzza. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo subcilindrico, inerme; il flagello accessorio è composto di 5 articoli, di lunghezza poco differente. — Le mandibole hanno il processo incisivo largo, inerme ; il tubercolo molare grande, con la superficie trituratrice estesa, convessa. La mano dei gnatopodi anteriori è allungata (largii. = z/. lungh.), col margine un- guicolare obliquo; nei posteriori è subellittica (largh. = l/ lungh.). Il telson è allungato, trapezoidale ( base maggiore = '/2 altezza ), diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste occidentali della Norvegia: Hvitingso, circa 150 fathoms (Gr. 0. Sars). — Skagerak, 400-420 fathoms ( G. 0. Saks). Osservazioni. — Gli occhi sono imperfettamente sviluppati; gli epimeri dei piedi toracici del 5." paio presentano nel mezzo un'eminenza umboniforme trasversale, molto conspicua. Il Sars ha fatto questa specie tipo del suo nuovo genere Pseudotryphosa, al quale dice che « quite undoubtedly » appartiene anche la Tryphosa antennipotens , Stebbing (cf. p. 827). Sp. 365. Anonyx anguìatus (G. 0. Sars, 1891). 1891. Tryphosa ungulata. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 78, t. 2S, f. 1. Lunghezza 7 mm. — Colore rossiccio-pallido. — Lobi interantennali larghi, brevi, terminati in punta acuta, uncinata. — Epistoma sporgente, inerme. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-inferiori sono quasi retti, co' lati quasi rettilinei, interi. Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo subcilindrico, inerme; col flagello accessorio composto di 4-5 articoli, quasi eguali. Il resto come in A. nanus (p. S20). Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave; specialmente nel Trondhjemsfjord, 100-150 fathoms (G. 0. Sars). Osservazioni. — Non sono descritte né figurate le parti boccali. — Molto affine a questa specie è (secondo G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 76) la Tryphosa compressa, di cui lo stesso Carcinologo dà una breve frase diagnostica, promettendone più tardi la descrizione Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 104. oofi Sistematica. completa. I caratteri principali riguardano : i lobi interantennali, i quali sono molto sporgenti ed arrotondati ; la forma lineare ed angusta degli occhi ; e finalmente la grossezza della mano dei gnatopodi posteriori. Sp. 366. Anonyx minutus, Kroyer, 1846. 1846. Anonyx minutus. 1870. Orchomene minutus. 1846. Króyeb, Nat. Tidsskr., (2) voi. 2, pp. 23, 42. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 36. 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 18, f. 2. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 174, t.5, f. 3. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 76, t. 12, f. 6. 1884. Sparre Schneider, Tromsò" Mus., 7. Aarsh., 1862. Bate and Wesiwood, Brit. sess. ey. Crust., p. 69. voi. 1, p. 108, con fig. 1891. Orchomenella minuta. ? 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 24. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 66, t. 24, f. 1. 1865. Lysianassa minuta (Anonyx). 1891. Orchomene {Orchomenella) minuta. 1865. Goès, Amphip. Spetsberg., p. 520. 1891. Sparre Schneider, Tromsò Mus., 14. Aarsh., p. 102. Lunghezza 8 '/<> mm- (Kroyer). — Lobi interantennali alquanto acuminati. — Epi- stema sporgente. — Angoli postero-inferiori del 3.° segmento addominale acuti, ma non uncinati. — Antenne e parti boccali come in Anonyx pinguis (p. 821). La mano dei gnatopodi anteriori è mediocremente lunga (largii. = l/2 lungh. ), col margine unguicolare quasi trasversale; quella dei gnatopodi posteriori subellittica (largii. = 7n lungh.). Telson subtrapezoidale (largii. = U/1S lungh.), diviso, per 2 3 della larghezza, da una fessura che nella parte distale è molto larga. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia, 60-70 Fv. ( Holboll, secondo Kroyer). — Coste scandinave (G. O. Sars). Sp. 367. Anonyx albidus (G. O. Sars, 1891). 1891. Hoplonyx albidus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 96, t. 33, f. 3. Lunghezza 12 mm. — Lobi interantennali larghi, ad angolo retto, poco sporgenti. — Epistoma poco sporgente, inerme. — Nell'addome gli angoli infero-posteriori del 3.° segmento sono quasi ad angolo retto, con vero vertice, ma senza uncino: i margini latero-posteriori i interi, convessi. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo poco gonfio, a botte; il flagello accessorio è composto di molti articoli. La m ano dei gnatopodi anteriori è subrettangolare (largh. = 9/00 lungh.), col margine unguicolare breve, tagliato obliquamente; quella dei gnatopodi posteriori è ellittica, molto allungata (largh. = •/. lungh.). 11 telson è subtrapezoidale, piuttosto allungato (largh. = 5/9 lungh.), diviso quasi fino alla b;i Fam. X. Lisianassidi. — Anonyx Normani. 827 Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave, soprattutto nel Trondhjemsfjord (GL 0. Sars). Sp. 368. Anonyx antennipotens (Stebbing-, 1888). 1888. Tryphosa antennipotens. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 617, t. 6. Lunghezza 25 mm, — Lobi iuterantennali mediocremente sviluppati, arrotondati. — Nel terzo segmento dell'addome gli angoli infero-posteriori sono arrotondati. Nelle antenne anteriori il 1.° articolo non è prolungato in processo spinoso; gli altri due sono relativamente brevi. Nei gnatopodi anteriori la mano è trapezoidale, molto assottigliata verso l'estremo distale (largh. = " 1M lungh. ), con un breve margine unguicolare ottuso. — I gnatopodi posteriori hanno la mano ellittica (largh. = 7/17 lungh.). — Piedi toracici del 5.° paio coli' epimero non umbonato. Del resto come nell' A. umbonatus (cf. p. 825). Distribuzione geografica e Dimora. — Al largo dell'isola Heard, lat. 52° 4' S., long. 71° 22' E., prof. 150 fathoms, un individuo solo, femmina (Stebbing). Osservazioni. — Per la forma della mano dei gnatopodi anteriori questa specie ricorda gli Anonyx, da cui nondimeno differisce per la lunghezza dei flagelli delle antenne, come nei veri Ichnopus. Sp. 3G9. Anonyx Normani (Sparre Schneider, mss., secondo G. 0. Saes, 1891). 1891. Onesimus Normani. 1891. Sparre Schneider mss., in G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 106, t. 36, f. 2. Lunghezza 9 mm. — Lobi interantennali piccoli, terminati in punta acuta. — Epi- stoma poco sporgente. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-laterali sono prolungati in breve uncino. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo inerme, gonfio in forma di botticino; il flagello accessorio è composto di 3. articoli, di cui il 1.° è assai più lungo degli altri due presi insieme. La mano dei gnatopodi anteriori è subrettangolare, poco allungata (largh. = l/2 lung'h.), quella dei posteriori subellittica (largh. = \/0 lungh.). Telson trapezoidale, poco più lungo che largo, inciso per circa un terzo. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste norvegiche : Tromso (Sparre Schneider, secondo G. 0. Sars ). Osservazioni. — Questa specie si riconosce subito fra tutte le altre per gli angoli infero- anteriori del suo 1.° segmento dell'addome, i quali si prolungano in piccolo uncino. Le parti boccali non sono descritte (cf. A. plautus, p. 828). go« Sistematica. Sp. 370. Anonyx Edwardsii, Kroyer, 1846. 1- 16. Anonyx Edwardsii. 1846. Ehòter, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 1. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 105, t. 36, f. 1. 1846. Kroyer, Voy. Scan.lin., t. 16, f. 1. 1880. Anonyx (Onisimus) leueopis. ■. Bruzelius. Skandin. Gammar., p. 46. 1880. G. .0. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 30. 1877 et 78, p. 438. 1865. L Edwardsii. 1885. Onisimus Uucopis. Goès, Amphip. Spetsberg., p. 520. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Esped., p. 149, L870. is Edwardsii. '■ 13, f. 1. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 33. 1887. Onisimus caricus. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 167, t. 6, f. 4. 1887. Hansen, Dijmphna, Krebsdyr. Kara, p. 214, 1-77. Miers, Ami. Mag. N. Hist., (4) voi. 20, p. 99, t. 21, f. 6. t 3, f. 3. Lunghezza 12 nim. — Colore giallo-rossiccio. — Lobi hiteran termali piccoli, ottusi. — Epistoma appena sporgente. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-in- feriori si prolungano in un piccolo uncino. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo a botte, inerme; il flagello accessorio è composto di 5-6 articoli, di cui il 1.° è poco più lungo dei seguenti. — Le mandibole hanno il processo incisivo largo, inerme ; e il processo molare assai grande, con superficie trituratrice larga e piana. — Nei piedi mascellari la lamina interna è piccola, ottusa all'apice; la lamina esterna è più breve del 2.° articolo del palpo. La mano dei gnatopodi anteriori è trapezoidale, allungata (largii. = 5/ lungh.), col margine unguicolare poco obliquo. — La mano dei gnatopodi posteriori è subellittica, al- lungata (largii. = 4/„ lungh.). Il telson è breve, subquadrato, col margine distale appena inciso. Dis/ribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Holboll, secondo Kroyer). — Coste scandinave, specialmente settentrionali ( G. O. Sars). Osservazioni. — Le mascelle posteriori hanno la lamina interna assai più breve ed angusta dell' esterna. *6' Sp. 371. Anonyx plautUS, Kroyer, 1845. 1845. Anonyx plautus. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 164, t. 4, f . 2. 1845. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 629. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 107, t. 37, f. 1. 1846. Kroyer, Voy. Scandin., t. 15, f. 2. 1880. Anonyx (Onisimus) turgidus. 1874. Buohholz, Nordpolarf., p. 303. 1880. G. O. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1865. Lysianassa piatita (Anonyx). 1-77 et 7^ p 437_ 1865. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 521. 1885. Onisimus turgidus. 1870. Onisimus plautus. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 147, 1870. Boei k, Amphip. bor. arct., p. 32. t. 12, f. 5. Lunghezza 8 min. — Colore roseo-gialliccio. — Lobi interantennali acuti. Fani. X. Lisianassidi. — Anonyx calcaratus. 829 Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo cilindroide. — Le parti boccali come nell' A. Echvardsii (cf. p. 828); il resto come nell'ai. Nonnani. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Holboll, secondo KeSyeb); Spitzberg, 3-10 Fv., fondo algoso-fangoso (Malmgren, secondo Goès). — Coste scandinave: Skraaven, 5-20 Fv. (G. 0. Sars, secondo Boeck); Haugesund, 60 Fv. (Boeck). Osservazioni. — Somiglia molto all' A. Normani, ma se ne distingue subito per la man- canza di uncino nel 1.° segmento addominale. — L' Anonyx Plautus, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 78, t. 13, f. 1 ; cf. anche Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. Ili, con fìgg. ), tenendo conto della forma del telson, forse a miglior ragione si deve considerare come sinonimo dell' A. Edwardsii. Il Kruyer ( Nat urlìi st. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 629) riferisce che 1' Holboll, inviandogli degl' individui di questa specie, li avea considerati come appartenenti a tre diverse specie, cioè: An. velatus, An. brevipes e An. ornatus. Secondo il Kroyer la l.a specie dello Holboll corrispondeva a delle femmine giovani, la 2.a a femmine adulte, la 3.a a maschi. Sp. 372. Anonyx calcaratus (G. 0. Sars, 1880) G. 0. Sars, 1885. 1880. Anonyx (Hìppomedon?) calcaratus. 1880. G. 0. Sars, Prodromus Crust. exped. Norveg. 1877 et 78, p. 440. 1885. Anonyx calcaratus. 1885. G. 0. Sars, Norske Nordhavs- Exped., p. 142, t. 12 f. 3. 1891. Centromedon calcaratus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 100. Lunghezza 8 mm. — Lobi interantennali prolungati in punta acuta. — Nel 3.° segmento addominale gli angoli infero-posteriori sono prolungati in uncino molto gi-ande. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo inerme, poco rigonfio. — Nelle mandibole il tubercolo molare è grande, con superficie molare piana; il processo in- cisivo è inerme. — Nei piedi mascellari la lamina interna termina troncata perpendicolar- mente; 1' esterna è alquanto più breve del 2.° articolo del palpo. La mano dei gnatopodi anteriori è subtrapezoidale (largii. = l/3 lungli. ), col mar- gine unguicolare assai breve, alquanto obliquo. — La mano dei gnatopodi posteriori è subellittica ( largii. = 9/14 lungh. ). Telson allungato, diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici, presso V Islanda, 658-1200 fathoms (G. 0. Sars). Osservazioni. — Questa specie si riconosce facilmente pel carattere singolare dei piedi toracici del 7.° paio, il cui 2.° articolo ha il margine postei-iore armato di un lungo ed acuto sperone. 830 Sistematica. (98) Sp. 373. Anonyx longipes (Bate, 1857) Bate and Westwood, 1861. 1857. Anonyx ampulla (nome preoccupato, cf. p. 834). 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 23, t. 3, f. 23-31. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 139. 1870. Tryphosa longipes. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 38. voi. 1, p. 116, con figg. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 184, t. 5, 1862. Bate, Cat. Brit, Mus., p. 79, t. 13, f. 5. f. 8; e t. 6, f. 5. 1861. Anonyx longipes. 1891. Tryphosites longipes. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. SI, t. 28, f. 3; voi. 1, p. 113, con figg. e t. 29, f. 1. 1662. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 79, t. 13, f. 4. Lunghezza 12 mm. — Lobi interantennali angusti, mediocremente sporgenti, terminati da punta ottusa. — Epistema poco sporgente, ma armato da un processo spiniforme molto notevole. — Nel 3.° segmento dell' addome gli angoli postero-inferiori sono prolungati in grosso e largo uncino; i margini postero-laterali sono concavi, interi. Le antenne anteriori hanno il 1." articolo del peduncolo rigonfio a botte, inerme; il flagello accessorio ha 5 articoli, di cui il 1.° è alquanto più lungo dei seguenti. — Nelle mandibole il processo incisivo è intero, il tubercolo molare è grande, con superficie tritura- trice piana. — Le lamine dei piedi mascellari presentano delle sporgenze che simulano le spine odontoidi ; la lamina esterna oltrepassa di molto il 2.'J articolo del palpo. La mano dei gnatopodi anteriori è allungata (largh. = 7/I9 lungh. ), subrettangolare, con margine unguicolare poco obliquo. — La mano nei gnatopodi posteriori è allungata (largh. = 9/23 lungh.), col margine posteriore ventricoso. Telson subtrapezoidale, allungato (base maggiore = U/]S altezza), diviso per più di 2/3 da una fessura che si va allargando. .- Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Napoli (Gr. 0. Saks). Mari stranieri. Coste britanniche (Bate). — Coste scandinave: « Off the coast of Norway this is one of the commonest Lysianassidae, often occurring in considerable numbers at depths varying from 20 to 100 fathoms » (G. 0. Saes). Osservazioni. — Non mi è mai riuscito di trovare questa specie, che, intanto, pel processo spiniforme del suo epistoma dovrebbe essere facilmente riconoscibile. Sp. 374. Anonyx Debruynii, Hoek, 1882. 1882. Anonyx debruynii. 1891. Chironesimus Debruynii. 1882. Hoek, Crust. « Willem Barents », p. 44, t. 3, 1891. G. O. Saes, Crust. Norway, p. 109, t. 37, f. 2. f. 30. Lunghezza 14 mm. — Lobi interantennali brevi, arrotondati. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli infero-posteriori sono prolungati in uncino di mediocre lunghezza ; i margini latero-posteriori sono interi. Fam. X. Lisianassidi. — Anonyx pwmìlus. 831 Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo gonfio a botte; il flagello accessorio risulta di molti articoli. — Il processo incisivo delle mandibole è intero ; il mo- lare è grande, conico, senza vera superficie trituratrice. — Le lamine sono armate di noduli, che non si possono veramente ancora dire spine odontoidi ; la lamina interna è tagliata trasversalmente : 1' esterna non raggiunge 1' estremo distale del 2.° articolo del palpo. La mano dei gnatopodi anteriori è subtrapezoidale, mediocremente lunga (largii. = '/, lungh.), con breve margine unguicolare quasi perpendicolare. — La mano dei gnatopodi poste- riori è quasi triangolare (base = 7/10 altezza), coli' estremo distale molto allargato e scavato. Il telson è trapezoidale (base maggiore = 13/19 altezza), diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano artico: Mare di Barents, 125 Faden (Hoek). — Coste scandinave: Christiansund. Lofoten. 50-100 fathoms (G. 0. Sars). Sp. 375. Anonyx pumilus, Lilljeborg-, 1865. 1865. Anonyx pumilus. 1865. Lysianassa productu. 1865. Lilljeborg. Lrsian. magell., p. 26, t 4, f. 35-41. 1865. Gòes, Amphip. Spetsberg., p. 519, t. 37, f. 4. 1870. Boeck, Amphip. bor. arci., p. 30. 1891. Centromedon pumilus. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 159, t. 5, 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 100, t. 34, f. 2. f. 5, e t. 6, f. 6. 1884. Sparre Schneider, Tromso Mus., 7. Aarsh., p. 62. Lunghezza 5 mm. — Lobi interantennali mediocri, terminati in punta acuta. — Epi- stema non sporgente, anzi incavato, inerme. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-inferiori sono prolungati in un lungo uncino ricurvo indietro. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo poco gonfio, inerme; il fla- gello accessorio risulta di 3 articoli, di cui il 1.° è poco più lungo degli altri due. — Le mandibole hanno il processo incisivo armato di un dente; il processo molare ha la forma di un lungo cono, relativamente molto acuto. — Nei piedi mascellari la lamina interna ha l'estremo libero tronco, inerme; la lamina esterna è più breve del 2.° articolo del palpo. La mano nei gnatopodi anteriori è quasi amiddaloide ( largii. = ' a lungh. ), con un margine unguicolare molto obliquo: nei gnatopodi posteriori è ellittica (largii. = ' n lungh.). Il telson è trapezoidale (largii. = v lungh.), diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave, 50-100 fathoms (Lilljeborg, Boeck, Gr. O. Sars). — Spitzberg (Goés). Osservazioni. — Gli occhi sono imperfettamente sviluppati. Il Sars (Crust. Norway, p. 101 ) accenna brevemente ad un' altra specie di Centromedon (C. affinis) dell'Oceano artico, la quale differisce dal C. pumilus « not only by its mudi larger size, but also by the lateral corners of the cephaloii being not straight but slightly upturned at the tip, and by the posterior projection of the last epimeral plates of the metasome being considerably narrower and more produced » . non Sistematica. Sp. 376. Anonyx groenlandicus, Hansen, 1887. 1887. Anonyx groenlandicus. . 1891. Orchomenella groenlandica. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 72, 1891. G. O. Sars, Crust. Nonvay, p. 70, t. 26, f. 1. t. 2, f. 5. Lunghezza 7 mm. — Lobi interantennali brevi, ottusi. — Epistoma mediocremente sporgente. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-laterali sono acuti e pro- lungati in un piccolo uncino rivolto in sopra; e i margini postero-laterali sono interi, sinuosi. Antenne anteriori col 1." articolo del peduncolo a botte, inerme. Mandibole col processo incisivo principale intero, inerme. — Nei piedi mascellari la lamina interna ha 1' estremo distale denticulato, ma non tagliato a sbieco ; la lamina esterna giunge fino all' estremo del 2.° articolo del palpo. La mano nei gnatopodi anteriori è subrettangolare (largii. = '/2 hingh. ), nei poste- riori è subtriangolare, mediocremente allungata (largii. = s/i5 lnngh.). Telson trapezoidale (largii. = u/19 lnngh. ), diviso per 8/3 della lunghezza. Distribuzione, geografica e Dimora. — Groenlandia (Hansen). — Norvegia artica ( G. 0. Saes). Sp. 377. Anonyx nanoides (Bruzelius, 1859) Lilljeborg, 1865. 1859. Anonyx nanus. 1870. Tryphosa nanoides. 1859. Bruzelius, Skandin. Gamraar., p. 42. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 38. 1865. Anonyx nanoides. I876- Boeck, Skandin, arkt. Amphip., p. 186. 1865. Lilljeborg, Lysiau. magell., p. 25, t. 3, f. 32-34. 1891- G-. 0. Sars, Crust. Xorway, p. 79, t. 28, f. 2. Lunghezza 8 mm. — Lobi interantennali brevi, larghi, arrotondati. — Epistoma spor- gente, inerme. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-laterali sono sporgenti, alquanto prolungati ad uncino, ma terminati con punta ottusa; i margini postero-laterali sono sinuosi, interi. Le antenne anteriori hanno il 1 .° articolo rigonfio a botte, intero ; il flagello acces- sorio è composto di molti articoli (circa 10), quasi tutti della stessa lunghezza. — (Parti boccali non descritte, né figurate ). Nei gnatopodi anteriori la mano è rettangolare, relativamente molto lunga (larghezza = Yn lungh.), col margine unguicolare breve, rettangolare. — La mano dei gnatopodi posteriori è ellittica, allungata ( largii. = l/2 lungh. ). Il telson è subtrapezoidale (largii. = 5/9 lungh. ), diviso quasi fino alla base. Distribuzione geografica e Dimora. — Coste scandinave: Bohuslan (Bruzelius); Finmark, 50-100 fathoms (G. O. Sars). — Groenlandia (Hansen). — Isole Shetland (Norman). Osservazioni. — La presente specie non può chiamarsi Anonyx nanus, perchè questo nome è preoccupato per una specie del Kroyer (cf. p. 820). Fara, X. Lisianassidi. — Anonyx cicada. 833 Sp. 378. Anonyx Cicada (0. tfabricius, 1780) Stebbing, 1888. 1780. Oniscus cicada. 1780. 0. Fabriciu.s, Fauna Groenland., n. 233, p. 258. 1840. Acanthonotus cicada. 1840. Edwaros, Hist. Crust., voi. 3, p. 25. 1845. Anonyx gulosus. 1845. Krover, Naturhist. Tissdkr., (2) voi. 1, p. 611. 1846. KrOyer, Voy. Soandin., t. 14, f. 12. 1859. Bruzeliu», Skandin. Gammar., p. 44. ? 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 24. 1870. Boeck, Amphip. boi-, arct., p. 30. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 157, t. 5, f. 4. 1851. Anonyx norvegicus. 1851. Lilljeboro, Ofv. Vet. Akad. Forh. Stockholm, p. 22. 1856. Anonyx Holbolli. 1856. Bate, Eep. Brit. Assoc. 1855, p. 5S, t. 17, f. 3. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 138. 1861. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 104, con figg. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 75, t. 12, f. 4. 18C0. Anonyx Bruzelii. * 1860. Boeck, Bemarkn. norske Amphip., p. 643. 1865. Lilljeboro, Lysian. magell., p. 28. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 712. 1865. Lysianassa gulosa (Anonyx). 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 520. 1888. Anonyx cicada. 18S8. Stebbing, Eep. Challenger, p. 46. 1889. Anonyx Kiikenthali. 1889. Vosseler, Arch. f. Naturg., 55. Jahrg., voi. 1, p. 154, t. 8, f. 1-7. 1891. Hoplonyx cicada. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 92, t. 32, f. 2. 1891. Hoplonyx similis. 1891. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 93, t. 33, f. 1. 1891. Hoplonyx acutus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 95, t. 33, f. 2. 1891. Hoplonyx leucophthalmus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 97, t. 34, f. 1. 1891. Hoplonyx caeculus. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 98, t. 35, f. 1. Lunghezza 18 nini. — Colore del corpo giallo-rossiccio; quello delle uova violetto- oscuro. — Lobi interantennali brevi, larghi, ottusi. — Epistema alquanto sporgente. Nel 3.° segmento dell' addome gli angoli postero-inferiori si prolungano appena in una piccola punta ricurva; i margini postero-laterali sono rettilinei, interi. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo gonfio a botte, inerme; il flagello accessorio è composto di 5-6 articoli, tutti di lunghezza quasi eguale. — Le man- dibole hanno il processo incisivo principale largo, ma inerme, il tubercolo molare grande, sub-conico. — Nei piedi mascellari la lamina interna ha l'estremo distale tronco, intero; la lamina esterna giunge a livello del 2.° articolo del palpo. La mano nei gnatopodi anteriori è allungata (largii. = }/s lungh. ), col margine ungui- colare obliquo; nei posteriori è subellittica (largii. = 7, lungh.). Il telson è subrettangolare (largii. = n/18 lungh.), diviso quasi fino alla base, con gli angoli distali non prolungati. Distribuzione geografica e Dimora. — Comunissimo in tutto 1' Oceano artico, ed inoltre sulle coste britanniche e scandinave. Osservazioni. — Neil' A. cicada è molto notevole la fina seghettatura che i gnatopodi anteriori presentano nel margine unguicolare. Zool. Station z. Neapel, Fauna iind Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 105. 834 Sistematica. Sp. 379. Anonyx nugax (Phipps, 1774) Miers, 1877. 1774. Cancer nugax. 1774. Phipps, Voy. North Pole, p. 192, t. 12, f. 3. 1781. Gammarus nugax. 1781. J. C. Fabricios, Spec. Insect, voi. 1. 1793. J. C. Fabricius, Entom. system., p. 515. 1826. Talitrus nugax. 1826. Ross, Hecla and Fury, p. 119. 1829. Atylus nugax. * 1829. Latreille, Règne Animai Cuvier, Crustacés ( secondo Stebbino, Rep. Challenger, p. 138). 1838. Lysianassa Lagena. 1838. Reinhardt mss. in : Króter, Grònlands Amfip., p. 237, t. 1, f. 1. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 21. 1865. GoÈs, Amphip. Spetsberg., p. 518. 1838. Anonyx lagena. 1838. Króter, Grònlands Amfip-, p. 244. 1838. Króter, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 256. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 77, t. 12, f. 7. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 28. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 152. 1874. Buchholz, Nordpolarf., p. 300. 1875. Heller, Nordpol-Exped., p. 29, t. 1, f. 6-15. 1838. Lysianassa appendieulosa. 1838. Króter, Grònlands Amfip., p. 240. 1838. Anonyx appendiculosus. 1838. Króter, Grònlands Amfip., p. 240 e 244. 1838. Króter, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 257. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 21 (A. appen- diculatus). 1840. Lysianassa appendiculata. 1840. Edwards, Hist. Crust., voi. 3, p. 21. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 67, t. 10, f. 8. 1845. Anonyx AmpuUa. 1845. Króter, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 578. 1846. Króter, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, p. 43. 1846. Króter, Voy. Scandin., t. 13, f. 2. 1851. Brandt, Middendorff's Reise, Crust., p. 131. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 39. 1865. Lilljeeorg, Lysian. magell., p. 23, t. 4, f. 52. 1862. Lysianassa nugax. 1862. Bate. Cat. Brit. Mus., p. 65, t. 10, f. 3. 1862. Anonyx laevigatus. 1862. Stimpson, mss., in: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 65. 1862. Anonyx vorax. 1862. Stimpson, mss., in : Bate, Cat. Brit. Mus., p. 77. 1862. Anonyx ampulloides. 1862. Stimpson, mss., in: Bate, Cat. Brit. Mus., p. 78, t. 12, f. 8. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 608, t. 3. 1870. Anonyx Lilljeborgi. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 29. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip.. p. 154, t. 4, f. 3. 1872. Anonyx (Lysianassa) lagena. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 152. 1877. Anonyx nugax. 1877. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 19, p. 135. 1877. Miers, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 20, p. 97. 1881. Anonyx typhlops. 1881. G. O. Sars, Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877 et 78, p. 436. 1885. G. O. Sars, Norske Nordhavs-Exped., p. 145, t. 12, f. 4. 1891. Centromedon typhlops. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 100, t. 34, f. 2. Lunghezza fino a 40 mm. — Colore giallo-rossiccio. — Lobi interantennali brevi, larghi, ottusi. — Epistoma non sporgente. — Nel terzo segmento dell' addome gli angoli postero-laterali sono prolungati in uncino, che si rivolge indietro. Le antenne anteriori hanno il 1.° articolo del peduncolo gonfio a botte, inerme; il flagello secondario ha 7 articoli, di cui il 1.° è molto più lungo degli altri. — Le man- dibole hanno il processo incisivo largo, coli' angolo interno denticulato ; il processo molare è grande, conico, senza superficie trituratrice propriamente detta. — Nei piedi mascellari la lamina interna ha l' estremo tronco, intero ; l' esterno non giunge neppure all' estremo distale del 2.° articolo del palpo. La mano dei gnatopodi anteriori è allungata (largii. = 7- lungh.), col margine un- guicolare perpendicolare; nei posteriori è subellittica (largii. = V'., lungh.). Fani. X. Lisianassidi. — Specie incerte di Anonyx. 835 Telson subrettangolare (largh. = ' s lungh. ), diviso quasi fino alla base, con gli angoli distali leggermente prolungati. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano artico e mari vicini. Osservazioni. — La proposta, fatta dal Kroyek, di dare il nome di Anonyx al Cancer ampulla del Phipps, non fu accettata dalla maggioranza degli altri Carcinologi, i quali invece si accordano nel considerare come Anonyx piuttosto il Cancer nugax dello stesso Phipps. Specie incerte di Anonyx. 1. Anonyx alhus, White, 1850 ( Catal. Brit. Crust., p. 50; e Popul. Hist. Brit. Crust., p. 169; et', pure GrOSSE, 1855, Man. Marine Zool., voi. 1, p. 142, f. 261). Irreconoscibile. 2. Anonyx annulatus, Stimpson, Ms. (secondo Bate, Cat. Brit. Mus., p. 79, f. 3). Molto vicino all' A longipes, se non forse identico. 3. Anonyx bidentatus, Stuxberg, 1880 (Evertebratfaunan i Sibiriens Isliaf). Solo nome. 4. Anonyx Brocchii, Catta, 1876 (* Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4, p. 164). Il Catta la dice vicina a A. Edwardsii, secondo Stebbing (Rep. Challenger, p. 441, dove son pure riferiti alcuni caratteri di questa specie ). 5. Anonyx caecus, Vosseler, 1889 (Ardi. f. Naturg., 55. Jahrg., voi. 1, p. 155, t. 8. f. 8-14 j. Pare A. albidus. 6. Anonyx Chilensis. Heller, 1865 (Novara, p. 129, t. 11, f. 5). La breve descrizione e le figure imperfette non permettono una diagnosi sicura. Tuttavia la rassomiglianza maggiore è con A. nanoides. 7. Anonyx cicadoides, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 612, t. 4 e 5). Non pare che appartengano alla stessa specie i due individui figurati nelle due tavole, soprattutto se si guardi alla forma diversa dei gnatopodi anteriori, di cui quelli della 4.a tavola potrebbero avvicinarsi piuttosto ai gnatopodi anteriori d'un Iclnwpus, e quelli della tavola seguente ricordano più VA. nugax. 8. Anonyx corpulentus, G. M. Thomson, 1881 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 14, p. 231, t. 17, f. 1). Descritto e figurato incompletamente, onde resta specie dubbia insieme all'altra seguente A. exiguus'(ì. e, p. 232, t. 18, f. 2). Quest'ultimo è dallo stesso Gr. 0. Thomson considerato come coincidente colV A. exiguus, Stimpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 51; cf. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 75, t. 12, f. 3), che nondi- meno è pure esso incerto. 9. Anonyx elegans, W. Thompson, 1847 (Ann. Mag. Nat, Hist., (1) voi. 20, p. 243). Sono riferite soltanto le dimensioni e il colore. 10. Anonyx femoratus, Pfeffer, 1888 (Krebse Siid-Georgien, p. 93, t. 2, f. 2). Specie di valore molto dubbio. 11. Anonyx filiger, Stimpson, 1864 (Puget Sound, p. 157). Potrebbe essere un Lysianax. 836 Sistematica. 12. Anonyx Fuegiensis, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 919, t. 62, f. 4). È un nuovo nome dato dal Dana a un Gamniarino da lui stesso prima (Proc. Amer. Acad. Arts Se, voi. 2, 1852, p. 209) detto Stenia magellanica. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 266) vorrebbe riprendere la desinenza magellanica. Ma la specie, e anche il genere, danno molti dubbi. Forse non è molto lontano da Anonyx nanoides. Molto affine a questa specie è anche V Uristes gigas, Dana, 1852 (U. S. Exped., p. 919, t. 62, f. 3). Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 89, t. 14, f. 8) riproduce la descrizione e le figure del Dana; nondimeno le sue figure non corrispondono interamente a quelle del Carcinologo americano. 13. Anonyx Martensi, Boeck, 1870 (Amphip. bor. arct., p. 29; e Skandin. arkt. Amphip., p. 156). E un nuovo nome proposto per la Lysianassa Martensi, Goes, 1865 (Amphip. Spetsberg., p. 519, t. 37, f. 2), che invece pare coincidere coli' A. nugax. 14. Anonyx Nardonis, Heller, 1866 (Amphip. Adriat., p. 26, t. 2, f. 17, 18). È probabil- mente un Ichnopus, tenendo conto della forma assottigliata che ha la mano dei gna- topodi anteriori. Il Boeck (Skandin. arkt. Amphip., p. 180) lo suppone una Tryphosa. 15. Anonyx nitens, Haswell, 1886 (Proc. Limi. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 98, t. 12, f. 1, 2). E un nuovo nome invece di Lysianassa nitens, Haswell, 1880 (1. e, voi. 4, p. 255, t. 8, f. 5 ). Ma la specie rimane sempre poco determinata, e forse coincide pure con la Lysianassa affinis, Haswell, 1880 (1. e, p. 256; e 1. e, voi. 10, p. 99, t. 12, f. 5, 6), di cui l'A. dice che differisce dalla L. nitens per la grandezza degli occhi e per la grande lunghezza delle antenne posteriori. 16. Anonyx nobilis, Stimpson, 1854 (Inveri Grand Manan, p. 50; cf. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 76, t. 12, f. 5). Indeterminabile. 17. Anonyx pallidus, Stimpson, 1854 (1. e, p. 50; cf. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 81). Indeterminabile. 18. Anonyx politus, Stimpson, 1854 (1. e, p. 50; cf. pure Bate, Cat. Brit. Mus., p. 80). Indeterminabile. 19. Anonyx producta, Packard, 1867 (Meni. Boston Soc. Nat. Hist., voi. 1, p. 301). Senza descrizione. 20. Anonyx punctatus, Stimpson, ms. (in Bate, Cat. Brit. Mus., p. 78, t. 13, f. 2). Imper- fettamente conosciuto. 21. Hirondellea inoculata, Chevreux, 1889 (Bull. Soc. Zqol. France, voi. 14, p. 286, con fig.). Sembra un Anonyx ; ma prima di decidersi bisogna attendere ancora figure e descrizioni più particolareggiate (cf. pure p. 103). 22. Lysianassa sagenae, Walker, 1862 (Journ. R. Dublin Soc, voi. 3, 1860-61, p. 69). Forse è un errore invece di L. lagena. 23. Onesimus abyssicola, Stuxberg, 1880 (Evertebr. Sibiriens, p. 762). E un semplice nome insieme ad O. vorax, ed O. zebra. 24. Onesimus caspius, Grinim, 1880 ( Ardi. f. Naturg., 46. Jahrg., p. 119 ). Solo nome. Si- milmente O. platyuros, e pomposus dello stesso scrittore. 25. Orchomene Grimaldii, Chevreux, 1890 (Bull. Soc. Zool. France, voi. 15, 15, p. 164). Molto affine all' Anonyx Edwardsii. Fani. X. Lisianassidi. — Cheirimedon crenatìpalmatus. S37 26. Orchomene Hanseni, Meinert, 1890 (Crust. Malacostr., p. 154, t. 1, f. 18-24). È un Anonyx ; ina pure, non ostante le molte figure, esso rimane sempre poco determinato, perchè non sono state descritte o figurate le parti essenziali. Lo stesso vale pure della Trypkosa erosa, Meinert, 1890 (1. e, p. 155, t. 1, f. 25-29). Gen. 122. Cheirimedon, Stebbing, 1888. 1888. Cheirimedon. 18S8. Stebbiko, Rep. Challenger, p. 638. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 34. Antenne anteriori col 2.° articolo del peduncolo molto breve ; flagelli con pochi articoli. — Mandibole col processo incisivo intero ; col tubercolo molare poco sviluppato. — Mascelle anteriori con 2 setole sulla lamina interna; palpo grande, 2-articolato. — Mascelle poste- riori con le lamine subeguali. — Piedi mascellari con le lamine grandi, inermi. Epimeri grandi. — Gnatopodi anteriori subchelati, con la mano molto grande, e tale che dall' estremo prossimale si va allargando verso la distale. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori col ramo interno molto più breve dell' esterno. Telson profondamente diviso. Specie del genere Cheirimedon. ( prolungati in uncino . crenatìpalmatus pag. 837 Angoli infero-posteriori del terzo segmento dell'addome j , . . . , . oco ( non prolungati in uncino lati inumi* » odo Sp. 380. Cheirimedon crenatìpalmatus, Stebbing, 1888. 1888. Cheirimedon crenatìpalmatus. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 638, t. 12. Lunghezza 7 '/•> nini. — Angoli infero-posteriori del 3.° segmento addominale prolun- gati in grande uncino. Distribuzione geografica e Dimora. — Presso le isole Kerguelen, 127 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — È sinonimo di questa specie, o per lo meno appartiene allo stesso genere, anche Y Hippomedon geelongii, Stebbing, 1888 (Rep. Challenger, p. 635, t. 11), preso al largo di Melbourne. Le due specie differirebbero forse solo pel flagello accessorio delle antenne anteriori, il quale nel Ch. crenatipalmat/is è composto solo di due articoli, abba- stanza lunghi, e nell' Hippomedon geelongii risulta di cinque, tutti relativamente brevi. Del resto occorre notare che lo Stebbing, descrivendo le mascelle anteriori di quest' ultima specie, parla di 7 setole piumose sulla lamina interna, « graduated in size, the first of the row being veiy slight and the apical one very large ». Nella figura (Rep. Challenger, t. 11) di queste sette setole solamente due sono evidenti. ego Sistematica. Sp. 3S1. Cìieirimedcm latimanus (G. 0. Sars, 1882) G. 0. Sars, 1890. (Tav. (50, Fig. 50). 1882. Normania latimana. 1890. C'heirimedon latimanus. 1882. G. 0. Sars, Norges Crust., p. 83, t. 3, f. 6. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 35, t. 13, f. 2. Lunghezza 6 min. — Lobi interantennali mediocremente allungati, con la punta poco acuta. - • Nel terzo segmento dell' addome gli angoli infero-posteriori sono terminati da una punta, ma non sono prolungati. La mano dei gnatopodi anteriori è molto dilatata all' estremità distale (largh. prossi- male = 6/13 largh. distale). Distribuzione geografica e Dimora. — Coste occidentali della Norvegia: Bukken (Gr. 0. Sars). Osservazioni. — Non è detto nel testo se esistono spine odontoidi nelle lamine dei piedi mascellari ; e la figura lascia dei dubbi. Gen. 123. Callisoma, A. Costa, 1851. 1851. Callisoma. 1866. Heller. Amphip. Adriat., p. 26. 1851. A. Costa, Fauna del Regno di Napoli (Marzo 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 21. 1851), p. 1. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 131. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 174. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 52. 1861. Baie and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., 1856. Scopelocheirus. voi. 1, p. 119. 1856. Bate, Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 84. . 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 138. 1865. Lilljeborg, Lysian. magell., p. 33 e tabella a p. 18. Corpo obeso. Nelle antenne anteriori gli ultimi due articoli sono molto ridotti ; i flagelli sono rela- tivamente lunghi. — Le mandibole hanno il processo incisivo intero; il processo molare grande, senza vera superficie trituratrice. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna, col palpo grande, 2-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine di mediocre grandezza. — Piedi mascellari con le lamine grandi, armate di grosse spine odontoidi ; palpo normale. Epimeri grandi. — Gnatopodi anteriori con ùnghia ridotta ad un piccolo tubercolo, na- scosto in mezzo ad un ciuffo di lunghe e forti setole ricurvate ad uncino (Tav. 43, Fig. 19). — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente sviluppato. — Piedi codali posteriori co' rami subeguali. Telson profondamente diviso. Fara. X. Lisianassidi. — Calli-soma Hopei. 839 Osservazioni. — Il nome generico « Caìlisoma » comparisce per la prima volta nel 1840 nel « Catalogo de' Crostacei del Regno di Napoli », pubblicato da 0. Gr. Costa. Tuttavia i caratteri del genere sono dati solo più tardi, cioè nel 1851, da A. Costa. (99 Sp. 382. Caìlisoma Hopei, A. Costa. 1851. (Tav. 6, Fi-. 11; e Tav. 2G, Figg. 1-15, S). 1851. Caìlisoma Hopei. 1851. A. Costa, in Hope, Cat. Crost. Ita!., p. 44. tav. annessa, f. 2. 1851. A. Costa, Fauna del Regno di Napoli. Marzo 1851, p. 5, tav. 8bis , f. i. 1857. A. Costa, Amfip. Napoli, p. 188. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 86, t. 14, f. 6. 1866. Heller, Araphip. Adriat, p. 27, t. 3, f. 17-18. 1853. Caìlisoma Barthelemyi. * 1853. A. Costa, Descrizione di tre nuovi Crostacei del Mediterraneo. 1856. Scopelocheirus breviatus. 1856. Bate, Eep. Brit. Ass. 1855, p. 58. 1857. Scopelocheirus crenatus, Bate. 1857. Bate, Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 138. 1859. Anonyx Kr'óyeri. 1859. Brczelius, Skandin. Gammar., p. 45, t. 2, f. 7. 1862. Caìlisoma Kròycri. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 371. Lunghezza 9 min. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 22. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 134. 1879. Wrzesniowski, Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 350. 1890. G. O. Saks, Crust. Norway, p. 54, t. 19, f. 2. 1861. Caìlisoma crenata. 1861. Bate and. Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 120, con fig. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 85, t. 14, f. 5. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 21. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 132, t. 7, f. 1. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 53, t. 19, f. 1. 1874. Caìlisoma Branickii. 1874 Wrzesniowski, Ann. Mag. N. Hist., (4i voi. 14, p. 15. 1879. Wrzesniowski, Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 349. 1890. Tryphosa serra. 1890. Meinert, Danske Malacostr., p. 156, t. 1, f. 30-38. Descrizione. — L' animale è grigiastro, con larga fascia gialliccia che scorre lungo il corpo, e corrisponde all' apparecchio digerente. Gli occhi, ellittici, sono di colore scarlatto. L' aspetto generale è mediocremente obeso; gli epimeri medi del torace hanno un'altezza quasi pari a quella dei corrispondenti archi toracici. Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne anteriori è molto gonfio, ma comincia più an- gusto. — Il 1." articolo del flagello principale è lungo più dei due seguenti riuniti insieme. In tutto gli articoli sono sette. — Il flagello secondario consta di 3 articoli, di cui il 1." è più lungo del 1.° articolo del flagello principale; e il 2.° più del 2.n; invece il 3.° è rudimentale. Nelle antenne posteriori è notevole il grande sviluppo del 1." articolo del peduncolo. Le mandibole sono fornite di tre piccole spine incisive e di un piccolo tubercolo molare inserito allo stesso livello del palpo. Questo è grande, ma non lungo ; largo è specialmente il 2.° articolo, che presenta una larga espansione angolare nel margine anteriore, munita in parte di setole cigliate solo da un margine. L' ultimo articolo è più breve e più angusto del precedente, e si va aguzzando verso 1' apice. Le mascelle anteriori si fanno notare per la lamina interna che è grande, assottigliata verso 1' apice, con 6 grosse setole cigliate, che ne ornano il margine interno e 1' apice. Il margine distale del palpo è armato di 7 brevi e larghe spine odontoidi bicuspidate. 840 Sistematica. Le mascelle posteriori hanno le lamine subeguali, di mediocre larghezza, con folte e lunghe setole. La lamina interna dei piedi mascellari è angusta, con 3 spine odontoidi. La lamina esterna, anch' essa poco larga, estesa poco più oltre della metà del 2.° articolo del palpo, ha il margine interno armato di spine odontoidi. Il palpo ha il 1.° articolo relativamente grande, il 2.° più breve dell'ordinario; il 3.° piriforme, di lunghezza quasi eguale a quella del secondo ; il 4.° articolo conico, allungato, eppure non ancora tale da potersi dire unguiforme. L' epimero dei gnatopodi anteriori è piuttosto grande, ma di forma irregolare. Tutti gli altri articoli sono gracili ed allungati, quasi come nei gnatopodi posteriori. Il 2.° articolo è alquanto dilatato; il 3.° allungato e sottile come nei gnatopodi posteriori; il carpo breve ed angusto ; la mano molto allungata, co' margini laterali paralleli. Neil' estremo distale un piccolo tubercolo, nascosto in mezzo ad un folto ciuffo di setole ricurve, corrisponde all'accenno di un articolo ungueale ( Tav. 43, Fig. 19). L' epimero dei gnatopodi posteriori è angusto ; il 6.° articolo è più breve e più sottile del precedente, leggermente assottigliato verso 1' estremo. Nei piedi toracici del 4.° paio Y epimero ha il lobo posteriore mediocremente espanso. I piedi toracici del gruppo posteriore sono poco lunghi ; ma il 2.° articolo è molto largo, specialmente quello dei piedi del 5.° paio. In questo anche il 4.° articolo è pili dilatato dell' ordinario. I piedi codali anteriori e medi, mediocremente armati di spine, hanno rami poco larghi, di lunghezza jjari a quella del rispettivo peduncolo. — Invece nei piedi codali posteriori i rami sono assai più lunghi del peduncolo e alquanto più larghi verso la base. II telson è mediocremente allungato, fisso per 3/4 della sua lunghezza, con una piccola spina per ciascun lobo. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! per lo più adunati in gran- dissimo numero nei gusci vuoti di Spatanghi che vengono raccolti dalle tartanelle ; Golfo di Napoli, non raro tra i fuchi (A. Costa); Nizza ( Wezesniowski ) ; Lesina (Heller); Pirano (Titius, secondo Heller). Mari stranieri. — Coste britanniche! (Bate, Norman). — Coste scandinave: « a Fin- marchia inde ad Bohusiam » (Bruzelius). — Coste danesi (Meinert). Gerì. 124. Perrierella, Chevreux et Bouvier, 1892. 1892. Perrierella. 1892. Chevreux et Bouvier, Bull. Soc. Zool. France, voi. 17, p. 50. Corpo non molto obeso. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo relativamente molto svi- luppati, co' flagelli composti di pochissimi articoli. — Mandibole col processo incisivo intero, col tubercolo molare angusto ed allungato. — Mascelle posteriori con 3 setole sulla lamina Fam. X. Lisianassidi. — Euonyx. g41 interna; col palpo valido, di 2 (?) articoli. — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate; col 4.° articolo del palpo tubercoliforme, rudimentale. Epimeri mediocri. — Gnatopodi anteriori subchelati, con la mano amiddaloide. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato normalmente. — Piedi codali posteriori con 2 rami. Telson troncato all'apice. Sp. 383. Perrierella crassipes, Chevreux et Bouvier, 1892. L892. Perrierella crassipes. 1892. Chevredx et Bouviek, Bull. Soc. Zool. Fi-ance, voi. 17, p. 50, con figg. Lunghezza 3-4 mm. - Colore bianco, leggermente tinto di rosa nella parte dorsale. Occhi bianchi. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo: Saint Tropez, Villafranca, Ajaccio (Chevreux et Bouvier). Mari stranieri. Coste di Francia sull'Atlantico (Chevreux et Bouvier). Osservazioni. — La minima profondità a cui è stata trovata questa specie è di 10 m. (Isole Glenans). la massima 100 m. (all'entrata della baia di Villafranca). Nell'aspetto generale la P. crassipes ricorda molto V Aristias tiunidus, soprattutto per la forma dei piedi toracici del gruppo posteriore. Probabilmente ( secondo Chevreux et Bouvier ) è una Per- rierella ( se purè non è la stessa P. crassipes ) anche la Lysianassa Audouiniana , Bate, 1856 (Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58; Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 19, p. 138; Cat. Brit. Mas., p. 69, t. 11, f. 1; cf. eziandio: Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 79, con figg.)- Il Walker (Third Rep. Higher Crust. Liverpool, 1889, p. 76) riferisce provvisoriamente al gen. Lysianax V Aristias tumidus, Heller, 1875 (Nordpol-Exped., p. 6, t. 4, f. 1-8 ), e vi unisce due individui da lui trovati a Liverpool, ma di cui, come os- servano Chevreux et Bouvier, egli non dice se il telson è intero o diviso. Per la specie dell' Heller e per i suoi due individui il Walker usa il nome Lysianax audouinianus. — Finalmente è da avvertire che forse è una Perrierella altresì 1' Aristias Audouinianus, Meinert, 1890 (Danske Malacostr., p. 152, t. 1, f. 1-6) di cui è detto: « Telson fere integrum ». Gen. 125. Euonyx, Norman, 1867. 1867. Euonyx. 1867. Norman, Rep. Brit. Ass. 1866, p. 202. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 116. 1868. Opis. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 501. 1876. Leptochela. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 190. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 668. Antenne anteriori col 2.° articolo molto breve; co' flagelli composti di un numero me- diocre di articoli. — Le mandibole hanno il processo incisivo intero; senza processo molare. Zool. Station z. Neapel Fauna, und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 106. qaO Sistematica. Mascelle anteriori con un numero vario di setole sulla lamina interna; col palpo bene sviluppato, 2-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine brevi, larghe. — Piedi ma- scellari con le lamine grandi, senza spine odontoidi ; col palpo 4-articolato, normale. Gnatopodi anteriori senza epimeri ; mano chelata. — Nelle altre paia di piedi toracici odi epimeri sono grandi. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori del 3.° paio co' 2 rami subeguali. Telson profondamente diviso. Specie del gen. Euonyx. Lamina interna delle mascelle posteriori con 3 setole .... Normani pag. 842 — — molte setole . . chelatus » 842 Sp. 384. Euonyx Normani, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Figg. 51, 52). 1888. Euonyx normani. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 669, t. 19. Lunghezza 13 inni. — Antenne anteriori col 1.° articolo del peduncolo senza incavo. Mano dei gnatopodi anteriori più larga nell'estremo prossimale che nel distale, col- l' estremo distale incurvato ad arco. — Nei piedi toracici del gruppo posteriore il 4.° arti- colo ha larghezza normale. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano Pacifico, presso le isole Kermadec, 630 fathoms (Stebbing). Sp. 385. Euonyx ChelatUS, Norman, 18G7. 1867. Euonyx chelatus. 1868. Opis leptochela. 1867. Norman, Rep. Brit. Ass. 1866, p. 202. 1868. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, 1869. Norman, Last Rep. Shetland, p. 335. p. 501, con figg. 1891. 6. 0. Sars, Crust. Norw.iy, p. 117, t. 40, f. 1. 1876. Leptochela leptochela. 1876. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 190. Lunghezza 10 min. (G. O. Sars). — Il 1.° articolo del peduncolo delle antenne an- teriori presenta un incavo nella superficie superiore. La mano dei gnatopodi anteriori non è incurvata ed è quasi rettangolare. — Nei piedi toracici del gruppo posteriore il 4.° articolo è molto dilatato. Distribuziom geografica e Dimora. — Coste britanniche: Isole Ebridi e Shetland, sopra un Echinus (Norman). — Coste scandinave, 50-150 fathoms (Gr. 0. Sars). Fam. X. Lisianassidi. — Cyclocaris. — Aristias. g43 Gen. 126. Cyclocaris, Stebbing, 1888. 1888. Cyclocaris. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 664. Corpo poco tumido. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo molto ridotto ; col flagello principale composto di molti articoli ; coli' accessorio risultante di 5. — Nelle mandibole il processo incisivo ha il margine distale intero, mentre l'angolo inferiore distale è armato di qualche dente. — Mascelle anteriori con molte setole sulle lamine interne; col palpo grande, 2-articolato. — Mascelle posteriori con le lamine relativamente anguste. — Piedi mascellari con le lamine grandi, inermi ; il palpo è normale. Nei gnatopodi anteriori manca l'epimero; la mano è stilif'orme, assottigliata all'apice, non subchelata. Negli altri piedi toracici gli epimeri sono normalmente sviluppati. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo dilatato. — Piedi codali posterioi-i co' 2 rami subeguali. Telson profondamente diviso. Sp. 386. Cyclocaris tallitensiS, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Fig. 53). 1888. Cyclocaris tahitensis. 1888. Stebbino, Rep. Challenger, p. 664, t. 18. Lunghezza circa 25 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Pacifico meridionale, al largo di Tahiti, 420 fathoms (Stebbing). Gen. 127. Aristias, Boeck, 1870. 1870. Aristias. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 26. 1S72. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 146. 1890. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 47. Corpo molto obeso. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo relativamente lunghi. — Mandibole col processo incisivo intero, col processo molare grande, senza vera superficie trituratrice. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna. — Mascelle poste- riori con le lamine assai larghe, 1' interna molto più dell' esterna. — Piedi mascellari co n le lamine grandi, inermi; il palpo 4-articolato, col 1.° articolo più lungo del 2.°. 844 Sistematica. Epimeri grandi, normali. — Grnatopodi anteriori con la mano assottigliata all' estremo, non subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente sviluppato. — Piedi codali posteriori co' rami subeguali. Telson profondamente diviso. Specie del genere Aristias. Nei piedi toracici dei gruppi medio e posteriore j non si prolunga neghctus pag. 844 P angolo anteriore dell' estremo distale . . . ( si prolunga in piccolo processo tumidus » 84(5 (ÌOO) Sp. 387. Aristias neglectUS (Bruzelius, 1859) Hansen, 1887. (Tav. 6, Fig. 9, e Tav. 26, Figg. 16-31, A). 1859. Anonyx tumidus. 1870. Aristias tumidus. 1859. Bruzelius, Skandin. Gammar., p. 41. 1870. Boeck, Amphip. bor. arct., p. 27. 1865. Lilljebobg, Lysian. magell., p. 32, t. 4, f. 51. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 148, t. 3, f. 4. 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 25, t. 3, f. 6-12. 1887. Aristias neglectus. 1861. Lysianassa ciliata. 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 67, 1861. Grube, Ausflug n. Triest, p. 135. t. 2, f. 4. 1866. Grube, Arch. f. Naturg., 32. Jahig., p. 393, 1890. Aristias audouinianus. t. 9, f. 7. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 48, t. 17, f. 2. Lunghezza 8 min. Nei piedi toracici del gruppo posteriore il 4.° articolo ha l'angolo postero-distale poco prolungato; e il 6." articolo non ha traccia di processo nell'angolo distale anteriore. Descrizione. — Il colore è grigio, con leggiera tinta giallo-rossiccia nella parte inferiore degli epimeri, specialmente nella coda. Gli occhi sono piccoli, neri. L' aspetto generale è tumido, quantunque gli epimeri non siano molto più alti degli archi corrispondenti del torace. I lobi interantennali sono larghi, arrotondati, poco sporgenti. Nel 3.° segmento addominale gli angoli infero-posteriori sono arrotondati, e i margini latero- posteriori sono lisci. Il peduncolo delle antenne anteriori si fa notare per la mancanza di ventricosità nel 1.° articolo del suo peduncolo, il quale invece è quasi regolarmente cilindrico. — Il 1.° ar- ticolo del flagello principale è lungo poco meno che i quattro seguenti presi insieme (tutti gli articoli sono una decina). Le mandibole non hanno spine incisive ; il tubercolo molare è molto prominente, in- serito un po' più avanti del palpo. Questo è grande, ma sottile ; il 3.° articolo è più breve del 2.°, e termina senza assottigliarsi. Nelle mascelle anteriori la lamina interna è piuttosto grande, ornata di 6 grosse setole ciliate ; la lamina esterna è grande, con piccole spine ; 1' estremità del palpo è armata di piccole spine odontoidi (Tav. 26. Fig. 18). Fara. X. Lisianassidi. — Aristias neglectus. 845 Le mascelle posteriori hanno la lamina interna molto grande, 1' esterna invece relativa- mente sottile. I piedi mascellari cominciano con un articolo basilare molto largo; le lamine interne mediocri, con varie setole sulla cima, ma senza spine odontoidi. Le lamine esterne sono rela- tivamente larghe, estese fin quasi all' estremo distale del 2.° articolo del palpo, senza spine odontoidi, ma solo con alcune setole sul margine distale. Il 1.° articolo del palpo è molto robusto, lungo poco meno dei due articoli seguenti presi insieme; il 2.° è più largo del 3.°, ma di lunghezza quasi eguale ; 1' unghia piccola. Nei gnatopodi anteriori V epimero è molto breve, riducendosi solo alla metà prossimale ; il carpo è relativamente largo, il 6.° comincia largo, poi si va restringendo verso l' apice. L' unghia è piccola. II 5.° articolo dei gnatopodi posteriori è sottile e più lungo del 6.°; che pure è molto gracile. Entrambi sono rivestiti nei margini di minuta peluria, senza setole. Nei piedi toracici del gruppo medio il 2.° e il 4." articolo sono alquanto dilatati. — L' epimero dei piedi del 4.° paio presenta un' espansione della metà inferiore del margine posteriore. Tutti i piedi toracici del gruppo posteriore hanno lunghezza eguale. I piedi toracici del 5.° e 6." paio si fanno notare pel grande sviluppo che prende il lobo posteriore dell' epimero; il 2.° articolo è mediocremente dilatato, più nel 5.° paio che nel 6.°; il 4.° articolo è abbastanza dilatato; il 5.° molto breve; il 6." allungato, con unghia robusta, ma non molto grande. Nei piedi toracici del 7." paio il 2.° articolo è subrettangolare e più dilatato che nelle paia precedenti. Il resto come nei piedi toracici del 5.° e 6.° paio. I piedi codali giungono press' a poco tutti allo stesso livello ; e tutti hanno i rami larghi e lanceolati. II telson è ti-apezoidale, diviso per oltre la metà, esteso fino a poco prima dell' estremo distale dei piedi codali posteriori. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! nella cavità branchiale delle Ascidie che vengono pi'ese dalle tartanelle (specialmente nell'ai, mentula). ma non molto frequente, e talora anche nelle spugne e fra le alghe ; Lesina. Lissa. Lagosta (Heller); Trieste (Grube). Mari stranieri. Coste scandinave (Bruzelius, Boeck, G. 0. Sars). — Coste britan- niche : Shetland ! ( Norman ). Osservazioni. — Lo Hansen ha richiamato 1' attenzione sulla differenza specifica che passa fra 1' Aristias tumiclus descritto dal Kroyer, e 1' altra forma che andava più comu- nemente sotto lo stesso nome. Per tal ragione egli propose per la forma meridionale il nome di A. neglectus. Tale denominazione dello Hansen deve essere ritenuta invece di quella pro- posta del Sars, perchè la Lysianassa Audouiniana, Bate, ha il flagello accessorio composto solamente di due articoli, e quindi è una specie diversa. Forse essa appartiene anche a genere diverso (cf. p. 841). q i/i Sistematica. Sp. 388. AriStias tumidus (Kroyer, 1846) Hansen, 1887. (Tav. 60, Fig. 54). 1846. Anonyx tumidus. 1887. Aristias tumidus. 1846. Kroyer, Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 2, pp. 16 1887. Hansen, Malacostr. Groenland. occid., p. 67, e 40. t. 2, f. 3. 1846. Kroyer, Voy. Scandio., t. 16, f. 1. 1890. G. 0. Sars, Crust. Norway, p. 49, t. 18, f. 1. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 73, t. 11, f. 6. 1884. Menigrates (Orchomene?) arcticus. 1865. Lysianassa tumida (Anonyx). 1884. Sparre Schneider, TromsS Mus., 7. Aarsh., 1887. Goés, Amphip. Spetsberg., p. 518. p. 63, tt. 1 e 2. Lunghezza 8 mm. — Nei piedi toracici del gruppo posteriore il 4.° articolo prolunga molto il suo angolo distale inferiore, fino a raggiungere 1' estremo distale del 5.° ; e il 6.° articolo ha 1' angolo distale anteriore prolungato in un piccolo processo, quasi dito, contro cui viene a battere l'unghia. Questo processo esiste anche nei piedi del gruppo medio. Distribuzione geografica e Dimora. — Mari artici: Groenlandia (Holboll, secondo Kroyer). — Spitzberg (Goès). — Coste scandinave artiche (Sparre Schneider, G. 0. Sars). Gen. 128. Cyphocaris (Lììtken) Boeck, 1870. 1870. Cyphocaris. 1870. Lììtken, secondo Boeck, Amphip. bor. arct., p. 23. 1876. Lììtken, secondo Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 140. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 656. Corpo relativamente allungato, non obeso. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo non molto ridotti ; i flagelli con molti articoli. — Nelle mandibole il processo incisivo è intero ; il molare è piccolo, con la superficie trituratrice piana. — Nelle mascelle anteriori la lamina interna ha molte setole ; il palpo è grande, 2-articolato. — Le mascelle posteriori hanno le lamine larghe e brevi. — Nei piedi mascellari le lamine sono relativamente piccole, quantunque armate di grosse spine odontoidi ; il palpo è 4- articolato, col 1.° articolo più lungo del 2.°. Epimeri delle prime due paia molto piccoli. — Gnatopodi con la mano subeguale, un po' gonfia nel mezzo, ma pure non subchelata. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° arti- colo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori co' rami subeguali. Telson profondamente diviso. Specie del gen. Cyphocaris. Piedi toracici del gruppo medio coli' estremo distale del ó.° articolo 1. \ molto dilatato micronyx pag. 847 Piedi toracici del gruppo medio coli' estremo suddetto non dilatato (2) Piedi toracici del 5." paio col 2.° articolo prolungato in uno sperone 2. { grandissimo Challengeri » 847 Piedi toracici del 5.° paio senza vero sperone anonyx » 8-47 Fani. X. Lisianassidi. — Cypliocaris. — Euryporeia. g47 Sp. 389. Cypliocaris micronyx, Stebbing, 1888. (Tav. 60, Figg. 55-57). 1888. Cypliocaris micronyx. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 656, t. 10. Lunghezza 13 mm. Nei piedi toracici del gruppo medio l'estremo distale del 6.° articolo è molto dilatato. — I piedi toracici del 5.° paio non hanno sperone nel 4.° articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Atlantico meridionale, Tristan da Cunha, 1425 fathoms (Stebbing). Sp. 390. Cypliocaris Challengeri, Stebbing, 1888. 1888. Cyphocaris challengeri. 1888. Rep. Challenger, p. 661, t. 17. Lunghezza 5 mm. Nei piedi toracici del gruppo medio l' estremo distale non è dilatato. — Nei piedi toracici del 5.° paio il 2.° articolo sviluppa il dente più vicino all'articolazione del 3.° ar- ticolo in uno sperone spiniforme lunghissimo, che giunge quasi fino all'inserzione dell'unghia. Distribuzione geografica e Dimora. — Oceano Pacifico, 400 miglia al nord delle isole Sandwich (Stebbing). Sp. 391. Cypliocaris anonyx, Liitken, secondo Boeck, 1870. 1870. Cyphocaris anonyx. 1876. Lììtken, secondo Boeck, Skandin. arkt. Am- 1870. Lììtken, secondo Boeck, Amphip. bor. arct., p. 24. phip., p. 141, t. 6, f. 1. Lunghezza 14 mm. Piedi toracici del gruppo medio coli' estremo distale non dilatato. — Piedi toracici del 5.° j)aio senza sperone nel 2.° articolo. Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia (Boeck). Gen. 129. Euryporeia (Lilljeborg, 1865) G. O. Sars, 1891. 1865. Eurytenes. 1884. Eurythenes. 1865. Lilljeborg, Lysian. magellan., p. 11. 1S84. S. I. Smith, Amer. Journ. Se, (3) toI. 28, p. 54; 1891. Euryporeia. e Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 14, p. 81. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 85. Corpo mediocremente obeso. Antenne anteriori con gli ultimi due articoli del peduncolo relativamente non molto brevi; i flagelli composti di molti articoli. — Mandibole col processo incisivo intero; col aAQ Sistematica. tubercolo molare grande, senza vera superficie trituratrice. — Mascelle anteriori con molte setole sulla lamina interna; col palpo grande, 2-articolato. — Le lamine delle mascelle posteriori larghe ; l' interna molto più breve dell' esterna. — Piedi mascellari con le lamine grandi, inermi; il palpo normale. Epimeri «lei gnatopodi anteriori non molto grandi ; mano subtrapezoidale, assottigliata verso l' estremo distale, con breve margine unguicolare. — Piedi toracici del 5.° paio col 2.° articolo normalmente dilatato. — Piedi codali posteriori co' 2 rami subeguali. Telson profondamente diviso. Osservazioni. - - Lo Smith scrive Eurythenes, ma senza dire che aggiunge Vii per distin- guere il nuovo genere di Gammarini dall'antico nome Eurytenes preoccupato fra gì' Imenotteri. Lo Chevreux, pur facendo delle riserve a quest' aggiunta di lettera, nondimeno adotta la nuova maniera di scrivere. A me pare meglio accettare invece il cambiamento fatto dal Sars, come quello che meno si presta ad equivoci. Al genere Euryporeia potrebbe ascriversi anche la Lysianassa abyssi, Goes, 1865 (Amphip. Spetsberg., p. 519, t. 37, f. 5), la quale, per la presenza di molte setole nella lamina interna delle mascelle anteriori, certamente non è un Lysianax né un Hippomedon, come vorrebbe il Boeck (Amphip. bor. arct., p. 23; e Skandin. arkt. Amphip., p. 138). Se non fosse per le mascelle anteriori, la L. abyssi, Goes, sarebbe un sinonimo dell' Anonijx nugax. Sp. 392. Euryporeia gryllUS ( Liechtenstein, 1822) G. 0. Sars, 1891. (Tav. 60, Fig. 58). 1822. Gammarus gryllus. 1870. Eurytenes gryllus. 1822. Lichtenstein, in Masdt, Observ. itin. Groen- 1870. Boeck, Amphip. bor. arct, p. 25. land., p. 34. 1872. Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 144. 1848. Lysianassa magellanica. 1884. Eurythenes gryllus. 1848. Edwards, Annales Se. Natur., (3) voi. 9, p. 398. 1884. S. I. Smith, Amer. Journ. Se, |3) voi. 28, 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 66, t. 10, f. 5. p. 54; e Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 14, 1865. Eurytenes magellanicus. P- 181. 1865. Lilljeboes, Lysian. magellan., p. 11, t. 1-3, 1889. Chevreux, Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, f. 1-22. P- ^98, con figg. 1865. Lysianassa gryllus. 1891- Euryporeia gryllus. 1865. Goes, Amphip. Spetsberg., p. 517, t. 36, f. 1. 1891. G. O. Sars, Crust. Norway, p. 86, t. 30. Lunghezza fino oltre 107 mm. ( S. I. Smith). — Colore roseo-gialliccio; il margine dei piedi è vermiglio, abbastanza vivo. Gli occhi sono ranciati (Chevreux). Distribuzione geografica e Dimora. — Groenlandia, rigettata per vomito dalla Procellaria arctica (Mandt). — Coste scandinave: Finmark, dallo stomaco dello Scymnus borealis (Fries, secondo Lilljeborg ). — Al largo delle coste orientali degli Stati Uniti, 1917 fathoms (Smith). — Al largo delle Azzorre (Chevreux). — Capo Horn, dallo stomaco d'un pescecane (D'Orbigny, secondo Edwards). Farei. X. Lisianassidi. — Specie incerte. 849 Specie incerte di Lisianassidi. 1. Amanonyx Guerinianus, Bate, 1856 (Rep. Brit. Ass. 1855, p. 58). E noto solo il nome di questo n. g., e n. sp., che è poi omesso nei lavori successivi del Bate. Nella lista dei « Lysianassades » del 1856, occupa l'ultimo posto, vicino ai « Tetromatides ». 2. Anonyx Króyeri, Holboll, mss. ( in Krìjyek, Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 4, p. 165 ). Semplice nome. Insieme ad esso è citato pure il solo nome di A. sceletator, del medesimo Holboll. 3. Glycera tenuicornis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, pp. 256 e 322, t. 8, f. 6). Essendo preoccupato il nome generico Glycera, V Haswell (Catal. Austral. Crust., p. 234, t. 4, f. 3) lo cambiò in Glycerina. Mancano le indicazioni dei piedi mascellari e delle mascelle del primo paio, e quindi non si può dare ancora un posto definitivo a questa specie, che forse per le varie figure date dall' Autore si potrebbe riconoscere come un Anonyx. 4. Glycerina affinis, Chilton, 1885 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9, p. 1036, t. 47, i'. 1 ). Il Chilton figura soltanto i gnatopodi, di cui nota pure la differenza dalla Glycerina tenuicornis, Haswell. A me non pare che questa specie possa mettersi nello stesso genere a cui si ascrive la specie dell' Haswell, prima di tutto perchè nessuno dei due Autori accenna alle condizioni dei piedi mascellari e delle mascelle anteriori (anzi il Chilton non dice nulla affatto delle parti boccali); e poi perchè la forma di questi gnatopodi nelle due specie è così diversa che fa sospettare una differenza notevole anche nelle parti boccali. 5. Lysianassa amputici, Edwards, 1840 (Hist. Crust., voi. 3, p. 22). Alla fine del gen. Lysianassa 1' Edwards dice: « Le Cancer ampulla de Pbipps me paraìt devoir prendre place dans ce genre ». Per conseguenza la L. ampulla diventa sinonimo di Aspido- pleurus ampulla (cf. p. 633). 6. Lysianassa Atlantica, Edwards, 1840 (Hist. Crust., voi. 3, p. 22). E un nuovo nome invece di Gammarus Atlanticus, Edwards, 1830 (Annales Se. Nat., (1) voi. 20, p. 368). Non è un vero Lysianax, perchè 1' Edwards riferisce che 1' addome è terminato « par une lame bilobée ». Per la stessa ragione non coincide con la L. atlantica, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 68, t. 10, f. 10; cf. pure Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 82, con figg. ), la quale ha un telson « squamous and simple ». Ad ogni modo anche la L. Atlantica britannica non mi pare specie ben determinata. 7. Lysianassa australiensis, Haswell, 1880 (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 323. t. 18, f. 3; e 1. e, voi. 10, p. 99, t. 12, f. 3 e 4). Indeterminabile. 8. Lysianassa? Brasiliensis , Dana, 1850 (Amer. Journ. Se. Arts., p. 208; e U. S. Expl. Exped., p. 914, t. 62, f. 1; cf. pure Bate, Cat, Brit. Mus., p. 70, t. 11, f. 3). È una specie di vero Lysianax, ma le figure date non bastano a determinarla. 9. Lysianassa (?) cymba, Goes, 1865 (Amphip. Spetsberg., p. 521, t. 38, f. 7; cf. pure Boeck, Skandin. arkt. Amphip., p. 118) « medium tenet inter Lysianassas et Stegoce- Zool. Station z. Neapel, Fauna unti Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 107. qkq Sistematica. phalos » . Senza 1' esame delle parti boccali non si può sapere nulla di preciso. Né si può fare la diagnosi di Stegocefalide, quando si consideri che le antenne anteriori hanno il flagello accessorio composto di molti articoli. 10. Lysianassa Kidderi, S. I. Smith, 1876 (Smithson. Misceli., voi. 13, p. 59; cf. pure Mieks, Philos. Trans., voi. 168, p. 207). Certamente non appartiene al gen. Lysianax a cagione della forma delle antenne anteriori che hanno molto brevi gli ultimi due articoli del peduncolo, e per la presenza di due setole nella lamina interna delle mascelle anteriori. Forse con maggiore ragione si potrebbe attribuire questa specie al gen. Ichnopus. 11. Lysianassa Króyeri, Bate, 1862 (Cat. Brit. Mus., p. 65, t. 10, f. 4). Secondo me non è riconoscibile. Tuttavia G. M. Thomson, nel 1878 (Trans. N. Zealand Inst., voi. 11, p. 237) e 1' Haswell, nel 1882 (Cat. Austral. Mus., p. 253), la segnano come buona specie. Il Bate nota che la sua figura e la descrizione sono state prese dall' esemplare tipico del White, che 1' avea descritto nel 1847 (Proc. Zool. Soc. London, Part XV, p. 124, e Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 1, p. 227) col nome di Ephippiphora Króyeri. Il Boeck (Skandin. arkt. Amphip., p. 128) tenderebbe a farne un Socarnes. 12. Lysianassa spini/era, Stiinpson, 1854 (Invert. Grand Manan, p. 49, t. 3). Poco deter- minata. Il Bate (Cat. Brit. Mus., p. 120) la mette nel gen. Phaedra. Generi incerti di Gammarini. Gen. 130. Synopia, Dana, 1852. 1852. Synopia. 1871. Clads, Bau u. Verwandtsch. Hyperiden. 1852. Dana, Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 14. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 137. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 981. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 4. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 341. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, pp. 576 e 799. Corpo segmentato regolarmente. Antenne anteriori col flagello principale molto lungo ; col flagello accessorio 2-articolato. Labbro superiore coli' apice bilobato. — Mandibole bene sviluppate, col palpo 3-articolato, di cui il 3.° articolo è rudimentale, tubercoliforme. — Mascelle anteriori con la lamina interna grande; col palpo 2-articolato. — Piedi mascellari con le lamine sviluppate, distinte (Kossmann). Gnatopodi anteriori appena subchelati, con la mano piccola, appena gonfia. — Gna- topodi posteriori non subchelati, col 3.° articolo brevissimo. — Piedi toracici del gruppo medio col 4.° e 5.° articolo dilatati. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo dilatato normalmente. Piedi codali posteriori con due rami lunghi, lanceolati, subeguali. Telson diviso. Osservazioni. — Le Synopia, che pel Bate (1862) erano state veri Iperini, furono dal Claus (1871) considerate invece come Gammarini. Il Kossmann (1880) continuò a seguire Generi incerti di Gammarini. — Synopia. 851 la classificazione del Bate. Ma il Bovallius (1886) fece quegli Antìpodi tipo della sua nuova tribù Synopidea, nella quale avea riunite le tre famiglie: Synopidae, Trischizostomatidae e Hyperiopsidae. Lo Stebbing ritornò all'opinione del Claus, osservando che questi Antìpodi non sono molto lontani dai Sirroidi e dai Pontoporeidi. A me la quistione non pare ancora risoluta, e ciò perchè le figure e le descrizioni pubblicate, particolarmente quelle delle an- tenne anteriori e dei piedi mascellari, non sono ancora del tutto soddisfacenti. Si aggiunga ancora, per rendere più dubbia la risoluzione, che le Synopia sarebbero differenti dai veri Gammarini marini non solo per avere gli occhi faccettati (Bovallius) ed enormi per grandezza, ma anche per 1' abitazione, che è esclusivamente pelagica. Anche il Giles ( cf. Bibliografia alla fine di questa Monografia ) parla di Gammarini pelagici ; ma probabilmente si tratta d' individui che abitualmente hanno dimora nella sabbia. Invece sono esclusivamente e sempre pelagici quegli Antipodi del Baikal che il Dybowsky (Gamm. Baikal, p. 50) ha riunito nel gen. Constantia. (Cf. anche Dybowsky, nella Bibliografia, p. 889 ). Sp. 393. Synopia ultramarina, Dana, 1852. 1852. Synopia ultramarina. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 20, t. 2, 1852. Dana, U. S. Exped., p. 995, t. 68, f. 6. f. 36-39. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 341, t. 54, f. 1. 1880. Synopia orientalis. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 6, t. 1, f. 1-21. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 137, t. 15, 1852. Synopia gracilis. f. 11-13. 1852. Dana, U. S. Exped., p. 998, t. 68, f. 7. 1886. Synopia caraibica. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 18, t. 2, 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 14, t. 2, f. 30. f. 31-35. 1886. Synopia Schedami. 1852. Synopia angustifrons. 1886. Bovallius, Amphip. Synopidea, p. 16, t 2, 1852. Dana, U. S. Exped., p. 998. t. 68, f. 8. f. 22-29. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 342, t. 54, f. 2. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, p. 799, t. 52. Lunghezza fino a 5 mm. (Stebbing). — Occhi ovali, grandi così che si toccano sulla sommità del capo. « Underneath the large eyes, in more or less dose proximity, but exter- nally quite distinct, there are two small ones of a few (seemingly four) ocelli » (Stebbing). Distribuzione geografica e Dimora. — Nelle regioni subtropicali dell' Atlantico e del Pacifico, alla superficie (Dana, Bovallius, Stebbing). — Mar Rosso (Kossmann). Gen. 131. Synopioides, Stebbing, 1888. 1888. Synopioides. 1888. Stebbing, Rep. Challenger, p. 999. Corpo segmentato regolarmente. Antenne anteriori col flagello principale molto lungo ; e col flagello accessorio grande, pluriarticolato. nrn Sistematica. Labbro superiore leggermente incavato nell' estremo libero. Mandibole bene sviluppate, col processo incisivo principale ben dentato, col palpo gracile, 3-articolato, di cui il 3.° articolo è lungo e sottile. — Mascelle anteriori col palpo 2-articolato. (La lamina interna è ignota). — Piedi mascellari con le lamine bene sviluppate. Gnatopodi non subchelati, con la mano stilii'orme. — I gnatopodi posteriori col 3.° articolo molto breve. — Piedi toracici del gruppo medio col 4.° e 5.° articolo angusti. — Piedi toracici del gruppo posteriore col 2.° articolo normalmente dilatato. Piedi codali posteriori con 2 rami lunghi, larghi, lanceolati, subeguali. Telson diviso quasi fino alla base. Osservazioni. — Secondo lo Stebbing questo genere pel capo e per le antenne ricor- derebbe Sijnopia, Dana. Nondimeno dell' unica specie nota è detto : « Eyes not perceived. » Sp. 394. Synopioides maeronyx, Stebbing, 1888. 1888. Synojnoides maeronyx. 1888. Stebbikg, Rep. Challenger, p. 1000 e p. 1223, t. 94, A. Lunghezza 10-12 mm. Distribuzione geografica e Dimora. — Un individuo fu preso « off the west coast of South America, lat. 38° T S., long. 94° 4' W., depth, 1500 fathoms, bottoni Grlobigerina ooze » ; un altro nel Pacifico meridionale, alla profondità di 2025 fathoms (Stebbing). Osservazioni. — Dell' individuo preso sulle coste Americane non sono ben noti i piedi mascellari ; dell' altro ( che lo Stebbing inclinerebbe anche a considerare come specie a parte sotto il nome di Synopioides seenndus) i piedi mascellari erano somiglianti a quelli delle Pardalisca. 853 Sottordine dei SUBIPERINI, n. sottord. Forme esterne. — Capo diviso dal 1.° segmento del torace. I sette segmenti del torace liberi fra loro. Addome composto di tre segmenti molto sviluppati. Coda risultante di due segmenti. Antenne anteriori senza flagello accessorio. — Mandibole senza palpo. — Mascelle anteriori senza lamina interna. — Piedi mascellari con le lamine interne interamente fuse in un sol pezzo impari ; con le lamine esterne mediocri ; col palpo grande 4-articolato. Piedi codali co' rami larghi, lanceolati. Telson intero. Organizzazione interna. — Dermascheletro robusto. Pelle senza glandole glutinifere. — Occhi piccoli. — Stomaco masticatorio bene sviluppato. — Cuore con 3 paia di valvole. Osservazioni. — Il carattere principale che mi determina a fondare questo sottordine nuovo è la fusione delle lamine interne dei piedi mascellari in un solo pezzo, che finora si poteva considerare come esclusivo degl'Iperini, dove è accompagnato, intanto, dalla rela- tiva atrofia dei palpi1). Invece nei Subiperini il palpo, lungi dall'essere atrofico, è svilup- passimo, e 4-articolato. Come caratteri che avvicina questi Anfipodi ai veri Iperini sono pure da considerare la forma singolare delle parti boccali, la coda composta di due soli segmenti, i piedi codali lanceolati, ed il telson intero. A questo gruppo non si può ascrivere che il solo genere Colomastix, così singolare anche pel suo dimorfismo sessuale e per 1' atrofia dei gnatopodi anteriori del maschio. Il gen. Guerina, che a pag. 309 di questa Monografia era stato considerato anch' esso come Subiperino, invece per 1' esame più accurato di un altro individuo della rarissima G. ni- cceensis si è dimostrato appartenere ai veri G ammarini, avendo come questi i piedi mascel- lari con le lamine interne perfettamente divise. — Dell' Hyperiopsis V'òringii (G. 0. Saks) 1885 (Norske Nordhavs-Exped., p. 231, t. 20, f. 21), non sono noti ancora i piedi ma- scellari. ') Un anello di passaggio fra i Gammarini e i Subiperini, circa alla fusione di queste lamine interne, è rap- presentato dalle Metopa, di cui il Sars ( Crust. Norway, p. 248) dice che sono « coalesced to the tip ». qca Sistematica. Gen. 132. Colomastix, Grube, 1861. 1861. Colomastix. 186'2- Bate and Wbstwood, Brit. sess. ey. Crust., 1861. Grube, Ausflug n. Triest, p. 137. voL *• P- i8L 1864. Grube, Arch. f. Naturg., 30. Jahrg., p. 206. 1885. Caeus, Prodromus Faunae Mediterr., p 391. -o^ /-» ±- 1886. Gerstaecker. Amphip., p. 476. I6bl. Cratyppus. r r r 1861. Bate and Wbstwood, Brit. sess. ey. Crust., 1869. Exunguia. voi. 1 p. 10. 1869- Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 359. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 275. Gnatopodi anteriori della femmina col 7.° articolo stiliforme, munito nell' estremo distale di un fascetto di setole uncinate. Gnatopodi posteriori subehelati in entrambi i sessi, ma nel maschio assai più robusti che nella femmina. (lOi) Sp. 395. Colomastix pusilla, Grube, 1861. (Tav. 6, Fig. 2; e Tav. 61, Figgi 23-27. C). 1861. Colomastix pusilla. 1885. Carus, Prodromus Faunae Mediterr., p. 391. 1861. Grube, Ausflug n. Triest, p. 137. 1869. Exunguia stilipes. 1864. Grube, Arch. f. Naturg., 30 Jahrg., p. 206, 1869. Norman, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p 359, t. 5, f. 2. t. 22, f. 7-12. 1862. Cratippus tenuipes. 1876. Cratippus (Exunguia) stilipes. 1862. Bate, Cat. Brit. Mus., p. 276, t.' 46, f. 10. 1876. Stebbing, Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 19, 1862. Bate and Westwood, Brit. sess. ey. Crust., p. 447. voi. 1, p. 485, con figg. 1880. Colomastix Brazieri. 1866. Cratippus pusillus. 1880. Haswell, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, 1866. Heller, Amphip. Adriat, p. 50. p. 341, t. 22, f. 4. 1885. Carus, Prodromus Faunae Mediterr., p. 391. 1880. Colomastix hamifera. 1886. Gerstaecker, Amphip., p. 476, t. 27, f. 6. 1880. Kossmann, Zool. Roth. Meer., p. 136, t. 15. 1866. Cratippus crassimauus. f. 1-10. 1866. Heller, Amphip. Adriat., p. 50, t. 4, f. 12 e 13 Lunghezza 5 mm. Descrizione della femmina. — Il colorito è grigiastro ; solo sul dorso, e sul capo si ag- giunge una tinta ocracea. Gli occhi sono piccoli, circolari, cremisini. L' aspetto generale è piuttosto robusto. Il capo ha una lunghezza pari ai primi due seg- menti del torace riuniti insieme, ed ha un piccolo rostro frontale ; i lobi interantennali sono arrotondati. Il torace e 1' addome nel loro complesso sono cilindroidi, anzi quasi depressi, giacché gli epimeri sono molto brevi. Le antenne, di lunghezza quasi eguale fra loro, e, relativamente al corpo, non molto brevi, sono organi robusti, rappresentati quasi esclusivamente dai peduncoli. Nelle antenne anteriori i tre articoli del peduncolo sono di lunghezza presso a poco pari, quantunque vadano diminuendo di grossezza dal 1.° al 3.°; sono ornati di piccole Sottordine dei Subiperini. — Colomastix pusilla. 855 setole e l' ultimo porta una piccola spina all' angolo distale interno. Il flagello è rudimen- tale, constando di tre brevissimi articoli, di cui il primo è un po' più grande, e munito di piccole e sottili setole. Del flagello accessorio non v' è traccia. Le antenne posteriori hanno i primi due articoli del peduncolo poco sviluppati; il 3.° è robusto, di forma poco regolare, alquanto più breve dei due seguenti ; il 4.° è un poco più lungo e più robusto del 5.°, a cui del resto si rassomiglia per la forma cilindrica. Il flagello somiglia a quello delle antenne anteriori. L' epistema è molto prolungato in avanti, in forma di cono sottile (Tav. 61, Fig. 25). Il labbro superiore, ingrossato e largo, ha 1' estremo distale leggermente bilobato. Le mandibole hanno il corpo allungato nella parte prossimale, che corrisponde all' in- serzione dei muscoli adduttori, e raccorciato nella parte distale. Il processo incisivo pi'inci- pale è diviso in 5 denti, lunghi e sottili, ciascuno dei quali ha parte del margine libero seghettato. Il processo molare è grande, cilindroide, con la superficie torturatrice piana, rilevata verso il lato superiore in un dente ottuso. Manca ogni traccia di palpo. Le mascelle anteriori sono larghe, relativamente robuste. Manca la lamina interna. L' e- sterna è breve, ristretta verso il lato distale, dove termina in una punta ottusa, armata di tre spine odontoidi. Il palpo è I-articolato, curvato ad arco, e terminato in punta, che può andare a battere contro la punta della lamina interna. Così si costituisce nelle mascelle anteriori una vera chela didattile. Le mascelle posteriori sono formate di una sola lamina, la quale nell' estremo distale presenta la divisione in due parti che sono la lamina esterna e l' interna, questa più larga di quella, ma entrambe munite nel margine libero di alcune piccole sétole. I piedi mascellari sono enormemente più voluminosi delle altre parti boccali, come si può vedere paragonando le figg. 29 e 29* della Tav. 61. Molto caratteristica è la fusione delle due lamine interne in un pezzo solo impari, subtriangolare, co' margini perfettamente lisci. Le lamine esterne sono mediocremente larghe, ma poco alte, poiché giungono appena poco oltre il 1.° articolo del palpo; il loro margine libero è integro e del tutto inei'me. Il palpo è rela- tivamente grande, 4-articolato, co' primi due articoli subcilindrici, e subeguali anche in dimensioni ; col 3.° un po' più lungo dei precedenti, e di forma subellittica ; il 4.° articolo è linguiforme, poco acuminato, munito nella superficie superiore di molte piccole setole. I gnatopodi anteriori sono sottili e lunghi. L' epimero è più alto che largo, subtrape- zoidale; il 2.° articolo comincia sottile, indi si va allargando verso 1' estremo distale; il 3.° è allungato (come il 3." articolo dei piedi toracici e dei Lisianassidi) ; il 4.° è lungo quanto il 3.°; il 5.° è brevissimo; il 6.° è subcilindrico, allungato; il 7.° non è ungui- forme, ma subcilindrico anch' esso, alquanto più largo e più lungo del 6.°, munito nel- 1' estremo libero di un fascetta di setoline ricurve all' apice a guisa d' uncino. Nei gnatopodi posteriori Y epimero è più largo che alto, di forma irregolare; il 2.* ar- ticolo si va allargando verso l'estremo distale; i due seguenti sono brevi; il carpo e la mano sono allungati; la mano è appena gonfia; l'unghia è lunga, sottile, arcuata. oag Sistematica. I piedi toracici del gruppo medio sono lunghi e sottili. L' epimero è più largo che alto ; il 2.° articolo è lungo e sottile; il 3.° è breve; i tre seguenti sono allungati, subeguali fra loro ; 1' unghia è piccola. I piedi toracici del gruppo posteriore hanno il 2.° articolo sottile nella metà prossimale, e pochissimo dilatato nella distale. Gli altri articoli sono somiglianti a quelli dei piedi del gruppo medio. II peduncolo dei piedi addominali è cilindroide, poco robusto, munito di 2 retinacoli gracili, arcuati, armati di grossi tubercoli quasi uncinati. I rami sono relativamente brevi, con pochissimi ( 3 o 4 ) articoli. I piedi codali giungono quasi tutti allo stesso livello, co' rami larghi, lanceolati, leg- germente seghettati su' margini. II telson è subovale, integro. Descrizione del maschio. — Le differenze, oltre che nelle dimensioni generali maggiori del corpo, sono nella forma delle antenne posteriori e dei gnatopodi. Le antenne posteriori (Tav. 61, Fig. 24) si fanno notare per una serie di denti ottusi che si trovano lungo il margine interno degli ultimi due articoli del peduncolo. I gnatopodi anteriori in tutti gì' individui da me esaminati li ho trovati sempre quasi atrofizzati, come si vedono nella Fig. 30. Ad ogni modo, rappresentino essi lo stato ordi- nario dell' animale o solamente siano l' effetto di un caso accidentale, i gnatopodi anteriori del maschio da me veduti sono differenti dai piedi corrispondenti della femmina pel 7.° articolo che ha la forma d' una vera piccola unghia, senza traccia di setole. I gnatopodi posteriori sono enormemente ingrossati, specialmente nel 6.° articolo, che è diventato amiddaloide, col margine unguicolare armato di 3 grossi processi spiniformi con punta ottusa. Distribuzione geografica e Dimora. — Mediterraneo : Napoli ! nei canali gastrovascolari delle Spugne, soprattutto della Suberites domuncula, piuttosto frequente; Trieste, Lussino (Grube); Lissa (Heller). Mari stranieri. — Coste britanniche: Torquay (Stebbing); Banff (Edward, secondo Bate). — Mar Rosso (Kossmann). — Australia: Porto Jackson (Haswell). Osservazioni. — I Colomastix sono stati finora considerati come Corofidi, perchè, appunto, nell' aspetto esterno, essi somigliano molto ad una femmina di Corophium. DISTRIBUZIONE. La Distribuzione dei Grammarini, intesa nel senso più vasto della parola, dovrebbe com- prendere non solo la Distribuzione geografica propriamente detta, con le altre due parti che naturalmente le sono congiunte, cioè la batimetrica e la termica, ma ancora quella coroloqica e la cronologica o stratigrafica ; e quindi mentre che dovrebbe esporre la maniera in cui le specie si aggruppano secondo la longitudine e la latitudine, e secondo la profondità delle acque dove esse vivono, o secondo la temperatura di cui hanno bisogno, dovrebbe pur dire qual sia la loro dimora abituale, ed in qual modo le specie si sono succedute nei diversi tempi della formazione degli strati terrestri. Se non che, se le notizie che riguardano le prime tre parti, quantunque molto incomplete, pure sono giunte ad un certo stadio che permette di trarre qualche conchiusione generale, invece i dati che abbiamo sulla diversa dimora dei Grammarini, e più ancora le tracce delle specie fossili, scarseggiano pur troppo. Per rendere più chiara 1' esposizione, nei quadri che seguono si sono divise le specie marine da quelle che abitano le acque dolci. Per le prime gli otto quadri che le contengono (pp. 860-867) sono divisi in 35 colonne, oltre alle due estreme destinate una per i nomi delle specie, e 1' ultima per la pagina della Monograna in cui la specie è descritta. Delle varie colonne 28 servono per la Distribuzione geografica, 4 per la batimetrica e 3 per la termometrica. Ho esitato per qualche tempo circa alla convenienza di dividere la distribuzione delle specie del Mediterraneo in due o più colonne distinte, invece che di riunirle in una sola, come poi ho fatto. E la ragione della distinzione, che dapprima mi pareva che si dovesse mettere, era nel fatto del diverso grado di salsedine che è fra le acque del Mediterraneo propriamente detto e quelle del Mar Nero o del Mare di Azof, e che certamente potrebbe influire pur molto, come è risaputo già per altri animali, anche sulle condizioni biologiche dei Gammarini. Ma chi assicura che queste conchiusioni a priori sian giuste? Del resto del Mar Nero, se escludiamo il lavoro del Czerniawsky, quasi nuli' altro ci è noto; e le specie enumerate dal Czerniawsky si trovano pur tutte nel resto del Mediterraneo. E nessuno può escludere il dubbio che nuove ricerche, eseguite a maggiori profondità, non facciano in se- guito conoscere 1' esistenza nel Mar Nero di altre specie finora non ancora note per quel bacino, ma che vi prosperano egualmente bene, forse perchè nelle profondità maggiori, là dove 1' acqua più densa si aduna, la differenza di salsedine è anche minore che nei tratti finora esaminati. Tanto meno poi mi è sembrato utile il distinguere le coste del Tirreno, Zool. Station z. Neapel, Fauna and Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 108. nro Distribuzione. da quelle del Jonio o dell' Adriatico, o anche delle coste francesi ed iberiche o delle afri- cane* e ciò perchè a me pare risultare facilmente dal complesso delle osservazioni fauni- stiche che. insomma, in tutto il Mediterraneo più o meno abbondantemente vivono le stesse specie; e che se in molti luoghi molte specie non si sono finora trovate, questo dipende quasi sempre dal fatto che esse non si sono cercate, o almeno non cercate abbastanza. Una distinzione netta, invece, credo che sia messa nella distribuzione dei Gammarini dallo stretto di Gibilterra, e ciò non tanto dalla differenza di salsedine media quanto dalla temperatura media del fondo. La quale nel Mediterraneo si mantiene costante a 12°, 7 C. da poco meno di 400 m. di profondità in giù fino a 4000 m. e più, mentre che nell' Atlantico attiguo va progressivamente abbassandosi fino a 2° "). Per questa ragione pure nel deter- minare i limiti delle varie colonne della temperatura del fondo, ho scelto la temperatura di 12° come estremo inferiore della l.a divisione che potrebbe dirsi dei Gammarini termofili'). La divisione delle coste atlantiche della Spagna, del Portogallo e della Francia, da quella delle coste dei Paesi Bassi (Belgio, Olanda e coste della Germania bagnate dal Mar del Nord) e delle coste occidentali del Jutland si potrebbe forse risparmiare, perchè più o meno in tutti questi paraggi la temperatura si mantiene uguale e con essa la distribuzione dei Gammarini, favoriti egualmente come essi sono dall' influenza della tepida Corrente del Golfo. Tuttavia la distinzione nei quadri ho voluto farla rimanere non solo perchè venga così distinto il risultato delle ricerche dei varii Naturalisti che hanno esplorate le coste o i fondi dei mari dei diversi paesi, ma ancora per mostrare le lacune grandi che aspettano di essere colmate in questa parte della Biologia. — Sotto il nome d' « Isole Britanniche » (colonna n. 6) ho compreso tanto la gran Brettagna e l'Irlanda quanto gli arcipelaghi delle isole minori, non escluse le Shetland, dove tante ricerche ha fatto l' instancabile e benemerito Rev. Can. Noeman. — La colonna 7 è destinata alle specie che più o meno direttamente appartengono alle coste Atlantiche della Scandinavia e a quelle bagnate dal Mar del Nord, dallo Skagerrak e dal Cattegat. — La colonna 11 (Magellano) è stata mantenuta per la considerazione che molte ricerche sono state fatte intorno alla fauna della parte estrema dell' America meridionale e delle isole che la circondano. — La co- lonna 19 è indicata col nome di « Oceania » per abbracciare con un sol nome tutte le coste esplorate del continente Australiano e della Nuova Zelanda e dei vari arcipelaghi della Micronesia e della Polinesia ; ma, in realtà, si limita invece quasi esclusivamente a quelle due prime, essendo ben rare le esplorazioni fatte in altri siti. — Finalmente, sotto la denominazione di « Mari artici d' Europa » (colonna 26) si è inteso specialmente quello che bagna le coste dello Spitzberg; come d'altra parte nella colonna seguente (Mari artici d'America) si sono registrati i risultati delle ricerche intorno alla Groenlandia. Circa alle quattro colonne sulla profondità in cui si trovano i varii Gammarini, la 1." è destinata ad accogliere le specie che vivono sulla riva o fra le alghe degli scogli a poca ') Cf. Berghaus, Atlas der Hydrographie. 1891, N. IX. 2) Uf. Mayee, Caprell.. p. 88 e Nachtrag p. 99, dove sono appunto divise le Caprelle in termofile e termofobe. Distribuzione geografica. g59 distanza dal pelo dell' acqua. Per la 2.a, che corrisponde alla profondità da 5 a 50 metri, si vedono riunite quasi tutte le specie di Napoli descritte in questa Monografia che non hanno trovato posto nella colonna precedente. La colonna seguente comprende quasi esclu- sivamente specie esotiche ; 1' ultima invece quelle che si l'anno notare per la grande pro- fondità da cui sono state tratte. Per la temperatura ho creduto bene indicare quella del fondo, che ho calcolata con approssimazione più o meno grande, tenendo conto o dei risultati delle misure dirette, come sono riferite talvolta nel « Report » del Challenger, ovvero deducendole secondo l' Atlante fisico del Berghaus, dalla profondità da cui deriva la specie e dalla latitudine e longitudine. Le specie d' acqua dolce sono riunite in un quadro a parte (p. 871). Le cifre contenute nella colonna 6 indicano fra quali isotermiche si estende la distribuzione geografica delle specie. 1. Distribuzione geografica. Dando uno sguardo alle tabelle che registrano la distribuzione delle specie marine (pp. 860-867) si direbbe, a prima vista, che i Grammarini sono in certi mari assai più fre- quenti che in altri. Nondimeno questa conchiusione era una volta assai più facile ad accettare, che non lo sia oggi, ossia che poteva credersi così solo quando il Mediterraneo era stato ancora poco esplorato e quando non ancora i Naturalisti del « Challenger » avevano fatto sapere 1' inaspettata ricchezza in Grammarini della fauna delle Kerguelen e dell' isola Heard. Oggi la conchiusione della grande differenza fra la fauna delle diverse coste, o anche dei diversi fondi marini, non può accettarsi che con grandissima riserva, quantunque, stando ai risultati che sono finora noti, essa rimanga indiscutibile, almeno per ciò che riguarda il confronto fra la farina delle coste Norvegiche e quella delle altre coste esplorate '). Di- fatti le osservazioni finora note concorrono nel farci conchiudere che essa le supera di gran lunga tutte; anzi la fauna delle stesse isole Britanniche, intorno a cui tanto si sono affa- ticati il Bate, il Norman, lo Stebbing e i loro collaboratori, fra cui specialmente il Ro- bertson e 1' Edward, appena supera di poco la metà della fauna norvegica, per la quale forse il numero, se non 1' intensità delle ricerche fu minore. Ed ho voluto far riserva sul- 1' intensità delle ricerche, perchè, stando ai risultati pubblicati, appare chiaro come i car- cinologi Scandinavi non si siano già limitati (come di solito è avvenuto altrove ed anche per le coste Britanniche, meno alcune interessanti eccezioni, soprattutto per le ricerche del Norman ) a esplorare le coste, o il fondo marino a pochi metri dalla superficie, ma abbiano fatto scendere la loro draga ben fino a varie centinaia di « Favne » 2). Solo così, scrutato (Continua a pag. 868) ') S'intende che i dati a cui qui accenno sono solamente quelli che deduco dalle mie conchiusioni sulla sino- nimia adottata per le varie specie. Chi volesse invece tener conto della sinonimia del Boeck giungerebbe a risultati ancora più singolari. Del resto 1' « Account of the Crostacea of Norway » che G. 0. Sars va oggi pubblicando ha accresciuto, ed è da prevedere che accrescerà ancora più notabilmente, il numero delle buone specie norvegiche. "-) Purtroppo, quasi sempre anche pel Golfo di Napoli le ricerche per i Gammarini si sono dovute limitare a poche decine di metri, e ciò per mancanza di mezzi opportuni per dragare a grandi profondità. 860 Distribuzione dei (-{ammarini marini. — Dulicbidi. Icilidi. Cheluridi. Corofidi. Atlantico Oc Indiano tì '8 0 19 0 ceano Pacific 0 Mari artici Profondità Temper. del fondo 0 Coste Atlant. m s pq t» o tì Ph 4 tì o s a e tì p 5 0) ,s ~ a = a r-i ^j "2 « 6 tì « a ■3 fi o X 7 o e; tì « 8 America tì o 2 ■0 12 Isole dell'At- lantico • ilo fi tì a « a -fi -. ss s^ OD 5 3 fi i:i 14 O a) m O Pi u tì 15 tì < 16 tì O 0 t-f 17 "tì sis -< u CD a 18 tì fi 0 20 fi O fi. fi. tì S 21 tì w ai B « 22 America e p. 0 u = H 26 tì cu a fi. fi m 33 Ò .a tì r-l tì "fi 34 ó ta tì a> t. 0 ■■* .1. a 35 Nomi O fl tì u u £ ■d 1 o tì a &c fi ° ut 2 tì 'o fi tì U t- 3 o 'u =3 a 1 Ó3 U CO 7 o u « 8 America \ Isole dell'At- o [» o c3 !^ 15 dì o 16 a OJ O OJ '■5 a M 17 03 „, a ■2 o £2 a 18 03 0 5 20 OJ a o a a ce s 21 a '» to B PS 22 America s e s 26 ce 0) s 27 cS 28 5 OJ fi a 29 è S ce ce 30 é 8 S SI à § CJ u 32 -' OJ T— 3 OJ u o OJ a 3 OJ 33 6 0 IO 03 -3 31 d te s 0) U O '£ B 35 o Nomi 9, -' bD e 2 .2 o e 03 3 SO OJ CO 9 O s 10 3 a 03 OJ bfi 03 a ii os o E 12 lantico 13 14 o li l: ai s« OJ 03 '23 0 a OJ O 24 o '3 a o •- e, a 25 ci (Leptocheirus) Protomedeia maculata Podocerus tuberculatus. . . falcatus Ischyrocerus Podoceropsis Sopbiae megacheir .... Amphithoe rubricata gammaroides. . . hamulus Grubia Ampelisca brevicornis . . . Eschrichtii . . . abyssicola .... aequicornis . . . diadema fusca propinqua .... Haploops Talitrus locusta Orchestia megalophthalma. chilensis gammarellus. . . Deshayesii. . . . i ! ! ! i i i i ! i t ? j ! ! + + + + + + + 4- + ! + + + + + + + + + 4- + + 1 1 + + + + + + + 1 i ! ! i i + 1 + + + + + 1 + + + + + ! + + + + 4- ! 1 + + 1 l + ! + + 1 + + + + + + ! 1 • + + + + + + ! + + i + + ! 1 ? 1 ! 1 + i ! i 1 + + ! 9 + 1 + + + 1 1 +- + + + + + + + + + + + 1 + + + ! ! ! ! 9 1 ! 1 + i i + + + + + 4- + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + 430 432 433 435 436 440 443 444 445 448 4.7 i 450 452 453 456 460 460 460 461 461 462 463 464 472 473 475 476 476 477 477 478 479 482 483 484 485 186 489 492 496 497 498 498 499 505 505 506 506 507 862 Distribuzione dei Gammarini marini. — Orchestidi. Oediceridi. Dexaminidi. Atlantico 0< ;. Indiano ci • 1— 1 Pi OS < 16 -p e o o C M 17 — - 03 S 18 ce a 3 20 © a o a — - 3 21 EG CO 22 America s e a w 26 03 'u oj a < 27 'so <] 28 a lo -3 CJ 'r. O a a 29 à o io ce io se n 30 à o S a io ce 31 à s 0J U o 32 d a di h o "u 0) a te d io ce Vi ce T3 34 d LO ce co U O U .oj 35 o a 3 o h ■i- -: ss o te 9 CI 2 TI a 10 o a ce M e a ii o "fcc «•3 o 23 © & Nomi a u u Oc . Indiano '3 o O 19 Oceano Pacifico Mari artici Profondità Temper. del fondo ù o V a a u U CO -42 "9 CD | 3 1 Coste Atlant. "S 09 ci « co « Ph 4 ti O H ti a '3 ti p 5 0) o S a a 6 3 '> ti B a « t» 7 o "ti « 8 America o3 o 12 Iao ieir *S3 •+J ti a) *C o 0) a 17 3 CD a 18 ti a o 20 « a o o. a. a 3 21 a 01 CO 22 America a o 3 H 26 ti O 'u 10 1 tic ti a ii 0) Fi* n 13 o 3 3» 14 SÌ) ce P4 Iphimediopsis Lafystius Sturionis Gitana Thoelaos Ampliilochoides odontonyx .... Amphilochus manudens .... Gitanopsis bispinosa Acanthozone laeviuscula . . . nodifera . . . . ' longimana .... longicaudata . . bispinosa Pontogeneia Stegocephalus inflatus Stegocephaloides Andania Aspidoplem-us Metopa clypeata 1 ! i ! 1 i + + + + + + 1 + ! ! + + + 1 + + + + + + + + 1 1 + + ! 1 + + + + + • + V • + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + 1 4- + + ! ! 1 1 + 4- ! + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + t 1 1 ! 1 1 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + 4- + + + + + + + + + + 4- + + + 4- + + + + + + + 586 588 590 592 593 594 595 595 596 598 598 601 601 602 603 604 604 605 605 607 608 609 609 611 612 612 613 614 614 616 617 618 618 627 627 628 628 629 630 630 631 631 632 633 634 637 637 638 864 Distribuzione dei Gammarini marini. — Gammaridi. Atlantico Oc. Indiano 03 a cS CD O o 19 Oceano Pacifico Mari artici Profondità Temper. del fondo oi o a o e) a C8 u u a) •3 4) a i Coste Atlant. é m 0) « i e o u ce a 'a ce P a 0 o o 5 m cri m « ce a '•3 a ce o co 7 o a 'ce m 8 America ce CJ s < 12 Isole dell'At- lantico o o) m o pi M ce a 15 <à o S 16 "3 d co 'fc< O CD a M 17 le ^§ s^2 a ls 53 a 5 20 ri o a e? 21 'co CO 22 America ce o u a 26 ce y 'm CJ a «ì 27 28 à »o •S tu u o a 1 29 a o ce IO ce T5 30 à 8 CN ce io ce 13 31 a 8 cu u -*> "o 32 ci ~n ce o a i O O a tu ti e ài 2 • "3 3 Se £ a m 6 -3 a e o in 7 ,«ò 13 | 14 «3 ■'- u o a < 27 o3 < ?. co IO a •o 31 cj O 32 1-3; ca Astyra Megaluropus agilis Atylus Swammerdamii . Eriopisa elongata Melita Freanelii fucicola obtuaata palmata Pontoporeia femorata affinis Ceradocua macer rubromaculatus . Maera Batei Loveni Elasmopus affinis Phoxocepbalus Holbòlli Harpinia neglecta Cardenio Haustorius arenarius i ! 1 ? ! ! ! ! 1 i ! • + + + + + + + + 1 + + + + + + 4- + + ! + + + + + + + 1 + + + + + + ! i + + + + + + + + + + t + + + 1 + + " • + + + + + + + + + + + -I- + i i i ! t 1 1 1 ' ! 1 + + 1 ! ! + + + + + + + + + 1 ! + ! i i + i i + ! 1 1 1 i + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + f + + + + + + + + + + + + + + + + 694 695 698 701 701 702 702 702 706 708 709 711 713 717 717 719 719 720 720 720 721 723 724 725 726 727 729 729 730 733 733 734 73U 739 740 740 742 742 743 745 745 745 746 746 747 747 749 750 750 Zool. Station z. Neapel, Fauna iind Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 109. 866 Distribuzione dei G-animarini marini. — Gammaridi. Lisianassidi. Atlantico Oc. Indiano 3 -43 *3 a i Coste A.tlant. OS n ci « o 03 o» | Danimarca 1 Isole 1 Britanniche 01 '> a a ,r5 e el V ■Jl 7 o ■* y lo : m e 8 America < ai o 5 : 12 Isole lell'At- . antico "3 a § - a M 17 a s 18 a! e o 20 4) C o o. o. .5 O ; 21 s 0 fi e 22 America Ss < 28 a io •3 o o a a 29 à s « io ci 30 à s TI Ci IO Ci 31 a 8 CI 0) u 'o 32 Q b3 0) u o 'C a> co 33 d o Ci ?i Ci T3 34 d te 09 U o u (2 a 35 CJD o e • ,2 a tr te e ■»■£ "<£ 2 o « u 6j z 0 9 8 .2 "iH 10 o 0 co -' ti- ri a ii 5 - 3 ai 3 a 9 a 23 Fi O 24 e o JS "C 0) a 25 X Nomi 13 s : 3 a 14 a O « eS a 15 si a S < 16 ci — o S H 26 u a < 27 Ti Bathyporeia pilosa Prisc illina Gammarus locusta marinus Yalettia Se1.- a Podoprion Guerina Trischizostoma Amaryllis macrophthalmus. Acidostoma laticorne Platyschnopus Acontiostoma Pepinii Kerguelenia Lysianax septentrionalis . Socarnoides Nannonyx Sophrosyne Onesimoides Nonnania quadrimana . . . Lysianella Pseudalibrotus Ichnopus nugax Anibasia Danielssenii . . . Opisa Eschrichtii . . . hispana ! ! i i t i ! 1 ! t 4- + + + + + 1 + 1 1 + + + 1 + + + + + + + + + + + + + + + + + + ! ! ! + + + 1 1 + + 1 I 1 + + + 1 1 + + + + + + 1 + + 1 1 ! 1 + ! + i ! ! + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + 752 754 754 759 762 773 774 775 776 780 781 781 782 784 785 785 786 786 786 786 787 788 789 79C 792 794 794 795 795 796 797 797 799 801 803 804 804 805 806 807 Distribuzione dei ©ammarini marini. — Lisianassidi. Subiperini. 867 Atlantico Oc . Indiano ce • i-i a C3 O O 19 0 ceano Pacific 0 Mari artici Profondità Temper. del fondo o 9 a d u u tu »5 a i Co Atk 2"* a te tuo ""£ ° e a '•& a d o in 7 Ai nerica © tì 9 o ~ s ? Ih M o d a a 10 11 c3 £ 12 Isole dell'At- lantico o ED o d 15 d o s »! 16 "5 a CD "C si a H 17 d 2§ sis a 18 d a u 20 o a o Pi d s 21 .* m io a M 22 America o e "S » d -2 §d S * SE ! S » o a 23 24 25 d =-. o Ih 3 w 26 sS u 'u « a < 27 d '3 •4 28 é IO •3 ,() 830 831 832 832 833 834 838 838 839 841 842 842 843 844 846 847 847 847 848 851 852- 854 o,.o Distribuzione. nei suoi fondi più remoti, il mare ha potuto mostrare al Boeck e a G. 0. Saes la sua svariata ricchezza di forme. Or, dunque, chi può non credere che anche al largo delle Shetland, ovvero anche soltanto della Scozia, il fondo del Mare del Nord o dell' Atlantico settentrionale non alberghi, anche là, molte, se non tutte, quelle specie che gli Scandinavi hanno trovate a non molta distanza dalle loro coste? E dunque quistione di ricerca, più che di altro, almeno per coste così vicine e in condizioni idrografiche tanto somiglianti quanto sono le britanniche e le norvegiche '). Gareggiano con la fauna britannica per numero di specie così la fauna dei Mari artici come quella delle coste atlantiche della Francia; ma forse per quest'ultima le ricerche successive faranno crescere di molto il numero delle specie di acque profonde, come sembrano provare le varie campagne scientifiche eseguite da S. A. il Principe Alberto di Monaco a bordo dell' « Hirondelle » e le molte nuove contribuzioni dello Cheveeux. Povera è la fauna dei Paesi Bassi e della Danimarca, ed anche di più quella del Baltico; e certo ciò avviene non tanto per scarsezza di ricerche, quanto per condizioni idrografiche poco favorevoli. Per tutte le altre coste, e pel mare profondo, lo scarso numero di specie conosciute dipende forse, più che da altro, soltanto dalla mancanza di ricerche. E che così sia lo dimostrano non solo le esplorazioni del « Challenger » di sopra ricordate nelle Kerguelen e sulle coste dell' isola Heard, ma anche i lavori dell' Haswell, del Thomson e del Chilton, che così gran numero di specie hanno pubblicate delle coste dell' Australia e della Nuova Zelanda, e più recentemente ancora quelli del Giles, per cui si va conoscendo qualche parte della fauna delle Indie orientali. Resta a dire della Fauna mediterranea, per la quale il « Prodromus » di V. Caeus, pubblicato nel 1885, ammetteva come buone più di 150 specie, pur scartandone molte di quelle pubblicate dai varii Autori, o mettendole semplicemente in sinonimia. Or è noto che, dopo la pubblicazione del Caeus, ancora varie altre specie sono state segnalate dallo Cheveeux e da G. 0. Saes; anzi io stesso descrivo in questa Monografia 12 specie nuove e ne registro molte altre che trovo per la prima volta nel Mediterraneo. Eppure, non ostante queste aggiunte, il censimento che è qui da me compito, riduce il numero delle specie mediterranee ~) non più che a 108, di cui ben 9 non sono state neppure da me stesso trovate in Napoli, e per 2 ho grandi dubbi, o perchè temo dell'inesattezza della determinazione (Talitrus Infusiti), o perchè dubito della provenienza vera (Melita Fresnelii, Egitto?). ]) Cf. a p. «70 il quadro comparativo delle faune delle principali coste esplorate. -) Ecco le specie fiuoi-a trovate solo nel Mediterraneo. Quelle segnate con * sono le sjjecie nuove: OoropJiium acherusièum Ampelisca rubella * Amphilochus brunneus » runcicorne Hyale aquilina Elasmopus pocillimanus - Cerapopsis ìongipes * Halimedon rectirostris » rapar ■'■■ Autonoe spiniventris * Oediceros griseus * Phoxocephalus chelaius * Microdeutopus Stationis * Biancoìina algicoìa Gncrina nicccensis » algicoìa * stenothoe Antennulariae Icknopus Schmardae Amphithoe bicuspis * Amphilochus neapolitanus Distribuzione batometrica. 869 Confrontando tra loro le faune che sono state più studiate, sarebbe da conchiudere che la famiglia dei Dulichidi fosse quasi esclusiva dei mari del Settentrione, e più special- mente delle coste subartiche della Scandinavia. Solo i Laetmatophilus si trovano anche nel Mediterraneo '), uscendo fuori dai confini nordici, e scendendo fino all' estrema parte me- ridionale dell' Africa e fino nell' Australia. — GÌ' Icilidi sono sparsi un po' dappertutto ; ma, meno il genere Platophium, gli altri tre hanno un' area di diffusione limitata. — Le Chelure si limitano all' Atlantico. — I Corofidi sono sparsi egualmente nei diversi mari. E gli Ampeliscidi, gli Oediceridi, i Dexaminidi, i Gammaridi e i Lisianassidi prediligono il Mare del Nord, mentre che per contrario gli Orchestidi sono più frequenti nel Medi- terraneo. 2. Distribuzione batimetrica. L' esame del quadro comparativo che riassume i risultati numerici per le diverse pro- fondità (cf. p. 870) dimostra che, meno che per le Chelure, i Corofidi e gli Orchestidi, in tutte le altre famiglie il numero maggiore di specie è quello che si trova ad una profondità fra 51 e 200 metri. Segue con poca differenza la profondità fra i 5 e i 50 metri, ed in questa categoria sono più abbondanti i Corofidi, i quali sono pure frequenti nelle acque superficiali. Gli Orchestidi sono, come è chiaro, tutti di acque superficiali o viventi a dirit- tura nella sabbia del litorale. I Gammaridi non mostrano predilezioni molto spiccate per un grado determinato di profondità. Circa alla distribuzione delle singole specie, quelle di acque superficiali in generale non scendono a molti metri sotto il livello dell' acqua ; ma per contrario quelle di profondità spesso stanno tra limiti molto lontani fra loro. Pochi sono i Gammarini che, come 1' Anfonoe longipes, possono vivere indifferentemente così nelle acque superficiali come nelle più profonde. Le maggiori profondità da cui sono stati tratti su dei Gammarini sono segnate in un elenco che lo Stebbing ha dato nel suo « Report » ''). La massima (fathoms 2300 = metri 4331) corrisponde alla Paradryope orgition, un Corofi'de che i Naturalisti del « Challenger » pre- sero nel Pacifico settentrionale, e prepararono anche durante il viaggio. Tuttavia bisogna osservare che non è proprio sicuro che la provenienza di quell'individuo sia stata precisa- mente da così grande profondità. ') Il Laetmatophilus iuberculatus è stato trovato dal sig. Lobianco, Conservatore della Stazione Zoologica di Napoli, nei detriti tratti su il 16 dicembre 1892 dalle Tartanelle insieme a Posidonia, presso Posilipo. dalla profon- dità di circa 30 metri. L' unico individuo raccolto è lungo 3 nini., ma è in parte mutilato, percliè manca di parte delle antenne anteriori e dell'antenna posteriore sinistra. Il colorito, secondo lo schizzo fatto dal sia-. Meeculiano sul vivente, è poco vivace e poco diffuso. Il dorso è cosparso di larghe macchie irregolari color mattone, il quale si ripete uniforme e più intenso sulle grosse mani dei gnatopodi posteriori. I piedi dei gruppi medio e posteriore sono quasi interamente incolori, con piccole macchie annulari nel mezzo degli articoli 4.°, 5.° e 6.°. Gli occhi sono jiiccoli. circolari, di un vivace scarlatto. Circa alla quistione sulla segmentazione del torace (cf. p. 318), è da notare che questo individuo trovato a Napoli ha gli ultimi due segmenti fusi insieme. 2) Stebbing, Eep. Challenger. Iutroduction, p. XXII. STO Distribuzione. 3. Distribuzione termica. Solo 14 fra le 379 specie marine registrate in questa Monografia sono state trovate in tutte le temperature, o almeno così a temperature che superano i 12° C, come in quelle che stanuo fra 12° e 5°, o anche meno. E sono: 4 Corofidi ( Siphonoecetes typicus | Autonoe longipes 1 Ampeliscide { Hapìoops tubicola 1 Orchestide . j Orchestra gammarellus 1 Dexaminide \ Guernea coalita Eusirus cuspidatus Protomedeia maculata Amphithoe rubricata 6 Gammaridi 1 Lisianasside Pontoporeia affinis Acantlionotosoma comigerum Pìioxocephalus oculatus Atylus Swammerdamii Gammarus locusta Hippomedon denticulatus. E interessante notare che tutte queste specie sono comuni al Mediterraneo ed all'Atlan- tico, meno la Pontoporeia affinis, la quale finora non è stata indicata pel Mediterraneo. Volendo dividere le specie dei Gammarini in termofile e termofobe, come fa il Mayer per le Caprelle, si vede che solo poche sono esclusive delle temperature estreme, ossia che si Quadro comparativo per la Distribuzione delle specie marine delle singole famiglie nelle Faune più note. 9 o ■■a %i -3 V 3 ■5.5 a ce ° a iC '■3 tu u o a s fi fi da 51 a 200 m. a 8 0) u o d fi 4 Sì •B d 9 o Dulichidi :i 1 2 7 4 o 4 .'> 1 3 i; Icilidi . . T 1 o o 3 3 4 5 • ) o 4 4 Cheluridi . 1 1 1 1 1 1 1 1 Corofidi . . 49 23 18 23 23 12 Iti 27 13 7 25 32 12 Ampeliscidi 15 4 3 5 8 1 6 IO 3 6 io 3 Orchestidi . •20 9 7 6 5 20 . 19 6 1 Oediceridi . 26 6 3 7 17 9 5 12 13 6 8 13 11 Dexaminidi. 52 15 q 17 28 13 17 1 1 19 10 16 33 21 Gammaridi . 117 32 23 33 68 36 20 32 33 30 39 73 46 Lisianassidi 83 k; 4 16 46 22 10 27 33 23 19 60 30 Totale 370 108 71 112 206 96 93 124 130 84 137 235 134 trovano solo nei mari caldi, o solo nei freddi. Le altre o si adattano a diversi climi, o finora sono state trovate esclusivamente in mari con temperatura che sta fra i 22" e i 5° C. Dimora. 871 4. Dimora. Della dimora diversa dei G ammarini, soprattutto delle specie del nostro Golfo, si è già detto altrove (pp. 253-255). Ora riusciranno di pratica utilità i seguenti quadri. Dei quali quello che è in questa pagina dà 1' elenco delle specie ben determinate che vivono Distribuzione dei d'i immarini nelle acque dolci. Nomi Distribuzione geografica < ci u o Profondità in metri Linee isotermiche in gradi C. 6J3 O o SO Osservazioni * Corophium acherusicum ') * » bicaudatum * Erichthonius difformis. * Microdeutopus gryllotalp * Leptocheirus pilosus Hyalella cuprea . . » armata » lucifuga*. « longipes . » latimana . » longipalma » dentata • echinus . Goplana polonica » ambulans . Boruta tenebrarum. Acanthonotosoma subterr Crangonyx subterraneus » compactus . Amathilla spinigera? . Niphargus subterraneus * Pontoporeia affinis . * Ceradocus loricatus. Pallasea cancellus . * Gammarus locusta . » fluviatili» » pungens Constantia Branickii + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + 0-2 0-? 0 - 2 0-2 ? 100 73-109 20-73 18-36 ? 0 18-110 y y y y y y Varia y y varia varia 0-2 varia 0-2 0 16 8 16 16 8 20-25 20-25 20 - 25 20 - 25 20-25 20-25 5-25 20-25 9 (?) 8-9 9 (?) 5 (?) 8 5(?) 0-2 9 - 16 5-10 5-6 0-5 10-15 5 - 14 12 - 20 0-2 364 372 381 411 427 514 514 515 515 515 516 516 517 646 646 647 678 681 682 684 704 717 719 755 759 763 764 Lago Fusaro (Napoli). Lago Gesericb (Prussia). Lago Pusaro (Napoli). Ibid. Lago Gesericb (Prussia). Lago Titicaca (Perù e Bolivia). Ibid. Ibid. Ibid. Ibid. Ibid. America Settentr. e Merid. Lago Titicaca (Perù e Bolivia). Varsavia. Greifswald e Berlino. Monti Tatra. Eyreton (Nuova Zelanda). Kingwood (Inghilterra). Eyreton (Nuova Zelanda). Lago Baikal. Nelle acque sotterranee. Nei laghi di Scandinavia ecc. Ibid. Ibid. Kimonta i fiumi. Manca nell' Italia. Generalmente diffuso in Italia. Pelagica nel Lago Baikal. nelle acque dolci abitualmente o accidentalmente; e l'altro, che è nelle pagine 872-857, indica la diversa dimora delle specie napolitane aggruppate secondo la varia provenienza ') Le specie che vivono anche nelle acque marine sono contrassegnate da un asterisco. ST2 Distribuzione topografica nel Golfo di Napoli. Coli' aiuto di quest' ultimo elenco sarà relativamente più facile, a chi voglia fare delle ricerche direttamente a Napoli, il giungere alla determinazione delle nostre specie. Distribuzione topografica e Dimora de i Gammarini ;ie? Golfo di Napoli. io Tavole e dove sono o le figure Nomi Frequenza "a -e ti 2 o in a T3 CD 'a ~ e C5 05 e ci Osservazioni a) Sabbia del litorale. Orchestia eliilensis. . . . Poco frequente . 498 2 15 gammarellus . . Frequente . . 499 2 15 Desliayesii . . . Frequentissima . 507 2 15 Insieme all' 0. Deshayesii. Anche nel terriccio molto lontano dalla riva. A Posilipo dovunque. h ) Alghe semisommerse delle scogliere (l'Iva Induca ). Hyale Prevostii . » aquilina . Gammarus locusta Frequentissima . Rarissima. Raro .... 519 2 16 523 — 16 759 2 •24 Dovunque. Una volta sola al Chiatamone. Al Chiatamone. e) Alghe sommerse attaccate agli scogli di Posilipo, ,\isida e Pozzuoli. Platophium brasiliense Erichthonius difformis Photis Reinhardi . . Autonoe longipes . . Aora gracilis. Microdeutopus algicola Amphithoe rubricata . Grubia crassicornis Ampelisca rubella . . Hyale politica . . . » Lubbockiana . Kròyera haplocheles . Pereionotus testudo Biancolina algicola. Guernea coalita. . . Dexamine spinosa . . Amphilochus neapolitanus » brunneus Acanthozone bispinosa Peltocoxa damnoniensis Eusiroides Caesaris Milita palmata . . . Maera truncatipes . . Elasmopus pocillimanus rapax . . Piuttosto raro Piuttosto raro Piuttosto raro Rarissima. Non molto rara Piuttosto raro Frequente Frequente Poco frequente Frequente Rara . . . Rara . . . Piuttosto raro Rarissima. Rarissima. Frequente Rarissimo. Raro . . Poco frequente Rarissima. Raro . . . Rara . . Frequente Poco frequente Poco frequente . 329 2 7 . 381 1 9 . 395 3 10 . 406 3 10 . 407 2 12 . 418 1 11 . 456 o 13 . 464 2 13 . 482 2 37 . 523 2 16 . 526 — 16 . 553 3 34 . 559 3 31 . 562 3 32 . 570 — 31 . 573 5 18 . 595 — 29 . 596 4 29 . 609 3 17 . 648 — 30' . 672 3 17 . 713 1 23 . 725 1 22 . 733 1 22 . 736 — 22 Frequentissimo nel Porto. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Una volta al Castello dell' Uovo. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Dovunque. Coli' Amphìthoe rubricata, ma più rara. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Frequente alle Isole Lipari (Linden). Nisida. Posilipo, scogliera del Principe Luigi. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Ibid. Ibid. Ibid. Nisida. Posilipo, Cala di 30 remi, e Castello dell' Uovo. Castello dell' Uovo. Distribuzione topografica nel Golfo di Napoli. 873 Nomi e te — -e Tavole dove sono le. figure 3 e '3 ,c « © T3 - b — G = e a> a) D ai T3 &C ri Os; servazioni d) Acque torbide «lei Porto. Chiglia delle navi e Ranchine. Compi liuni acherusicum Erichthonius diftbrmis Microdeatopus gryllotalp. Podocerus t'alcatus . Stenotlioe valida Nieippe pallida . Melita fucicola . ». obtusata . Maera grossimana . Elasmopus afiinis . Lysianax bispinosus Raro . . . Frequentissimo Frequente Rarissimo. . Rarissima. Rara . . . Frequentissima Rara . Frequente Frequentissimo Poco frequente 364 1 8 381 1 9 411 ' 1 11 445 — 14 566 — 58 658 1 19 ., 709 1 24 711 1 23 727 2 21 734 1 22 792 1 25 Anche nel Lago Fusaro. Anche fra le alghe a Posilipo. Anche nel Lago Fusaro. Una volta sola, sotto la chiglia d' una nave. Ibid. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Talora anche nelle acque limpide, fra le pietre. Anche nella Secca della Gaiola. Frequentissima fra i detriti delle Tartanelle. Nei cespi di Serpulidi. e ) Detriti, specialmente «li #*o*trfo#s«« e detriti corallini e concilisi iteri, portati su dalle Tartanelle che pescano nelle acque di Posilipo, alla profondità di 30-50 ni. Laetmatophilus tuberculatus Leptocheirus guttatus. Protomedeia maculata . Haploops tubicola . Dexamine gibbosa . Iphimediopsis Eblanae Leucothoe spiniearpa . Eusirus cuspidatus. . Cheirocratus assimilis. Sundevalli Atylus Svvammerdamii Melita obtusata . . . Maera grossimana . . Lysianax punctatus . longicornis . Ichnopus taurus. Schmardae . Hippomedon denticulatus Anonyx jietalocerus . humilis. . . » nanus . pinguis . . Callisoma Hopei . . Aristias neglectus . Colomastix pusilla . Zool. Station z. Neapel, Fauna und Rarissimo . Raro . . . Poco frequente Rarissima. . Frequentissima Rara . . . Frequente Rarissimo. Raro . . . Raro . . . Raro . . . Rara . . . Frequentissima Frequente Frequente Frequente Raro . . . Non raro . . Rarissimo . Frequente Raro Raro . . . Poco frequente Frequente Frequentissima Flura Golf v. Neapel 317 — 55 430 — 12 430 — 14 486 3 37 576 0 18 586 6 32 652 6 19 6\V.\ — 18 688 — - 20 690 — 20 698 3 17 711 1 23 727 2 21 789 6 25 790 3 25 801 3 27 803 5 27 808 — 29 816 — 61 817 — 26 820 — 28 821 — 28 839 6 26 844 6 26 854 6 61 1 solo individuo trovato il 6 dicembre 1892. Sulle Suberites, Ascidie, ecc. Nelle Ascidie e nelle Spugne. Talora anche nel Porto. Rara nel Porto e nel fondo sabbioso. Sulle masse d'uova dell' Eupagurus Prideauxii. Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Gammarini. Una volta anche a 1000 m. Nei gusci vuoti di Spatanghi. Nella cavità branchiale delle Ascidie. Sopratutto nei canali gastro- vascolari delle Suberites. 110. 874 Distribuzione topografica nel Golfo di Napoli. Nomi Frequenza 60 o a o 4> cS Tavole dove sono le figure .5-2 13 ci -O 6C Osservazioni f) Fondo sabbioso, a 10-20 ni. «li profondità, e a 100-400 ni. dalla riva del mare clic è dirimpetto la Stazione Zoologica e lungo tutta la Via Caracciolo. Siphonoecetes typicus. Coropliium runcicorne. Cerapopsis longipes Photis Remhardi . . Autonoe. spiniventris . Aora gracilis. Microdeutopus Stationis Stimpsonella armata . Leptocheirus pilosus . Podocerns ocius. Ampelisca breyicomis. » diadema. Halimedon rectirostris Oediceros longimanus . » affinis. » griseus . Kròyera haplocheles . » arenaria . Dexamine spinosa . Gitana Sarsii. . . . Amphiloehus brunneus Acanthozone bispinosa Leucothoe pachycera . » serraticarpa Nicippe pallida . . Urotboe irrostrata . Megaluropus agilis. Melita obtusata . . Maera grossimana . Bathyporeia pilosa . Ichnopus Scbmardae Raro . . . . Poco frequente . Rara . . . . Rara . . . . Rara . . . . Rara . . . . Poco frequente . Rarissima. . . Poco frequente . Rarissimo. Frequentissima . Frequentissima. Raro . . . . Poco frequente . Rarissimo. Rarissimo. . . Rarissima. Poco frequente . Poco frequente . Rarissima. . . Raro . . . . Rara . Non rara . . Non rara . Rarissima. . . Frequentissima . Raro . . . Rara . . . . Rara . . . . Frequentissima . Raro . . . . 358 369 388 395 400 407 415 422 427 448 473 479 537 547 548 551 553 554 573 590 596 609 651 656 658 664 695 711 727 752 803 4 4 3 3 5 2 5 4 4 4 4 4 4 4 3 4 5 4 3 5 1 5 3 1 2 5 5 9 10 56 12 10 11 12 14 37 37 33 33 33 33 34 34 18 29 29 17 19 19 19 36 34 23 21 36 27 Ancbe fra le alghe sommerse degli scogli. Non rara, invece, fra le alghe sommerse. Anche nel fondo fangoso lungo Via Caracciolo. Dovunque. Dovunque. Anche fra le alghe sommerse. Più frequente fra le alghe sommerse. Anche fra le alghe sommerse. Meno rara fra le alghe sommerse. Più spesso sotto la chiglia delle navi. Dovunque- Frequente nei detriti delle Tartanelle. g) Fondo fangoso a 20-40 ni. di profondità del mare suddetto, ma più al largo dalla riva. Leptocheirus pilosus . Phoxoceplialus oculatus » chelatus Harpinia neglecta . Ichnopus Scbmardae . Poco frequente Raro . Raro . . . Frequente . Raro . . . 127 4 12 740 5 35 742 5 35 747 5 35 803 5 27 Anche nel fondo sabbioso lungo Via Caracciolo. Gammarini fossili 875 Nomi Frequenza c Tavole o dove sono o le figure S -^ ^^ ^ ce ._ O js ce CD -C te — ; a dell pen PM CO ? re 6J3 ce Osservazioni Clielura terebrans . . Stenothoe Antennulariae Lafystius Sturionis. . Leucothoe Richiardii . Isaea Montagui . . . Eriopisa elongata . Ceradocus fasciatus Gammarus locusta . marinus Gueriua nicteensis . Acidostoma laticorne . Niphargus subterraneus Gammarus pungens . h) Gammarini di varia provenienza marina. Poco frequente . 347 6 7 Poco frequente . 565 — 30 Rarissimo. 588 6 32 Frequente . . 654 3 19 Poco frequente . 679 6 13 Rarissima. 706 60 38 Raro .... 721 6 21 Raro .... 759 2 24 Poco frequente . 762 — 60 Rarissima . 776 61 61 Rarissimo. . . 782 6 28 Nei legni marciti galleggianti. Sulle colonie d' Idroidi, a 50-80 m. Su d' un Lophius piscatorius del Golfo di Salerno. Detriti di Posidonia, a 2 m., a Posilipo. Sulla Maia Squinado. Un solo individuo a 209 m., fra Capri e Napoli. Faraglioni di Capri. Frequente a Trieste (Valle). Alghe del Chiatamone. Mergellina, sotto le pietre. Cuma e Ischia, su' merluzzi. Pozzuoli, sulla colonna d' un Cereactis. i) Acqua dolce. Raro .... Frequente . . 704 764 38 24 Acque di Carmignano. Sebeto. I) Terriccio di giartlini più o meno lontani dalla riva. Orchestia gammarellus . . I Rara .... I 499 I '_' 15 \ Più frequente nella sabbia salsa del litorale. S. Gammarini fossili. Bibliografia. — 1864. Zaddach, Ein Amphipode in Bernsteiru 1887. Zittel, Traité de Paleontologie, voi. 2, pp. 667-671, con figg. 1888. Stebbing, Eep. Challenger, pp. 208, 352, ecc. 1891. Scott, Proced. R. Physical Soc. Edinburgh, voi. 10, p. 336. Siccome 1' esperienza ogni giorno dimostra, la macerazione del corpo di un Gammarino nell' acqua avviene brevissimo tempo dopo la morte, così che già dopo un giorno o due la parte membraniforme del dermascheletro che univa insieme i segmenti del tronco o gli articoli delle appendici è disfatta, e i varii pezzi si distaccano 1' uno dall' altro e vanno dispersi. Né, intanto, di questi singoli pezzi è da sperarle che resti alcuna traccia, tanto è scarsa la quantità di materie inorganiche in essi contenuta. Invece la conservazione delle forme esterne riesce abbastanza facilmente quando il corpo del Gammarino morto rimane subito a secco e si mummifica prima che la macerazione abbia luogo. Or tale mummificazione avviene assai più agevolmente con gli animali d' acqua dolce che con quelli di acqua marina, perchè, come è facile immaginare, è infinitamente più 876 Gammarini fossili. probabile e più comune il fatto di uno stagno d' acqua dolce che si dissecchi in estate con tutti i suoi abitatori, anzi che quello di un gruppo di animali rigettati interi dal mare, e che rimangono tali sulla riva a disseccarsi fino a che si verifichino le condizioni opportune per l' inclusione. Così è che la Paleontologia registra ben poche tracce fossili di Gammarini, e che queste poche si riferiscono tutte a Gainmarini d' acqua dolce. I due casi meglio accertati riguardano uno il Palaeog animar us sambiensis e 1' altro il Gammarus Oeningensis, a cui si aggiunge il frammento di Gammaride che recentemente lo Scott riferiva con probabilità al Gammarus fluviatilis. II Palaeogammarus , scoperto in un pezzo d' ambra rigettato sulle rive del Samland, fu descritto minutamente dallo Zaddach, il quale si sforzò pure di dimostrare che si tratta di una forma marina. Nondimeno per far ciò egli è costretto ad immaginare « dass die Bern- steinwalder einst bis hart an das Ufer des Meeres herabgereicht haben », ed anche che 1' animale venuto a saltellare sulla riva umida sia rimasto « umgekommen und als leichte Waare zugleich mit dem Sandkliimpchen, das ihm anklebte, in cine nahe Harzmasse hinein- geweht oder geworfen sein. » Invece, a ben considerare le cose, la spiegazione dell' inclu- sione riesce assai più semplice se si consideri il « Palaeogammarus » (che poi insomma è forse niente altro che una varietà del vivente Gammarus fluviatilis) come vero abitante del- l' acqua dolce, poiché, in questo caso, non ci sarebbe altro da immaginare se non un tra- sporto del Gammarino, vivo o morto, intero o rotto, imbrattato o no di fango, dal natio fossato al piede di una pianta ambrifera. E questo trasporto avrebbe potuto farlo tanto la piena di un torrente, quanto un grosso animale che dal fossato si fosse recato all' ombra della foresta. Così il Gammarino rimasto a secco sarebbe stato a poco a poco invaso dalla resina gemente e definitivamente conservato. Del Gammarus Oeningensis non conosco altro se non la citazione e la figura che ne dà lo Zittel (1. e, p. 668, f. 873), prese dallo Heer, che dice l'animale trovato a Oeningen nel Granducato di Baden. Giudicando dalla figura parrebbe non si dovesse dubitare che si tratta anche qui del Gammarus fluviatilis. — Il frammento di Gammaride, che lo Scott considera come appartenente probabilmente alla specie vivente Gammarus fluviatilis, fu trovato in un deposito lacustre post-terziario a Kirkland, Leven, Fifeshire, nella Scozia. Lo Zittel riferisce ancora di varii altri Crostacei attribuiti con maggiore o minore ragione ai Gammarini, quantunque, in verità, le descrizioni che egli ne pubblica, insieme a qualche figura, lascino molti dubbii sulla probabilità della parentela. È notevole che, mentre il Gammarino di Samland e quello di Oeningen appartengono al Periodo Terziario, e la specie dello Scott è anche più recente, invece questi Crostacei di dubbia diagnosi siano tutti del Terreno Secondario, e più particolarmente del Carbonifero. Il più antico di questi fossili è conosciuto col nome di Necrogammarus Salweyi, Woodward 1871 (* Trans. Woolhope Naturalists' Field Club, 1870, p. 271, con tavola), e consiste in un frammento molto incompleto, in cui già 1' Huxley (*Memoirs Geol. Survey, Mono- graph I, 1859, p. 25, t. 13, f . 7 ) avea riconosciuto un Crostaceo, e più tardi il Woodward invece volle vedere un vero Gammaride. Lo Stebbing (Rep. Challenger, p. 410) dubita Gammarini fossili. 377 molto di questa parentela. Il frammento comprende, pare, tre somiti, la cui lunghezza totale è di circa 23 mm., e 1' altezza di oltre 60 rum. Proviene dal Siluriano superiore di Ludlow. Ed anche i Gampsonyx, Jordan (Gampsonychus, Burnì.) rassomiglierebbero ai Gammarus, secondo lo Zittel, il quale riproduce la figura del Gampsonyx fimbriatus, Jordan, ristampata secondo H. v. Meyer. Certo nell' insieme dell' animale la somiglianza con un Gammarus non è molto lontana ; ma alla diagnosi si oppone risolutamente la forma del telson e dei piedi codali posteriori, che ricordano più gli Stomatopodi per la disposizione a mo' di pa- letta. Merita di essere notato il fatto che tale disposizione notata pel G. fimbriatus è pure comune ad altre specie fossili indicate anche esse come possibili Antìpodi. I Gampsonyx « se trouvent en assez grand nombre dans les Sphérosidérites du Rothliegend inférieur de Lebach, près Sarrebruck et de Schwarzenbach dans le pays de Birkenfeld. Aussi à Sulzbach dans la vallèe de la Murg (Duché de Bade). » Finalmente voglio ricordare pure la Palaeorchestia parallela. Lo Zittel (1. e, p. 670, f. 875) chiama così una specie di Gampsonycìms del Fric che nell' aspetto esterno accenna infatti un poco ad un Orchestide. Il corpo del fossile, lungo 18 mm., è stretto ed allungato ; la testa porta grossi occhi sessili; le antenne anteriori sono molto più brevi delle posteriori e non hanno flagello accessorio ; i piedi codali posteriori presentano due rami, larghi -in forma di paletta, di cui l' esterno è 2-articolato; il telson è allungato e non ristretto indietro. Proviene dal Carbonifero di Boemia. ') ]) Per altri Crostacei appartenenti a molti diversi generi {Bostrichopus, Amphìpeltis, Diplostylis, Palaeocaris, Nectotelson. ecc.) cf. il lavoro dello Zittel (1. e, p. 669-671), dove sono date ancora parecchie indicazioni biblio- grafiche. Il Brocchi (Bull. Soc. Geol. France, 1880) fondò la famiglia dei Nectotelsonidi per comprendere quegli Antìpodi fossili, il cui postaddome termina con un ventaglio codale come i Decapodi macruri, e precisamente i generi: Palaeocaris, Gampsonyx e Nectotelson. Quest' ultimo genere è stato fondato dal Brocchi per un nuovo fossile prove- niente dagli strati di Autun, e denominato N. Roditi. Nondimeno il Bertkau (Arch. f. Naturg., 1880, p. 258), dopo di aver date queste notizie, aggiunge: « Die Abbildung lasst einigen Zweifel an der Amphipodennatur dieses Krebses zu ». In quanto al Prosoponiscus problematicus, la descrizione che il Kirby ne pubblica (Quart. Journ. Geol. Soc. 1857, p. 214, riferita dallo Stebbing nel Eep. Challenger, p. 300) certamente non corrisponde con quella di un Anfipodo. Eppure il Bate ha creduto di dovere rassomigliare a quel fossile la sua Phaedra antiqua (cf. p. 619). — Per i solchi lasciati nella sabbia dagli Haustorius, Bathyporeia, ecc.. cf. p. 256. FILOGENIA. Bibliografia. — 1876. Claus, Untersuchungen zur Erforschung der genealogischen Gmndlage des Crustaceensystems. 1882. Mayee, Caprelliden, p. 185. 1883. Boas, Studien iiber die Verwandtsehaftsbeziehungen der Malakostraken ; in : Morphol. Jahrbuch, voi. 8, p. 485-579, t. 21-24. 1885. Claus, Neue Beitrage zur Morphologie der Crustaceen; in : Arb. Zool. Instit. Wien, voi. 6, p. 1-108, t. 1-7. 18S8. Claus, Uber den Organismus der Nebaliden und die systematische Stellung der Leptostraken ; in: Arb. Zool. Instit. Wien, voi. 8, p. 1-148, t. 1-15. 1888. Gourret, Revision des Crostacea Podopbthalmes du Golfe de Marseille, suivie d'un essai de classification de la classe des Crustacés; in: Ann. Mus. H. N. Marseille, Zoologie, voi. 3, Mém. 5. 1888. Siebbing, Rep. Challenger, Introduction, p. XV-XIX. 1890. Mater, Nacbtrag zu den Caprelliden, p. 145. Quando si vuol ricercare 1' origine e il progresso di un certo gruppo di esseri viventi, il primo e più grande ostacolo che s' incontra è la scelta del tipo che si deve prendere come primitivo. Or si domanda come era fatto il primo Crostaceo che avrebbe meritato il nome di Anfipodo? Naturalmente, allargando la questione, essa si trasforma nella domanda più vaga ancora: come era fatto il primo Crostaceo, o il primo Àrtropodo? E qui molti si affrettano a rispondere chi per un verso e chi per l' altro, secondo che piace a ciascuno un certo ordine d' idee ovvero un altro. Fortuna per le varie ipotesi che la Paleontologia dà pochi o nessun argomento in favore o contro, sì che tutto si riduce ad armeggiare co' dati dell' embriologia, e co' caratteri delle forme larvali e delle adulte, dai quali, come dalle «. gride » del Manzoni, a maneggiarli bene, si fa dire tutto quello che si vuole. Ed ancora un valido aiuto è dato alle ipotesi più disparate dalle due opinioni opposte, che senza pericolo si possono entrambe sostenere, quando, parlando di un organo, e sia supponiamo una semplice appendice articolata di Crostaceo, noi possiamo dire, sempre con ragione, così che si tratta di un organo embrionale tipico, come, se invece ciò fa maggior comodo al- l' altra ipotesi, che esso è semplicemente un organo degenerato, o meglio che esso è invece niente altro che un organo di nuovo acquisto, il quale, per conseguenza, non ci ha che fare niente affatto con la Filogenia. E così, scartando opportunamente quello che non fa comodo, abbassando 1' importanza di qualche altro carattere, e rilevando quella di un altro, il capostipite ideale è bello e costruito, disegnato e messo alla base del suo bravo albero genealogico, che subito diventa onusto di tutta una multiforme discendenza. Eppure, lo dico schiettamente, io non sono giunto ancora a convincermi perchè si debba credere che i Crostacei primitivi dovevano avere tutte le appendici, o per lo meno la maggior parte di Derivazione degli Antìpodi in generale e dei Gammarini. §79 esse, formate su quel tal tipo del protopodite, e del deutopodite, provveduto del suo ento- e dell' esopodite, con o senza 1' aggiunta di un epipodite o di una lacinia fallax. Perchè, quando un piede, supponiamo, è semplice e ricorda tanto più da vicino un abbozzo em- brionale, dobbiamo invece dire che esso è ridotto al solo entopodite, e non già, ritorcendo l'argomento, affermare che, nel caso dato, il medesimo ricordi più lo stato primitivo, come quello che non ha ancora acquistato le varie appendici? E, similmente, quando un organo per mancanza di uso va a poco a poco perdendo alcune appendici e finalmente diventa semplicissimo, perchè dire che esso è ridotto e non già che ritorna embrionale? In quanto a me io vorrei lasciare stare da parte ogni altra idea preconcetta, e tener conto soltanto del principio generalissimo: che l'embriologia d'un animale è la ricapitola- zione della sua filogenia, tanto più che non mi pare che nel caso degli Artrostraci vi sia nulla che faccia credere che si tratti di sviluppo abbreviato. Insomma, poiché in tutti gli Articolati il corpo nell' embrione si va successivamente e contemporaneamente sviluppando in lunghezza e segmentando, io vorrei ritenere questo fatto come primitivo. Da principio lo scudo non vi è : dunque, mi parrebbe che si dovesse conchiudere semplicemente, gli ani- mali che ne sono forniti l'hanno acquistato in maniera secondaria. Gli abbozzi delle appendici sono dapprima semplici, in guisa che solo più tardi emettono dei rami : ebbene questi rami dovrebbero considerarsi come secondarli. E, per conseguenza, mi parrebbe che si dovesse dire che gli Artrostraci, i quali presentano nell'adulto tanti caratteri comuni all'embrione, fossero da considerarsi come animali semplici primitivi ') e non già degenerati. Or quale dei due ordini degli Artrostraci è da considerarsi come più primitivo, gli Antìpodi o gl'Isopodi? Giunti a questo punto, a me pare che la quistione si debba risolvere ammettendo semplicemente lo sviluppo parallelo delle due forme. E ciò perchè, se è vero che negl' Isopodi si trovano talora dei caratteri che ricordano più l'embrione (come la per- manente indipendenza reciproca dei piedi mascellari, e la imperfetta divisione dei segmenti della coda, o il numero maggiore dei gangli nervosi che rimangono distinti), nondimeno ve ne sono pure altri ( come la presenza di un sistema nervoso speciale della vita vege- tativa, e la maggiore complicazione degli organi riproduttori femminili) che accennano ad uno sviluppo più progredito. Nondimeno in complesso pare che la maggiore anzianità sia piuttosto da parte degl' Isopodi che degli Antìpodi. Circa alla relazione che passa fra i vari sottordini degli Antìpodi, la gradazione dello sviluppo si potrebbe stabilire così che i Gammarini rappresentino il tipo più semplice e più completo, mentre che i Subiperini, e più ancora gl'Iperini, con la fusione completa delle lamine interne dei loro piedi mascellari e con i grandissimi occhi, accennano ad uno stadio ') Il Boas contrasta quest'anzianità con varie obbiezioni, le quali, nondimeno, sono sempre più o meno fondate sull' ipotesi che il capostipite dei Crostacei dovesse essere costruito ad un certo modo determinato, e precisamente come un Fillopodo, con le antenne e con i piedi di una certa maniera ed anche con gli occhi peduncolati e con lo scudo cefalico. E, naturalmente, l'argomentazione riesce sempre allo stesso risultato, cioè: è vero che negli Edriof- talmi quest'organo o quest'altro « verleihen ihnen etwas wiirmerhaftes »; però si noti che i Fillopodi non l'hanno cosi; quindi gli Artrostraci sono animali recenti. 880 Filogenia. ulteriore dello sviluppo. I Leinodipodi da una parte ricordano le forme embrionali più dei Grammarini", in quanto che si possono considerare come Antipodi in cui lo sviluppo del corpo si è arrestato nella formazione dell' addome ; ed in parte si dimostrano forme più recenti per 1' avvenuta maggiore fusione dei segmenti del torace col capo. Del resto manca ancora 1' esame delle forme embrionali di questi animali '), soprattutto delle forme esterne, sicché non si può sapere se 1' abbozzo dell' addome è completo in tutte le parti tipiche di un Anfipodo. e poi si atrofizza, ovvero se fin da principio esso non si sviluppa completa- mente. Nella prima ipotesi i Lemodipodi si dovrebbero dichiarare quali animali posteriori ai Gammarini ; nella seconda invece rappresenterebbero, almeno per ciò che riguarda le forme esterne, gli Antipodi primitivi 2). Derivazione delle famiglie e dei generi dei Gammarini. « Della derivazione delle singole famiglie, o dei singoli generi, due Carcinologi si sono specialmente occupati : il Boas e lo Stebbing, entrambi, nondimeno, facendo molte riserve sulle osservazioni e sulle proposte a cui sono arrivati. Il Boas, partendo dal concetto che gli Apseudes siano gli Artrostraci più vicini ai Gammarini, crede probabile che la famiglia che più si assomigli a quelli siano i Corofidi. Ed eccone le ragioni : « Der Korper ist platter, das Hautskelet haufig mehr verkalkt als z. B. bei Gammarus ; die Hautpigmentirung haufig sehr bedeutend. Das Basalglied des zweiten bis achten RumpfTusspaares ist kurz, zuweilen sehr kurz. An der ersten Maxille fehlt die Lacinia fallax oder ist schwach entwickelt (vgl. Gammarus). Unter den Corophiiden scheinen wieder Formen wie Coro- phium die primitivere Stélle einzunehmen, wahrend Amphithoe und andere sich den Gam- mariden mehr nahern. » Per lo Stebbing, invece, i Corophimn non sono punto primitivi, perchè il « Corophium volutator (Pallas), the subject of Delage 's investigatici!, is far removed from a typical Am- !) La Pereyaslawzewa (Bull. Soc. Naturai. Moscou, (2) voi. 2, 1889, p. 582-597, t. IS, 19) ha, é vero, pub- blicato un lavoro che ha per titolo: « Le développement de Capretta ferox, Chrnw. », ma questo non ci dà notizie delle modificazioni delle forme esterne. D'altra parte, anche circa agli organi interni, 1' A. non figura che delle sezioni da cui poco o nulla si può ricavare di sicuro. Tenendo conto delle modificazioui del sistema nervoso dal giovane all'adulto, la quistione dell' anzianità mag- giore dovrebbe essere risoluta in favore dei Gammarini. Difatti il Mayee (Caprell., p. 117-118, t. 6) ha trovato che nelle giovani Caprelle tolte dalla tasca incubatrice il numero delle coppie dei gangli post-toracici è di 4, come nei Gammarini; nell'adulto invece tutto il sistema si riduce a 3 masse gangliari, che rappresentano il risultato della fusione dei gangli embrionali. Accenna ancora ad una modificazione più avanzata il fatto delle vulve migrate nella regione ventrale, evidentemente per la convergenza e successiva fusione sulla linea mediana del primo arti- colo dei piedi toracici del 5.° paio. 2) Il Boas vorrebbe far derivare le Caprelle dai Corofidi, considerando come anello di passaggio le Dulichie. -Ma le Dulichie, come ben nota il Mayer ( Nachtrag, p. 185, in nota), sono Antìpodi del tutto normali e del resto hanno organizzazione affatto diversa da quella delle Caprelle. Dagli stessi Corofidi deriverebbero pure, secondo il Boas, gì' Iperini. Qui 1' anello di passaggio sarebbe costituito dalle Vibilie, di cui erroneamente ( come nota lo Steb- bing) il Boas asserisce, sulla fede dell' EdwARDS, che abbiano un palpo nei piedi mascellari. Derivazione delle famiglie e dei generi. SS1 phipocì. » Ed intanto, poiché « simplicity and completeness are evidently appropriate to an ancestral form », e le specie del genere Gammarus, particolarmente il G. pulex e il G. locusta, hanno « the requisite completeness », esse appunto rappresentano le forme pri- mitive, tanto più che « the distribution of these two species lends an additional probabilità to the view that they represent an ancestral form ». Eppure, esaminando una per una le varie parti dell' organismo dei Grandmarmi a me non pare che si trovi un sol carattere che si possa prendere come fondamento per costruire un albero genealogico delle diverse forme, che si considerano come specie, anzi nemmeno delle varie famiglie. Tutte le forme si rassomigliano in qualche cosa, ma contemporaneamente differiscono per qualche altro carattere, che a sua volta si trova ripetuto in altre specie diverse per altre ragioni. Forme esterne. — E cominciando dalla forma generale e dalla segmentazione del corpo, si trova che il caso più comune è la forma compressa e la segmentazione completa. Potremo supporre forse che i Gammarini a corpo depresso, o quelli a segmentazione irregolare ') siano più primitivi, o più progrediti, o anche soltanto si possano dire degenerati in confronto di quelli in cui la sezione del corpo è più alta che larga e i segmenti del corpo sono in numero regolare? No, poiché è chiaro che, se i Pereionotus stanno interamente da parte, invece le Dulichie, i Corophium e le Urothoe per un verso, e gli Atylus e le Chelure dal- l' altro reclamano anch' essi posti del tutto separati, tanto grandi sono i caratteri che li distinguono fra loro e che insieme li mettono su fra i Gammarini più sviluppati. La presenza del flagello accessorio nelle antenne anteriori, o la sua maggiore o minore lunghezza e il numero vario di articoli è certamente segno di organismo più avanzato nello sviluppo, tanto più che vediamo che questa appendice nell' embrione, quando nasce, prende origine ben tardi, e solo dopo che è già abbastanza avanti la segmentazione dell' abbozzo del tronco principale. Ma se può concedersi che le Grubia derivino dalle Amphithoe, come potremo accordare la parentela delle Dulichie e delle Chelure, e come comprendere che le Orchestie o le Hyale siano più primitive dei Gammarus e delle Lisianasse? — Insieme alla presenza del flagello accessorio, nelle antenne anteriori un segno di sviluppo più avanzato è dato dalla maggiore lunghezza del flagello principale e dal maggior numero dei segmenti in cui è diviso. Sotto questo punto di vista le Amphithoe sono assai più pro- gredite dei Corophium e dei Podocerus, e i Gammarus più degli Stegocefalidi e delle Peltocoxa. Per le antenne posteriori, come nelle anteriori, potrebbe servh-e di guida lo sviluppo del flagello, il quale, come è noto, nel tempo della maturazione sessuale spesso è assai più lungo nel maschio che nella femmina, affermandosi così sempre più come organo che perfe- zionandosi si allunga e moltiplica i suoi articoli. Circa alle parti boccali V importanza maggiore è nella presenza di un palpo mandi- bolare e nello sviluppo delle lamine dei piedi mascellari. Per le mandibole le Dexa-mine ') Sulla segmentazione del capo cf. questa Monografia, p. 236. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. IH- eoo Filogenia. sono più primitive delle Acanthozone , e le Stenothoe più delle Metopa. E, tenendo conto della lunghezza relativa del palpo intero rispetto a tutta la mandibola, e di quella dei sino-oli articoli fra loro, i Siphonoecctes debbono andare prima dei Corophium, che a loro volta dovrebbero precedere le Syrrhoe, le Metopa, i Gammarus e le Lisianasse. Invece la presenza di un grosso processo incisivo accessorio fortemente dentato, e i grossi denti del processo incisivo principale, insieme alla presenza di valide spine incisive e di un robusto tubercolo molare, collocano i Corophium e più ancora le Dexamine in un grado più elevato di sviluppo rispetto alle Lisianasse . che di tanto li superano rispetto al palpo. La presenza di lamine accessorie nel labbro inferiore, che sembrerebbe dovesse essere segno di progresso maggiore nello sviluppo, invece la notiamo preferibilmente nei Corofidi, tanto se questi abbiano ancora altri caratteri di sviluppo più progredito, come la presenza di flagelli lunghi nelle antenne, e di un palpo grande e 3-articolato nelle mandibole (p. es. nei Leptocheirus ), quanto se lascino questo raddoppiamento delle pieghe dei paragnati iso- lato, mantenendo con pochi articoli le antenne e con due soli articoli il palpo ( Corophium). Le mascelle anteriori, non ostante le molte varietà che presentano, or mancando della lamina interna, ed ora del palpo, o riducendo questa appendice di molto, e talora anche lasciandola non suddivisa, pure non danno con nessuna di queste variazioni un segno che si accordi con gli altri nel determinare il posto da assegnare alle specie in uno schema di albero genealogico. Animali somigliantissimi per quasi tutti gli altri caratteri talora diffe- riscono invece semplicemente per una di queste modificazioni delle mascelle anteriori. Le mascelle posteriori solo in pochi casi concorrono a far assegnare un posto distinto ad alcune forme. Così nelle Stenothoe la mancanza di divisione precisa delle lamine coin- cide con la mancanza di flagello accessorio nelle antenne anteriori, e coli' assenza del palpo mandibolare. In quanto ai piedi mascellari il poco sviluppo delle lamine esterne (per cui il palpo diventa una semplice continuazione del 3.° articolo, e tutto insieme ognuno dei piedi ma- scellari serba l'aspetto primitivo d'un piede ambulatorio) fa riconoscere nelle Leucothoe, nelle Stenothoe, negli Eusirns ed in altri Gammarini che presentano tale carattere, un segno di sviluppo poco avanzato. Invece 1' espansione soprannumeraria di altri articoli che si vede in alcuni articoli del palpo, fa considerare le Orchestie, le Bathyporeia e gli Hanstorins come animali che per questo lato sono andati più avanti degli altri. Naturalmente si deve considerare come progresso ulteriore anche 1' armatura di spine odontoidi che spesso compa- riscono al margine interno delle lamine esterne. Nelle lamine interne in generale si trova meno da notare che nelle esterne. Tuttavia è degno di particolare menzione il caso della fusione quasi completa che si vede nelle Stenothoe, e che accenna alla fusione completa caratteristica dei Subiperini ed Iperini. Una chiara differenziazione di forme nei piedi toracici, in guisa da dovere distinguere quelli del gruppo anteriore, o gnatopodi, e quelli del gruppo medio dagli altri del gruppo posteriore, come si trova nei Gammarus e nella massima parte dei Gammarini, è certa- mente per gli animali che la hanno un chiaro contrassegno di sviluppo progredito, tanto Derivazione delle famiglie e dei generi. j-iS."i più che vediamo che nei gnatopodi la maturazione sessuale aggiunge ancora alle forme un maggior grado di trasformazione. E per conseguenza, sotto questo punto di vista, i pochi casi, come p. es. i Pereionotus e i Lafystius, in cui i piedi toracici, compresi quelli del gruppo anteriore, sono costruiti press' a poco sul medesimo tipo, debbono essere considerati come relativi a forme primordiali. I piedi addominali ci potrebbero dar segno del loro sviluppo più o meno avanzato, tenendo conto del numero vario degli articoli in cui sono suddivisi i rami. Se non che questa divisione è in generale molto progredita in tutte le specie; quantunque i Cerapus accennino ad uno sviluppo arrestato nel suo corso. I piedi codali, avendo i rami per lo più semplici ed interi, dimostrano senza dubbio un carattere più primitivo. Come è noto, a questo carattere quasi generale fanno eccezione talora i piedi codali posteriori, quando il loro ramo esterno diventa 2-articolato. E per tale circostanza un gran numero di Lisianassidi; le Bathyporeia, le Urothoe e moltissimi altri Gammarini si dovrebbero considerare come animali più recenti rispetto a quelli in cui i rami rimangono semplici. Viceversa nei Corophium e in molti altri Gammarini di diverse famiglie i piedi codali posteriori non sviluppano che un sol ramo, il quale senza dubbio fa somigliare l' appendice ad una forma embrionale assai più che non lo faccia la forma ordinaria con due rami. II telson ') sia che venga considerato come prolungamento dell' estrema parte del corpo, ovvero che rappresenti una semplice valvola anale, contribuisce ad indicare i progressi delle varie specie secondo la maggiore o minore estensione, e secondo che è diviso o intero. Per- tanto il telson dei Corofidi sarebbe più primitivo di quello dei Gammarus e forme affini. Organizzazione interna. — Nella pelle e sue appendici la presenza di setole e di spine è un segno di sviluppo più avanzato. Similmente si deve dire delle glandole. Così i Corofidi e le Ampelische starebbero nel grado del perfezionamento molto più avanti che le Stenothoe e i generi affini. E la calcificazione maggiore, lungi, dall' essere un contrassegno di orga- nismo primordiale, come vorrebbe il Boas, è invece argomento per ammettere uno sviluppo più avanzato, poiché si aumenta progressivamente dall' embrione all' adulto. Per questo carattere gli animali più progrediti sarebbero le Iphimedia e la maggior parte dei Lisianassidi. Del sistema nervoso si ha poco da apprendere circa alla quistione che ci occupa, in quanto che così la massa nervosa principale contenuta nel capo, come quella che le fa seguito nel tronco, presentano ben poche variazioni. Solo la maggiore fusione delle coppie anteriori di gangli toracici, che si vede nelle Leucothoe ed in parte anche nelle Ampelische, potrebbe indurci a farci considerare questi animali come più differenziati degli altri. L' organo della vista si presenta affatto rudimentale nei Niphargus ; è un po' più pro- gredito negli Acidostoma e nell' Hippomedon, i quali hanno una lente cuticolare biconvessa; cresce a maggior perfezione nella massima parte dei Gammarini ; e diventa più complicato Sul valore del telson come segmento del corpo cf. questa Monografia, p. 246. gg4 Filogenia. che altrove negli Ampeliscidi. La presenza dell' organo frontale nelle Leucothoe e negli AtyluSj se deve confermarsi il mio sospetto, cioè che si tratti di occhi rudimentali, potrebbe citarsi come fatto di maggior perfezionamento. L' apparecchio digerente delle Leucothoe per molti versi accenna ad uno stato più pri- mitivo che quello di altri Gammarini. Basterà citare a questo proposito la debolezza dello stomaco masticatorio in questi animali, la brevità del cieco pilorico, la riduzione dei ciechi epato-pancreatici a due soli, la mancanza quasi totale dei ciechi posteriori. All' altro estremo di complicazione si trovano invece gli Orchestidi, e soprattutto le Orchestie e i Talitri, notabili per i ciechi posteriori cosi più lunghi dell' ordinario. Nel mezzo di queste due forme devonsi annoverare tutti i Gammarini con due soli ciechi epato-pancreatici, quali i Corofidi, i Sifoneceti, le Bathyporeia, ecc. Si suol dire da alcuni, seguendo il Delage, che i Coroni rappresentino per le condi- zioni del cuore uno stato più primitivo rispetto agli altri Gammarini, e ciò perchè le fessure cardiache in essi sono ridotte ad un sol paio, mentre che d'ordinario le paia sono tre. Or a me sembra che ciò, piuttosto che segno di arresto di sviluppo, debba invece essere consi- derato come uno stadio di sviluppo ulteriore, poiché se le fessure non sono altro che una mancanza di saldatura delle fibre muscolari cardiache adiacenti, è chiaro che dove il salda- mento è maggiore, ivi deve considerarsi come più progredito il lavorio di perfezionamento. Degli organi riproduttori meritano menzione speciale gli organi maschili delle Leucothoe, delle Urothoe e delle Orchestie. Mentre che nella maggior parte dei Gammarini le glandole genitali maschili si estendono, come le femminili, lungo quasi tutto il torace, invece nei due generi prima nominati i testicoli non raggiungono i segmenti anteriori. Dipende ciò da sviluppo più progredito, quasi da concentrazione inag-giore del potere riproduttore in una parte dell' organo, ovvero è effetto di sviluppo non completo ? La quistione è dubbia a risolversi ed ammette ambedue le ipotesi con eguale facilità. Invece nelle Orchestie pos- siamo forse riconoscere uno stato più primordiale nel fatto che la parte anteriore della glandola spermigena rimane per qualche tempo allo stato neutro, se pure non si può dire ohe rappresenti un ovario abortito. E così, riepilogando i varii caratteri presi dalle forme esterne e dall' organizzazione interna, si vede in conchiusione, che nessuna famiglia, nessun genere, nessuna specie è tale che si possa considerare come davvero primitiva in tutte le sue parti rispetto alle altre. Che se, giudicando in complesso, si volesse assegnare nondimeno un posto o primi- tivo o più recente ad alcuni Gammarini in confronto di altri, io credo che non andrebbe molto lungi dalla verità chi mettesse i Dulichidi e gì' Icilidi fra i Gammarini più primi- tivi, e i Gammaridi e i Lisianassidi fra i più progrediti. BIBLIOGRAFIA. Abildgaaed, Peter Christian. 1789. in: 0. F. Mlìller. Zool. clanica, voi. 3. Allmast, George J. 1847. Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 19, p. 361- 370, t. 13, 14 Andrzieowski, Ant. 1839. Bull. Soc. Nat. Moscou, n.° 1 . . . . Aristoteles. See. 4.° a. C. De Animalibus Historiae. Libri X. lo ho consultato la seguente edizione: Arisioteus. De historia animalium. Theodoro Gaza interprete. Operum Abistotelis Stagiritae philosophorum omnium longe prin- cipis nova editio, Graece et Latine. Ameliae Allobrogum MDCVII. In questo lavoro, a p. 919, Lib. 4, Cap. 10, parlando del sonno dei pesci, il Gaza traduce cosi : « Pisces enim vel manu facile caperentur, dum dormiunt, nisi pediculis et pulicibus appellati* (èvia to'Jc (yfetpa? y.cd zoù~ XsfopéwùZ (tuXAOÙ?) solicitarentur: nunc vero si sonino dati immo- rentur, noctu ab innumera multitudine illaruni bestiolarum occupati absumuntur. Gignuntur haec in profundo maris tanta foecunditate, ut etiam escam de pisce emolitam. si diu in imo manserint, totani corrodant, atque absumant. Et quidem saepenumero piscator escam demissam glomeratis vndique his bestiolis perinde ut pilam recipit. i> E altrove p. 954, Libr. 5, Cap. 31, a proposito dei pediculi: « In mari etiam pisces hoc malum infestat : verum non in piscibus ipsis, sed limo gignitur simile multipedibus asellis (0'jJ.lOt TOIC Bw.~ TOlS irOAuWOO't ) nisi quod eau- dam hoc ampliusciihm habeat. Genus pediculi marinum sim- plex, vnumque est, vbique proveniens sed maxime in Cora- minibus et cavernis. Insecta haec omnia sunt, et multipeda, et exanguia. » Ma si tratta qui di Gammarini? Asper, G. 1880. Zool. Anzeig.', 3. Jahrg., p. 130 e 200. Atjdouin, Jean Victor. 1825. Explic. plauches Savigny Ch. 55 217 180 1 Audouin, V., et Milne Edwards, H. 1828. Annales Se. Nat., (1) voi. 4, p. 79-80, t. 2, f. 1 508 120 Cf. questa Monografìa, p. 91. Lo Stbbbi.m-. cita un estratto del 1859. AtTRIVILLITJS, CARL WILHELM SAMUEL. 1885. Krustac. hos Arkt. Tunikater .... 1886. Hafsevei't. Tromso Finmark Barceló y Combys, Francisco. 1875. Apuntes para la Fauna Balear Barrois, Théodore Charles. 1887. Sur un Acarien nouveau ( Uropoda Or- chestiidarum) commensal des Talitres et des Orchesties. Extrait des Ménioires de la Société des Sciences de Lille. (4) voi. 15. Cf. questa Monografia, p. 289. 1887. Morjihol. des Orchesties 1888. Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 19-22. 1888. — — voi. 13, p. 57-59. 1888. Note prélim. Faune Carcinol. Acores . 1888. Catal. Crust. marins Acores 1890. Sur la présence à Chinon (Indre-et-Loire) d' une Orchestie terrestre ( Orchestici ca- Vimana, Heller), nouvelle polir la Faune fraucaise ; in : Revue biologique du Nord de la France. 1890, 3.e Année, p. 80 ( 1 pa- gina ). L'Orchestia fu trovata alcuni metri lontana dalla riva del fiume Vienna, molto comune sotto le pietre. L'A. non da altra indicazione, meno questa della locati t.i. Bartels. 1855. Gammarus pulex im Menschenmagen . CI. 132 557 575 1632 587 1648 1649 1649 1649 -SI I li Da lungo tempo era preparata per questa Monografìa una Bibliografia generale, in cui erano registrati i titoli completi di ciascun lavoro, con un breve sunto per ciascuno. Ma poiché la pubblicazione della Bibliografia dello Stebbing ha resa inutile per gran parte la mia compilazione, così mi limito a dare soltanto il titolo abbreviato delle opere già citate da questo diligente Carcinologo. II numero che si vede nella colonna a parte, contrasse- gnata con la sigla Ch, è quello che corrisponde alla pagina del Rep. Challenger, dove o si può leggere il titolo intiero del lavoro ed anche il sunto, ovvero al lavoro stesso e in qualche altra maniera accennato. 886 Bartels. Bibliografia. Ch. Beeoh. Secondo il Gehstaei.ker Aroh. r. Naturg., 22 Jahrg. 1856, p. 311), il Bartels parla di Gammarini (Gammartis pulci) rimasti vivi per lungo tempo nello stomaco di una giovane contadina ed eliminati dall'intestino mediante un purgante. Essendo varia la grandezza degl'individui eliminati (al nu- mero di 18), cioè fra 2 o 9 linee, [' A. ne conchiude che si può ammettere che si siano moltiplicati dentro dello sto- maco. Lo Stebbisg aggiunge che alla relazione del Bartels segue una riserva del Troschel, il quale suppone che si tratti di un equivoco, tanto più che il Bartels non era stato testimonio di vista. Meno male ! Baster, Job. 1759. Opuscula subseciva, voi. 1 1762. — — voi. 2 Bate. Charles Spence. 1851. Ann. Mag. N. Hist, (2) voi. 7, p. 318-320. 1854. (2) voi. 13, p. 501 . 1856. Eep. Brit. Ass. 1855, p. 18-62, t. 12-22. 1857. Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 135-152. Lo Stebbing cita un estratto di 21 pp. 1857. Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 19, p. 271. 1857. (2) voi. 20, p. 524-525. 1857. Iphimedia Eblanae 1858. Niditìcation of Crustacea 1858. Ann. Mag. N. Hist., (3) voi. 1, p. 361-362. 1858. Trans. Tyneside Nat. Field Club, voi. 4, p. 15-16, t. 2 1859. Fossil Crust. Durham 1859. On the genus Niphargus 1862. Cat. Brit. Mus Confrontando le citazioni bibliografiche delle specie si vede che questo lavoro è stato stampato parte prima e parte dopo delle varie dispense dei Brit. sess. ey. Crust. (cf. Bate and Westwood). 1864. Crust. Vancouver Island 1865. Record of Zoological Literature, voi. 1. 1866. - — voi. 2. 1866. in: J. Keast Lord, Naturai, in Van- couver Island 1867. Record of Zoological Literature, voi. 3. 1878. Rep. Brit. Ass. 1877, pp. 36-55 . . . Il Bate cita pure spesso i seguenti Cataloghi manoscritti: Cat. Crust. Mus. Roy. Coli. Surgeons. Cat. Hunt. Mus. Catalogue of the Crustacea in the Museum of the Jardin des Plantes. Bate, Cu. Spekce, and Westwood, J. 0. 1856. Rep. Brit. Ass. 1855, p. 21. Classifica- zione 1861. Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 1 - 144. 1862. voi. 1, p. 145-480. 1863. voi. 1, p. 481-507, e voi. 2, p. 1-64 17 21 243 1624 289 291 295 295 295 307 307 307 311 311 332 345 353 363 368 473 290 328 340 343 1868. Brit. sess. ey. Crust., voi. 2, p. 497-536, e Introduzione Bell, Thomas, and Westwood, J. 0. 1855. Last Arctic Voyage Bellesme, Jotjsset de 1882. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 95, p. 1003-1004 Beltrémietjx, Édoitard. 1884. Faune Charente Inférieure Bemmelen, A. A. van. 1858. Bijdrag kennis onzer inlandsche Dier- namen Beneden, Edouard van. 1870. Recherclies sur la compios. de 1' oeuf Cf. questa Monografia, p. 167. 1884. Sur la présence à Liège du Niphargus puteanus Sch. ; in: Bull. Acad. Belgique, (3) voi. 8, p. 650-652. Cf. questa Monografia, p. 270. Beneden, É. van, et Bessels, Emide. 1868. Résumé d' un mémoire, in: Bull. Acad. Belgique, (2) voi. 25, p. 441-446. Cf. questa Monografia, p. 167. 1869. Mém. sur la formation du blastoderme. Cf. questa Monografia, p. 167. Beneden, P. J. van, et Gervais, Paul. 1859. Zoologie medicale, voi. 1, p. 488 . . . Bergh, R. S. 1892. Die Drehung des Keimstreifens und die Anlage des Dorsalorgans bei Gammarus pulex ; in: Zoolog. Anzeig., 15. Jahrg., No. 396, p. 268-271. L' A. ha fatto le sue osservazioni sopra uova poco colorate e rese trasparenti. L' uovo del Gammarus pulex è allungato. Le cellule del- l'ectoderma sono disposte regolarmente in due ordini, cioè in serie longitudinali e in serie trasversali. La piastra ger- minativa (der Keimstreifen) si distingue molto per tempo, ma da principio giace trasversalmente all'asse dell'uovo. Poi a poco a poco diventa obliquo, e finalmente si raddrizza cosi che la sua linea mediana coincide coli' asse maggiore dell'uovo. L'organo dorsale nasce non di lato, ma nella linea mediana. « Der Keimstreifen andert wesentlich seine Lage, nicht das Dorsalorgan. » Anche la divisione delle cellule ectodermiche avviene con grande regolarità, cosi che la piastra equatoriale e perpendicolare alla lunghezza della piastra germinale. La regolarità cessa quando comincia la formazione degli organi. Non trovo nulla di strano o di essenzialmente nuovo nelle osservazioni del Bergh, ma non so capire questo fatto del girare che fa il germe sull'uovo. Non sarebbe forse più semplice il pensare che l'uovo prima è allungato per un verso e poi per l'opposto? Mi pare che possa avvenire assai più facilmente ciò, anzi che una rotazione come vien descritta Ch. 373 280 1636 547 308 391 392 316 Bergh. in questo lavoro. Ad ogni modo speriamo che il Bergh pub- blichi i disegni delle uova da lui vedute. Berteat/x, L. 1890. Le poumon des Arachnides; in: La Cel- lule, voi. 5, p. 253-31(3, con 3 tavv. Gammarini p. 290, 308 e 315, t. 2, f. 28 e 33. Brevi notizie sulle branchie del Gammarus pulci Cf. que- sta Monografia, p. 227. Bessels, Emil. 1870. Jena. Zeitschr., voi. 5, p. 91-101 . Cf. questa Monografìa, p. 167. Bessels, É. et Beneden É. v. — V. Beneden et Bessels. BlLLOT et GlARD. — V. GlARD et BlLLOT. Blanc, Henri. 1883. Zool. Anzeig., 6. Jahrg., p. 370-372. . 1884. Aniphip. d. Kieler Bucht Blanchard, Raphael. 1891. Résultats d' une excursion zoologique en Algerie; in: Mém. Soc. Zool. France, voi. 4, p. 208-245. Gammarini p. 233-236. Ha trovato I' Orchestia littorea a Sidi Yahia, in Algeria, alla distanza di 350 chilometri dal mare. Boas, J. E. V. 1883. Studien iiber die Verwandtschaftsbezie- lmngen der Malakostraken ; in : Morpbol. Jabrbuch, voi. 8, pp. 485-579, t. 21-24. Cf. questa Monografia, p. 1 e 878. BOECK, AXEL. 1860. Bemarkn. norske Ampbip. Trad. in Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, 1869 . . . . 1870. Ampbip. bor. aret 1872. Californ. Ampbip 1872. Skandin. arkt. Ampbip., p. 1-160, t. 1-7. 1876. p. 161-173, t. 8-32. BONNIER, JULES. 1887. Cat. Malacostr. Concarneau 1889. Contribution à V étude de la Faune ma- rine de Wimereux (Pas-de - Calais). Les Ampbipodes du Boulonnais. I. Unciola cre- natipaìmata, Spence Bate; in: Bull. Scient. de la France et de la Belgique, voi. 20, p. 373-398, t. 12-13. Descrive minutamente l'Unciola palmata; indi, dopo alcune tabelle analitiche circa alla classificazione generale degli Anfipodi ed alle suddivisioni, discute i caratteri del gen. Unciola e di 6 specie che egli attribuisce a questo genere. Cf. questa Monografia, p. 336. Bibliografia. Ch. 387 543 548 321 393 411 411 453 1641 BOVALLITJS. 1890. Contributions etc. IL Microprotopus ma- culatus Norman, III. Cressa dubia Spence Bate ; in : Bull. Scient. de la France et de la Belgique, voi. 22, p. 173-201, t. 8-10. Contiene la descrizione di queste due specie. 1890. Le dimorpbisme des màles chez les Cru- stacés ampbipodes ; in : Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. Ili, p. 987-989. Da due osservazioni fatte siili' Orchestia littorea, e sulla Bulhijporeia pilota, conchiude come cosa « tròs probable que ce qu'on a appelé le dimorphisme des màles chez les Cru- stacés n'existe pas en réalité, et qu'on a eu affaire ou à des phénomènes de progénèse, come chez les Épicarides, ou corn- ine dans les cas cités plus haut, à une adaptation particu- lière du sexe male en vue de l'accouplement Circa all' O. littorea sostiene che la forma munita di ri- gonfiamento nel 5.» e 6.° articolo dei piedi toracici del 7." paio è « surtout commun pendant la belle saison, et beau- coup plus rare au printemps et a l'automne »; eche«celui l.i seulement pouvait s'accoupler. Les renflements du méro- podite et du carpopodite ont pour but, en augmentant la force de l'articulation, d'affermir davantage la dernière paire de péreiopodes, sur [aquelle s'arc-boute le male pour inain- tenir la femellc pendant l'accouplement, qui s'effectue hors de l'eau. » La seconda forma, cioè quella senza rigonfia- mento, quantunque possa avere dei filamenti spermatici, so- prattutto in estate. « ne s'accouple jama^ 1891. La glande antennale ebez les Ampbi- podes de la famille des Orcbestiidae; in Comptes rendiis Ac. Se. Paris, voi. 113, p. 808-810. Cf. questa Monografia, p. 493. BONNIER, J. et GlARD. — V. GlARD et BONNIER. Bos, Jan Ritzema. 1874. Crust. Hedriopbtb. Nederland .... Bosc d' Antic, Louis Augustin Guillaume. 1802. Hist. nat. Crust 1830. — — (Édit. Desmarest) . BOUCHARD - CHANTEREAUX. 1829. Hist. pbysique Boulogne-sur-mer . . . 1833. Cat. Crust, Boulonnais Bourne, G. C. 1890. Report, of a trawling cruise in H. M. S. « Research » off the south-west coast of Ireland ; in : Jonrn. Mar. Biol. Ass. London, (2) voi. 1, p. 306-327. Enumera 5 Anfipodi (secondo Giesi)rechi,, Zoolog. Jahresb. f. 1890, p. 20). Bouvier. — V. Chevbeux et Bouviee. BOVALLIUS, CARL. 1878. Pterygocera arenaria 1886. Amphipoda Synopidea V. pure questa Monografìa, p. 851. 887 Ch. 423 67 140 136 149 474 576 888 Brady. Bibliografia. Ch. Chevreux. Bbady, George Stewardson. 1868. Crust. Fauna Engl. Lakes 1870. Crust. Fauna Salt-marshes Northum- berland Brandt, A. 1879. Zool. Anzeiger, 2. Jahrg. p. 525 . . . Brandt, J. F. 1851. Bull. Acad. phys. math. S. Pétersbourg. voi. 9 1851. Krebse Middendorf 's Reise Braun, M. 1884. Pbysicalische und biologische Untersu- chungen im westlichen Tbeile des Finni- schen Meerbusens; in: Ardi. Naturk. Dor- pat, (2) voi. 10, p. 1-129, con una carta. Elenco di 11 specie di Antìpodi del Golfo di Finlandia, fra cui Pontoporeia furcigera, Calliopius laeviusculus e Gommanti pulex (secondo Giesbrecht, Zool. lahresb. f. 1885, p. 53; e v. Martens, Zool. Record f. 1884, p. 10). Brébisson, L. Alphonse DE. 1825. Cat. Crust. Calvados Brocchi, P. 1879. Note sur un Crustacé tbss. dans les schistes d'Autun; in Bull. Soc. géol. de France, (3) voi. 8, p. 5, t. 1. Cf. questa Monografia, p. 877. Brtjzelitjs, Ragnar Magntjs. 1859. Skandin. Gammar 1859. Amphip. inre byggnad Ho consultato un Estratto. Di questo lavoro del Bruzeuis il Crepo* ha fatto una traduz. in tedesco negli Arch. f. Naturg., 25. Jahrg. Cf. que- sta Monografia, p. 91, 116, 134, ecc. Buciiholz, Rudolph. 1871. Erlebn. Mannsch. d. Schiffes Hansa . . 1874. Nordpolarfahrt BUCHHOLZ und MliNTER. — V. MuNTER und Btjchholz. Burgersd.tik, Léonard Alexander Johannes. 1852. Crust. indig 1853. Land-en Zoetwater scliaaldieren . . Bcrmeister, Carl Hermann Conrad. 1855. Ueber Gampsonychus fimbriatus ; in : Abhandlungen der naturforsclienden Ge- sellschaft in Halle, voi. 2, p. 191. Cf. questa Monografia, p. 877. Butschli, Otto. 1870. Zeitsclir. wiss. Zool., voi. 21. p. 415 e 533. Cf. questa Monografìa, p. 157 e 160. Cajander, Alfred Henrik. 1869. Finlands krustaceer 375 403 486 244 246 121 312 315 405 423 252 272 387 Carrière, Just. 1885. Sehorg. d. Thiere Cf. questa Monografia, p. 105. 112. Carter, H. J. 1878. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 2, p. 157. Enumera le specie trovate sulle spugne. Carus, Victor. 1885. Prodromus Faunae Jlediterraneae. . . Caspary, Robert. 1849. Gammarus puteanus Catta, J. D. 1875. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 80, p. 831 1875. Revue Se. Nat. Montpellier, voi. 4 . . 1876. Annales Se. Nat., (6) voi. 3, p. 1-32 . 1878. Soc. Helvét. Se. Nat. 1877 (Bex) . . Chatin, Joannes. 1877. Annales Se. Nat, (6) voi. 5, p. 42 ecc. 1878. Annales Se. Nat., (6) voi. 7. p. 15 ecc. Cf. questa Monografia, p. 102. Chenu et Desmarest, E. 1874. Encyel. Hist. Nat. Crustacés .... Chevreux, Édouard. 1883. Assoe. frane. Se. Rouen 1884. — Blois 1887. Description de trois espèces nouvelles d' Amphipodes du sud-ouest de la Breta- gne ; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 11, Proc. 28 Dee. 1886, p. XL-XLII . . . 1887. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 104, p. 90-93 1887. Cat. Amphip. sud-ouest Bretagne; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 288-340. . 1887. Amphip. nouveaux Hirondelle ; ibid., voi. 12, p. 566-580 1888. Assoc. frane.. Se. 1887 Toulouse . . . 1888. 3.e Campagne Hirondelle (Bull. Soc, Zool. France, voi. 13, p. 31-35) 1888. Amphip. Lorient(ibid., voi. 13, p. 39-42) 1888. Troisième campagne de l'Hirondelle 1887. Addition à la note sur quelques Crustacés amphipodes du littoral des Acores (ibid., voi. 13, p. 42). Ricorda Melila palmata e Amphitoe pelagica prese nei cespi di Sargasso durante la traversata delle AzzorreeTerranuova. 1888. Orchestia a Tenerife (ibid., voi. 13, p. 92-96 ) 1888. Distrib. géogr. Amphip. France; in: Bull. Soc. études Se. Paris, voi. 11 .... Ch. 559 559 228 440 441 454 475 462 475 426 543 550 594 594 594 1641 1725 1650 1651 1725 Chevreux. 1888. in: Dollfus, Les plages du Croisic (Feuilles du Jeune Naturaliste, voi. 18). ,1725 1888. Sur quelques Crustacés Amphipodes re- cueillis aux environs de Cherehell (Assoc. frane. Avane. Sciences, Congrès d'Oran. voi. 17. Estratto di p|>. 10 con 1 tavola, che è segnata col n.» VI. Contiene l'enumerazione di 38 sp. dì Gammarini, di cui 2 considerate come nuove, cioè: Orchestra incisimana (p. 4, t. 6, f. 1 e 2) e Ampelisca serraticawia (p. 7, t. li, f. 3-9). Varie importanti osservazioni sono l'atte pure sulle abitu- dini delle Orchestie, sulla Slenothoe monocuUrides, Blasmopus latipes, e Pfiotis longicaudatus. 1889. Amphipodes nouveaux provenant des campagnes de V Hirondelle 1887-1888; in : Bull. Spc. Zool. France, voi. 14, p. 282- 289, con 4 ligure nel testo. Sono descritti e figurati: Grimaldia armata nov. gen. et sp. (cf. questa Monografia, p. 774). tlirondellea trioculata nov. gen. et sp. (ci. questa Mono- grafia, p. 838 ). Parampìiithoe carcinophila, nov. sp. (cf. questa Mono- grafia, p. 619). 188K. Quatrième campagne de 1' Hirondelle. 1888. Description d' un Gammarus nou- veau des eaux douces de Flores ( Atjores); in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, p. 294- 296, con fig. G. Gitemei, n. sp. [= G. pungens]. 1889. Sur la présence d' une rare et intéres- sante espèce d' Amphipode, Earythenes gryllus Mandt, dans les eaux profondes de l'Océaii, au voisinage des Atjores; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, p. 298- 300, con fig. Discorre delle varie catture dell' E. grr., e dice di due in- dividui presi a 2000 m. di profondità, presso le Azzorre. 1889. Description de 1' Orchestia Guernei, Am- phipode terrestre nouveau de Fayal (Aco- res); in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, P. 332-333, con fig. [Orchestia Guerini = O. gammarellus]. 1890. Mkroprotopus maculatus, et Micropro- topus lonyimanus; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 15, p. 148-153, con figg. Il M. maculatus non è sinonimo di M. longimanus, come vorrebbe il Bosxier, ma ambedue sono specie distinte. Cf. questa Monografìa, p. 392. 1890. Description de 1' Orchomene Grimaldii, Amphipode nouveau des eaux profondes Zool. Station z. Neapel, Fauna nnd Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. Bibliografia. I Ch. Chiereghixi. 889 Ch. de la Mediterranée; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 15, pp. 164-166. Somiglia all' Anonyx Edwardsii. 1891. Hyale Grimaldii et Stenothoe Dollfusi ; ibid., voi. 16, p. 257-262, con figg. UH. Grimaldii non sembra differire da //. Prevostii. Della Si. Dollfusi sono descritti e figurati ambedue i sessi. 1891. Voyage de la goelette Melila aux Ca- nai-ics et au Senegal 1889-1890. Podoprimi Bólivari, Amphipode nouveau de la famille des Lysianassidae ; in : Ména. Soc. Zool . France, voi. 4, p. 5-10, t. 1. Cf. questa Monografia, p. 774. Cheveeux, É., et Bouvier, E. L. 1892. Perrierella crassipes, espèce et genre nouveaux d' Amphipodes des cótes de France, Bull. Soc. Zool. France, voi. 17. p. 50-54, con fig. CI. questa Monografia, p. 841. Chevrelx, É., et De Giterne, Jules. 1887. Notes sur les Amphipodes des còtes de France; Estratto dai Proc. verb. Soc. Zool. France, voi. 11. Sotto questo titolo l' Estratto contiene un lavoro dello Cbevhecx (1887, Description de trois espéces ecc. ) e un altro del De Guersb (1887, Sur quelques Amphipodes ecc.). 1888. Cyrtophium chelonophilum ; in : Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 106, p. 625-628. 1892. Sur une espéce nouvelle de Gammarus du lac d' Annecy et sur les Amphipodes d'eau douce; ibid., voi. 114, p. 1286-1289. La nuova specie è G. Delebecquey [= G. fluviatilis]. 11 Gammarus locusta è comunissimo nella Loira al disopra di Nantes, 80 chilometri dal mare; e si trova pure nei fiumi della Corsica e della Provenza vicino .'ili' imboccatura. 1892. Description de Gammarus Delebecquey nov. sp. du lac d' Annecy, suivie de quel- ques remarques sur les Amphipodes il" eau douce de France; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 17, p. 136-142, con 6 figg. nel testo. Gli AA. cercano di dimostrare con le vane ligure com- parative la differenza della nuova specie dal G. palei. Chteregiiixi, Stefano. 1818? Crost. Golfo Veneto 1651 105 Circa al Cancer salectus C Chibrbghini, 1. e, sp. 5'.t, 1. 75) è da notare che il Nardo prima (Sinonimin moderna consi- derò questa specie come un' Orchestia, e poi (Annotaz. Crost., p. ILI la credette una Lijsianassa. Forse invece e ila sup- porre che si tratti delle Dexamine spinosa, s*' si badi alla presenza del rostro frontale, delle macchie rosse sul corpo, 112. 890 Chiereghini. e « di un paro per cadami pezzo di lunghetti sottili ed av- vicinati pungiglioni, rimiti verso la parte posteriore ». Chilton, Charles. 1882. Trans. N. Zealandlnst., voi. 14, p. 173-174. 1882. — voi. 14, p. 177-180. 1883. — voi. 15, p. 77-86 . 1884. — voi. 16, p. 249-265. ISSI. Proe. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 9 . 1884. N. Zealand Journal Se, voi. 2, p. 154. Bibliografia. Dana. 1884. voi. 2, 230. 1885. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 16, p. 368-376. 1885. Polymorphism among the Ampbipoda; in : The New Zealand Journal of Science, voi. 2, p. 560-562. Tratta press' a poco le stesse cose che il lavoro precedente. 1892. On a tubicolous Amphipod from Port Jackson [Cerapus flindersi, Stebb. ]; in: Rep. Austral. Mus., voi. 2, No. 1, p. 1-6, con una tavola. Cilato secondo Zool. Anzeig., 1892, 15. Jahrg.. p. 212. Chilton, Ch. and Thomson, G. M. 1886. Trans. N. Zealand Inst., voi. 18, p. 141-159. Chyzee, Coenel. 1858. Ueber die Crustaceenfauna Ungarns ; in Verhandl. Zool. bot. Gesellsch. in Wien . Claus, Cael. 1871. Nadir. Gesellsch. Gottingen . . . . 1878. Zool. Anzeig., 1. Jahrg., p. 269 . . . 1885. Neue Beitrage zur Morphologie der Cru- staceen ; in : Arbeiten aus dem Zoologischen Institute der Universitat Wien und der Zoologischen Station in Triest, voi. 6, ]-. 1-108, t. 1-7. Contiene varii accenni a' Gammarini. Cf. questa Mono- gralia. p. 1 e 878. COLLIN, JONAS. 1884. (Ini Limfjordens tidligere og nuvarende marine Fauna, med sarligt Hensyn til Bloddyrfaunaen. Kjobenhavn, in 8.°, di L68 pp., con 1 Tav. A p. 21; cita 13 nomi di Gammarini. Cope, Bdwaed Deinkee. 1871. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 8, p. 368-370. 1872. Anitr. Naturai., voi. 6 COPE, E. D., and Packaed, A. S. 1**1. Amer. Naturai., voi. 15, p. 877-882, t. 7. Costa, Achille. 1851. Fauna del Regno di Napoli L851. in: HOPE, Cat. Crost ital Ch. 532 532 543 550 551 551 552 562 586 1625 405 476 406 413 530 247 248 1853. Fauna del Regno di Napoli 1853. Estratto dal fase. 83" d. Fauna R. d. Napoli. Questo lavoro, stando alla relazione che ne fa lo SiEnaiNc,, è più che un semplice estratto, perchè presenta in più la descrizione della Callisoma Bartkelemyii, che manca nella « Fauna ». Inoltre ha pure la tavola che contiene le ligure della Guerina nicmensis. Cf. questa Monografia, p. 779. 1853. Rend. Acc. se. tìs. mat. Napoli . . 1857. Amfip. Napoli 1862. Annuario Museo Zool. Napoli. Anno 1.° 1864. 2.° 1867. 4.° 1882. Rend. Acc. se. fis. mat. Napoli Costa, Oeonzio Gabriele. 1838. Fauna del Regno di Napoli. Crostacei . 1840. Cat. Crost. Regno di Napoli Resta sempre indeterminata la Sannazaria pallida. Nel catalogo dei Crostacei italiani, pubblicato dall'HopE, A. Costa mette questa specie dopo i Cnrophium. Che sia un Corofide ? 1844. Cat. Crost. Taranto Cuénot, L. 1891. Études sur le sang et les glandes lym- phatiques dans la sèrie animale, 2.e partie, Invertébrés; in: Arch. Zool. expér., (2) voi. 9, p. 13-90, ecc. Gammarini, p. 8R-87, t. ir., f. 1. Le briglie che nei Gammarus uniscono il cuore al peri- cardio sono cariche di ammassi linfatici, che rappresentano la glandola linfatica, abbastanza diffusa, produttrice dei glo- buli sanguigni. — Non e questa una conchiusione arrischiata? Ctjnningham, Robeet Olivee. 1871. Trans. Linn. Soc. London, voi. 27 . . CZEENIAWSKY, WoLDEMAE. 1868. Zoographia Pontica Daday, Eugen von. 1891. Beitrage zur mikroskopischen Siisswas- serfauna Ungarns; in: Termész. Fuzet., voi. 14, p. 107-123, t. 1. A p. Ili cita il Gammarus lìneselii delle acque dolci. Dana, James Dwight. 1849. Amer. Journ. Se. Arts, (2) voi. 8, p. 135-140. 1850. — (2) voi. 9, p. 295 . 1852. (2) voi. 14, p. 297 316 .... 1852. Proe. Amer. Ac. Arts Se, voi. 2, p. 201-220 1852. U. S. Explor. Exped. [Testo] . . . Di questo lavoro esiste puro l'estratto a parte che segue On the classifìcation ami geographical distribution of Cro- stacea: from the Report of Crustacea of the United State: exploring Expedition, under Captain Charles Wilkes, V. S. N during the years 1838-1842. Philadelphia 1853. Va da p. 1395-1592, e porta annessa una carta geografica. Ch. 272 272 273 295 339 346 368 1637 177 183 205 404 375 228 234 256 254 259 Bibliografia. Dana. 1855. U. S. Exped., Crustacea. Atlas . . . 1856. Proe. Acad. Arts Se, voi, 7, p. 175-177. Danielssen, D. C. 1859. Nyt Mag. Naturvid., voi. 11 ... . De Brébisson. - - V. Brébisson. De Geer, Carl. 1778. Hist. des Insectes De Guerne. — V. Guerne. De Kay, James E. 1844. Zool. New-York Delage, Yves. 1881. Areh. zool. expér., (1) voi. 9 . . . . Cf. questa Monografìa, p. 137. De la Valette. — V. Lavalette. Della Valle, Antonio. 1888. Atti Soc. Nat. Modena, (3) voi. 7, p. 91-%. Cf. questa Monografìa., p. 67 e 108. 1889. Deposizione, fecondazione e segmenta- zione delle uova del Gammarus pulex. Osservazioni; in: Atti Soc. Nat. Modena, (3) voi. 8, p. 107-120. cf. questa Monografìa, p. ino, 17", -.ni;. 1SS'.). Intorno agli organi di escrezione di al- cuni Gammarini, Nota; in: Bollettino Soc. Naturai, in Napoli. (1) voi. 3, p. 269-272. Cf. questa Mouogratia, p. 73. Desmarest, Anselm Gaetan. 1823. Dictionn. Se. Nat,, voi. 28 1825. Considérations générales sur la classe des ( 'rustacés 1830. Nuova edizione del Bosc, Hist. Crust. Desmarest et Chenu. — V. Chenu et Desmarest. Desmars. 17(12. Mélanges d' Hist. nat CI. questa Monografìa, p. 282. De Saussure. — V. Saussure. ( Dictionnaire des Sciences Naturelles ). — V. Desmarest e Leach. I ihiirn, Anton. 1868. On the morpkology of the Artbropoda, in: Journal of Anatomy and Physiol., voi. 2, p. 80-86. Cf. questa Monografia, p. 166. 1868. Studien zur Einbryologie der Arthro- poden. Als Habilitationsschrift bei der phi- losopbischen Facultiit der Universitat Jena. Leipzig, 8.°, con 1 Tavola, e con inci- sioni nel testo. Cf. questa Monografia, p. 166. Ch. 281 291 315 44 206 525 1651 118 121 140 22 Edwards. 5, p. 476 477 V. (iievreux, 1888. 1870. Jena. Zeitschr., voi Cf. quieta Monografia, p. 168. Dollfus, A. 1888. Plages du Croi sic. - D' Orbigny, CHARLES. 1821. Journ. Pbysique et Chemie, voi. 93, p. 194-200 Cf. questa Monografia, p. 261 e 273. DOUBLEDAY, EDWARD, and WlIITE, ADAM. 1842. Annulose New Zealand Du Plessis-Gouret, G. 1885. Essai sur la faune profonde, des lacs de la Suisse; in: N. Denkschr. Scbweiz. Ges. Naturw., voi. 29, 63 pagg. Gammarini p. n e 18. yiphargus puteanus, k'oeh, Ifiphargus Poreli, A. Hum e G. pale.t nei laghi della Svizzera. D'Urban, W. S. M. 1880. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 6, p. 253-277. 1884. The Zoologist, (3) voi. 8, p. 151-153 . Dybowsky, Benedict N. 1874. Ganunar. Baikal Cf. questa Monografia, p. 758 e. in line, r Indice ilei si- nonimi. Il gen. Constantia potrebbe prendere posto nella famiglia Dexaminidi, ed anello considerarsi co sinonimo «lei gen. Pontogeneia. Sono pio esso notevoli particolarmente la gra- cilità del corpo, la lunghezza delle antenne anteriori, e lo sviluppo dei piedi toracici del !',." paio che sono assai pio lunghi di quelli del !:•. Il Dybowsky non riconosce che una sola specie : C. Branickii (I. e. p. 186, t. 3, f. 7). considerando come semplice varietà (var. Alexandria p. ls". t. :t, f. 6) quella coli' addome armato di processi spinosi. Gl'individui di questa specie, lunghi lino a 38 min. senza le appendici. sono inulto rari. Finora tutti sono stati trovati pelagici. Edward, Tiiom \s. 1879. Fauna Banffshire Edwards, Henri Milne. 1830. Annales Se. Nat., (1) voi. 20 .... V Àmphithoe Jurinii, Edwards, 1830 (1. e., p. 376; e Hist. Crust., voi. 3, p. 30, t. 1, f 2), « trouvée auxlles Chausey », rimane indeterminata. Il Bite (Cat. Brit. Mus., p. 145, t. 27, f. 9; cf. anche Bite and Wkst» >, Brit. sess. ey. Crust., voi. 1, p. 255) la fa sinonimo della sua Pherusa fucicola. Nondimeno 1' identificazione proposta riesce impossibile quando si confrontino le due ligure. L' Àmphithoe costata, Edwards, is:t i (I. e. p. 378, t. 10, f. 14-16; e Hist. Crust., irol. 3 p. 39) sembra un Atylus. Il Bm (Cat. Brit. Mas., p. 111. t. i7, f. 8) la mette nel genere Pherusa ». 1834. Hist. Crust., voi. 1 1835. Annales Se. Nat., (2) voi. 3 . . . . 1838. Seconda edizione di Lamarck, Anim. sans. vertèbres, voi. 5, Crustacés 1840. Hist. Crust., voi. 3 891 Ch. io:; 1725 112 166 508 554 427 494 140 153 160 174 184 892 Bibliografìa. Edwards. FORBES. 1848. Annales Se. Nat., (3) voi. 9 . . . . 1836-1849. Crustacés, in Cuvier, Eègne Animai. Édit. Crochard ElCHWALD, EdIIARD VON. 1841. Fauna Caspio-Caucasica ( Encyclopédie ). 1793. Enciclopédie méthodique, ou par ordre de matières; par une société de gens de lettres, de savans et d' artistes. Précédée d' un Vocabulaire universe!, servant de Table pour tout 1' Ouvrage, ornée des Portraits de MM. Diderot et d' Alembert, premiers Editeurs de 1' Encyclopédie. Encyclopédie méthodique. Nouvele édition enriehie de remarques, dédiée à la Serenissime République de Venise. Histoire naturale des animaux, Tome cinquiòme, seconde partie. A Padoue, M . DCC . XCIII. Crevete, p. 6(30-665. Si fa una descrizione sommaria, abbastanza accurata, dei Gammarini in generale, aggiungendosi ancora qualche cenno sulle abitudini. Seguono i caratteri del genere Gammarus, in cui sono annoverate 15 specie; ma probabilmente sono veri Gammarini solo sette: 1. Gammarus ampulla, 2. G. nugax, 3. C. Cancellus, 4. G. longicornis, 5. G. locusta. 6. G. gam- marellus, 7. G. pulex. Per tutte queste specie si dà anche la sinonimia, particolarmente dalle opere di Linneo, Fahiucio, Pallas, Gronovio. Engler, Ad. ISSI!, roller die Pilssvegetation des weissen oder todten Grundes in der Kieler Bucht ; in : 4. Ber. Comm. Wiss. Untersuch. Deutsch. Meere, Jahrg. 7-11, p. 187-194, con 1 tavola. Ha veduto U'getare sulle zampe del Gammarus locusta alcune specie di funghi, che egli considera come epifìti, e non già quali parassiti. Exner, Sigmund. 1881. Biolog. Centralblatt, 1. Jahrg., p. 272-281. 1891. Die Phy siologie der faeettirten Augen von Krebsen und Insekten. Leipzig und Wien; di pp. 206, con 8 tav., e 23 figg. nel testo. Gammarini, p. 131-132. I coni cristallini del Gammarus (G. Boeselii) hanno la loro estremità posteriore cosi distante dalla retina, che non si può escludere in questi animali un' immagine di soprap- posizione. Fabriciijs, Johann Christian. 1775. Systema Entomologiae Cf. anche Rep. Challenger, p. 1617. 1777. Genera Insectorum Ch. 225 191 193 1635 40 43 1779. Reise nach Norwegen Ve n'e una traduzione francese: Voyage en Norvège avec des observations sur l' histoire naturelle et 1' economie; traduit de l'Allemand. Paris, An. X (1802). 1781. Species Insectorum 1787. Mantissa Insectorum 1793. Entom. System, emend 1798. Suppl. Entom. system Fabricius, Otto. 1780. Fauna Groenlandica Faxon, Walter. 1876. Explor. Lake Titicaca Cf. questa Monografia, p. 513. 1884. Amer. Journ., voi. 27, p. 42 ... . Filhol, H. 1885. Description de nouvelles espèces de Cru- stacés du genre AUorchestes; in : Bulletin de la Société philomatique de Paris, (7) voi. 9, p. 54. Le due « nuove specie » sarebbero: A. Steu-arti, del- l'isola Stewart, e A. Campbellica dell'isola Campbell, nella Baia Perseveranza. 1886. Considérations relatives à la Faune des Crustacés de la Nouvelle Zelande; in: Bibl. haut. études, voi. 30, 60 pp. 1886. Mission de l'ile Campbell; in: Ree. Vénus, voi. 3. p. 2. Gammarini, p. 459-466. Descrizione di 6 nuove specie, cioè : Talorchestia cooki, armata; Orchestia dentata, ornata; AUorchestes steu-arti, campbellica. (Secondo la relazione del Fowieu in: Zoolo- gica! Record f. 1886). FORBES, S. A. 1876. List of Illinois Crostacea, with descrip- tions of new species; in: Bulletin of the Illinois Museum of Naturai History, n. 1, p. 3-25, t. 1. Dà i caratteri di varie specie, e particolarmente del Gam- marus fasciatus, Crangonyx gracilis e Cr. mucronatus, n. sp. 1878. The food of Illinois Fishes, ibid., nr. 2, p. 71-90. 1880. The food of Fishes, ibid.. nr. 3, p. 18-79. 1883. The food of the smaller fresh - water Fishes, ibid., nr. 6, p. 65-94. 1883. The first food of the common white-fìsh, ibid., nr. 6, p. 95-109. 1888. On the food Relatious of Fresh-Water Fishes, ibid., voi. 2, p. 475-478. In tutti questi lavori vengono citate delle specie che ser- vono come cibo dei pesci. Ch 45 50 53 59 64 46 455 544 FOKBES. 1890. Preliminary report upon the invertebrate animals inhabiting lakes Geneva and Men- dota, Wisconsin, with an account of the fish-epidemic in lake Mendota in 1884; in : Bull. U. S. Fish. Comm., voi. 8, p. 473- 487, t. 7-2-74. Allorchestes dentata in ambedue i laghi. Nel lago Geneva inoltre anche Gammarus fasciatus. Forel, F. A. 1869. Bull. Soc. Vaudoise Se. Nat., voi. 10, p. 220-224. Gammarini, p. 221. 1878. Zeitschr. wiss. Zool., voi. 30, Suppl., p. 383-391 1880. Matériaux pour servir à 1' étude de la faune profonde du lac Léman; in: Bull. Soc. Vaudoise Se. nat. (6) voi. 16. Gammarini, p. 318. Parlando del Niphargus puteanus, var Forelii, preso nelle aeque profonde del lago Lemano, dice che non pro- viene direttamente dal Gammarus pulex della regione litto- rale, ma sibbene del Niphargus puteanus, Koch, che è stato trovato nei pozzi di terra ferma a Onex presso Ginevra, e a Neuehàtel ecc. Un animale che è tanto mobile da potere passare da un pozzo all'altro, in guisa da apparire anche nei pozzi dell'isola Helgoland, può benissimo essere passato dalle nappe sotterranee della terra ferma nella regione oscura del fondo dei laghi svizzeri. 1883. Dragages zoologiques et sondages ther- mométriques dans les lacs de Savoie ; in : Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 93, p. 859-861. Il Niphargus puteanus non l' ha trovato nei laghi du Bourget e d' Annecy, mentre che esiste in altri luoghi della Svizzera, ed in quello di Como; ma l'ha avuto frequentis- simo dal pozzo dell'Hotel d' Angleterre, in Annecy. 1885. La faune profonde des lacs Suisses ; in : N. Denkschr. Schweiz. Ges. Naturw., voi. 29, (234 pagg.). Gammarini, p. 112. Gammarus pulex Deg-, e Niphargus puteanus Koch. var. Forelii Al. Humb. nei laghi della Svizzera. ( V. anche: Du Plbssis). Fowler, George Herbert. 1886. Amphip. Liverpool Frenzel, Johannes. 1884. Ueber die Mitteldarrndriise der Crusta- ceen ; in : Mittheilungen aus der Zoologi- schen Station zu Neapel, voi. 5, p. 50-101, t. 4. Gammarini, p. 94-95. Nei Gammarini (Nicea Nilssonii e Gammarus locusta) la secrezione delle glandole dell'intestino medio è come nei Decapodi. cioè risulta di gocce di grasso, colorato o incolore, Bibliografia. Ch. 893 I Ch. 388 476 577 Geoffroy. e di sostanza bruna, questa e quello contenuti in cellule spe- ciali (Fettzellen, Fermentzellen). Le cosi dette « Reserve- zellen » sembrano giovani cellule con grasso. 1885. Ueber einige in Seethieren lebende Gre- garinen, in : Ardi. f. mikrosk. Anatomie, voi. 24, p. 545-585, t. 25-26. Gammarini, p. 578, t. 20, f. GÌ e 62, dove si descrive e figura la Gregarina Niceae n. sp., che si trova molto abbon- dante nell' intestino della Nicea Nilssoni. 1885. Ueber den Darmcanal der Crustaceen nebst Bemerkungen zur Epithelregeneratiou ; in : Ardi. f. mikrosk. Anatomie, voi. 25, p. 137-190, t. 8-9. Rigetta l'ipotesi del Nebeski e dello Spencer circa all' uf- ficio renale attribuito ai ciechi intestinali posteriori. Frey u. Leuckart. — V. Leuckart u. Frey. Fric, Anton. 1873. Krustentb. Bòhmens 15 V. pure Stebbing, Rep. Challenger, p. 1629. Fries, S. 1874. Die Falkensteiner Hòlile, ihre Fauna und Flora. Eiu Beitrag zur Erforschung der Hòhlen im schwabischen Jura mit beson- derer Berùcksichtigung ihrer lebenden Fauna; in: Jahreshefte des Vereins fùr vaterlandische Naturkunde in Wiirtem- berg, 30. Jahrg., p. 115-116. (Citato se- condo Wrzesniowski). 1876. Bull. Soc. Vaudoise Se. Nat., voi. 14 . 456 1879. Zool. Anzeig., 2. Jahrg., p. 33 etc. . . 494 1880. Nachricht uber neue Untersuchungen der Falkensteiner Hòhle; in: Jahreshefte Ver. Vaterliind. Naturk. Wurtemberg, 36. Jahrg., p. 105-111, 116-117. « Gammarus puteanus in der Erdmannshohle bei Basel (Schopfheim). » Relazione secondo Mayeb, in: Zool. Jahresb. f. 1880," p. 51. Frisch, Johann Leonhard. 1728. Beschreib. Insect. Teutschl Fristed, Kone. 1885. Bidrag till kannedomen om de vid Sve- riges vestra kust lefvande Spongiae ; in : Svenska Akad. Handl., voi. 21., Nr. 6, p. 41. Aristias tumidus e Leucothoe spinicarpa in una spugna (Esperia lingua . Relaz. secondo Giesbbbcht, in : Zool. lahresb. f. 1885, p. 30. Geer. — V. De Geer. Geoffroy, Etienne Louis. 1762. Hist. abrégée des Insectes .... 894 Geoffkoy. Bibliografia. Ch. Di questa opera io ho veduto l'edizione seguente: Uistoire abrégée des Insectes, dans laquelle ces Animaux sont rangés suivant un ordre méthodique. Nouvelle Édition, rei uè, corrigée et augmentée d'un supplément consideratile, par M. Gkoffroy, Docteur en Médecine. Tome second. A Paris, An 9. ; 1800 . L'articolo che riguarda i Gammarini è una riproduzione dell' edizione del 1762. Geoffkoy Saint Hilaike. 1828. Rapport fait à 1' Académie royale des Sciences sur un travail des MM. Victor Audouin et Milite Edwards, ayant pour titre: Recherclies anatomiques sur le Sy- stème nerveux des Crustacés; in: Annales Se. Nat, (1) voi. 13, p. 218-224. Dà degli accenni sul lavoro citato. Gerstaeckee, A. 1 ss.",- issi;. Amphipoda Cf. anche Stbboing, Rep. Challenger, p. ">78. GERSTFELDT, GE0RC4. 1858. Crust. Sibiriens Gervais, Paul. 1835. Annales Se. Nat., (2) voi. 4, p. 127. Gervais et van Beneden — V. Beneden et Gervais. Gesner, Conrad. 1558. Hist. animalium Liber IV 1560. Nomenclator aquatilium animalium . Giard, Alfred Mathieu. 1876. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 82, p. 76 1880. Sur l' infection phosphoreseente des Ta- litres et autres Crustacés; ibid., voi. 109, p. 503-506. Inoculando il sangue di un Talitrus fosforescente in altri Talitrus, Orchestici ed flyale, ha resi anche questi luminosi. 1890. Nouvelles recherches sur les baetéries lumineuses pathogènes; in: C. R. Soc. Biol. Paris, (9) voi. 2, p. 188-191. Giard, A., et Billet, A. 1889. Observations sur la maladie phosphore- scente des Talitres et autres Crustacés ; ibid., (9) voi. 1, p. 59.3-597. Giard, A., et Bonnier, J. 1889. Epicaride parasite d' un Amphipode et sur un Copépode parasite d'un Epicaride; in : Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 108, p. 902-9U5. Cf. questa Monografia, p. 289. Giles, G. M. 1885. Journ. Asiat. Soc. Bengal, voi. 54, part 2, p. 54-59 544 308 456 563 (ill.ES. 1885. Journ. Asiat. Soc. Bengal, voi. 54, part 2, p. 69-71 1887. Ibid., voi. 56, part 2. p. 212-229, t. 3-8. 1888. Naturai History Notes from H. M. 's Indiati Marine Survey Steamer « Investigator », Commander Alfred Carpenter, R. N., Commanding. No. 9. Furtber Notes on tbe Amphipoda ot' Indiati Waters Received May 5tb, 1887; — Read February lst, 1888. in: Journal of the Asiatic Society oi' Bengal, voi. 57. Part. IL (Natur. History) No. Ili, 1888 (Issued October lOtb, 1888), p. 220-255. t. 6-12. Gammarini p. 220-219, t. 6-11. Le specie descritte sono le seguenti: Anonyx amaurus, p. 220. t. 6, f. 1. Lunghezza 12 mm. Senza occhi. Margini postero- laterali del 3.» segmento addo- minale interi. Telson « small, conical, upturned ». Dalla prof, di 1300 fathoms. tmpelisca lepta, p. 223, t. 8 e 9. Lunghezza li nini. Bran- chie molto ramificate. Abbondante nella baia di Bengala, nel fango, alla prof, di 107 fathoms. Alla descrizione delle forme esterne il Giles aggiunge anche l'esame dell'organizzazione interna, e soprattutto degli occhi e dell'apparecchio digerente. — Degli occhi dice che -. the portion of the chitinous coat of the head which forms 'li.' cornea is but slightly more convex than the general curve of the part. Imbedded in this is a refractile body of a slightly Qattened spherical forni, consisting of a delicate sac containing a structureless gelatinous mate- rial. : Alla cornea segue un epitelio, e poi la retina che consiste ili 3 strati: 1. -nato di corpi cilindrici, nucleati e profondamente pigmentati ; 2. uno str ito di tapering rods ». che si dividono nell'estremità profonda in due o più fibre sottili; 3. cellule fusiformi che si continuano da una parte con i rami delle fibre suddette, dall' altra si dividono in fibre che in casi favorevoli si possono vedere continuare con la massa ganglionare dell'occhio. L' A. non parla dei rabdomi, e, quel che è singolare, neppure dei coni cristallini. Probabilmente avrà fatto solo delle preparazioni in mezzi molto rifrangenti. Del sistema nervoso la descrizione e molto inesatta ed in- completa, forse perchè si è trascurato di fare delle disse- zioni. < Eacli of the great ganglion masses, the ventral gan- glia included, is surrounded more or less completely by a layer of small round cells that have ali the histological cha- racteristics of leucocytes. From an examination of certain figures illustrative of current researches in the group, I ani inclined to think that these bave been, in some cases mi- staken for nervous elements and described as portions of the ganglion system. Considera come glandola verde le glandole salivari. E erode fegato gli ovarii ; ovai-ned oriilutti i tubi epato-pancreatici, che nondimeno trova nella loro struttura molto somiglianti a glandole spermigene, si che soggiunge: , Tab. XIV, Fig. I - III »), e di avervi trovato nel corpo « dieselbe lebende Junge ». Gtjérin (poi Guérin Ménf.ville), Felix Édouard 1825. Eucycl. méthodique, voi. 10. . . . 1832. Expéd. Scient. Morée, voi. 3. . . . 1835. Atlas . . . 1829-1844. Ieonogr. Règne Animai Cuvier. 1836. Magasin de Zoologie, voi. 6. . . Gtjerne, Jtjles de. 1885. Revue scient., 22. e année. 1887. Sur quelques Amphipodes marins du nord de la France; in: Bull. Soc. Zool. Franee, voi. 11 (1886), Proc. Verb., p. XLII-XLIV. Elenco di alcuni Gammarini dei dintorni di Boulogne e della rada di Dunkerque. 1887. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 105. 1887. Notes sur la faune des Acores. Diagnoses d' un Mollusque, d' un Rotifère et de trois Crustacés nouveaux ; in: Le Naturaliste, 1 Nov. 1887, p. 194-195. A p. 195 si dà una breve diagnosi di « Orchestia Chevreuxi, nov. spec. « Femina ». 1888. Remarques au sujet de 1' Orchestia Che- vreuxi et de l' adaptation des Amphipodes à la vie terrestre; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 13, p. 59-66, con 8 figg. nel testo. 1889. Les Amphipodes de 1' intérieur et du litoral des Acores; in: Bull. Soc. Zool. France, voi. 14, p. 353-360. Enumera i Gammarini trovati da lui nelle Azzorre, dando alcune notizie sulla dimora e sulle abitudini. Le specie sono distinte cosi: Orchestia 5 (di cui forse solamente 2 buone, cioè O. littorea, = 0. gammarellus e O. mediterranea), Ta- litrus 1, Gammarus 1. 126 147 157 162 164 643 1652 GUERNE. Guerne et Chevreux. — V. Chevrexix et Guerne. Haller, G. 1879. Zur Kenntniss der Mittelmeerfauna der hòheren Crustaceen; in: Zool. Anzeiger, 2. Jahrg., p. 207. Leucolhoe denliculata A. Costa in Phallusia mamiilata presso Messina. Halliday V 1857. Nat. Hist. Rev Hamann, Otto. 1889. In Gammarus pulex lebende Cysticer- eoiden mit Schwanzanhiingen ; in: Jena. Zeitschr. Naturw., voi. 24, p. 1-10, con figg. nel testo e 1 tav. Descrive certe forme di Cisticercoidi trovate nella cavità del corpo di un Gammarus pulex. — V. pure: Hìhani», Ueber ilns Vorkommen geschwanzter Cysticercoiden in Gammarus pulex; in: Tagebl. 62. Vers. D. Naturr. Aerzte, p. 264-265 . (Secondo Giesurecht, in: Zool. Jahresber. f. 1890). IIammer, Christopher. 1775. Norsk Natur. Hist. Fauna Norvegica . Hancock, Albany. 1858. Vermiform Fossils Hansen, H. J. 1887. Dijrapnna, Kara Krebsd 1887. Malac. Groenland. occid L892. Rhizorhina Ampéliscae, n. gen., n. sp. En ny til Herpyllobiidae, n. fam., hòrende Copepod, snyltende paa Amp. laevigata, Lilljb.; in: Entomol. Medd., voi. 3, p. 207- 234, t. 3. Questo nuovo Co^epodo rassomiglia molto alla Sphaero- nella Leuckarti, Salensky. Cf. questa Monografia, p. 289. Hansson, Carl Aug. 1882. Bidrag til kilnnedom om det Iagre djnr- lifvet vid norra Bohuslans kust; in: Ófv. Svenska Akad. Fòrh., 39. Arg. N. 7, p. 75-80. A p. 77 eiìa i nomi di 4 sp. di Gammarini. Harford, .... 1878? Proe. Cai. Acad. Se. VII, pp. 48 e 54. Secondo Bertkau ( Arch. f. Naturg., 44. Jahrg., voi. 2, p. 270 , nel lavoro dell' Hìrford esiste la descrizione*di Lg- sianassa Fisheri, n. sp., e di un nuovo genere, che è definito cosi: « Loekingtonia, n. g. Atylin. Ant. not appendiculate ; lirst 3 segments of the pleon carinated dorsally. and poste- riorly produced to an acute point; 3 post, segni, of the pleon not furnished with fasciculi of spines on dorsal surface; eyes round, telson simple ». — Lockingtonia fluvialis 1 1. e, p. 54 ), Lobos Creek ed altri fiumi. Hartmann, R. 1873. Sitzungsber. Ges. Natur. Fr. Berlin, p. 94 Bibliografia. Ch. I Herrick. 291 897 Ch. 514 38 310 598 1644 417 I Haswell, William A. 1880. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 5 . . . In questo lavoro è detta Macleaijia longimanus quella spècie che nei Proc. I.inn. Soc N. S. Wales è chiamata col nome generico di WijuiMea. 1880. Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 4, p. 245-275 511 1880. Ibid., voi. 4, p. 319-345 512 La ìfeobule algicola qui descritta e figurata (p. 255, t. 8, f. 1 fu poi dallo stesso Autore (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 96, t. 11, f. 4-6) considerata come probabilmente una specie il' Hy ale. Tuttavia le figure sono troppo schema- tiche per fondarvi su una conchiusione definiti, i 1880. Ibid., voi. 5 514 1882. Cat. Anatrai. Mus 533 1885. Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, voi. 10, p. 95-114 Hay, 0. P. 1882. Amer. Naturalista, voi. 16, p. 144-146 e 241 Heller, Camil. 1861. Synops. Rotli. Meer 329 1861. Beitr. Crust. Fauna d. Rothen Meeres. 330 1861. Vorlanf. Ber. « Novara 330 1865. Siisswasser-Amphip 359 1866. Verhandl. Zool. bot. Gesellsch. Wien, voi. 15, p. 723-760 È una nota preliminare sui Gammarini dell'Adriatico. 1868. Crust. « Novara 383 1869. Zeitschr. wiss. Zool., voi. 19 ... . 388 1875. Crust. Nordpol-Exped 442 Henderson, J. R. 1885. Recent Additions to the Invertebrate Fauna of the Firth of'Forth; in: Proc. R. Physic. Soc. Edinburgh, voi. 8, p. 307-313. A p. 310 cita 11 sp. di Gammarini. Herbst, Johann Friedrich Wilhelm. 1796. Naturg. d. Krabben 59 Herdman, William A. 1891. The biological results of the emise of the S. Y. « Argo » round the west coast of Ireland in August 1890; in: Trans. Biol. Soc. Liverpool, voi. 5, p. 181-212, t. 8-10. A p. 204 è una lista di 11 specie di Gammarini. Herdman, William A., and Leslie, George. 1881. Invert. Fauna of the Firth of Forth . Herrick, C. L. 1887 ? Contributions to the Fauna of the Gulf of Mexico and the South. — List of the Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 113. 898 Heeeick. Freshwater and Marine Crustacea of Ala- bama; in: Mem. Denison Se. Ass., voi. 1, 56 pp., 7 tavv. Gammarus ( Gammarella? J dubius, n. sp. Secondo Fovibh, in: Zool. Record, f. 1887, voi. 24, p. 6 e 23. Herrmann, G. 1883. Comptes rendus Ae. Se. Paris, voi. 97, p. 1008-1012 Hesse, Eugène. 1868. Annales Se. Nat. (5) voi. 5, p. 101-120, t. 9. 1878. — — (5) voi. 17, p. 1-16, t. 4. HlLGENDORF, FRANZ. 1869. Von der Decken's Reisen in Ost- Africa. Crustaceen HOEK, P. P. C. 1876. Crustacea lste Jaarversl. Zool. Stat. 1879. Carcinologisekes Cf. questa Monografia, p. 64. 1881. Gelede dieren ; in : Zesde Jaarverslag omtrent het Zoologiscli Station der Neder- landsche Dierkundige Vereeniging. Lei- den, E. I. Grill di pp. 52, con una tabella. A p. 47 e 48 cita 4 Gammarini dei più comuni della costa. 1882. Crust. Willem Barents 1884. Crust. de 1' Escaut de 1' Est 1889. Crustacea Neerlandica. Nieuwe Lijst van tot de Fauna van Nederland behoorende Schaaldieren, rnet bijvoeging van enkele in de Noordzee verder van de kust waar- genomen Soorten. IL ; in : Tijdsehrift der Nederlandsche Dierkundige Vereeniging, (2) Deel 2, p. 170-234, t. 7-10. Gammarini p. 185 231, t. 7-10. Sono delle osservazioni su varie specie. 1890. Naschrift of Crustacea Neerlandica II; in: Tijdscbr. Nederl. Dierk. Ver., (2) Deel 2, p. 260-262, t. 12. Gammarini p. 260-261. Osservazioni sul Megaluropus agilis Norman, e sul Chei- rocralus brevicornis Hoek. 1891. Over Orchestici cavimana; in: Tijdscbr. Nederl. Dierk. Ver., (2) Deel 3, p. 81-82. Orchestici cavimana in una fessura di un muro, in Olanda. [E una varietà dell' O. yammarellus, al pari di altre varietà descritte come specie diverse]. HOFFMANN, C. H. 1874. Crust. Madagascar Bibliografia. Ch. Jarzynsky. Hogan, Arthur R. 1859. Nat. Hist. Review, voi. 6 . 1638 383 417 388 456 495 534 554 429 316 1861. Rep. Brit. Ass. 1860, p. 116-117 . . . Holm, Th. 1887. Zool. Unders. i Grònland 1887. Dijmpbna Krebsdyr Hope, Frederick William. — V. Costa, A. Hosius, A. 1850. Gammarus-Arten v. Bonn ; in : Arch. f. Naturg., 16. Jabrg., p. 233-248, t. 3 e 4. Come tesi di laurea, si trova pure tradotta in latino col titolo: De Gammari speciebus quae nostris in aquis reperiuntur. Bonn. 8.°. Houttuyn, F. (Editore). 1769. Natuurlyke Historie Hoy, P. R. 1872. Deep-water Fauna of Lake Michigan; in: Trans. Wisconsin Acad. Sciences, Arts, Lettres, 1870-72, p. 98-101 Hoyle, W. E. 1890. On the deep water Fauna of the Clyde Sea-Area ; in : Journ. Limi. Soc. London, voi. 20, p. 442-472. Elenco di alcuni Gammarini. Humjbert, Alois. 1874. Die Falkensteiner Hoble, ihre Fauna und Flora 1876. Bull. Soc. Vaudoise, voi. 14 ... . Huxley, Thomas Henry. 1857. Medicai Times and Gazette, voi. 36. . 1877. Marmai Anat. Invertebrat. Anim. . . Ide, Manille. 1891. Glandes cutanées à eanaux intracellu- laires ehez les Crustacés édriopbtbalmes; in: La Cellule, voi. 7, p. 347-372, con 2 tavv. Gammarini p. 360-361, t. 2, f. 33. Dà qualche piccola notizia sulle « glandes à rosette » del Gammarus pulex. (11 fascicolo 2 del voi. 7, a cui appartiene il lavoro dell' Ide, ha la data del 1891 ; nondimeno alla Bi- blioteca della Stazione Zoologica di Napoli esso è arrivato ai 28 marzo 1802). 1892. Le tube digestif des édrioplithalmes ; étude anatomique et histologique ; ibid., voi. 8, p. 97-204, con 7 tavv. Gammarini p. 131-140, t. 6, f. 65-76. Contiene la descrizione di varie parti del tubo digerente del Gammarus pulex, soprattutto dello stomaco masticatorio («cavile malaxatrice »), paragonato a quello dell' Oniscus asellus, e dell' Asellus aqualicus. Jarzynsky, Th. 1868. Organi del Leydig in Antìpodi. . . . Ch. 330 1646 600 235 31 415 429 456 299 463 384 Bibliografia. Jarzynsky. 1870. Amphip. in mari albo et glaciali . . . Ho consultato la copia che è in Wagner, N. : Die wirbellosen Thiere des weissen Meeres, 1885. Johnston, George. 1827-28. The Zool. Journ., voi. 3 1829. — — voi. 4 Joseph, Gustav. 1868. Jahresb. schles. Gesellsch. f. vaterl. Kul- tur, p. 22 1877. Amtl. Ber. Mijnchner Naturf. Versamml. 1879. Zool. Anzeiger, 2. Jahrg., p. 380-381 . 1880. Niphargus puteanus aus Venedig . . 1882. Systematisches Verzeiclmis der in den Tropi stein - Grotten von Krain einheimi- schen Arthropoden nebst Diagnosen der vom Verf. entdeckten und bisher noch nicht beschriebenen Arten; in: Berlin. Entom. Zeitsehr., voi. 2G, p. 1-14. Ha trovato 3 specie di Niphargus. 1882. 57. Jahresber. schles. Gesellsch. f. vaterl. Kultur, p. 7. JOURDAIN, S. 1880. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 91, p. 1091-1093 1881. Recherches sur les poils à bàtonnet de l' antenne interne des Crustacés, précédées de quelques remarques sur les poils dits olfactifs; in: Journ. Anat. Physiol. Paris, voi. 17, p. 402-418, t. 23 e 24. Gammarini p. 412-413, t. 21. Cf. questa Monografìa, p. 57. JURINAC, A. E. 1887. Contribuzioni alla conoscenza della Fauna croatica dei dintorni e delle grotte di Ogulin -Slunje; in: Atti dell'Accademia sud-slava delle Scienze, Libro 83, Sezione matem. natur., Vili, 1., Agram, p. 96-100, t. 1-3. (In lingua croata). 1888. Ein Beitrag zur Kenntnis der Fauna des Kroatischen Karstes und seiner unterirdi- schen Hohlen. Inaugurai - Dissertation. Miinchen. Ambedue i lavori del Jurinac sono citati secondo Wrzes- niowski, Zeitsehr. wiss. Zool., voi. 40, p. 710. Kay. — V. De kay. Kerville, H. Gadeau de. 1885. Apercu de la faune actuelle de la Seine et de son embouehure (depuis Rouen jusqu' au Hàvre); in: L' Estuaire de la Seine par G. Lennier, voi. 2, p. 168-197. Koelbel. Ch. 403 131 136 384 384 i 496 515 899 Ch. 515 A p. 182 dice che si trovano nell'Estuario della Senna: Gammarus locusta, pulex, marinus, Corophium longicorne e Podocerus falcatiti. 1886. Compte-rendu de l'excursion de Fécamp; in : Bull, de la Soc. des amis des scien- ces naturelles de Rouen, ler sém. 1886, p. 80. 1886. La faune de l' estuaire de la Seine; in: Annuaire Normand. Caen, imp. Henri De- lesques ( di pp. 24 ) A p. 10 cita 5 specie: Microdeutopus anomalus, Ericlitho- nius difformis, E. abditus, Coropliium longicorne e Podocerus falcatus. Kinahan, John Robert. 1859. Dredging in Belfast Bay 1861. Rep. Brit. Ass. 1860 1863. Mar. Fauna of the Coast of Clare . . La « Novara biscupidata », citata in questo lavoro come Anfipodo, è creduta dallo Siebbing (Rep. Challenger, p. 1677) una citazione sbagliata invece dell'lsopodo Nasa bidentata. Kingsley, John Sterling. 1884. The Standard Nat. Hist Kirk, T. W. 1879. Trans. N. Zealandlnst., voi. 11, p. 401-402. Kirkby, J. W. 1857. Permian Fossils of Durham Klein, Jacob Theodor. 1743. Summa dubiorum 1749. Hist. Piscium Koch, Carl Ludwig. 1835-47. Deutsehlands Crustaeeen Kochs, W. 1892. Versuche iiber die kiinstliche Vermeh- rung kleiner Crustaeeen, in: BìoIol.. Cen- tralblatt, voi. 12, p. 599-606. Da esperienze fatte a Bonn, 1' A. trae la conchiusione che d Gammarus pulex prospera bene in acquarii, nel cui fondo sia stato messo dello stabbio bovino, coli' aggiunta di qualche frasca secca. Kohler, René. 1885. Bull. Soc. Se. Nancy La Gammarella longicornis, Kohler, differirebbe dalla G. brevicaudata soltanto per la lunghezza delle antenne. 1886. Annales Se. Nat., (6) voi. 20 ... . 1887. Cerveau du G. pulex Cf. questa Monografia, p. 93. 1887. Recherches sur la structure des fibres musculaires chez les Edriophthalmes . . Koelbel, Carl. 1886. Crust. von Jan Mayen 583 317 331 344 554 480 300 12 14 158 566 583 1646 1647 583 900 KòLUKEE. Bibliografia. Ch. Lev dio. Kollikee, Albert. 1841. Sanienfliissigkoit d. wirbellosen Thiere. CI. questa Monografia, p. 156. KOROTNEFF, A. 1885. Zeitschr. wiss. Zool., voi. il, p. 582. Cf. questa Monografia, p. 20:!. KOSSMANN, ROBBY. 1880. Zool. d. Rothen Meeres Kraepelin, Cael. 1885. Die Fauna der Hamburger Wasserlei- tung; in: Abb. Nat. Ver. Hamburg, voi. 9. Nelle acque dei condotti si trova Gammarus pulex. Kraus, Ferdinand. 1813. Die Sudafrik. Crust Kròter, Henrik Nikol. 1838. Grònlands Amfip 1838. Naturhist. Tidsskr., (1) voi. 2, p. 249-261. 1842. (1) voi. 4, p. 141-16(3. 1845. (2) voi. 1, p. 283, ecc. 1846. — (2) voi. 2, p. 1-88, ecc. 1846? Voy. Scandhi. Atlas Lachmann, Johannes. 1859. Parasiten d. Brunnen - Flohkrebses . . Lamarck, J. B. A. DE. 1801. Anim. sans vertebre» 1818. 2-e édit. voi. 5. 1839. — 3." édit. (parDES- hates et M. Edwards), voi. 2. Contiene le aggiunte dell' Edwards. Latreille, Pierre André. lT'.ni. Précis Caract. gén. Insectes 1802. Hist. nat. Crust. Ins., voi. 1-4 . . . 1803. voi. 5-6 . . . 1806. Genera Crust. et Ins., voi. 1 . . . . 1810. Consid. gén. Crust. Ins 1816-17. Nouveau dictionn. Hist. nat. . . . 1817. Crustacés; in: Cuvier, Règne Animai. 1818. Tableau eneycl. Crustacés 1825. Familles natur. du Règne Animai . . 1825. Eneycl. méthod., voi. 10 1829. Crustacés; in Cuvier, Règne Animai, Nouv. Édit 1831. Cours d' Entomologie Lavalette, Adolph Jean Hubert Baron de. 1857. De Gammaro puteano 1859. Sitzungsber. Niederrhein. Ges. Bonn, voi. 16, p. 91-98 1860. Entwickel. Ampliip Cf. questa Monografia, p. 166. 219 515 205 177 180 197 210 215 216 317 66 105 62 7L 73 79 81 95 99 106 125 125 136 144 304 320 320 Ch. Leach, William Elford. 1813-14. Crustaceology ; in: Edinburgh En- eycl., voi. 7 - . . . 83 1814. Ibid., Appendix 85 1815. Zoological Miscellany 89 1815. Trans. Limi. Soc. London, voi. 11, 306-400 89 1816. Eneycl. Britann. Suppl., p. 401-453. . 91 1818. Crustacés: in: Dictionn. Se. Nat., voi. 12. 107 1818. Mem. Werner. N. H. Soc, voi. 2. . . 107 1819. Zool. Memor. (Voy. arct. Ross) . 107 Lenz, Heinrich. 1875. Schr. Naturwiss. Ver. SckleswigHolstein. 443 1882. IV. Ber. Unters. deutsch. Meer 534 Lepechin, Jan. 1780. Tres Oniscorum species Leslie and Herdman. — V. Herdman and Leslie. Lessona, Michele. 1865. Sopra due nuove specie di animali in- vertebrati raccolte nel Golfo di Genova. Lettera del Prof. Michele Lessona al Prof. Filippo de Filippi; in: Atti della So- cietà italiana di Scienze Naturali, voi. 8, p. 423-428. Gammarini p. 420-428. Dei due invertebrati uno è un'Attinia (Cereus), l'altro una Leucothue. Leuckart, Rudolph, und Frey, Heinrich. 1847. Beitr. z. Kenntn. wirbell. Thiere. . . 218 Leydic-, Franz. 1848. Die Dotterfurchung nach ihrem Vorkom- men in der Thierwelt und nach ilirer Be- deutung, eine von der medicinischen Fa- cultat in WOrzburg im Jahre 1847 gekrónte Preisschrift. T. 1; in: Isis, Heft III, Co- lonne 161-193, Taf. 1 ('.ammarini Colonne 179-180, f. 3-6. Cf. questa Monografia, p. 177. 1855. Ardi. f. Anat. u. Physiol., p. 376-480, t. 15-18 283 1857. Lehrbuch d. Histologie 300 1870. Arcb. f. Anat. u. Physiol., p. 265-314, t. 7-9 Cf. questa Monografia, p. 57. 1864. Bau d. thierischen Korpers . . . 349 1878. Zeitschr. wiss. Zool., voi. 30, Suppl., p. 225-274 1883. Untersuchungen zur Anatomie u. Histo- logie der Thiere, Bonn, di p. 174 e t. 8. Leydig. Contiene osservazioni (p. 36-45 ) su gli occhi e sulle an- tenne di alcuni Crostacei ciechi, e fra gli altri « del Gamma- rus puteanus » ,• e (p. 116-117, t. 8. f. 93 ) su i filamenti sper- matici del Gammarus pulex. LlCHTENSTEIN 1822. Gammarus gryllus V. pure Mìndt. LlLJEBORG (poi LlLLJEBORG), WILHELM. 1850. Òfv. Vetensk. Akad. Forlì. Stockholm, Arg. 7, p. 82-88 1851. Vetensk. Akad. Handl. 1849, p. 233- 341 1851. Òfv. Vetensk. Akad. Forlì. Stockholm, Arg 8, p. 19-25 1852. Ibid., Arg. 9 Gammarini, p. 0-11. 1855. Ibid., Arg. 12 Gammarini. p. 123-138. 1855. Vetensk. Akad. Handl. 1853, p. 443-4G0. 1865. Lysian. magell Lindstrom, G. 1855. Òstersjohs invert. fauna Linné, Carl. 1735. Systema Naturae, l.a Edit 1738. Ammalia per Sveciam observata . . . 1740. Systema Naturae, 2.a Edit 1745. Olandska odi Gothlandska resa . , . 1746. Fauna Suecica, 1.» Edit 1751. Skanska resa 1761. Fauna Suecica, 2.a Edit 1767. Systema Naturae, 12.a Edit V. pure Gmeuis, e Turno». LOCKINGTON, W. N. 1878? Remarks on tlie Crustacea of the Pacific Coast, witb Descriptions of some New Species ; in : Proc. Calif. Acad. Se, voi. 7, p. 28, e segg. Secondo Rerthai. ( Arch. f. Naturg. 1878, 44. Jahrg., voi. 2), questo lavoro del Lockisoton contiene a p. 270-271 la descri- zione di Lysianassa Fisheri (Alaska), Oediceros Behringensis (Alaska i e Megalorchestìa franciscana (Alameda Cy ). Lorenz, Jos. Rom. 1863. Physik. Verhiiltn. Quarner Golf . . . LOVÉN, S\'EX. 1861. Vettern och Venern Crust 1862. Òfv. Vetensk. Akad. Fòrh Lucas, Hyppolite. 1840. Hist. nat. Crust. Araclin 1849. Explor. Algerie 1853. Artic. Créte 1857. Entomol. Amér. du Sud Bibliografia. Ch. Mayer. 115 235 251 251 270 284 285 360 286 11 11 11 13 13 14 20 29 344 331 342 183 229 275 301 901 Ch. Ludwig, .... 1881. Ucber Gammarus puteanus; in Zeitschrift gesammt. Naturwiss., (3) voi. 6, p. 153. Il G. pulex si trova anche « in Greiz ini Brunnen von Grimms Restaurant ». LiìTKEN, CHR. Fr. 1875. Crust. Greenland M' Intosh, William Carmichael. 1875. Invert. mar. Fauna St. Andrews . . . Maitlakd, R. T. lutò? Nederlandsche schaaldieren 1876. Dieren van Baster Malm, August Wilhelm. 1870. Nya Amfip. spec Mandt, Martin Wilhelm. 1822. Observ. itin. Groenland Marcusex, Joh. 1867. Fauna d. schwarzen Meeres Marion, A. F. 1883. Annales Mus. H. N. Marseille, voi. 1 . 1883. voi. 2 . Markham, Albert Hastings. 1880. The great frozen sea Martens, Eduard von. 1868. Arch. f. Naturg., 34. Jahrg., p. 56 . . 1888. Ein tur die Fauna Berlina neuer Gam- maride; in: Sitzungsber. Ges. Nat. Fr. Berlin, No. 7, p. 128-129. Questo Gammaride, trovato dal Dott. E. Schmid? nei fos- sati presso Rerlino. « unterscheidet sich von den beiden bei uns bekannten Arten, Gammarus pulex und Boeselii, namenl- lich durch die Verwachsung der drei hintersten Korper- segmente, die Verkiimmerung des letzten Sehwanzfusspaares, einen einzigen unpaaren. hellgelben Fleck hinter und liber den Augen und die starker ausgebildeten Riechhaarean den Fuhlern, sowie bedeutenden Gròssenunterschied zwischen beiden Geschlechtern, und durfte voraussichtlich identisch, mindestens nahe rerwandt sein mit Gammarus ambulata, vvelchen Friiz MUlleb 1846 in sus*em Wasser bei Greifswald, und mit Goplana polonica, welche Wrzbsniowskj 1879 und 1881 bei Warschau beobachtet und beschrieben haben. » Martens, Friderich. 1675. Spitzberg. oder Groenliind. Reise . . . Martens, Georg. 1824. Reise naeh Venedig Mayer, Aug. Franz Joseph. 1827. Supplemente zur Lehre vom Kreislauf. Mayer, Paul. 1881. Mitth. Zool. Stat. Neapel., voi. 2, p. 220, in nota. Accenna alla presenza dei retinacoli nei piedi addominali in Allorchestes e Gammarus. 1633 130 111 157 404 115 369 544 545 517 384 119 132 902 Bibliografia. Mayer. 1882. Caprelliden 1890. Nachtrag zìi den Caprelliden ; in : Fauna und Flora d. Golfes v. Neapel und d. an- grenz. Meeres-Absclmitte, 17. Monographie. Nella parte anatomica ha frequenti richiami ai Gammarini. Meinert, Frederik Vilhelm August. 1877. Naturhist. Tidsskr., (3) voi. 11, p. 57-248. 1881. — — (3) voi. 12, p. 456. . 1890. Crustacea malacostraca (med 14 Kort og 2 Kobbertavler ) ; in : Det videnskabe- lige Udbytte af Kanonbaaden « Hauchs » Togter i de danske Have indenfor Skagen i Aarene 1883-86. (Chef: Premierlieute- nant C. F. Drechsel). Kjobenhavn. Gammarini, p. 151-183. È un elenco di 107 nomi, per ciascuno dei quali il Meinebt dà i luoghi di cattura nelle acque danesi, dopo di aver ri- cordata la distribuzione geografica in mari stranieri. Fra questi nomi alcuni, secondo la mia opinione, sono semplici sinonimi di altre specie già note. Le specie date come nuove sono: Lepidepecreum mirabile, Orchnmene Hanseni, Tryphosa erosa, Tr. serra, Harpinia antennaria, Chimaeropsis tinnirà, n. gen. e n. sp., Cheirocratus Drechselii. Meissner, Georg. 1855. Zeitsehr. wiss. Zool., voi. 6, p. 284-285. Cf. questa Monografìa, p. 165. Metzger, Ad. 1871. Jabresb. naturi". Gesellsch. Hannover . 1871. Wirbellos. Ostfries. Kiiste 1873. Jabresb. Unters. Meer. Kiel, I. Jahrg.. p. 165-176 1875. Ibid., IL, III. Jahrg., p. 277 ... . Meyer, H. Adolph, und Mòbius, Karl. 1868. Arcb. f. Naturg., 28. Jahrg., p. 229-237. Miers, Edward John. 1875. Ann. Mag. N. H., (4) voi. 16, p. 73 . 1876. Cat. Crust. N. Zealand 1876. Ann. Mag. N. H., (4) voi. 17, p. 406 . 1877. — (4) voi. 19, p. 131 . 1877., (4) voi. 20, p. 96 . 1878. Crust. Voy. North Polar Sea by C. Nares. 1879. Philos. Trans. London, voi. 168 .. . 1880. Journ. Linn. Soc. London, voi. 15 . . 1881. Ann. Mag. N. H., (5) voi. 7, p. 45 . . 1881. (5) voi. 8, p. 371-372. 1881. Crust. Markham 's Polar Reconnaissance 1884. Rep. « Alert'» Mòbius, Karl, und Metzger, Ad. 1873. Jabresb. Unters. Kiel, I. Jahrg. . . 1884. — IV. Bericht, p. 61 V. anche Meyer unti Mòbius. Ch. 534 Nathorst. 465 529 287 407 407 421 445 342 447 458 458 466 467 483 497 518 529 529 529 555 420 1639 Mohr, Nicolas. 1786. Islandsk. Naturhist , . Monaco, Prince Albert de. 1887. Comptes rendus Ac. Se. Paris, voi. 104, p. 452 Moniez, R. 1888. Crustaeés recueillis à Lille; in : Bull. Soc. Zool. France, voi. 12. A p. 515 cita : Nìphargus puteanus, Koch, che dice non raro nei pozzi a Lilla; e -V. Kochianus Sp. Bate, trovato in un pozzo a Béthune. 1889. Faune des eaux souterraines du dépar- tement du Nord et en particulier de la ville de Lille; in Revue biol. Nord France Lille, voi. 1, p. 175 ecc. Cita 2 Gammarini della fauna sotterranea di Lilla. Rela- zione secondo Giesbrecht, in: Zool. Jahresb. f. 1889, p. 32. Montagu, George. 1804. Trans. Limi. Soc. London, voi. 7, p. 61-85. 1808. voi. 9, p. 81-114 1813. voi. 11, p. 1-26.' Moufet, Thomas. 1634. Insect. Theatrum Muller, Friedrich (poi Fritz j. 1846. Ardi. f. Naturg., 12. Jahrg., p. 296. . 1848. 14. Jahrg., p. 53-64 . 1864. Fiir Darwin 1865. Ann. Mag. N. Hist, (3) voi. 15, p. 276. Mììller, Johannes. 1829. Ardi. f. Anat. ti. Physiol., p. 59 . . . 1829. Annales Se. Nat, (1) voi. 18, p. 107. Cf. questa Monografia, p. lui. Mììller, Otto Friedrich. 1776. Zool. Danieae Prodromus 1778. Zool. Danica, voi. 3 Cf. anche Abildcaard. Moller, Philipp Ludwig Statius. — V. Slabber. Mùnter, Julius, und Buchholz, Rudolph. 1869. Mitth. Nat. Ver. Neuvorpommern. . . Murdoch, J. 1885. Proc. U. S. Nat. Mus., voi. 7 . . . . Nardo, Giovanni Domenico. 1847. Sinonimia delle specie del Chiereghini. 1860-61. Cenni illustranti Gàmmarus, ecc. 1869. Annotaz. illustranti Crostacei Adriatico. Nathorst, A. G. 1881. Om spai- of nagra evertebrerade djur m. m. och deras paleontolosriska betydelse ; in : SvenskaAkad.Hantll.,vol.l8,p. 1-59. t. 1-11 Ch. 52 1648 74 79 82 217 226 349 362 139 42 53 389 567 220 331 389 Nathorst. Secondo la relazione contenuta nel N. Jahrb. Min. Geol. Pai. 3881, voi. 1, p. 499, il Nathorst riferisce le osservazioni sue e del Bate sulle tracce fossili lasciate nella sabbia dal cammino del Corophium longìcorne, Sulcator arenarius, Gam- marus locusta e Kruyera arenaria. Nebeski, Otmar. 1880. Amphip. Adria Cf. questa Monografìa, pp. 64. 119, 159 ecc. Nicholson, Henry Alleyne. 1872. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 10, p. 276-285. NlCOLET, HERCULE. 1849. Hist. fisica y polit. Chilc, Zool., voi. 3 1859. Ibid., Atlas Ninni, A. P. 1889. 11 Nifargo delle cisterne di Venezia; in « L' Adriatico », Giornale del Mattino Anno 14.°, N. 9, Venezia, 9 Gennaio 1889 Essendosi alcuni giornali cittadini occupati più volte di alcuni animaletti che abbondano nelle cisterne di Venezia dopo l'introduzione dell'acqua per mezzo dei condotti lagu- nari, il Ninni ne esaminò un centinaio di esemplari, e li riconobbe appartenenti al Niphargus aquilex Schiodte. NORDQUIST, OSC. 1885. Om forekomsten af Ishafs-crustaceer liti mellersta Finlands sjoar; in: Meddel. Soc. F. F. Fennica, 11. Disp., p. 28-32. Da notizie (temperatura, profondità) circa a Gammarini marini artici che si trovano in parecchi laghi della Fin- landia. Egli ha trovato soltanto Gammaracanthus loricalus e Pailasea cancelloides. Norman, Alfred Merle. 18G2. On the Crustacea, Echinodermata and Zooph ytes obtained in Deep - Sea dredging off the Shetland Isles in 1861; in: Rep. Brit. Ass. 1861. Estratto di p. 2. Elenco di alcuni Gammarini. 1864. Rep. Crnst. Northuniberland .... 1867. N. Hist. Trans. Northumb. a. Durham . 1867. Rep. Brit. Ass. 1866 1868. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 2 . . . 1868. Rep. Brit. Ass. 1867 1869. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 3, p. 353. 1869. Last Report Shetland 1875. Ann. Mag. N. Hist. (4) voi. 15, p. 169. 1876. Proc. R. Soc. London., voi. 25. . . . 1882. Report on the Crustacea; in: Explo- ration of the Faroe Channel, during the Summer of 1880, in H. M. 's hired ship « Kuight Errant ». By Staff- Commander Tizard R. N., and John Murray; in: Pro- ceedings of the Royal Society of Edinburgh, voi. 11, p. 683-689 Bibliografia. Ch. 518 417 231 275 351 370 370 385 386 391 1627 447 458 Packard. Gammarini p. 683-689. Descrive 2 nuove specie : Ampelisca compacta, e llalirages elegant. 1886. Museum Normanianum 1889. Notes on British Amphipoda. — I. Me- galurojms, n. g. and some Oediceridae; in : Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 3, p. 445- 460, t. 18-20. Contiene la descrizione del Megaluropus agilis, di varie specie di Monoculodet, Halimedon e Aceros. 1889. Notes on British Amphipoda. II. Families Leueothoidae, Pardaliscidae, and Gamma- ridae (marine); ibid., (6) voi. 4, p. 113-141, t. 10-12. Tra le specie prese in esame ve n' è pure qualcuna nuova. Òdmann, Samuel. 1781. Cancer pulex 1799. De Cancro pulice Olafsen, Eggert. 1772. Reise durch Island Olivi, Giuseppe. 17'.I2. Zoologia Adriatica ; Olivier, Antoine Guillaume. 1791. Hist. nat. Insect., voi. 6 Orbigny. — V. D' Orbigny. Òrsted, A. S. 1844. Topogr. Óresund 1844. Fortegnelse over Dyr, samlede i Christia- niafjord ved Dròbak fra 21-24 Juli 1844; in: Naturhist. Tidsskr., (2) voi. 1, p. 400- 427 Gammarini, p. 403. Dà qualche notizia sulle abitudini di Gammarus locusta, « Ampelisca rotundata Kr. » e Amphithoe albomaculata Kr., oltre a Gammarus sp. e Amphithoe sp. Il Liljeborc nel 1852, siccome ha notato lo Stebbisg, Rep. Chall., p. 271, ha consi- derato l' Ampelisca rotundata come specie che deve cadere, per mancanza di descrizione. È da notare che nei lavori del Kroyer non si fa menzione di questo nome. Owen, Richard. 1835. Append. 2.d Voy. Arct. Reg. by Ross . Packard, Alpheus Spring Jr. 1863. The Canadian Naturai, a. Geol., voi. 8. 1867. Boston Journal N. Hist., (2) voi. 1 . . 1872? Annua! Report Trust. Peabody Acad., voi. 5 1881. The Arner. Natur., voi. 15 1887 ? The Cave fauna of North America, with remarks on the anatomy of the brain, and origin of the blind species; in: Memoirs of the National Academy of Sciences, Wa- 903 Ch. 584 51 65 36 58 56 1621 271 161 344 371 416 530 904 Packard. Bibliografia. Ch. Pfeffer. shington, voi. 4, p. 1-156, t. 1-27. Read November 1886. Gammarini p. 31-38, t. 5; e p. 110-111, t. 26. Dà l'elenco, la descrizione e le figure di varie specie di Crangonyx, che si trovano nelle acque delle grotte dell' Ame- rica Settentrionale; con alcuni cenni e figure per 1' anatomia del cervello degli stessi animali. Pagenstecher, H. Alex. 1879. Thiere d. Tiefsee Pallas, Peter Simon. 1766. Misceli, zool 1770. Dierkundig mengelwerk 1772. Spieil. zool., fase. 9 1776. Eeise Russisch. Reich Ne esiste anche la seguente traduzione: Voyage de M. P. S. Pallas en différentes provinces de l'empire de Russie et dans l'Asie septentrionale. Tome premier, Paris 1788, 1801. Bemerkung. Reise Russisch. Reich., voi. 2. Parfitt, Eduard. 1872. Fauna Devon Parker, G. H. 1890. The Histology and Development of the Eye in the Lobster; in : Bulletin Museum of Comparative Zoology at Harvard Col- lege, voi. 20, p. 1-60, con 4 tavv. Gammarini, p. 56-58. Accenna alla struttura degli occhi di Gammarus, 1891. The Compound Eyes in Crustaceans; ibid., voi. 21, p. 45-140, con 10 tavv. («ammarini p. 53-57, t. 1; e p. 68-73. Studia la struttura degli occhi di un Gammarus. A p. 69 dice: t According to Della Valle in some of the Ampeliscidae this cuticula [della cornea] is facetted. .■> Che intende il Pareeh per « facetted » ? Certo la cornea degli Am- peliscidi non è faccettata, né io 1' ho detto. Essa non pre- senta altro che un inspessimento lenticolare; il quale non e neppure speciale a ciascun gruppo di cellule ottiche, ma è comune a tutto l'occhio intero. Un simile inspessimento si trova pure in altri Gammarini, p. es. nell' Acidostoma lati- come e nell' Hippomedon Holbiilli. Paro n a, Corrado. 1880-81. Di due Crostacei cavernicoli (Niphar- gus puteanus Koch e Titanethes feneriensis n. sp. ) delle grotte di Monte Fenera ( Val Sesia); in: Atti della Società italiana di Scienze Naturali, voi. 23, p. 42-60, t. 2-3. Descrizione del ifiphargus puteanus, a p. 42-50, con una figura nel testo. Parrv, William Edward. 1824. Journal of a second voyage for the di- scovery of a north-west passage from the Atlantic to the Pacific Ch. 497 28 33 33 41 65 422 522 1618 Patten, W. 1886. Eyes of Molluscs and Arthropods; in: Mittheil. Zool. Stat. Neapel, voi. 6, p. 645. Cf. questa Monografìa, p. 103 e 112. Pelseneer, Paul. 1886. Note sur la présence de Caridina Des- maresti dans les eaux de la Meuse; in: Bull. Mus. H. N. Belg., voi. 4, p. 211-222. A p. 218 dà l'elenco di 0 specie di Gammarini del Belgio. Sono semplici nomi. Pennant, Thomas. 1777. British Zoology 1812. — 2.d Edit Pereyaslawzewa, Sophie. 1888. Études sur le développement des Am- phipodes. 1. Partie. Le développement de Gammarus poecilurus, Rthk; in: Bull. Soc. Imp. Naturai. Moscou, Nouvelle Serie, 1888, p. 183-219, t. 3-6 Cf. questa Monografia, p. 168. 1890. Ueber die Entwicklung der Amphipoden ; relazione all' « Vili Kongress russischer Naturforscher und Aerzte in St. Peters- burg » ; in : Biologisches Centralblatt, voi. 10, p. 420. Cf. questa Monografia, p. 168. Pfeffer, Georg. 1888. Amphip. Siid - Georgien La Stebbingia gregaria, Pfeffer, 1888 (1. e, p. 110, t. 2, f. 7) per i caratteri dati dal Bovallius rientra nel gen. Pontoge- neia, come è ammesso in questa Monografia. I suoi caratteri distintivi sono i seguenti: Lunghezza 17 mm. — Colore grigio-verdiccio. — Dorso inerme. — Margini postero-laterali degli ultimi due segmenti dell'addome interi. Mascelle posteriori con la lamina interna fornita di molte setole ciliate. — Gnatopodi con la mano amiddaloide molto grande. — Unghia dei piedi toracici del gruppo posteriore coli' unghia piccola, di forma ordinaria. Piedi codali posteriori co' rami uguali, brevi. — Telson di viso per 3.4 della sua lunghezza. — 11 più comune fra gli Antìpodi della Georgia del Sud, sotto le pietre a marea bassa. Come si vede, per i caratteri essenziali questa specie ha maggiore somiglianza con la Pontogeneia Kergueleni. La dif- ferenza consisterebbe principalmente nella lunghezza del- l'unghia dei piedi toracici del gruppo posteriore, che nella specie dello Stebbe.no è maggiore. Per la Schraderia gracìlis, Pfeffer, 1888 (1. e, p. 141, t. 2, f. 5) esiste finora solamente il nome e una figura, da cui si potrebbe forse conchiudere che si tratti di un' Acanlhozone , e di un' altra Pontogeneìa. 1890. Die Fauna der Insel Jeretik, Port Wla- dimir, an der Murmankuste; 1. Teil. Die Reptilien, Amphibien, Fische, Mollusken, Brachiopoden, Krcbse, Pantopoden ; in: 44 82 1652 1653 Pfeffer. Jahrb. Hamburg, wiss. Anstalten, 7. Jahrg., p. 63-96. A p. 86-87 son citati alcuni Gammarini. A p. 94 se ne dì la distribuzione geografica. Philippi, Rudolph Amandus. 1839. Arch. f. Naturg., 5. Jahrg., p. 120 . . 181 1860. Reise durch Atacama 326 PniPl'S, CONSTANTINE JOHN. 1774. Voy. towards the North Pole . . . Plate, L. 1886. Untersuehungen einiger an deii Kiemen- blattern des Gammarus pulex lebeuden Ektoparasiten ; in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 43, p. 175-241, t. 6-7. Discorre di alcuni ectoparassiti delle branchie del Gam- marus pulex, alcuni dei quali sono Protozoi, come Dendro- cometes paradossila St., Spirochona gemmipara St. e Lageno- phrijs ampulla St., ed altri sono Rotiferi, come la CalUdina parasitica Giglioli. Plateau, Felix. 1868. Mém. Acad. Belgique, voi. 34 . . . . 1888. Expériences sur le róle des palpes chez les Arthropodes maxillés. Troisième et der- nière partie. — Organes palpiformes des Crustacés ; in : Bull. Soc. Zool. France, voi. 12, p. 537-552. Gammarini p. 540-542. Chiama « pseudopalpo j> d palpo delle mandibole dei Cro- stacei in generale, e dei Gammarini in particolare, asserendo che nei Crostacei il palpo manca da principio, e comparisce solo dopo in progresso di sviluppo, onde è un' appendice secondaria. Il palpo dei piedi mascellari è invece un vero endopodite. Indi riferisce il risultato delle sue osservazioni sul Talitrus locusta e Gammarus pulex, i quali non ostante la perdita per amputazione dei palpi dei piedi mascellari, seguitarono a mangiare. L'A. conchiude quindi che i palpi sono organi divenuti inutili. Pocock, R. I. 1891. On Pherusa fucicola, Leacb, and the Law of Priority; in: Ann. Mag. N. Hist, (6) voi. 7, p. 530. Critica il lavoro del Wu.ker sulla sinonimia di Pherusa fucicola, Leach. PODA, NlCOLAUS. 1761. Insecta Musei Graeeensis Pollini, Cieo. 1816. Viaggio al Lago di Garda e al Monte Baldo Poppe, S. A. 1885. Die freilebenden Copepoden des Jadebu- sens; in: Abh. Nat. Ver. Bremen, voi. 9, p. 167-206, t. 4-7. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flura, Golf v. Xeapel. Gammarini. Bibliografia. Ch. 905 Ch. Risso. Dei Gammarini cita il Gammarus locusta. Secondo Giss- miecht; in: Zool. Jahresb. f. 1885, p. 53. Peatz, Ed. 1886. Ueber einige in Grundwasser lebende Thiere. Beitrag-zur Kenntnis der uuterir- dischenCrustaceen. Dissertalo inauguralis. Petersburg. Secondo Wrzesniowsky (Zeitschr. wiss. Zool., voi. 50, p. 710), da Monibz. Quatrefages, A. de. 1853. Annales Se. Nat., (3) voi. 4 . . . Rafinesque-Schmadtz, C. S. 1817. Synops. Crust. U. S • . 99 1820. Annals of Nature HO I due <'. Gammaria » qui descritti dal Rafimìsviie, cioè Spercltiits lucidus, e Lepleurus rivularit, rimangono .sempre indeterminati. Lo Siebdisg ( Rep. Challenger, p. 110) tende- rebbe a sospettare che il Lepleurus sia una llijalella. Rathbun, Richard. 1881. Proc. U. S. Nat. Mus., voi. 3 . . . . Rathke, Martin Heinrich. 1837. Reisebemerk. aus Taurien Cf. questa Monografìa, pp. 156, 161 e 165. 1837. Fauna d. Krym 1843. Fauna Norwegens Ray, John. 1705. Methodus Insectorum 1710. Hist. Insect Reinhardt, J. Th., e Schiòdte, J. C. 1857. Gronlands Krebsdyr Rentsch, S. 1860. Horaoiogenesis, Beitrage zur Natur- und Heilkunde. Erstes Heft. Gammarus ornatus und seine Schmarotzer; di pp. 134, VI, 31, con 16 tavv 1 « leti .... erhielt bei meinen mikroskopischen Untersu- ehungen endlich die Gewissheit, dass alle Gestalten und Bewegungen der Materie von einem Gesetze, dem der Spi- rale bedingt werden. » E, guidato appunto da questa cer- tezza nella sua legge, il Rentsch ha esposta un'anatomia e una biologia tutta di suo gusto, mescolando qualche cosa di normale a molte altre accidentali, anzi derivanti da ruvide manipolazioni o da putrefazione. Risso, A. 1816. Hist. nat. Crust. Nice 1636 171 171 204 9 9 301 96 Il Talitrus rubropunctatus, » Risso, 1816 (1. e ; p. 127), fu poi (1826, p. 96) tipo del nuovo genere Enone, come nota lo Sthbbwg (Rep. Challenger, p. 120), ma sotto il nuovo nome di E. punctata. Fra le tre ipotesi emesse in proposito per l'identificazione di questa specie: una del Gubbin (En- cycl. méthnd., voi. lo, 1825) che si tratti di un Àtylus, e le altre due del Bate (Cat. Brit. Mus., p. 51), cioè che possa essere una specie di Àllorchestes, ovvero il giovane dell' 4m- philhoc rubra, a me pare assai più probabile quella del Giub- ili. 906 Risso. Bibliografia. Ch. G. 0. Saes. uh, quantunque le descrizioni del Risso lascino molto a de- siderare. 1826. Hist. nat. prod. Eur. mérid., voi. 5 . Robertson, David. 1886. Proc. Nat. Hist. Soc Glasgow, (2) voi. 1. 1888. Cat. Amphip. Firth of Clyde . . . . V. anche Stebbing and Robertson. 1892. A second contribution towards a cata- logne of the Ampbipoda and Isopoda of the Firth of Clyde and West of Scoti and; in: Proc. Nat. Hist. Soc. Glasgow, (2) voi. 3, part. 3. (Citato secondo le « Naturae Novitates » 1892, p. 458). Roedel, Hugo. 1881. Ueber das vitale Temperaturminimum wirbelloser Thiere. Hallenser Dissert. ; di p. 36. Gammarini p. 26. Ha fatto degli esperimenti sulla resistenza di varii ani- mali al freddo. Il Gammarus pulex resiste abbastanza bene, ma muore quando è congelato anche solo per mezz' ora. Roemer, Johann Jacob. 1789. Gen. Insectormn ROESEL VON ROSENHOF, AUGUST JOHANN. 1755. Insect. Belust Rondelet, Guillaume. 1554. De piscibus marinis Ross, James Clark. 1826. Jouru. 3.d Voy. f. discov. N- W. Pass. 1828. Narrative attempt. North Poi ... . 1835. App. Narrat. 2." Voy. N. W. Pass. . . ROSSIISKAYA ( poi ROSSIJSKAJA - KOSCUEWNIKOWA, O RoSSYSKAIA - KOJEVNIKOVA ) MARIE. 1888. Sullo sviluppo dell' Orchestia littorea ; in: Trans. Soc. Naturai. St. Pétersbourg, Sect. Zool., voi. 19, Protoc, p. 58-60. Citato secondo Zool. Anzeiger, 11. Jahrg. 1888, p. 465. 1888. Sull' embriologia degli Antipodi; ibid., Protoc, p. 108-111. Secondo la citazione del Zool. Anzeiger, 11. Jahrg. 1888, p. 442. 1889. Le développement d' Orchestia littorea, Spence Bate; in: Pereyaslawzewa et Rossiiskaya, Études sur le développement des Amphipodes. Deuxième Partie; in: Bull. Soc. Naturai. Moscou 1888, (2) voi. 2, 1». 561-581, t. 16 e 17. Cf. questa Monografia, p. 169. 1890. Développement de la Sunamphithoè' va- lida, Czerniawski, et de 1' Amphithoé' 128 585 1654 55 16 130 1619 161 Ch. pietà, Rathke; ibid., (2) voi. 4, p. 82-103, t. 1 e 2. Cf. questa Monografia, p. 170. 1893. Sur la formation des organes génitaux chez les Amphipodes ( Note préliminaire ) ; in : Zool. Anzeiger, 16. Jahrg., p. 32-35. Dubita dell'esattezza delle sue osservazioni precedenti circa all'origine delle cellule genitali delle Orchestie dal- l'epitelio dei sacchi epatici. Nel Gammarus pulex le cellule suddette derivano da cellule libere del mesoderma. « Les sacs hépatiques de Gammarus pulex se forment avant ì'in- testin moyen de la méme manière que chez Synamphithoè, Amphithoé et Caprella, mais après ils se désorganisent, les cellules constituantes se dispersent et forment un seul sac endodermique, comme e' est le cas chez 1' Orchestia et le Gam- marus poecilurus. De méme que chez ces derniers, les sacs hépatiques définitifs du Gammarus pulex se forment à l'aide de trois sillons, qui subdivisent le sai: endodermique entier en trois tubes : l' intestin moyen et les deux sacs hépatiques. » Cf. questa Monografia, pp. 169, 222 e 228. ROUGEMONT, PH. DE. 1875. Fauna d. dunkeln Orte 1875. Naturg. v. Gamm. puteanus . . . . 1876. Faune des Eaux privées de Lumière . Sabine, Edward. 1821. Append. to Parry 's Voy 1824. Supplem. Append Sachs, Philip Jacob. 1665. Gammarorum consideratio Saenger, N. 1869. Fauna del Baltico Salensky, W. 1868. Sphaeronella Leuckarti, ein neuer Schma- rotzerkrebs; in: Arch. f. Naturg., 34. Jahrg., p. 301-322, t. 10. Descrizione di un copepodo parassita di un' [ Slicrodeutopus grillotalpa]. Cf. questa Monografìa, p. 289. Amphithoé > Sars, Georg Ossian. 1863. Nyt Magaz., voi. 12 1864. voi. 13 1867. Crust. d' eau douce de Norvège . . Cf. questa Monografia, p. 92, 102, 118 ecc. 1876. Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1876. 1880. Prodromus Crust. Exped. Norveg. 1877-78 1882. Overs. Norges Crust 1885. Norske Nordhavs-Exped. Crustacea I 1886. Ibid. II. List of Species observed on the Expedition, with remarks on occurrence and distribution; di pp. 96, con 1 carta geogr. Nelle pp. 38-68 dà delle notizie sulle località e sulle con- dizioni in cui furono trovate le specie dei Gammarini descritte o notate nel lavoro precedente. 448 448 458 113 1619 5 391 345 351 371 458 498 538 567 G. 0. Sars. Bibliografia. i eh. : G. o. Sars. 907 Ch. 1890-93. An account of the Crustacea of Norway, with short descriptions ami figures of ali the specics. Voi. 1. Amphipoda. L'opera si pubblica a dispense, delle quali finora ( Aprile 1893, ne sono uscite 16; le due prime coli' indicazione « «Cri- stiania. Published by Alb. Cammermeyer »;le seguenti in- vece: « Chnstiania and KiObenhavn. Publishing firm of Alb. Cammerrneycr. » Circa alla data della pubblicazione, appartengono al 1890 le paga. 1-68 e le tavv. 1-24; al 1891 le pagg. 69-212 e le tavv. 85-72; al 1892 le pag. 213-340 e le tavv. 73-120; al 1893 le pa«». 341-304. e le tavv. 121-128. Gli « Amphipoda» sono sud- divisi in tribù, di cui la 2.. è quella dei « Gammar.dea ». Questa comprende .inora 12 famiglie (1 Orehestidae, 2. Ly- sianassidae, 3. Pontoporeiidae, 4. Phoxocephalidae, 5. Am- peliscidae, 6. Stegocephalidae. 7. Amphilochidae. 8. Ste- nothoidae, 9. Leucothoidae, 10. Oediceridae, 11. Paramph,- thoidae 12. Epimeridae). Come s'intende, solo di alcune fra esse ho potuto tener conto nella mia revisione; per le altre, contenute nelle dispense pubblicate dopo la stampa de. cor- rispondenti fogli di questa Monografia, mi limiterò qui a dare l'elenco dei generi e delle specie con alcune brevi os- servazioni. (Cf. anche l' Indice dei Sinonimi.) Fani. 5. Ampeliscidae. Gen. Ampelisca (typica, tenuicornis, assimilis, laevigata. gibba, macrocephala, spinipes, Eschrichtii, odontoplax, aeqm- cornis, anomala, amblyops n., pusilla n.). , Byblis (Gaimard.i. longicornis n„ affini* n.. erythrops, crassicornis, abyssi, minuticornis). » llaploops (tubicola, setosa, robusta n.). Fom. 8. Stenotl.oiriae. Gen. Stenolhoe (.marina, microps n., tenella, monoculoides, brevicornis, megacheir). » Probolium (gregarium, calcaratum). » iletopa (Alderi, spectabilis, Boeckii n.. borealis. rubrovit- tata, pusilla a., longicornis, tenuimana n., afflms, Bruzelii, sinuata a., propinqua, leptocarpa, Siilsbergi, invalida, pollexiana, robusta, palmata, longimana, neglecla, nasuta). > Cressa (dubia, minuta). Fani. 9. Leucothoidae. Gen. Leucothoe (spinicarpa, Lilljeborgii). Fam. 10. Oediceridae. Gen. Qediceros {saginatus, borealis). » Paroediceros a. (lynceus, propinguus). , Monoculodes (carinatus, tessellata, borealis, pallidus a., norvegicus, falcatus n., luberculatus. latimanus. KrO- yeri, longiroslris. Packardi, tenuirostratus). » ilonoculopsis ri. (longicornis). » Perioculodes n. i longimanus). » Ponlocrales (norvegicus). , Synchelidium ... ( brevicarpum. haplocheles, interme- dium n.). » Balicreion (longicaudatus). ;> Oediceropsis (brevicornis). » tìalimedon (Milleri, aculifrons .)., megalops. brevi- calcar). „ Bathymedon n. (longimanus, Saussurei, obtusifrons). » Aceros (phyllonyx\. » Aceroides n. (lalipes). Fani. 11. Paramphithoidae. Gen. Pleustes (panoplus). » Paramphilhoe (pulchella, Boeckii, bicuspis, mcnocuspis a., assimilis, brevicornis ), Fam. Gen. Slcnopleustes n. ( ilalmgreni, nodifer). s, Parapleustes (glaber, pulchellus, latipes). 12. Epimeridae. Gen. Epimeria (cornigera, ....). Le due nuove specie di Ampelisca (amblyops e pusilla) mi sembrai,., semplici varietà .Irli' i. aeqaicornis. E simil- mente non so liberarmi dal dubbio che la Byblit Umgicorn.it e la B. aflmis non si debbano aggiungere ai sinonimi del- l' Ampelisca Gaimardii. 1.' llaploops robusta differisce dall'//. setosa principalmente per la fonditura assai più estesa del telson. Ma trattandosi di un solo individuo (inora osservato, prima di ammetterlo come buona specie, sarà meglio aspet- tare ancora nuove conferme. La Stenolhoe microps è così somigliante alla St. marina disegnata nella tavola pre lente, che io non vorrei esitare a considerarle ambedue come sinonimi 1' una dell' altra, ed in- sieme della .SI. monoculoides. La Si. tenella per la forma de. gnatopodi posteriori del maschio si fa ricono - ome St. valida. Invece la Si. brevicornis per mancanza di cono del maschio resta ancora indeterminata. La SI. megacheir e ,in;i specie che passa nel genere Stenolhoe abbandonando il genere Metopa, perchè priva di palpo nelle mandibole. Il genere « Probolium » è stato destinato dal Svrs a rac- cogliere le sue due antiche specie norvegiche di Hetopa che hanno le mascelle anteriori col palpo 2-articolato, eoe la iletopa gregaria e la .1/. calcarata. Ma il nome non e bene scelto perchè il Probolium polyprion del Costì, che dovrebbe servire di tipo per la diagnosi del genere, è invece una vera Stenothoe. Volendo quindi ritene otte buono .1 nuovo ag- gruppamento, bisogna cambiare il nome, o per lo meno la desinenza. Basterebbe forse dire Proboloides. In questo ge- nere andrebbero comprese anche la Metopa crenalipalmata e la l/. nasutigenes del Rep. Challenger, le quali non hanno flagello accessorie nelle antenne anteriori. Intanto resterebbe sempre da raggruppare in un altro genere, che si potrebbe chiamare Metopoides, le altre specie del Rep. Challenger, cioè iletopa magellanica, parallelccheir, ovata e comporta. le quali sono caratterizzate dalla presenza di flagello acces- sorio nelle antenne anteriori, dal palpo 2-articolato nelle mascelle anteriori, e dalle lamine interne divise de, piedi mascellari. A questo proposito è degno di essere notato il fatto, sopra cui insiste il Sars, della fusione quasi com- pleta dalle lamine interne dei piedi mascellari nel genere Metopa propriamente detto, il quale così accenna alla fusione completa che si trova nel genere Colomastix dei Subipenni (cf p 853). D'altra parte il S*as non dice nulla della man- canza o presenza dì flagello accessorio nelle antenne ante- riori. Nelle figure questo flagello manca sempre. Come si vede dall'elenco, il Sars descrive ben 21 specie norvegiche di iletopa, di cui 8 nuove. Ma per esse m, pare meglio fatto rimandare al lavoro originale, anzi che ven.re enumerando dei caratteri senza poterne dare alcun disegno. Voglio nondimeno notare che, essendo la maggior parte delle specie nuove e vecchie del Sars rappresentate solamente da femmine, riuscirà forse sempre difficile, se non del tutto im- possibile, il poter ben distinguere ,n date occasioni d, quale specie veramente si tratti. Circa al gen. erma è da ricordare particolarmente che, secondo il Saks, il palpo delle mascelle anteriori è '-artico- lato come avea pur detto il Bo,.v,er, e non già 2-articolato, come lo dice e disegna il Boeck. Ed anche secondo .1 SiRS, il telson sarebbe « not defined from the last segment of uro- some ». Invece una figura del Bo^.RR farebbe credere che s. trattasse piuttosto di fusione degli ultimi due segment, della coda fra loro, ma che il telson fosse distinto. Chi ha ragione ? 908 G. 0. Saks. Bibliografia. Ch. SCHUE. Perla famiglia delle l.eucothoidae è detto espressamente ■■In1 li antenne anteriori sono without any secondar] ap- pendage II ri,,, non è esatto, conoscendosi da lungo tempo il flagello secondario I-articolato delle Leucothoe. La L. Liltjr- borgìì conviene con la specie napoletana L. serraticarpa, la quale rosi diventa sinonimo del nome dato dal Sins. .Nella famiglia degli Oediceridae, in cui, come ho detto al- trove i p. 533), io stento a riconoscere dei caratteri mediocri per indurmi a conchiudere che vi sono 3 generi veramente buoni, tali cioè che si possano distinguere facilmente 1' uno dall'altro, il S»rs invece trova dei caratteri per sostenere nientemeno che 13 norvegici e 1 esclusivamente artico. Per conto mio non so far altro che rimandare al lavoro originale del Sabs e al mio Indice dei Sinonimi. Una menzione speciale la merita nondimeno il Pontocrates norvegicus, nel quale il Sirs nota che il carpo è distinto dalla mano in tutta la sua estensione, mentre che nel genere Synchelidium lo sperone carpale e la mano sono più o meno fusi. La famiglia degli Epinieridae è appena cominciata col gen. Epìmeria, di cui 1' A. ammette ben 4 specie norvegiche, « one ol which is now for the first time established, while another form has formely been confounded with E. cornigera. . E singolare che VA. anche nelle antenne anteriori delle Epìmeria, come in quelle delle Leucothoe. non abbia veduto il flagello accessorio. S u;s, Michael. 1858. Norsk-arct. Krebsd Le differenze notate dall' A. per la sua varietà di Am- phithoe panopla non giustificano la creazione di un'altra specie (e A. panoploides »). 1868. Havets Dybder Saussure, Henry F. de. 1858. Crust. des Antilles Sayigny, Maria Jules-César Lelorgue. 1816. Mém. Anim. sans vertèbres 1825. Atlas Égypte V, pure Ai imi i\. Say, Thomas. 1817. Journ. Acad. Philadelphia, voi. 1, p. 19-52. 1818. Ibid., p. 374-401 VAmpìthoe serrala. Sa] (1. C, p. 382; cf. pure EnWABDS, Annales Se. Nat., (1 voi. 20. p. 375, e Hist. Crust., voi. :ì,' p. 12) fu dal Bue (Cat. Brit. Mus.. p. 128) denominata (« ^conl/ionotus Sayi »). Ma rimane indeterminabile. SCHAUROTH, YON. 1854. Palàontol. d. deutschen Zechsteingeb. SCHIODTE, JORGEN CHRISTIAN. 1847. Huledyr. i Krain og Istrien . . 1849-51. Specfm. faunae subterr 1855. I England opdag. Art af Niphargus. 1875. Krebsdyrenes Sugemuud Schmidt, E. 1889. Eine neue Gammaride bei Berlin gè fnnden; in: Sitz. Ber. Nat. Freunde Berlin p. 179-180. E la Goplana ambulans. 317 387 311 92 127 100 103 276 220 233 287 449 SCHNEIDER, A. 1891. Sur les appareils ciculatoires et respi- ratoires de quelques Arthroppdes; in: Comptes rendus Ae. Se. Paris, voi. 113, p. 94-95; e Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8, p. 411-412. Facendo delle iniezioni nei Talitri, nel Gammaro co- mune dei ruscelli e nei Niphargus, V A. ha trovato che par- tono dal cuore 3 paia d'arterie laterali, di cui 2 immediata- mente al di sotto del 2.» e 3.» paio di ostioli cardiaci e il 3.» quasi alla meta della lunghezza che separa il 3.» paio di ostioli cardiaci dall'origine dell'aorta posteriore. « Ces artères latérales donnent de nombreuses ramifìcations, qui se por- tent surtout à l'appareil biliaire. » SCHNEIDER, J, SPARRE. 1883. Tromso Mus., 6. Aarsh., p. 1-44, t. 1-3. 1884- 7. Aarsh., p. 58-130, t. 1-5. 1885. Pontocrates norvegicus und Dexamine thea 1891. Forplantningstiden og Livsvarighede.n bos Amphipoderne. Forelòbige Bemaerkninger ; in: Tromso Museuin, 14. Aarsh., p. 59-74. Le pp. 70-71 contengono un « Résumé » in tedesco. 1. Per tutte le specie s, ha un tempo determinato per la riprodu- zione, che cambia alquanto secondo la località e la tempe- ratura, ed anche secondo la quantità di nutrimento. La mag- gior parte delle specie attendono alla riproduzione da Marzo ad Agosto; nondimeno alcune depositano le uova in altre epoche. 2. La maggior parte delle specie sono adulte e ses- sualmente mature fin dal 1." o 2.» anno; intanto per rag- giungere la maturità completa forse occorre il 3.» anno, ed anche oltre. 3. Ogni individuo, nello stesso modo che le far- falle, dà solo una generazione, giacché dopo la copula i ma- schi muoiono, mentre che le femmine educano le uova nel marsupio. Tosto che i giovani lasciano la madre, questa muore; perciò v'.è un tempo (come si vede nel Monoculoidet borealis Boeck e nell' Oedicerus hjnceus M. Sars, entrambi molto frequenti a Tromso), in cui non si può avere un indi- viduo adulto. Quando si trovano insieme individui giovani ed adulti, essi appartengono alle generazioni di anni diversi. 1891. Undersògelser af Dyrlivet i de arktiske Fjorde. IV Mollusca og Crustacea ind- samlede i Malangenfjord 1887: in : Tromso Museuni, 14. Aarsh., p. 75-122. Gammarini p. 101-111. È un elenco di 50 specie di Gammarini con alcune osser vazioni sopravarie di esse, e particolarmente sali' Orcho mene lOrcliomenella) pingùis. SCHNEIDER, EOBERT. 1885. Der unterirdische Gammarus von Clausthal Schrank, Franz yon Paula. 1781. Enumeratio insectorum Austriae indige- nontni ScHUR, .... 1857. Crust. Araehn. Myriap. Trier. . Cb. 545 556 572 573 51 302 SdlWANN. Schwann, et Glage. 1868. Bull. Acad. Belgique, (2) voi. 26, p. 252 258. Relazione sulla memoria di il. \- Benehen e É Bb circa alla formazione del blastoderma. •Scopoij, Johann Anton. 1763. Entom. Carniol Scoresby, William. 1820. Account, arct. reg Scott, Thomas. 1891. Preliminary Notes on a Post - Tertiary Fresh-Water Deposit at Kirkland, Leven, and at Elie, Fifeshire; in: Proceedings of the Royal Physical Society Edinburgh 1889-1890, voi. 10, part 2, p. 334-345. Read 16th Aprii 1890. Ci. questa Monografia, p. 876. 1892. The Land and Fresh-Water Crostacea of the District around Edinburgh; ibid. 1890-91, voi. 11, p. 73-81. Read 15th Aprii 1891. Gammarini, p. 74. Ha trovato urlìi' acque dolci intorno Edinburgo soltanto il Gammarus pulex, ma ha cercato invano Niphargw e Crangonyx. 1892. Is Amphithopsis latipes, M. Sars, a Coin- mensal?; in: Ann. of Scott. Nat. Hist. I, No. 2, p. 141-142. Citato secondo il Zool. Anzeiger, 15. Jahrg., 18'.)3, p. 211. Seba, Albert. 1758-60. Rerum nat. Thesaur Semenowsky, A. W. 1880. Sulla sistematica e morfologia di alcuni Gammaridi d' acqua dolce ; in: Memorie della Società dei Naturalisti di Pietro- burgo, voi 11, l.a Disp., p. 43-51. È una memoria in lingua russa. Sill, Victor. 1861. Crust. Siebenbiirg ; Simon, Eugène. 1875. Journ. de Zool., voi. 40 1885'. Ex-plor. Tunisie Slabber, Martin. 1769. Xatmirk. Verlust Smith. Sidney Irvino. 1871. Inveri; dredged in Lake Superior in L871. 1874. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14 . . . 1874. Crust. Fresh-WatersTJ.S., p.645 657, t. 2. 1875. Ampliip. Colorado 1875. Crust. Caves Kentucky and Indiana. . Bibliografia. Ch. Stebbing. 20 112 18 1625 150 573 32 409 132 133 150 451 1876. Crust. Kergueleii 1879. Chelura terebrans on the Coast U. S. . 1880. Trans. Connecticut Aead., voi. 4, p. 268. 1881. Crust. south coast New England . . . 1881. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 7, p. 146. 1883. Crust. Labrador 1884. Crust. ■ Albatross » Smith, S. I., and Harger, Oscar. 1874. Trans. Connecticut Acad., voi. 3 . . . Smith, S. L, and Verrill, A. E. 1874. Invert. Vineyard Sound Spencer, Walter Baldyvix. 1885. Quart. Journ. Mici-. Science, (2) voi; 25, p. 183-191 Cf. questa Monografìa, pp. 116 e 130. Stalio, Luigi. 1877. Crost. Adriatico Stebbing, Thomas Roscoe Rode. 1874. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 14, p. 10. 1874. (4) voi. 14, p. 111. 1874. Trans. Devonshire Ass. Se 1875. Ann. Mag. N. Hist., (4) voi. 15. p. 74. (4) voi. 15, p. 184. (4) voi. 17, p. 73. (4) voi. 17, p. 337. (4) voi. 18, p. 443. (5) voi. 1, p. 31. (5) voi. 2, !■. 364. (5) voi. 2, p. 427. 1875. — — 1876. — — 1876. — — 1876. — 1878. — 1878. — — 1878. - 1879. Trans. Devonshire Ass. Se 1879. Ann. Mag. N. Hist, (5) voi. 4, p. 396. 1883. (5) voi. 11, p. 203. 1885. — — (5) voi. 15, p. 59. 1885. Narrative Cruise Challenger, voi. 1, 2.d part, p. 618-622, fig- 1886. Proe. Zool. Soc. London, p. 4-6 . . 1887. Trans. Zool. Soc. London, voi. 12, part 6, p. 199-210, t. 38 e 39 1888. Report on the Amphipoda collected by H. M. S. Challenger during the years 1873-1876; in: Rep. Challenger, Part 67, (Zoology, voi. 29) .li pp. XXIV e 1774. con un Atlanti' di 212 tavole ed una carta geografica. i, ammarini p. 601-1335, t. 1-138. Questo lavoro è preceduto da un'introduzione che tratta della Bibliografia in generali.', della classificazione, della \ imenclatura e della Distribuzione geografica. Segue un'estesa rivista bibliografica di pp. 640, e propriamente pp. l 600, 1617-1646), utilissima, die si estende, a tutte le pubblicazioni 909 Ch. 159 498 522 530 531 546 557 431 435 574 468 134 434 435 451 451 459 460 460 484 484 484 498 499 547 574 574 586 1648 910 STEBBING. Bibliografia. Ch. Stuxberg. su gli Antìpodi, a cominciare da Aristotile sino alla fine del 1888. Dei Gammarini sono descritte circa 150 specie, molte di cui sono considerate come nuove. I generi superano la trentina; molti di essi sono nuovi. L'Atylopsis dentatus. Stebbing, 1888 il. e, p. 929, t. 80), per la condizione dei rami dei piedi codali posteriori (di cui l'interno è più lungo dell'esterno) e pel telson appena in- ciso all'apice, forse appartiene al gen. Acanthonotosoma o Acanthozone. Nondimeno non si può affermare nulla di sicuro, essendo le antenne anteriori mancanti nell'individuo raccolto dai Naturalisti del « Challenger ». 1890. The right Generie Names of some Am- phipoda ; in : Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 5, p. 192-194. I generi sopra cui si riferisce sono: Helleria = Gufrnea = Prinassus: Eriopis, che si propone di cambiare in Erio- pisa; Orthopalame = Microprotopus : Dryope ~ Unciola : Lauthoès che non è da confondere con « Laothoe Fabr. Lep. 1808, A. > 1891. On the Genus Urothoe and a new Genus Urothoides ; in. Trans. Zool. Soc. London, voi. 13, part 1, p. 1-30, t. 1-4. Discute a lungo del gen. Urothoe, di cui descrive molte specie. 11 nuovo genere Urothoides è formato sulF Urothoe lachneessa del Rep. Challenger, p. 825, t. 57. 1891. Sessile-eyed Crustaceans. A new Species of Talorchestia ; in: Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 8, p. 324-328, t. 15, f. 1. Contiene la descrizione e le figure di Talorchestia brito, n. sp., che a me pare non differire dall' Orchestia gamma- rellus. A p. 328 dà pure una tavola analitica dei caratteri dei generi Talitrus, Orchestia, Talorchestia e Orchestoidea. Cf. anche questa Monografia, p. 491. 1891. The Naturalist of Cumbrae. A true Story being the lite of David Robertson. London. A p. 3S2, a proposito delle specie scoperte dal Rorertson, fa l'osservazione seguente: « Stegocephalus cellicus, named in MS. by Mr. Spence Bate, but not described. It has since been described under the name Cyproidia damnoniensis. » Stebbing, Tu. R. R., and Robertson, David. 1891. On four new British Amphipoda : in : Trans Zool. Soc. London, voi. 13, p. 31-42, t. 5 e 6. Questi quattro Antiporti nuovi sono : Sophrosyne Robert- son, Syrrhoe fimhriatits, Podoceropsis palmatus e Podocerus cumbrensis. Steenstrup, Japetus, Og LiiTKEN, Chr. 18(31. Notits om danske Havekrebsdyr . . . Fra i Crostacei dei mari danesi cita: Pnntoporeia 1, Phn- xus 1, Gammarus 2, Ampelisca 2, Haploops 2 e Dexamine 1. Non vi sono né descrizioni, né figure; ma è un semplice catalogo, fatto specialmente per mostrare la distribuzione geografica delle forme artiche. Stein, Fr. 1851. Neue Beitrage zur Kenntniss der Ent- Ch. 331 wicklungsgeschichte und des feineren Baues der Inf usionsthiere ; in : Zeitschr. wiss. Zool., voi. 3, p. 475-509, t. 18. Gammarini p. 185-486. Discorre di un Protozoo (Opalina branchiarum) osservato da lui nelle lacune delle branchie del Gammarus pulex; ed anche delle larve di Bchinorhynchus. Stewart, Charles. 1811. Insects Edinburgh 1817. Nat. Hist. 2.d Edit Stimpson, William. 1854. Invert. Grand Manan 1855-56. Proc. Acad. Nat. Se. Pliiladelphia, May-Juni 1855 1856. Ibid.. July 1855 1857. Proc. Californ. Aead. Nat. Se, voi 1. . 1857. Crust. Pacific Shores North America 1863. Proc. Acad. Nat. Se. Philadelphia . . 1864. Invert. Puget Sound ...... 1872. Gammari; in: Hoy, Deep- Water Fauna lake Michigan Storm, V. 1881. Bidrag til Kundskab om Throndhjems- fjordens Fauna III; in:Kgl. Norske Vid. Selsk. Skrift., p. 82-85. Ha trovato nel Throndhjems-Fjord i seguenti Gammarini : Orchestia gammarellus Pali., r.allisoma crenata Sp. B., Or- ditimene mtnuius Kr., Epimeria cornigera}, Fabr., Calliopius laeviusculus Kr., .Velila dentala Kr., Halice abyssi Boeck, Ampelisca spinipes Boeck, Amphithne podoceroides Rathke, Podocerus falcatus Mont. Relaz. secondo Giesbrecht, in: Zool. Jahresber. f. 1881, p. 29. Stossich, Michele. 1880. Prospetto fauna Adriatica Stròm, Hans. 17(ìl'. Physiske og Oekon. Beskriv 1765. Norske Insect 1769. — — Anden Prove .... Sttjder, Th. 1879. Verzeichniss der bis jetzt auf Kergue- lensland beobachteten Thierspecies . Sttjxberg, Anton. 1880. Evertebratf'aunan i Sibiriens Isliaf. Bi- hang. t. Svenska Vet. Akad. Handl., voi 5, p. 1-76 1882. Evertebratfaunan i Sibiriens Ishaf, Fo- relòpande Meddelanden. Estratto dai Vega- Exped., Vetensk. Arbeten, voi. 1, p. 678- 812 con 1 tavola Ne esiste una traduzione tedesca (Leipzig, Brockhaus, 1883 |. 82 101 276 287 288 302 303 345 351 415 52i 24 28 33 499 523 543 Stuxbeeg. È forse una riproduzione del lavoro precedente; ma questo io non 1' ho potuto consultare. 1886. Faunan pa odi kring Novaja Semlja. Estratto dai: Vega-Exped., Vetensk. Ar- beten, voi. 5, con 1 tavola. A p. 60-73 dà i nomi di 55 specie di Gammarini della Nuova Zembla, con le località in cui furono rinvenute nella spedizione della « Vega ». Queste specie sono tutte com- prese nella lista generale dei Gammarini trovati durante il viaggio della « Vega »; nondimeno qui lo Stoiberg ha voluto dare un nome particolare alla Slelìta sp. ed all' Ace- ropsis sp., rimaste innominate neljavoro del 1880. Ed i nomi son venuti e sono: Melila venusta e Aceropsis chimonophila : ma si attendono ancora le descrizioni e le ligure di queste nuove specie, insieme a quelle di tutte le altre che l'A. credette già di creare nei lavori precedenti. Stjlzer, Johann Heinrich. 1761. Kennzeiehen d. Insecten - . SUTHERLAND, PETER C, aud WHITE, ADAM. 1852. Voy. Baffin's Bay Szczawinska, Wanda. 1891. Contribution à l' étude des yeux de quelques Crustacés et recherclies expéri- mentales sur les mouvenients du pigment graiiuleux et des cellules pigmentaires sous l' influence de la lumière et de 1' ob- scurité dans les yeux des Crustacés et des Araehnides ; in : Arch. Biologie, voi. 10, p. 523-526, t. 16 e 17. Gammarini p. 534-539 e altrove ; e t. 16, f. 1-5. Per la morfologia l' A. segue in generale le idee del Patten, e parla quindi di un retinoforo, dove ha veduto e disegna il reticolo nervoso. Nondimeno dubita della presenza di un nervo assile. Il cono cristallino e il rabdoma non sono separati fra loro ma in continuazione diretta. Intorno al retinoforo esi- stono tre verticilli di cellule pigmentali. [Secondo me la flg. 3, e. si., che la Szcz. cita a prova di quanto asserisce, si può interpretare anche semplicemente come figura di organi ancora nascosti in parte dalle cellule che formano l'occhio. E similmente la fìg. 4, destinata a di- mostrare la presenza dei tre verticilli di cellule pigmentali, indica invece chiaramente che si tratta di un solo gruppo di 5 cellule allungate, che in alto abbracciano il cono, e in basso si continuano in prolungamenti filiformi. Del resto tutte queste cose sono già notate dal Carrière, le cui ri- cerche sono ignorate dall' A.] In quanto ai movimenti del pigmento, si nota che durante l'oscurità, nelle cellule pigmentali che circondano il calice e lo stilo, il pigmento si dispone nella parte distale del- l' occhio, verso cui si avanzano le cellule stesse ; nelle cellule che circondano il pedicello il pigmento è disposto nell'estre- mità prossimale dell'occhio presso alla membrana basale. Alla luce il pigmento delle cellule che circondano il calice e lo stilo va verso il nervo ottico per occupare un'esten- sione maggiore, mentre che le cellule eseguono un movi- mento diretto nello stesso senso che il pigmento ; il pig- mento delle cellule che circondano il pedicello si avanza verso la cornea fino a raggiungere la zona pigmentale Bibliografia. Ch. 21 271 Trybom. esterna, per formare una zona continua di pigmento che si estende dall'estremità distale del retinoforo fino alla mem- brana basale. Templeton, Robert. 1836. Irisb Crust 1836. Exotic Crust Théel, Hjalmar. 1877. Exped. au Yenissei Thompson, William. 1844. Ann. Mag. N. Hist., (1) voi. 13 . . . 1847. (1) voi. 20, p. 157. 1847. — — (1) voi. 20, p. 237. 1856. Nat. Hist. of Ireland Thomson, Charles Wyville. 1873, The Depth of the Sea Thomson, George Malcolm. 1879. Trans. N. Zealand Inst., voi. 11, p. 235- 248, t. 10 1879. Ann. Mag. N. Hist., (5) voi. 4, p. 329- 333, t. 16 1880. Ibid., (5) voi. 6, p. 1-6, ti.... 1881. Trans. N. Zealand Inst., voi. 13, p. 204- 221, t. 6 e 7 1882. Ibid., (5) voi. 14 Gammarini, p. 231-238. t. n e 18. 1883. Podocerus validus Dana; in: N. Zealand Jofirn. Se, voi. 1, p. 517 11 />. validus si trova anche a Dunedin, sul' Palinurus, dove forse è un commensale. 1884. Trans. N. Zealand Inst., voi. 16 . . . Gammarini, p. 235-237, t. 12 e 13. 1885. New Crustacea; in: N. Zealand Journ. Se, voi. 2, p. 576. I nuovi Crostacei sono : Pkerusa caerulea n. sp., da un ruscello a 3000 ft., « on the Obelisk » ; e Talorchestia tumida n. sp. Lo Siebbing ha dato una nuova descrizione di questi due Gammarini accompagnandola con figure. Cf. pure questa Monografia, a p. 678. Thomson and Chilton. — V. Chilton and Thomson. Troschel, H. 1855. Osservazioni contro la relazione del Bartels su' Gammarini moltiplicati nello stomaco Cf. BlRTELS. Trybom, Filip. 1881 ? Jakttagelser orti det làgre djurlifvet pa de platser utanfór Bobusliins kust, der sillfiske med drifgarn bedrefs vintern 1880- 1881; in: Òfvers. k. Vet. Akad. Fòrh. Arg. 38, N. 3, p. 33-43. 911 Ch. 166 166 471 213 220 221 1625 422 499 500 524 1636 1637 1639 ■JSi i 912 Trybom. Cita pel Bohuslan: Ampelisca propinqua Boeck e A. tenuicornis Lilljeb. 1885. Insekter odi andrà lag-re djur, fauna vid flottadt timmer odi bland affai frau sa- dant ; in : Ent. Tidskrift, Arg. 6, p. 161-168. A p. 165 cita Gemmaria pulex e G. cancelloides per le acque dolci della Svezia. Turton, William. 1802. Syst. nat. Linné, voi. 3 Cf. anche Gmelin. Uhler, P. R. 1878. List of Animals observed at Fort Wool, Va., in : Ckesapeake Zoological Laboratory. A p. 26 riferisce: Gammarus sp.? « In rubbish and sea weed between the rocks near the wharf :>. Uljanln, Basilius. 1872. Materiali per la Fauna del Mar Nero (in russo) Gamniarini, colonne 71-74. 1875. Crostacea; in A. Fedtschenko, Viaggio nel Turkestan. Gammarini, p. 1 e 2, t. 5, f. 15-19. Parla del Gammarus pulex, e descrive una nuova specie di Gammarus, cioè il G. aralensis, che è invece sinonimo di G. marinus. Fu trovato fra le alghe sulle rive del mare d'Arai. 1880. Zool. Anzeig., 3. Jabrg., p. 163 .. . 1881. Zeitschr. wiss. Zool., voi. 35, p. 440 . Cf. questa Monografìa, pp. 168, 200, ecc. Vallot, Jean Nicolas. 1841. Observ. sur la chevrette Vandelli, Domenico. 1758. De Aponi Thermis Vejdowskt, Fé. 1882. Thierische Organisrnen der Brunnen- wasser von Prag, p. 23-24. Citazione secondo Wrzesniowski, 1890. 1890. Note sur une nouvclle Planaire ter- restre (Microplana humicola nov. gen., nov. sp. ) suivie d' une liste des Dendro- coeles observés jusqu' à présent en Bo- hème (avec deus planclies hors texte); in : Eevue biologique du Nord de la France, 2.e année. Bibliografia. Ch. Walker. Ai Gammarini si riferisce la seguente nota a pie della p. 131 : « Parmi les sujets qui absorbent toute mon attention je mentionnerai l'embryogénie du sipharam puteanus ,- j'ai pu constater avec certitude que les embryons de ce Crustacé sont dépourvus d' yeus depuis le début de leur dévelop- pement! Il y a là un fait dont l' importance sera conquise de tous cent qui s' intéressent aux questions d' hérédité. » 69 416 525 531 1620 17 von Spitz- 55. Jahrg., Verrill and Smith — V. Smith and Verrill. Viviani, Domenico. 1805. Phosphorescentia maris Lo Stebbing riporta anche le figure contenute in questo rarissimo lavoro. VOLLENHOVEN, SAMUEL CONSTANT SNELLEN VAX. 1860. Natuur. Hist. v. Nederland Vosseler, Julius. 1889. Amphipoden und Isopoden bergen; in: Arch. f. Naturg., voi. 1, p. 151-162, t. 8. Le specie di Gammarini enumerate sono 21, di cui 5 che egli crede nuove (Anonyx Kùkenthali, A. caecus, ìlelita qua- drispinosa, Amphithopsis duina e Gammarus spelsbergensisì, ma che forse non sono tali. Wagner, Catherine. 1892. Etudes sur le développement des Amphi- podes. Cinquième partie. Développement de la Melita palmata; in: Bull. Soc. Nat. Moseou, 1891, p. 401-409, t. 9 e 10, e 4 figg. nel testo. L'A. ha speciali paragrafi che portano i seguenti titoli: « Segmentation et formation du blastoderme; Ectoderme et ses dérivés; Système nerveux et extrémités; L'oesophage et le rectum; Entoderme et ses dérivés; Mésoderme et ses dé- rivés. » In generale vengono confermati tutti i risultati della Pereyaslawzewa e della Rossijskua. La Wagner non dà spiegazione delle varie figure, e specialmente non dice né in che stadio erano le uova che ha tagliato, né in che dire- zione essa ha fatto i suoi tagli. Wagner, Nicolas. 1885. Die Wirbellosen Thiere des Weissen Meeres; Leipzig, in folio, di 171 21 tav. IT- Parlando della rauna del golfo di Solowetski cita ( a p. 51 j qualche nome di Gammarino. Wagner, Rudolph. 1832. Ueber den Kreislauf des Blutes und den Bau des Ruckengefasses bey den Insecten ; in: Isis, voi. 3, colonne 320-331. Alla colonna 330 afferma che i globuli del sangue "- fehlen ebenfalls nicht und sind gross bey Gammarus pulex. » Cf. Zenker. Walker, Alfred 0. 1888. Rep. Crust. Liverpool 1886-87. . . . Ripubblicata nel ■: The Second Report upon the Fauna of Liverpool Bay and the neighbouring Seas, Liverpool, 1889. Neil' indice di questo « Second Report » il lavoro del Wawsb ha per titolo : « Second Report upon the Higher Crustacea >. 1889. Third Report on the higher Crustacea of the L. M. B. C. District; in: The Second Report ecc., riprodotto da: Proc. Liverpool Biol. Soc, voi. 3. p. 68-86, t. 10 e 11. Ch. 75 327 Walker. Gammarini p. 73 84. Descrive e figura Lgsianax ceratinus e Podocerus isapus, due nuore specie, le quali invece sembrano sinonimi di L. longicornis e P. ocius. Dà varie notizie su diverse specie, fermandosi particolarmente sul « Lijsianax audouinianus », per cui suppone la formazione probabile di un nuovo genere. [Forse questo nuovo genere potrebbe essere il genere Per- rierella, Chevreux et Bonnier, 18fl2. Cf. p. 841 di questa Monografia . 1800. Foreign Substances attached to crabs; in: Nature, voi. 41, p. 296-297. Ba veduto degl'individui di Atijlus Swammerdamii na- scondersi sotto un pezzo di legno. 1890. Gammarini; in: Bouene G. C, Keport of a trawling emise in : H. M. S. « Re- search » off the south west-coast of Ireland; in : Journal of the Marine Biologieal As- sociation of the United Kingdom, Plymouth, (2) voi. 1, p. 306-327. A p. 317 sono citate 5 specie di Gammarini. 1891. On l'herusa fucicola (Leaeh); in: Ann. Mag. N. Hist., (6) voi. 7, p. 418-422. Discussione sulla sinonimia della Pherusa fucicola, e della Gammarella brevieaudata. 1891. On Pherusa fucicola, Leach; ibid., (6) voi. 8, p. 81-83. Risponde alla critica che il Pocock avea fatta all'articolo precedente del Walker; e propone di sostituire il nome generico Pherusa Bate, con quello di Apherusa. 1892. The Lysianassides of the « British Ses- sile-eyed Crustacea » Bate and Westwood ; ibid., (6) voi. 9, p. 134-138. Ha esaminato la collezione di Lisianassidi che servì pel lavoro sopraindicato di Bate and Westwood. In varii casi il Walker asserisce che gl'individui esistenti nei tubetti do- nati dal Bue corrispondono a più d'una specie, o appar- tengono a specie diverse da quelle indicate. 1892. Report on the Higher Crustacea of Li- verpool Bay taken in 1889 ; in : The third Volume of Reports npon the Fauna of Liverpool Bay ecc., riprodotto da: Proc. Liverpool Biol. Soc, voi. 4, p. 239-251, t. 16. (Read May 9th 1890). Contiene un elenco delle varie specie prese nell'anno 18S9, con alcune osservazioni, fra le quali questa : « Tritaeta doli- chonyx Nebeski (PI. XVI. figs. i and 0). I have little doubt that this is the adult male of T. gibbosa (Bate). Only the males appear to have the characteristic excavation in the anterior edge of the haml of the second gnathopods, and both Mr. D. Robertson (Stebbing, Rep. Challenger, p. 520) and mv^elf (Puffin lsland, on Compound Ascidians) have taken them associateli with r. gibbosa». Del Podocerus isopus sono figu- rati i guatopodi del maschio adulto [?]. Bibliografia. Ch. William. Walkee, David. 1862. Zool. last Arct. Exped Wallic, G. C. 1860. Crust. Greenland 1862. North-Atlant. Sea-Bed Watase, S. 1890. On the Morphology of the Compound Eyes of Arthropods; in: Studies from the Biologi- eal Laboratory, Johns Hopkins University, Voi. 4, p. 287-334, t. 29-35. Gammarini p. 293 296, t. 29, f. 3. 3o; e t. .'ir., f. 73. Descrive e figura un ommatidio di Talorchestia, dandone anche due diagrammi, che paragona con quelli degli om- matidi di Serolis ed altri Artropodi. Un estratto delle conchiusioni generali del lavoro del Watise. con una pre- fazione del Rvv Lixkestbr. si trova pure nel Quart. Journ. Mirr. Se, voi. 31, p. 143-157, t. 111. Webee, Max. 1880. Ardi. mikr. Anat., voi. 17, p. 385 . . Cf. questa Monografia, p. 118. Westwood and Bate. — V. Bate and Westwood. Westwood, I. O. and Bell, Thomas. 1855. Last Arctic Voy Wiiite, Adam. 1847. List Crust. Brit. Mus .... 1847. New Crust. Brit. Mus. . . . 1850. List Brit. Crust. Brit. Mus. 1850. Two species of Crust. Brit. Mus. 1857. Hist. Brit. Crust V. anche Dm iiledav and YVmiE, e Soctherlànd and White. Whympee, Edwaed. 1887. Hyalella inermis in Ecuador .... Wiuteaves, F. I. • 1872. Ann. Mag. N. Hist, (4) voi. 10, p. 341. WlEDEESHEIM, R. 1873. Wiirtemberg. Hòblenfauna A. Wieeze.iski. 1892. Susswasser-Crustaceen und Rotatorien gesammelt in Argentinien; in: Bulletin in- ternational de V Aeadémie des Sciences de Cracovie. Comptes rendus des Séanccs de l'Arinée 1892, Mai, p. 185-188. Gammarini p. 187. « Hyalella inermis Smith * in una fontana che viene da una laguna presso Mendoza, e contiene acqua che ha forte odore di solfo. Willemoes Schm, Rudolph vox. 1876. Prelim. Rep. Challenger William, Thomas. 1854. Ann. Mag. N. Hist., (2) voi. 13. p. 302. Cf. questa Monografia, p. 135 e 1 17. 913 Ch. 1626 1635 1635 2si.) 221 221 242 243 304 1648 417 12i> 460 279 Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 115. 914 WULFEN. Wulfen, Franz Xavier. 1791. Descript. Zool. Adriat Wrzesniowski, Augusttjs. 1874. Ann. Mag. Hist, (4) voi. 14, p. 15 . . 1877. Zeitschr. wiss. Zool., voi. 28, p. 403. . 1879. Zool. Anzeig., 2. Jahrg Cf. questa Monografia, a p. 118, 136, ecc. 1881. Goplana polonica 1888. 0 trzech kielzach podziemnych. De tribus Crustaceis Arnphipodis subterraneis ; in : Pamietnik Fizyjograficzny, voi. 8, 3.a parte, p. 221-330, t. 6-16. Estratto di pp. 110 con due tabelle numeriche e 10 tavole. Contiene la descrizione minuta di Niphargus tatrensis sp. nov. e iV. puteanus var. Veidowskyi var. nov., e della Boruta tene- hrarum gen. nov., sp. nov. Inoltre 1' A. si occupa della distin- zione dei generi Gammarus, Niphargus, Eriopsis, Crangonyx, Goplana e Boruta: critica l'opinione del Rocc.emont circa alla pluralità delle specie di Niphargus; discorre sulla distribuzione geografica dei Gammarini sotterranei e a" acque profonde nelle acque dolci e sulla derivazione dei medesimi; e finalmente dà un minuto indice bibliografico del suo argomento. Un sunto di questo lavoro è contenuto in: Biol. Cen- tralblatt, voi. 10, 1890, p. 151-159; la traduzione del lavoro Bibliografia. Cli. 57 440 472 500 532 ZlTTEL. intero si trova in: Zeitschr. wiss. Zool., voi. 50, 1890, p. 500-724, t. 27-32, col titolo: Ueber- drei unterirdische Gammariden. Cli. Zaddach, Ernst Gustav. 1844. Synopseos Crust. prussicorum . 1864. Amphip. in Bernstein Cf. questa Monografia, p. 876. 1878. Meeresfauna d. preuss. Kuste . . . . Zenker, Jonathan Carl. 1828. Zoolog. Handbuch 1832. Gammari pulicis Hist. Nat Zittel, Karl A. 1887. Traité de Paleontologie par Karl A. Zittel, avec la collaboration de A. Schenk et S. H. Scuddee, traduit par Charles Barrois, avec la collaboration de Ch. Maurice, Ch. Quéval, A. Six. Paris, Mu- nieh et Leipzig. Tome II. Paleozoologie. Partie I, Mollusca et Artbropoda avec 1109 figures dans le texte. Amphipoda, p. 667-671, figg. 873-876. Cf. anche questa Monografia, p. 876. 209 352 485 135 148 INDICE DEI SINONIMI. Avvertenze. — La 1." colonna di questo Indice contiene il nome delle tribù, famiglie, generi o specie già ricordato dai varii Carcinologi, ovvero adoperato per la prima volta in questa Monografia. - La 2.» registra gli Autori dei singoli nomi, ovvero indica se si tratta di un nuovo genere (n. g.), di una nuova specie (n. s.). o semplicemente di un nuovo nome (n. n.) o di una nuova desinenza (n. il.). - Nella 3.' è il nome della famiglia, del genere o della specie che in questa Monografia corrisponde a ciascuno dei nomi della 1.» colonna. I numeri indicano le pagine del testo dove il nome della l.a colonna è riportato; quelli in carattere grasso corrispondono alle pagine della Sistematica, in cui è data una diagnosi o una descrizione particolareggiata. I nomi delle famiglie, dei generi e delle specie stampati in corsivo nella l.a colonna sono quelli adottati come buoni nella presente revisione, e quindi non sono ripetuti nella 3.11. In questa stessa 3.* colonna si è aggiunta, per le specie di cui si è dato un disegno, anche l'indicazione della tavola corrispondente (t.) e delle figure (f.) dell'Atlante. Un semplice ? nella 3.a colonna significa che del nome corrispondente nella l.a io non ho potuto dare un giudizio preciso. Invece la sigla Bs ? è messa di contro ai nomi che inclinerei a considerare come quelli di altrettante buone specie. Per i nomi delle specie di Gammarus del Baikal, non riferiti nel testo di questa Monografia, la 3.» colonna di questo Indice dà (in parentesi! dopo l'iniziale del Dybowsky (D.), anche la pagina, la tavola e la figura del lavoro di questo Carcinologo. Acanthechinus. . . . Stebbing. tricarinatus . . . Stebbing. Acanthonotosoma . . Hansen . cornigerum . . . n. n. . . . cristatum Boeck . . drepanocheir. . . n. n. . . . emarginatimi . . n. n. . . . iuflatum Boeck . . servatum Boeck . . subterraneum . . n. n. . . . Acanthonotozoma . . Boeck . . Acantbonotus .... Owen . . aculeatus Boeck . . cicada Edwards . crancbii Bate . . . cristatus Owen . . guttatus A. Costa. inflatus Kròyer. . Nordmannii . . . Edwards . Owenii Bate . . . parasiticus .... Bate . . . Sayii Bate . . . serra Edwards . serratus Stimpson. spinosus Edwards. testudo Bate . . . tricuspis Kroyer. . . Acantbozone 599. . Acantbozone tricarinata 601. 599, 674. 676. t. 59, f. 85. . Acanthonotosoma serratura 676. 677. t. 59, f. 87. 67*. t. 59, f. 86. . Aeantliouotosoma serratura ? 676. 676. t. 59, f. 83, 84. 678. . Cf. Acanthonotosoma 674. . Vari generi 616, 674. . Pontogeneia aculeata 616. . Anonyx cicada 833. . Citazione sbagliata 619. . Aeantliouotosoma serratum 675. . Dexamine spinosa 573. . Acanthonotosoma serratura ? 676. . Ampelisca sp.? 469. . Acanthonotosoma cornigerum 676. 676. . ? 90& . Acanthonotosoma serratum 675. 675. . Dexamine spinosa 573. . Acanthonotosoma cornigerum 675. . Acantbozone tricuspis 603. Acanth. Vertumnus. White . . Pereionotus 559. testudo .... . White . » testudo 559. Acanthosoma . . . . Owen . . Acantbozone 599. hystrix .... . . Owen . . . » cuspidata 613. parasitica. . . . Boeck . . . Acanthonotosoma cornigerum 676 . Boeck . » 676 Acanthostepheia . . Boeck . . Oediceros 541. Malmgreni . . . Boeck . . . Malmgreni 544. . Stebbing- . Halimedon ornatus 536. pulchra .... . Miers . . Oediceros Malmgreni 544. Acanthozone . . . . Boeck . 600. abyssorum . . . u. n.. . 60». t. 59, f. 21. atlantica . . . . n. n. . . 601. t. 59, f. 10. bisjiinosa . . . . n. n.. . 609. t. 3, f. 5 ; e t. 17, f. 22-36 buehholzi. . . . . Stebbinsr . Acanthozone cuspidata 613. cuspidata. . . . Boeck . 613. t. 59, f. 25. fulvocincta. . . n. n.. . 614. t. 59, f. L'7. Huxley ana. . . n. n. . . 618. t. 59, f. 23. . Acanthozone cuspidata 613. 614. t. 59, f. 26. Kergueleni . . . n. n. . . 61», t. 59, f. 24. laeviuscula. . . n. n.. . 602. t. 59, f. 12. 60S. t. 59, f. 20. longicaudata . . n. n. . . 605, t. 59, f. 17. longimana . . . n. n.. . 604, t. 59, f. 16. nodifera . . . . n. n.. . 604, t. 59, f. 15. 607, t. 59, f. 19. <)ig Indice dei Sinonimi (Acanthozone) polyacantha . . . Murdoch. . Acanthozone cuspidata? 613. pulchella n. n 605. t. 59, f. 18. quadridentata . . n. n eli, t. 59, f. 22. tricarinata . . . . Stebbing. . «Ol, t. 59, f. 11. tricupsis n. n 603. t. 59, f. 13, 14. Aceroides G. 0. Sars. Halimedon 907. latipes G. O. Sars. » distinguendus 907. Aeeropsis Stuxberg . Oediceride? 536. chimonophila. . . Stuxberg . Solo nome 536. Aceros Boeck . . . Varii generi 533, 543, 907. distinguendus . . Hansen . . Halimedon distinguendus 535. novizelandiae . . Boeck . . . Oediceros Novizenlandiae 543. obtusus Boeck . . . Halimedon phyllonyx 534. phyllonyx .... Boeck ... » 534. Acidostoma Lilljeborg. 78*. laticorne G. 0. Sars. 287, 788, t. 6, f. 12; e t. 28 f. 1-21, A. obesum Lilljeborg. 784. Acidostomum n. d Cf. Acidostoma 19, 287. Acontiostoma Stebbing . 785. kergueleni . . . . Stebbing . Bs.? 786. magellanicus . . . Stebbing . Bs. ? 786. marionis Stebbing . 785. pepinii Stebbing . Bs.? 786. Alibrotus Edwards. . Cheirocratus 798. Alibrotus G. O. Sars. Pseudalibrotus 798. Chauseicus. . . . Edwards. . Cheirocratus sp. 798. littoralis Bate .... Pseudalibrotus litorali* 799. Allorchestes Dana. . . . Hyale 490, 517. angustus Dana. . . . Hyale sp. ? 527. armatus Faxon . . . Hyalella armata 514. australis Dana. . . . Hyale Prevostii 519. Babicus Bate ....»> » ? 519. brevicornis. . . . Dana. ...» » 528. Campbellica . . . Filimi . . . Hyale sp. ? 528. carinatus Bate .... Hyale politica? 528. compressa .... Dana. . . . Hyale sp. ? 528. coogensis Chilton . . Orcbestia o Talitrus 508. crassicornis . . . Haswell . . Hyale pontica? 528. cupreus Faxon . . . Hyalella cuprea 514. Danai Bate .... Hyale politica 524. dentatus Faxon . . . Hyalella dentata 516. echinus Faxon ... » » ? 517. Gaimardii .... Dana. . . . Hyale pontica 523. Gazella Bate .... Hyale Prevostii 519. georgiani^. . . . Pf'effer . . . » » 520. gracili* Dana. ...» » 519. Pgraminea .... Dana. ...» » 519. grandicornis . . . Brandt. . . » » 519. (Allorchestes) Hawaiensis . . . . Hyale Prevostii 519. Helleri . Grube . 520. hirtipalma . . . . Dana. . 519. . » . ? 528. imbricatus . . . . Bate . . . Hyale pontica 524. Inca Bate . . . Hyale Prevostii 519. intrepida. . . . Dana. . 519. Stimpson . Hyale politica? 528. Knickerbockeri . Bate . . . Hyalella dentata? 517. latinianus . . . Faxon . latimana 515. littoralis .... Stimpson . Hyale Prevostii 519. longicornis. . . Haswell . Indeterminabile 528. longipalmus . . Faxon . . . Hyalella longipalma 516. longipes .... . Faxon . . Hyalella? longipes 514. longistilus . . . Faxon . . Hyalella dentata 517. lucifugax . . . Faxon . . lucifugax 514. media Dana . . . Hyale pontica 524. microphthalmus Bate . . . Indeterminabile 519. neozelanicus . . Th. Cb.lt . Hyale Prevostii 520. nidrosiensis . . . Brandt . » pontica ? 530. Haswell . Indeterminabile 528. Nilssoni .... Bruzeliui . Hyale pontica 524. novizealandiae. » Prevostii 519. Ochotensis . . . . Brandt. . Hyale? 528. orientalis. . . . . Dana. . Prevosti 519. patagonicus . . . Cunning b . Hyalella sp. ? 514. Paulensis . . . Heller . . Hyale Prevostii? 529. Stilli] IS011 . Hyale Prevostii 288, 519. Bate . . 519. Perieri Grube . . Hyale. Prevostii 519. peruviana . . . » pontica 523. Piedmontensis . . Bate . . . Hyale sp. ? 529. phimulosus. . . Stimpson . Hyale Prevostii 519. Grube . 520. Pugettensis . . . Dana. . 519. punctatus . . . Bate. . . . Atylns? 905. Thomson. . Orchestia gammarellus 501 rubricornis. . . Stimpson . Indeterminabile 529. Haswell . Indeterminabile 529. Sayi . Bate . . . . Podocerus falcatus? 453. Stimpson . Hyale Prevostii? 529. Stewartii. . . . Filhol . . Hyale Prevostii 529. stylifer Grube . 520. verticillata. . . Dana . . . Hyale pontica 523. Allorcbestina . . . Brandt. . . Hyale 519. nidrosiensis . . Brandt. . . Hyale pontica? 530. Perieri Brandt . . Hyale Prevostii 519. Bate . . . . ? 849. Guerinianus . . . Bate . . . ? 849. Indice dei Sinonimi. 917 Amaryllis Haswell . . bathycephalus. . Stebbing. . brevicornis . . . Haswell . . Haswelli Stebbing. . macrophthàlmus Haswell . . Amathia Rathke . . carinata Rathke . . carinospinosa . . Bate . . . . dentata Bate . . . . pinguis Bate . . . . Sabinii Bate .... Amatliilinella .... Grimm. . . cristata Grimm. . . Amathilla Bate W. . . angulosa Boeek . . . arenaria Hansen . . carinata Bate W. . Heuylinii .... Bucbholz . homari Stebbing. . pingùis Boeek . . . Sabinii Bate W. . spinigera . . . . n. n Amatbillopsis .... Heller . . . affinis Miers . . . australi» Stebbing. . spinigera Heller . . . Ambasia Boeek . . . Danielsseni . . . Boeek . . . integricauda. . . Stebbing. . Ampelisca Kriiyer . . abyssicola .... Stebbing. . acinaces Stebbing. . aequicomis . . . Bruzelius . amblyops .... G. 0. Sars. anomala G. 0. Sars. assimilis Boeek . . . australis ..... Haswell . . Belliana Bate . . . . brevicornis . . . Bate . . . . carinata Bruzelius . chiltoni Stebbing. . compacta Norman . . daleyi Giles. . . . diadema A. Costa. . dubia Boeek . . . Eschrichtii . . . Kroyer . . Escbrichtii ? . . . Liljeborg . f lisca Stebbing. . 781. ( Ampelisca ). Amaryllis macrophthàlmus "81. ( raimardi. . . . . Bate .... 781. (i limar dii. . . . Kroyer . . 981, t. 60, f. 35. gibba . . G. 0. Sars. 781. Amathilla G83. » Homari 085. Kallarthrus . . . Stebbing. . » ■ 085. Koreni. . . . . . Jarzynsky. » ? 685. Amathilla dentata 084. laevigata. . . . . Bate W. . . homari 085. lepta . . Gilès. . . . Solo nome 890. limicola . . . . . Bate . . . . » 890. macrocephala . . Liljeborg . 683. minuticornis . . G. 0. Sars. Amathilla homari 085. odontoplax. . . . G. 0. Sars. » 685. pelagica . . . . . Bate .... 685. 685. propinqua . . . . Boeek . . . «85. t. 59, f. 90. 6>*4. t. 59, f. 89. pusilla .... . . G. 0. Sars. Amathilla homari 085. rotundata . . . . Oersted . . 684. t. 59, f. 88. rubella. . . . . . A. Costa. . Amathilla 083. spinigera? 684. » » 684. serratieauda . . . Chevreux . 684. spinimana . . . . Chevreux . 805. spinipes . . . . . Boeek . . . 805. tenuicornis . . . Liljeborg . ? 805. typica .... . . Boeek . . . 46». typicus. . . . Kinahan . . 477. t. 57, f. 46. 476, t. 57, f. 43. zaniboangae . . . Stebbing. . 478, 907. Ampeliscades . . . . Bate . . . . Ampelisca aequicomis 907. Ampeliseaidae. . . . Boeek . . . 478, 907. Ampeliscidae . . . . G. 0. Sars. diadema 479, 905. Ampeliscides . . . . Bate W. . . sp.? 471. . . n. d » brevicornis 473. Ampeliscina. . . . . Lilljeborg . 34, 249, 252, 254, 258, 473. t. 4, Ampeliscinae . . . . Boeek . . . f. 4; t. 37 e t. 38. Ampeliscini . . . . . A. Costa. . Ampelisca diadema 479. » propinqua? 484. Amphilochinae. . . . Boeek . . sp.? 471. Ampli il 'ochoides . . . G. 0. Sars ? 895. odontonyx . . . . G. t ). Sars. 9, 252, 254, 258, 274, 289, 290, pusillus . . . . . G. 0. Sars . 47». t. 4, f. 2 ; t. 37 e t. 38. Ampelisca sp. ? 471. bispinosus . . . . Boeek . . 475, 907, t. 57, f. 42. brtuiiir.its. . . . . n. sp. . . Haploops tubicola 486. 483, t. 57, f. 50. inermis. . . . . . G. 0. Sars Ampelisca diadema 17'.'. 478. t. 57, f. 39-41. Ampelisca brevicornis 473, 907. sp.? 171. sp.? 471. 478. t. 57, f. 44. Solo nome 472. Ampelisca brevicornis 473, 9' i7. ? -175. Bs.? 894 Ampelisca sp. ? 471. Eschrichtii 175, 907. 477. t. 57, f. 45. 485. 907, t. 57. f. 49. Ampelisca sp. ? 471. Solo nome 172. 4SI, t. 57, f. 48. Ampelisca sp. ? 471. aequicomis 9<>7. Solo nome 471. 48, 109, 254, *8«. t. 2. f. 4 ; t. 37 e t. 38, f. 1. Ampelisca acinaces? 470. rubella 482. » diadema 479. » aequicomis 478, 907. diadema 479, 907. 479, 907. Solo nome 472. Ampelisca brevicornis 473. diadema 479. Ampeliscidi 467, 408. 306, 468. 308, 468. 305, 468. 313, 468. Ampeliscidi 305, 307, 468. 307, 468. 307, 468. . Dexaminidi (parte) 308, 557. 306, 557. 5»3. 563. t. 59. f. 2, 3. , Amphilochoides odontonyx 593. 563. . Gitanopsis bispinosa 598. 596. t, 4, f. 5; e t. 29, f. 1-15. . Ampb.iloeb.us manudens 594. Gitanopsis inermis 598. (Amphithoe ). filosa . . . fissicauda tlindersi . , Fresnelii. . fueieola . , fueorum . . falvocincta Gaimardii Gammaroìdes Gaudichaud Gazella . . Gayi .... 918 Indice dei Sinonimi. (Amphilochus). longimauus . . . Chevreux . Amphilochus sp. ? 597. manudens .... Bate .... 594. t. 59, f. 4. marionis Stebbing. . Arnphilochus tenuimanus 595. neapolitanus . . . n. sp. ... 595. t. 29, f. 16, 17, Bm. oculatus Hansen . . Amphilochus tenuimanus 595. odontonyx .... Boeck . . . Amphilochoides odontonyx 593. Sabrinae Stebbing. . Gitana Sarsii 590. squamosus .... Thomson. . Indeterminabile 597. tenuimanus . . . Boeck . . . 595. t. 59. f. 5. Amphithoe Latreille. . 356, 454. albomaculata . . Bate W. . . Amphithoe? 459. albomaculata . . Kròyer. . . » rubricata l'ili. andina Philippi . . Hyalella dentata 516. annulata A. Costa. . Solo nome 463. aquilina A. Costa. . Hyale aquilina 523. Armorica .... Edwards . . Amphithoe ? 424. Australiensis . . Bate .... Amphithoe rubricata 456. Aztecus Saussure . Hyalella dentata? 517. babirussa .... A. Costa. . Hyale Prevostii 519. bicuspis Heller . . . 461. t. 57, f. 33-35. bicuspis Rhdt. . . . Acanthozone pulchella? 606. Boecki n. n 468. t. 57, f. 36, Brasiliensis . . . Dana. . . . Amphithoe rubricata 456. brevipes Dana. ... »■ ? 459. brevitarsis. . . . Grube . . . Atylus? 703. Brusinae Heller . . . Amphithoe rubricata? 459. cancella Edwards. . Pallasea cancellus 755. cancellus Desmarest. « » 755. carinata Kròyer. . . Atylus carinatus 701. carino-spinosa . . Gosse . . . Dexamine spinosa? 578. Chilensis Nicolet. . . Amphithoe ? 463. cinerea Haswell . . rubricata? 459. compressa .... Liljehorg . Atylus Swainmerdamii 698. compta Smith ... ? 463. costata Edwards. . Atylus? SUI. crassicornis ... A. Costa. . Grubia crassicornis 464. crenulata .... Kròyer. . . Pontogeneia inermis 617. eristata M. Sars . . Acanthonotosoma serratum 676. cuniculus .... Stebbing. . USO. t. 57, f. 38. dentata gay Hyalella dentata 516. Desmarestii . . . Bate .... Amphithoe rubricata? 459. dubia Bate .... Amphithoe? 464. Edwardsii .... Edwards. . Pontogeneia aculeata 616. elóngata A. Costa. . Grubia crassicornis 467. erythraea .... Kossmann. Amphithoe rubricata 456. Falklandi .... Bate .... » > 456. femorata Kròyer. . . » » 456. filicornis Dana ... » » 456. Aligera Stimpson . Grubia crassicornis 467. gibba. . . . gracilis . . grandimana grandimanu hamulus . . humeralis . hystrix . . . inaequipes. Inda .... indica . . . indica . . . inermis . . japonica . . Jurinii . . . Kergueleni lacertosa . . laeviuscula largimanus latipes . . . littorina . . longicornis. longimana . macrocephal maculata. . marionis . . micrura . . Mitsukurii. Moggridgei muricata . . Nilssonii. . Norvegica . obtusata . . orientai is . panopla . . panoploides parasitica . Pausilipae . . Audouin. . Grubia crassicornis 466. . Dana ? 585. Stebbing. . Amphithoe rubricata 456. Edwards. . Melita Fresnelii 708. . Dana Melita fueieola 709. . Dana. . . . Amphithoe? 463. . M. Sars . . Acanthozone fulvocincta 614. . Edwards. . Orchestia chilensis? 499. . Bate , . . . 457, t. 57, f. 36. . Edwards. . Grubia crassicornis 466. . A. Costa. . Hyale Prevostii 519. Nicolet. . . ? 463. Leuckart . Acanthozone laeviuscula 602. A. Costa. . Grubia crassicornis 467. Boeck . . . 460. t. 57, f. 27. Haswell . . Amphithoe rubricata 456. n. n 463. t. 57, f. 28, 29. Stimpson. . Indeterminabile 463. Kròyer. . . Acanthozone cuspidata 613. A. Costa. . Maera truncatipes 725. Edwards. . Indeterminabile 463. Edwards. . » III.;. Giles. . . . Amphithoe rubricata 895. Kròyer. . . Pontogeneia inermis 617. Stebbing. . Amphithoe, rubricata 456. Edwards. . Indeterminabile 891. Stebbing. . Amphithoe rubricata? 464. Bate .... 461. t. 57, f. 37. Kròyer. . . Acanthozone laeviuscula 602. Nebeski . . Grubia crassicornis 464. M. Sars . . Acanthozone latipes 608. Bate .... Amphithoe rubricata 456. Nebeski . . Grubia longicornis 464. Smith . . . Amphithoe rubricata 456. M. Sars . . Acanthozone bispinosa? 619. Stimpson. . Amphithoe rubricata? 459. Edwards . . Dexamine spinosa 573. A. Costa. . Melita fueieola 709. n. s 46©. t. 57, f. 30-32. Bate .... Amathilla Homari 685. Martens . . Pallasea cancellus? 756. Rathke. . . Hyale pontica 523. Rathke. . . Acanthozone laeviuscula 602. Edwards. . Melita obtusata 711. Dana Grubia crassicornis? 467. Kròyer. . . Acanthozone panopla 607. M. Sars . . » » 908. M. Sars . . Acanthonotosoma cornigerum 676. Edwards. . Grubia crassicornis ? 466. Indice dei Sinonimi. 919 (Amphithoe). Pausilipii .... Edwards. peculans Dana. . . pelagica Edwards. penicillata. ... A. Costa. peregrina .... Dana. . . peruviana .... Dana. . . pietà Rathke. . jjodoceroides. . . Rathke . podura Edwards. pontica. ..... Edwards . Prevosti Edwards . Prevostii Ratlike . pubescens .... Dana. . . pulchella .... Kròyer. . punctata Say . . . punctata Wliite . . pygmaea Liljeborg quadriinana . . . Haswell . Ramondi Audouin. Rathkii Zaddacli . Raymondi .... Bate . . . Reinhardi .... Goés . . . Reynaudii .... Edwards . rubella Dana. . . rubricata .... Leach . . Sabini Walker . Salenskii .... Carus . . semicarinata . . A. Costa. serra Kròyer. . serrata Say. . . . serraticornis. . . M. Sars . setosa Haswell . speculans .... Dana. . . spinosa Gosse . . Stimpsoni .... Boeck . . Swammerdaniii . Edwards. tenella A. Costa. tenuicornis . . . Dana. . . tenuicornis . . . Rathke. . Tongensis .... Dana. . . truncatipes . . . Spinola . Vaillantii .... Lucas . . valida Smith . . virescens .... Stimpson viridis White . . A.e Amphithonotus. Grube . . anisopus Grube . . leptonyx Grube . . . Grubia erassicornis ? -466. . Erichthonius difformis 381. . Amphithoe rubricata 456. . Amphithoe rubricata? 456. ? 459. . ? 454. . Amphithoe rubricata 456. 456. . Gammarus locusta 700. . Hyale pontica 523. » Prevostii 267, 519. » pontica 523. . Elasmopus sp. ? 737. . Acanthozone pulchella 605. . Indeterminabile 464. . Amphithoe sp.? 464. . Photis Reinhardi 395. . Amphithoe rubricata 456. . Grubia erassicornis? 466. . Acanthozone laeviuscula 602. . Grubia erassicornis ? 466. . Photis Reinhardi 395. . Amphithoe rubricata? 459. ? 459. 16, 251, 258, 259, 45«. t. 2, f. 2 ; t. 13, f. 1-17; e t. 57, f. 25, 26. . Amphithoe rubricata? 464. . Microdeutopus gryllotalpa 415. . Melita fucicola 709. . Acanthonotosoma serratura 675. . ? 908. . Acanthozone laeviuscula 602. . Amphithoe rubricata 456. . Erichthonius difformis 381. . Dexamiue spinosa 573. . Amphithoe rubricata? 459. . Atylus Swammerdamii 698. Hyale pontica? 526. . Melita palmata 714. . Dexamine spinosa? 578. . Grubia erassicornis? 467. , Maera truncatipes 725. . Amphithoe rubricata 456. . Amphithoe rubricata? 459. Grubia erassicornis ? 466. » »? 466. , Dexamine 574. » spinosa 574. Atylus? 703. Amph.e Gammarus . Audouin . Ramondi Audouin. . Amphithoe Hyale . Grube . . . istrica ...... Grube . . . Amphith. Iphimedia Dana. nodosa Dana. . . . simplex Dana. . . . Amphithoe Melita . Dana. . . . inaequistylis . . Dana Amphithoides .... Kossmann longicornis. . . . Kossmann Amphithoinae .... Boeck . . Amphithonotus ... A. Costa. acanthophthalmus A. Costa. . aeuleatus .... Goés . . . . Bobretzkii. . . . Catta. . . . cataphractus. . . Stimpson . Edwardsii .... Bate . . . . guttatus A. Costa. . levis Thomson . Malmgreni. . . . Goés . . . . Marionis A. Costa. . occidentalis . . . Stimpson . septemdentatus . Stimpson . spiniventris ... A. Costa. . Amphithopsis .... Boeck . . . bicuspis Boeck . . . dubia Vosseler . . elegans Boeck . . . glaber Boeck . . . glacialis Hansen . . grandimana . . . Chevreux . laeviuscula . . . Boeck . . . . latipes Boeck . . . longicaudata. . . Boeck . . . longimana. . . . Boeck . . . Malmgreni. . . . Boeck . . . nodifera G. O. Sars Olrikii Hansen . . pulchella .... G. 0. Sars tridentata .... Boeck . . . Ampli. Psi9 Pherusa . Stebbing. . coerulea Stebbing. . Ampithoe Leach . . . Andatila Boeck . . . abyssi Boeck . . . abyssorum. . . . Stebbing. . Boecki Stebbing. . gigantea Stebbing. . Nordlandica . . . Boeck . . . . Grubia? 464. » erassicornis? 164. Hyale 519. » Prevostii 519. . Iphimedia 583. » nodosa 583. . ? 585. . Melita 714. » palmata 714. . Grubia 464. » erassicornis 464. . Corofidi 306, 352, 354. . Dexamine 572. » spinosa 573. . Pontogeneia aculeata 616. . ? 619. . Indeterminabile 617. . Pontogeneia aculeata 616. . Dexamine spinosa 573. Acanthozone incisa? 614. . Oediceros Malmgreni 544. Dexamine spinosa 573. Dexaminide? 619. Acanthozone panopla? 619. Dexamine spinosa 573. Acanthozone 599. » bicuspis 606. » longimana 604. » bispiuosa 609. » pulchella 606. » longimana 604. ■> latipes 608. »• laeviuscula 602. » latipes 608. » longicaudata 605. » longimana 604. » longicaudata 605. o nodifera 604. » latipes 608. 608. » fulvoeincta 614. Acanthonotosoma 678. » subterraneum 678. Cf. Amphithoe 454. «3». 638. t. 59, f. 43, 44. Stegocephalus abyssorum 628. Boecki 628. » gigauteus 628. Stegocephaloides nordlandieus 630. 920 Indice dei Sinonimi. pedinata . . . . G. 0. Sars Stegocepbaloides pectinatus 630. Andaniella .... . G. 0. Sars 629. pectinata. . . . . G. 0. Sars » pectinatus 630. Andaniopsis .... . G. 0. Sars Stegocephaloides 629. nordlandica . . . G. 0. Sars nordlandicus 630 Auisnpus ...... . Templeton. Amphithoe? 464. dubius . Templeton. ? 464. Anonyx . Kròyer . . 810. àbyssorum. ■ ■ . n. n 88*. . n. n Bs.? 831. albidus 8*e. . White . . . Irreconoseibile 835. amaurus . . . . . Giles. . . . ? 894. . Bate . . . . Anonyx longipes 830. . Kroyer. . . » nugax 834. ampulloides . . . Bate . . . . » 834. angulatus . . . . n. n 895. annulatus . . . Stimpson . Anonyx longipes ? 835. antennipotens ■ n. n 887. appendiculatus Edwards . . Anonyx nugax 834. appendiculosus Kroyer. . . » 8.34. barbatipes . . . . n. n 814. bidentatus . . . Stuxberg . Solo nome 835. bidenticulatus. Miers . . . Ichnopus bidenticulatus 804. bonae spei. . . Holboll . . Opisa Eschrichtii 806. brachycercus . . Lilljeborg . Ichnopus nugax 804. brevipes .... . Holboll . . Anonyx plautus 829. Brocebii .... Catta. . . . ? 835. . Boeck . . . Anonyx cicada 833. caecus . Vosseler . . albidus? 835. calcaratus . . . . G. 0. Sars 889. Heller . . . Anonyx nanoides ? 835. . Stebbing. . 833. cicadoides . . . . Stebbing. . Anonyx nugax ? 835. 816. corpulentus . . Thomson. . ? 835. crispatus . . . . n. n 81». Débruynii. . . Hoek. . . . 830. denticulatus . . Bate .... Hippomedon denticulatus 808. Edwardsii . . . . Bate . . . . Anonyx humilis 817. Edwardsii . . . Kroyer. . . 828. Thompson . ? 835. Escbrichtii. . . iioiboii. . . Opisa Eschrichtii 806. exiguus .... Stimpson . ? 835. Pfeffer. . . Bs.? 835. Heller . . . Ichnopus Schmardae 803. . Stimpson. . Lysianax ? 835. flagelliformis . Holboll . . Opisa Eschrichtii 806. Fucgiensis. . . Daua . . . Anonyx nanoides 836. (Anonyx) Goésii n. n Anonyx humilis 273. groenlandicus . . Hansen . . 838. gulosus Kroyer. . . Anonyx cicada 833. Holbòlli Bate .... Anonyx cicada 833. Holbòlli Bmzelius . Hippomedon denticulatus 808. Holbòlli Kròyer. . . Holbòlli 808. Horringii .... Packard . . Anonyx nanus 820. humilis n. n 817. t. 26, f. 32-37. indicus Giles. . . . Anonyx ? 895. kergueleni . . . Miers . . . Hippomedon Holbòlli 808. Kròyeri Bruzelius . Callisoma Hopei 839. Kròyeri Holboll . . Semplice nome 849. Kiikenthali . . . Vosseler . . Anonyx cicada 833. laevigatus. . . . Stimpson. . » nugax 834. lagena Kròyer. . . » 834. Lilljeborgii . . . Boeck ... » 834. litoralis Kròyer. . . Pseudalibrotus litoralis 799. longieornis . . . Bate W.. . 814. t. 60, f. 48-50. longipes Bate .... §30. magellanici!* . . Stebbing. . Anonyx nanoides? 836. Martensi Boeck . . . nugax? 836. medius Holboll. . . Opisa Eschrichtii 806. melanophthalmus Norman . . Anonyx humilis 818. Miersii n. n 813. minutus Kròyer. . . 886. musculosus . . . n. n 883. nanoides Lilljeborg. 838. nanus Bruzelius . Anonyx nanoides 832. nanus Kròyer. . . 880. t. 28, f. 36-42, A. Nardonis Heller . . . Ichnopus? 836. nitens Haswell . . ? 836. nobilis Stimpson . Indeterminabile 836. ? nolens White ... ? 767. Normanì . . . . n. n 887. norvegicus . . . Lilljeborg . Anonyx cicada 833. nugax Miers . . . S34. obesus Bate .... Acidostoma obesum 784. obtusifrons . . . Boeck . . . Ichnopus nugax 804. obtusus n. n 884. omatus Holboll . . Anonyx plautus 829. pallidus Stimpson. . Indeterminabile 836. pectinatus . . . . n. n 880. perfoliatus. . . . Holboll. . . Hippomedon Holbòlli 808. petalocerus . . . n. n 816. t. 61, f. 1-9. pinguis Boeck . . . 881. t. 28, f. 22-35. Plautus Bate .... Anonyx Edwardsii? 829. plautus Kroyer. . . 888. politus Stimpson . Indeterminabile 836. producta Packard . . ? 836. Indice dei Sinonimi. 921 ( Anonyx) pumi! us Lilljeborg 831. punctatus . . . . sceletator . . . Bate . . . Holboll. . ? 836. . ? 849. Schmardae. . . Heller . . Ichnopus Schmardae 803. serralus Boeck . . 819. serratus .... Stebbing. Anonyx humilis 818. tumidus .... Bruzelius Anonyx neglectus 844. Kroyer. . Aristias tumidus 846. typlilops G. 0. Sars Anonyx nugax 834. limbo 815. umbonatus. . . . n. n. . . . 835. Valili Kroyer. . Ichnopus nugax 804. variegatus . . . . velatus Stimpson. Holboll . Lysianax punctatus? 790. Anonyx plautus 829. vorax Stimpson » nugax 834. Pfeffer. . 883. Anon. Hippomedon ? G. 0. Sars Anonyx 829. calcaratus . . . . G. 0. Sars » calcaratus 829. Anonyx Lysianassa Boeck . . Anonyx 834. lagena Boeck . . » nugax 834. Anonyx Onisimus G. 0. Sars Anonyx 828. lencopis G. 0. Sars Edwardsii 828. turgidus .... G. 0. Sars plautus 828. Anonyx Tryphosa G. 0. Sars Anonyx 821. pusillus G. 0. Sars » nanus? 821. Aora Kroyer. . 356, 399, 406. gracilis Bate . . . 254, 407, t. 2, f. 9; t. 12 39, A; e t. 56, f. 37. f. 37- kergueleni. . . Stebbing. Aora typica? 410. trichobostrychus Stebbing. Aora typica? 410. typica Kroyer. . 40», t. 56, f. 38-40. Apherusa Walker . Melita 913. Araneops A. Costa. Ampelisca 469. brevicornis . . . A. Costa. brevicornis 473. A. Costa. diadema 479. Argissa Boeck . . 686. typica Boeck . . «87, t. 59, f. 91. Boeck . . 843. audouinianus . . Meinert . Perrierella? 841. audouinianus . . G. 0. Sars Aristias neglectus 844. neglectus. . . . Hansen. . 25, 286, 288, 844, t. 6, t. 26, f. 16-31, A. f. 9; e tumidus .... Boeck . . Aristias neglectus 844. Hansen . . 84«, t. 60, f. 55. Aspidopboreia. . . . diemenensis . . Haswell . . Haswell . Hyale? 530. . » ? 530. Aspidopleurus. . . . G. 0. Sars 63». ampulla G. 0. Sars 6S3, t. 59, f. 45. gibbosus G. 0. Sars 634, t. 59, f. 46, 47. Astacus articulosus. . . . Pennant . . cr.-issipes Gronovius. falcatus Pennant . . fluviatilis .... Roesel . . . grossimanus. . . Pennant. . Homari Fabricius . linearis Pennant . . littoreus Pennant . . locusta Pennant . . muticus Gronovius. palmatus Pennant . . pulex Pennant . . rubricatus .... Pennant . . Astyra Boeck . . . abyssi Boeck . . . Atylina Lilljeborg . Atylinae Boeck . . . Atyloides Stebbing. . assimilis Stebbing. . australis Stebbing. . serraticauda . . . Stebbing. . Atylopsis Stebbing. . dentatus Stebbing. . emarginatus. . . Stebbing. . magellanicus . . Stebbing. . Atylus Leach . . . acutus Stebbing. . antarcticus . . . Stebbing. . assimilis n. n australis Miers . . . austrinus .... Bate . . . . ? Batei Cunningh. bispinosus .... Bate .... Capensis Bate . . . . carinatus .... Leach . . . comes Giles .... compressus . . . Bate . . . . corallinus .... Risso. . . . Costae Heller . . . crenulatus .... Bate, .... Danai Thomson. . falcatus Metzger . . fissicauda .... Bate .... gibbosus Bate .... guttatus Stebbing. . homochir .... Haswell . . Huxley anus. . . Bate . . . . inermis Bate .... Iippus Haswell . . Zool. Station z.Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. Varii generi. Leucothoe spinicarpa 652. Corophium bicaudatum 896. Podocerus falcatus 445. Gammarus fluviatilis 763. Maera grossimana 727. Amathilla Homari 685. Corophium bicaudatum? 373. Orchestia gammarellus 500. Talitrus locusta? 508. Corophium bicaudatum? 37.';. Melita palmata 713. Gammarus fluviatilis 763. Amphithoe rubricata 456. 693. 694, t. 60, f. 2. Dexaminidi 305, 557. 306, 307. Atylus 697. » assimilis 702. » austrinus 702. » serraticauda 702. Varii generi 674, 701. Acanthonotosoma? 910. » emarginatimi 678. Atylus magellanicus 701. 697. Atylus Swammerdamii 698. Polycheria antarctica 580. 7oa. Atylus austrinus 702. SO». Indeterminabile 703. Acanthozone bispinosa 609. ? 585. 70I, 765, t. 60, fig. 3. Atylus Swammerdamii 895. 698. Indeterminabile 603. Dexamine spinosa 574. Pontogeneia inermis 617. Atylus? 703. Bs.? 703. Dexaminide 585. Dexamine gibbosa 102, 576. spinosa 574. Atylus Swammerdamii 698. Acanthozone Huxleyana 612 Pontogeneia inermis 617. Eusiroides? 671. 116. QOO Indice dei Sinonimi ( Atylus ) macer Norman . . Ceradocus inacer 720. magellanìcus . . n. u 901. megalopkthalmus Haswell . . Atylus austrinus 702. mierodeuteropus Haswell . . »? 703. monoculoides . . Haswell . . Eusiroides mouoculoides 674. Nordlandicus . . Boeck . . . Atylus Swammerdamii 698. nugax Latreille. . Anonyx nugax 834. rubropunetatus . Guórin. . . Atylus ? 905. serraticauda. . . n. n 908. ? simplex Bate .... ? 585. Smitti Boeck . . . Atylus Swammerdamii 698. spinulicauda . . Bate .... Dexamine spinicornis 574. Swammerdamii . Bate .... 32, 35, 76, 149, 248, 254, 272, 698, t. 3, f. 12; et. 17, f. 1-21. uneinatus .... G. 0. Sars. Atylus falcatus 703. Vedlomensis. . . Boeck . . . Bs. ? 579. villosus Bate .... Atylus Swammerdamii 698. vulgaris Bate .... Indeterminabile 585. Audouinia A. Costa. . Coropbium? 367. acberusica. ... A. Costa. . Coropbium acberusicum? 367. Autonoe Bruzelius . 356, 398. anomala Bruzelius . Microdeutopus anomalus 417. arctica u. n 406, t. 56, f. 35, 36. depressa Goés .... Leptocbeirus sp. 433. erythrophthalma Bruzelius . Protomedeia maculata 436. grandimana . . . Bruzelius . Microdeutopus gryllotalpa ? 411. karmoensis . . . Boeck . . . Protomedeia maculata ? 439. kergueleni. . . . Stebbing. . Autonoe longipes 405, 406. longipes Bruzelius . 403, 405, t. 3, f. 15; t. 10, f. 20, 30, A. macronyx .... Bruzelius . Protomedeia fasciata 435. megacbeir . . . . G. 0. Sars Autonoe longipes? 405. philacantha . . . Stebbing. . Autonoe longipes? 405, 406. piumosa Boeck . . . Autonoe longipes 403, 405. punctata Bruzelius . Aora gracilis 407. spiniventris . . . n. s 9, 400, t. 5, f. 7 ; e t. 56, f. 17-34. versiculata . . . Norman . . Microdeutopus anomalus? 418. Websteri .... Norman . . Autonoe longipes 403. Batea Muller. . . Atylus? 703. catbarinensis . . Muller ... » sp. ? 703. Bathymedon G. 0. Sars. Halimedou 907. longimanus . . . G. 0. Sars. » longimanus 907. Saussurei .... G. 0. Sars. » Saussurei 907. obtusifrons . . . G. O. Sars. » obtusifrons 907. Bathyporeia Lindstrom. 951. gracilis G. O. Sars. Bathyporeia pilosa 752. Guilliamsonia. . Bate .... » » 752. norvegica .... G. 0. Sars. 954. pelagica Bate .... Bathyporeia pilosa 752. ( Bathyporeia ) pilosa Lindstrom. 252, 254, 256, 958, t. 5, f. 1; e t. 36, f. 19-32 B. pontica Marcusen . Bathyporeia pilosa 752. Eobertsoni. . . . Bate .... » » 752. tenuipes Meinert . . » » 752. Bellia Bate .... Haustorius 750. arenaria Bate .... » arenarius 751. Biancolina n. g 562. algicola n. s 56S, t. 3, f. 11; e t. 30, f. 38-53. Bircenna Chilton . . 561. fulvus Chilton . . 568, t. 58, f. 72-73. Boeckia Malm . . . Leptocbeirus 427. hystrix Grimm. . . Solo nome 896. nasuta Grimm. . . » 896. spinosa Grimm ... » 896. typica Malm . . . Leptocbeirus pilosus 427. Boruta Wrzesn. . . 649. tenebrarum . . . Wrzesn. . . 276, 649. Bovallia Pfeffer . . . Atylus? 704. gigantea Pfeffer. . . sp. ? 704. Brandtia Bate .... Pontogeneia? 616. latissima Bate .... » sp. ? 616. Bruzelia Boeck . . . 669. serrata G. 0. Sars. 668, t. 59, f. 77, 78. tuberculata . . . G. O. Sars. 668, t. 59, f. 75. typica Boeck . . . 668, t. 59, f. 76. Byblis Boeck . . . Ampelisca 469. ahyssi G. O. Sars. » Gaimardii 472, 907. affinis G. O. Sars. » » 907. crassicornis . . . Metzger . . » » 472, 907. erythrops .... G. 0. Sars. » 472, 907. Gaimardii .... Boeck ... » » 472. 907. Guernei Cbevreux . » sp. ? 471. kallarthrus . . . Stebbing. . » kallarthrus 476. longicornis . . . G. O. Sars. » Gaimardii 907. minuticornis. . . G. 0. Sars. » minuticornis 907. serrata Smith ... » sp. ? 471. Callimerus Stebbing. . Amphiloehus 593. acutidigitata . . Stebbing. . » manudens 594. Calliope Bate .... Varii generi 599, 608. didactyla Thomson. . Acanthozone? 619. Fingalli Bate W. . . Acanthozone latipes 608. fluviatilis .... Thomson. . Acanthozone? 619. grandoculis . . . Bate .... Acanthozone laeviuscula 602. laeviuscula . . . Bate .... » » 602. Leachii Bate .... » » 602. Norvegica. . . . Bate .... » » 602. Ossiani Bate .... » latipes 608. subterranea . . . Chilton . . Acanthonotosoma subterran. 678. Indice dei Sinonimi. 923 Calliopius Lilljeborg . Varii generi 599. bidentatus. . . . Norman . . Aeanthozone pulchella 607. didactyhis. . . . Tlinisn Chlt. Aeanthozone? 619. Fingalli Thmsn Chlt. Aeanthozone latipes 608. fluviatilis . . . . Thmsn Chlt. Aeanthozone? 619. georgianus . . . Pfeffer . . . Atyhis ? 704. laevinsculus. . . Boeck . . . Aeanthozone laeviuscula 602. norvegieus. . . . Boeek . . . 602. Ossiani Norman . . latipes 608. subterraneus . . Thmsn Chlt. Acanthonotosoma subterran. 678. Callisoma A. Costa. . §38. Barthelemeyi . . A. Costa. . Callisoma Hopei 839. Branickii .... Wrzesn. . . » 839. crenata Bate .... » « 839. Hopei A. Costa. . 839, t. 6, f. 11 ; t. 26, f. 1-15, S; e t. 43, f. 19. Kròyeri Bate .... Callisoma Hopei 839. punctata 0. G. Costa Lysianax punctatus 789. Camacho Stebbing. . ? 435. bathyplous. . . . Stebbing. . ? 435. Cancer Varii generi 372, 386, 633. Algensis Chiereghini Erichthonius difformis? 386. ampulla Phipps. . . Aspidopleurus ampulla 633. artieulosus . . . Montagli. . Lencothoe spinicarpa 652. baikalensis . . . Laxmann . Pallasea cancellus 756. Cancellus .... Turton. . . » 755. carinospinosa . . Turton. . . Amathilla Homari 685. cornigera .... Turton. . . Acanthonotosoma cornigerum 676. grossipes Linné . . . Corophium bicaudatum 372. homari Gmelin . . Amathilla Homari 685. Locusta Linné . . . Gammarus locusta? 759, 764. nugax Phipps. . . Anonyx nugax 834. palmatus Montagu. . Melita palmata 713. pulex Linné ... ? 764. pulex Scopoli. . . Gammarus fluviatilis 763. pulex fluviatilis Linné . . . Gammarus locusta? 765. saleetus Chiereghini Dexamine spinosa? 849, 889. Cancer Gammarellus Herbst . . . Varii generi 633, 685 ecc. ampulla Herbst. . . Aspidopleurus ampulla 633. arenarius .... Herbst. . . Amathilla Homari 685. Cancellus .... Herbst. . . Pallasea cancellus? 756. grossipes Herbst. . . Corophium bicaudatum 372. mutilus Herbst. . . Gammarus locusta 759. podurus Herbst. . . » 759. Cardenie* Stebbing. . 719. paurodaetylus. . Stebbing. . 750, t. 60, f. 20, 21. Ceina n. g 530. egregia n. n 530, t. 58, f. 14-21. Centromedon .... G. 0. Sars. Anonyx 811. affinis G. O. Sars. » affinis Bs. ? 831. (Centromedon ) calcaratus . . . . G. 0. Sars e alcaratus 829. pumilus .... . G. 0. Sars 1 mmilus 831. typhlops .... . G. 0. Sars » nugax 834. Cephalaspis .... . 0. G. Costa Dexamini ? 578. seticauda . . . . 0. G. Costa ? 578. Ceradocu.s . A. Costa. 7-18. appendiculatus . n. n Bs.? 765. boreali.? .... . ii. a.. . . 980. fasciatus . . . n. n 721, t. e, f. 1; et. 21, f. 17-33. 71». 720. orchestiipes . . . A. Costa. . 1 leradocus fasciatus 17, 721. rubromaculatus . 0. Il 720. semiserratus. . . n. n. . . . 720. 719. Torelli 723. Cerapid.es . Bate . . . . Corofidi (parte) 303, 351. Cerapina Bonnier . . 307. Cerapinae . Smith . . . 352. Cerapodina Edwards. . Erichthon us 379. abdita . Edwards. . » difformis ? 379. Cerapopsis .... n- g 356, 388. n. s Ss*, t. 3, f. 10; t. 9, f. 20-40. C; e t. 56, f. 1. Say 356, 370. abditus Bate . . . . Erichthonius difformis 382. Templeton. » ? 379. bidens . Czerniaw. . » 382. brasiliensis . . Bate . . . . » 382. calamicola. . . Stebbing. . Bs.? 380. crassicomis . . G. 0. Sars. 263, 377, 378, t 55, f. 52. diftormis. . . . Bate .... Erichthonius difformis 382. f'alcatus .... Thompson . Podocerus falcatus 445. fasciatus. . . . Stimpson . Erichthonius difformis? 387. flindersi .... Stebbing. . Bs.? 380, 890. Stimpson . Podocerus anguipes? 380, 444. Hunteri .... Bate . . . . Erichthonius difformis 382. latimanus . . . Grube . . . » 382. Leaehii Bate . . . . » 382. longimanus . . Boeck . . . « 883. macrodaetylus. Bate .... » 382. megalops . . . . G. 0. Sars. » 382. Smith . . . » ? 387. pelagicus . . . . Edwards. . Podocerus falcatus 445. ponticus Marcaseli . Solo nome 380. pugnax Bate .... Erichthonius difformis 382. Boeck . . . » 383. rubiformis . . . Packard . . » 382. rubricornis . . . Stimpson . Erichthonius difformis 382. 924 ( Cerapus ) Sismithi Stebbing. . tubularis Say . . . . Whitei Gosse . . . Cheirimedon .... Stebbing. . crenatip dmatus. Stebbing. . latimanus .... G. 0. Sars. Cheirocratus .... Norman . . assi7iiilis Boeck . . . brevicomis . . . Hoek. . . . Dreckselii .... Meinert . . mantis Norman . . Sundevalli. ■ ■ ■ Boeck . . . Chelura Philippi . . politica Czerniaw. . terebrans .... Philippi . . Clieluridae Allman . . Cheluridi n. d Chelurinae Boeck . . . Chimaeropsis .... Meinert . . danica Meinert . . Chironesimus .... G. 0. Sars. Debruynii . . . . G. O. Sars. Cbosroes Stebbing. . incisus Stebbing. . Cleippides Boeck . . . quadricuspis. . . Heller . . . tricuspis Boeck . . . Cleonardo Stebbing. . appendi culata. . Stebbing. . longipes Stebbing. . Colomastix Grube . . . Brazieri Haswell . . hamifera Kossmann. pusilla Grube . . . Concholestes Giles. . . . dentalii Giles. . . . pallidus Giles. . . . Constantia Dybowsky. Branickii .... Dybowsky. Corofidi n. d Corofini A. Costa. . Coropliiadae Gosse . . . Corophidae Dana. . . . Corophiidae Bate W. . . Coropliiides Bate W. . . Indice dei Sinonimi. 377, 379, t. 55, f. 53-57. 258, 263,377,378. t. 55, f. 46-51. Erichthonius difformis? 387. 837. sai. 838. t. 60, f. 51. 13, 292, 687. 293, «88. t. 20, f. 1, 2, 5-23, 26, 28, 29. Cheirocratus Sundevalli 690. Megaluropus agilis 695. Cheirocratus assimilis 688. 690. t. 20, f. 3, 4, 30, ecc. 316. Chelura terebrans 347. 4, 31, 255, 264, 346, t. 6, f. 3 ; e t. 7, f. 1-22. Cheluridi 302, 303, 305, 306, 307, 345. 313, 345. Cheluridi 345. Argissa 686. « typica 687. Anonyx 811. Debruynii 830. Acantliozone 599. incisa 326, 614. Acantbozone 599. » tricusjiis 603. 603. Pontogeneia 615. Indeterminabile 615. Pontogeneia longipes 618. 127, 287, 854. Colomastix pusilla 854. 854. 854, t. 6, f. 2, e t. 61, f. 2. Siplionoecetes 895. sp.? 895. » typicus 895. Pontogeneia? 891. Branickii 891. 313, 351. Corofidi 304, 352. 351. 302, 303, 304, 305, 306, 308, 331. 305, 354. Corofidi 303, 305, 351, 352. Varie famiglie 307. Corofidi 303, 306, 307, 351, 353 354. Corofidi 301, 351. Corophium . . . . Latreille. 13, 17, 264, 356, 368. acherusicum . A. Costa. 4, 13, 16 17, 132, 187, 252, 254, 258, 260, 274, 294, 364, t. 1, f. 11; et. 8, f. 17, 18,20-41, Ca. affine . Bruzelius . 3*1, t. 55, f. 60. barbimanum . Thmsn Cblt . Leptocheirus barbimanus 433. bicaudatum . . n. n 252, 254, 260, 273, 378. t. 56, f. 2-6. bidentatum . . . Marcusen Corophium? 375. Bonelli. . . . . Edward s . Corophium crassicorne? 368. contractum . . . Stimpson Corophium ? 374. crassicorne . . Bruzelius . 55, 365, t. 55, f. 58 e 59. eylindricum . . . Smith . . Corophium sp. ? 376. dentatum . . . Miiller. . . Corophium sp. ? 375. excavatum. . . Thomson . Corophium sp. ? 376. grossipes. . . Corophium bicaudatum 372. lendenfeldi . . Chilton . . Leptocheirus barbimanus 433. longicorne. . . Latreille. . Corophium bicaudatum 372. longicornis . . D'Orbiguy. 273. quadriceps. . . Dana. . . . Corophium? 374. 13, 16, 153, 254, 369, t. 4, f. 7 ; e t. 8. f. 1-16 e 19, Cr. runcinatum . . n. n Corophium runcicorne 153. Salmonis. . . . Stimpson . Corophium sp. ? 375. spinicorne. . . . Bate .... Corophium crassicorne 367. spinicorne . . . Stimpson . Corophium sp. ? 375. Steenstrupii . . . Boeck . . . Siphonoeeetes tyjiicus? 376. tenuicorne. . . Norman . . Corophium sp. ? 375. volutator. . . . Stebbing. . Corophium bicaudatum 372. Crangonyx . . . . Bate . . . . 681. antennatus . . Packard . . ? 682. bifurcus . . . . Hay . . . . ? 682. compactus. . . Chilton . . 68«. t. 60, f. 14. Ermanni. . . . Bate . . . . Niphargus subterraneus? 682. gracilis . . . . Smith . . . ? 682. lucifugus . . .Hay ... . ? 682. mucronatus . . Forbes. . . ? 682. Packardi. . . . Smith . . . ? 683. ? 682. subterraneus . . Bate . . . . 681. tenuis . Smith . . . ? 682. ? 683. Cratippus .... . Bate W.. . Colomastix 854. crassimanus . . Bate . . . . » pusilla 854. . Heller . . . 854. tenuipes . . . . Bate . . . . 854. Indice dei Sinonimi 925 Cratippus Exunguia Stebbing. . stilipes. . . . . . Stebbing. . Cratophium . • ■ orientale. . . . . Dana. . . . validum . . . . Dana < 'ressa . Boeck . . . abyssicola . . . . G. 0. Sars. dubia .... . Stebbing. . . . Boeck . . . Schiodtei . . . Boeck . . . Crevettina. . . . . Carus . . . . Latreille. . tahitensis . . . Stebbing. . Cymadusa. . . . . Savigny . . . Savigny . . Cyphocaris . . . . Boeck . . . anonyx . . . . Boeck . . . Ckallengeri . . Stebbing. . micronyx ■ ■ . Stebbing. . ? crassa . . . . Chilton . . damnoniensis . Stebbing. . lineata. . . . . Haswell . . ornata .... . Haswell . . Cyrtophium . . . . . Dana. . . . andamanense Brasiliense . . Bate .... calamicola . . . Giles. . . . chelonophilum . Cbevr. DG. cristatum . . '. Thomson . Darwini .... . Bate .... Darwini . . . . Daniclssen dentatum . . . Haswell . . Haswelli. . . . Chevr.DG. laeve . . Haswell . . Lieve . Heller. . . orientale. . . . Dana. . . . parasiticum . . Haswell . . tuberculatum . Bate .... . . Bate .... abyssicola . . . G. 0. Sars. minuta. . . . . G. 0. Sars. Darwinia .... . Bate .... compressa . . . Bate .... Colomastix 854. » pusilla 854. Podocerus 442. » falcatus 1 15. 445. 580, 907. Cressa dubia 581. 581. 907, t. 59, f. 85. Cressa dubia 581, 907. » 581. Gammarini 307. Gammarini 307. 843. 843, t. 60, f. 54. Grubia? 4(36. » crassicornis? 466. 816. 847. 817. 847, t. 60, f. 56-58. Peltocoxa 647. Stegocefalide 648. Peltocoxa damnoniensis 648. Bs.? 548. Bs.? 548. Platopliium 327, 328. orientale 895. Laetmatophilus tuberculatus 317, 318. Platopliium brasiliense 329. Cerapus sp. 380. Platophium brasiliense 329. orientale 329. brasiliense 329. Unciola irrorata 328. Platophium orientale 329. » » r ooo. Laetmatophilus tuberculatus 317. Platophium orientale? 333, 335. brasiliense 329. ? 334. » orientale 332. ? 333, 335. Laetmatophilus tuberculatus 317. Cressa 580. » dtibia 581. »> 581. » » 581. Lafystius 587. » Sturionis 588. Varii generi 381, ecc. emissitius . . . Dana. . . Protomedeia maculata 387. ? emissitius . . Dana. . . Erichthonius diflormis 386, 387. ? hirsuticornis . Dana. . . Protomedeia maculata 436, 438. ? productus. . Stimpson Photis Reinhardi? 397, 398. speculans . . . . Dana. . . Erichthoiiius difformis 381. Dercothoe Cerapu s . Bate . . . Erichthonius 382. punctatus . . . . Bate . . . ditìonnis 382. Dermopbilus. . . . Beneden B Lafystius? 589. Sturionis? 589. Dexameridae . . . Leach . . Dexaminidi 301, 556. Dexaminae . . . 306. . Leach . . 4, 5, 8, 14, 265, 59». anisopus. . . . Grube . . Dexamine spinosa 574. antarctica . . . Stebbing. Polycheria antarctica 580. bispinosa . . . Bate . . . Acanthozone bispinosa 609. Blossevilliana . Bate . . . Dexamine spinosa 574. . Grube . . Atylus? Tu:;. carinospinosa . White . . . Dexamine spinosa? 578 dolichonyx . . Nebeski . 576. t. 58, f. 81, 82. Edwardsii . . . Bate . . . Pontogeneia aculeata 616. . Stebbing. Dexamine? 578. . Bate . . . Indeterminabile 578. 576, t. 6, f. 10; e t. 18, f. 20-40. Gordoniana . . Bate . . . Atylus Swammerdamii 698. Herbergi . . . Boeck . . Dexamine spinosa? 578. Atylus? 703. Loughrini . . . Bate . . . » ? 698. Miersii. . . . . Haswell . Dexamine? 578. pacifica . . . . Thomson Dexamine sjiinosa 574. pelagica . . . . Risso. . . ? 578. Atylus? 704. scitulus . . . . Ilart'ord . ? 579. . spiiniventris . . Grube . . Dexamine spinosa 574. sjrinosa . . . . Leach . . 16, 251, 255, 573, t. 5, f. 9 e 12; e t. 18, f. 1-19. D. tenuieornis . . Bruzelius Dexamine spinosa 573. thea . Boeck . . . 579. Acanthozone tricuspis 603. tridentata . . . Bate . . . . » f'ulvocincta (il 1. Vedlomensis. . Bate W. Dexamine spinosa? 579. Dexaminidi . . . . . n. n.. . . 313, 556. . Boeck . . Dexaminidi 557. Dexiocerella. . . . Haswell . Platophium 327, 328. » orientale 332. laevis .... . Haswell . ? 333, 335. ? 333, 335. Dryope . Bate . . . Unciola 336. crenatipalma . Bate . . . » crenatipalmata 340. crenatipalmata . Bate W. 340. 926 Indice dei Sinonimi. (Dryope) irrorata . Dryopoides . westwoodi Dulìchia. . . arctica. curticauda. falcala . hirticornis. macera. Malmgreni. monacantha nordlandica . porrecta . septentrionalis spinosissima . tubercolata . . Dulichiadae .... . Bate W. . . Stebbing. , . Stebbing. . . Kroyer. . . Murdoch. . . Boeek . . , . Bate . . . . . G. 0. Sars. . G. 0. Sars. . Jarzynski . . Mctzger . . . Boeck . . . . Bate . . . . . G. O. Sars. . Kroyer. . . . Boeck . . . Bate . . . . Dulichidae Dana. . . . Dulichidi n. d Dulichiidae Bate . . . . Dulichina Bonnier . . Dyopedidae Bate . . . . Dyopedos Bate . . . . falcata Bate . . . . porrectus .... Bate . . . . Egidia A. Costa. . pulcinella .... A. Costa. . Eiscladus Bate W. . longicaudatus . . Bate W. . Elamis White . . . viridis White . . . Elasmopus A. Costa. . affinis n. s brevicaudata . . Boeck . . . delaplata Stebbing. . erythraeus. . . . Stebbing. . latipes Boeck . . . persetosus .... Stebbing. . pocillimanus . . n. n rapax A. Costa. . subcannata . . . Stebbing. . subcarinatus . . n. d Enone Bisso. . . . punctata Bisso. . . . Ephippiphora .... White . . . Kriiyeri White . . . Epidesura Boeck . . . compressa .... Boeck . . . Unciola crenatipalmata 340. ? 425. ? 4L1:.. 315, 380. Dulichia tuberculata 321. sp.? 325. » porrecta 322. 383, t. 55, f. 13. 321, 388, t. 55, f. 11. ? 325. Dulichia tuberculata 321. 384, t. 55, f. 14. 388, t. 55, f. 12. Dulichia tuberculata 321. 384, t. 55, f. 15, 16. 381, t. 55, f. 6, 10. Dulichidi 314. 302, 303, 305, 306, 308, 314, 315. 313, 314. Dulichidi 314. 307. 314. Dulichia 320. porrecta 322. 322. Urothoe 663. » irrostrata 662. Photis 394. Reinhardi 395, 397. Grubia? 466. » crassicornis 466. 13, 938. 534, t. 1, f. 9; e t. 22, f. 1-15. Bs.? 735. Elasmopus rapax ? 736. » i\apax 736. » » 736. » subcarinatus 733. 933, t. 1, f. 4; e t. 22, f. 23-25. 295, 936, t. 22, f. 16-22, Ec. Elasmopus subcarinatus 733. 933. Atylus? 905. » ? 905. ? 850. ? 850. Atylus 697. Atylus Swammerdamii 698. Epimeria. . . conspicua cornnrera . A. Costa. . Stebbing. . Boeck . . loricata G. 0. Sars. tricristata .... A. Costa. . Epimeridae Stebbing. . Epimerinae Boeck . . , Erichthonius .... Edwards . . abditus Chevreux . bidens A. Costa. . difformis Edwards . . longimanus . . . Smith . . . ? macrodactylus. Dana. . . . megalops .... G. 0. Sars. minax Stebbing. . pugnax Dana . . . rapax Stimpson. . Eriopis Bruzelius . elongata Bruzelius . Eriopisa Stebbing . elongata Stebbing . Eriopsis Wrzesn. . . elongata Wrzesn. . . Euonyx Norman . . chelatus Norman . . Normani Stebbing . Eurymera PfefFer . . . monticulosa . . . Pfeffer . . . Euryporeia G. 0. Sars. gryllus G. O. Sars. Eurystheus Bate . . . . bispimanus . . . Bate . . . . erythrophthalmus Bate . . . . hirsutus Giles. . . . tridentatus . . . Bate . . . . Eurytenes Lilljeborg . gryllus Boeck . . . magellanicus . . Lilljeborg . Eurythenes Smith . . . Eusiroides Stebbing. . Caesaris Stebbing. . crassi Stebbing. . monoculoides . . Stebbing. . jiompeii Stebbing. . Eusirus Kroyer. . . affinis Haswell . . bidens Heller . . . Acanthonotosoma 674, 907, 908. cornigeruin 677. 123, 677. 907. Acanthonotosoma cornigeruin 677. 676. Dexaminidi (parte) 308, 557, 907. » » 306, 557. 11, 265, 356, 381. Erichthonius difformis 383. 382. 252, 254, 258, 260, 274, 294, 381, t. 1, f. 10; et. 9, f. 1-20. Erichthonius difformis 383. 381. 383, 387. ? 387. » 381. » » 382. Eriopisa 705. » elongata 706. 905. 906. t. :!8, f. 17-30: e t. 60, f. 5. Eriopisa 705. » elongata 706. 841. 848. 848. t. 60, f. 51, 52. Atylus? 704. » ? 704. 849. 848, t. 60, f. 59. Protomedeia 434. Protomedeia sp. ? 439. Protomedeia maculata 436. Protomedeia sp. ? 439. maculata 436. Euryporeia 847. gryllus 848. 848. Cf. Eurytenes. 691. 698, t. 3, f. 8; e t. 17, f. 37-48. Eusiroides Caesaris 672. 694. Eusiroides Caesaris 672. 16, 669. Nicippe Haswelli 661. Eusirus cuspidatus 669. Indice dei Sinonimi. 927 (Eusirus) cuspidatus. . . . Kroyer. . . 52, «69, t. 18, f. 41-50, E; e t. 59, f. 79-82, E. cuspidatus. . . . Thomson. . ? 671. dubius Haswell . . Nicippe Haswelli 661. Helvetiae .... Bate .... Eusirus cuspidatus? 671. Holmii Hansen . . » » 669. longipes Boeek ... » » 669. Exunguia Norman . . Colomastix 854. stilipes Norman . . » pusilla 854. Galanthis Bate .... Hyale 518. Lubbockiana . . Bate .... » pontica 526. Gammaracanthus . . Bate .... Ceradocus 718. caspius Grimm . . . Solo nome 719. loricatus Bate .... Ceradocus loricatus 8, 719. macrophthalmus Bate .... Ceradocus? 719. mucronatus . . . Bate .... Gammarus fluviatilis? 767. Gammaracea .... Dana. . . . Gammarini 297, 302. Gammarella Bate .... Melita 707. Brasiliensis . . . Bate .... Elasmopus sp. ? 737. brevicaudata . . Bate .... Melita fucicola 709. longicornis. . . . Kóliler. . . » »? 899. Normani Bate W. . Melita fucicola 709. orcliestiiformis . Bate .... » » 709. pubescens .... Bate .... Elasmopus sp. ? 737. Gammaridae Dana. . . . Gammarini (parte) 302. Gammaridea Dana. . . . Gammarini 303. Gammaridei A. Costa. . Gammarini (parte) 304. Gammarides Bate W. . Gammaridi (parte) 305. Gammaridi n. d 265, 4S20. Gammarides Leacb . . . Gammarini 301. Gammarina Bate W. . » 303. Gammarina Lilljeborg. Gammaridi (parte) 305, 307. Gammarinae Dana. ... » » .'ìi»;i. Gammarinae Latreille. . Antìpodi e Gammarini 297. Gammarini Leacb . . . Gammaridi e Orebestidi 301. Gammarini A. Costa. . Gammaridi (parte) 304. Gammarini n. d '£911. Gamma n ipsis .... Liljeborg . Protomedeia 434. afra Stebbiug. . » afra 440. atlantica Stebbing. . » atlantica 441. erythrophthalmus Boeck ... » maculata 436. exsertipes .... Stebbing. . » exsertipes 440. birsuta Stebbing. . » sp. ? 439. maeronyx .... Lilljeborg . fasciata 435. maculata Stebbing. . maculata 436. melanops . . . . G. O. Sars. ., » 436, 438. tbomsoni Stebbing. . afra ? 440. Gammarus J. C. Fab. 11, 13, 17, 264, tóG. abyssalis Dybowsky. Ceradocus? (D. 139). (Gammarus) abyssinus . . . Latreille. . Pontogeneia inermis? 618. abyssorum. . . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 89). acantlionotus . Leacb . . . Solo nome 765. affinis .... Inde terni inabi le 425. abeneus . . . Gammarus calcaratus? (D. 65, t. 7, f. 1,2; e t. 6, f. 3). albidus. . . . 730. albinus. . . . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 71, t. 9, f. 3). albula .... . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 53). ambulans . . . Miiller. . . Goplana ambulans 646. ametbystinus . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 74, t. 9, f. 6). ampulla . . . . J. C. Fabr. Asjiidopleurus ampulla 633. angulosus . . . Ratlike . . Ainathilla Ilomari 6S5. anisochir. . . . Kroyer. . . Melita Fresnelii 708. annulatus . . . Smith . . . Gammarus locusta 761). anomalus . . . Ratlike . . Microdeutopus anomalus 417. appendiculatu ì . Say . . . . Ceradocus sp. ? 765. aquaticus . . . Leacb . . . Gammarus fluviatilis ? 765. aralensis. . . . Uljanin . . ? 765. »?(D.106,t.ll,f.3) arcticus . . . . Bate . . . . Melita? 765. Gammarus locusta? 765. arenarius . . . Latreille. . Haustorius arenarius 750. armatus . . . . Dybowsky. Ceradocus? (D. 146, t. 12, f. 1 ). articulosus . . Lamarck . Leucothoe spinicarpa 652. asper . . Dana. . . Elasmopus sp. ? 737. asper . Dybowsky. Acanthonotosoma? (D. 155. t. 13, f. 1). . Liljeborg . Cheirocratus assimilis 688. Atcbensis . . . Brandt. . . Melita palmata? 765. atlanticus . . ? 849. barbimauus . . Thomson . Leptocbeirus barbimanus 433. barilloni . . . . Catta. . . . ? 765. Batei. .... . Boeck . . . ? 765. bifasciatus. . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 102, t. 12, f. 6). bispinosus . . . A. Costa. . Gammarus locusta? 660. boreus .... Gammarus locusta 759. Borowskii . . . . Dybowsky. Ceradocus? (D. 139, t. 2, f. 3). branchialis . . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? ( D. 110, t. 14, f. 1). Brandtii . . . . . Dybowsky. Ceradocus? (D. 136, t. 14, f. 1 ). brasiliensis . . Dana. . . . Elasmopus sp. ? 737. brevicaudatus . . Edwards. Melita fucicola 709. brevicaudus. . . Edwards. 709. brevicornis . . . Bruzelius Nicippe pallida 658. brevistilus. . . . Stimpson . Solo nome 7(i.">. 928 Indice dei Sinonimi. ( Gammarus ) ( Gammarus ) brevistylis. . . . Smith . . . Pontoporeia affinis 718. dulongii . . . . . Audouin. . Cabanisii . . . . Dybowsky. Pallasea cancellus? (D. 122, t. 13, Edwardsii . . . Bate .... f. 5). elegans . . . . Bate .... calcaratus . • . . Dybowsky. Bs.? 759 (D. 54, t. 7, f. 4). elongatus . . . Fr. Leuck. camptolops. . . . Bate .... Gammarus locusta? 765. emissitius . . . . Dana . . . . . . Leaeh . . . 765. . . Leacli . . . ? 765. ephippiatus . . Dybowsky. cancelloides . . . Gerstfeldt . Pallasea cancellus 755. cancellus . . . . J. C. Fabr. 755. Ermannii . . . Edwards. . canus .... . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 95, t. 4, erythroplitliali n. Liljeborg . f. 4; e t. 5, f. 3), erytkropus. . . Stuxberg . capellus . . . . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis ( D. 100 ). europaeus . . . . Dybowsky. capreolus . . . . Dybowsky. (D. 87, t. 11, fasciatus. . . . Say . . . . f. 1). fasciatus. . . . 0. G. Costa. cariuatus . . . . J. C. Fabr. Atylus carinatus 701. filicornis. . . carinatus . . . . Johnston. . ? 765. fimbriatus . . . . Stimpson . carinospinosu 5 . Turton. . . ? 765. rìssicornis . . . . M. Sars . . carneolus . . . . Dybowsky. Gammarus fluviatilis? (D. 73). . . Dybowsky. Carpenterii . . . Dybowsky. Amatliilla Homari? (D. 113, t. 13, flabellifer . . . Stimpson . f. 2). (la vus .... . Dybowsky. caspius . . . Gammarus fluviatilis 763. caudisetus . . . . Viviani. . . Tanaide? 766. Fiori . Dybowsky. chilensis . . . . . Nicolet. . . ? 766. fluviatilis . . . . Edwards. . Gammarus fluviatilis? (D. 88). fontinalis . . . . A. Costa. . cinnamomeus . . Dybowsky. (D. 114, t. 7, fossarum. . . Kocli. . . . f. 8) fragilis. . . . . Chilton . . circinnatus . . . Viviani . . Elasmopus? 766. Fresnelii. . . confervicolus . . Stimpson . Gammarus marinus 762. fuegiensis . . . . Dana. . . . corallinus . . . . 0. G. Costa Ceradocus fasciatus 721. furcicornis. . . . Dana. . . . corniger . . . . . J. C. Fabr. Acantlionotosoma cornigerum 676. coronifer. . . Solo nome 768. coroni l'era . . . . Grimm. . . Solo nome 768. gammarellus . . Olivier. . . . . Gosse . . . ? 766. Gerstaeckeri. . . Dybowsky. crassimanus . . . Viviani , . Maera sp. ? 726. Solo nome 768. Gerstfeldti. . . Dybowsky. cyaneus . . . . . Dybowsky. Gammarus pungens? (D. 92). gibbosus . . . . . J. C. Fabr. Czerskii . . . . . Dybowsky. (D. 94, t. 1, glaber .... f. 2; e t. 3, f. 8). Czyrnianskii . . Dybowsky. N. g.? Affine a Goplana (D. 153, . Leach . . . t. 9, f. 5). Godlewskii . . . Dybowsky. Delebecqueyi . . Chevr. DG. Gammarus fluviatilis 889. gracilis . . . . Ratbke. . . dentatus . . . . . Bate .... Amatliilla homari? 766. Gregorkowii. . Grimm . . . dentatus . . . Melita palmata 713. Grewingkii . . Dybowsky. » obtusata 711. grossimanus. . Lamark . . Ceradocus sp. ? (D. 130). grossipes. . . . Fabricius . . . Dybowsky. Atylus? (D. 183). Grubii .... . Dybowsky. Amphithoe? 762. Gryllus . Lichtenst. . Duebeni . . . . . Liljeborg . Gammarus locusta 760. Guernei . . . . Chevreux . . . Edwards. . Melita palmata 713. lmemobapkes . Eicliwald . Tanaide 766. Gammarus locusta 760. Urothoe irrostrata 664. Gammarus locusta 760. Erichthonius difibrmis 386, 387 ; e Protomedeia maculata 387, 486. Gammarus pictus? (D. 107, t. 11, f. 8). Crangonyx? 682. Protomedeia maculata 436. Solo nome 762. Amathilla? (D. 135). Gammarus fluviatilis 763. Ceradocus fasciatus 721. Pontoporeia affinis? 718. Leptocheirus pinguis 432. Nicippe pallida 658. Atylus? (D. 172). Gammarus locusta? 766. fluviatilis ?(D. 72, 1. 11, f. 1). Gammarus fluviatilis? (D. 52). 757, 763. Gammarus pungens ? 766. fluviatilis? 766. Gammarus fluviatilis 763. . Melita Fresnelii 708. . Indeterminabile 425. 730. Gammarus fluviatilis? (D. 63, t. 5, f. 2). Orchestia gammarellus 499. Gammarus locusta? (D. 108, t. 14, f. 5). Pallasea cancellus 755. Iperino 766. Lysianasside ? 788. Atylus? (D. 176, t. 14, f. 6). Gammarus locusta? 766. Ceradocus? (D. 143, t. 1, f. 6). Gammarus marinus 762. Solo nome 768. Crangonyx? (D. 150, t. 2, f. 4). Maera grossimana 727. Corophium bicaudatum 372. Crangonyx? (D. 132, t. 1, f. 5). Euryporeia gryllus 848. Gammarus pungens 761. Gammarus fluviatilis? 766. Indice dei Sinonimi. 929 (G'ttmmarus) hirsutioornis . . Dana. . . . Homari J. C Fabr. Iloyi Stimpson . hyacinthinus . . Dybowsky. ibex Dybowsky- ignotus Dybowsky. Impostii Edwards. . inaequiuianus. . Bate . . . . ? Indicus .... Dana. . . . inflatus Dybowsky. intermedina . . . Dybowsky. Kesslerii Dybowsky. Kietlinskii . . . Dybowsky. Klukii Dybowsky. Kroyeri Ratbke . . Kròyeri Bell W. . . kiirgensis .... Gerscfeldt . lacteus Gervais B. lacustris G. 0. Sars. laevis Bruzelius . Lagowskii .... Dybowsky. latior Dybowsky. latissimus .... Gerstfeldt . Latreillii Guérin . . . latus Dybowsky. leptocerus .... Dybowsky. limnaeus Smith . . . littoralis Dybowskj-. lividus Dybowsky. locusta . . . J. C. Fabr locustoides. . . . Brandt. . . longicauda. . . . Brandt . . longicaudatus. . A. Costa. . lougieornis . . . Dybowsky, longicoriiis . . . J. C. Fabr. lougieornis . . . Viviani . . longimanns . . . Leach . . , longipes Liljeborg . loricatus Sabine . . , Loveni Bruzelius . Loveni Dybowsky. Maackii Gerstfeldt . Protomedeia maculata 436. Amathilla Homari 685. Pontoporeia affinis 718. Gammarus fluviatilis? ( D. 70). ? (D. 78). » pungcns? (D. 10!», t.4, f. 3) Maera grossimana 727. Melita palmata 293, 714. Podoceride ? 454. Atylus? (D. 169, t. 12, f. 4). Atylus? (D. 105). Amathilla? ( D. 133, t. 1, f. 7). Gammarus fluviatilis? (D. 57, t. 1, f. 1). Atylus? (D. 181). Gammarus marinus 762. ? 730. Amathilla? 766. Gammarus fluviatilis 763. 763. Maera Othonis 729. Ceradocus? (D. 14, t. 2, f. 2). Atylus? Bs.? (D. 158, t. 4, f. 6). Pontogeueia latissima Bs.? 616. Pallasea cancellus 755. Atylus? (D. 159, t. 4, f. 5). Gammarus fluviatilis? (D. 65, t. 8, f. 2). Gammarus fluviatilis 763. Atylus? (D. 168, t. 14, f. 2). Gammarus pungens (D. 68, t. 6, f..l). 22, 38, 39, 74, 82, 248, 283, 285, 757, ?5», t. 2, f. 1 ; t. 24, f. 20-34, G; e t. 45, f. 1-11. Gammarus marinus 762. ? 730. Niphargus subterraueus 704. Gammarus calcaratus? (D. 79). Corophium bieaudatum 372. Dexamine gibbosa? 578. Maera Othonis 729. Autonoe longipes 403. Ceradocus loricatus 719. Maera Loveni 729. Pallasea cancellus? (D. 729, t. 13, f. 7). Gammarus pungens 764. ( Gammarus) macronyx . . . Liljeborg . macrophthalmus Stimpson. . maculatus . . . Johnston. . maculatus . . . Liljeborg . margaritaceus . Dvbowski . marinus . . . . Leach . . . microphthalmus. Bate . . . . microphthalmus. Dybowsky. miniatus . . . . Dybowsky. minimus. . . . Sav Moggridgei . . Bate . . . . montanus . . . A. Costa. . Morawitzii. . . Dybowsky. mucronatus . ■ Say multifasciatus. . Stimpson. . muriuus . . . . Dybowsky. . Liljeborg . mutilila . . . . Abildgaard . . Smith . . . neglectus . . . G. O. Sars. nematocerus. . Dj'bowsky. nolens .... . Johnston. . nugax .... . J. C. Fabr. obtusatus . . . Latreille. . obtusunguis. . A. Costa. . ochoteusis . . . Brandt. . . olivaeeus . . . Dybowsky. • Olivii .... . Edwards. . orchestes. . . . . Dybowsky. orientalis . . . Dana. . . . ornatus . . . . Edwards. . . Edwards. . paehyuis. . . . Dvbowsky. ? pallidus . . . . Bate . . . . palmatus. . . . Lamarck. . parasiticus. . . Dybowsky. Parvexii . . . . Dybowsky. parvus. . . . . Fabricius . pauxillus . . . Grimm. . . pielagicus . . . Latreille. . pelopounesius . Guérin. . . ? Peruviauus . Dana. . . . Protomedeia fasciata 435. Ceradocus? 719. Protomedeia maculata 436. Melita obtusata 711. Gammarus calcaratus? (D. 56). ? 765. 757, 7««, t. 60, f. 28. Hyale Prevostii 519. Gammarus fluviatilis? (D. 117 j. Gammarus calcaratus? (D. 66). Gammarus fluviatilis? 766. 766. Amathilla Homari 685. Niphargus subterraneus 704. Atylus? (D. 163). Gammarus fluviatilis? 767. » locusta? 767. Gammarus fluviatilis? (D. 64, t. 5, f. 1). Gammarus locusta? 767. Gammarus locusta 759. 760. Gammarus fluviatilis 763. (D. 85, t. 8,. f. 3). Anonyx? 767. Auonyx nugax 834. Ichnopus nugax 804. Melita obtusata 711. 711. Gammarus marinus 762. fluviatilis? (D. 95). » marinus 762. pictus? (D. 104). Podocerus falcatus 445. Gammarus locusta? 767. Maera Othonis 729. Atylus? (D. 182). Nicippe pallida 658. Melita palmata 713. Ceradocus? (D. 147, t. 3. f. 3). Gammarus calcaratus? (D. 81, t. 10, f. 2). Corophium bieaudatum? 373. Solo nome 768. ? 767. Gammarus locusta 760. Atylus? (D. 184). Podoceride ? 454. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 117. 930 (Gammarus) Petersii Dybowsky. pherusa Lamarck. . pictus Dybowsky. pinguis Kroyer. . . platycercus . . . Dybowsky. pluinicornis ... A. Costa. . podager Edwards. . podurus Abildgaard poecilurus. . . . Ratbke. . . polyarthrus . . . Dybowsky. Indice dei Sinonimi. porteli tosus priscus. . . pubescens . puella . . . Pugettensis pulchellus. Grimm. . . Grimm. . . Dana. . . . Dybowsky. Dana. . . . Dybowsky . pulex J. C. Fabr. pulex minutus . Gervais . . pullus Dybowsky. punctatus .... Bate .... punctatus .... Jolmston. . punctimanus . . A. Costa. . pungens Edwards. . purpuratus . puteanus . . Puzyllii . . . quadrilobatus quadrimanus quadrispinosus Stimpson. . Koch. . . . Dybowsky. Abildgaard Dana. . . . Boeck . . . quinquefasciatus Dybowsky. Radoszkowskii . Dybowsky. recurvus Grube . . . Redmanii .... Leacb . . . Reicherti Dybowsky. Reissneri .... Dybowsky. Rbipidiophorus . Catta. . . . rhodophthalmus. Dj-bowsk}'. robustus Smith . . Roeselii Gervais . Gammarus calcaratus? (D. 83, t. 10, f. 1). Melita fucicola 767. Gammarus fluviatilis? (D. 103, t. 12, f. 2, 3). Amathilla pinguis G84. Atylus? (D. 180). Gammarus locusta 760. Melita obtusata? 715. Gammarus locusta 759. marinus 277, 762. calcaratus? (D. 80 t. 10, f. 2, V, e). Solo nome 768. Solo nome 768. Elasmopus sp. ? 737. Atylus? (D. 175). Gammarus locusta 760. Gammarus fluviatilis? (D. 118, t. 5, f. 4). 32, 55, 178, 223, 267, 291, 763. Gammarus fluviatilis 763. Atylus? (D. 170, t. 11, f. 4). Melita fucicola 709. Amphitlioe sp. ? 464. Melita fucicola 709. 73, 82, 140, 144, 171, 178, 188, 202, 249, 255, 271, 274, 275, 277, 283, 291, 294, 295, 296, 964. t. 24, f. 35. Melita palmata 714. Niphargus snbterraneus 704. Ceradocus? (D. 141, t. 3, f. 4). Caprella linearis 767. Maera truncatipes 725. ? 767. Gammarus pictus? (D. 107, t. 11, f. 7). Ceradocus? ( D. 149, t. 13, f. 3). Crangonyx? 682. Gammarus locusta 760. Crangonyx (D. 152, t. 13, f. 4). Pallasea? (D. 126, t. 3, f. 1; e t. 4, f. 7). Gammarus pungens 764. fluviatilis? (D. 116, t. 14, f. 10). ? 767. Gammarus fluviatilis 763. ( Gammarus ) rubricatus. . . . Leacb . . . rubromaculatus . Stimpson . rugosus Dybowsky. Sabhiii Leacb . . . saphirinus. . . . Dybowsky. sarmatus Dybowsky. Savii Edwards. . schamanensis . . Dybowsky. scirtes Djrbowsky. scissimanus ... A. Costa. . Seidlitzii Dybowsky. semicarinatus . . Bate .... serratus Latreille. . setosus Dybowsky. Sitcbensis .... Brandt. . . smaragdinus. . . Dybowsky. Solskii Dybowsky. Sopbiae Dybowsky. Sopbianosii . . . Dybowsky ■ speciosus . . . Bruzelius . spetsbergensis. Vosseler . . spinicarpus . . Abildgaard spinipes Jolmston. . spinosus .... Goès .... spinosus Lamarck. . stagnalis Andrzejow. Stanislavi . . . . Dybowsky. stenophtbalmus Dybowsky. Strauchi .... Dybowsky. stroemianus . . Latreille . . stygius .... Schiodte . . subcarinatus . Stimpson. . subtener. . . . Stimpson. . subterraneus . . Leach . . . succineus . . . . Dybowsky. suluensis . . . . Dana. . . . Sundevalli. . . Ratbke. . . Taczanowskii . . Dybowsky. talitroides . . . Dybowsky. Dybowsky . tenellus .... Dana. . . . tenuicornis . . . Stimpson. . Ampbitboe rubricata 456. Ceradocus rubromaculatus 720. Atylus? (D. 174, t. 14, f. 8). Amathilla Somari 685. Gammarus fluviatilis (D. 98). (D. 86, t. 1, f. 3; e t. 8, f. 4). Indeterminabile 731. Gammarus calcaratus? (D. 91). fluviatilis? (D. 102, t. 11, f. 2). Maera truncatipes 725. Gammarus fluviatilis? (D. 119, t. 5, f. 5). Bs.? 767. Acanthouotosoma serratura 767. Gammarus calcaratus? (D. 66). locusta? 768. Atylus? (D. 164). Amathilla? (D. 153, t. 3, f. 2). Gammarus fluviatilis? (D. 61). (D. 101, t. 10, f. 4). Dexamine spinosa 575. Gammarus locusta 760. Leucothoe spinicarpa 652. Podocerus falcatus? 454. Ceradocus spinosus 719. Dexamine spinosa 573. Gammarus fluviatilis? 768. Gammarus pungens? (D. 58). fluviatilis? (D. 90). locusta? (D. 112, t. 12, f. 7). Orchestia gammarellus 499. Niphargus subterraneus 704. Gammarus marinus? 756, 768. locusta? 768. Niphargus subterraneus 704. Gammarus calcaratus ? ( D. 66 ). Parelasuiojras suluensì 737. Clicirocratus Sundevalli 690. Acanthonotosoma? (D. 156, t. 14, f. 1). Atylus? (D. 171, t. 14, f. 3). Gammarus pictus? (D. 105, t. 11, f. 5). Maera grossimana 727. Gammarus locusta? 768. Indice dei Sinonimi. 931 ( Gammarus ) tenuim.uius . . . Bate . . . . tennis . . . testaceus. . . . . Dybowsky. tbaumops . . . . Grimm. . . Torelli . . . . . Goès .... toxopbtlialmus . Dybowsky. truncatus . . . . Viviani . . tuberculatus . . Dybowsky. tunetanus . . . . Simon . . . unguiserratus. . A. Costa. . Ussolzewii. . . . Dj'bowsky. Veneris . . . . . Heller . . . Verreauxii . . . Edwards . . verrucosus. . . Gerstfeldt . Victorii . . . . Dybowsky. violaceus . . . . 0. G. Costa violaceus . . . . Dybowskjr. vireseens . . . . Dybowsky. viridis . . . . . . Dybowsky. Wahlii. . . Zebra . . . zebra . . . . . Dybowsky. Zete .... . . . Wliite . . . Zienkoviczii . . Dybowsky. 6amm.M Ampithoe. Leach . . . G.U3 Gammarella . . Herrick . . G.us Gammarop 3is . Lilljeborg . anomalus . . . Lilljeborg . Gitana . . Boeck . . . abyssicola . . . G. 0. Sars. rostrata . . . . Boeck . . . . . Boeck . . . Gitanopsis . . . . G. 0. Sars. arctica. . . . . G. 0. Sars. bispinosa . . . . G. 0. Sars. inermis . . . . G. 0. Sars. Glauconome . . . . Kròyer. . . Kròyeri . . . . Boeck . . . lencopis . . . . Kròyer. . . Gammarus locusta? 760. Microdeutopus sp.? 420. Gammarus fluviatilis? (D. 60). Solo nome 76S. Ceradocus Torelli 723. Gammarus fluviatilis? (D. 77). Hyale politica? 526. Atylus? (D. 161). Gammarus fluviatilis? 768. Nieippe pallida? 768. Gammarus fluviatilis? (D. 89, t. 9, f. 2). Gammarus pungens 764. locusta? 768. Gammarus pungens? 768. Ceradocus? (D. 145). Ceradocus fasciatus 721. Gammarus calcaratus? (D. 75, t. 10, f. 3). Gammarus calcaratus? (D. 76, t. 12, f. 5). Gammarus fluviatilis? (D. 95, t. 6, f. 2). Gammarus fluviatilis? (D. 82). pungens? (D. 178, t. 9, f. 4). Ceradocus? (D. 121, t. 1, f. 4). Atylus? (D. 179). Podocerus anguipes? 444. Atylus? (D. 166, t. 14, f. 7). Solo nome 768. Ceradocus? (D. 124, t. 3, f. 5). Amphitboe 454. ? 898. ? 898. Varii generi. Microdeutopus anomalus 417. Autonoe longipes 403. 589. Gitana Sarsii 590. 598, t. 59, f. 1. 590, t. 29, f. 18-32. 598. 599, t. 59, f. 9. 598, t. 59, f. 6-7. 598, t. 59, f. 8. Unciola 336. » planipes 341. » irrorata 338, 339. ( Glauconome ) petalocera . . . . G. 0. Sars. Unciola irrorata 338. planipes . . . . . G. 0. Sars. 338. Steenstrupi . . . Boeck . » planipes 341. Glycera . , Haswell . Anonyx? 849. tenuicornis . . . Haswell . ? 849. Glycerina .... . . Haswell . Anonyx? 849. affinis . . . . . , Chilton . ? 849. tenuicornis . . . Haswell . ? 849. . Leptocheirus 434. depressa . . . . . Boeck . sp.? 434. Goplana . . Wrzesn. 645. ambulans . . . . Wrzesn. 6I«. jìolonica . . . . . Wrzesn. 283, 645. Gossea Bate . . . . Indeterminabile 425. microdeutopa . . Bate . . 425. . . Bate . . . Amatbilla 685. imbricata . . . . Bate . . Homari 685. pugettensis . . . Bate . . . ? 585. Cbevreux . Seba 773. . . Cbevreux . > Saundersii 774. Grillila . . Czerniaw 356, 164. crassicornis . . . n. n. . . . . 464, t. 2, f. 12; e t. 13, f. 18-29. largimana . . . . n. n. . . . . Grubia crassicornis 16, 251, 254, 258, 259. . . Grubia crassicornis 464. Gueriua . . n. n. . . 775. nicaeensis . . . . A. Costa 15, 287, 776, t. 61, f. 10-22. Gueriuia . . A. Costa. . Cf. Guerina. . . Cbevreux . 570. Cbevreux . 33, 570, t. 31, f. 20-33, M; e t. 58, f. 80. laevis .... . . Cbevreus . Guernca coalita 570. 661. . . Boeck . . . 661, t. 59, f. 69-71. grandicornis. . . Boeck . . . Halice abyssi 661. . . Boeck . . . Oediceros 541, 907. ?latipes . . . . . G. 0. Sars. latimanus 549. longicaudatus . . Boeck . > longicaudata 544, 907. 533, 907. acutifrons . . . . G. 0. Sars. Bs.? 907. breoicalcar . . . Boeck . . 53», 907, t. 58, f. 41, 42. cinciarella . . . . n. n. . . . 540, t. 58, f. 43-45. distinguendus . n. n. . . . 535, t. 58, f. ^7. longimanus . . . Boeck . . . 538, t. 58, f. 36, 37. megalops . . . . G. 0. Sars. Halimedon brevicalcar 539, 907. Mulleri . . . . . Boeck . . » parvimanus 539. obtusifrons . . . Hansen 536, t. 58, f. 30-32. omatus . . . . . n. n. . . . 536, t. 58, f. 33-35. parvimanus . . . Norman . . 539, t. 58, f. 38-40. 932 Indice dei Sinonimi. don) (Harpinia) phyllonyx. . . . n. 11 534, t. 58, f. 22-26. propinqua. . . G. 0. Sars 746. recti rostris . . . II. s. . . . 5, 104, 537, t. 4, f. 6 ; e t. 33, serrata. . . . . G. 0. Sars. 747. f. 1-15. truncata. . . . G. 0. Sars 745. rosi r, il ns . . . . n. n. . . . 540, t. 58, f. 46-49. Acanthonotosoma 674. Saussurei . . . . Boeck . . . 535, t. 58, f. 28, 29. drepanoebeir . Stebbing. . drepanoebeir 677 Schncideri. . . . Stebbing. Halimedon brevicalcar 539. P. Miiller . 750. Boeck . . Acantbozone 599. arenarius . . . P. Miiller . 115, 256, 750, t. 60, f. 22, 23. bispinosus. . . borealis .... . Boeck . . » bispinosa 609. laeviuscula? 619. Hela Boeck . . . Neobela 342. . Boeck . . . monstrosa . . . Boeck . . . monstrosa 343. Norman . » quadridentata 610. . Stebbing. . Corofidi (parte) 308. fulvocinctus. . . Boeck . . . fnlvocincta 614. Helainae . Boeck . . . 306, 354. huxleyanus . . . Stebbing. . Huxleyana 612. Helella . G. 0. Sars. Neobela 342. inermis .... . G. 0. Sars. quadridentata 610. monstrosa . . . G. 0. Sars. Neobela monstrosa 343. maculatus . . . . Stuxberg . Solo nome 619. Helleria . Norman . . Guernea 570. megalops . . . . G. 0. Sars. Acantbozone fnlvocincta 614. coalita 570. quadridentatus . G. 0. Sars. » quadridentata 611. Hippomedon . . . . Boeck . . . 807. tridentatus . . . Boeck . . . » fnlvocincta 614. Euryporeia 848. Haplocheira . . . . . Haswell . . Leptocheirus 433. abyssi .... . G. 0. Sars. Hippomedon Holbòlli 808. barbimaua. . . . Stebbing. . » barbimanus 433. denticulatus . . Hansen . . 808, t. 29, f. 33-42. . Stebbing. . 433. geelongii . . . Stebbing. . Cheirimedon crenatipalmatus? 837. typica Haswell . . 433. Holbòlli . Boeck . . . Hippomedon denticulatus 808. Liljeborg . 485, 907. Holbòlli . . . . G. 0. Sars. 808. carinata .... . Liljeborg . Haploops tubieola 486. kergueleni . . . Stebbing. . Hippomedon Holbòlli 808. Hoek. . . . 486. Anonyx Miersi 813. Stuxberg. . Solo nome 485. 2>ropinquus . . . G. 0. Sars. 810. robusta .... . G. 0. Sars. Haploops setosa? 907. trigonicus . . . . Stebbing. . Anonyx Miersi? 814. setosa Boeck . . . 48», 907. Hiroudellea . . . . . Chevreux . Anonyx? 836. tubieola .... Liljeborg . 12, 67, 486, 907, t. 3, f. 2; e trioculata . . . . Chevreux . Bs.? 103, 836. t. 37, f. 1-18, H. Hoplonyx . G. 0. Sars. 811. Harmnmia Haswell . . Cf. Harmonia. acutus . G. 0. Sars. » cicada 833. Harmonia Haswell . . Protomedeia? 442. albidus . G. 0. Sars. albidus 826, Haswell . . ? 442. caeculus . . . . . G. 0. Sars. » cicada 833. . Boeck . . . Cf. Harpinia. cicada . G. 0. Sars. » » ooo. Boeck . . . 16, 744. leucopbtbalmu s . G. 0. Sars. » » 833. abijssi G. 0. Sars. 945. similis . G. 0. Sars. 833. antennaria. . . . Meinert . . Harpinia neglecta 747. Hyale . . Rathke. . 517. carinata .... G. 0. Sars. » abyssi 745. algicola. . . . . . Haswell . ? 897. crenulata . . . . Boeck . . . 745. 30, 5*3, t. 16, f. 43-47, He. crenulata . . . G. 0. Sars. Harpinia abyssi 745. Bucchicbi . . . . Stebbing. . Hyale Prevostii 522. . Chcvreux . » neglecta 747. camptonyx. . . . Wrzesn. . 522. fusiformis . . . Smith . . . piumosa 749. 522. s . G. 0. Sars. 745. Dybowski . . . . Wrzesn. . Eyalella sp. ? 514. Ili in , , ;>,it(l. . . . G. 0. Sars. 746. f fasciculata . . . . Wrzesn. . Hyale Prevostii 522. negheta .... G. 0. Sars. 5, 7, 8, 55, 103, 109, 212, 747, fimbriata. . . . . Stebbing. 522. t. 5, f. 6; t. 35, f. 1-18. H; gazella .... 522. e t. 60, f. 14. Grimaldii. . . . . Cbevreux 889. obtusifrons . . . Stebbing. . Harpinia neglecta 747. birtipalma . . . . Wrzesn. . 522. pedinata . . . . G. 0. Sars. 946. imbricata. . . . . Wrzesn. . Hyale pontica 524. . Boeck . . . 749. istrica .... » Prevostii 522. Indice dei Sinonimi. 933 ( Hyale ) Jelski Wrzesn. . littoralis Smith . . Lubbockiana . . Stebbing. Lubomirskii. . . Wrzesn. . macronyx .... Wrzesn. . media Wrzesn. . microphthalma . Wrzesn. . Nilssonii Boeck . . novaezealandiae. Stebbing. nudicornis. . . . Wrzesn. . ochotensis .... Stebbing. Perieri Wrzesn. . piedmontensis. . Wrzesn. . plumicornis . . . Wrzesn. . pontica Ratbke. . Prevostii Stebbins;. rubra Stebbing. rubricornis . . . Wrzesn. . rudis Wrzesn. . Schrnidtii .... Wrzesn. . Stebbingii .... Chevreux Stolzmanni . . . Wrzesn. . villosa Smith . . Hya.le.lla Smith . . andina Stebbing. armata n. n. . . . azteca Smith . . cuprea n. n. . . . dentata Smith . . echinus n. n. . . . inermis Smith . . latimana n. n. . . . longipalma . . . n. n. . . . longipcs n. n. . . . lucifugax . . . . n. n. . . . Ichnopus A. Costa. affinis Heller . . bidenticulatus. . n. n. . . . calceolatus . . . Heller . . minutus Boeck . . nugax n. n. . . . Schmardae . . . n. n. . . . spinicornis. . . . Boeck . . taurus A. Costa. umbonatus G. 0. Sars. Hyalella sp.? 514. Hyale Prevostii 520. 5«6, t. 16, f. 14-22, HI. Hyalella sp. ? 514. Hyale Prevostii 522. » pontica 524. Prevostii 522. pontica 292, 524. 522. » 522. Prevostii? 528. Prevostii 522. Indeterminabile 528. Hyale Prevostii 522. 31, 253, 283, 523, t. 2, f. 3; e t, 16, f. 1-13, Ilo. 251, 253, 254, 274, 283, 288, 294, 519, 520, t. 2, f. 6; e t. 16, f. 23-42, Hu, Hf. Hyale Prevostii 522. Indeterminabile 529. Hyale Prevostii 522. 522. ? 529. » pontica? 529. ? 529. 518. S16. 511, t. 58, f. 2, 3. Hyalella dentata? 517. 514, t. 58, f. 1. 516, t. 58, f. 10, 11. 517, t. 58, f. 12, 13. Hyalella dentata 516. 515, t. 58, f. 8. 516, t. 58, f. 9. 515, t. 58, f. 6, 7. 515, t. 58, f. 4, 5. soo. Ichnopus taurus 801. 804. Ichnopus taurus 801. 801. 804. 803, t. 5. f. 4; e t. 27, f. 23-32. Ichnopus taurus 801. 82, 149, 254, 801, t. 3, f. 1 ; e t. 27, f. 1, 22. Anonyx umbonatus 825. Ichtyomyzocus . . . Hessc . . Lafystius 589. Sturionis? 589. Morrliuae . . . . nesso . . . » » 589. ornatus . . . . . Hesse . 589. Squatinae . . . . He i 589. Icilidae . . Dana. . . Icilidi (parte) 302, 308, 325, 326 . . n. d.. . . . 313, 325. . Icilidi (parte) 303, 307, 325. 327, 344. australis. . . . Icilius ovalis 345. danae . . . . . . Stebbing » 345. ellipticus . . . . Dana. . » 345. ovali.? . . . . . . Dana. . 345, t. 55, f. 25, 31. punctatus . . . . Haswell . Icilius ovalis 345. . Pereionotus 559. fuscum. . . . . . Grube . » testudo 559. Rissoanum. . . . Catta. . 559. . Nicippe 657. pallida 658. brevicornis . . . Boeck . . fissicornis . . . . Boeck . 658. Iphigeneia. . . . . . Grimm. . Solo nome 896. abyssorum. . . . Grimm. . » » 896. . . Thomson . Phlias? 561. typica . . . . . . Thomson » serratus? 561. . . Ratbke 588. ? ambigua . . . . Haswell . Iphimedia obesa? 584. ? Capensis . . . . Dana. . . . ? 585. . . Heller. . . Iphimediopsis Eblanae 586. corallina. . . . . Catta. . . . Iphimedia obesa 585. Eblanae . . . . . Bate . . . . Iphimediopsis Eblanae 586. fissicauda . . . . Dana. . . . ? 585. minuta. . . . . . G. 0. Sars. Iphimedia obesa 584. multispinis . . . ( ; tube . . . Iphimediopsis Eblanae 586. ' nodosa. . . . . 583, t. 58, f. 90, 91. . . Cunningham ? 585. obesa . . Rathke . 584, t. 58, f. 92. (illesa . ? 585. ■pacifica . . . . . Stebbing. 583, t. 58, f. 89. Pugettensis . . . Dana. . . . ? 585. pulchridentat % . Stebbing. 583, t. 58, f. 88. simplex . . . . . Dana. . . . ? 585. spinosa. . . . . Bs.? 585. Stimpsoni . . . . Bate . . '. . ? 585. . ? 585. . Dexaininidi (parte) 306, 557. Iphimediopsis. . • • "• g-- • ■ 9, 10, 11, 19, 585. Eblanae . . . . . n. n. . . . 586, t. 6, f. 5; t. 32, f. 1-19; e t. 58, f. 93. geniculata. . . . n. n.. . . . Iphimediopsis Eblanae 9, 10, 11 19, 283. 934 Isaea Edwards. . Montagui .... Edwards. . nicea Chatin . . . Isaeinae Dana. . . . Isckyroeerus .... Kroyer . . angvipes Kroyer . . ealcaratus .... Liljeborg . latipes Kroyer . . minutus Liljeborg . tristanensis . . . n. n zebra Liljeborg . Janassa Boeck . . . variegata .... Boeck . . . Jassa Leacb . . . ci pillata Bruzelius . falcata Leacb . . . pelagica Leacb . . . pulchella .... Leacb . . . punctata Bate . . . . spinipes? .... Wbite . . . Kerguelenia Stebbing. . borealis G. 0. Sars. competetti Stebbing. . Kroyera Bate .... altamarina. . . . Bate W. . . arenaria Bate . . . . brevicarpa. . . . Bate W. . . carinata Bate .... haplocheles ■ ■ ■ Grube . . . Lada Wrzesn. . . Chalubinsky . . Wrzsen. . . Laetmatophilus . . . Bruzelius. . armatus Norman . . hystrix Haswell . . purus Stebbing. . spinosissimus . . Boeck . . . tuberculatus . . . Bruzelius . Lafystius Kroyer. . . Sturionis .... Kroyer. . . Lalaria Nicolet. . . gracilis Bate . . . . longitarsis. . . . Nicolet. . . Lampra Boeck . . . gibbosa Boeck . . . Laotboes Boeck . . . Meinerti Boeck . . . Indice dei Sinonimi. 34, 699. Lembos Bate . . . . Varii generi 398, 399. 699, t. 6, f. 7 ; e t. 13, f. 30- cambriensis . . Bate . . . . Microdeutopus anomalus 417. 42, I. Danmonieusis . Bate . . . . 417. ? 679. versiculatus . . Bate . . . . ? 418. Gammaridi ( parte ) 302, 303. Websteri . . . Bate . . . . Autonoe longipes 403. 449. Lepidactylis . . . • Say Haustorius 750. Podocerus anguipes 444. arenarius . . . Smith . . . arenarius 751. Podocerus falcatus 445. dytiscus . . . . Say 750. 450. t. 57, f. 19. Lepidepecreum . . Bate W. . . Anonyx 810. Podocerus anguipes? 444. carinatum . . . Bate W. . . » longicornis 814. 4ÓO. t. 57, f. 20. clypeatum . . . Chevreux . 814. Podocerus anguipes? 444. foraminiferum . Bate W.. . 814. . Podocerus 442. longicorne. . . Bate W.. . 814. falcatus 445. mirabile . . . . Bate W.. . 814. Podocerus 442. limbo . G. 0. Sars. umbo 815. » falcatus 445. Lepleurus .... . Rafinesque. Hyalella? 905. 445. rivularis. . . . Rafinesque. ? 905. 445. Leptocbeirinae . . Boeck . . . Corofidi (parte) 306, 352, 354. » » 445. Leptoeheirus . . . Zaddach. 55, 356, 4«6. Podoceride? 454. barbimanus . . Thomson. 433, t. 57, f. 4, 5. Podocerus falcatus? 454. guttatus . . . Stebbing. . 430, t. 12, f. 15-24. 986. hirsutimanus . Stebbing. Leptoeheirus pilosus 427. 989, t. 60, f. 37. pectinatus . . . Stebbing. 427. 986. pilosus. . . ■ Zaddach . 489, t. 4, f. 10; e t. 12, f. 1-4 553. pinguìs . . . . Stebbing. . 43», t. 57, f. 1-3. Kroyera arenaria 554. tricristatus . . Stebbing. . Leptoeheirus guttatus 430. 554, t. 4, f. 1; e t. 34, f. 18- Leptocbela . . . . . Boeck . . Euonyx 841. 34, P. leptocbela . . . Boeck . . . chelatus 842. Kroyera haplocheles 553. . Stimpson. Maera? 731. Monoculodes affinis 553. » ? 731. 553, t. 3, f. 15; e t. 34, f. 35- Leptophoxus . . . G. 0. Sars. Phoxocepbalus 738. 39, Pn. falcatus . . . . G. 0. Sars » falcatus 739. Melila 715. LeucotJioe .... . . Leacb. . . 16, 651, 908. palmata? 715. Leucotboe ? 656. 315, 316. antarctica . . . Pfeffer. . . spinicarpa 653. Laetmatophilus tuberculatu 3 317. articulosa . . . . Leach . . 652. » » 317. brevidigitata . Miers. . . Leucotboe? 656. » » 317. Metopa Bruzelii 641. » 317. clypeata . . . , Kroyer. . . » clypeata 638. 319, 869, t. 55, f. 1-3. commensalis. . . Haswell . . Leucothoe spinicarpa 653. 589. crassimana . . . Kossmann . » 653. 19, 287, 5§8, t. 6, f. 8; e t. 32, denticulata . . A. Costa. . 652. f. 20-37. diemenensis . . Haswell . . 653. Aora 406. 123, 653. » gracilis 407. 652. » typica 409. glacialis . . . . Kroyer . . Metopa glacialis 639. Dexamine 572. Leucothoe spinicarpa 653. » gibbosa 576. grandimana . . Stimpson . sp. ? 656. Thoelaos 592. imparicornis. . Norman . . » spinicarpa? 653. » Meinerti 592. Lilljeborgii . . Boeek . . . 652, 659, 909, t. 19, f. 29, 34 Indice dei Sinonimi 935 (Leucothoe) Miersi . . . . . Stebbing. . Nov. Holla ndiae Haswell . . pachi/cera parthenopa ea . . A. Costa. . phyllonyx . . . M. Sars.. . procera . . . . Batc .... Richiardii . . . Lessona . . serraticarp a. . . n. n spinicarpa . . . Boeck . . . stylifera . . . . Stimpson . traillii . . . . . . Thomson . . . . . Stebbina*. . Leucothoidae . . . . Boeck . . . Leucothoides . . . Bate W. . . Leucotlioinae . . . Dana. . . . ... A. Costa. . Liljeborgia . . . . Bate .... aequabilis . . . Stebbing. . aequicorni ì . . . G. 0. Sars. consanguir ea . . Stebbing. . fissicornis . . . Boeck . . . Haswelli. . . . Stebbing. . Kinahani . . . . Boeck . . . Normanni . . . Steli! un:;'. . pallida. . . . . Bate .... Shetlandic. i . . . Bate W. . . Limnoria . . . . . Hesse . . . xylophaga . . . Hesse . . . Lisianassidi. . . . n. d Lisianassini . . . . . A. Costa. . Lockingtonia . . . Harford . . fluvialis . . . Harford . . Lonchomerus . . . Bate .... Lusyta. . . . algensis . . . . Chiereghini Lycesta . . . . . . Savigny. . Lysianassa . . . . Edwards. . Lysianassidae . . . . Buclibolz . Lysianassides . . . . Bate W.. . Lysianassina ... A. Costa. . ... A. Costa. . longicornis ... A. Costa. . Lysianassina . . . Lilljeborg . Leucothoe spinicarpa 053. Lysianassinae. . . Dana. . . . Metopa clypeata? 643. Leucothoe sp. ? 656. 254, OSI, t. 19, f. 22-28. Lp. affinis . . . . . Haswell . . Leucothoe sp. ? 65G. ? ampulla. . . Edwards. . n.ilimedon phyllonyx 534. appendiculata . . Edwards. . Leucothoe. .spinicarpa 652. appendiculosa . . Kroyer. . . 249, 651, t. 3, f. 4; e t. 19. f. 21, Lr. Audouiniaiia . . Bate . . . Leucothoe Lilljeborgii 240, 056. Audouinianus. . Walker . . (Cf. p. 907.) Australiensis . . Haswell . . 74, 76, 286, 288. «52. 907, t. li, bidentata . . . . n. n f. 4; e t. 19, f. 1-20, Ls. bidenticulata . . Bate .... Leucothoe sp. ? 656. » spinicarpa 653. ? Brasiliensis . . Dana. . . . 123, 653. . . Walker . . Vari.' famiglie 303. Chauseica . . . Edwards. . Gaminaridi ( parte ) 306. Varie famiglie 303, 306. . . Bate W. . Gammaridi (parte) 304. Nicippe 17, 123, 657. crispata . . . . Goés .... pallida 12, 17, 23. 658. . . Goés .... sp.? 657. Edwardsii . . . Goés .... » pallida 658. » 658. Fisheri. . . » Haswelli 661. Goésii . . . . . Jarzynski . pallida? 660. gryllus. . . . . Mandt . . . Cheirocratus Sundevalli 690. gulosa (Anon.). Goés. . . . Nicippe pallida 248, 658. Holbolli ( Anon.) Goés. . . . sp. ? 658. . . . A. Costa . . Cheirocratus Sundevalli 090. kergueleni . . Miers. . . . Chelura 347. kidderi. . . . . Smith . . . terebrans 347. Kròyeri . . . . Bate . . . . 313, 76». Lagena . . . . Reinhard! . 304, 709. . . Goés . . . . ? 897. longicornis . . Grube . . . ? 897. longicor.ii.-: . . Lucas . . . Aora 406. » gracilis 407. loricata . . . . A. Costa. . Erichthonius? 386. magellanica . . . Edwards. . » difformis? 386. Leucothoe 652. » spinicarpa 052. minuta (Anon.). Goés . . . . Cf. Lysianax 787. Lisianassidi 709. nitens . . . . . . Haswell . . 303, 769. nugax . . . . . . Bate . . . . Lysianax 787. . . . Heller . . . » longicornis 790. pianta Anon.) . Goés . . . . 790. Lisianassidi 305, 306, 307, 769. 302, 307, 308, 769. 787. Euryporeia ? 848. ? 836. Aspidopleurus ampulla 849. Anonyx nugax 834. 834. ? 849. Perrierella crassipes ? 84 I . ? 841. [ndeterminabile 849. Lysianax bispinosus 251. Ichnopus bidenticulatus 804. 5»*. t. 1, f. 5; e t. 2."), f. 10-21. Lysianax sp. ? S."»U. Lysianax longicornis 790. Cheirocratus sp. ? 799. Aristias neglectus 844. Lysianax septentrionalis 788. Lysianax bispinosus? 788. Anonyx crispatus 819. ? 850. Anonyx Edwardsii 828. Lysianax longicornis 790. ? 792. ? 792. Euryporeia gryllus 848. Anonyx cicada 833. Hippomedon HolbOlli 808. Anonyx humilis 817. Hippomedon HolbOlli 808. Ichnopus? 850. ? 850. Anonyx nugax 834. Pseudalibrotus litoralis 799. Ichnopus taurus 792, 801. 10, mi, 251, 790, t. 3, f. 6; e t. 25, f. 1-15. Lysianax longicornis 790. Euryporeia gryllus 848. ? 793. Anonyx nugax? 836. Anonyx minutus S26. ? 793. ? 836. Anonyx nugax 834. Lysianax longicornis T'.i2. Anonyx plautus 828. . Lysianax septentrionalis? 7 SS. |i;i; Indice dei Sinonimi (Lysianax) producta Goes .... Anonyx pumihis 831. punctatus . . . . n. n 82, 149, 789, t. G, f. 6; e t. 25: f. 22-32. sagenae Walker . . Anonyx Lagena? 836. salectus Nardo . . . Dexamine spinosa? 889. septentrionalis . n. n 78S. spinicornis ... A. Costa. . Lysianax longicornis 790. spinicornis. . . . Lilljeborg . Ichnopus taums 801. spinifera Stimpson. . ? 850. tumida (Anon.). Goès .... Aristias tumidus 846. umbo Goès .... Anonyx limbo 815. Vahli Kròyer. . . Ichnopus nugax 804. variegata .... Bate .... Lysianax punctatus ? 790. Woodmasoni. . . Giles. . . . Ichnopus? 895. Lysianella G. O. Sars. 7?»'?. petalocera. . . . G. O. Sars. 797. t. GÌ, f. 9*. Macleaya Haswell . . Podocerus 897. longimanus . . . Haswell . . » anguipes 897. il/aera Leach ... 11, 292, 784. anisochir .... Dana. . . . Melita Fresnelii 708. appendiculata. . Stebbing. . Ceradocus 765. approximans . . Haswell . . Indeterminabile 731. Batti Norman . . 786. Blanchardi . . . Bate .... Maera truncatipes 725. brasiliensis . . . Kossmaun . Elasmopus sp. ? 737. brevicaudata . . Heller . . . Melita palmata? 715. Bruzelii Stebbing. . 730. confervicola. . . Stimpson . Gammarus mar in us 762. crassimana . . . Miers . . . Solo nome 731. crassipes Haswell . . Ceradocus fasciatus? 723. Danae Bate .... ? 731. dentifera Haswell. . Protomedeia sp. ? 441. diversimanus . . Miers . . . Maera truncatipes? 731. Donatoi Heller ... » grossimana 727. erythraea .... Kossmann . Elasmopus rapax 736. erythrophthalma Heller ... ? 731. festiva Chilton . . Ceradocus rubromaculatus 720. fuegiensis .... Bate .... Indeterminabile 425. f'urcicornis . . . Bate .... » 730. fusca Bate .... » 731. grossimana . . . Leach . . . 83, 787, t. 2, f. 10; e t. 21 f. 1-16; e t. 41, f. 37. hamigera .... Haswell . . Ceradocus fasciatus ? 723. incerta Chilton . . Maera truncatipes 725. integrimana. . . Heller ...» » 725. laevis Smith . . . Indeterminabile 722. longimana. . . . Leach . . . Maera Othonis 729. Loveni Bate .... 789. massauensis . . . Kossmann. Maera truncatipes 725. {Maera ) . Maera? 732. orchestipes . . Heller . . Ceradocus fasciatus 721. Othonis . . . 789, t. 60, f. 8. pectenicrus . . Bate . . . Indeterminabile 732. petriei . Thomson . Elasmopus subcarinatus 733. pocillimanus . Bate . . . Elasmopus pocillimanus 733. quadrimanus . Bate . . . Maera truncatipes 725. quadrimanus . Thomson . . Bs.? 732. . Haswell . Ceradocus rubromaculatus 720. rapax .... . Bavrois . Elasmopus rapax 736. rubromaculata . Haswell . Ceradocus rubromaculatus 720. savii . Bate . . . Indeterminabile 731. . Heller . . Maera truncatipes 31, 725. . Melita Fresnelii 708. spinosa . . . . Haswell . . Ceradocus rubromaculatus 720. subcarinata . . Chilton . Elasmopus carinatus 733. . Bate . . . Maera grossimana 727. tenella .... . G. 0. Sa •s. » tenera 724. tenera .... . G. 0. Sars. 784. . Melita palmata 714. Torelli. . . . . Boeck . . Ceradocus Torelli 723. truncatipes . . . Bate . . . 785, t. 1, f. 2; e t. 22, f. 26-40 valida .... . Dana. . . Melita Fresnelii 708. viridis .... . Haswell . Maera truncatipes 725. Megalorchestia . . Brandt. . Orchestia 494, 504. californiana . . Brandt. gammarellus 500, 504. franciscana . . Lockingt on ? 508. longicornis . . Brandt. . Orchestia longicornis 505. scabripes . . . Stimpson gammarellus 500. . Cf. Megaluropus. Megaluropus . . . Norman «94. . 284, 695, t. 3, f. 9; et. 34, f. 1-17 Megamaera . . . . Bate . . . Maera 724. . Indeterminabile 730. Alderi .... . Bate . . . Melita obtusata? 716. aspera .... . Bate . . . Elasmopus sp. ? 737. Boeckii . . . . . Haswell . . ? 732. brevicaudata . Bate . . . Elasmopus? 735. . Bate . . . Melita palmata 714. diemenensis . . Haswell . Elasmopus rapax 736. fasciculata. . . Thomson . . Eusiroides? 672. Haswelli. . . . Miers . . Ceradocus fasciatus? 723. Indica .... . Bate . . . Podoceride? 454. . Bate . . . ? 730. longicauda . . Bate . . . Indeterminabile 730. longimana. . . Bate . . . Maera Othonis 729. Mastersii. . . . Haswell . Ceradocus rubromaculatus 721. . Pfeffer. . Bs.? 732. multidentata . Bate W. . . Maera Batei 726. Indice dei Sinonimi. 937 ( Megamaera ) Othonis . . . . . Bate . . . . Peruviensis . . . Bate . . . . semiserrata . . . Bate . . . . serrata. . . . . . Bate . . . . subearinata . . . Haswell . . subserrulata . . . Grube . . . suensis. . . . . . Haswell . . suensis. . . . . . Haswell . . Suluensis . . . . Bate . . . . Thomsoni . . . . Miers . . . Torelli. . . . . . Bate . . . . legamphopus. . . . Norman . . cornutus. . . . . Norman . . lelita . . . Leacb . . . . . . Hansen . . anisocliir . . . . Bate . . . . australis. . . . . Haswell . . brevicaudats . . n. n Coronimi . . . . Heller. . . . . Giles. . . . . . Boeck . . . . . Stuxberg . exilii. . . . . . Mailer. . . . . Murdoch. . Fresitela . . . Bate . . . . gladiosa . . . . Bate .... Goesii . . . insatiabilis . . Muller. . . . . Murdoch. . megaelieles . . Giles. . . . Messalina . . . Muller. . . obtusata . . . . Leach . . . orchestiipes . . Bate . . . . oxyiira. . . . . Catta. . . . pallida. . . . . G. 0. Sars. pellucida . . . G. 0. Sars. Podager . . . . Bate .... . . Bate . . . . quadrispinos % . . Vosseler . . ? Ramsayi. . . Haswell . . . . Bate .... tenuicornis . . . Dana. . . . Ceradocus f'asciatus 721. Maera Othonis 729. Podoceride? 454 Ceradocus fasciatus 721. » rubromaculatus 720. Elasmopus subcarinatus 733. Ceradocus fasciatus 721. Maera? 720. Ceradocus fasciatus 723. Parelasmopus suluensis 7.'!7. Ceradocus rubromaculatus 720. Torelli 723. Podoceropsis ? 45 I. 454. 13, 292, 293, 707. Melita obtusata 711. » Fresnelii 708. 708. » fucicola 35, 53, 252, 254, 295. Melita palmata 714. » Fresnelii 895. 714. Solo nome 716. Melita Fresnelii 708. » obtusata 711. 509, t. 1, f. 8; e t. 24, f. 1-19. 50§, t. 60, f. 6. Melita obtusata 293. 711. 711. » palmata? 278, 716. 714. ? 716. Melita palmata? 278, 716. ? 716. 511, t. 1, f. 7; e t. 23, f. 1-19. Ceradocus fasciatus 721. ? 716. Bs.? 716. 30, 154, 248, 293, 513, t. 1, f. 6; e t. 23, f. 24-40. Gammarus marinus? 716. Melita obtusata? 715. 711. » palmata? 716. Ceradocus rubromaculatus 720. Melita Fresnelii 708. » palmata 714. Fresnelii 708. ( Melita ) venusta Stuxberg . Melpbidippa Boeck . . . borealis Boeck . . . longipcs Boeck . . . maera Norman . . spinosa Norman . . Menigrates Boeck . . . brachycercus . . Stebbing. . obtusifrons . . . Boeck . . . Menig. Orchomene? Sehneider . arcticus Sehneider . Hetopa Boeck . . . aequicornis . . . G. O. Sars. affinis Boeck . . . Alderi Boeck . . . Boeckii G. 0. Sars. borealis G. 0. Sars. Bruzelìi Boeck . . . calcarata G. 0. Sars. carinata Hansen . . eh/peata Boeck . . . compacta .... Stebbing. . crenatipalmata . Stebbing. . Esmarki Boeck . . . gigas Stuxberg . glacialis Boeck . . . gregaria G. 0. Sars. groenlandica . . Hansen . . invalida .... . G. 0. Sars. . Hansen . . leptocarpa . . . . G. 0. Sars. longieornis . . . Boeck . . . longimcma. . . . Boeck . . . magellanica. . . Stebbing. . megacheir . . . . Boeck . . . . Boeck . . . nasutigenes . . . Stebbing. . neglecta .... . Hansen . . Nonnani. . . . . Hoek. . . . norvegica . . . . Stebbing. . . Stebbing. . palmata .... . G. 0. Sars. parai lelocheir . . Stebbing. . pollexiana. . . . Metzger . . Solo nome 716. Ceradocus 718. » borealis 720. macer 720. » 720. spinosus 719. Ichnopus 800. » nugax 804. 804. Aristias 846. » tumidus 846. 634. Bs.? 64 1. Bs? 644, 907. 638, 907, t. 59, f. 52. Bs.? 907. Bs.? 644, 907. 641, 907, t. 59, f. 57. Metopa Bruzelii 641. Cf. Probo- loides 907. 635, t. 59, f. 49. 638, t. 59, f. 50-51. Bs.? 644. Cf. Metopoides 907. Bs.? 644. Cf. Proboloides 907. Bs.? 644. Solo nome, li I 1. 639, t. 59, f. 54. 643, t. 59, f. 62-63. Cf. Pro- boloides 907. 640, t. 59, f. 55. Bs.? 907. Bs.? 641. 63», 907, t. 59, f. 53. Bs.? 644, 907. 643. 907, t. 59, f. 61. Bs.? 644. Cf. Metopoides 907. 648, t. 59, f. 60. (È una Ste- nothoe, cf. p. 907. ) 635, 907, t. 59. f. 48. Metopa nasuta 633. Cf. Probo- loides 907. 640, 907, t. 59, f. 56. Bs.? 645. Metopa clypeata 643. Bs.? 645. Cf. Metopoides 907. Bs. ? 907. 648, t. 59, f. 59. Cf. Meto- poides 907. Bs.? 569, 615, 907. Zool. Station z. Neapel, Fauna und Flora, Golf v. Neapel. Gammarini. 118. qvo Indice dei Sinonimi. ( Metopa ) propinqua. . . . G. O. Sars. Bs.? 907. pusilla G. 0. Sars. Bs. ? 907. robusta G. 0. Sars. Bs.? 907. rubrovittata. . . G. O. Sars. Bs.? 645, 907. Sarsii Pfeffer. . . Bs.? 645. sinuata G. 0. Sars. Bs.? 907. Sòlsbergii .... Schneider . Bs. ? 645, 907. spectabilis. . . . G. 0. Sars. 641, 907, t. 59, f. 58. tenuimana. . . . G. 0. Sars. Bs.? 907. Metopoides n. n 907. compactus. . . . n. n Cf. Metopa compacta 644. magdlanicus . . n. n » magellanica 644. ovatus n. n » ovata 645. parallelocheir . . n. n » parallelocheir 642. Microcheles Kroyer. . . Ipbimedia 582. annata Kroyer. . . » obesa 584. Microdeuteropus Cf. Microdeutopus. Microdeutopidae . . G. 0. Sars. Corofidi ( parte ) 352. Microdeutopinae . . Boeck ... » » 306, 352, 354. Microdeutopus ... A. Costa. . 356, 399, 410. algicola n. s 9, 254, 41S, t. 1, f. 3; e t. 11, f. 1-12, Mu. anomalus .... Bate .... 417, t. 56, f. 41. arcticus Hansen . . Autonoe arctica 406. armatus Chevreux . Stimpsonella armata 422. australis Haswell . . Autonoe longipes 403. bidentatus. . . . Stebbing. . » » 403. chelifer Haswell. . Microdeutopus sp. ? 421. chelifera Stebbing. . Stimpsonella chelifera 424. grandimanus . . Bate. . . . Microdeutopus gryllotalpa 260, 411. gryllotalpa . . . Bate .... » anomalus 417. gryllotalpa ... A. Costa. . 133, 177, 188, 202, 227, 252, 254, 258, 260, 275, 289, 290, 295, 411, t. 1, f. 12; e t. 11, f. 25-43. gryllotalpa . . . Nebeski . . Microdeutopus Stationis? 414. longipes Bate .... Autonoe longipes 403. macronyx .... Bate .... Protomedeia fasciata 436. maculatus .... Thomson. . Aora typica 409. Megnae Giles. . . . Microdeutopus algicola? 894. minax Smith . . . Microdeutopus gryllotalpa? 420. Mortoni Haswell . . Aora typica 409. Stationis n. s 252, 254, 415, t. 5, f. 2; e t. 10, f. 31-41. tenuipes Haswell . . Aora typica 409. tenuis Bate .... Microdeutopus sp.? 420. Titii Heller ... » sp.? 418. versiculatus. . . Bate .... » anomalus 418. Websteri .... Bate .... Autonoe longipes 403. . Lilljeborg Nicipj>e 657. Microprotopidae. . . Bonnier . Corofidi (parte) 307. Microprotopus . . . Norman . . 356, 391. longimanus . . . Chevreux . 39», t. 56, f. 7-12. maculatus . . . . Bonnier . . Microprotopus longimanus 392. maculatus . . . . Norman . . 393. Moera Cf. Maera. Monoculodes. . . . . Stimpson. Oediceros 541. aequicornis . . . Norman . » aequicornis 545. aequimanus . . . Robertson » longimanus 547. affinis Bate . . . . » affinis 548. affinis . Boeck . . . » » 548. Bate . . . . » nubilatus 550, 907. carinatus . . . . Bate . . . . » affinis 548, 907. crassirostris . . . Hansen . . » » 548. demissus. . . . . Stimpson. Indeterminabile 556. falcatus .... . G. 0. Sars 907. . Chevreux Oediceros affinis? 556. Boeck . . » longimanus 547. . Boeck . . » norvegicus 550, 907. latimanus . . . . Boeck . . » latimanus 549, 907. longicornis . . . Boeck . . . » affinis? 548. longimanus . . . Bate W.. » longimanus 547. lougirostris . . . Boeck . . » longirostris 545, 907 megapleon. . . . Giles. . . » longimanus 547. norvegicus . . . Boeck . . » nubilatus 550, 907. nubilatus . . . . Packard . » 550.- Packardi . . . . Boeck . . » 550, 907. pallidus .... . G. 0. Sars T> affinis 907. . Hansen . » nubilatus 550. Stimpsoni . . . . Boeck . . » affinis 548. subnudus . . . . Norman . » nubilatus 550. tenuirostratus. . Boeck . . » aequicornis 545, 907 tesselatus . . . . Schneider » nubilatus 550, 907. tuberculatus . . Boeck . . . 550, 907. Monoculopsis . . . . G. 0. Sars Oediceros 907. longicornis . . . G. 0. Sars . » affinis? 907. Montagua . Bate . . . Vari generi 564. , Bate . . . Metopa Alderi 638. Bruzelii . . • . . Goés . . . » Bruzelii 641. clypeata .... . Bate . . . » clypeata 638. . Bate . . . Cressa dubia 581. . Bate . . . . Metopa glacialis 639. . Bate . . . Stenothoe valida? 569. longicornis . . . Haswell . » monoculoides 569. longimana. . . . Bate . . . . Stenothoe? 569. marina . Bate . . . Stenothoe monoculoides 568. . Haswell . Indeterminabile 569. monoculoides . . Bate . . . . Stenothoe monoculoides 568. norvegica . . . . Bate . . . . Metopa clypeata? 643. Indice dei Sinonimi. 939 (Montagua) phyllonyx. . . Bate . . . . Halimedon phyllonyx 531. pollexiana. . . Bate . . . . Motopa pollexiana 569. Marcusen . Stenothoe monoculoides 569 variegata . . , Jarzvnski . Solo nome 569. Chilton . Stenothoe 564. . Chilton . » sp. ? 569. . Kinahan. Isopodo? 899. bicuspidata . . Kinahan. ? 899. Naenia Bate . . . . Podoceropsis 452. eaudadentata . Metzger . . Solo nome 453. excavata. . . . Bate . . . . Podoceropsis Sophiae 452. rimapalma. . . Bate . . . 452. rimapalmata. . Bate W.. 452. tuberculosa . . Bate . . . 452. nudata Bate . . . . Indeterminabile 453. Nannonyx .... G. 0. Sars. 794. Goesii G. 0. Sars. 794. Leacb . . Chelura 347. nesaeoides . . . Leach . . » terebrans 347. Neobaie Haswell . . Orchestide? 897. Haswell . 897. Neohela Smith . . 327, 34«. monstrosa . . . Smith . . 34», t. 55, f. 19-24. phasma .... Smith . . Neohela monstrosa 343. Stebbing. Indeterminabile 343. Nicea Nieolet. . Hyale 518. armoi'ica. . . . Bate . . . Indeterminabile 424. Bucchiclii . . . Heller . . Hyale Prevostii 519. camptonyx . . Heller . . » » 519. crassipes. . . . Heller. . 520. Chilton . Ceina egregia 530. fasciculata. . . Heller . . Hyale Prevostii 519. Thomson. 520. istrica Grube . . 520. longicornis . . Grube . . Hyale? 526. Lubbockiana . Bate . . . . Hyale pontica 526. Lucasii .... Nieolet. . . Hyale sp.? 529. Heller. . Hyale Prevostii 519. neozealanica . Thmsn. Ch » » 520. Heller . . 291, 519. novaezealandiae Thomson. . 520. nudieornis. . . Heller . . » . 519. Perieri Czerniaw. . » » 520. plumicornis . . . Heller . . . 519. Catta. . . . » pontica 524, Czerniaw. » Prevostii 520. Prevostii. . . . Bate . . . . 519. Thomson. . » » 520. Heller . . 520. (Nicea ) Schmidtii .... Heller . . . Hyale Prevostii 520. Nicippe Bruzelius . 657. Haswelli n. n 6«i, t. 59, f. 68. pallida n. n 658, t. 1, f . 1 ; e t. 19, f. 35-52. tumida Bruzelius . 658, t. 59, f. 66, 67. Niphargus Schiòdte . . 704. aquilex Schiòdte . . Niphargus subterraneus 704. caspius Grimm . . . Solo nome 705. elongatus .... Boeck . . . Eriopisa elongata 706. fontanus Bate .... Niphargus subterraneus 705. Forelii Asper ... » » 705. Kochianus. . . . Bate .... j 704. onesiensis .... Humbert. . » » 705. orcinus Joseph. . . » » 705. ponticus Czerniaw. . » » 705. puteanus .... Bate .... » » 16, 103, 255, 270, 271, 283, 294, 296, 705. stygius Schiòdte . . Niphargus subterraneus 704. subterraneus . . Simon . . . 904, t. 38, f. 31-34. tatrensis Wrzesn. . . Niphargus subterraneus 276, 705. Normania Boeck . . . 796. latimana G. O. Sars. Cheirimedon latimanus 838. quadrimana. . . n. n 997, t. 60, f. 42-44. Nototropis A. Costa. . Dexamine 572. guttatus A. Costa. . » spinosa 573. spinulicauda. . . A. Costa. . » » 573. Odius Lilljeborg . 581. carinatus .... Boeck . . . 5818, t. 58, f. 86, 87. Oediceridae G. O. Sars. Oediceridi 308, 531, 907. Oediceridi n. d 313, 531. Oedieerina Lilljeborg . Oediceridi 305, 531. Oedicerinae Boeck ... » 306, 531. Oediccroides Stebbing. . Halimedon 533. cinderella .... Stebbing. . cinderella 540. conspicua .... Stebbing. . rostratus 540. ornata Stebbing. . > ornatus 536. rostrata Stebbing. . » rostratus 540. Oediccropsis Liljeborg . Oediceros 541, 907. brevicornis . . . Liljeborg . » brevicornis 543, 907. rostrata Stebbing. . Halimedon rostratus 540. Oediceros Kroyer . . 541, 907. aequicornis . . . Norman . . 545. t. 58, f. 63, 64. aequimanus . . . Kossmann . Oediceros longimanus 547. affinis Bruzelius . 548. t. 4, i'. 3; e t. 33, f. 27-31. affinis Goes .... Oediceros nubilatus 550. arcticus Danielssen. Solo nome 547. arenicola .... Haswell . . Halimedon? 556. Behringiensis . . Lockington ? 556. borealis Boeck . . . Oediceros saginatus 551, 907. OAO Indice dei Sinonimi (Oediceros) boreali» Bucliholz . Oediceros nubilatus 550. Brandtii Jarzyuski . Solo nome 556. brevicalcar . . . Goes .... Halimedou brevicalcar 539. brevicornis . ■ . n. n 543, t. 58, f. 50-54. curvirostris . . . Hansen . . Oedicerus lynceus 545. fossor Stimpson . Indeterminabile 556. griseus n. s 551, t. 33, f. 16-26, Og. latimanus .... Goes .... 549, t. 58, f. 67, 68. latrans Haswell . . Indeterminabile 556. longicaudatus. . n. n 544, t. 58, f. 56 60. longimanus . . . n. n 32, 255, 291, 547, t. 4, f. 9; e t. 33, f. 32-36, 01. 1 o>i gir ostris . . . Goes. . . . 545, t. 58, f. 61, 62. lynceus M. Sars . . 54», t. 58, f. 65, 66. macrocheir . . . G. O. Sars. Oediceros lynceus 546. Maìmgrenii . . . n. n 544, t. 58, f. 55. microps G. O. Sars. Oediceros lynceus? 546, 547. neozelanicus . . Tlnnsn. Ch. Novi-Zealandiae 543. norvegicus . . . Boeck . . . Kioyera arenaria 554. Novi-Zealandiae Dana. . . . 543, t. 58, f. 53-54. nubilatus . . . . n. n 550, t. 58, f. 69-70. obtusus Bruzelius . Halimedon phyllonyx 534. obtusus Goes .... » distinguendus 535. parvimanus . . . Bate W. . . Halimedon parvimanus 539. propinquus . . . Goes .... Oediceros lynceus 545. ? Pugettensis . . Bate .... ? 585. pulieiformis . . . Gile.s. . . . Oediceros longimanus 547. saginatus .... Kròyer. . . 551, 907, t. 58, f. 71-72. Onesimoides Stebbing. . 796. carinatus .... Stebbing. . 796, t. 60, f. 39-41. Onesirnus Boeck . . . Anonyx 810. abyssicola .... Stuxberg . Solo nome 836. afiinis Hansen . . Pseudalibrotus litoralis 799. brevicaudatus. . Hansen . . » » 799. caricus Hansen . . Anonyx Edwardsii 828. caspius Grimrn. . . Solo nome 836. Edwardsii .... Boeck . . . Anonyx Edwardsii 828. leucopis G. O. Sars. » » 828. litoralis Boeck . . . Pseudalibrotus litoralis 799. Normani Sclmeider . Anonyx Normani 827. platyuros .... Gi-imm. . . Solo nome 836. plautus Boeck . . . Anonyx plautus 828. pomposus .... Grimm. . . Solo nome 836. turgidus G. O. Sars. Anonyx plautus 828. vorax Stuxberg . Solo nome 836. zebra Stuxberg . Solo nome 836. Oniscus Vari generi. abyssinus . . . . O. Pabric. Pontogeneia inermis? 618. aculeatus .... Lepechin . » aculeata 616. ( Oniscus) arenarius .... 0. Fabric. . arenarius .... Slabber . . bicaudatus . . . Liane . . . Cancellus .... Pallas . . . cicada 0. Fabric. cuspidatus. . . . Lepechin. . gammarellus . . Pallas . . . locusta Pallas . . . muricatus .... Pallas . . . pulex O. Fabric. pulex Pallas . . . serratus 0. Fabric. . Stroemianus. . . 0. Fabric. testudo Montagu. . volutator .... Pallas . . . Onisimus Boeck . . . Opis Bate W.. . Opis Kroyer. . . Opisa Boeck . . . Eschrichtii . . . Kròyer. . . hispana Chevreux . leptoehela . . . . Bate W.. . quadrimana . . . Bate W. . . typica Kroyer. . . Orchestia Leach . . . agilis Smith . . . Aucklandiae. . . Bate .... Beaucoudrayi . . Bate .... Bonelliana. . . . White . . . Bottae Edwards. . brevicornis . . . Nicolet. . . brevidigitata . . Bate W.. . Californiensis . . Dana. . . . Capeusis Dana. . . . cavimana .... Heller . . . Chevreuxii ... De Guerne cliilensis Edwards. . Cloquetii .... Audouin. . constricta .... A. Costa. . crassicomis ... A. Costa. . Darwinii ' Miiller . . . dentata Filhol . . . Deshayesii. . . . Audouin. . dispar Dana. . . . Euchore Miiller . . . feminaefortnis. . Czerniaw. . Amathilla Homari 685. Haustorius arenarius 750. Corophium bicaudatum 372. Pallasea cancellus 755. Anonyx cicada 833. Acanthozone cuspidata 613. Orchestia gammarellus 499. Talitrus locusta 492. Pallasea cancellus? 756. Gammarus locusta? 768. fluviatilis 763. Acanthonotosoma serratura 675. Orchestia gammarellus 499. Pereionotus testudo 559. Corophium bicaudatum 372. Cf. Onesirnus. Euonyx 841. Cf. Opisa. 806. 806, t. 60, f. 46, 47. SO». Euonyx chelatus 842. Normania quadrimana 797. Opisa Eschrichtii 806. 15, 490, 491, 491. Orchestia gammarellus 501. 505. Orchestia sp. ? 511. Hyale Prevostii? 508. Orchestia gammarellus 500. ? 509. Orchestia gammarellus? 509. » chilensis ? 509. 506, t. 57, f. 69. Orchestia gammarellus 129, 500, 885. Orchestia gammarellus 501. 498, t. 2, f. 8; e t. 15, f. 31-38. Orchestia? 509. Orchestia chilensis ? 509. » gammarellus 501. » Deshayesii 507. ? 509. 31, 39, 82, 129, 151, 154, 155, 193, 250, 255, 274, 289, 294, 507, t. 2, f. 5; et. 15, f. 15-30. Orchestia gammarellus 500. 500. 500. Indice dei Sinonimi. 941 ( Orchestici ) ( Orchestia ) Fischerii . . . . Edwards. . 497, t. 57, f. 5G. tenuis Dana. . . . ? 510. fissispinosa . . . Kossmann . Talitrus? 509. Trasckiana . . . Stimpson • ? 510. Fuegiensis . . . Bate . . . . Orchestia gammarellus 500. trigonochcirus . Leach . . . Orchestia chilensis 498. gammarella . . . Guérin M. 500. Tristensis . . . . White . . . » gammarellus 500. gammarellus . . Boeck . . . 21, 31, 250, 253, 490, t. 2, f. 11 . tuberculata . . . 1 la aa . . . . 496, t. 57, f. 55. e t. 15, f. 1-12, e 39-43. Tucuratinga . . Miiller . . . Orchestia gammarellus 500. Gayi Nicolet. . . ? 509. Tucurauna . . . Muller. . . » ? 510 grandicornis. . . Kroyer. . . Hyale Prevostii 519. Orchestia Talitrus Dana. . . Orchestia 496, 500. gryllus Gould . . . Orchestia gammarellus 510. Brasiliensis . . . » gammarellus 500. Gryphus Mùller. . . » Deshayesi 507. ? brevicornis . . Dana . . . . Orchestia? 509. hawaiensis . . . Dana. . . . ? 509. insculpta . . . . Dana. . . Orchesti a tuberculata 496. Martens . . Orchestia gammarellus? 509. novizealandiae . Dana. . . » gammarellus? 510. inaeqnalis . . , . Heller . . sp.? 509. pugettensis . . . » 500. Chevreux i> gammarellus 889. scabripes . . . . Dana. . . » 500. Bate . . . . chilensis 498. Orch.:i Talorchestia Dana. . . Orchestia 500, 506. 505, t. 57, f. 64. gracilis .... » gammarellus 500. littoralis .... Burmeister ? 509. Quoyana. . . . Dana. . . » Quoyana 506. Lueas . . Solo nome 510. Leach . . Orchestidi 301, 489. Leach . . . Orchestia gammarellus 129, 292, n. d. . . . 313, 489. 500, 887. Bate W. . Orchestidi 489. longicornis . . Edwards . 505, t. 57, f. 66, 67. Orchestinae Gerstaecke r » 307. longicornis . . Kroyer. . Hyale Prevostii 519. Orchestoidea . . . Nicolet. . Orchesti i 491. Macleyana. . . Haswell . Orchestia gammarellus 501. Brasiliensis . . Bate . . . » gammarellus 500. mediterranea . A. Costa. » chilensis 255, 498. Californiana. . Bate . . . » 500. megalophthalma n. d 496, t. 57, f. 54. Bate . . . » Fischerii 497. Montagui . . . Audouin. Orchestia gammarellus 500. ? Novi Zealaudiae Bate . . . » gammarellus ? 500. nidrosiensis . . Kroyer. . Hyale pontica? 530. Pugettensis . . Bate . . . » 500. nitida Dana. . . Orchestia chilensis 498. scabripes . . . Bate . . . » 500. Novaezealandiaf Bate . . . » gammarellus? 510. tuberculata . . Nicolet. . » tuberculata 496. Brandt . . 500. Boeck . . Anonyx 810. Filhol . . ? 510. abyssorum. . . . Stebbing. » abyssorum 824. palustris. . . . Smith . . Orchestia gammarellus 501. amblyops . . . G. O. Sars » pectinatus 820. Lucas . . Hyale Prevostii 519. Batei G. 0. Sars » humilis 818. Pickeringii . . Dana. . . Orchestia gammarellus 500. Stebbing. » Zschauii 823. Platensis. . . . Kroyer. . 500. crispatus . . . G. 0. Sars » crispatus 819. pollieifera . . . Stimpson ? 510. excavatus . . . G. 0. Sars . » Zschauii 824. quadrimana. . Dana. . . 504, t. 57, f. 63. Boeck . . . Naunonyx Goesii 794 Quoyana . . . Edwards . 506, t. 57, f. 68. Grimaldii . . . Chevreux Anonyx Edwardsii? 836. rectimana . . . Dana. . . ? 510. Meinert . » sp.? 837. salectus .... Nardo . . Dexamine spinosa? 889. Boeck . . » minutus 826. scutù/erula . . Dana. . . 497, t, 57, f. 57-60 889. musculosus . . Stebbing. » musculosus 823. Selkirki Stebbing. . Orchestia gammarellus 501. pectinatus. . . G. 0. Sars » pectinatus 820. serrulata . . . . Dana. . . 498, t. 57, f. 61, 62. Boeck . . » pinguis 821. spinimana . . . n. n. . . . Orchestia chilensis 129, 248, 498_ serratus .... G. 0. Sars Anonyx serratus 819. spinipalma . . Dana. . . 129, 498. Boeck . . Anonyx ambo 815. Stroemianus. . Rhrdt . . » gammarellus 500. 0.ne Lepidepecreum . Schneider . Anonyx 815. sylvicola. . . . Dana. . . 510. . *> unibo 815. Tahitensis. . . Dana. . . ? 510. 0.ne Orchomenella Schneider Anonyx 821. Telluris Bate . . . . Orchestia gammarellus 500. Schneider » minutus 826. 942 Indice dei Sinonimi. (0.,le Oiehomenella ) ( Parampbithoe ) Anonyx pinguis 821. Orchomenella . . . G. 0. Sars. Anonyx 810. inermis . . . . . Goes .... ciliata .... . G. 0. Sars. ciliatus 816. laeviuscula . . . Bruzelius . groenlandica . G. 0. Sars. groenlandicus 832. minuta. . . . . G. 0. Sars. » minutus 820. megalojjs . . . . Buchholz . pinguis . . . . G. 0. Sars. » pinguis 821. monocuspis . . . G. 0. Sars. Orchomenopsis . . G. 0. Sars. Anonyx 811. Norvegica . . . . Bruzelius . obtusa .... . G. 0. Sars. obtusus 824. . . Bruzelius . Orthopalame . . . . Hoek. . . . Microprotopus 391. parva .... . . Boeck . . . Terschellingii . . Hoek. . . . » maculatus 391. Otus . . Bate . . . . Odius 581. » carinatus 582. . . Goès .... carinatus . . . Bate . . . . . . Goes .... Pallasea . . Bate . . . . 955. tridentata . . . . Bruzelius . eancelloides . . Bate . . . . Pallasea cancellus 755. Paramphithoidae . . G. 0. Sars. cancellus . . . . Bate . . . . 755, t. 60, f. 26, 27. . . Cbilton . . quadrispinosa . Boeck . . . Pallasea cancellus 755. . . Cbilton . . Pallasia Cf. Pallasea 755. longimana. . . . Cbilton . . Solo nome 896. typica .... . . Cbilton . . Solo nome 896. Paraphoxus . . . . . G. 0. Sars. Vari generi 582, 604. oculatus. . . . . G. 0. Sars. debilis .... . Thomson. . Acanthozone longimana? 604. Parapleustes . . . . Buchholz . Iphimedia spinosa 585. glaber .... . . G. 0. Sars. translucens . . Cbilton . . Acanthozone longimana 619. gracilis . . . Pantoporeia . . . . Grimm. . . ? 717. latipes .... . . G. 0. Sars. microplitlialma . Grimm. . . Solo nome 717. pictus .... . . Giles. . . . . Stebbing. . Ischyrocerus ? 451. pulcbellus. . . . G. 0. Sars. orguion .... . Stebbing. . orguion 451. Pardaìisca . . . . . Kroyer. . . Paradulichia . . . Boeck . . . 315, 3<». . . Boeck . . . typica .... . Boeck . . . 31», t. 55, f. 4, 5. Boecki .... . . Malm . . . . Miers . . . Vari generi. cuspidata . . . . Buchholz . australis. . . . Miers . . . Atylus austrinus 702. cuspidata . . . . Kroyer. . . . Miers . . . Melita Fresnelii 708. . . Stebbing. . tenuicornis . . Miers . . . » palmata 714. tenellus . . . . . Stebbing. . Parampbithoe. . . Bruzelius Vari generi 599, 701. Pardaliscinae . . . . Boeck . . . assimilis. . . . G. 0. Sars. Acanthozone pulcbella 607, 907. Pardaliscoides. . . . Stebbing. . » fulvocincta 614. bicuspis . . . pulcbella? 606, 907. Parelasmopus . . . . Stebbing. . 605, 907. suluensis . . . . Stebbing. . brevicornis . . G. 0. Sars. Acanthozone? 619, 907. Paroediceros . . . . G. 0. Sars. carcinophila. . Chevreux . ? 619. lynceus . . . . . G. 0. Sars. carinata . . . . Goés . . . . Atylus carinatus 701. propinquus . . . G. 0. Sars. cataphracta . . Smith . . . Indeterminabile 617. Peltocoxa .... . . Catta. . . . compressa . . . Bruzelius . Atylus Swammerdamii 698. damuoniensis . . n. n Acanthozone bispinosa 609. euaeantha . . . . G. 0. Sars. » pulcbella 605. longirostris . . . n. n » pulcbella? 606. Marionis. . . . . Catta. . . . Pontogeneia aculeata? 617. Pereionotus . . . . . Bate W.. . fulvocincta . . Goés . . . . Acanthozone fulvocincta 614. . . Bate W.. . pulcbella 606. Acanthozone cuspidata 613. Pontogeneia inermis 617. Acanthozone laeviuscula 602. bicuspis? 606. fulvocincta 614. ? 907. » laeviuscula 602. panopla 607. bicuspis ? 607. pulcbella 605, 907. Atylus Swammerdamii 698. Acanthozone tricuspis 603. fulvocincta 614. Dexaininidi ( parte ) 557. Protomedeia 441. sp.? 441. sp.? 441. sp.? 441. Pboxocepbalus 738. oculatus 740. Acanthozone 607. pulcbella? 907. bicuspis 607. latipes 907. laeviuscula? 895. latipes 907. «irti. 69JB, t. 59, f. 93. Pardaìisca abyssi 692. 692. 608, t. 59, f. 92. Pardaìisca cuspidata 692, 692. Gammaridi ( parte ) 306. Pardaìisca 691. » abyssi 692. Bg.? 738. Bs.? 738. Oediceros 907. » lynceus 907. 907. 647. 648, t. 30, f. 19-32, G; e t. 60, f. 11, 12. 650, t. 59, f. 64, 65. Bs.? 648. 2, 3, 5, 9, 10, 15, 25, 55». 25, 251, 55», t. 3, f. 7; e. t. 31, f. 1-19, P. Indico (lei Sinonimi. 943 Perioculodes .... G. 0. Sars. Oediceros 907. longimanus . . . G. 0. Sears. » longimanus 547, 907. Perrierella Chevr. B. . 840. crassipes .... Chevr. B. . 841. Phaedra Bate .... Vari generi. antiqua Bate .... Acanthozone? 619. Kinahani .... Bate .... Nicippe pallida? 660. spinifera Bate .... ? 850. Pherusa Vari generi. australis Haswell . . Indeterminabile 620. Barretti Bate. . . . Acanthozone fulvocincta 620. bicuspis Bate .... Dexaininide 607. bispinosa .... Nebeski . . Acanthozone bispinosa 609. caerulea Thomson. . Acanthonotosoma subterraneum? 678, 911. cirrus Bate .... Dexaminide 607. costata Bate .... Atylus? 891. elegans Bate .... Acanthozone bispinosa 249, 255, 609. fucicola Leach . . . Melita fucicola 709. inermis Czerniaw. . Indeterminabile 620. laevis Haswell . . » 620. ueozealanica . . Thinsn. Ch. Acanthozone largimana? 620. novaezealandae. Thomson. . » » 620. podura Bate .... Gammarus locusta 760. pontica Czerniaw. . Acanthozone bispinosa 609. pulchella .... Bate .... » pulchella 605. tricuspis Stimpson . Indeterminabile 620. Phlias Guérin. . . Pereionotus? 559, 561. Rissoanus .... Bate ... . » testudo 559. serratus Guérin. . . Bs. ? 561. Photidiae Boeck . . . Corofidi (parte) 306, 308, 352, 354. Photinae Boeck ... » » 306, 352. Photis Kròyer. . . 36, 356, 391. brevicaudata . . Stebbing. . Photis Reinhardi 395, 398. longicaudata . . Meinert . . » » 395. Liitkeni Boeck . . . » » 395, 397. maeroearpus . . Stebbing. . » » 395, 398. Reinhardi. . . . Kròyer. . . 395, t. 3, f. 3; e t. 10, f. 1-19 tenuicornis . . . G. 0. Sars. Photis Reinhardi 397. Phoxides Bate W. . . Gammaridi (parte) 305. Phoxina Lilljeborg . » 305, 307. Phoxinae Boeck ... » » 306, 307. Phoxocephalus . . . Stebbing. . 738. bassi Stebbing. . 54». Batei Haswell . . Phoxocephalus oculatus? 743. chelatus n. s 748, t. 5, f. 10, e t. 35, f. 29-35. erythrophthalm. Catta. . . . Phoxocephalus sp. ? 743. falcatus G. 0. Sars. 739, t. 60, f. 15-16. f'usiformis .... Stimpson . Harpinia piumosa 749. ( Phoxocephalus ). gcniculatus . . Stimpson Indeterminabile 743. . Stimpson . 743. HolbSlli . . . . Kròyer. . 740. Kergueleni . . Stebbing. . 74J. Indeterminabile 743. maculatus. . . Chevicux . Phoxocephalus oculatus? 713. Indeterminabile 743. oculatus. . . . G 0. Sars. 740, t. 5, f. 5; e t. 35, f. 19-28. plumosus . . . Bate . . . Harpinia neglecta 747. plumosus . . . Kròyer. . . » piumosa 749. rostratus. . . . Boeck . . ? 711. simplex . . . . . Bate . . . Phoxocephalus Holbòlli? 743. simplex . . . falcatus 739. uncirostratus . . Giles. . . ? 895. villosus . . . . Haswell . Bs.? 744. Phoxus Cf. Phoxocephalus 738. Hippomedon 807. . . Stebbing. longimanus . . Stebbing. . » denticulatus 808. 2, 10, 32, 53, 397. bvasiliense. . . . Dana. . . 35, 53, 251, 329, 334, t. 2, f. 7 ; e t. 7, f. 39, 58, P. cheloniae . . . Stebbing. Platophiurn brasiliense 329. cristatum . . . n. n Bs.? 333. Bs.? 332. darwinii. . . . Stebbing. . Platophiurn brasiliense 329. dentatura . . . Stebbing. . » orientale 332. inconspicuum . Stebbing. ? 333, 335. minutum . . . n. n Bs.? 334. orientale. . . . n. n 329, 332, 334. t, 55, f. 17-18. parasiticum . . n. n Bs.? 335. Platyschnopus . . Stebbing. . 784. mirabilis . . . Stebbing. . 785, t. 60, f. 36. . Bate . . . . Amphithoe 454. Gammaroides . Bate . . . . » gammaroides 462. Pleustes . Bate . . . . Acanthozone 599. abyssorum. . . Stebbing. . » abyssorum 609. Acanthozone pulchella 607. euacanthus . . . G. 0. Sars. » » 605. ? 607. medius. . . . . Boeck . . ? 607. Acanthozone panopla 607, 907. pulchella 607. pugettensis . . Stebbing. . ? 585. pulchellus. . . Boeck . . . Acanthozone pulchella 6' 15. tuberculata . . Bate . . . . » pannala tiuT. Pleustidae. . . . Dexaminidi (parte) 308. 557. Podoceridae . . . . Leach . . . Corofidi 308. (parte) 304, 352. 944 Indice dei Sinonimi. Podocerides . . Podocerinae. . Podocerini. . . Podoceropsis . abyssi . . . excavata. . intermedia. kermadeci . Lindhalii . megacheir . rimapalma. Sophia . . . Sophiae . . Podocerus. . . anguipes. . appendiculatus assimilis. . australis. . brevicornis calcaratus . californicus capillatus . cumbrensis cylindricus dentex. . . falcatus . . frequens. fucieola . boeki . . ingens . . . isopus . . . largimanus latipes . . . latipes . . . Leacbii . . longicornis longicornis longimanus megacheir . minutus . . monodon. . nanoides. . nitidus. . . OCIUS .... orientalis . ornatus . . palmatus. . pelagicus . pulchellus. , Latreille. . , Bocck . . . A. Cista. . . Boeck . . . . Chevreux . Meinert . . . Stebbing. . Stebbing. . Hansen . . , n. n Norman . . Boeck . . . Boeck . . . Leacb . . . Bruzelius . Bate .... G. 0. Sars. Haswell . . G. 0. Sars. Ratbke. . . Boeck . . . Ratbke. . . Stebbing. . Say .... Czerniaw. . Bate .... Cbilton . . Smitli . . . Stebbing. . Pfeffer. . . 0. Walker Heller . . . Bate .... Cliilton . . Kroyer. . . Heller . . . G. O. Sars. Cbilton. . . Boeck . . . G. O. Sars. Heller . . . Hansen . . Stimpson . Bate .... Bate .... Miers . . . Stebbing R. Bate .... Edwards. . Corofidi 351. (Podocerus) (parte) 306, 307, 352. punctatus . . . . Edwards. . 304, 352. rapax .... 356, 451. Bs.? 452. tenuicornis . . . G. 0. Sars. Podoceropsis Sophiae 452. tristanensis . . . Stebbing. . 452. tuberculatus. . . Hoek. . . . 452. validus . . . . . Bate . . . . » »? 453. variegatus. . . . Leacb . . . 453, t. 57, f. 23, 24. Podoceropsis Sophiae 452. 452. Podoprion. . . . 45», t. 57, f. 21, 22. Podura Poda . . 11, 15, 356, 442. maritima. . . . . Poda. . . . 444, t. 57, f. 14. Poli/cheria . . . Ceradocus? 765. antarctica . . . . n. n Podoceropsis megacheir? 453. brevicornis . . . Haswell . . Podocerus falcatus 445. Podoceropsis Sophiae 452. tenuipes . . . . . Haswell . . Podocerus falcatus 445. 445. arenarius . . . . Schneider . 258, 445. haplocheles . . . Boeck . . . anguipes? 444. norvegicus . . . Boeck . . . ? 444. » ocius 448. norvegicus . . . Hoek. . . . 31, 293, 415, t. 14, f. 10, Pv ; Pontoaeneia. . . Boeck . . . e t. 57, f. 15-18. Podocerus falcatus? 447. crenulata . . . . Rhdt. . . . sp.? 380. gregaria . . . . . n. n » tuberculatus 443. inennis . . . Podocerus falcatus 445. kergueleni. . . . n. n ocius? 913. latissima. . . . . n. n Grubia crassicornis 464. ' longipes . . . . . n. n Ischyrocerus latipes 450. Pontoporeia. . . . . Kroyer. . . Podocerus falcatus? 448. affini.? . . . . Erichthonius difformis 381. Grubia crassicornis 464. f emorata . . . . Kroyer. . . Podoceropsis Sophiae 452. Podocerus anguipes 444. furcigera . . . . Bruzelius . Podoceropsis megacheir 453. Podocerus falcatus 445. Hovi Smith . . setosa .... . . Stuxberg . » » 445. Pontoporeidae. . . . Stebbing. . Protomedeia maculata 436. Pontoporeides . . . . Bate W.. . Podoceride? 454. Pontoporeina . . . . Lilljeborg . 448, t. 14, f. 11-27 Po. Pontoporeinae. . . . Dana. . . . Podocerus falcatus 445. Podoceride? 454. Prinassus .... . . Hansen . . Podoceropsis megacheir 453. Nordcnskiòld i. . Hansen . . Podocerus falcatus 445. Priscilla Boeck . . . 445. Erichthonius difformis 382. Elasmopus rapax 736. Erichthonius difformis 382. Podoceropsis Sophiae 452. Ischyrocerus tristanensis 450. 443. t. 57, f. 13. Podocerus falcatus 445. 445. anguipes? 444. 774. 775. Orchestra? 510. gammarellus ? 510. 579. 580. t. 58, f. 83-84. Polyeheria antarctica 580. 580. 580. Kroyera 32, 552. » arenaria 32, 554. haplocheles 553. arenaria 249, 554, 555, 907, 908. KrGyera haplocheles? 555. 615. 616, t. 59, f. 28. ? 616. Bs.? 904. 617. 618. t. 59, f. 30. Bs.? 616. 618, t, 59, f. 31. 716. 8, 717, t. 54, f. 1. Priscillina armata 754. 717, t. 60, f. 7. Pontoporeia affinis 717. » femorata 717. affinis 8, 717. Solo nome 717. Gammaridi ( parte ) 308. 303. 305. 303. 306. Guernea 570. coalita 570. Priscillina 754. » armata 754. Indice dei Sinonimi. 945 Priscillina Stebbing. . 754. armata Stebbing. . 754, t. 60, f. 24-25. Probolium A. Costa. . Stenothoe 564. Probolium G. 0. Sars. Proboloides 907. Alderi Norman . . Metopa Alderii 638. calcaratum . . . G. 0. Sars. Proboloides calcaratus 907. gregarium. . . . G. 0. Sars. » gregarium 907. longimanum. . . Carus . . . Stenothoe? 569. marinimi .... Heller ... » monoculoides 568. niegaeheles . . . Heller ... » valida 566. Miersii Chilton . . » ? 569. monoculoides . . Norman . . » monoculoides 568. pollexianum. . . Norman . . Metopa? 569. polyprion .... A. Costa. . Stenothoe valida 566. ponticum .... Czerniaw. . » monoculoides? 569. serratipes .... Norman . . » ? 569. Spence Batei . . Stebbing. . » ? 569. tergestinum . . . Nebeski . . monoculoides ? 568. Proboloides n. n 907. calcaratus. . . . n. n Cf. Metojia calcarata 641. crenatipalmatus n. n » crenatipalmata 644. gregarius . . . . n. n » gregaria 643. nasutigenes . . . n. n » nasutigenes 633. Prostomatae Boeck . . . Lisianassidi 304, 306, 307, 769. Prostomatidae. . . . Boeck ... » 769. Protomedeia Bate .... Leptocheirus 426. Protomedeia .... Kroyer. . . 356, 434. afra n. n Bs. ? 440. atlantica n. n Bs. ? 440. fasciata Kroyer. . . 435, t. 57, f. 6, 7. fasciata A. Costa. . Leptocheirus pilosus 427. fimbriata Bate .... » pinguis 432. guttata Grube ... » guttatus 430. hirsutimanus . . Bate .... » julosus 427. longimanus . . . Boeck . . . Protomedeia fasciata 436. maculata . . . . n. n 43«. t. 14, f. 20-40, Pm ; e t. 57j f. 8-11. Nordmanni . . . Bate .... Ampelisca sp. ? 469. pectinata .... Norman . . Leptocheirus pilosus 427. pilosa Bate .... » » 427. pinguis Bate .... » pinguis 432. Whitei Bate .... Cheirocratus sp. ? 691. Pseudalibrotus . . . n. n 798. litoralis n. n 7»9. Pseudophthalmus. . Stimpson . Aiupelisca 469. ingens Stimpson . » sp. ? 471. limicola Stimpson . » sp. ? 471. pelagica Stimpson . » sp. ? 471. Pseudotryphosa. . . G. 0. Sars. Anonyx 811. umbonata .... G. 0. Sars. » umbonatus 825. Pterygocera. . . . . Latreille. . Haustorius 750. arenaria . . . . . Latreille. » arenarius 751. Leptocheirus 426. hirsutimanus . . Norman . . » pilosus 427. pectinatus . . . . Chevreux 427. 427. » pinguis 432. tricristatus . . . Chevreux » guttatus 430. Pulex Vari generi. Gammarus locusta 759. cancriformis. . . Strom . . fluviatilis . . . . Ray . . . » pungens 764. fluviatilis . . . . Linné . . . ? 768. marinus . . ... Ray ... . Orchestia gammarellus? 511. . . . Rondelet. Orchestia? 511. » cor nutus Ray . . . Corophium bicaudatum? 373. Pyctilus .... . . . Dana. . . Erichthonius 382. brasiliensis . . . Dana. . . » difformis 382. macrodactylus. . Dana. . . 382. 382. Pontogeneia 615. . . . Smith . . » aculeata 616. . . . Stebbing. » » 616. cataphracts i . . . Stebbing. ? 617. . . . Stebbing. Pontogeneia aculeata? 617. grimaldii . . . . Stebbing. Pontogeneia? 617. Pontogeneia aculeata 617. kergueleui . . . Stebbing. Acanthozone kergueleni 612. oculata. . . . . . Stebbing. Pontogeneia aculeata 616. Sannazaria . . . . . 0. G. Costa Corofide? 890. pallida. . . . . . 0. G. Costa Solo nome 890. Scamballa . . . . . . Leach . . Orchestia 406. » Deshayesii 507. longicornis . . . Leach . . r> longicornis 505. megalophtbalma. Leaeh . . » megalophtbalma 496. <■ gammarellus? 511. Tristensis . . . . Leach . . 500. . . . Pfeffer. . Acanthozone ? 904. . . . Pfeffer. . ? 904. Scopelocheirus . . . Bate . . . Callisoma 838. breviatus . . . . Bate . . . Hopei 839. . . . Bate . . . » 839. Hopei . . » 36, 82, 255, 273 Seba . . . Bate . . . 773. innominata . . . Bate . . . ? 771. Saundersii . . . Stebbing. 774. t. 60, f. 32-34. . . . Chilton . . Seba Saundersii 774. Siphonoecetes . . . . Kroyer. . 2, 5, 13, 14, 17, 268, 356, 357 Colletti . . Siphonoecetus typicus 358, 361. crassicornis . . . Bate . . . Cerapus crassicornis 378. cuspidatus. . . . Metzger . Siphonoecetus typicus 358, 361. q 1/1 Indice dei Sinonimi. (Siphonoecetes) dubius Bate .... Solo nome 362. kròyeranus . . . Bate .... Sipkonoecetus typicus 358. pallidus G. O. «ars. » 358, 362. typicus Kròyer. . . ' 252, 254, 258, 261, 358. t. 4, f. 11-13; e t. 7, f. 23-38, S. "Wliitei Bate .... Siplionoecetus typicus 358. Siphonoecetus. . . . Bate . . . . Cf. Siphonoecetes. Socarnes Boeck . . . Ichnopus 800. bidenticulatus. . G. 0. Sars. bidenticulatus 804. Króyeri Boeck . . . Indeterminabile 850. ovalis Hoek. . . . Ichnopus bidenticulatus 804. Valili Boeck ... » nugax 804. Socarnoides Stebbing. . 793. Kergueleni . . . Stebbing. . 794. Sophrosyne Stebbing. . 795. Murrayi Stebbing. . 795, t. 60, f. 38. Robertsoni. . . . Stebbing. . 795. Sperchius Eafinesque ? 905. lucidus Rafinesque ? 905. Squilla Diversi generi. fluviatilis .... Roesel . . . Gammarus fluviatilis 763. mantis Seba . . . . Seba Saundersii? 774. minimissima. . . Ginanni . . ? 895. pulex De Geer. . Gammarus fluviatilis 763. saltatrix Klein . . . Orcliestide 512. Stebbingia Pl'effer. . . Pontogeneia 904. gregaria Pfeffer ... » Bs. ? 904. Stegocepbalidae. . . Stebbing. . Dexamiuidi (parte) 308. Stegocepbalides. . . Bate W.. . » » 303, 305. Stegoceplialiuae. . . Boeck ... » » 306. Stegocephaloides . . G. O. Sars. 689. auratus G. 0. Sars. 631, t. 59, f. 42. christianensis. . G. 0. Sars. 631, t. 59, f. 41. nordlandicus . . n. n 630, t. 59, f. 40. pectinatus. . . . G. O. Sars. «30, t. 59, f. 39. Stegocephalus. . . . Kròyer. . . fì'Sti. àbyssorum. . . . n. n 689, t. 59, f. 38. ampulla Bell W. . . Aspidopleurus ampulla 633. ampolla Goes . . . . Stegocephalus ? 633. auratus G. 0. Sars. Stegocephaloides auratus 631. Boeckii n. n 688, t. 59, f. 36. celticus Bate .... Peltocoxa damnoniensis 910. Christianensis. . Boeck . . . Stegocephaloides christianensis 631_ gibbosus G. 0. Sars. Aspidopleurus gibbosus 634. giganteus . . . . n. n 688, t. 59, f. 37. inflatus Kruyer. . . «87, t. 59, f. 32-34. Kessleri Stuxberg . Aspidopleurus ampulla 733. latus Haswell . . Stegocephalus? 626. i hiatus. . . . Stebbing. . Stegocephaloides pectinatus 630. (Stegocephalus ) similis G. 0. Sars. 687, t. 59, f. 35. Stegoplax G. 0. Sars. Peltocoxa 647. longirostris . . . G. 0. Sars. » longirostris 650. Stenia Dana. . . . Anonyx? 836. magellanica.. . . Dana. ... » nanoides? 836. Stenopleura Stebbing. . Acanthozone 599. atlantica Stebbing. . atlantica 601. Stenopleustes .... G. 0. Sars. » 907. Malmgreni . . . G. 0. Sars. Malmgreni 907. nodifer G. 0. Sars. nodifera 907. Stenothoe Dana. ... 6, 564. adhaerens .... Stebbing. . Stenothoe sp. ? 569. Alderi M' Intosh . Metopa Alderi 638. Antennulariae . n. s 288, 565, t. 30, f. 1-18, *S'. brevicornis . . . G. 0. Sars. ? 569, 907. clypeata Stimpson . Stenothoe ? 569. Danai Boeck . . . monoculoides 568. Dollfusi Cbevreux . Bs. ? 570, 889. marina Boeck . . . Stenothoe monoculoides 568, 907. megacheir .... G. 0. Sars. 648. 907, t. 59, f. 60. microps G. 0. Sars. Stenothoe monoculoides 907. monoculoides . . Boeck . . . 568, 907, t. 58, f. 79. peltata Smith . . . Stenothoe? 570. pollexiana. . . . M' Intosh . Metopa? 569. polyprion .... Boeck . . . Stenothoe valida 25, 560. tenella G. 0. Sars. » 907. valida Dana. . . . 566, t. 58, f. 74-78. Stenothoidae .... Bonnier . . Dexaminidi (parte) 307, 308, 557. Stenotboinae . . . Boeck ... » 306, 557. Stimpsonella . . . . n. n 356, 399, 481. armata n. n 488, t. 4, f. 8; e t. 11, f. 13- 24, Mv. chelifera n. n 484, t. 56, f. 42, 45. Stimpsonia Bate .... Stimpsonella 421. chelifera Bate .... chelifera 424. Stygobromus .... Cope .... Crangonyx 683. vitreus Cope .... sp. ? 683. Siibiperini n. sottord. . 309, 853. Silicatar Bate .... Vari generi. arenarius .... Bate .... Haustorius arenarius 751. arenatius .... Bate .... » » 751. marinus Bate .... Urothoe irrostrata 664. Sunamphithoe. . . . Bate .... Vari generi. conformata . . . Bate .... Grubia crassicornis 464. gammaroides . . Stebbing. . Amphithoe gammaroides 462. hamulus Bate .... hamulus 463. longicornis . . . Boeck . . . gammaroides 462. podoeeroides. . . Bate .... rubricata 456. valida Czerniaw. . ? 464. Indice dei Sinonimi. 947 Synchelidium . . . . G. O. Sars. brevicarpum . . G. 0. Sars. haplocheles . . . G. 0. Sars. intermedium . . G. 0. Sars. Synopia Dana. . . . angustifrons. . . Dana. . . . caraibica Bovallius . gracilis Dana. . . . orientalis .... Kossmann . Schéelana .... Bovallius . ultramarina. . . Dana. . . . Synopidae Stebbing. . Synopioides Stebbing. . macronyx .... Stebbing. . Synurella Wrzesn. . . polonica Wrzesn. . . Syrrhoe Goés .... bicuspis Goés .... crenulata .... Goés .... fimbriatus .... Stebbing R. hamatipes .... Norman . levis Boeck . . papyracea. . . . Stebbing. semiserrata . . . Stebbing. Syrrboidae Boeck . . Syrrboinae Stebbing. Tali trini A. Costa. Talitronus Dana. . . insculptus .... Dana. . . Talitrorchestia . . . Brandt. . Cloqueti Brandt. . Talitrus Latreille. affinis Haswell . . assimilis Haswell . . Beaucoudrayi . . Edwards . . brevicornis . . . Edwards. . chilensis Nicolet. . . Cicada Latreille. . Cloqueti Edwards . . Cyaneae Sabine. . . Edwarsii Sabine. . . fissispinosus. . . Stebbing. . gammarellus . . Latreille. . gracilis Dana. . . . Gryllus Bosc .... Gulliveri .... Miers . . . littoralis Leacli . . . locusta Latreille. . longicornis . . . Say .... Kròyera 907. ( Talitrus) » brevicarpa 907. medusarum . . Latreille . Iperino 511. » haplocheles 907. Nicaeensis. . . . Risso. . . Talitrus? 511. 908. novizealandiae . Dana. . . Orchestia gammarellus? 510. §50. . Ross . . . Anonyx nugax 834. Synopia ultramarina 851. ornatus . . . . Dana. . . Orchestia tuberculata 496. 851. platycheles . . . Guérin. . Orchestia sp.? 493, 511. 851. quadrifidus . . De Kay . ? 512. 851. rubropunctatu s . Risso. . . Atylus? 905. » » 851. saltator ... . Edwards . Talitrus locusta 492. 851. . Acanthonotosoma serratura 675 Gammaridi ( parte ) 308. sylvaticus . . . Haswell . . Talitrus? 512. 858. tripudians . . . Kroyer 512. 858. Talorchestia. . . . Dana. . . Orchestia 490, 491, 494. Goplana 615.' . Bate . . sp.? 512. polonica 646. . Filhol . . . » sp. ? 512. 663. . . Stebbing . . » chilensis 498. Tiron acantburus 693. cooki . Filhol . sp.? 512. 66», t. 59, f. 74. diemenensis . . . Haswell sp.? 512. Bs.? 662. gracilis . . . . Bate . . » gammarellus 500. Tiron sp.? 693. . Haswell . . » limicola 504. 663. longicornis . . . Smith . » longicornis 505. Syrrhoe. crenulata 663. marmorata. . . Haswell » chilensis? 512. 663, t. 59, f. 72, 73. megalophthalrj ìa Smith . . . » megalophthuhna 496. Gammaridi (parte) 306. pollicifera . . . Bate . . » gammarellus? 510. 308. pravidactyla. . . Haswell . . ? 512. Orchestidi 304. quadrimana . . Haswell . Orchestia quadrimana 505. Orchestia 490. 494. » Quoyaua 506. » tuberculata 49G. terrae reginae . Haswell . . ? 512. Orchestia 494. . Thomson . . Orchestia gammarellus 501. ? 509. Teraticum. . . . . Chilton . . Seba 773. 490, 498. . Chilton » Saundersii 774. Talitrus? 511. . . Tiron 693. Talitrus? 511. acanthurus 103, 693. Orchestia? 511. Tetromatus . . . . Bate . . . . Ampelisca 469. Talitrus? 511. Belliauus . . . Bate . . » brevicornis 473. ? 511. typicus . . . . Bate . . 473. Iperino 511. Thersites .... . Bate . . . Bathyporeia 751. Talitrus? 509. Guilliamsonia . Bate . . » pilosa 753. Iperino 511. . Bate . . » <• 752. Pontogeneia aculeata 616. 593. Talitrus? 509. . n. n.. . 593. Orchestia gammarellus 499. Tivon . Liljeborg 693. Talitrus? 509. acanthurus . . . Liljeborg 693, t. 60, f. 1. Orchestia gammarellus? 511. hamatipes . . . Stebbing . Bs.? 693. ? 511. Trischizostoma . . . Stebbing «59. Talitrus locusta 492. nicaensis. . . . Stebbing Guerinia nicaeensis 776. 42, 129, 253, 257, 272, 498, t. 57, . . •sso. f. 52, 53. Trischizostomatid le G. 0. Sa •s. Lisianassidi (parte) 76!>. Orchestia longicomÌ6 505. Trischizostomatin a . Lilljebor j. » » 305, 769. 948 Tritaeta Boeck . . . antarctica .... Stebbing. . brevitarsis. . . . Boeck . . . dolicbonyx. . . . Stebbing. . ata Stebbing. . gibbosa Boeck . . . kerguelenia. . . Stebbing. . tenuipes Stebbing. . Tritropis Boeck . . . aculeata Boeck . . . appendiculata . . G. 0. Sai-s. avirostris .... 6. 0. Sars. cataphracta . . . Boeck . . . fragilis Boeck . . . Grimaldii .... Cbevreux . llelleri Boeck . . . innata G. 0. Sars. oculata Hansen . . Tryphosa Boeck . . . angulata G. O. Sars. antennipotens . . Stebbing. . barbatipes. ... Stebbing. . ciliata G. 0. Sars. compressa .... G. 0. Sars. erosa Mcinert . . Horingii Boeck . . . longipes Boeck . . . nanoides Boeck . . . nanus Boeck . . . Xardonis .... Boeck . . . pulcbra Hansen . . pusilla G. 0. Sars. serra Meinert . . Thryphosites .... G. 0. Sars. longipes G. 0. Sars. Unciola Say .... crassipes Hansen . . crenatipalmata . Bonnier . . irrorata Gosse . . . irrorata Say .... Iaticornis .... Hansen . . leucopes Bate .... leucopcs Bate W.. . petalocera .... G 0. Sars. planipes Norman . . Steenstrupii. . . Cbevreux . Unciolini A. Costa. . Indice dei Sinonimi. Dexamine 4, 264, 572. Anonvx? 836. Polycheria antarctica 580. gigas. . . . ? 836. Atylus? 703. Urothoe .... . . . Dana. . . 3, 14, 16, «63. Dexamine dolicbonyx 576. abbreviata . . . . G. 0. Sars 665, 667. Atylus falcatus 703. . . . Bate . . . Urothoe irrostrata 665. Dexamine gibbosa 263, 286, 576, brevicornis . . . Bate . . . » » 665. 913. elegans . . . . . Bate . . . 665. Polycheria antarctica 580. irrostrata . . . . n. d.. . . 34, 252, 254, 256, 661, t. 5, 580. f. 3 e 8; t. 36, f. 1-18, U ; e Vari generi. t. 60, f. 11 e 12. Ehachotropis aculeata 616. lachneessa . . . . Stebbing. 667, t. 60, f. 13. Pontogeneia? 619. marinus . . . . . Bate . . . Urothoe irrostrata 664. aculeata 616. norvegica . . . . Boeck . . » 664. ? 616. ? 667. Pontogeneia aculeata 616. Pouchetii . . . . Cbevreux » 667. ? 617. pulchella . . . . Boeck . . » » 667. Pontogeneia aculeata 616. Phoxocephalus sp. ? 744. ? 617. ruber . . . . . Giles. . . ? 895. 616. Urothoides . . . . Stebbing. Urothoe 663. Anonyx 810. » lachneessa 667. » angulatus 825. Valettia .... . . Stebbing. . 7 Ti. » antennipotens 827. 773, t. 60. f. 29-31. » barbatipes 814. Lisianassidi (parte) 308, 769. » ciliatus 816. Vertumnus . . . . White. . . Acanthonotosoma 599, 574. » angulatus? 825. Cranchii . . . . White . . . ? 675. sp.? 837. Acanthonotosoma serratimi 676. » nanus 820. glacialis . . . . Stuxberg . Solo nome 620. » longipes 830. . . Goès . . . . Acanthonotosoma serratura ? 676. » nanoides 832. 676. » nanus 820. Westwoodia . . . . Bate . . . . Halimedon ? 539. Ichnopus? 836. caecula . . . . Bate . . . . » parvimanus? 539. Ichnopus nugax? 804. carinata . . . . Bate . . . . ? 553. Anonyx nanus? 821. Westwoodilla . . . Bate . . . . Halimedon? 539. Callisoma Hopei 839. caecula . . . . Bate . . . . parvimanus ? 539. Anonyx 811. hyalina . . . . Bate . . . . ? 539. » longipes 830. Weyprechtia . . . Stuxberg . Amathilla 685. 36, 327, 336. . . Stuxberg . Heuglinii 685. Unciola irrorata 337, 338. Podocerus 442. 263, 337, 340. t. 55, f. 32-36. longimanus . . Haswell . . » anguipes 444. Unciola crenatipalmata 340. . . Haswell . . Protomedeia ? 433. 337, 338, t. 55, f. 37-41. fasciata . . . . Haswell . . 433. Unciola irrorata 337, 338. Xenoclea . . . . . Boeck . . . Podoccropsis 451. » » 338. Sophiae 452. planipes 341. megacheir. . . . Smith . . . Photis Reinhardi 397. irrorata 338, 339. 315, 318. 337, 311, t, 55, f. 42-45. Frauenfeldti . . Boeck . . . 31». Unciola planipes 341. Pontogeneia 615. Icilidi (parte) 304, 352. kergueleni . . Stebbing. . » Kergueleni 618. «Ef >,i^. » ■ ■ ' *r! ^V-**"?: f - ,-*■ Jli *» -»_''"> ^& •v m vy*- ' IS «a - 'V mf. J , * ► ; rfì ' u» IH m&tiffl bK939Em8 me